ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 14/06/2017 n. 123

Resoconto n. 123 - 10^ legislatura
Resoconto 123a Seduta pubblica
Mercoledì, 14 giugno 2017
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.51

PRESIDENTE

Signori, iniziamo la Seduta odierna.
Diamo inizio alla 123a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 13628 dell'8 giugno 2017.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 117a seduta pubblica di venerdì 12 maggio 2017, il processo verbale della 118a seduta pubblica di lunedì 15 maggio 2017, il processo verbale della 119a seduta pubblica di martedì 16 maggio 2017, il processo verbale della 120a seduta pubblica di lunedì 22 maggio 2017, il processo verbale della 121a seduta pubblica di martedì 23 maggio 2017 e il processo verbale della 122a seduta pubblica di lunedì 29 maggio 2017.

PRESIDENTE

Consigliere Fracasso, prego.

Stefano FRACASSO (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Sull'ordine dei lavori. C'è una nostra richiesta di comunicazioni da parte del Presidente sull'aggiornamento della questione Pedemontana, che abbiamo presentato qualche settimana fa e torniamo a richiederla con forza. Credo che il Presidente possa benissimo trovare un'ora, nella sua agenda, per venire a comunicare al Consiglio.
Era venuto con urgenza quando c'era la necessità di affrontare il tema e richiediamo la stessa urgenza, che però ormai non è più urgenza, nuovamente su quella richiesta.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Fracasso.
Quando ho convocato questo Consiglio, immediatamente sembrava potesse essere disponibile, il giorno dopo è arrivata invece la lettera dicendo: scusatemi, il 14 non posso esserci, la prossima dovrei esserci.
Quindi ho la lettera, che eventualmente dopo vi distribuisco, proprio perché sembrava che la cosa fosse possibile già oggi e poi, per impegni diversi, è successo che è stata rinviata.
Consigliere Ruzzante, sull'ordine dei lavori.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Solo per associarmi alla richiesta del collega Fracasso. Non l'abbiamo formalizzata con le richieste di un quinto dei Consiglieri, quindi obbligando il Consiglio a convocarsi, però credo che questa richiesta sia più che legittima.
Questo era l'elemento che volevo aggiungere: non solo sulla parte relativa all'addizionale IRPEF, le scelte di copertura economica del mutuo, ma anche le chiederei, se lo può comunicare al Presidente della Giunta, sui rilievi della Corte dei conti, sostanzialmente, quelli che ci sono stati comunicati e sui quali io credo sia giusto che il Consiglio discuta con altrettanta velocità con la quale ha discusso, all'inizio, la proposta del Presidente della Giunta.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Riferirò.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO


Hanno comunicato congedo i Consiglieri:

Francesca ZOTTIS
Stefano VALDEGAMBERI
Luca ZAIA

I congedi sono concessi.

Progetti di legge regionale

Sono stati presentati alla Presidenza del Consiglio i seguenti progetti di legge:

N. 253 del 31 maggio 2017
Presentato dal consigliere Berlato
"DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROMOZIONE DEL BACINO TERMALE DEI COLLI EUGANEI"

N. 254 del 1 giugno 2017
Disegno di legge relativo a:
"RICONOSCIMENTO DELLA LEGITTIMITÀ DEI DEBITI FUORI BILANCIO DERIVANTI DA SENTENZE ESECUTIVE DI CONDANNA AL RISARCIMENTO DEI DANNI CAUSATI DA FAUNA SELVATICA IN SINISTRI STRADALI"

Risposta alle Interrogazioni a risposta scritta

N. 17 del 26 agosto 2015
Presentata dal consigliere Zorzato
"COMPLETAMENTO DELLA S.R. 10. COME STANNO LE COSE?"

N. 336 del 27 ottobre 2016
Presentata dal consigliere Villanova
"PONTE DI VIDOR (TV): LA REGIONE STANZI LE RISORSE NECESSARIE PER LA REALIZZAZIONE DEL NUOVO PONTE"

N. 361 del 12 gennaio 2017
Presentata dai consiglieri Baldin e Scarabel
"FONDI PUBBLICI PER LE CENTRALINE DI RICARICA MAI SPESI: A CHE PUNTO È LA REGIONE DEL VENETO?"

N. 386 del 24 febbraio 2017
Presentata dai consiglieri Negro, Conte e Casali
"QUALI RISPARMI E QUALI SERVIZI A FAVORE DEI VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE CI SARANNO CON LA CHIUSURA DEL CENTRO DI STUDIO E FORMAZIONE PER LA PREVISIONE E LA PREVENZIONE IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE?"

N. 390 del 1° marzo 2017
Presentata dal consigliere Zanoni ed altri
"COLLINE DEL PROSECCO: SERVE UN MAGGIORE COINVOLGIMENTO DEI CITTADINI E DELLE ASSOCIAZIONI NEL PROGETTO PER LA CANDIDATURA A PATRIMONIO DELL'UNESCO, PIÙ TRASPARENZA SULL'USO DEI FITOFARMACI ED ELIMINARE LE DEROGHE PER LE SOSTANZE CHIMICHE VIETATE DALL'UE"

N. 408 del 31 marzo 2017
Presentata dal consigliere Conte ed altri
"PERCHÉ LA REGIONE DEL VENETO NON INVESTE LE DONAZIONI ECONOMICHE RICEVUTE PER I CITTADINI COLPITI DAL TORNADO 2015?"

N. 421 del 5 maggio 2017
Presentata dal consigliere Fabiano Barbisan
"CONSORZIO DI TUTELA, PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI A MARCHIO: DEFINIRE QUANTO PRIMA I REQUISITI MINIMI PER LA COSTITUZIONE DEL CONSORZIO"

N. 405 del 30 marzo 2017
Presentata dalla consigliera Moretti
"LA REGIONE DEL VENETO INTENDE GARANTIRE L'ACCESSO ALLA PILLOLA DEL GIORNO DOPO ALLE DONNE MINORENNI?"

N. 425 del 18 maggio 2017
Presentata dalla consigliera Bartelle
"QUALE ITER PROCEDURALE È STATO SEGUITO IN RELAZIONE ALL'INSTALLAZIONE DI UNA PORTA CHE SEPARA IL CORECOM E GLI UFFICI DEL GARANTE DELLA PERSONA PRESSO LA SEDE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI MESTRE (VE)"

Interrogazioni

Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le seguenti interrogazioni:

a risposta scritta

N. 431 del 31 maggio 2017
Presentata dal consigliere Brusco
"ISTITUZIONE DELL'SDC E SUO SIGNIFICATO IN AZIENDA OSPEDALIERA A VERONA"

N. 432 del 31 maggio 2017
Presentata dalla consigliera Bartelle ed altri
"LA REGIONE VENETO TAGLIA I FONDI DEI PRONTO SOCCORSO E LA LORO EFFICIENZA DIMINUISCE, È QUESTO IL METODO REGIONALE PER TUTELARE LA SALUTE DEI CITTADINI?"

N. 433 del 1° giugno 2017
Presentata dal consigliere Zanoni
"QUALI ATTIVITÀ SONO STATE EFFETTUATE PER INDIVIDUARE I RESPONSABILI DELL'INQUINAMENTO AMBIENTALE DEI CORSI D'ACQUA DI VEDELAGO, CHE CONFLUISCONO SUL FIUME SILE, CHE HA CAUSATO L'INGENTE FORMAZIONE DI SCHIUMA E LA MORIA DI NUMEROSI PESCI"

N. 434 dell'8 giugno 2017
Presentata dal consigliere Brusco
"IL PRONTO SOCCORSO DELL'AOUI DI B. TRENTO - VERONA È PROVVISTO DI O.B.I.?"

N. 435 dell'8 giugno 2017
Presentata dai consiglieri Bartelle, Berti, Baldin, Brusco e Scarabel
"QUALI MISURE HA PREDISPOSTO LA GIUNTA, DA OTTOBRE 2016 A OGGI, PER CONCILIARE LA DIFESA FITOSANITARIA CON LE ESIGENZE DI TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA, DI PROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE ESPOSTA AL RISCHIO DI CONTAMINAZIONE DA PRODOTTI FITOSANITARI E DI SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE E DELLE SUE RISORSE"

N. 436 del 9 giugno 2017
Presentata dalla consigliera Bartelle
"NON C'È PACE A MARGHERA: SI INCENDIA UN CAPANNONE DELLA VERITAS, NUBE NERA VISIBILE DA CHILOMETRI"

N. 437 del 12 giugno 2017
Presentata dal consigliere Brusco
"ISTITUZIONE DELL'SDC E SUO SIGNIFICATO IN AZIENDA OSPEDALIERA A VERONA"

N. 438 del 12 giugno 2017
Presentata dal consigliere Zanoni ed altri
"QUALI POLITICHE PE LE PARI OPPORTUNITÀ E DI CONCILIAZIONE TRA TEMPI DI LAVORO E DI CURA STA PROMUOVENDO E SOSTENENDO LA GIUNTA REGIONALE DEL VENETO?"

N. 439 del 12 giugno 2017
Presentata dal consigliere Brusco
"IMMINENTE VIA LIBERA DEL CIPE AI LAVORI PER LA TRATTA FERROVIARIA AV/AC BRESCIA-VERONA: LA REGIONE DEL VENETO È CONSAPEVOLE DELLE GRAVI INADEMPIENZE DEL PROGETTO DEFINITIVO IN MATERIA DI SICUREZZA SISMICA E IDRAULICA?"

N. 440 del 12 giugno 2017
Presentata dalla consigliera Baldin
"PERPLESSITÀ IN ORDINE ALLA SCELTA DI AVEPA QUALE ORGANISMO INTERMEDIO PER LA GESTIONE DI PARTE DEL POR FESR VENETO 2014-2020: POSSIBILI ULTERIORI RITARDI?"

a risposta immediata

N. 373 del 1° giugno 2017
Presentata dal consigliere Ruzzante
"APPALTI REGIONALI DEI SERVIZI MENSA OSPEDALIERI: LA GIUNTA REGIONALE CONVOCHI UN TAVOLO DI CONFRONTO CON LE PARTI SOCIALI PER GARANTIRE LA CONTINUITÀ LAVORATIVA"

N. 374 del 1 giugno 2017
Presentata dal consigliere Zanoni
"LA REGIONE DEL VENETO STA FACENDO TUTTO IL POSSIBILE PER SOSTENERE ADEGUATAMENTE I MALATI AFFETTI DA SENSIBILITÀ CHIMICA MULTIPLA?"

N. 375 del 6 giugno 2017
Presentata dai consiglieri Zanoni, Azzalin, Moretti
"QUALI MISURE INTENDE ADOTTARE LA GIUNTA REGIONALE PER CONTRASTARE L'ALLARMANTE FENOMENO DI CONTAMINAZIONE DA GLIFOSATE, AMPA E GLUFOSINATE DI AMMONIO DELLE ACQUE SUPERFICIALI DEL TERRITORIO VENETO?"

N. 376 del 6 giugno 2017
Presentata dai consiglieri Zanoni, Zottis, Azzalin
"LA REGIONE DEL VENETO PER QUANTO TEMPO CONTINUERÀ AD ESCLUDERE DAL 'TAVOLO VERDE' PER L'AGRICOLTURA PER FEDERAZIONE ITALIANA VIGNAIOLI INDIPENDENTI?"

N. 377 dell'8 giugno 2017
Presentata dal consigliere Zanoni
"LA GIUNTA REGIONALE INTENDE INTERVENIRE PER EVITARE LA DISTRUZIONE DEI NIDI DI RONDINE PRESENTI NEL TERRITORIO SALVAGUARDANDO QUESTA SPECIE IN DECLINO?"

N. 378 del 12 giugno 2017
Presentata dal consigliere Zanoni ed altri
"DECINE DI CAPRIOLI ANNEGATI NEL CANALE ENEL IN LOCALITÀ CREVADA A SAN PIETRO DI FELETTO (TV): COME INTENDE INTERVENIRE LA GIUNTA REGIONALE PER GARANTIRE LA SICUREZZA DEI RESIDENTI E PER TUTELARE LA FAUNA SELVATICA PATRIMONIO DELLA COLLETTIVITÀ?"

Mozioni

Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le seguenti mozioni:

N. 238 del 30 maggio 2017
Presentata dal consigliere Azzalin ed altri
"LA REGIONE DEL VENETO INTERVENGA PER EVITARE LA CHIUSURA DEL CREA-CI DI ROVIGO"

N. 239 del 31 maggio 2017
Presentata dal consigliere Berlato
"LA GIUNTA REGIONALE INTERVENGA PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA AFFINCHÉ IL D.P.R. N. 314 DEL 15.11.2006 E IL RELATIVO P.D.C. N. 1569 DEL 11.03.2014 SIANO APPLICATI SENZA INTERPRETAZIONI RESTRITTIVE DA PARTE DEI SINGOLI ISTITUTI PENITENZIARI PER EVITARE DISPARITÀ NEI CANONI DEGLI ALLOGGI DESTINATI AL PERSONALE DELL'AMMINISTRAZIONE PENITENZIARIA"

N. 240 del 31 maggio 2017
Presentata dal consigliere Azzalin
"GARANTIRE LA CORSA DEL TRENO REGIONALE 20671 CON PARTENZA DA VENEZIA ALLE 5,49 E ARRIVO A ROVIGO ALLE 7,24"

N. 241 del 31 maggio 2017
Presentata dal consigliere Ruzzante
"INDAGINI GIUDIZIARIE E ARRESTI NELLE COOPERATIVE DEL SETTORE DELLA LOGISTICA DI PADOVA: LA REGIONE DEL VENETO GARANTISCA E RAFFORZI IL PROPRIO IMPEGNO A CONTRASTO DELLO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO NERO E DEL CAPORALATO"

N. 242 del 1° giugno 2017
Presentata dal consigliere Pigozzo
"IRCCS SAN CAMILLO, LIDO DI VENEZIA: SERVONO GARANZIE URGENTI PER LA TUTELA DEI SERVIZI, DEI LAVORATORI E DEL PATRIMONIO SCIENTIFICO"

N. 243 del 7 giugno 2017
Presentata dal consigliere Berlato
"SI APPROVI URGENTEMENTE IL PIANO IRRIGUO REGIONALE"

N. 244 del 7 giugno 2017
Presentata dal consigliere Brusco
"CAMPAGNA DI ANALISI SUI POZZI PER L'ABBEVERATA DEGLI ANIMALI DI ALLEVAMENTO, PER LA PRODUZIONE DI ALIMENTI E PER L'IRRIGAZIONE DELLE COLTURE NELLE AREE CONTAMINATE DA PFAS: SIA RESA OBBLIGATORIA ED ESTESA"
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Interrogazione a risposta immediata n. 212 presentata il 14 luglio 2016 dai consiglieri Negro, Bassi, Casali e Conte relativa a "CI SONO COMPONENTI DELLA GIUNTA REGIONALE NOMINATI SU ENTI/ASSOCIAZIONI NONOSTANTE IL DECRETO LEGISLATIVO 8 APRILE 2013 N. 39?"

" Premesso che:
- in Gazzetta Ufficiale n. 92 del 19 aprile 2013 è stato pubblicato il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 "Disposizione in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell'articolo 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190".
Considerato che:
- con decreti del Presidente della Regione del Veneto e con delibere di Giunta regionale potrebbero essere stati nominati componenti della Giunta stessa senza tener conto delle disposizioni di inconferibilità e incompatibilità come da decreto legislativo 39/2013, dopo l'insediamento della nuova Amministrazione regionale avvenuta nel 2015.
Tutto ciò premesso e considerato i sottoscritti consiglieri
Interrogano il Presidente e la Giunta regionale
per sapere se la Giunta regionale, dopo l'insediamento della stessa nel 2015, ha nominato propri componenti su Enti o Associazioni senza tenere conto del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39 conseguentemente da revocare alla data di nomina".
La risposta era del Presidente Zaia, che ha delegato l'assessora Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
" Preme innanzitutto evidenziare come l'interrogazione in oggetto appaia piuttosto generica, così da non rendere possibile comprendere se i Consiglieri intendano fare riferimento a situazioni puntuali.
In termini generali, si può tuttavia rilevare che le deliberazioni di Giunta, come pure i decreti di nomina del Presidente, sono corredati dal visto di legittimità dei competenti Direttori di Direzione che, in tal modo, attestano la conformità della proposta formulata alla legislazione vigente.
A quanto sopra va aggiunto che, all'atto di accettazione della nomina, il soggetto incaricato è tenuto a rilasciare apposita dichiarazione di inesistenza di conflitti di interesse in relazione all'incarico da assumere, ove ricorrano i casi previsti dalla normativa in materia di inconferibilità e incompatibilità di cui al Decreto Legislativo 8 aprile 2013, n. 39.
Per ultimo, si rammenta che dal ruolo del Responsabile della prevenzione della corruzione (RPC), come delineato nell'ambito del D.Lgs. 39/2013 e richiamato nell'Allegato A alla DGR n. 39 del 27 gennaio 2017, "Piano triennale per la prevenzione della corruzione della Giunta regionale del Veneto 2017 – 2019", risulta, in particolare, che spetta a quest'ultimo la vigilanza interna sull'osservanza delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità: "In base a quanto previsto dal D.Lgs. n. 39/23013, il RTPC in particolare deve:
− vigilare sul rispetto, da parte dell'amministrazione, delle disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità degli incarichi di cui al decreto citato, con il compito di contestare all'interessato l'esistenza o l'insorgenza delle situazioni di inconferibilità o incompatibilità (art. 15, c. 1);
− segnalare i casi di possibili violazioni al decreto all'Autorità Nazionale Anti-Corruzione, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato ai fini delle funzioni di cui alla L. 215/2004, nonché alla Corte dei Conti ai fini dell'accertamento di eventuali responsabilità amministrative (art. 15, c. 2)".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Lanzarin.
Collega Negro, prego.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare)

Grazie, Presidente.
Mi preme però dire che il responsabile dell'anticorruzione ha l'obbligo di redigere ogni anno puntualmente un report della propria attività e, nel caso in cui rilevasse delle situazioni non conformi rispetto alla legge vigente, ha l'obbligo di segnalarle alle Autorità competenti.
Quindi non mi sento soddisfatta. Presidente, posso averne copia? Grazie.

PRESIDENTE

Sì, infatti mi pare che l'Assessora le dà copia per chiarire anche quest'ultimo dubbio. Grazie.

Interrogazione a risposta immediata n. 235 presentata il 22 settembre 2016 dai consiglieri Zanoni, Guarda e Azzalin, relativa a "BLUE TONGUE: GRAVE MANCANZA DELLA REGIONE NEL FRONTEGGIARE IMMEDIATAMENTE L'EPIDEMIA. QUALI INTERVENTI URGENTI?"

" Premesso che:
- da oltre venti giorni si registrano in Veneto casi di "Blue Tongue", una malattia che colpisce ovini, caprini e bovini e rispetto alla quale la nostra regione era stata dichiarata indenne;
- la suddetta infezione è caratterizzata da una sintomatologia molto grave negli ovini con febbre, scolo nasale ed edema (aumento di volume) della testa e congestione delle mucose della bocca. Nei casi più gravi la lingua, ingrossata e cianotica, fuoriesce dalla bocca, da qui il nome di lingua blu dato alla malattia. L'infezione è anche responsabile di malformazione fetali e aborti. Nei bovini l'infezione può mostrarsi con forme cliniche più o meno evidenti. Il bovino, una volta infettato dal vettore, presenta una fase viremica molto lunga, fino a 60 giorni post infezione, costituendo, pertanto, un serbatoio di virus in grado di garantire all'infezione il superamento dei periodi di freddo invernale nelle zone temperate. Ciò giustifica le severe misure di restrizione previste dalla normativa vigente circa il divieto di movimentazione degli animali sensibili. Il virus può essere eliminato anche con lo sperma ed è per questo che i tori presenti nei focolai di infezione devono essere esclusi dalla monta. È inoltre vietata la movimentazione di ovuli ed embrioni;
- come evidenziato dai servizi veterinari del Veneto, questa ripresa dell'infezione rappresenta una seria minaccia per il patrimonio zootecnico (nelle greggi colpite la mortalità arriva anche al 10% dei capi) e desta preoccupazione anche in relazione alla produzione di latte e carne. Il Veneto infatti corre il rischio di essere limitato nella movimentazione degli animali, con conseguenze penalizzanti, a partire dall'export;
- dalla Rete di sorveglianza epidemiologica del Veneto risulta che, alla data del 20 settembre 2016, sono stati registrati ben 22 casi, verificatisi nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza che hanno interessato in particolare venti ovini di allevamento, un caprino di allevamento e un muflone selvatico.
Considerato che:
- ad oltre venti giorni dall'inizio dell'epidemia non risulta che la Direzione prevenzione della Regione del Veneto abbia ancora fornito i vaccini necessari per intervenire dove gli animali muoiono;
- tale grave mancanza rappresenta un'inadeguatezza sul fronte della veterinaria pubblica e un rischio per la sicurezza, sia animale che alimentare dei cittadini.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri
chiedono al Presidente della Giunta regionale
quali interventi urgenti ha intenzione di mettere in campo per fronteggiare l'epidemia?"
Intende illustrarla? Prego, consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Si tratta di un tema tra l'altro di attualità, perché ci sono notizie proprio di questi giorni di nuovi focolai della Blue Tongue in provincia di Belluno, quindi la questione si ripresenta.
E' un'infezione che è caratterizzata, appunto, da una sintomatologia molto grave negli ovini, perché c'è presenza di scolo nasale, edema, praticamente non riescono a respirare questi animali, e quando gli si ingrossa la lingua praticamente gli fuoriesce dalla bocca e quindi ecco perché il nome Blue Tongue, lingua blu.
Ci sono stati diversi casi l'anno scorso in Veneto, circa 387: 83 a Belluno, 28 a Padova, 128 a Treviso, 2 a Venezia, 35 a Verona, 111 a Vicenza. E' una malattia che interessa non solo gli animali da allevamento, ma anche gli animali selvatici: sono stati interessati 86 ovini, 294 bovini, 3 caprini, 1 daino, 1 yak e 2 mufloni.
Non è stato previsto un intervento di vaccinazioni, che tra l'altro anche le associazioni di categoria avevano chiesto per evitare il propagarsi dell'epidemia, e adesso siamo punto e a capo. In questi giorni, come dicevo, c'è stato un nuovo focolaio tra Quero e l'alto trevigiano, chiedono gli addetti ai lavori la gratuità per queste vaccinazioni.
Io credo che la Regione Veneto, oltre a trovare centinaia di milioni per fare un'opera che doveva pagare il privato, dovrebbe trovare anche gli spiccioli per adempiere a queste minime misure di prevenzione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Assessore Coletto per la risposta, prego.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
" In data 31 agosto 2016, a seguito di segnalazione da parte del Servizio veterinario dell'Azienda ULSS di Feltre (BL) di un caso clinico, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha refertato un sospetto di Blue Tongue (BT), confermato successivamente da parte del Centro di Referenza Nazionale (CRN), in un gregge che si trovava in pascolo vagante tra le province di Belluno e Treviso. Successivamente, la malattia si è estesa a gran parte del territorio regionale. – Quindi parliamo di ovicaprini –.
Vengono di seguito riportate le principali azioni poste in essere per contrastare la malattia.
− Il 2 settembre 2016 la Regione ha trasmesso a tutte le Aziende ULSS ed Associazioni professionali e di categoria una Scheda tecnica riassuntiva dei sintomi clinici della Blue Tongue, chiedendo di darne massima diffusione sul territorio (allevatori in primis), in modo da attivare un "sistema di sorveglianza passiva" sui casi di Blue Tongue, che devono essere prontamente segnalati al Servizio Veterinario territoriale al fine degli approfondimenti del caso.
− Il 6 settembre 2016 la Regione ha elaborato e trasmesso ai Responsabili dei Servizi Veterinari delle Aziende ULSS la propria "proposta di campionamento a seguito di positività per Blue Tongue in Regione Veneto", approvata dalla Direzione Sanità Animale del Ministero (nota del Direttore della U.O. Veterinaria e Sicurezza Alimentare del 6/09/2016, prot. n. 333867).
− Il 7 settembre 2016 è stata definita anche la proposta per un piano di controllo per la demonticazione degli animali presenti negli alpeggi della province di Belluno e Treviso, successivamente esteso con mail alla provincia di Vicenza; infatti gli animali non potevano rimanere negli alpeggi con l'approssimarsi della cattiva stagione (nota del Direttore della U.O. Veterinaria e Sicurezza Alimentare prot. 336081 del 07/09/2016).
− Il 9 e il 23 settembre 2016 sono stati organizzati incontri con le Associazioni professionali e di categoria per presentare la situazione epidemiologica della malattia e valutare la sua possibile evoluzione; il 23 settembre pomeriggio, inoltre, sono stati convocati tutti i Servizi Veterinari delle Aziende ULSS del Veneto.
− Il 20 settembre 2016 la Regione del Veneto, con nota del 20 settembre 2016, prot. 354237, ha proposto al Ministero della Salute il "Piano Blue Tongue sierotipo 4, Piano di vaccinazione in Veneto", il quale è stato approvato in data 28 settembre 2016.
− Il 28 settembre con il decreto del Direttore dell'Area Sanità e Sociale della Regione n. 96 del 28 settembre 2016 "Approvazione del piano avente per oggetto 'Blue Tongue sierotipo 4: Piano di vaccinazione in Veneto - Anno 2016'" è stato approvato il succitato Piano di vaccinazione, che prevede:
- vaccinazione obbligatoria per gli ovicaprini presenti in Regione nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza, con adempimenti e spese a carico del Servizio Sanitario Regionale;
- vaccinazione obbligatoria ai fini della movimentazione degli animali sensibili alla Blue Tongue, anche secondo quanto previsto dall'art. 4-bis della Disposizione Ministeriale del 14 marzo 2014 "Febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue) - Ulteriori misure di controllo per l'eradicazione e il contenimento dell'eventuale diffusione del virus della Blue Tongue sul territorio nazionale e successive modificazioni.
− Il 30 settembre 2016 il Ministero della Salute ha organizzato una riunione con i Servizi Veterinari regionali e le associazioni di categoria per fare il punto della situazione. Nel corso dell'incontro è stato riferito che l'EFSA, entro febbraio, dovrebbe uscire con un proprio parere in merito alla strategia per contrastare l'epizoozia.
− Il 10 ottobre 2016 è poi intervenuta la Delibera regionale n. 1952, che rende gratuita l'attestazione sanitaria del Veterinario Ufficiale nella dichiarazione di provenienza degli animali nel corso di situazioni di emergenza determinate dall'insorgenza di focolai di Blue Tongue.
− Il 13 ottobre 2016 è stata inviata a tutte le Aziende ULSS del Veneto una nota regionale (prot. n. 392754) che disponeva "prelievi di latte di massa" per monitorare la diffusione della malattia.
− Il 25 ottobre 2016, a seguito dell'evoluzione della malattia, le cui misure di restrizione erano arrivate ad interessare tutte le province del Veneto, con nota prot. 413156 del 25 ottobre 2016, è stato inviato al Ministero della Salute un "nuovo Piano di vaccinazione per la Blue Tongue sierotipo 4 (BTV4) in Regione del Veneto", il quale è stato approvato in data 28 ottobre 2016.
In quest'ultimo piano viene disposta la vaccinazione obbligatoria su tutto il territorio della Regione del Veneto degli ovi-caprini, con costi delle operazioni di vaccinazione a carico del Servizio Veterinario dell'Azienda ULSS competente per territorio.
E' inoltre disposta la vaccinazione obbligatoria sul territorio della Regione del Veneto dei bovini e dei bufalini: in questo caso, i costi del vaccino sono a carico del Servizio Veterinario dell'Azienda ULSS competente per territorio, mentre i costi per le operazioni di vaccinazione sono a carico degli allevatori.
− Il 31 ottobre 2016 la Direzione Generale della Sanità Animale del Ministero della Salute, con nota prot. n. 0024993, comunicava l'insorgenza dei primi focolai in Regione Lombardia, mentre erano già comparsi focolai nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, in Friuli Venezia Giulia ed in Emilia Romagna.
L'estendersi della malattia anche ad altre Regioni/Province Autonome rendeva vana l'adozione del nuovo Piano. Infatti, trattandosi di una malattia trasmessa da vettori, è necessario stabilire una strategia nazionale di intervento. La Regione del Veneto per questo si è fatta promotrice per attivare un tavolo di confronto tra il Ministero della Salute e le Regioni e Province Autonome per definire una strategia nei confronti della Blue Tongue.
Il Dott. Borrello, Direttore della Direzione Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, è intervenuto il 23 novembre alla riunione del Coordinamento interregionale della Prevenzione proponendo per il 15 dicembre un incontro con 6 rappresentanti delle Regioni e Province autonome per discutere nel dettaglio le strategie.
I risultati degli incontri sono espressi molto bene in uno dei considerando del Dispositivo dirigenziale prot. 6478 del 10 marzo 2017 "Febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue) - Misure di controllo ed eradicazione per contenere la diffusione della Blue Tongue sul territorio nazionale" dove si afferma:
"Le risultanze della valutazione dei costi/benefici di una campagna pluriennale su tutte le specie sensibili, tenendo conto dei sierotipi circolanti, non rispettano i principi di economicità, efficacia ed efficienza e non sembra, quindi, opportuno accedere ai fondi previsti dal FSN per coprire le spese di una campagna di vaccinazione per la Blue Tongue di tutte le specie sensibili nei confronti dei sierotipi circolanti".
Il concetto viene ribadito inoltre al comma 6 dell'articolo 4 del citato dispositivo, dove si prevede che le Regioni e Province Autonome possano ricorrere al Fondo Sanitario Nazionale solo per le vaccinazioni degli ovini, come la Regione del Veneto aveva attuato con il decreto n. 96 del 28 settembre 2016.
La Giunta Regionale si è sempre posta come obiettivo la limitazione dei danni agli allevatori, che sono di due tipi: gli animali morti per gli ovini, il blocco delle movimentazioni per i bovini. Per gli ovini si è provveduto ad attivare un piano di vaccinazione. Per i bovini, considerato che il programma di vaccinazione è stato valutato non efficace/efficiente, il gruppo di lavoro Ministero/Regioni si è quindi concentrato sulla necessità di semplificare le regole per la movimentazione degli animali delle specie sensibili all'interno del territorio nazionale. Per questo aspetto si deve fare riferimento al citato dispositivo dirigenziale".
Si evince una questione che è sostanziale: la vaccinazione per la Blue Tongue è obbligatoria, è sostenuta dal Servizio sanitario nazionale, quindi dai livelli essenziali di assistenza, solo per gli ovi-caprini, che sono la razza che soffre particolarmente di questa patologia, arrivando anche alla morte, mentre per gli altri animali è asintomatica, tipo per i bovini.
Quindi, non essendoci stata la copertura e la risposta negativa da parte del Ministero, non si è andati avanti, informando e cercando di trovare anche un accordo con le categorie, intervenendo, mettendo a disposizione veterinari per le vaccinazioni e quant'altro. Non si è riusciti ad addivenire a un accordo con gli allevatori, che peraltro sono stati informati, per estendere quella che è la vaccinazione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ringrazio per la risposta data dall'Assessore. Evidentemente c'è qualcosa che dovrebbe essere migliorato nell'azione pubblica per arginare questa epidemia. Tra l'altro si dice che principalmente colpisce gli ovini. I numeri ufficiali che si possono trovare nel sito ufficiale dove viene dato il bollettino di questa malattia, parlavano di 86 ovini, mentre i bovini erano 294 e i caprini 3 – quindi parrebbe che i bovini fossero molto più interessati.
Il problema è che è evidente che le azioni che sono state svolte sono state del tutto insufficienti, perché adesso abbiamo notizia appunto dai giornali locali, Corriere delle Alpi: "Virus della lingua blu, Confagricoltura chiede più controlli", poi "Blue Tongue, un focolaio a Quero Vas" e altre notizie del genere. È evidente che non c'è un'azione sufficiente per arginare questo problema, quindi si auspica che venga affrontato – visto che si è ripresentato, purtroppo – con maggiore tempestività e anche incisività.
Chiedo poi, visto che c'è anche l'Assessore alla caccia e considerato che ci sono anche i mufloni che sono sottoposti a questa malattia, se non sia utile intervenire anche per quanto riguarda questa specie, visto che sono stati rilevati anche capi di questa specie contaminati, per lo meno pensare a qualcosa per quanto riguarda il calendario venatorio, visto che sono appartenenti a specie cacciabili e non possono resistere ad attività di caccia, ancorché non vengano abbattuti. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Saluto la delegazione del Comune di Minerbe, che sta guardando il Consiglio, e saluto anche il Sindaco.

Interrogazione a risposta immediata n. 305 presentata il 14 febbraio 2017 dai Consiglieri Guarda, Azzalin, Dalla Libera, Ferrari, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni e Zottis relativa a "EMERGENZA BLUE TONGUE: QUALI STRATEGIE PER LA GESTIONE DEL CONTAGIO?"

" Premesso che:
- a partire dall'agosto scorso si è manifestata in Veneto la comparsa di casi di "Blue tongue", una malattia che colpisce ovini, caprini e bovini;
- la suddetta infezione è caratterizzata da una sintomatologia molto grave negli ovini con febbre, scolo nasale ed edema (aumento di volume) della testa e congestione delle mucose della bocca, fino a provocarne la morte. Nei casi più gravi la lingua, ingrossata e cianotica, fuoriesce dalla bocca, da qui il nome di lingua blu dato alla malattia. L'infezione è anche responsabile di malformazione fetali e aborti. Nei bovini l'infezione può mostrarsi con forme cliniche più o meno evidenti. Il bovino, una volta infettato dal vettore, presenta una fase viremica molto lunga, fino a 60 giorni post infezione, costituendo, pertanto, un serbatoio di virus in grado di garantire all'infezione il superamento dei periodi di freddo invernale nelle zone temperate. Ciò ha fatto nascere la necessità di severe misure restrittive circa il divieto di movimentazione degli animali sensibili. Il virus può essere propagato anche con lo sperma ed è per questo che i tori presenti nei focolai di infezione devono essere esclusi dalla monta.
È inoltre vietata la movimentazione di ovuli ed embrioni;
- come evidenziato dai servizi veterinari del Veneto, la ripresa dell'infezione rappresenta una seria minaccia per il patrimonio zootecnico (nelle greggi colpite la mortalità arriva anche al 10% dei capi) e desta preoccupazione anche in relazione alla produzione di latte e carne. Il Veneto infatti corre il rischio di essere limitato nella movimentazione degli animali, con conseguenze penalizzanti, a partire dall'export;
- alla data del 10 febbraio 2017, sono stati confermati in totale in Veneto 387 focolai di BTV-4 nelle province di Belluno (83 focolai), Padova (28), Treviso (128), Venezia (2), Verona (35) e Vicenza (111). Complessivamente sono 155 i Comuni ad essere interessati. I focolai sono stati riscontrati in ovini (86), bovini (294), caprini (3), un daino, uno yak e in due selvatici (2 mufloni);
- tutte le regioni del Nord Italia hanno verificato casi di contagio da questa malattia.
Considerato che:
- il ritardo nell'attivazione del piano e della campagna vaccinale 2016 per fronteggiare il virus è una delle cause della propagazione senza controllo della malattia, con i conseguenti disagi subiti dagli allevatori;
- doverosa è la verifica sulla efficienza e le risorse gestionali del servizio veterinario regionale;
- appare opportuno valutare l'ipotesi di rendere obbligatori e accessibili i vaccini contro la "Blue Tongue" per ovini e caprini, espletando la funzione regionale della sicurezza e prevenzione veterinaria;
- è necessaria la definizione delle priorità e la programmazione degli interventi di intesa con le altre regioni del nord Italia (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna) interessate al problema. Questo al fine di discutere ed ottenere da Ministero dell'Agricoltura e Unione Europea esatte linee-guida e direttive che guidino la gestione del contagio. Ciò non solo per garantire la copertura dei capi ovicaprini, ma per stabilire anche come gestire il virus nella categoria bovini, chiarendo se l'obiettivo sia quello del debellare attraverso le campagne vaccinali o della convivenza con il virus;
- nel caso in cui mancassero le risorse necessarie per perseguire l'obiettivo della totale copertura vaccinale, è necessario che la Regione intervenga per ridefinire le restrizioni alla movimentazione dei capi e verificare l'endemicità del virus, senza sottovalutare gli aspetti penalizzanti che l'attuale situazione provocherebbe, sul fronte degli scambi commerciali, per numerose aziende di settore della nostra regione.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta consigliera regionale
interroga il Presidente della Giunta regionale
per sapere quale strategia di interventi intende attuare per contrastare l'espansione del virus, una volta trascorso il periodo di latenza invernale, e per il superamento dell'emergenza "Blue tongue" in Veneto".
Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Alessandra Moretti Presidente)

Grazie, Presidente.
L'Assessore mi fa cenno che la risposta è uguale. Naturalmente ciò che è stato detto prima dall'Assessore ha riassunto quella che era un po' la storia della gestione. Però oltre al piano di sorveglianza attuato, che è un dovere, che a prescindere dalla situazione di emergenza o non emergenza doveva essere avviato in questo periodo, mi piacerebbe ascoltare eventualmente quella seconda parte, che forse contiene anche quali sono i progetti per il futuro, anche per quanto riguarda il trasporto e via dicendo, visto che sono argomenti di attualità per il mondo dell'allevatoria, e sicuramente la domanda era nettamente diversa rispetto alla domanda dell'interrogazione precedente; anche sottolineando il fatto che si conviene che attualmente la situazione sia arrivata a un livello davvero di difficile gestione e non più risolvibile, a questo punto, da un punto di vista di contaminazione di presenza capillare nel territorio di questo virus e di espansione del virus.
Non ci si può chiaramente dimenticare del fatto che, se a settembre si fosse avviato il processo di vaccinazione, anche per intraprendenza regionale, visto che c'è la competenza per quanto riguarda il servizio veterinario, e quindi l'assistenza poi all'allevatore, è chiaro che ci si sarebbe potuti avviare, fino da allora, in una visione di contenimento che avrebbe evitato sicuramente anche l'espansione del virus nelle altre Regioni, visto che comunque siamo stati portatori e abbiamo permesso la compromissione poi anche di altri sistemi di allevatoria all'interno non soltanto della nostra Regione, ma anche di quelle limitrofe.
Per cui la domanda era stata posta a febbraio proprio in maniera preventiva, per capire quali erano i progetti futuri.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Guarda.
Risposta della Giunta regionale.
" In data 31 agosto 2016, a seguito di segnalazione da parte del Servizio veterinario dell'Azienda ULSS di Feltre (BL) di un caso clinico, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha refertato un sospetto di Blue Tongue (BT), confermato successivamente da parte del Centro di Referenza Nazionale (CRN), in un gregge che effettuava il pascolo vagante tra le province di Belluno e Treviso. Successivamente, la malattia si è estesa a gran parte del territorio regionale.
Vengono di seguito riportate le principali azioni poste in essere per contrastare la malattia.
− Il 2 settembre 2016 la Regione ha trasmesso a tutte le Aziende ULSS ed Associazioni professionali e di categoria una Scheda tecnica riassuntiva dei sintomi clinici della BT, chiedendo di darne massima diffusione sul territorio (allevatori in primis), in modo da attivare un "sistema di sorveglianza passiva" sui casi di BT, che devono essere prontamente segnalati al Servizio Veterinario territoriale al fine degli approfondimenti del caso.
− Il 6 settembre 2016 la Regione ha elaborato e trasmesso ai Responsabili dei Servizi Veterinari delle Aziende ULSS la propria "proposta di campionamento a seguito di positività per Blue Tongue in Regione Veneto", approvata dalla Direzione Sanità Animale del Ministero (nota del Direttore della U.O. Veterinaria e Sicurezza Alimentare del 6/09/2016, prot. n. 333867).
− Il 7 settembre 2016 è stata definita anche la proposta per un piano di controllo per la demonticazione degli animali presenti negli alpeggi della province di Belluno e Treviso, successivamente esteso con mail alla provincia di Vicenza; infatti gli animali non potevano rimanere negli alpeggi con l'approssimarsi della cattiva stagione (nota del Direttore della U.O. Veterinaria e Sicurezza Alimentare prot. 336081 del 07/09/2016).
− Il 9 e il 23 settembre 2016 sono stati organizzati incontri con le Associazioni professionali e di categoria per presentare la situazione epidemiologica della malattia e valutare la sua possibile evoluzione; il 23 settembre pomeriggio, inoltre, sono stati convocati tutti i Servizi Veterinari delle Aziende ULSS del Veneto.
− Il 20 settembre 2016 la Regione del Veneto, con nota del 20 settembre 2016, prot. 354237, ha proposto al Ministero della Salute il "Piano Blue Tongue sierotipo 4, Piano di vaccinazione in Veneto", il quale è stato approvato in data 28 settembre 2016.
− Il 28 settembre con il decreto del Direttore dell'Area Sanità e Sociale della Regione n. 96 del 28 settembre 2016 "Approvazione del piano avente per oggetto "Blue Tongue sierotipo 4: Piano di vaccinazione in Veneto - Anno 2016" è stato approvato il succitato Piano di vaccinazione, che prevede:
- vaccinazione obbligatoria degli ovicaprini presenti nelle province di Belluno, Treviso e Vicenza, con adempimenti e spese a carico del Servizio Sanitario Regionale;
- vaccinazione obbligatoria ai fini della movimentazione degli animali sensibili alla Blue Tongue, anche secondo quanto previsto dall'art. 4-bis della Disposizione Ministeriale del 14 marzo 2014 "Febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue); ulteriori misure di controllo ed eradicazione per contenere l'eventuale diffusione del virus della Blue Tongue sul territorio nazionale e successive modificazioni".
− Il 30 settembre 2016 il Ministero della Salute ha organizzato una riunione con i Servizi Veterinari regionali e le associazioni di categoria per fare il punto della situazione. Nel corso dell'incontro è stato riferito che l'EFSA, entro febbraio, dovrebbe uscire con un proprio parere in merito alla strategia per contrastare l'epizoozia.
− Il 10 ottobre 2016 è poi intervenuta la Delibera regionale n. 1952, che rende gratuita l'attestazione sanitaria del Veterinario Ufficiale nella dichiarazione di provenienza degli animali nel corso di situazioni di emergenza determinate dall'insorgenza di focolai di Blue Tongue.
− Il 13 ottobre 2016 è stata inviata a tutte le Aziende ULSS del Veneto una nota regionale (prot. n. 392754) che disponeva "prelievi di latte di massa" per monitorare la diffusione della malattia.
− Il 25 ottobre 2016, a seguito dell'evoluzione della malattia, le cui misure di restrizione erano arrivate ad interessare tutte le province del Veneto, con nota prot. 413156 del 25 ottobre 2016, è stato inviato al Ministero della Salute un "nuovo Piano di vaccinazione per la Blue Tongue sierotipo 4 (BTV4) in Regione del Veneto", il quale è stato approvato in data 28 ottobre 2016.
In quest'ultimo piano viene disposta la vaccinazione obbligatoria su tutto il territorio della Regione del Veneto degli ovi-caprini, con costi delle operazioni di vaccinazione a carico del Servizio Veterinario dell'Azienda ULSS competente per territorio.
E' inoltre disposta la vaccinazione obbligatoria sul territorio della Regione del Veneto dei bovini e dei bufalini: in questo caso, i costi del vaccino sono a carico del Servizio Veterinario dell'Azienda ULSS competente per territorio, mentre i costi per le operazioni di vaccinazione sono a carico degli allevatori.
− Il 31 ottobre 2016 la Direzione Generale della Sanità Animale del Ministero della Salute, con nota prot. n. 0024993, comunicava l'insorgenza dei primi focolai in Regione Lombardia, mentre erano già comparsi focolai nelle Province Autonome di Trento e Bolzano, in Friuli Venezia Giulia ed in Emilia Romagna.
L'estendersi della malattia anche ad altre Regioni/Province Autonome rendeva vana l'adozione del nuovo Piano. Infatti, trattandosi di una malattia trasmessa da vettori, è necessario stabilire una strategia nazionale di intervento. La Regione del Veneto per questo si è fatta promotrice per attivare un tavolo di confronto tra il Ministero della Salute e le Regioni e Province Autonome per definire una strategia nei confronti della Blue Tongue. Il Dott. Borrello, Direttore della Direzione Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari del Ministero della Salute, è intervenuto il 23 novembre alla riunione del Coordinamento interregionale della Prevenzione proponendo per il 15 dicembre un incontro con 6 rappresentanti delle regioni e province autonome per discutere nel dettaglio le strategie.
I risultati degli incontri sono espressi molto bene in uno dei considerando del Dispositivo dirigenziale prot. 6478 del 10 marzo 2017 "Febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue) - Misure di controllo ed eradicazione per contenere la diffusione della Blue Tongue sul territorio nazionale" dove si afferma: "Le risultanze della valutazione dei costi/benefici di una campagna pluriennale su tutte le specie sensibili, tenendo conto dei sierotipi circolanti, non rispettano i principi di economicità, efficacia ed efficienza e non sembra, quindi, opportuno accedere ai fondi previsti dal FSN per coprire le spese di una campagna di vaccinazione per la Blue Tongue di tutte le specie sensibili nei confronti dei sierotipi circolanti".
Il concetto viene ribadito inoltre al comma 6 dell'articolo 4 del citato dispositivo, dove si prevede che le Regioni e Province Autonome possano ricorrere al Fondo Sanitario Nazionale solo per le vaccinazioni degli ovini, come la Regione del Veneto aveva attuato con il decreto n. 96 del 28 settembre 2016.
La Giunta Regionale si è sempre posta come obiettivo la limitazione dei danni agli allevatori, che sono di due tipi: gli animali morti per gli ovini, il blocco delle movimentazioni per i bovini. Per gli ovini si è provveduto ad attivare un piano di vaccinazione. Per i bovini, considerato che il programma di vaccinazione è stato valutato non efficace/efficiente, il gruppo di lavoro Ministero/Regioni si è quindi concentrato sulla necessità di semplificare le regole per la movimentazione degli animali delle specie sensibili all'interno del territorio nazionale. Per questo aspetto si deve fare riferimento al citato dispositivo dirigenziale".
Quindi l'assessore Coletto prosegue con la risposta al Blue Tongue, prego.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
La risposta al Blue Tongue, sostanzialmente, si differenzia di poco rispetto a quella precedente. Il messaggio che deve passare è che, purtroppo, non c'è copertura per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza, il problema sta lì. Mentre per gli ovicaprini c'è, perché provoca la morte negli ovicaprini, diventa, per quanto riguarda i bovini, una patologia si può dire asintomatica, sicuramente, e a questo punto anche endemica. Endemica perché? Non è che si formi in Italia, arriva dall'Europa questa patologia, e allora a questo punto serve un intervento a livello ministeriale che blocchi questa patologia dagli Stati confinanti.
Se vi ricordate, all'interno di quello che è il Collegato alla Finanziaria abbiamo approvato anche una piccola norma fatta dalla Regione del Veneto tale per cui si possono fare dei prelievi a campione dei bovini che arrivano da altri Stati, questo è quello che possiamo fare. Ma non essendoci copertura da parte dei livelli essenziali di assistenza, come c'è peraltro per gli ovicaprini, diventa difficile, oserei dire quasi impossibile, a meno che non ci sia una copertura da parte del Consiglio regionale, vaccinare per quanto riguarda la Blue Tongue.
Detto ciò, anche se vacciniamo, ormai la situazione è endemica e noi possiamo solo ed esclusivamente, per limitare quello che è il contagio, bloccare quelli che sono i trasferimenti, cioè controllare, conterminare le zone già infettate.
Va sottolineato il fatto che, dal punto di vista sanitario, non comporta nessun rischio per quanto riguarda i cibi, la macellazione e quant'altro.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola alla consigliera Guarda per la replica.

Cristina GUARDA (Alessandra Moretti Presidente)

Grazie Presidente.
Ringrazio per la precisazione. Se siamo arrivati a questo punto, chiaramente forse ci potrà essere di insegnamento, anche per un buon augurio per il futuro e per la gestione di altre urgenze, come per esempio anche quelle attuali della West Nile, che sta sicuramente mettendo sotto pressione non soltanto gli Uffici regionali ma anche le dislocazioni del servizio veterinario pubblico all'interno delle nostre ULSS, che ricordo sempre essere in difficoltà. Ricordo che proprio venerdì avremo il piacere di avere il loro parere sulle linee aziendali, per cui sicuramente non bisognerà dimenticarsi di questo importantissimo servizio, che dev'essere molto più valorizzato e molto più servito dalla nostra Regione.
Per quanto riguarda il trasporto, lascerò magari a un confronto in altre sedi per quanto riguarda la valorizzazione e anche il venire incontro al sistema di allevatoria regionale proprio per quanto riguarda la questione trasporto relativo a questa questione, così che magari ci sia un chiarimento, perché al momento non mi posso accontentare di una risposta così, però con massima fiducia anche nella visione futura rispetto alla gestione di questa emergenza, che chiaramente ci vede tutti dalla stessa parte.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Guarda.

Interrogazione a risposta immediata n. 313 presentata il 27 febbraio 2017 dalla consigliera Negro relativa a "LA GIUNTA REGIONALE INTERVENGA URGENTEMENTE PER EVITARE LA POSSIBILE INTERRUZIONE DI UN PUBBLICO SERVIZIO A BASTIA DI ROVOLON?"

" Premesso che:
- i servizi dei medici di famiglia rappresentano l'ossatura principale della medicina generale a servizio dei cittadini del nostro territorio;
- spesso i pazienti in cura dai medici di assistenza primaria hanno utenti che si differenziano notevolmente in base alle classi di età ed alla distanza di provenienza;
- un aspetto fondamentale del servizio è legato all'ampiezza del territorio servito e, ancora più importanti, sono le caratteristiche plano altimetriche che rappresentano le aree servite;
- la Provincia di Padova, nella zona ricompresa nei colli Euganei, ha caratteristiche topografiche molto particolari e i territori dei comuni ricompresi in quest'area sono caratterizzati da una densità abitativa molto bassa e da servizi pubblici spesso carenti.
Considerato che:
- il Comune di Rovolon ha attualmente in servizio il Dott. Francesco Baldan, medico di Medicina Generale con Studio in Bastia di Rovolon, il quale cesserà il proprio servizio il 31/03/2017;
- il medico sopracitato ha attualmente circa 1.540 pazienti di cui oltre 400 anziani, molti dei quali non deambulanti e residenti in zone periferiche;
Non risulta che l'ULSS n. 6 abbia indetto un concorso per la sostituzione del Dott. Baldan;
- l'eventuale spostamento di oltre 1.000 pazienti da Bastia di Rovolon a Teolo Alto presenterebbe problemi logistici insuperabili perché non esistono mezzi pubblici di collegamento e le caratteristiche plano altimetriche sono rilevanti.
Tutto ciò premesso e considerato
si interroga la Giunta regionale
per sapere se intende attivarsi perché venga indetto il concorso per la sostituzione del Dott. Baldan, con sede ambulatoriale a Bastia di Rovolon, prevedendo nel tempo intercorrente un servizio provvisorio in loco, evitando così la possibile interruzione di un pubblico servizio".
La consigliera Negro la dà per letta.
La parola all'assessore Coletto per la risposta.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
" In relazione all'oggetto, è stato chiesto all'ULSS n. 6 Euganea di relazionare sulla situazione in essere ed eventuali criticità.
L'ULSS n. 6 Euganea in data 28.4.2017 ha rappresentato la seguente situazione:
• Il Dott. Francesco Baldan, medico di medicina generale esercitante la propria attività nel Comune di Rovolon, ha cessato la propria attività in data 31/03/2017 per sopraggiunti limiti d'età;
• in previsione di ciò, già nella seduta del Comitato Aziendale per la Medicina Generale del 19/09/2016 è stata proposta ed approvata la pubblicazione di un "zona carente" per l'ambito territoriale D dell'ex Distretto s.s. n. 4 con vincolo di apertura dell'ambulatorio nel comune di Rovolon;
• la zona carente sopra citata è stata quindi pubblicata con decreto del Direttore dell'U.O. Cure Primarie e LEA della Regione Veneto n. 27 del 25/10/2016;
• nel caso in questione non si sarebbe potuto procedere con il conferimento di un incarico temporaneo in quanto l'art. 38 dell'Accordo Collettivo Nazionale vigente prevede tale possibilità solo quando in un ambito territoriale si determina una carenza dovuta a mancanza di medici in grado di acquisire tutte le scelte disponibili, circostanza che non ricorreva nella fattispecie in esame;
• nelle more dello svolgimento delle procedure burocratiche, al fine di ridurre i disagi per gli assistiti del dott. Baldan, è stato consentito ai medici con studio nel Comune di Rovolon di prendere in carico in assistenza domiciliare i pazienti allettati - o comunque con pluripatologia tali da renderne difficile, quando non impossibile, lo spostamento con i comuni mezzi di trasporto - anche oltre il massimale di 1500 assistibili;
• in data 22/3/2017, quando è stato reso noto in via informale il nominativo del Medico destinatario dell'incarico per la zona carente di cui trattasi, si è provveduto ad acquisire una preventiva disponibilità del medico stesso a prendere servizio nei primi giorni di aprile;
• in data 24/03/2017 è pervenuto il fax con il quale l'Ufficio Convenzioni dell'ULSS n. 8 Berica (a cui è demandata dall'Accordo integrativo regionale la gestione delle procedure di assegnazione degli incarichi per la copertura delle zone carenti ex D.G.R. 4395 del 2005 e s.m.i. ) ha comunicato l'assegnazione del Dott. Ugo Mario Padovan per inserimento nelle zone carenti di assistenza primaria - 1° semestre 2016 e il giorno stesso si è prontamente provveduto a convocare il medico per gli adempimenti amministrativi previsti di competenza;
• in data 30/03/2017 è stata pubblicata la determina relativa al conferimento dell'incarico a tempo indeterminato di medico di assistenza primaria e all'iscrizione del Dott. Ugo Mario Padovan nell'elenco del Comune di Rovolon;
• sempre in data 30/03/2017 il dott. Padovan ha firmato la lettera d'incarico comunicando ufficialmente che avrebbe iniziato l'attività di medico di assistenza primaria il successivo giovedì 06/04/2017, pertanto gli assistiti del Comune di Rovolon, il cui medico è cessato sabato 31 marzo, hanno avuto il nuovo medico il successivo 6 aprile, nello stesso studio precedentemente utilizzato dal medico cessato.
• Alla luce di quanto sopra esposto non si è verificata alcuna interruzione di pubblico servizio ed emerge che tutte le fasi della procedura si sono svolte in maniera tempestiva, puntuale e completa".
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola alla collega Negro per la replica.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare)

Grazie, Presidente.
Io credo che mai come oggi i nostri cittadini abbiano difficoltà di leggere determine e di leggere provvedimenti atti ad espletare una procedura volta alla copertura di un posto vacante.
Quindi non entro nel merito e mi rendo soddisfatta di questa parte della procedura e di quanto ci si è impiegato, però forse dovremmo trovare il sistema di informare la cittadinanza nel momento di un cambio di un medico, che crea apprensione, perché naturalmente il rapporto di fiducia è volto verso le persone che si conoscono, con le quali si collabora, nelle quali si ripongono le proprie difficoltà, e trovare il modo di dare notizia di quello che si stava per provvedere. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliera Negro.
Passiamo all'interrogazione n. 344.

Interrogazione a risposta immediata n. 344 presentata il 21 aprile 2017 dal consigliere Azzalin relativa a "CAV S.P.A. QUALI VERIFICHE SULL'UTILIZZO IMPROPRIO DELLA VETTURA DI SERVIZIO DA PARTE DELLA PRESIDENTE?"

" Premesso che:
- da notizie di stampa, pubblicate da 'Il Gazzettino' lo scorso 18 aprile, è emerso che l'Organismo di vigilanza della società 'Concessioni Autostradali Venete S.p.A.', che ha compiti di sorveglianza sul rispetto del modello organizzativo e del codice etico, ha svolto un'inchiesta interna per far luce sulla condotta della presidente Luisa Serato, accusata di essersi servita impropriamente della vettura di servizio e dell'autista in occasione della Festa del Redentore, tenutasi a Venezia nel luglio 2016;
- a distanza di mesi dai fatti, la presidente Serato ha dichiarato pubblicamente: "È vero, quella sera non ho usato l'auto blu in veste istituzionale, ma comunque di rappresentanza";
- nel frattempo Cav ha stilato un regolamento dedicato all'impiego della vettura di servizio e del conducente della società.
Considerato che:
- non appare chiaro quale veste di rappresentanza abbia giustificato la presenza della presidente Cav alla suddetta Festa del Redentore e dunque l'utilizzo del mezzo e del personale di servizio della società;
- è compito della Regione prestare la massima attenzione sulla regolare e trasparente gestione delle sue società partecipate.
Il sottoscritto consigliere regionale
chiede alla Giunta regionale
quali supplementi di verifica ha intenzione di avviare per far luce sulla suddetta vicenda".
L'interrogante la dà per illustrata.
Assessore Forcolin, prego, per la risposta.

Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
" Interpellata sulla questione la società regionale Concessioni Autostradali Venete S.p.A., partecipata al 50%, ha fornito le seguenti informazioni, in sintesi qui di seguito rappresentate.
Premesso che il parco automezzi in dotazione alla Società è da sempre espressamente ed esclusivamente finalizzato all'espletamento delle attività aziendali, si evidenzia che solo una delle macchine di servizio viene utilizzata anche per ragioni istituzionali e/o di rappresentanza pubblica e per trasporto di persone.
Entrando nel merito della vicenda, si informa che il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale sono stati notiziati, in data 11 novembre 2016, dall'Organismo di Vigilanza, a cui era giunta la segnalazione anonima che la Presidente, in data 16 luglio 2016, si era recata ad un evento a Venezia (Redentore), raggiungendo il Tronchetto con partenza dalla sede legale della Società in Marghera, a bordo di auto aziendale condotta da autista della Società.
A seguito della segnalazione anonima, pervenuta via mail con allegate alcune foto della serata, l'Organismo di Vigilanza ha avviato un'istruttoria interna, evidenziando nella propria relazione annuale come la fattispecie in esame non involgesse direttamente tematiche relative a reato presupposto ex D. Lgs. 231/01 e rilevando altresì:
• l'inesistenza di un Regolamento scritto di utilizzo degli autoveicoli aziendali ed in particolare modo di quelli assegnati all'Amministratore Delegato ed al Presidente;
• la necessità di un miglioramento del sistema di compliance aziendale e di un miglior chiarimento dei presidi del Modello in relazione all'utilizzo dei beni aziendali.
La Società evidenzia che la Presidente di CAV ha reso all'Organismo di Vigilanza spontanee dichiarazioni, formalizzate anche in una missiva allo stesso indirizzata, rendendosi anche parte attiva per l'immediata presentazione della Bozza di Regolamento per l'utilizzo degli autoveicoli aziendali, avvenuta nel corso del Consiglio di Amministrazione del 28 novembre 2016 ed approvata con ulteriori precisazioni nella successiva seduta del 30 gennaio.
La nuova procedura disciplina le modalità di utilizzo dell'auto aziendale per le figure del Presidente e dell'Amministratore Delegato.
La CAV S.p.A. rappresenta, inoltre, che la Presidente Serato, per l'espletamento dell'incarico, utilizza pressoché esclusivamente l'auto propria.
La Società informa che ha sempre attuato ogni misura di tutela per i propri Azionisti.
La medesima ha inoltre allegato alla nota di risposta inviata la relazione annuale dell'Organismo di Vigilanza, il regolamento per l'utilizzo degli automezzi aziendali e una dichiarazione spontanea resa dal Presidente di CAV spa all'Organismo di Vigilanza in data 18 novembre 2016, agli atti degli uffici regionali.
Si rappresenta comunque che la Giunta Regionale invita tutte le società da essa partecipate ad adeguarsi alle proprie direttive di contenimento dei costi (DGR n. 2101/2014), che sono cogenti per le società a partecipazione maggioritaria".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Forcolin.
Consigliere Azzalin per la replica.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Non mi ritengo del tutto soddisfatto di questa risposta e credo che occorra tenere in considerazione un fatto, e cioè che queste cose che succedono, che è successa, che di fatto si conferma quanto avvenuto, hanno una risonanza e una ricaduta sull'opinione pubblica inversamente proporzionale all'entità del danno, se così si può dire. Quindi questo è un ragionamento e una considerazione di carattere politico-amministrativo che dobbiamo tenere bene in conto.
Per cui invito la Giunta ad essere più fiscale rispetto a questi comportamenti, perché creano un danno paradossalmente anche all'attività della stessa CAV, magari offuscando quelle che possono essere anche delle cose positive. Per cui da questo punto di vista ritengo che occorra fare sicuramente di più.
Quindi, siccome siamo in tema di Regolamenti oggi, allora credo che, da questo punto di vista, un Regolamento più puntuale e fiscale possa essere opportuno. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Azzalin.

Interrogazione a risposta immediata n. 322 presentata il 15 marzo 2017 dal Consigliere Zanoni relativa a "FINANZIAMENTO DELL'INTERVENTO DI DEMOLIZIONE E RICOSTRUZIONE DELLA EX SCUOLA MEDIA DEL COMUNE DI CIMADOLMO (TV): COSA INTENDE FARE ORA LA GIUNTA REGIONALE?"

" Premesso che:
- il Comune di Cimadolmo ha trasmesso alla Regione del Veneto una richiesta di finanziamento, ai sensi della DGR n. 158/2015, per la realizzazione del progetto di demolizione e ricostruzione (con ampliamento) dell'edificio storico, conosciuto come "ex Casa del fascio";
- il suddetto progetto dal costo di 1.350.000,00 euro è stato finanziato dalla Banca europea, tramite la Regione del Veneto, per un importo di 1.200.000,00 e dal Comune di Cimadolmo per i restanti 150.000,00 euro;
- dal giugno scorso un consigliere comunale del Gruppo Cimadolmo Cambia ha trasmesso alla Regione del Veneto una serie di osservazioni e rilievi, chiedendo il blocco immediato dei lavori e la sospensione dell'erogazione del previsto contributo "ai fini di tutelare le finanze del Comune da un eventuale retrocessione del contributo". In particolare il suddetto consigliere ha evidenziato che il fabbricato oggetto di finanziamento non può essere classificato in codice MIUR perché non è adibito all'istruzione scolastica. Inoltre ha sottolineato che il piano particolareggiato per i centri storici approvato dal Consiglio comunale di Cimadolmo, con la deliberazione n. 25 del 23.11.2010, ha assegnato all'edificio in questione il grado di protezione quattro che consente la ristrutturazione conservativa e non la demolizione;
- con nota prot n. 270817 del 19 luglio 2016 la Regione del Veneto ha chiesto al Comune di Cimadolmo chiarimenti in merito ai suddetti rilievi. A seguito della documentazione acquisita, la Regione, con nota prot 339665 del 9 settembre 2016, ha evidenziato che la visura storica per immobile "(...) è incoerente con l'immobile oggetto dell'intervento sia per quanto attiene l'indirizzo dell'edificio che per i dati di classamento" e che "Per quanto concerne l'estratto delle NTA del PRG, si rileva che l'intervento di "Demolizione con ricostruzione" è contemplato esclusivamente al punto "26.6 GRADO DI PROTEZIONE SEI" delle norme, mentre ai fabbricati oggetto di intervento è attribuito il grado di protezione "26.4 GRADO DI PROTEZIONE QUATTRO" che prevede la "Ristrutturazione edilizia pesante"";
- nell'ottobre 2016 il Comune ha dato il via ai lavori di demolizione della vecchia scuola media di Cimadolmo di via Roma;
- la Regione del Veneto, con nota prot. n. 376927 del 4 ottobre 2016, ha comunicato al Comune di Cimadolmo che: "(...) nelle more delle risultanze di specifico parere che sarà richiesto all'Avvocatura regionale, si ritiene di poter dare corso all'attività di validazione di competenza della U.O. Edilizia in relazione al finanziamento assegnato. Ci si riserva di attivare, qualora si rendesse necessario a seguito delle risultanze del parere da parte dell'Avvocatura regionale, le procedure di cui all'articolo 12 della Convenzione sottoscritta in data 4 marzo";
- la Regione del Veneto, con nota, prot. n. 410312 del 21 ottobre 2016, ha incaricato l'Avvocatura regionale di verificare la legittimità dell'intervento di ristrutturazione mediante demolizione e ricostruzione approvato dal Comune di Cimadolmo;
Tenuto conto che:
- l'articolo 12 della Convenzione, di cui alla DGR n. 120/2016, sottoscritta il 4/3/2016 tra la Regione del Veneto e il Comune di Cimadolmo, prevede che "In caso di inosservanza degli impegni derivanti dalla sottoscrizione della presente convenzione e da quelli previsti dalla vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale, la Regione diffiderà l'Ente beneficiario affinché lo stesso provveda alla eliminazione delle irregolarità constatate e, nei casi più gravi, la regione potrà disporre la sospensione dei finanziamenti indicando un termine per sanare l'irregolarità. Durante il periodo di sospensione la Regione non riconosce i costi eventualmente sostenuti. Decorso inutilmente il termine assegnato nella diffida e nella comunicazione di sospensione di cui sopra, senza che l'Ente beneficiario abbia provveduto all'eliminazione della irregolarità contestate, la Regione proporrà al MIUR la revoca del finanziamento pubblico, con l'obbligo alla restituzione immediata dei finanziamenti ricevuti, secondo la normativa in vigore.";
- nel parere trasmesso dall'Avvocatura regionale con nota prot. n. 34493 del 27/01/2017, si legge che "Ove, dunque si accertasse una discrasia tra il progetto edilizio e le norme tecniche di attuazione si dovrebbe concludere per l'illegittimità/illiceità dell'intervento, con conseguente decadenza dal finanziamento. In particolare, ove possibile, si dovrebbe attivare il procedimento di cui all'art. 12 della Convenzione stipulata tra la Regione del Veneto e il Comune di Cimadolmo in relazione al finanziamento (...)" e inoltre che: "Si rileva in via prodromica che l'accertamento della conformità del progetto presentato dal Comune di Cimadolmo rispetto alle prescrizioni edilizie contenute nelle nn.tt.aa. del P.R.G. del medesimo Comune, costituisce un'attività valutativa di fatto non rientrante nella competenza della scrivente Avvocatura. Esso dovrà formare oggetto di una diretta valutazione da parte dello stesso Comune in sede di rilascio del titolo edificatorio e, in seconda istanza, potrà formare oggetto di esame da parte delle competenti Strutture regionali nell'esercizio dei poteri di controllo previsti dalla sopra menzionata Convenzione e, in generale, nell'ambito delle verifiche da compiersi in sede di attribuzione di contributi (...). In tal modo definiti i vincoli cui soggiacciono gli edifici oggetto dell'intervento in parola, al fine di verificare l'ammissibilità a contributo dello stesso e, in particolare, il rispetto da parte del Comune di Cimadolmo dagli obblighi assunti convenzionalmente, occorrerà verificare, sotto il profilo edilizio, se il progetto costituisca un intervento di nuova costruzione in senso stretto o, invece, una ristrutturazione edilizia "pesante" e, in tale ultimo caso, appurare il rispetto dei limiti di cui all'art.26.4 delle nn.tt.aa. Fermo restando il permanere della competenza del Comune in ordine al rilascio del permesso a costruire e la potestà in capo allo stesso di modificare la propria disciplina pianificatoria ed edilizia per assecondare la realizzazione dell'intervento in parla, così "sanando" possibili illegittimità.";
- al punto 8.1 del parere stilato dall'avvocato incaricato dal Comune di Cimadolmo si legge che "Premesso che, a mio avviso, nella specie non vi sia necessità né possibilità di "sanare" alcunché, a fronte dell'inoppugnabilità dei titoli amministrativi che hanno autorizzato la realizzazione dell'intervento in questione (...)";
- con la deliberazione n. 2 del 2 marzo 2017, approvata con 7 voti favorevoli, 2 contrari mentre 3 consiglieri comunali non hanno partecipato al voto, il Consiglio comunale di Cimadolmo ha cercato di porre rimedio ad una situazione "insanabile" che rischia di far decadere il previsto finanziamento e di causare un rilevante danno erariale a carico del medesimo ente;
Tenuto conto altresì che:
- l'11 gennaio 2017 un consigliere comunale ha chiesto al Sindaco chiarimenti in merito alle modalità di smaltimento dell'amianto presente nelle tubazioni, nelle vasche di accumulo e nella sotto copertura dell'edificio dell' ex scuola media, dei quali si fa menzione nella delibera della Giunta comunale n. 12 del 24 febbraio 2015;
- il 23 febbraio 2016 la Regione del Veneto ha chiesto chiarimenti in merito allo smaltimento dell'amianto e alla caldaia che non risulta indicata nella dichiarazione di inagibilità' resa il 31/12/2013 dal tecnico comunale ma che ricompare inspiegabilmente nel testo di una determinazione dell'area tecnico manutentiva, pubblicata nella sezione amministrazione trasparente del sito del Comune e in cui si legge che: "(...) la caldaia è alloggiata (...) in edificio oggetto dell'intervento (...) .dovendo iniziare (...) i lavori si è dovuto togliere la caldaia (...)". Della vicenda è stata informata anche la Procura della Repubblica di Treviso;
- nella seduta del Consiglio comunale del 2 marzo 2017, il sindaco di Cimadolmo ha consegnato al suddetto consigliere comunale una serie di documenti che non fornirebbero esaurienti spiegazioni in merito ai quesiti posti e ai dubbi sollevati anche dalla Regione del Veneto;
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere regionale
chiede alla Giunta regionale
cosa intende fare in merito a tutte le problematiche sopradescritte riguardanti il finanziamento del progetto presentato dal Comune di Cimadolmo (TV)".
L'interrogante la presenta, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Molto brevemente. Si tratta di un intervento di demolizione e ricostruzione di una ex scuola media del Comune di Cimadolmo, ex Casa del Fascio, che ha previsto un finanziamento pubblico della BEI, della Banca Europea, tramite la Regione Veneto, per un importo di 1.200.000 euro.
Questo edificio, in base al Piano particolareggiato del Comune di Cimadolmo, aveva un grado di protezione 4 che consentiva la ristrutturazione conservativa, ma non la demolizione. La Regione Veneto è intervenuta il 19 luglio 2016 per dei chiarimenti presso il Comune di Cimadolmo e la stessa Regione, con una nota del 9 settembre 2016, ha evidenziato che l'intervento di demolizione con ricostruzione è contemplato esclusivamente al punto 26.6, grado di protezione 6; come appunto dicevo, invece questo vecchio edificio storico aveva grado di protezione 4.
Nell'ottobre 2016 il Comune ha dato il via a dei lavori di demolizione, quindi è stato demolito questo edificio. L'articolo 12 della convenzione di una delibera della Giunta regionale, n. 120 del 2016, sottoscritta tra Regione Veneto e Comune di Cimadolmo, prevede che, in caso di inosservanza degli impegni derivati dalla sottoscrizione, la Regione può disporre la sospensione dei finanziamenti. La stessa Avvocatura regionale dice: "ove dunque si accertasse una discrasia tra il progetto edilizio e le norme tecniche di attuazione, si dovrebbe concludere per l'illegittimità e illeceità dell'intervento, con conseguente decadenza del finanziamento".
Il Comune è intervenuto con una deliberazione cercando di porre rimedio a una situazione insanabile e la Regione Veneto poi ha chiesto ulteriori chiarimenti, addirittura mandando il carteggio per conoscenza alla Procura della Repubblica.
La domanda era: cosa intende fare la Regione Veneto in merito a tutte queste problematiche descritte?

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
La risposta la dà l'assessora Lanzarin, delegata dall'assessora Donazzan. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
" Il Comune di Cimadolmo è beneficiario di un contributo di € 1.200.000,00 per la realizzazione dell'intervento di demolizione e ricostruzione della scuola secondaria di primo grado, assegnato con Decreto Interministeriale 01.09.2015, ai sensi dell'art. 10 del decreto-legge n. 104 del 2013.
L'assegnazione del contributo è stata effettuata a seguito del Bando approvato con Deliberazione della Giunta regionale n. 158 del 10.02.2015 ed integrato con Deliberazione della Giunta regionale n. 219 del 24.02.2015, sulla base dell'istanza presentata dal Comune con nota prot. n. 1307 del 25.02.2015 e della graduatoria approvata con Deliberazione della Giunta regionale n. 599 del 21.04.2015, aggiornata con Decreto del Direttore della Sezione Lavori Pubblici n. 514 del 28.05.2015.
In merito alle numerose segnalazioni ed esposti circa presunte irregolarità concernenti la realizzazione dell'intervento e i presupposti di ammissione a finanziamento, presentate alla Regione, a partire dal giugno 2016, da parte di un Consigliere comunale di minoranza del Gruppo Cimadolmo Cambia, è opportuno evidenziare che la struttura regionale competente, a seguito di verifiche effettuate caso per caso, anche acquisendo dal Comune le necessarie informazioni, ha puntualmente dato riscontro alle stesse.
A seguito di specifiche richieste, ha inoltre fornito tutte le informazioni e la documentazione agli atti riguardanti il procedimento di finanziamento al Comune di Cimadolmo anche al Consigliere regionale Zanoni, da ultimo con nota n. 145474 in data 11/04/2017.
Con nota regionale n. 1843 del 03/01/2017, sono state inoltre fornite al Difensore civico regionale le notizie richieste in merito a quanto allo stesso segnalato dal Consigliere comunale e, con nota n. 126568 del 29/03/2017, è stata inviata alla Procura della Repubblica di Treviso, per opportuna informazione, tutta la corposa documentazione inerente la trattazione dei rilievi formulati dal Consigliere comunale stesso.
Per quanto riguarda, nello specifico, i rilievi formulati nell'interrogazione in oggetto, si precisa quanto segue:
• Relativamente all'attribuzione del codice MIUR (codice univoco attribuito agli edifici scolastici censiti nell'Anagrafe dell'Edilizia scolastica del Veneto), la richiesta di accesso al finanziamento formulata dal Comune di Cimadolmo (TV) riguarda lavori di demolizione e ricostruzione con ampliamento dell'edificio scolastico ubicato in via Roma 24/A e censito in Catasto all'N.C.E.U., Foglio 8, Particella 85, costituito da 3 piani fuori terra. L'Ente locale ha dichiarato che, in relazione a detto intervento, sono attribuibili i punteggi relativi "agli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione con cambio di destinazione ad uso scolastico qualora realizzati in sostituzione di edifici esistenti per i quali non sussiste convenienza tecnico-economica al recupero". Nell'Anagrafe regionale dell'Edilizia scolastica a detto edificio corrisponde il codice MIUR edificio 0260170828, correttamente riportato nella iniziale richiesta di accesso al finanziamento da parte del Comune, riferito ad immobile scolastico che non risulta utilizzato a seguito della realizzazione della nuova sede in via Lovadina. Si tratta cioè di edificio che ha mantenuto la destinazione scolastica seppure non più utilizzato a fini didattici. Si ritiene pertanto non vi siano motivi per non confermare, a tale riguardo, la compatibilità dell'intervento proposto con i criteri stabiliti dal Bando, come accertata in sede di istruttoria dell'istanza.
• Relativamente alla legittimità dell'intervento di ristrutturazione mediante demolizione e ricostruzione approvato dal Comune, a fronte del grado di protezione 4 assegnato all'edificio, tenuto conto del parere espresso dall'Avvocatura regionale con nota n. 461209 del 25/11/2016, non si può che prendere atto che, con Deliberazione consiliare n. 1 del 02.03.2017, il Comune di Cimadolmo ha approvato l'interpretazione autentica dell'art. 26 delle Norme di Attuazione del PRG, là dove si disciplinano il grado di protezione n. 4 e la ristrutturazione edilizia, nel senso di includere nella ristrutturazione edilizia anche gli interventi di demolizione e ricostruzione.
• Riguardo poi la problematica relativa all'amianto, il Comune, con dettagliata relazione trasmessa con nota n. 1721 del 02.03.2017, le cui conclusioni appaiono, salvo prova contraria, coerenti e plausibili, ne ha confermato l'effettiva presenza nell'edificio dell'ex scuola di Via Roma 24/A al momento della redazione del progetto oggetto del contributo assegnato ai sensi dell'art. 10 del decreto-legge n. 104 del 2013.
• Infine, relativamente alla presenza o meno della caldaia nell'edificio al civico 24/A di via Roma, il Comune, con nota n. 1746 del 03.03.2017, ha argomentato circa l'effettiva mancanza del generatore di calore a partire dalla stagione 2012-2013, evidenziando che il provvedimento comunale citato nell'interrogazione riguarda la fornitura di GPL alla parte di edificio al civico 24/B, sede delle Polizia Municipale. Nell'ammettere la poca chiarezza delle premesse al citato provvedimento, il Comune precisa che la nuova fornitura di gas si rendeva necessaria proprio a seguito della demolizione dell'edificio al civico 24/A nel cui vano tecnico-caldaia erano alloggiati i contatori del gas per entrambi gli edifici. Si prende atto, pertanto, di quanto formalizzato dal Comune, salvo diverse risultanze dovessero essere accertate dagli organi investigativi preposti.
Resta salvo che, ai sensi dell'art. 12 della Convenzione sottoscritta tra la Regione e il Comune di Cimadolmo il 04.03.2016, l'eventuale accertamento dell'inosservanza, da parte del Comune, degli impegni derivanti dalla sottoscrizione della convenzione stessa e dalla vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale, la Regione procederà a diffidare l'Ente beneficiario affinché provveda alla eliminazione delle irregolarità constatate e, in caso di inadempimento, proporrà al MIUR la revoca del finanziamento pubblico, con l'obbligo alla restituzione immediata delle eventuali erogazioni effettuate.
A tal proposito si evidenzia che, al momento, non sono ancora stati disposti pagamenti al Comune di Cimadolmo in relazione al contributo assegnato con il citato con Decreto Interministeriale 01.09.2015."

PRESIDENTE

Grazie, assessora Lanzarin.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore. Naturalmente mi riservo di leggere il cartaceo, che è stato illustrato mi pare parzialmente, in maniera sintetica. Mi chiedo, soprattutto rispetto all'ultima parte dove si parla di regolare esecuzione del tutto, se ciò sia effettivamente reale, nel senso che ci sono degli aspetti anche particolari. Perché il 23 febbraio 2016 la Regione del Veneto ha chiesto chiarimenti in merito allo smaltimento dell'amianto e alla caldaia, che non risulta indicata nella dichiarazione di inagibilità resa il 31.12.2013 dal tecnico comunale, ma che ricompare inspiegabilmente nel testo di una determinazione dell'Area tecnico-manutentiva, pubblicata nella sezione "Amministrazione trasparente" del sito del Comune, in cui si legge che "la caldaia è alloggiata in edificio oggetto all'intervento", ci sono degli omissis, dovendo iniziare i lavori si è dovuto togliere la caldaia.
Qui c'è anche la questione dell'amianto, un amianto che risulta essere presente in determinate situazioni. L'11 gennaio 2017 un Consigliere comunale ha chiesto al Sindaco chiarimenti in merito alle modalità di smaltimento dell'amianto presente nelle tubazioni, nelle vasche di accumulo e nella sotto copertura dell'edificio. Anche qui non si capisce bene con che modalità sia stato smaltito, quindi evidentemente ci sono ancora dei dubbi da chiarire su tutto ciò. Casomai andremo ulteriormente a fondo della situazione, anche valutati i contenuti della risposta in maniera più approfondita. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.

Interrogazione a risposta immediata n. 342 presentata il 12 aprile 2017dal Consigliere Ruzzante relativa a "LA REGIONE INTERVENGA PER VALORIZZARE E SALVARE DAL POSSIBILE DECLINO IL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI ALTINO"

" Premesso che:
- il Museo Archeologico Nazionale di Altino (MANA) versa in una situazione di incomprensibile sottoutilizzazione, un preludio all'abbandono che è certamente da scongiurare: poco conosciuto dai possibili fruitori e scarsamente frequentato, forse anche in ragione di una gestione che non ha adeguatamente comunicato e divulgato il valore dei reperti (quasi 50.000) custoditi, alcuni dei quali, a causa dell'assenza di impianti di condizionamento, addirittura scomposti e rovinati dalle alte temperature estive, altri, invece, non ancora collocati e depositati presso la vecchia sede museale;
- eppure, come detto, il MANA detiene importanti e cospicue tracce del passato, presenze e passaggi di popoli, culture e civiltà, segni e semi delle origini e del divenire dei veneti, elementi il cui valore non è affatto trascurato dai residenti che, invero, attraverso associazioni e cooperative, si danno d'attorno per cercare di mantenere e diffondere/difendere il patrimonio storico-culturale del Museo;
- l'azione dei cittadini, tuttavia, non può e non deve rimanere isolata in quanto rimessa alla buona volontà degli stessi: il principio di sussidiarietà non deve e non può assumere il senso di un arretramento delle istituzioni rispetto alla gestione di un rilevante patrimonio pubblico, quello storico–museale, soprattutto nel caso in cui, come quello di specie, l'intervento pubblico si è effettivamente concretizzato nell'erogazione di contributi (per un totale di circa 6.000.000,00 di euro) nell'ambito e a valere sulle risorse POR CRO FESR 2007-2013 a favore Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la realizzazione del MANA.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per conoscere quali interventi la Regione del Veneto intenda e possa mettere in campo in accordo con gli enti pubblici competenti per sostenere le attività del Museo Archeologico Nazionale di Altino".
La parola al consigliere Ruzzante per l'illustrazione.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Ho voluto porre questa interrogazione per provare a fare qualcosa per salvare un patrimonio che è straordinario, quello del Museo Archeologico Nazionale di Altino. Ci sono circa 50.000 reperti all'interno di questa struttura, che è un po' abbandonata a se stessa, scarsamente frequentata, soprattutto scarsamente pubblicizzata. Qui sono detenute le importanti e cospicue tracce del nostro passato, del passato di questa Regione, passaggi di popoli, di culture, di civiltà, soprattutto il divenire dei veneti e delle stratificazioni attraverso segni che si sono via via presentati nel nostro territorio.
Trovo veramente incredibile che, pur a fronte di un intervento economico importante, circa 6 milioni di euro da parte del POR CRO FESR 2007-2013 a favore della Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto del Ministero per i beni e le attività culturali per la realizzazione del MANA, siamo sostanzialmente a una situazione che è stata più volte denunciata.
Desidererei su questo non farne una battaglia contro qualcuno, cioè è chiaro che c'è una responsabilità anche nazionale da questo punto di vista, ma desidererei che il Consiglio regionale se l'assumesse, inviterei fra l'altro il collega Berlato – adesso non è in Aula, ma magari se glielo riferisce –, il Presidente della Commissione cultura Berlato, lo inviterei a mettere in cantiere una visita della Commissione al Museo Archeologico Nazionale di Altino, per rendersi conto di quale potenzialità ha quella struttura.
Quindi volevo chiedere alla Giunta se può fare qualcosa in tal senso.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Risponde, per l'assessore Corazzari, l'assessora Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
" La Regione del Veneto ha seguito e sostenuto fin dal suo inizio il percorso di ampliamento della sede museale di Altino, progetto che ha potuto avvalersi dei finanziamenti di cui ai fondi POR CRO FESR (2007-2013).
La proficua collaborazione istituzionale tra la Regione e il Comune di Altino è andata oltre l'obiettivo prioritario, il trasferimento del ricco patrimonio di reperti in una sede più adeguata, orientandosi alla valorizzazione complessiva dell'intera area archeologica.
Tramite il Programma Attuativo Regionale del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione - PAR FSC Veneto 2007-2013, il Comune di Altino ha potuto realizzare sia un percorso pedonale, accessibile anche ai fruitori con disabilità motorie e visive, che collega il nuovo museo con il centro della cittadina, sia un percorso ciclabile tra il museo e la ciclovia lunga delle Dolomiti, cogliendo opportunamente la presenza del nuovo polo museale archeologico per sviluppare la vocazione al turismo culturale.
Anche al di là dell'intervento finanziario, nel condividere la preoccupazione espressa per le problematiche gestionali del museo, la Regione conferma la propria disponibilità a prendere in esame, ricorrendo a strumenti di concertazione previsti per legge, proposte di collaborazione tra i soggetti diversi che nel territorio abbiano interesse a rendere il Museo Archeologico Nazionale di Altino centro attrattore del turismo culturale di qualità e luogo identitario della comunità locale".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Lanzarin.
La parola al consigliere Ruzzante per la replica.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Per una volta tanto, Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta, nel senso che verificherò strada facendo la disponibilità che ora l'Assessore, a nome della Giunta, ha espresso rispetto all'interrogazione che ho sollevato.
Perché non è che non è stato fatto nulla, lo ricordava anche l'Assessore, il percorso pedonale, il percorso ciclabile, il problema è proprio il museo, cioè se noi non valorizziamo ciò che contiene il museo, i visitatori saranno pochissimi. È un museo i cui reperti, se fossero in qualsiasi parte del mondo, noi partiremmo dall'Italia per andare a vederli, vi assicuro, perché funziona così. Anche la buona cultura, se non è inserita all'interno di percorsi di promozione, rischia di rimanere dimenticata, e dimenticarsi delle proprie radici, della propria storia e di ciò che è stato l'importanza di questi reperti nella lettura di ciò che è passato attraverso questo territorio, e Altino sappiamo è uno dei luoghi simbolo di tutta l'intera area del nordest, era il luogo crocevia dal punto di vista viabilistico, dal punto di vista di riferimento di questi territori e di queste popolazioni, quindi dico alla Giunta "facciamolo insieme", cioè nel senso che mi auguro che la Commissione Terza possa occuparsi del Museo MANA di Altino e che possiamo insieme fare un lavoro per valorizzare ciò che il nostro territorio ha di bello e che andrebbe conosciuto, a partire dai veneti ma, ovviamente, anche come percorso che proponiamo nei confronti dei cittadini, dei tanti turisti che arrivano in questa terra. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Ruzzante.

Interrogazione a risposta immediata n. 335 presentata il 5 aprile 2017 dai consiglieri Dalla Libera e Azzalin relativa a "PONTI DI BARCHE SUL DELTA DEL PO: QUALI AZIONI SI INTENDONO ADOTTARE PER CONTRIBUIRE, PER PROPRIA PARTE, ASSIEME AGLI ENTI LOCALI, ALLE SPESE DI MANUTENZIONE PER SALVAGUARDARE UN SERVIZIO DI PUBBLICA UTILITA'?"

" Premesso che:
- l'articolo intitolato "Si apre il ponte sul Po ed i pescatori pagano" pubblicato nel Il Resto del Carlino di Rovigo del 28.03.2017, porta nuovamente all'attenzione la questione della gestione dei ponti di barche nella zona del Delta;
- questi collegamenti svolgono un servizio importante che garantisce ai tanti residenti la viabilità e ai turisti di visitare una delle zone più caratteristiche del Parco del Delta Po;
- il valore storico e culturale dei cosiddetti ponti di chiatte dovrebbe essere riconosciuto e salvaguardato perché essi testimoniano il grande impegno dell'uomo che ha cercato di antropizzare quei luoghi rispettando la loro natura impervia;
- tali collegamenti tra Emilia Romagna e Veneto nella zona del Delta sono sempre più a rischio poiché le risorse degli enti locali (Goro, Taglio di Po, Porto Tolle, Ariano) non bastano per affrontare le spese di gestione e di manutenzione dei ponti di barche;
- una viabilità di questo tipo che mette in collegamento due regioni (Veneto – Emilia Romagna), due province (Rovigo - Ferrara), due parchi (Parco Delta del Po Veneto e Parco Delta del Po Emilia Romagna), ha una funzionalità particolare che non può essere di interesse esclusivamente comunale, ma provinciale, regionale e interregionale;
- si sta lavorando ad un Parco unico e non si riesce a tenerlo collegato nelle parti più pregiate e caratteristiche.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri
chiedono alla Giunta regionale
quali azioni intenda adottare per contribuire, per propria parte, assieme agli enti locali, alle spese di manutenzione dei ponti di barche per salvaguardare anzitutto un servizio di pubblica utilità".
Il consigliere Azzalin la dà per letta.
Risponde l'assessora De Berti.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
" Lo strumento normativo con cui la Regione interviene per contribuire alla gestione e alla manutenzione dei ponti di barche sul fiume Po è la Legge regionale 6 novembre 1984, n. 53 . Essa prevede la concessione di contributi annui a favore dei Comuni che gestiscono servizi di collegamento su acqua tra rive opposte mediante traghetti, ponti di chiatte e passerelle con il limite massimo del cinquanta per cento delle spese sostenute per la gestione dei servizi di collegamento.
Pur nelle note ristrettezze legate alla congiuntura economica, la Regione con Legge regionale 11 novembre 2016, n. 21 ha disposto il rimpinguamento dei capitoli della citata legge per 100.000 euro.
Tali fondi sono stati impegnati per sostenere il servizio di custodia e manutenzione ordinaria dei ponti di barche sul Po di Donzella e sul Po di Goro svolto dai Comuni di Taglio di Po, Porto Tolle, Ariano nel Polesine e di Goro.
Il servizio descritto, oltre a garantire i collegamenti viari sia tra i Comuni che tra le Regioni Veneto ed Emilia Romagna, è indispensabile al fine di garantire servizi di pronto intervento per alcune frazioni difficilmente raggiungibili a mezzo della viabilità ordinaria.
Con successiva DGR n. 2098 del 13/12/2016 il finanziamento di 100.000,00 sopradescritto è stato assegnato a favore del comune di Taglio di Po, quale ente capofila dei comuni per la gestione dei servizi. Con nota in data 22/03/2017 a firma del responsabile del servizio LL.PP. del Comune di Taglio di Po, è stata trasmessa copia conforme degli ordinativi estinti e dei documenti necessari a giustificare la regolarità delle spese sostenute ammontanti a € 143.145,91, da cui è derivato un contributo effettivamente erogato ai comuni pari a € 71.572,95.
Come appare evidente, la Regione ha esercitato sino ad oggi il proprio ruolo nell'ambito dei limiti definiti dalla norma regionale e dei vincoli imposti dalle disponibilità del bilancio. Tuttavia l'esempio di alcune buone pratiche attivate in altre aree della Regione, quali le infrastrutture su chiatte presenti sul fiume Piave e sulla Litoranea Veneta, indicano alcune soluzioni percorribili per superare l'attuale situazione di disagio che caratterizza questa parte del territorio polesano.
Appare in primo luogo prioritario proseguire nella strada dell'intesa con la vicina Regione Emilia Romagna e con tutti i Soggetti pubblici e privati interessati al fine di promuovere interventi di manutenzione e messa a norma di queste infrastrutture, la cui importanza è sia legata all'accessibilità locale che alle strategie di sviluppo economico dell'intero territorio.
La Regione continuerà in questi termini ad essere elemento catalizzatore dei Comuni e degli altri Soggetti portatori di interesse per ricercare fondi, anche all'esterno del proprio bilancio, per la sistemazione e la messa a norma dei ponti di barche, al fine di porre le basi di una gestione del servizio aperta alle esigenze della mobilità locale, ma anche capace di capitalizzare le opportunità della domanda turistica che interessa il Delta del Po".

PRESIDENTE

Grazie, assessora De Berti.
La parola al consigliere Azzalin per la replica.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Sono in parte soddisfatto, Assessore. Il neo Sindaco, riconfermatosi, del Comune di Taglio di Po, proprio grazie a questo contributo ha potuto avere anche un grande consenso in quel Comune, che l'ha riconfermato, e quindi esterno anche da parte sua il ringraziamento dell'impegno della Regione.
Al di là di questa premessa, i ponti di barche sono caratteristici di un territorio e funzionali per quel territorio. La Regione ha fatto la sua parte, ha dato questo contributo e io do atto, è stato chiaramente nelle economie, tra l'altro, un impegno notevole, però io voglio prendere per buono quello che lei ha detto, cioè che la Regione sarà elemento caratterizzante per essere riferimento e intervenire su queste strutture. Non può che essere così, ma guardi, io indico la strada, che era già stata peraltro condivisa con la Giunta, per il tramite dell'assessore Corazzari e anche con il Vicepresidente, allorquando si disse: se i Comuni locali intervengono e mettono i soldi che hanno a disposizione nel parco e in qualche modo contribuiscono attivamente, la Regione si renderà disponibile a fare un ragionamento.
Ora, lì è evidente che ci vuole un finanziamento di questo tipo, eccezionale, straordinario, magari attingendo a fondi europei. Chiedo che su questo non si molli l'attenzione, non venga meno l'attenzione, perché, guardate, privare il Delta dei ponti di barche non è solo un danno economico e persone che si vedrebbero costrette a fare centinaia di chilometri, perché quelle sono le dimensioni territoriali, ma è un elemento caratterizzante di quell'area, e quindi un intervento di questa natura, sistemarli vuol dire, metterli in sicurezza e tutto, sappiamo che già una quota di finanziamenti c'è, perché la mettono.
Per cui chiedo che si continui non con questi interventi una tantum, ma con un impegno di carattere strutturale per dare una risposta definitiva per la messa in sicurezza e la funzionalità di queste strutture.
Ringrazio per la sensibilità dimostrata in questo intervento e per l'attenzione ribadita dall'Assessore nella risposta a questa interrogazione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.

Interrogazione a risposta immediata n. 349 del 27 aprile 2017 presentata dal consigliere Ruzzante "LA GIUNTA REGIONALE INTERVENGA PER EVITARE LA CHIUSURA DELLA SEDE DI PADOVA DELLA CARLSON WAGONLIT TRAVEL"

" Premesso che:
- da quanto è dato apprendere da un articolo di cronaca locale, nei giorni scorsi la Carlson Wagonlit Travel, società internazionale nel ramo dei viaggi aziendali, ha richiesto a 10 dipendenti della sede di Padova di trasferirsi presso le sedi di Milano e Trieste;
- la richiesta di trasferimento si inserisce nell'ambito di un più ampio processo di riorganizzazione che riguarda le sedi italiane della società, nella prospettiva della delocalizzazione dei servizi e sostituzione degli operatori con un sistema automatizzato di prenotazione;
- per quanto non paia profilarsi all'orizzonte una procedura di licenziamento collettivo, sembra tuttavia ferma la volontà dell'azienda di attivarsi sul fronte della riorganizzazione, tanto è vero che i lavoratori, in assenza di chiare indicazioni, all'inizio del mese di aprile hanno manifestato e scioperato in tutta Italia.
Considerato che ove il trasferimento, problematico sotto diversi profili - a partire dal distacco dagli affetti famigliari -, presso le sedi di Milano e Trieste non venisse accettato si determinerebbe il licenziamento dei lavoratori della sede di Padova, e, ancora una volta, con l'inesorabile costanza e cecità del profitto, decisioni come quella di delocalizzare si riverbererebbero esclusivamente sulla vita dei lavoratori, veneti e non.
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere se con riferimento ai fatti esposti in premessa intenda attivarsi, anche attraverso la convocazione di un apposito tavolo di confronto con le parti datoriali e sindacali, per scongiurare il trasferimento o il licenziamento dei lavoratori della sede di Padova della Carlson Wagonlit Travel.".
L'interrogante la dà per letta.
Risponde l'assessora Lanzarin, perché l'assessora Donazzan arriverà tra un po'.
Prego, assessora Lanzarin.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
" Carlson Wagonlit Travel è una società multinazionale che si occupa di organizzazione di viaggi di lavoro per grandi aziende. Ha più sedi in Italia e, di recente, ha deciso la chiusura delle sedi di Bologna, Firenze e Padova, dove erano occupati complessivamente circa trenta dipendenti.
Ai lavoratori in forza a Padova, una decina, era stato offerto il trasferimento alla sede di Milano ma, a seguito della trattativa condotta dai sindacati a livello nazionale e locale, è stato sottoscritto, agli inizi di maggio, un accordo per il licenziamento collettivo su base così detta volontaria, con incentivo all'esodo, ferma restando la possibilità di trasferimento presso la sede di Milano.
Nel corso della trattativa nessuna richiesta di mediazione è stata rivolta agli uffici regionali o all'Unità di Crisi, essendosi svolta la discussione principalmente in sede nazionale.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Lanzarin.
La parola al consigliere Ruzzante per la replica.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Non mi dichiaro soddisfatto, in questo caso. È vero che la trattativa si è svolta su scala nazionale, però questa è una piccola azienda, la conoscete forse in molti, perché la Carlson Wagonlit Travel è un'agenzia di viaggi e molto spesso le prenotazioni dei treni, almeno una volta, si facevano attraverso queste agenzie, adesso basta entrare in internet e ciascuno è in grado di prenotarsi tutto quello che vuole.
Però non sono d'accordo sul fatto che queste multinazionali arrivano, mungono la mucca e, dopo pochi anni, se ne vanno tranquillamente e liberamente; perché sta avvenendo così in tantissimi settori del lavoro nell'ambito del nostro Veneto.
Allora o noi ci mettiamo d'accordo a difendere il lavoro che c'è e i lavoratori, perché ci sono mille maniere per difendere i lavoratori, offrendo la possibilità di nuovi lavori. Certo non si può chiedere a una madre di famiglia di andare a lavorare a Milano partendo dalla sede di Padova, questo è evidente che non è un'offerta di lavoro seria, siccome erano in prevalenza donne le dipendenti della Carlson Wagonlit Travel.
È evidente che bisogna in qualche modo battersi di più e meglio, facendo squadra, perché su questi temi io non credo ci sia un problema di differenza politica, ma difendendo i posti di lavoro del Veneto, perché non è possibile che queste grandi aziende multinazionali considerino il nostro territorio terra di rapina, dove prendo i profitti e lascio disoccupati. Questo è inaccettabile.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.

Interrogazione a risposta immediata n. 353 del presentata dai consiglieri Zanoni e Zottis "LA GIUNTA REGIONALE INTENDE BLOCCARE LE DEROGHE PER L'USO DI PESTICIDI NOCIVI PER LA SALUTE E L'AMBIENTE?"

" Premesso che:
- la Regione del Veneto, con decreto del direttore dell'Unità organizzativa Fitosanitario n. 8 del 13 febbraio 2017, ha adottato le "Linee Tecniche di Difesa Integrata 2017" che "indicano i criteri di intervento, le soluzioni agronomiche e le strategie da adottare per la difesa delle colture ed il controllo delle infestanti, nell'ottica di un minor impatto verso l'uomo e l'ambiente, consentendo di ottenere produzioni economicamente sostenibili";
- l'associazione O.A. WWF Terre del Piave - Gruppo Alta Marca nel riscontrare le criticità e incongruenze delle suddette linee tecniche ha evidenziato che, mentre i Consorzi di tutela del prosecco DOC e DOCG sono impegnati a gestire le richieste di riduzione dei "prodotti fitosanitari più pericolosi per la salute", più volte avanzate dal Presidente Zaia, la Regione continua imperterrita a rilasciare autorizzazioni in deroga sull'uso di pesticidi nocivi;
- in particolare l'associazione O.A. WWF Terre del Piave ha segnalato che il 20/03/2017, con nota protocollo n. 111448, la direzione regionale dell'Unità organizzativa Fitosanitario ha autorizzato l'uso in deroga dell'erbicida "Glufosinate ammonium", che nel Regolamento CE/1272/2008 è classificato con le seguenti frasi di rischio: H302 (Nocivo se ingerito); H312 (Nocivo per contatto con la pelle); H332 (Nocivo se inalato); H360FD (Può nuocere alla fertilità. Può nuocere al feto); H373 (Può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta) (H360FD - H373 effetti cronici per la salute, segnalati con pittogramma "corpo che esplode"). Tale deroga ha riguardato anche le produzioni relative agli impianti di melo e pero inseriti nei programmi "Frutta per l'infanzia" o "Baby Food". Inoltre ha evidenziato che la Regione autorizza ancora l'uso dei principi attivi denominati "inibitori dell'acetilcolinestesasi", tra i quali il Chlorpyrifos etile e metile, senza evidenziarne la pericolosità per la salute, come risulta dalle "Informazioni per il medico" riportate nelle etichette e nella "sezione 11". delle schede di sicurezza dei prodotti fitosanitari.
Considerato che:
- solo nel 2016 sono state concesse 28 autorizzazioni in deroga sull'uso di prodotti fitosanitari (6 estensioni già autorizzate dal Ministero della Salute e 22 su richiesta delle associazioni agricole);
- l'ostentato impegno della Regione per una riduzione dell'impatto e dei rischi sulla salute umana, l'ambiente e le biodiversità derivanti dall'uso dai pesticidi non risulta pertanto credibile di fronte alle continue deroghe che rischiano peraltro di compromettere anche la candidatura UNESCO delle colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri
chiedono alla Giunta regionale
se intende bloccare le deroghe per l'uso di pesticidi nocivi, tutelando la salute e l'ambiente.".
Illustrazione del consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
La domanda dell'interrogazione a risposta immediata è chiarissima, in merito a questa mia interrogazione e della collega Zottis.
La Regione del Veneto, con decreto del Direttore dell'Unità organizzativa fitosanitaria n. 8 del 13 febbraio 2017 ha adottato le Linee tecniche di difesa integrata 2017. Molte associazioni che si occupano di tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini hanno appunto evidenziato, in particolare la sezione WWF Terre del Piave, il 20 marzo 2017 con nota protocollo 111448, come la Direzione regionale Unità organizzativa fitosanitario ha autorizzato l'utilizzo in deroga dell'erbicida Glufosinate ammonium. Questo erbicida è così catalogato nel Regolamento CE/1272/2008: nocivo per il contatto con la pelle, nocivo se inalato, può nuocere alla fertilità, può nuocere al feto, può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata o ripetuta.
Tale deroga ha riguardato anche le produzioni relative agli impianti di melo e pero inseriti nei programmi Frutta per l'infanzia o Baby Food. Inoltre ha evidenziato che la Regione autorizza ancora l'uso di principi attivi denominati inibitori, tra i quali il Chlorpyrifos etile e metile.
Considerato anche che si parla di candidatura dell'Unesco per aree dove si utilizzano questi prodotti chimici, come le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, si chiede, a fronte di tutta questa premessa, se non sia utile bloccare deroghe per l'uso dei pesticidi nocivi, tutelando la salute e l'ambiente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
La parola all'assessore Pan per la risposta.

Ass.re Giuseppe PAN

Grazie, Presidente.
" Le procedure di autorizzazione delle sostanze attive in agricoltura sono una competenza dell'Unione Europea, mentre le procedure di autorizzazione dei prodotti fitosanitari sono di competenza dell'autorità nazionale, in Italia, il Ministero della Salute.
Gli uffici regionali non hanno alcuna competenza in merito all'autorizzazione all'impiego dei prodotti fitosanitari che, quando sono autorizzati dal Ministero della Salute, sono utilizzabili dagli agricoltori con le limitazioni riportate in etichetta.
La Regione del Veneto, tramite la competente Unità Organizzativa Fitosanitaria, approva e aggiorna le Linee Tecniche di Difesa Integrata o disciplinari, sulla base delle Linee Guida condivise e adottate a livello nazionale dal Gruppo Difesa Integrata istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
I disciplinari sono il riferimento tecnico per le aziende che volontariamente aderiscono ai programmi di difesa integrata attuati in applicazione della Direttiva 128/2009 relativa all'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e alla normativa italiana di recepimento di detta direttiva: D. Lgs. n. 150/2012, art. 20 e il Decreto 22 gennaio 2014 di adozione del Piano di Azione Nazionale, paragrafo A.7.3.
I disciplinari della Regione Veneto, così come i disciplinari di tutte le regioni, prevedono una selezione delle sostanze attive indicate per la difesa delle principali avversità delle coltivazioni, tenuto conto dell'efficacia, della selettività, degli aspetti tossicologici e di impatto ambientale e della gestione delle resistenze; di fatto i disciplinari limitano o escludono, nei casi in cui non siano ritenute tecnicamente necessarie, sostanze attive contenute in prodotti fitosanitari che sono regolarmente autorizzati dal Ministero della Salute.
Le aziende che non aderiscono ai programmi di difesa integrata sono tenute per obbligo di legge solo al rispetto delle indicazioni riportate nelle etichette dei prodotti fitosanitari, mentre le aziende che applicano i disciplinari devono rispettare anche le limitazioni aggiuntive nell'uso dei prodotti fitosanitari stabilite da detti disciplinari.
Le deroghe che vengono rilasciate nel corso dell'anno rispetto ai disciplinari approvati ad inizio d'anno tengono conto della necessità di contrastare patogeni che possono manifestare una forte virulenza a causa ad esempio di particolari condizioni metereologiche; in ogni caso si tratta sempre di uso di prodotti autorizzati dal Ministero della Salute entro i limiti di impiego previsti e nel pieno rispetto della legge.".
È chiaro che, quando ci sono avversità, come aumento della piovosità o particolari momenti di calore o sviluppo di certi insetti, noi dobbiamo intervenire per dare anche ai nostri coltivatori comunque una sicurezza nella produzione.
So che lei comunque va sempre in cerca di mettere il dito all'interno dei nostri disciplinari, soprattutto in quelli del Prosecco e dell'Unesco. Le ricordo che recentemente il Consorzio del Prosecco ha vietato sia il glifosate e alcuni principi attivi volontariamente, attraverso il voto dei propri associati. Quindi mi sembra un grande passo in avanti verso una coltivazione e un'agricoltura, soprattutto vitivinicola, che sia sempre più rispettosa anche nell'uso di questi prodotti.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Pan.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta, naturalmente le chiederò la parte cartacea per poterla esaminare più a fondo.
È vero che è anche competenza ministeriale, tanto è vero che nell'interrogazione lo riporto e lo scrivo. Sta di fatto però che, come tra l'altro è stato riconfermato, queste deroghe, ad esempio per quanto riguarda gli impianti di melo e pero inseriti nel programma "Frutta per l'infanzia" e "Baby Food", sono deleghe che ha dato la Regione.
Quello che io credo dovrebbe essere fatto da parte della Regione, considerato anche che sono linee che riguardano i nostri bambini, naturalmente prendendo atto che effettivamente ci possono essere delle avversità tali da dover intervenire in maniera diversa dal normale, poter incrementare quelle che sono tutte quelle lotte a questi parassiti o lotte appunto alle infezioni delle piante con sistemi che prevedano l'utilizzo di sostanze meno impattanti e con meno problematicità per la salute dell'uomo, e naturalmente che poi hanno anche minore ripercussione sull'ambiente, visto anche l'ultimo studio fatto dall'ARPAV per quanto riguarda i dati dei residui dei pesticidi nei fiumi del Veneto, purtroppo la dice lunga sul fatto che tante di queste sostanze, oltre che naturalmente, come residui, andare a finire nei prodotti, vanno a finire anche nelle nostre acque, questa è una cosa indiscutibile perché è la stessa ARPAV che lo dice.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 318 presentata il 6 marzo 2017 dal consigliere Bassi "SALVIAMO IL CENTRO ITTIOGENICO DI BARDOLINO?"

" Premesso che:
- nel 1999 la Provincia di Verona acquistò l'incubatoio di Bardolino da Veneto Agricoltura (ex Esav). La superficie totale è di 240 metri quadrati circa, di cui 118 adibiti a incubatoio;
- lo stabile, costruito negli anni Cinquanta (con un contributo della Provincia), versava in totale stato di abbandono. La Provincia iniziò la ristrutturazione finalizzata al recupero funzionale e la completò agli inizi del 2004. L'acquisto e la completa sistemazione dell'impianto, comprensiva della progettazione e dell'allestimento della sala incubatoio, sono costati alla Provincia circa 740 mila euro. Ulteriori 10 mila euro sono stati spesi nel 2006 per l'acquisto di alimentatori artificiali e altre attrezzature. L'obiettivo era farne un centro di riproduzione ittica, salvaguardia e ricerca. Un nido sicuro per carpioni, coregoni, lucci e altri pesci caratteristici del nostro lago;
- inoltre, il centro ittiogenico e sperimentale in riva al lago, in località San Pietro, lungo la passeggiata verso Garda, deputato al ripopolamento delle specie ittiche lacustri, è l'ultimo rimasto sulla sponda gardesana veronese. Gli altri due incubatoi per il lago più grande d'Italia si trovano oggi a Desenzano (Brescia) e Dro (Trento);
- il centro ittiogenico bardolinese è gestito per conto della Provincia, da circa sette anni, dall'associazione Pesca Sportiva Bardolino, convenzionata fino alla fine di febbraio per portare a termine la campagna a favore del coregone, cioè il lavarello. Il centro, è un pezzo di storia, oltre che di economia, del lago di Garda e chiuderlo, sarebbe una perdita grave per il territorio;
- dal 2011 l'associazione Pesca sportiva di Bardolino ha speso tempo e risorse proprie. Sono stati organizzati incontri didattici con gli alunni delle scuole. Al centro bardolinese di riproduzione per i pesci sono nati e finiti nel lago coregoni, cavedani, trote, lucci, carpioni (salmonidi che vivono solo nel Garda e che sono diventati ormai una rarità);
- poiché il Presidente della Provincia ha confermato che l'immobile fa parte dei beni disponibili da mettere all'asta, visto che la pesca non è più materia di competenza provinciale.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere se intende e come intende intervenire per salvaguardare questa importantissima struttura, considerato soprattutto che si tratta dell'unico centro ittiogenico sulla sponda gardesana veronese, fondamentale per i pescatori sia sportivi sia professionisti, ma anche per l'indotto legato alla fornitura di pesce locale ai ristoratori.".
Il consigliere Bassi la dà per illustrata.
Risponde l'assessore Pan, prego.

Ass.re Giuseppe PAN

Grazie, Presidente.
" Il bacino del Garda riveste una particolare importanza sotto i profili ambientali, soprattutto per la presenza di una ittiofauna diversificata e di particolare valore faunistico quali il carpione del Garda, la trota lacustre, il pesce persico, il lavarello (o coregone) e il luccio, solo per citarne alcune; ittiofauna che oggi, come in passato, soprattutto per le specie più sensibili, richiede la messa in atto di politiche di salvaguardia che si concretizzano nella piena funzionalità ed efficienza dei Centri ittiogenici sorti sulle sponde del lago di Garda.
Il Centro Ittiogenico di Bardolino nasce proprio per contrastare, per quanto possibile, il graduale deterioramento delle caratteristiche qualitative dell'habitat naturale, e per sostenere, tra l'altro, l'intera economia legata alla pesca, sia professionale che dilettantistico sportiva.
La Giunta regionale, ben consapevole dell'importanza rappresentata da questo Centro ittiogenico, ha avviato un confronto con l'Amministrazione provinciale di Verona – che è la proprietaria – con l'obiettivo di porre in essere ogni possibile soluzione per evitare la dismissione di detto Centro ed il mantenimento della sua funzione fondamentale per la pesca del Garda.
Con nota in data 2 maggio scorso la Provincia di Verona ha comunicato che è sua intenzione concedere per ora la struttura in comodato d'uso al Comune di Bardolino per il proseguimento dell'attività ittiogenica del Centro, Comune che si è dichiarato disponibile anche al successivo acquisto dell'immobile.
Questa soluzione, nelle more del completamento del processo di riassetto normativo e organizzativo delle funzioni provinciali non fondamentali riallocate in capo alla Regione, permetterebbe, grazie all'interessamento del Comune di Bardolino, il mantenimento della funzione ittiogenica dell'impianto a sostegno delle specie ittiche del lago di Garda.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Pan.
La parola al consigliere Bassi per la replica.

Andrea BASSI (Centro Destra Veneto – Autonomia e Libertà)

Grazie, Presidente.
Completamente soddisfatto naturalmente, perché il problema è stato ottimamente risolto, quindi ringrazio anche l'assessore per l'impegno profuso.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Bassi.

Interrogazione a risposta immediata n. 360 presentata l'11 maggio 2017 dal consigliere Ruzzante "L'ENTE PARCO COLLI EUGANEI E' REPUBBLICA AUTONOMA E INDIPENDENTE?"

" Premesso che:
- la legge 11 febbraio 1992, n. 157 affida alle regioni i poteri di gestione, tutela e controllo della fauna selvatica, conseguendone che tali enti, in quanto obbligati ad adottare tutte le misure idonee ad evitare che la fauna selvatica arrechi danno a terzi, sono responsabili, ai sensi dell'art. 2043 del codice civile secondo il più recentemente orientamento della Corte di Cassazione, dei danni cagionati da un animale selvatico ai veicoli in circolazione;
- l'art. 28 della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 stabilisce che "Per far fronte ai danni di cui al comma 1 dell'articolo 26 della legge n. 157/1992 è costituito un fondo regionale destinato alla prevenzione e ai risarcimenti";
- la Regione del Veneto ha contratto polizza assicurativa per concorrere, come previsto dall'art. 4 della legge regionale 23 aprile 2013, n. 6 , "al risarcimento dei danni causati a persone e veicoli per l'impatto con fauna selvatica in attraversamento di sedi stradali".
Rilevato che:
- risultano casi in cui l'attivazione della copertura assicurativa è stata negata opponendo che l'incidente fosse avvenuto all'interno del territorio del Parco Colli Euganei e pertanto il danno non risarcibile mediante l'attivazione della copertura assicurativa;
- in altri casi, invece, la copertura assicurativa non è stata attivata, e pertanto il risarcimento in via stragiudiziale negato, in quanto l'ammontare dei danni derivanti dal sinistro denunciato erano inferiori i 5.000 di franchigia previsti dalla polizza per responsabilità civile verso terzi contratta.
Considerato che:
- i casi di diniego dell'indennizzo da parte della compagnia assicurativa, oltre a costringere il richiedente a rivolgersi all'Autorità Giudiziaria, comportano, nel caso in cui a conclusione del giudizio sia riconosciuta la spettanza del diritto al risarcimento, anche la condanna alle spese di soccombenza per l'Amministrazione;
- il diniego di risarcimento sulla base della opposta assenza di legittimazione passiva della Regione del Veneto in quanto il sinistro avvenuto nel territorio dell'Ente Parco Colli Euganei sembra del tutto infondato atteso che tale ultimo ente, pure avendo autonomia organizzativa e di bilancio, è sostanzialmente un organo regionale sul quale la Regione Veneto esercita precisi poteri di indirizzo e di vigilanza;
- il limite della franchigia di cui alla polizza stipulata dalla Regione del Veneto appare eccessivamente alto rispetto all'esigenza positivizzata dal legislatore regionale.
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per conoscere in ordine a quanto sopra esposto e con particolare riferimento alla denegata copertura assicurativa per i casi in cui il sinistro sia accaduto nel territorio dell'Ente Parco Colli Euganei quali iniziative intenda assumere la Giunta regionale ai fini della tutela effettiva e dell'indennizzo dei terzi per i sinistri causati da fauna selvatica.".
L'interrogante la dà per letta.
La parola all'assessore Forcolin per la risposta.

Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
" Va preliminarmente segnalato, come rilevato anche dall'interrogazione, che in relazione ai danni per fauna selvatica intervenuti presso l'area del Parco Colli Euganei risultano casi in cui l'attivazione della copertura assicurativa è stata negata dal liquidatore con la motivazione che l'incidente è avvenuto all'interno del Parco Colli Euganei.
Si assicura che l'Amministrazione regionale contatterà sollecitamente la compagnia assicurativa AIG EUROPE ass.ni richiedendo formalmente il riesame di tutte quelle pratiche per cui è intervenuto un diniego, al fine di verificare la possibilità di ottenere la riapertura del sinistro/i e la loro indennizzabilità, anche considerando la sussistenza e il concorso di eventuali altre coperture assicurative di RCT direttamente in capo all'Ente Parco.
Per quanto sopra, non si può non evidenziare come la Regione del Veneto abbia contratto, con alcuni limiti normativi a suo tempo imposti dal mercato, una polizza assicurativa a garanzia della Responsabilità Civile afferente a tutti i servizi e le attività che istituzionalmente le competono.
Tra i rischi assicurati figura anche la responsabilità civile eventualmente imputabile alla Regione per quanto concerne gli obblighi di gestione, tutela e controllo della fauna selvatica nell'ambito del territorio di competenza.
Si tratta di una polizza RCT/O, stipulata tramite procedura di gara con effetto dalle ore 24 del 31.07.2013 e con scadenza definitiva alle ore 24 del 31.07.2018, polizza aggiudicata alla Compagnia assicuratrice AIG EUROPE ass.ni, che prevede l'applicazione di una franchigia fissa per qualunque tipologia di sinistro pari ad euro 5.000,00.
All'epoca della gara, in considerazione della non favorevole situazione del mercato assicurativo, non fu possibile reperire condizioni migliori, anche in considerazione del fatto che la frequenza di accadimento di sinistri da fauna selvatica è sempre stata particolarmente elevata (dal 2013 in poi si sono registrate almeno 400 richieste di risarcimento per anno, ad ora siamo a circa 500), tale da rendere questa tipologia di copertura assicurativa non particolarmente appetibile sul mercato assicurativo e, tra l'altro, abbastanza onerosa.
Ciò premesso, nella piena consapevolezza del fatto che l'attuale impostazione assicurativa non appare certamente ottimale né dal punto di vista economico né da quello gestionale/amministrativo, l'amministrazione regionale ha già avviato proprio in questi mesi un'intensa attività di revisione tecnica e normativa dell'intero pacchetto assicurativo che dovrà esser nuovamente posto in gara (si stima entro gennaio 2018) in previsione della prossima scadenza (31.07.2018). In buona sostanza trattasi di una scadenza ormai imminente stante la tempistica imposta dalle procedure di legge necessarie per gestire l'affidamento di tali appalti di servizio.
In occasione di tali revisioni verranno considerate le recenti ed esplicite direttive ANAC al riguardo, verranno introdotte penali a carico della Compagnia assicurativa in caso di ritardi o inadempimenti nella gestione o nella liquidazione dell'indennizzo dovuto al danneggiato.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Forcolin.
La parola al consigliere Ruzzante per la replica.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Sapevo che era in atto da parte della Giunta una revisione.
Il punto cruciale di questa interrogazione è che questa franchigia vale solo all'interno del Parco Colli Euganei. In incidenti che avvengono fuori da quest'area la franchigia applicata è diversa, e questi incidenti, che sono causati quasi tutti dall'attraversamento di cinghiali, che sono molto pericolosi. Molto spesso i danni ai veicoli sono inferiori ai 5.000 euro, quindi "becchi e bastonati" si dice da qualche parte, nel senso che uno è danneggiato e rischia di non ricevere proprio nulla per l'indennizzo per i danni da fauna selvatica.
Quindi io invito caldamente la Giunta: 1) a rivedere tutti i casi, perché ci sono i cittadini che sono infuriati; 2) a rivedere la convenzione con la AIG Europe o con una nuova compagnia assicuratrice che assicuri delle franchigie decisamente più basse; 3) a risolvere il nodo del rapporto tra Regione e Parco Colli, perché c'è un po' un rimpallo di responsabilità e di competenze che porta a gravi ritardi nel rifondere i danni e a situazioni nelle quali i cittadini restano assolutamente insoddisfatti.
Comunque non mi posso dichiarare soddisfatto. Mi dichiarerò soddisfatto quando vedrò una franchigia diversa applicata all'interno del Parco dei Colli Euganei, anche perché il problema c'è, esiste e esisterà sempre di più per i danni da fauna selvatica.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Adesso passiamo alle interrogazioni a risposta scritta, che sono iscritte all'ordine del giorno dell'Aula perché non hanno avuto la risposta entro i termini previsti dal Regolamento, e quindi l'interrogante ha chiesto l'applicazione dell'articolo 111, commi 3 e 4.
PUNTO
4



INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO

Interrogazione a risposta scritta n. 409 presentata il 6 aprile 2017 dal consigliere Ruzzante "INDAGINI DELLA MAGISTRATURA SUL PARCO COLLI EUGANEI: LA GIUNTA REGIONALE VERIFICHI E CHIARISCA LE RESPONSABILITÀ, ATTIVANDO IMMEDIATE PROCEDURE ISPETTIVE"

" Premesso che il Parco regionale Colli Euganei, istituito con legge regionale 10 ottobre 1989, n. 38 , recante "Norme per l'istituzione del Parco regionale dei Colli Euganei", è gestito, ai sensi del comma 3 dell'art. 1 di detta legge, dall'ente amministrativo regionale denominato Ente Parco Colli Euganei e come tale sottoposto, ai sensi della legge regionale 18 dicembre 1993, n. 53 "Disciplina dell'attività di vigilanza e di controllo sugli enti amministrativi regionali" ai controlli preventivi susseguenti (art. 3, comma 5) e alla vigilanza e controllo ai sensi dell'art. 60, comma 1 dello Statuto della Regione del Veneto.
Rilevato che:
- la Procura della Repubblica di Rovigo pare abbia avviato indagini su presunte irregolarità riguardanti l'attività contrattuale conseguente all'installazione e gestione del traliccio unico per impianti di diffusione radiotelevisiva sul Monte Cero (Baone - PD -); le indagini, svolte dall'Arma dei Carabinieri su delega della Procura della Repubblica, sarebbero intese a verificare la sussistenza del delitto di turbata libertà degli incanti eventualmente conseguente allo svolgimento procedura negoziata svolta con il raggruppamento di imprese concessionario, oggi divenute un'unica società. Più precisamente, le problematiche sembrerebbero coinvolgere gli atti contrattuali successivi e integrativi attraverso cui l'ente Parco Colli Euganei ha provveduto a rimodulare, accogliendo le richieste avanzate dal gruppo concessionario, oggi Monte Cero Srl, precise e fondamentali clausole contrattuali, e cioè: l'importo del canone di locazione da corrispondere, il cui importo passa da fisso (200.000,00 euro) a "indicativo e senza alcuna efficacia vincolante", nonché la durata della concessione che diviene prorogabile di altri 30 anni;
- sembra che i canoni corrisposti dagli operatori radiotelevisivi per l'affitto del traliccio gestito da Monte Cero Srl risultano acquisiti dalla Free Access Srl, società questa che non ha alcun rapporto contrattuale con il Parco Colli Euganei e che però, rispetto alla Monte Cero, cui sembrerebbe collegata, dichiara utili ben maggiori, sui quali, però, non essendo parte contrattuale del contratto di concessione, non è applicata la riserva del 30% da attribuire al Parco Colli Euganei.
Considerato che da quanto sopra esposto sembrano emergere più profili di problematicità, sui quali la Giunta regionale deve attivare proprie e immediate verifiche , fermo restando che, stante la evidente rilevanza delle questione, chiederò l'intervento della Quarta Commissione consiliare.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere quali attività intenda intraprendere o abbia eventualmente già intrapreso la Giunta regionale nell'esercizio dell'attività di vigilanza in ordine ai fatti indicati in premessa per verificare la sussistenza o meno di precise responsabilità e adottare i provvedimenti di competenza.".
La parola al consigliere Ruzzante per l'illustrazione.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Questo testo è, ovviamente, completamente diverso dalla materia precedente.
La questione è abbastanza delicata in questo caso, tanto che ho chiesto anche alla Quarta Commissione, e mi pare che sia stata inserita tra le materie oggetto di indagine della Quarta Commissione, relativamente a un problema connesso alla realizzazione di un traliccio unico per impianti di diffusione radiotelevisiva sul Monte Cero a Baone.
Nell'interrogazione si chiarisce come siano in corso da parte della Procura della Repubblica di Rovigo delle indagini su presunte irregolarità. Io resto a quello che ho letto sui giornali. Sono andato a studiarmi la pratica relativa alla realizzazione del traliccio unico e la cosa che mi ha incuriosito sostanzialmente, non so per responsabilità di chi, immagino dell'Ente Parco Colli, è la modifica dell'importo di gara.
Ora, stiamo parlando di una cosetta che non è proprio banale, perché tutti i sistemi radiotelevisivi passano attraverso questi tralicci, senza tralicci è come se trasmettessi in casa tua, non so se mi spiego, cioè è il traliccio che consente la visione dei programmi, la visione delle pubblicità, passano qualche milione di euro attraverso i tralicci, sia delle televisioni, sia delle radio. E noi siamo passati a un importo del canone di locazione da corrispondere da fisso, circa 200.000 euro, a uno indicativo e senza alcuna efficacia vincolante, e la durata della concessione è divenuta prorogabile di ulteriori trent'anni.
Rispetto a quello che è successo, sostanzialmente la gara ha dato un vantaggio a chi in qualche modo l'ha vinta e ha consentito un bel risparmio dal punto di vista economico per il privato e consentendo un mancato introito, secondo me, per l'Ente Parco Colli, che non vende una cosa di proprietà privata, vende un bene pubblico di importanza fondamentale, che oltretutto deturpa un po' l'ambiente, tanto che si è arrivati all'idea del traliccio unico per evitare che sia proliferato il numero dei tralicci nel Parco dei Colli.
Il tema vero è capire quanto guadagna la società dalle televisioni e dalle reti che si collegano all'interno di questo traliccio, perché è questo, credo, l'elemento determinante che ci fa capire se è stato tutelato il bene pubblico e l'interesse pubblico.
Allora su questo io volevo chiedere alla Giunta se, a fronte della notizia giornalistica dell'apertura di un'inchiesta, ha aperto un elemento di controllo, di verifica rispetto a come è avvenuta questa gara e a come è avvenuta questa assegnazione, cioè se è stata corretta dal punto di vista economico, dal punto di vista finanziario, se sono stati rispettati i canoni previsti, tanto che appunto ho richiesto anche alla Commissione Quarta d'inchiesta di verificare se per questo tipo di assegnazione le procedure siano state in qualche modo rispettate.
Quindi la domanda è molto precisa: la Giunta ha aperto procedure ispettive rispetto a quanto è avvenuto nel Parco dei Colli? E, se sì, è già in grado di darmi una valutazione? Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Ruzzante.
Risposta della Giunta regionale
" Con riferimento alla situazione esposta nell'interrogazione in oggetto ed al quesito posto dalla stessa in merito a quali attività intenda intraprendere o abbia eventualmente già intrapreso si evidenzia che la Giunta regionale, nell'esercizio dell'attività di vigilanza in ordine ai fatti indicati nella premessa, effettua il controllo previsto ai sensi dell'art. 3 della L.R. 53/93 sugli atti inviati dall'Ente Parco regionale dei Colli Euganei, attraverso la Direzione Enti Locali e Strumentali, che acquisisce i pareri delle strutture regionali competenti per materia con le procedure previste dall'art. 4, comma 4, della stessa legge.
Con nota n. 150865 del 14.04.2017 la Struttura di Progetto Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi, trasmettendo l'interrogazione in oggetto, ha chiesto all'Ente Parco regionale dei Colli Euganei una dettagliata relazione sui fatti evidenziati.
Con nota n. 0005094 del 09/06/2017 il Parco regionale dei Colli Euganei ha riscontrato la richiesta formulando alcuni chiarimenti.
L'Ente Parco è stato interessato da una serie di richieste di acquisizione documentazione da parte del Nucleo Carabinieri Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Este su incarico della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Rovigo in data 06.04.2016, 09.09.2016, 18.05.2016, 17.02.2017, 27.03.2017, 18.04.2017.
Le richieste non indicavano nei confronti di quali soggetti fossero in corso indagini giudiziarie né le ipotesi di reato in ordine alle quali si procedeva: ne consegue che ad oggi non è possibile avere contezza in ordine ai fatti per i quali l'Autorità giudiziaria sta procedendo.
L'Ente Parco, in ottemperanza a quanto richiesto ha trasmesso tutta la documentazione in proprio possesso con note prot. n. 3580 del 11.04.2016, n. 4060 del 21.04.2016, n. 5141 del 19.05.2016, n. 1175 del 01.03.2017, n. 4003 del 09.05.2017.
Relativamente alla questione dei rapporti tra Comune di Baone, Ente Parco e Monte Cero srl, gli stessi sono disciplinati, tra l'altro, da un regolamento e da un Accordo tra i soggetti succitati, nonché hanno a fondamento un Protocollo d'intesa con la Regione del Veneto, approvato con DGR n. 3614/2009, di razionalizzazione degli impianti radiotelevisivi presenti sul Monte Cero.
Il Commissario Straordinario dell'Ente già con note prot. nn. 9892 del 05.10.2016, 12105 del 7.12.2016, 2721 del 28.03.2017, 3218 del 14.04.2017, 3130 del 10.04.2017, 3259 del 12.04.2017, 4354 del 18.05.2017, si è attivato nei confronti del Comune e della Società per l'acquisizione di una serie di documentazione mancante agli atti, per il completamento della nomina dei componenti il Comitato di Vigilanza sull'applicazione dell'accordo e per la trasmissione del contratto di gestione e manutenzione delle antenne installate sul traliccio, tra Monte Cero srl e Free Access srl.
A tali note il Comune di Baone ha dato riscontro in data 01.06.2017, prot. n. 2413, mentre la Monte Cero srl ha risposto in data 27.04.2017 (pro. Ente Parco n. 3623).
Il Commissario, inoltre, con note prot. n. 9892 del 05.102016 e n. 12105 del 07.12.2016 ha contestato l'inadempimento, da parte di Monte Cero srl, del versamento delle somme dovute a titolo di misure compensative e parametrate sui canoni di locazione incassati dalla società affidataria. Per effetto di tali diffide le somme dovute sono state versate ed incassate.
Non solo, ma pur essendo tenuto alla restituzione integrale delle fideiussioni prestate dalla Monte Cero srl a garanzia degli obblighi assunti, il Commissario, a maggior tutela dell'Ente ha trattenuto quota parte dell'importo sino all'esito dell'ultima vicenda giudiziaria (giudizio amministrativo) coinvolgente l'individuazione di un unico traliccio posto sul Monte Cero.
Quanto alle questioni inerenti la durata della concessione e l'importo della locazione trattasi di modifiche ritualmente approvate nell'anno 2013 dal Comune di Baone ed Ente Parco, mai oggetto di impugnazione in sede giudiziaria o amministrativa, o di mancato superamento del procedimento di controllo ex L.R. 53/1993 da parte dell'Amministrazione regionale.
Ne consegue che l'attuale gestione dell'Ente Parco, ente strumentale della Regione, sta attuando tutte le misure utili per la corretta esecuzione degli accordi in essere a miglior tutela degli interessi dell'Ente Parco medesimo e dell'Amministrazione regionale vigilante.
Si precisa infine che ampia documentazione in tal senso è stata trasmessa dall'Ente Parco in data 29.05.2017 (prot. n. 4701) alla IV Commissione Consigliare del Consiglio Regionale che aveva avanzato apposita richiesta in data 15.05.2017.".
Per l'assessore Corazzari risponde l'assessora Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Io consegnerei la risposta al consigliere Ruzzante, perché vedo che è dettagliata in riferimento ad alcune contestazioni che sono state aperte, quindi anche con protocolli e numeri. Si evince che sono stati fatti i controlli previsti da parte della struttura, è stata trasmessa alla Quarta Commissione tutta la documentazione per la valutazione ispettiva in capo alla Quarta Commissione, e poi anche il Commissario ha fatto tutta una serie di atti che sono evidenziati nell'interrogazione, anche rispetto alle somme e quant'altro.
Allora consegnerei la risposta all'interrogazione, in modo che così il consigliere può, nel dettaglio, verificare poi i contenuti.

PRESIDENTE

Grazie, assessora Lanzarin.
Per la replica, la parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Siccome la questione è molto delicata, mi riservo ovviamente in altra sede e in altro luogo di poter dichiarare la mia soddisfazione. Quindi attendo il materiale, grazie.

Interrogazione a risposta scritta n. 412 presentata il 12 aprile 2017 dal consigliere Ruzzante "SS 516 STRADA PIOVESE: LA GIUNTA REGIONALE HA DATO ESECUZIONE A QUANTO CONCORDATO TRA REGIONE DEL VENETO, ANAS, PROVINCIA DI PADOVA E PROVINCIA DI VENEZIA?"

" Premesso che:
- con delibera del Consiglio regionale Veneto n. 115 del 19.09.2012 di integrazione al Piano Triennale Regionale di interventi per l'adeguamento della Rete Viaria 2009-2011 si dava atto della necessità di integrare la rete viaria di interesse regionale, acquisendo la SS 516 "Piovese" e più precisamente il tratto tra il centro abitato di Padova ed il centro abitato di Piove di Sacco;
- la parte di intervento regionale come sopra indicata conseguiva all'avvenuta realizzazione del III lotto della SS 516 Variante di Piove di Sacco (c.d. Vivai III Lotto) nell'ambito della convenzione sottoscritta tra ANAS, Regione del Veneto, Provincia di Venezia e Provincia di Padova, cui è derivato un verbale di intenti da sottoscriversi tra le medesime.
Considerato che ad oggi non risultano notizie in ordine all'acquisizione in capo alla Regione del Veneto dell'intera competenza sulla SS 516 "Piovese" (unita alla SR 516) da Padova ad Adria, risultando, di contro, necessario procedere con urgenza in ragione delle peculiarità dell'arteria stradale interessata.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere:
1) se in esecuzione di quanto previsto dalla convenzione sopra richiamata, la Regione del Veneto abbia o meno provveduto agli adempimenti di propria competenza;
2) in particolare, se abbia o meno provveduto alla sottoscrizione del verbale di intenti o di ogni atto attuativo inerente l'acquisizione della SS 516, indicando, se del caso, le ragioni della mancata sottoscrizione;
3) se, in caso di mancata o parziale attivazione degli adempimenti di competenza, vi siano comunque previsioni e tempistiche certe per quanto da attuare".
La parola al consigliere Ruzzante per l'illustrazione.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Brevissima, anche se è un tema che riguarda migliaia di cittadini che attraversano questa strada e si trovano in difficoltà; è una delle strade più trafficate, credo, del Veneto, ci metti ore ad attraversarla.
Il tema è semplicemente questo: era stato assunto un impegno di trasferire le competenze della Strada Piovese alla Regione. Questa cosa era stata scritta, indicata in una serie di protocolli. del tratto di strada tra il centro abitato di Padova e il centro abitato di Piove di Sacco, doveva avvenire il trasferimento di competenze in convenzione sottoscritta tra Anas, Regione del Veneto, Provincia di Venezia e Provincia di Padova. Di fatto non mi risulta, ed è questo il motivo per cui ho rivolto un'interrogazione, che sia stato in qualche modo sottoscritto il passaggio.
Volevo sapere se ci sono notizie circa il passaggio di competenze e circa la sottoscrizione del verbale di intenti, perché sono queste le due questioni che sono assolutamente centrali.
Raccomando i tempi rapidi nel dare risposta a questo tema, perché è una delle strade veramente con più problemi di traffico, anche di incidenti, purtroppo anche molto spesso mortali, è quella che porta i padovani al mare, quindi figuriamoci le problematiche connesse nei weekend. Negli altri giorni è strada di attraversamento di attività lavorative, zone artigianali, zone industriali, quindi rappresenta tutti i giorni dell'anno uno dei punti neri del traffico, almeno parlo nella provincia di Padova e lievemente attraversa anche la provincia di Venezia. Quindi raccomando la soluzione di questo problema all'assessora De Berti.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Risponde l'assessora Elisa De Berti.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
" In merito alla prevista classificazione/declassificazione del tratto stradale della S.S. 516 tra Padova e Piove di Sacco, va innanzitutto richiamato che, con specifico Accordo di Programma sottoscritto in data 12/09/2002 tra Anas, Regione del Veneto, Provincia di Padova e Provincia di Venezia, era stato concordato che, al termine dei lavori di realizzazione del terzo lotto della variante alla S.S. 516, denominata "Variante di Piove di Sacco", la proprietà dei sedimi dell'attuale S.S. 516 "Piovese" fosse trasferita alla Provincia di Padova.
Successivamente, con nota del 28/09/2009, la Provincia di Padova ha comunicato che, a parere dell'Ente, il tratto della attuale S.S. 516, già oggetto del citato Accordo di cui sopra, presentasse caratteristiche tali da essere considerato strada regionale, pertanto fosse da consegnare alla gestione della Veneto Strade S.p.A..
Analoghe considerazioni sono state in seguito riprese nel Piano triennale di interventi per l'adeguamento della rete viaria 2009-2011 integrativo, approvato con provvedimento del Consiglio Regionale n. 115 del 19/09/2012.
Tuttavia, in merito a tale tema, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha avviato un esteso procedimento di revisione della rete stradale di interesse nazionale che ha coinvolto, in diversa misura, tutte le Regioni, e che ha dato luogo nel maggio del 2017 ad un documento nel quale si formula una proposta di revisione della rete stradale di interesse nazionale.
In tale documento è inserita sia la classificazione a strada statale dell'attuale S.P. 40 "dei Vivai" , sia la declassificazione, con trasferimento agli Enti Locali, dell'attuale sedime della S.S 516 nel tratto Padova-Piove di Sacco, oggetto dell'interrogazione.
In merito alla procedura avviata con tale procedimento, sono tuttora in corso formali incontri tra le Regioni, in attesa della prevista convocazione da parte degli organi ministeriali competenti.
A valle di tale iter procedurale si potrà eventualmente dare contestuale corso all'attività di classificazione e declassificazione dei tratti stradali in argomento.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora De Berti.
La parola al consigliere Ruzzante per la replica.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Non posso dichiararmi soddisfatto, nel senso che non abbiamo concluso questo iter.
Mi pare di capire dalle parole dell'assessora che c'è intenzione di proseguire e di andare in questa direzione, mi pare che non ci sia una posizione negativa rispetto all'ipotesi. Le chiederei di fare quanto è nelle sue competenze per accelerare i tempi, perché questi elementi di incertezza poi, soprattutto in un'ottica di passaggio fra Enti diversi, Anas, Provincia, Regione, alla fine rischia che la strada non è di nessuno, e la strada che non ha "paroni" rischia di morire di fame, come il cane.
Da questo punto di vista è fondamentale dare certezza, dare certezza a questo territorio e dare certezza su qual è l'Ente che deve in qualche modo occuparsi di questa strada, e io credo sia da questo punto di vista la Regione, per l'importanza di questo tratto stradale che, ripeto, credo sia uno dei tratti più trafficati. Se andiamo a fare un'analisi nei giorni lavorativi e nei weekend, cosa rappresenta questo tratto stradale: è sicuramente uno dei tratti stradali più importanti del nostro Veneto ed è ancora una strada degli anni '60 dal punto di vista della struttura, parlo della vecchia Piovese e non, ovviamente, della nuova Strada dei Vivai.
Quindi raccomanderei un po' di accelerazione in questo senso. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Ruzzante.

Interrogazione a risposta scritta n. 415 presentata il 19 aprile 2017 dal consigliere Ruzzante "QUANTO SPESO DALLA REGIONE DEL VENETO PER RESISTERE IN GIUDIZIO AI RICORSI GOVERNATIVI AVVERSO LE LEGGI REGIONALI?"

" Premesso che:
- con sentenza n. 81 del 21/03/2017 la Corte Costituzionale ha dichiarata la illegittima costituzionale dell'art. 12, commi 1, 2, 3 e 4 della legge Regione Veneto 23/02/2016, n. 7 (Legge di stabilità regionale per il 2016), di istituzione del "Fondo regionale per il patrocinio legale gratuito a sostegno dei cittadini veneti colpiti dalla criminalità" e il "Fondo regionale per il patrocinio legale ed il sostegno alle spese mediche degli addetti delle Polizie locali e delle Forze dell'ordine";
- da ultimo, è stata impugnata, per asseriti profili di incostituzionalità, la legge regionale n. 6 del 21/02/2017 "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 23 aprile 1990, n. 32 "Disciplina degli Interventi regionali per i servizi educativi alla prima infanzia: asili nido e servizi innovativi"".
Rilevato che con riferimento ai giudizi ancora pendenti, non mancano ulteriori casi di contenzioso costituzionale riguardanti leggi regionali le cui disposizioni erano tali da far sorgere, sin dalla loro presentazione, il fondatissimo dubbio rispetto alla tenuta con riferimento ai parametri fissati dalla Costituzione: si vedano, in senso paradigmatico, i rilievi di incostituzionalità sostanziale di cui ricorso n. 16 del 20 febbraio 2017 con il quale il Governo ha impugnato l'intera legge regionale 13 dicembre 2016, n. 28 , recante "Applicazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali".
Considerato che in prospettiva, il numero di ricorsi in via principale deliberati nel 2017 avverso le leggi regionali sembrerebbe in aumento rispetto agli omologhi ricorsi attivati negli anni 2016 e 2015.
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere:
1) distintamente per anno, a far data dal 2008 e fino ad oggi, l'elenco dei ricorsi in via principale attivati dal Governo ai sensi dell'art. 127, primo comma, Cost. avverso leggi della Regione del Veneto, con indicazione dell'esito del giudizio;
2) con riferimento al periodo considerato sub 1), la quantificazione, per ciascuno dei ricorsi, delle spese sostenute ai fini della difesa della Regione del Veneto.".
Consigliere Ruzzante c'è un problema, nel senso che non è tecnicamente pronta la risposta. Se vuole sentire prima le motivazioni?
Assessore Forcolin, prego.

Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere all'interrogante se, cortesemente, possiamo affrontare il tema la prossima settimana, perché l'interrogazione è parecchio corposa, visto che risale a richieste del 2008, quindi a quasi dieci anni, prevede un iter procedurale di istruttoria che è abbastanza corposo.
Quindi le chiederei, gentilmente, se possiamo affrontare sia la sua richiesta che, ovviamente, la risposta e il conseguente esito dell'interrogazione nel prossimo Consiglio, in quanto l'Avvocatura, l'avvocato Zanon, mi dice che nel giro di una settimana dovrebbe essere pronto tutto il fascicolo, che parte, ripeto, dal 2008, con tutta una serie di cause e ricorsi, come lei ha citato, non da ultimi anche quelli che vedono noi invece impugnare leggi statali, come quella di ieri sui vaccini, e quindi è interessante anche dal punto di vista non solo procedurale, ma anche politico, questo tipo di intervento e di questione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Forcolin.
Consigliere Ruzzante, prego.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Mi rendo conto che la richiesta è molto precisa, convengo con l'Assessore, la mettiamo all'ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale, in maniera tale che possa arrivare una risposta il più precisa possibile. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei. Abbiamo terminato le interrogazioni e interpellanze.
PUNTO
5



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI GIORGETTI, BARISON, DONAZZAN, DALLA LIBERA, RIZZOTTO, BRUSCO, BERTI, BALDIN, BARTELLE, SCARABEL, FERRARI, GUARDA, MONTAGNOLI, NEGRO, BASSI E RUZZANTE RELATIVA A "SI SVOLGA L'ADUNATA DEGLI ALPINI DEL 2020 A VERONA" (MOZIONE N. 211) (DELIBERAZIONE N. 74/2017)

" Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'ANA è un'associazione apartitica che si propone di:
a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difenderne le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta;
b) rafforzare tra gli Alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall'adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne, entro i limiti di competenza, gli interessi e l'assistenza;
c) favorire i rapporti con i Reparti e con gli Alpini in armi;
d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell'ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni;
e) promuovere e concorrere in attività di volontariato e Protezione Civile, con possibilità di impiego in Italia e all'estero, nel rispetto prioritario dell'identità associativa e della autonomia decisionale;
- per il conseguimento degli scopi associativi l'Associazione Nazionale Alpini, che non ha scopo di lucro, si avvale in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri soci;
CONSIDERATO CHE:
- la sezione di Verona ha chiesto di ospitare la tradizionale adunata nazionale del 2020;
- l'ultima adunata che si è svolta a Verona risale al 12 e 13 maggio 1990 e che tale manifestazione a distanza di trent'anni assumerebbe notevole significato per la nostra Regione, storicamente legata agli alpini;
- nel 2020 ricorrono i 100 anni della costituzione della sezione di Verona;
tutto ciò premesso,
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
a sostenere in tutte le sedi la candidatura della città di Verona per ospitare l'adunata nazionale degli alpini del 2020, nonché garantire un adeguato sostegno economico alla sezione ANA di Verona per l'organizzazione dell'evento.".
La parola al collega Giorgetti per l'illustrazione.

Massimo GIORGETTI (Forza Italia)

Grazie, Presidente.
Questa mozione ha il senso di sostenere la candidatura dell'Associazione Nazionale Alpini di Verona per poter ospitare l'adunata del 2020.
Le motivazioni sono, credo, evidenti a tutti, soprattutto dopo aver visto quel tripudio di italianità, di orgoglio di Corpo, di esaltazione anche per quello che gli alpini rappresentano, in particolare nella nostra Regione, teatro di eventi storici. Regione di reclutamento alpino, Regione che soprattutto negli anni scorsi ha visto una grande interazione tra la presenza delle Forze armate e la nostra popolazione e la società civile. Queste manifestazioni non fanno altro che aumentare questo legame profondo.
Peraltro, poi, Verona ha ospitato esattamente trent'anni fa, rispetto al 2020, nel 1990 l'adunata nazionale, quindi ritornerebbe a Verona dopo trent'anni, è il centenario della fondazione della sezione dell'ANA di Verona, e quindi questa mozione ha proprio il senso di impegnare la Giunta regionale a fare tutto il possibile per sostenere questa candidatura. L'anno prossimo la manifestazione, l'adunata sarà a Trento, è probabile che nel 2019 possa essere la Lombardia, com'è naturale sostenerla, e quindi nel 2020 è assolutamente, immagino, condivisibile che possa essere la città di Verona a ospitare questa manifestazione.
Peraltro la nostra Regione ha anche un'altra legge, approvata alcuni anni fa, che è quella che riconosce proprio la funzione culturale e sociale delle associazioni d'arma, che in molti casi, oltre a mantenere uno stretto legame tra società civile, associazioni e cittadini in armi, in qualche modo, peraltro un legame che, dopo che l'Esercito è diventato volontario, corre il rischio di rompersi, e quindi anche questa legge prevede proprio che la Regione possa supportare manifestazioni e quant'altro promosse dalle associazioni d'armi.
Io spero che su questa proposta si possa trovare il consenso di tutta quest'Aula. Ricordo anche – e concludo – che l'approvazione di questa mozione, oltre a impegnare la Giunta, diventa anche da subito uno strumento da poter mettere sul tavolo delle valutazioni che vengono fatte poi dall'Associazione Nazionale Alpini a livello nazionale. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Giorgetti.
Consigliere Dalla Libera, prego.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Come alpino non posso che essere d'accordo su questa mozione che è stata presentata dal Vicepresidente Giorgetti. Ricordo, ancora ai tempi del militare, che moltissimi erano i ragazzi che provenivano proprio da Verona e dal veronese, quindi è evidente come Verona sia stata una zona che ha dato tantissimi giovani alpini.
Anche oggi le sezioni di Verona e del veronese sono sezioni molto numerose, e quindi io credo che la proposta sia una proposta più che giustificata: quella di far tornare, dopo Treviso, nel Veneto, in una città prestigiosa del Veneto com'è Verona, anche dal punto di vista culturale, di far tornate l'adunata nazionale degli alpini.
E quindi senz'altro il voto di Veneto Civico è favorevole e, anzi, chiedo se posso sottoscrivere questa mozione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera. Mi pare che la richiesta sia accolta.
Consigliere Fracasso, prego.

Stefano FRACASSO (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Anche da parte nostra, ovviamente, il voto favorevole a questa mozione.
Non solo l'adunata di quest'anno a Treviso, ma ricordo, tra le ultime, quella di Asiago, Bassano. La terra veneta ha sempre offerto non solo un'organizzazione impeccabile e una grande partecipazione di tutta la comunità veneta, quindi anche della cittadinanza, non solo dei primi interessati, che sono i tantissimi che hanno fatto il loro servizio militare appunto nel Corpo degli Alpini, ma che è anche un elemento indubbiamente di identità collettiva che si esprime attraverso questi momenti e che poi si traduce, nelle forme anche collaterali di attività, sia sul fronte della Protezione Civile, ma di tantissime altre espressioni di solidarietà che il Corpo degli Alpini e l'ANA sanno esprimere a tutto tondo, non solo in Veneto, ma particolarmente in Veneto.
Quindi ben venga questa proposta, che sosteniamo con convinzione e che speriamo poi, anche nel gioco delle parti all'interno dell'Associazione Nazionale Alpini, che, non dimentichiamo, ha delle sue dinamiche molto particolari, possa trovare un pieno accoglimento.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Fracasso.
Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ringrazio i colleghi per aver presentato questa mozione, che chiedo anch'io di poter sottoscrivere, chiaramente. Grazie.
Penso sia importante presentarsi come Istituzioni tutte compatte vicino alla sezione ANA di Verona per sostenere questa candidatura. È evidente, come ha detto il collega Giorgetti, che poi la scelta non è certo delle Istituzioni, ma sarà del Direttivo nazionale ANA.
Comunque è importante presentarsi vicini a queste sezioni, che ricordo, la sezione di Verona è comunque una delle sezioni più importanti e più numerose che abbiamo in Italia, perché delle ottanta sezioni Alpini, dopo quella di Vicenza, Treviso, Trento, Bergamo, fra le prime cinque vi è anche Verona, con i suoi quasi duecento gruppi, e quando li vediamo sfilare, devo dire, è anche un belvedere un po' per tutti. Certo, quest'anno ho visto magari, sfilando, qualcosa di inopportuno, perché non mi è mai capitato di vedere Senatori e Senatrici della Repubblica sfilare con gli alpini in prima fila, veramente inadeguato, però ognuno ha il proprio stile, questa è l'adunata degli alpini e, insieme agli alpini, in genere c'è il Primo Cittadino che rappresenta la comunità. Mai visto Senatori e Senatrici sfilare. Ma, evidentemente, forse anche l'appuntamento elettorale ha portato qualcuno a esibirsi in maniera indecorosa in un'occasione che non ha nulla a che fare con la politica.
A parte questa piccola parentesi, diamo il nostro pieno sostegno a questa mozione e speriamo veramente che il Veneto possa ripresentarsi a breve con questo importante appuntamento e che dia una grande soddisfazione come quella che è stata l'adunata del Piave di Treviso di qualche settimana fa. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Rizzotto.
Consigliera Salemi, prego.

Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Non possiamo che accogliere, come diceva già il collega Fracasso, il contenuto di questa mozione positivamente. Sicuramente la città di Verona, per quello che diceva la collega Rizzotto, per la storia degli alpini veronesi, non può che dare lustro all'adunata nazionale.
Quando sfilano gli alpini sfila un pezzo di storia, ma sfilano anche i valori che porta con sé il Corpo degli Alpini, che sono valori di solidarietà: ogni volta che l'Italia ha avuto bisogno di una solidarietà nazionale, gli alpini sono sempre stati in prima linea. Sfilano anche i valori di questo Corpo.
Io credo che dovremmo pensare anche di invitare la prossima Amministrazione di Verona non soltanto a raccogliere e a recepire il contenuto di questa mozione, ma anche ad impegnarsi perché l'Amministrazione appunto nuova si metta nelle condizioni di poter sostenere l'ipotesi di un'adunata nazionale degli alpini.
Io credo che sia importante che le Istituzioni si trovino al fianco di questa istanza e penso anche, rispetto a quello che diceva la collega Rizzotto, al di là delle posizioni, l'opportunità o meno di Senatrici o Senatori della Repubblica, che quando sfilano gli alpini è bello che ci siano le Istituzioni a fianco. Io non ho partecipato all'adunata quest'anno, però ricordo che quando era stata a Verona, avevo anche un'altra età, avevo visto che effettivamente tutto il corpo civico e istituzionale, attraverso le sue rappresentanze, era stato vicino. Non vedo che cosa ci sia di male, dopodiché è chiaro che uno può valutare l'opportunità o meno di farlo, la cosa importante è che la città risponda e si dia un segnale.
Giriamo ai nostri rappresentanti nelle Amministrazioni cittadine il contenuto di questa mozione, per permettere poi anche ai Consigli comunali di riferimento, non soltanto al nuovo Consiglio comunale di Verona, ma anche a quelli della provincia, di poter condividere e recepire questa nostra proposta.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Salemi.
Collega Azzalin, prego.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Io sono d'accordo, esprimerò il mio voto favorevole a questa mozione. Però approfittavo dell'occasione per ricordare al collega Giorgetti di far presente e magari di monitorare eventuali azioni di boicottaggio di questo raduno, perché non vorrei mai che per il raduno di Verona si riconvocasse un Consiglio regionale per, magari, andare a ricordare non so che cosa.
Per cui mettetevi un po' d'accordo, noi la votiamo la mozione, però attenzione, quel giorno lì non convocate il Consiglio regionale, per piacere, perché se no sareste in contraddizione con voi stessi.
Allora, a me può anche far gioco, però, voglio dire, non tutti hanno la macchina per portarsi alle adunate, tornare in Consiglio eccetera, quindi credo che su questo ci voglia un po' di coerenza, Presidente, io lo dico per lei, che sicuramente anche lei su questo monitorerà, evitando queste coincidenze che sarebbero spiacevoli. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
Mi pare che lei sia leggermente disinformato: io sono andato con la mia auto e guidando, ho fatto tutto, senza correre o altro. Magari lei ha qualche marcia in meno, ma non posso farci nulla su questo.
Consigliere Brusco, prego.

Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Dopo tutti questi interventi abbiamo capito qual è il ruolo degli alpini, ci sarà credo un voto unanime. Io sono in conflitto di interessi. Da veronese, sono a chiedere anche la sottoscrizione di questa mozione.
Sappiamo tutti cosa rappresenta Verona per gli alpini e cosa rappresentano gli alpini per Verona: gli alpini non si tirano mai indietro, ci sono quando c'è da organizzare degli eventi a supporto delle Amministrazioni comunali e a supporto delle associazioni. Ci sono anche, come è stato ricordato, con i loro valori nei momenti di emergenza: sono spesso i primi che arrivano nei luoghi di soccorso e solo per questo sono da apprezzare.
Poi Verona è una città che con le sue caserme, dentro la città e fuori dalla città, si merita, a distanza di trent'anni, di ospitare un'adunata come questa.
Quindi sono a chiedere anche la sottoscrizione a nome del Gruppo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Brusco. Sottoscrizione concessa.
Collega Ferrari, prego.

Franco FERRARI (Alessandra Moretti Presidente)

Grazie, Presidente.
Solo per dare il pieno sostegno a questa mozione, chiedo a chi l'ha proposta di essere inserito, e dare il nostro voto favorevole a questa mozione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Ferrari.
Consigliere Montagnoli, prego.

Alessandro MONTAGNOLI (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io da veronese, evidentemente sottoscrivo questa mozione, nella speranza, vista l'importanza degli alpini, che non sia dibattito di campagna elettorale di questi quindici giorni sul merito di chi, perché sarebbe grave. È una mozione di tutto il Consiglio. Lo dico apposta da veronese, altrimenti è meglio posticipare di quindici giorni.
Il messaggio dev'essere univoco, di tutti, Verona se lo merita, è la quarta città per nascita del Corpo degli Alpini, nella speranza che venga anche rispristinata la leva obbligatoria, ma soprattutto il Corpo degli Alpini, che qualcuno volutamente, per scelta politica, ha voluto chiudere a livello nazionale.
Per cui doverosamente ringraziamo per quello che fanno tutti i giorni, ricordo soprattutto i volontari, e la speranza e la volontà di fare squadra tutti insieme, Regione e Comuni, affinché nel 2020 ritorni, dopo trent'anni, la sfilata in quel di Verona. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Montagnoli.
La parola alla collega Negro.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del fare)

Grazie, Presidente.
Io chiedo di sottoscrivere la mozione. Evito strumentalizzazioni, perché credo che questa mozione, non so che data porti, quando è stata calendarizzata non si sapeva ancora quando veniva convocato il Consiglio, quindi non vedo questo intento da parte dei proponenti.
Ma, al di là di letture diverse e quant'altro, io rammento una cosa: Verona è una città che sente il Corpo degli Alpini, che sente l'associazionismo degli alpini, dà l'importanza che meritano, e quindi credo che sia il momento di dare questa vetrina anche alla nostra città.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Negro.
Collega Bassi, prego.

Andrea BASSI (Centro Destra Veneto – Autonomia e Libertà)

Grazie, Presidente
Semplicemente anch'io, chiedo la sottoscrizione della mozione perché è una proposta intelligente e che sarebbe assolutamente ben vista, ben voluta dalla città di Verona. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, consigliere Bassi.
Collega Ruzzante, prego.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
In passato l'adunata degli alpini si è svolta anche a Padova, io ero amministratore all'epoca, e credo sia e rappresenti un grande momento, importante, utile per una città. È una grande festa, è un grande momento anche dal punto di vista turistico, oltre che per il significato di ciò che gli alpini rappresentano nel nostro territorio, quindi non ho problemi a sottoscrivere e a votare questa mozione.
Ricordo ai colleghi – almeno non sporchiamo l'adunata negli alpini – che la mozione si sarebbe votata due mesi fa se non ci fosse stato il problema fisico che ha colto il collega Giorgetti, quindi direi di evitare polemiche che sono strumentali e inutili in questo momento.
Votiamo tutti insieme affinché l'adunata degli alpini nel 2020 si possa svolgere in un territorio del Veneto, è la città di Verona, benissimo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Guadagnini, prego.

Antonio GUADAGNINI (Siamo Veneto)

Grazie, Presidente.
Per dire che anch'io voterò a favore della mozione perché ho fatto l'alpino, so il valore di questo Corpo, è giusto celebrarlo.
Devo dire, con tutta onestà, che però non bisogna confondere il Corpo degli Alpini con il tricolore, lo devo dire per votarla a favore. Come si comportano gli alpini e come lavorano gli alpini è una roba, come funziona l'Italia dal punto di vista politico-amministrativo è tutt'altra. L'idea di entrare in casa degli alpini per dare un tocco di nobiltà a una cosa che non ne ha neanche un po', a me non piace tanto. È chiaro che non si potrà impedire di usare la bandiera nazionale italiana durante le adunate, per carità, però appunto io voto a favore dicendo che voto a favore degli alpini e non del corollario che lo segue ogni volta che fanno l'adunata.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Guadagnini.
Non vedo altri interventi.
Passiamo alla votazione della Mozione n. 211.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
6



DESIGNAZIONE DI UN COMPONENTE DEL COMITATO DI GESTIONE DELL'AUTORITÀ DI SISTEMA PORTUALE DEL MAR ADRIATICO SETTENTRIONALE (DELIBERAZIONE N. 75/2017)

PRESIDENTE

Ci sono proposte?
La parola al consigliere Finco.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
A nome della maggioranza proponiamo il nome dell'ingegner Campitelli Maria Rosaria Anna.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finco.
La parola al consigliere Conte.

Maurizio CONTE (Lista Tosi per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Propongo, per chi non vuole votare la proposta della maggioranza, Nalesso Oscar. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Conte.
Consigliere Fracasso, prego.

Stefano FRACASSO (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Noi proponiamo Campaner Ugo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Fracasso.
Consigliere Segretario Guadagnini per la chiamata.

Antonio GUADAGNINI (Siamo Veneto)

È stato estratto, oggi 14 giugno, il n. 14, guarda caso, incredibile! Quindi si comincia con Calzavara Francesco.
CALZAVARA Francesco ha votato
CASALI Stefano
CIAMBETTI Roberto ha votato
COLETTO Luca ha votato
CONTE Maurizio ha votato
DALLA LIBERA Pietro ha votato
DONAZZAN Elena ha votato
FERRARI Franco ha votato
FINCO Nicola Ignazio ha votato
FINOZZI Marino ha votato
FORCOLIN Gianluca ha votato
FRACASSO Stefano ha votato
GEROLIMETTO Nazzareno ha votato
GIDONI Franco ha votato
GIORGETTI Massimo ha votato
GUADAGNINI Antonio ha votato
GUARDA Cristina ha votato
LANZARIN Manuela ha votato
MARCATO Roberto ha votato
MICHIELETTO Gabriele ha votato
MONTAGNOLI Alessandro ha votato
MORETTI Alessandra
NEGRO Giovanna ha votato
PIGOZZO Bruno ha votato
POSSAMAI Gianpietro ha votato
RIZZOTTO Silvia ha votato
RUZZANTE Piero ha votato
SALEMI Orietta ha votato
SANDONÀ Luciano
SCARABEL Simone ha votato
SEMENZATO Alberto ha votato
SINIGAGLIA Claudio ha votato
VILLANOVA Alberto ha votato
ZANONI Andrea ha votato
ZORZATO Marino ha votato
AZZALIN Graziano ha votato
BALDIN Erika ha votato
BARBISAN Fabiano ha votato
BARBISAN Riccardo ha votato
BARISON Massimiliano ha votato
BARTELLE Patrizia ha votato
BASSI Andrea ha votato
BERLATO Sergio ha votato
BERTI Jacopo ha votato
BORON Fabrizio ha votato
BOTTACIN Gianpaolo Enrico ha votato
BRESCACIN Sonia
BRUSCO Manuel ha votato
Comunico l'esito della votazione:
presenti: 44
votanti: 44
schede bianche: 4
schede nulle: 1
Hanno ottenuto voti:
CAMPITELLI Maria Rosa 26
CAMPANER Ugo 10
NALESSO Oscar 3
Risulta eletto:
CAMPITELLI Maria Rosa
Assume la Presidenza
il Vicepresidente Massimo GIORGETTI

PRESIDENTE

Bene, apriamo il punto n. 7.
PUNTO
7



PROPOSTA DI REGOLAMENTO REGIONALE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI VILLANOVA, RIZZOTTO, BRESCACIN, SANDONÀ, GIDONI, FINCO, BOTTACIN, CALZAVARA, CIAMBETTI, BORON, MONTAGNOLI, FINOZZI, MICHIELETTO, VALDEGAMBERI, SEMENZATO, CASALI, NEGRO, GUADAGNINI E BERLATO RELATIVA A "REGOLAMENTO SULLE MODALITÀ DI ACCESSO E DI PERMANENZA NELLE SEDI ISTITUZIONALI DELLA REGIONE DEL VENETO, DEGLI ENTI DEL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE, DEGLI ENTI STRUMENTALI E DEGLI ORGANISMI SOTTOPOSTI A CONTROLLO E VIGILANZA DELLA REGIONE" (PROPOSTA DI REGOLAMENTO N. 1) INIZIO

Relazione di maggioranza della Prima Commissione consiliare
Relatore in Aula il consigliere Alberto Villanova, Correlatore il consigliere Graziano Azzalin.
" Signor Presidente, colleghi Consiglieri,
le indicazioni contenute nel presente Regolamento mirano alla riduzione dei rischi derivanti dall'accesso di soggetti non autorizzati nelle sedi istituzionali della Regione del Veneto nonché degli Enti del Servizio Sanitario regionale, degli enti strumentali e degli organismi sottoposti a controllo e vigilanza della Regione e sono rivolte in particolare a chi, a vario titolo, è incaricato di esercitare un ruolo di controllo degli accessi, anche al fine di tutela delle persone e dei dati.
Si richiama l'attenzione sulla necessità di assicurare la massima efficacia ai controlli prevedendo l'attuazione di misure idonee a precludere la possibilità, per chi accede e permane all'interno degli edifici in questione, di occultare, in vario modo, i propri connotati fisici e celare la propria identità.
Si rende quindi necessario provvedere al rafforzamento delle misure di accesso e permanenza nelle sedi istituzionali della Giunta regionale e degli Enti e organismi di cui sopra, in attuazione delle vigenti norme nazionali in materia di sicurezza (articolo 85 del regio decreto 773/1931 e articolo 5 della legge 152/1975).
Nel dettaglio il presente regolamento prevede:
l'articolo 1 definisce le finalità e l'ambito di applicazione;
l'articolo 2 disciplina le modalità dei controlli e della permanenza nelle sedi istituzionali di cui all'articolo 1;
gli articoli 3 e 4 definiscono le caratteristiche dei tesserini e il loro utilizzo;
l'articolo 5 disciplina ulteriori modalità di accesso e controllo negli edifici della Giunta regionale;
l'articolo 6 prevede l'utilizzo di strumenti di videosorveglianza;
l'articolo 7 disciplina il trattamento dei dati personali da parte di soggetti pubblici;
l'articolo 8 prevede l'emanazione di circolari applicative e esplicative del presente regolamento;
l'articolo 9 disciplina la norma transitoria.
La Prima Commissione nella seduta n. 43 del 4 maggio 2016 ha approvato il provvedimento a maggioranza con il voto favorevole dei rappresentanti dei gruppi consiliari Barbisan R., Finco, Finozzi, Montagnoli (Liga Veneta-Lega Nord), Michieletto, Brescacin con delega Rizzotto, Sandonà (Zaia Presidente), Barison (Forza Italia), Berlato (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale), Guadagnini (Siamo Veneto), Moretti, Salemi, Zottis, Fracasso, (Partito Democratico, Ferrari (Alessandra Moretti Presidente), Casali (Lista Tosi per il Veneto), Negro (Il Veneto del Fare-Lista Tosi), Berti, Scarabei, Baldin (Movimento CinqueStelle) e il voto di astensione del consigliere Azzalin (Partito Democratico).".
Distribuiamo gli emendamenti e apriamo, nel frattempo, la discussione generale, con la presentazione da parte del Relatore, consigliere Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Finalmente siamo arrivati a questo momento. Questa è una battaglia che personalmente parte da lontano, diversi anni fa, quando ancora non sedevo in questo Consiglio, è una battaglia per dire no al burka, al niqab e a tutti quegli strumenti che servono per travisare il viso.
È dovuta a un periodo in cui c'è stato un intensificarsi, in alcune zone del nostro territorio, di questo fenomeno, e in particolare in alcune zone si è diffuso anche all'interno degli ospedali, dei centri prelievi, delle scuole. Penso che girarsi dall'altra parte di fronte a questo fenomeno sia un fatto che inevitabilmente porterà all'intensificarsi e all'aumentare di queste persone che girano integralmente coperte sul nostro territorio. Accettare il burka, accettare il niqab vuol dire aperte le porte al radicalismo, all'intransigenza e a chi considera le donne come esseri inferiori, esseri inferiori che possono essere rinchiusi in prigioni di stoffa. Penso che questo sia assolutamente inaccettabile.
È essenziale l'obbligo per l'immigrato di conformare i propri valori a quelli del mondo occidentale. È intollerabile che l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi del Paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante. In una società multietnica la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura di origine, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della società ospitante. Queste non sono parole di un leghista, non sono parole di un intransigente, sono parole della Cassazione penale, Sezione 1, sentenza del 15 maggio 2017.
Allo stesso modo voglio citare anche l'articolo 9 della Convenzione europea dei Diritti dell'Uomo: "Libertà di manifestare la propria religione può essere oggetto di quelle sole restrizioni che, stabilite per legge, costituiscono misure necessarie in una società democratica per la protezione dell'ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, ovvero per la protezione dei diritti e delle libertà altrui".
Ho voluto citare questi punti importanti perché penso che questa sia assolutamente una battaglia di civiltà, sia una battaglia di difesa della nostra cultura e dei nostri valori. L'integrazione è un processo che fa in modo che chi arriva debba condividere quelle che sono le regole, le leggi, i valori, la cultura della società che lo ospita, questo lo dice anche la Cassazione. Il dovere all'integrazione, però, è un dovere che aspetta a chi arriva. Molto spesso la retorica buonista che vede nella Presidente Boldrini l'alfiere – ancora per poco, speriamo –, la retorica dice che dev'essere la società, devono essere gli italiani ad adeguarsi a quelle che sono le nuove tradizioni, i nuovi usi e costumi che arrivano dagli immigrati. Questo non è assolutamente vero: è compito di chi arriva integrarsi con la nostra cultura e i nostri valori.
Personalmente non accetterò mai di vedere persone girare col burka, a viso coperto, come non accetterò mai di vedere la macellazione rituale degli animali in piazza, su pubblica via, non accetterò mai di sapere che nel nostro territorio ci sono ancora zone in cui viene praticata la mutilazione genitale femminile oppure la poligamia. Queste sono situazioni che vanno contro le nostre regole, la nostra cultura e le nostre leggi.
Va puntata anche assolutamente l'attenzione per quello che riguarda la questione sicurezza. Ne abbiamo già parlato, noi abbiamo una legge, la 152 del '75, che prevede che nessuno possa girare a volto coperto se non per giustificato motivo. Purtroppo sentenze dei tribunali hanno fatto rientrare il burka e il niqab all'interno di questo giustificato motivo per questioni religiose. Questo penso sia assolutamente contrario a quello che è il buonsenso: il travisamento del viso è sicuramente una fonte e una causa di insicurezza, è una causa di paura anche, in tanti casi, e penso che tutti noi non saremmo tranquilli a trovarci in un ambiente pubblico, in questo periodo, chiusi, con delle persone completamente travisate.
Va ricordato il periodo storico in cui ci troviamo, va ricordato che a pochi metri da questo Consiglio regionale sono stati arrestati dei presunti terroristi che avevano intenzioni molto preoccupanti per questa nostra città di Venezia, per il nostro territorio, e quindi penso che la questione sicurezza rientri assolutamente in quello che è il tema di questo Regolamento, cioè quello di dare pari condizioni a tutti quanti i cittadini che vivono in Italia, senza distinzione di genere, religione, etnia: tutti quanti devono girare a viso scoperto. È una questione di buonsenso, di sicurezza.
Non c'è nessun tipo di discriminazione, forse la discriminazione c'era prima, quando si diceva agli italiani che dovevano girare a viso scoperto, mentre ad alcuni stranieri veniva permesso di girare a viso coperto.
Apriamo poi la questione della dignità della donna, la parità di genere, quella che viene sbandierata tante volte. Chi si batte, ad esempio, per cambiare i termini da "Sindaco" a "Sindaca", da "Presidente" a "Presidentessa" o "Presidenta", come vogliono farla diventare, come fa ad accettare che le donne vengano rinchiuse all'interno di queste prigioni? Molto spesso chi costringe la propria moglie ad essere nascosta sotto il burka pensa che la propria moglie valga metà di se stesso. Ricordiamocelo, questo fa parte della legge islamica, che viene interpretata in maniera tribale da alcune persone che vestono il burka.
Voglio farvi una domanda: questo concetto è compatibile con la nostra Costituzione? Non credo. Quindi l'invito che faccio a tutti è quello di valutare nel merito la questione e di dire una volta per tutte che queste forme di indumenti tribali non sono permesse nel nostro territorio, in atteso che lo Stato faccia la sua parte e che vada a vietarlo in tutti i luoghi pubblici.
Il Regolamento che viene proposto oggi è l'unica forma che può avere il Consiglio regionale per vietare, perché noi logicamente non possiamo vietare nei luoghi pubblici, possiamo vietare solo nelle strutture regionali. Quindi, con il passaggio di oggi quello che vi chiedo è di fare in modo che sia esplicito il divieto.
Infine, sperando che venga approvata questa proposta di Regolamento, l'altro auspicio sarebbe quello di dire che tutti i Comuni del Veneto adottassero lo stesso Regolamento per le strutture comunali, in modo che si abbia una normativa e dei Regolamenti simili in tutto il territorio, per fare in modo che rimanga solo lo Stato a dover fare la propria parte. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Bruno PIGOZZO

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
La parola al Relatore di minoranza, Graziano Azzalin.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Pensavo che noi oggi discutessimo di una legge che, come recita la relazione consegnata ai Consiglieri, non quella che abbiamo sentito, parla di sicurezza, di rafforzare le misure di accesso e di permanenza. È questa la legge, vero, consigliere Villanova? Non è che l'hai cambiata nottetempo? Bene, è questa. Se è questa, trovo estremamente fuori luogo e fuorviante, inutile, superflua, provocatoria, pregiudiziale e ideologica la tua relazione.
Mi fermo, mi fermo, va bene? No, è appena iniziata, cosa volete? Magari il clima elettorale ha acceso gli animi, però io su queste cose non è che mi scaldo, sto al tema.
Allora, stiamo nel merito perché noi dobbiamo dare sicurezza ed efficacia ai controlli, per cui tutti quei ragionamenti che sono stati fatti non hanno senso. Tu fai l'invito, il Relatore fa l'invito all'Aula perché si consideri e si dia un messaggio di civiltà; io invece dico al Relatore e all'Aula di stare attenti e di valutare le proposte dell'opposizione proprio per cercare di stare al tema, questo, quello che c'è scritto qui, non quello che è nelle vostre menti e nei vostri desiderata. Va bene? Perché la parola "burka" compare in un articolo, non compare nella relazione come un problema che inquina il popolo veneto, il nostro vivere, la nostra quotidianità. È questo il problema che è stato enunciato dal Relatore, che non è vero, non è vero.
Veniamo al tema. Intanto io ho presentato degli emendamenti, proprio perché mi sono applicato su questa legge, visto che c'è un articolo laddove si va ad una pedissequa ma incompleta elencazione di quelle che possono essere le situazioni che occultano l'identità delle persone. Io vi invito a considerarle seriamente queste proposte e vorrei che sfrondaste le vostre proposte e si sfrondasse questa legge, come dire, dai cascami di pregiudizio ideologico da cui era in qualche modo avvolta la relazione del Relatore. Quindi va liberata da questo, allora noi discuteremo nel merito, sennò poi l'ideologia ci oscura la mente, fa sì che noi non stiamo al tema e vi dimostrerò che siete talmente obnubilati da questo pregiudizio ideologico che non vi accorgete di come, invece, vanno le cose. Questo è il punto.
Io ritengo superfluo, pleonastico che in qualche modo si vada a quella elencazione, ma se si vuole mantenere questa, perché capiamo che oggi... cos'è che succede nel mondo oggi? Ad esempio guardiamo gli Stati Uniti, dove c'è il mercato libero delle armi: ogni mese qualcuno uccide qualcuno vestito con il burka, è vero consigliere Villanova? È vero? Succede così, no? Basta leggere le cronache. Ma è questa la realtà? È questa la realtà? E gli atti criminosi da chi vengono compiuti? Da chi ha il burka con il mitra, no? È evidente, è questo che succede nella realtà. Voglio dire, portatemi uno straccio di statistica e di fatto su queste cose. Questo è il pregiudizio che vi oscura la mente! Portatemi uno straccio di prova, di statistica su questo, portatemene una, una!
Cos'è che invece succede nella realtà, statistiche alla mano e fatti alla mano? Succede, collega Villanova, che oggi la maggioranza degli attentati, degli atti criminosi, sono compiuti da gente che indossa la felpa con il cappuccio. Io ho allargato la fattispecie di chi compie questi atti, allora noi dobbiamo impedire che venga anche chi ha il casco, chi ha il burka, le suore con il velo, svestiamo le suore. Vorrei capire... no, svestiamole dal velo, svestiamole dal velo!


Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Scusi, Presidente, vorrei che il pregiudizio dei colleghi fosse contenuto nel limite del rispetto degli altri colleghi su questi temi, perché sennò è conclamata l'intolleranza, oltre al pregiudizio. Allora è bene allargare la fattispecie, tant'è che ho presentato un emendamento su questo.
Capisco che questo può essere per voi un problema, perché il vostro capo si veste con le felpe; è vero che ha la maggioranza delle felpe senza il cappuccio, ma qualcuna ha il cappuccio, allora lì dovete in qualche modo provvedere, dovete in qualche modo provvedere, perché non vorrei mai che inciampasse da qualche parte nel Veneto e, vattelapesca, Salvini non può essere curato in un ospedale perché non può entrare perché ha il cappuccio. Quindi attenzione, perché potreste inciampare voi su questi problemi che in qualche modo vi amputerebbero il vertice pensante e illuminante di questo Paese. Quindi io allargo un po' la fattispecie. Lei studi da Sindaco e stia un po' buonino, sa che il Sindaco è il Sindaco di tutti.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
Ho presentato degli emendamenti e ho riscritto anche questo articolo, ma guardate, l'ho riscritto talmente bene che poi ieri mi sono accorto che era perfettamente in linea e concordante con il Regolamento di accesso che è stato approvato e consegnato ad ogni Consigliere del Consiglio regionale da lei stesso, Presidente. Io penso che lei si sia accorto della contraddizione, cioè il fatto che noi approviamo un Regolamento per accedere in Consiglio regionale che dice determinate cose, e voglio ricordarle, perché è su questo che lei, Villanova, sa che uno dei compiti del legislatore è quello di guardare anche alla sistematicità delle leggi, no? Probabilmente lei non se n'è accorto, ma non è colpa sua, perché probabilmente, io ho chiesto prima lumi perché mi pareva appunto di non aver visto la SIM, e difatti non è stata fatta perché è un Regolamento, e questo evidentemente fa incappare poi i Consiglieri in un errore, perché se ci fosse stata la scheda si sarebbe potuto evidenziare come questo provvedimento era in contraddizione con il Regolamento.
Il Regolamento per l'accessibilità e la sicurezza sull'utilizzo; in pratica, questo serve per identificare i visitatori e stabilisce il divieto all'introduzione di armi, con l'eccezione del personale di vigilanza incaricato e delle Forze dell'ordine regolarmente accreditate ed altri oggetti atti ad offendere.
Andiamo a vedere il Regolamento cosa dice: il Regolamento dice poi che le altre categorie, eccetera, perché ce ne sono alcune che hanno un pass annuale, "il riconoscimento individuale, la registrazione e il rilascio di un pass temporaneo di accesso"; quindi qua non c'è l'elenco di chi ha il casco, di chi ha il casco con visiera, di chi ce l'ha integrale, di chi ha il burka, di chi non ha il burka, non c'è l'elenco. Evidentemente, qual è il punto? Il punto è che se uno vuole entrare in una sede del Consiglio regionale, in questo caso, non entra, a prescindere da cos'ha indosso, se non è riconosciuto e se non ha alla fine consegnato un documento e riceve un pass per cui può girare in questo Palazzo. Non entra!
Mi spiegate qual è il senso di fare un'elencazione, se non quella che ho evidenziato con innocenza politica, in buona fede, perché ha esordito così il Relatore: finalmente una legge che avvia quella che è un'affermazione di civiltà. Ma non è così, qui parliamo di sicurezza.
Allora, Presidente, si fa scavalcare dal Relatore? Anche lei appartiene a questo partito, avrebbe dovuto cestinare un Regolamento di questo tipo e avviare la civiltà anche qui in questo Consiglio.
Allora il punto è questo: io chiedo che su questa materia, se vogliamo ragionare sul serio, ragioniamo sul serio, allora l'altro elemento di cui dobbiamo tenere conto è che c'è una legge che tutela l'ordine pubblico e anche qui vengono stabilite le misure che è vietato entrare, è vietato utilizzare determinati indumenti, non farsi riconoscere eccetera, eccetera. Per cui la materia è già regolamentata. Allora evitiamo di fare propaganda in questo Consiglio.
Lei, Consigliere, prima invitava l'Aula a dire: non fate propaganda sugli alpini. Ma guardi, il primo che fa propaganda sugli alpini è il suo Presidente, che da obiettore di coscienza è in prima fila a tutte le adunate. Allora non parli di propaganda su questo, perché questa è una legge propaganda! E allora vogliamo evitarla la legge propaganda? Allora la riscriviamo, e guardiamo al merito, alla sicurezza per entrare, come in un barlume di lucidità legislativa e politica è stato fatto dall'Ufficio di Presidenza, perché ha licenziato un Regolamento bellissimo, giusto, corretto.
Prendiamo questo? Prendiamo questo, perché, se voi fate quell'altro, questo a cosa serve? Allora io dico e vi chiedo, chiedo all'Aula di rimandare il testo in Commissione, di rivedere un po' la questione in generale, anche alla luce di queste cose, perché se no ci facciamo ridere dietro, scusate.
Allora poi non dovete offendervi se qui passa il concetto "ospedali: burka vietato, pistole no", perché questo è quello che auspicate. Qui non si parla di fare una legge per la sicurezza, l'hai detto tu, collega. Evitiamo di strumentalizzare con leggi farsa e inutili, ideologiche, questo Consiglio. Questo è il punto!
Il problema dell'integrazione non si affronta in questi termini, ed è vero che esiste il problema, so anch'io che c'è un problema quando una donna si reca in Pronto soccorso e ha il burka, e viene affrontato, e le persone che ci sono lo sa che lo affrontano già da un pezzo questo problema, e mai nessun burka è entrato con il mitra in un Pronto soccorso, lo sa? Lo sa questo? E il problema l'hanno risolto, suo malgrado, e lo risolvono, quindi bisogna rafforzare quegli uffici e quelle entrate bisogna rafforzarle. E poi anche la cosa incredibile che si può entrare con le armi in un ufficio, quando il Consiglio regionale stabilisce che non si entra con oggetti atti ad offendere, però qui ci apprestiamo a votare una legge che invece ammette, perché uno ha il porto d'armi... Uno che ha il porto d'armi significa che ha un'arma e che lo dice, perché, voglio dire, un cane morde per la prima volta: ha morso, non aveva mai morso; uno ha sparato e non aveva mai sparato. Perché deve entrare? Perché arma chiama arma, è evidente.
Non si entra, punto. Vogliamo ragionare sul serio? O dovete acconsentire al collega di maggioranza Berlato, che fa un emendamento che non ha senso, perché qualsiasi risposta si dà a questo ragionamento è una non risposta. Allora se vogliamo ragionare di sicurezza, di accessibilità negli Enti e di affrontarlo cum grano salis da legislatori, non da faziosi propagandisti e utilizzare lo strumento legislativo del Consiglio regionale per fare propaganda. Questo è il punto.
Ecco perché ho presentato quelle norme. Se vogliamo essere sicuri, allora dobbiamo impedire a tutte le persone che hanno la felpa col cappuccio di entrare, chiaro? Questo è il punto. La depositano agli ingressi, perché dopo uno, quando gira l'angolo, si traveste, e chi l'ha visto questo? E questo è dimostrato, e si vada a rileggere tutte le statistiche della Polizia allorquando fanno l'elenco degli atti criminosi nelle rispettive province: non ce n'è uno che ha sparato e che aveva il burka, non ce n'è stato uno, collega Finco.
Quindi, per terminare questo ragionamento, e mi accaloro, sì che mi accaloro per un motivo molto semplice, e qui sì sono intollerante: perché si usa un'Istituzione che dovrebbe affrontare questi temi in maniera pacata, ragionata, ponderata, e invece noi abbiamo di queste fughe in avanti. D'altro canto questa è una legislazione che rappresenta una fuga in avanti e che si caratterizza per leggi di questo tipo.
Allora ribadisco la proposta: si ritiri questo provvedimento, ritorni in Commissione, ci si metta d'accordo con le norme che già ci sono, perché il Regolamento del Consiglio regionale è già in vigore e allora io chiedo a chi l'ha approvato nell'Ufficio di Presidenza, al collega Giorgetti, al Presidente, a Guadagnini, ma avevate visto questo Regolamento della maggioranza, l'avevate visto? E a Pigozzo, a Conte: l'avevate visto? Benissimo. Allora non è una contraddizione stridente, non basta questo per garantirci? Perché da quando c'è questo Regolamento in Consiglio regionale sono entrati tutti con il burka? Abbiamo avuto dei Consiglieri regionali ammazzati da chi indossava il burka? La sicurezza aumenta quando si ha il porto d'armi? La sicurezza diminuisce quando si entra con le armi. Uno può avere il porto d'armi, affari suoi, però con le armi non si entra in ospedale, con le armi non si entra in Consiglio regionale, con le armi non si entra in un luogo pubblico. Altri sono gli elementi su cui far leva per la sicurezza, che va garantita, che è garantita dagli organismi interni, dalle Forze dell'ordine e dal sistema che regola la vita di quella comunità e di quell'Istituzione, perché questa è la nostra democrazia e non siamo ancora allo Stato sovrano della Padania, siamo ancora allo Stato italiano, che è regolato da leggi che vanno rispettate.
Per questo chiedo di ritirare questo documento, di riandare in Commissione e di discutere seriamente. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
Lei ha formalizzato la richiesta di rinvio in Commissione, che prevede una votazione, non il ritiro. Cioè, parli secondo Regolamento. E, scusi, il barlume di intelligenza sull'Ufficio di Presidenza se lo tiene per lei, che forse ne ha bisogno ogni tanto.
Quindi c'è una richiesta di rinvio in Commissione del punto. Uno che parla a favore e uno contrario al rinvio in Commissione. Chi parla a favore del rinvio?
Prego, consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Sono favorevole alla proposta del collega Azzalin, poi ci sarà modo e tempo di parlare in maniera più estensiva rispetto a questa legge.
Io non sono contrario, faccio questa premessa, all'idea di proibire a chiunque travisi il proprio viso di entrare all'interno di una sede pubblica; il problema di questa legge è che non affronta l'altro nodo che abbiamo chiesto di affrontare, cioè l'aspetto che è veramente quello preoccupante, quello che sta avvenendo in tante parti del mondo, purtroppo: chi si fa esplodere con una cintura di esplosivo, chi entra armato dentro una sede pubblica e fa stragi.
E' inaccettabile non voler affrontare questo secondo nodo della questione da parte della maggioranza. Noi – ha ragione il collega Azzalin su questo – abbiamo appena normato che chi entra all'interno del Consiglio regionale non può essere armato. Allora la vita di un Consigliere regionale va tutelata di più rispetto a quella di un cittadino che entra dentro un ospedale? Va tutelata di più di un cittadino che entra dentro una sede decentrata del Consiglio regionale? Qui ci tuteliamo e chi entra deve lasciare le armi invece nelle altre sedi della Regione Veneto no. E voi vorreste dirmi che questa è una legge che garantisce più sicurezza? Ma di cosa stiamo parlando? Ma quando mai è successo, collega Villanova, hai fatto riferimento a quelli arrestati qui: non indossavano il burka! Avevano armi, non burka, questo è il problema.
Se vogliamo fare una cosa che abbia un senso e che sia condivisa, mettete qualche euro dentro a questa legge, che non prevede neanche un euro di investimento. Mettiamo nelle sedi regionali dei controlli con dei metal detector, per assicurarci che chi entra dentro a qualsiasi sede regionale non possa essere né armato, né dotato di cinture esplosive, se vogliamo fare un qualcosa che i cittadini del Veneto capiscono, e mettiamo pure, c'è già una norma nazionale, che non possano travisare il proprio viso con qualsiasi mezzo. Perché anche dire "il niqab sì", e se uno si mette una kefiah può entrare? Perché sono tanti i mezzi utilizzati.
Scriviamo una cosa che valga per tutte le forme di travisamento del proprio volto e di irriconoscibilità della propria identità, senza entrare nel dettaglio di aspetti anche che travalicano il senso di una legge e entrano dentro un aspetto religioso.
Se facciamo questa cosa qui, controlliamo le armi, controlliamo gli esplosivi e controlliamo l'identificazione delle persone, io non ho nessun problema.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante. Ha terminato il suo tempo e, da quanto ho capito, lei vuole aggiungere al burka il divieto di cinture esplosive, però non so si può fare.
Prego, consigliere Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Posso intervenire? Ovviamente intervengo in maniera contraria a quella che è la richiesta fatta dal collega Azzalin.
Vorrei ricordare a chi mi ha preceduto in questi interventi che il fatto di alzare la voce non fa aumentare la credibilità di quanto ha detto, assolutamente, e tantomeno ci intimorisce. Se mi lasciate parlare un attimino? Tanto è vero, consigliere Azzalin... Per piacere, mi lasciate un secondo? Consigliere Azzalin, questo Regolamento, e ricordo che questa è una proposta di Regolamento e non una proposta di legge, e voi che siete Consiglieri con un'anzianità di servizio ben più alta della mia dovreste saperlo, se è un Regolamento talmente al di fuori, come abbiamo sentito, propagandistico, mi spiega come mai il suo partito ha votato a favore in Commissione? La proposta di Regolamento che è arrivata oggi in Aula è stata votata con i voti favorevoli anche del suo partito, lei è stato l'unico astenuto in Commissione.
Mi spiega, se è così propagandistica, se è una cosa che non sta né in cielo, né in terra, come mai avete votato a favore in Commissione? No, lei ha citato questa proposta.
Questa è una proposta di buonsenso, sinceramente io mi ritengo basito da quello che ho sentito negli interventi precedenti quando si è parlato delle felpe, come se non esistessero questi problemi.
E poi, per quanto riguarda la normativa sulle armi, probabilmente chi mi ha preceduto o è male informato o è in malafede. Siccome io vi considero delle brave persone, voglio escludere la malafede. Se voi avete fatto questi interventi sulle armi, è perché non avete letto quella che è la normativa sulle armi. Se voi volete attuare delle norme restrittive sul trasporto di armi, dovete farlo a livello del Governo centrale di Roma, dove siete al Governo, allora proponete una legge dove andate ad escludere qualsiasi tipo di porto d'armi.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
Pongo in votazione, articolo 98, comma 2, la richiesta di rinvio in Commissione formulata dal Correlatore.
E' aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
E' chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Sospendiamo qui la Seduta.
Convoco immediatamente la Capigruppo in Sala del Leone per la programmazione dei lavori del prossimo Consiglio.
Ripresa dei lavori alle ore 14.30.
La Seduta è sospesa alle ore 13.19
La Seduta riprende alle ore 14.54

PRESIDENTE

Signori, sono presenti in Aula Relatore e Correlatore, quindi io riprenderei i lavori con l'intervento del collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Faccio presente che in Aula saremo in dieci-quindici Consiglieri, otto di maggioranza. Io non so se sia il caso che, in un dibattito per un Regolamento così importante, un Consigliere debba parlare praticamente a se stesso. Dove sono tutti gli altri colleghi? Allora chiedo il rinvio in Commissione. Ma non posso chiederlo, è già stato chiesto.
Non mi piace, Presidente, intervenire così. Credo che anche al dibattito giovi poco. Io volevo rivolgermi anche ai Capigruppo di maggioranza, perché ritengo problematica la norma, e i Capigruppo di maggioranza adesso non ci sono. Veda lei se è questo il modo di procedere in quest'Aula. Dovevamo iniziare alle 14.30, sono le 14.55 e c'è ancora l'Aula deserta. Non mi pare corretto e se non intervengo adesso, non posso più parlare.
Cominciamo. Questa è una norma che viene fatta per regolare gli accessi ai siti della Regione, una norma che quindi regola gli accessi per quanto riguarda il Consiglio regionale, i siti della Regione, Enti Parco, ARPAV, ma anche in particolare gli ospedali, che, sappiamo tutti, sono luoghi sensibili.
È stato detto in relazione che una delle cose che viene introdotta è il divieto di entrare travisati, quindi si dice anche che "non possono entrare tutti coloro che indossano caschi protettivi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, inclusi abiti e indumenti di qualsiasi origine etnica o culturale, quali ad esempio il burka, il niqab, che celano, travisano o nascondono il volto, impedendo di fatto l'identificabilità delle persone". E qui va bene, perché credo che sia sempre giusto poter in ogni caso identificare le persone, al di là dei loro usi e costumi: ci dobbiamo vedere in faccia, dobbiamo capire chi abbiamo davanti, soprattutto quando si entra in edifici di Istituzioni pubbliche.
Ma il problema non è questo, a mio avviso, di questo Regolamento, il problema è un altro, che troviamo successivamente all'articolo 5, che recita "Altri controlli all'ingresso"; in realtà l'articolo 5 dice che una serie di persone, autorità, possono entrare armati. Qui, a mio avviso, sta la parte debole di questa norma, perché così come era stata prevista dal Relatore poteva anche andar bene, però il 4 maggio del 2016 in Prima Commissione consiliare c'è stato un emendamento che ha inserito questa frase: "Oltre alle Forze dell'ordine, agli addetti al servizio esterno di vigilanza, di sicurezza, personale in servizio di scorta eccetera, possono entrare armati anche i soggetti muniti di regolare licenza di porto d'arma per difesa personale". Questo è, a mio avviso, il problema.
Su questo io credo sarebbe bene ripassare un po' quelle che sono le leggi attuali. La legge del 1975, la n. 110, al comma 4, articolo 4, recita testualmente: "È vietato portare armi nelle riunioni pubbliche, anche alle persone munite di licenza. Il trasgressore è punito con l'arresto da 1 a 3 anni e con l'ammenda da 3.000 euro a 20.000 euro. La pena dell'arresto da 3 a 6 anni e l'ammenda da 5.000 a 20.000 euro quando il fatto è commesso da persona non munita di licenza". Quindi abbiamo visto che è vietato anche alle persone munite di licenza entrare in riunioni pubbliche. Poi c'è della giurisprudenza che ha dettagliato che cosa si intende anche per riunioni pubbliche.
Ma non solo. Abbiamo una circolare, c'è stato un caso alcuni anni fa di qualcuno che si sentiva pistolero, che è entrato nelle Istituzioni regionali con la pistola, e quindi l'Ufficio di Presidenza presieduto da Clodovaldo Ruffato, nella seduta del 12 dicembre 2013, con deliberazione n. 136, decise di vietare: "Si dispone che il personale che a vario titolo risulti dipendente o comune collabori con Organi e strutture del Consiglio regionale non porti armi nella sede del Consiglio regionale. Inoltre si ritiene che, per quanto riguarda la portabilità delle armi da parte di dipendenti e di persone che prestano la loro attività, ma anche da parte di Organi del Consiglio regionale", e qui si dice: "se ne dispone in via amministrativa il divieto al fine di presidiare e garantire l'ordinato e regolare svolgimento dei lavori dell'Assemblea nella piena esplicazione del mandato dei componenti dell'Assemblea legislativa e nel libero esercizio delle proprie prerogative istituzionali". Quindi un divieto non solo in quest'Aula, di portare armi, ma in tutti gli edifici del Consiglio regionale del Veneto.
Poi c'è un'altra norma, molto più recente, dell'Ufficio di Presidenza del 22 maggio del 2017, nemmeno un mese fa. Che cosa dice questa norma all'articolo 2, dell'Ufficio di Presidenza attuale? "Non è consentito l'accesso alle sedi consiliari di persone armate, con l'eccezione del personale di vigilanza incaricato e delle Forze dell'ordine regolarmente accreditate. Eventuali armi devono essere consegnate in portineria". Qui viene da chiedersi: considerata la norma nazionale, considerate le due circolari, come possiamo approvare una norma del genere, oggi, che è in netto contrasto con le norme nazionali e con le due circolari, una appena sfornata dall'Ufficio di Presidenza?
Dobbiamo anche ricordare che il valore di questo Regolamento è superiore ad eventuali circolari del Presidente o dell'Ufficio di Presidenza, perché, così com'è formulato, viene previsto che anche il Consiglio regionale e la Giunta regionale si devono uniformare a questo Regolamento. Quindi, Presidente, e mi rivolgo a tutti i membri dell'Ufficio di Presidenza, al collega Giorgetti, naturalmente al Presidente Ciambetti, ai colleghi Conte, Guadagnini e Pigozzo, se viene approvato questo Regolamento così come formulato, una circolare del genere che vieta di portare le armi in Consiglio regionale diventa illegittima, non si può fare. C'è una norma superiore, cioè questo Regolamento, dice che chi ha il porto d'armi per difesa personale può entrare in questi siti. Sembra che la mano destra non sappia quello che fa la mano sinistra, quindi attenzione.
C'è anche da dire una cosa, andiamo a vedere ad esempio nei tribunali: oggi è vietato portare all'interno dei tribunali armi, anche a chi ha la licenza di porto d'armi per difesa personale; è vietato portare le armi all'interno degli stadi. Ma scritta così, questa norma vorrebbe dire che in Italia non possiamo portare le armi, giustamente, negli stadi, nei tribunali, ma le possiamo portare all'interno degli ospedali. Questo è quello che accade se viene approvata la norma così com'è: chi ha la licenza di porto d'armi per difesa personale non le può portare allo stadio, non le può portare nel tribunale, ma le può portare all'interno delle corsie di un ospedale. Questa è la norma che stiamo per approvare, questa è la norma che dovremo votare a breve. Tra l'altro in ospedale, come nei tribunali e negli stadi, ci sono molte persone, ci sono anche anziani, bambini, ammalati, quindi è un sito considerato sensibile. Per non parlare del Pronto soccorso dove, se voi leggete le cronache, si manifestano spesso altissime tensioni, spesso ci sono tafferugli, incidenti e le Forze dell'ordine devono intervenire.
È successo neanche un mese fa: "Berlino, Polizia spara contro un uomo al Pronto soccorso", perché questo aveva le bizze; "Lui, lei e la ex fidanzata si incontrano al Pronto soccorso e scatta la rissa", Chioggia, non è successo molto tempo fa; "Attimi di panico in Pediatria a Padova: fuori di sé, minaccia col coltello l'ex moglie"; "Padova, Pronto soccorso: aggressioni di routine"; "Rissa tra barboni dentro l'ospedale per accaparrarsi una panchina"; "Liti e mazzate fra rom al Pronto Soccorso pediatrico"; "Botte, mazzate e caos fra i pazienti"; "Lite Pronto Soccorso pediatrico: uomo trentacinquenne di etnia rom ha aggredito tre individui di una famiglia rivale, salvato dall'arrivo della Polizia"; "Animata lite verso i sanitari del Pronto Soccorso, sedata dalla Polizia"; "Aggressioni e intimidazioni, Pronto Soccorso da far west"; "Dottoressa e infermiere aggrediti al Pronto soccorso"; "Maxi rissa al Pronto Soccorso"; "Lite in ospedale: tenta di fare da paciere ma viene preso a pugni"; "Rissa tra parenti all'ospedale, quattro feriti".
Avete sentito che, a parte il caso di Berlino, dove c'è stato l'uso delle armi, per il resto dei casi si trattava di cazzotti, pugni e quant'altro. Secondo voi, uno che entra legittimamente con un'arma perché ha il porto d'armi per difesa personale, in momenti di concitazioni così, voi mettereste la mano sul fuoco che una pistola non verrebbe utilizzata nelle corsie? Ve lo chiedo.
Proprio per questo io ho voluto fare degli approfondimenti.

PRESIDENTE

Mi permetta l'interruzione: sono stati distribuiti gli emendamenti 15 e 16, dieci minuti per eventuali sub.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Però io devo intervenire, non ho il tempo per vederli. Può dare questi dieci minuti alla fine del mio intervento, per par condicio con tutti, signor Presidente?

PRESIDENTE

Quindici minuti di tempo per eventuali sub.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Poi io ho voluto sentire le Forze dell'ordine, ho sentito Comandanti di Stazioni di Carabinieri, ho sentito facenti parte della Polizia di Stato, ho sentito anche un dirigente di una ULSS.
Devo dirvi che questa norma, inserita un anno fa in Commissione, non è ben vista da nessuno, anzi, tutti si chiedono che senso ha far entrare chi ha un porto d'armi per difesa personale con un'arma nei locali pubblici della Regione, negli ospedali, all'ARPAV, negli Enti Parco e quant'altro. Non ha nessun senso.
Va anche detto che ci sono delle norme, ve le ho dette, perché non si tratta di opinioni per quanto riguarda facenti parte di quest'Aula con un'ideologia o con un'altra; io vi ho letto, ci sono delle leggi dello Stato che parlano chiaro, ci sono addirittura due circolari di questa Presidenza, e pertanto si tratta di norme che già esistono. Quelle circolari, ripeto, se passa la norma così com'è configurata, non potrebbero più essere fatte, perché quella norma vale e nessuno può dire niente a chi ha questa licenza di porto d'armi.
Tra l'altro, scusatemi, la licenza di porto d'armi per difesa personale, è vero che si può portare, io ho parlato anche con Villanova e mi dice: si può portare, lo prevede la legge, il Testo unico della legge di pubblica sicurezza. Sì, però quando entri in casa di altri, sono gli altri a stabilire se tu la puoi portare oppure no. E' il caso che abbiamo visto del Consiglio regionale: in Consiglio regionale i padroni di casa hanno deciso che le armi restano fuori. Ma se noi Consiglio regionale possiamo decidere di dire a queste persone "le armi le tenete fuori" e diciamo ai Direttori degli ospedali che loro non possono decidere di tenere fuori le persone con l'arma al seguito, creiamo delle disparità. Questa sarebbe una disparità di trattamento da parte di diversi responsabili della stessa Regione, quindi, a mio avviso, credo potrebbero esserci anche dei rilievi di incostituzionalità per una norma che crea queste disparità di trattamento per quanto riguarda la possibilità di dire di tener fuori qualcuno con le armi dall'edificio di cui si ha una determinata responsabilità.
Io ho presentato anche degli emendamenti nella malaugurata ipotesi che dovesse passare – visto che ormai sappiamo come vanno le cose qui in Consiglio – quell'articolo 5 così come formulato, in modo da dare facoltà ai responsabili dei siti di prevedere delle limitazioni, magari dovute a situazioni particolari o a edifici o siti o luoghi particolari. Ad esempio mi riferisco al Pronto Soccorso, dove abbiamo visto spesso che le tensioni sono altissime, e quindi se c'è l'arma, l'arma può essere usata, se non c'è l'arma c'è la scazzottata, però si interviene con le Forze dell'ordine.
Ad esempio nell'ospedale di Treviso, al Pronto Soccorso, è stata fatta una convenzione con l'Associazione nazionale dell'Arma dei Carabinieri in congedo, che sono presenti dalle 22 alla mattina dopo, a turno, proprio perché serve fare una determinata vigilanza e un presidio. E cosa accade? Se accade qualcosa di insolito, fenomeni di colluttazioni, violenze e così via, questi chiamano chi? Le Forze dell'ordine che intervengono. Mai si sarebbe pensato di fare una convenzione con l'Associazione nazionale Carabinieri in congedo armati, perché questi non sono armati.
L'altra questione che mi pongo è: ci vuole anche un po' di buonsenso e ci vuole anche, a mio avviso, responsabilità. Questa è una norma importante che riguarda anche gli ospedali. Io credo che non ci siano questioni interne di maggioranza che tengano per un tema così delicato. Io credo assolutamente che dovreste andare oltre a queste questioni, perché stiamo parlando di armi. Quindi che cosa succede? Che nell'intenzione del Relatore è evidente che c'era la volontà di votare un Regolamento per aumentare la sicurezza di questi siti. Io penso sia questa la volontà del Relatore, però, a mio avviso, dopo quell'emendamento ci ritroviamo con un Regolamento che diminuisce la sicurezza di questi siti, perché questo è quello che avremo. Addirittura in Consiglio regionale, l'ho ricordato, 2013 e 2017, ci sono due deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza che dicono "fuori le armi". Se viene approvato in questa formulazione questo Regolamento andiamo a peggiorare la situazione, quindi è un Regolamento che in questo caso peggiora la sicurezza.
Io, tra i vari emendamenti ne ho fatto uno che prevede anche il divieto, nel caso in cui dovesse passare quel famigerato articolo 5 così come formulato. Naturalmente ho presentato un emendamento che va ad eliminare la possibilità ai privati di entrare armati; va bene la deroga per le Forze dell'ordine, ci sta tutta, ma per i privati no, e quindi ho presentato quell'emendamento. Ma se l'emendamento non viene approvato e andiamo avanti con questa legge che prevede che i privati possano entrare in casa della Regione Veneto, negli ospedali, in Consiglio, in Giunta e quant'altro, ne ho presentato uno – che non è poi così provocatorio – che dice: è vietato l'utilizzo di queste armi da parte dei privati.
Voi vi immaginate se un privato, che per Regolamento legittimamente porta l'arma, e secondo lui si trova in una situazione da doverla usare, ha il porto d'armi per difesa personale, scusatemi, dentro una corsia di un ospedale dove può andare a finire un proiettile che viene sparato? Allora abbiamo la possibilità di approvare questo emendamento che dice: avete voluto portare le armi negli ospedali? Almeno approvate l'emendamento che dice: le armi negli ospedali non si possono utilizzare.
Naturalmente continuerò con la discussione di queste norme e degli emendamenti man mano che si presenteranno. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Collega Berlato, prego.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Vi devo confessare che ho assistito divertito all'intervento teatrale del collega Azzalin del Partito Democratico, divertito perché lo conosco e so che a volte assume posizioni un po', spinte dalla sua propensione alla teatralità. Invece ho assistito molto più preoccupato all'intervento del suo collega del Partito Democratico, Andrea Zanoni, che denota un pregiudizio ideologico più volte richiamato dal suo collega di partito Azzalin, che in più occasioni ha detto: non dobbiamo affrontare le questioni con un pregiudizio ideologico. Speriamo che si mettano d'accordo tra di loro per quanto riguarda le loro posizioni sinistre.
Io non so – lo dico in modo molto chiaro e con grande rispetto per quest'Aula – se alcuni interventi sono dettati da ignoranza, cioè dalla non conoscenza delle normative vigenti, oppure da malafede. Adesso lo andiamo a verificare.
L'obiettivo di questo Regolamento è quello di garantire la sicurezza dei cittadini per la parte di competenza di questo Consiglio regionale, attraverso un Regolamento che va a dettare norme per fare in modo di riuscire a rendere chiaro cosa si può fare e cosa non si può fare e come si può accedere alle strutture regionali. Questo è l'obiettivo del Regolamento, altre questioni di natura ideologica non ci interessano. Non vogliamo creare alcuna discriminazione né di razza, né di colore della pelle, né di credo religioso; vogliamo fare in modo che si capisca in modo chiaro e inequivocabile che se si vuole accedere alle strutture centrali o periferiche della Regione del Veneto si deve accedere rispettando delle regole, che sono valide per tutti.
Il problema non è tanto il considerare un indumento pericoloso in sé; è stato fatto nel Regolamento l'esempio del burka o del niqab, ma non perché si abbia un pregiudizio nei confronti del burka o del niqab; è un esempio per dimostrare come ci possono essere degli indumenti che possono travisare l'identità, il volto delle persone, questo è quanto, rendendo difficile da parte delle Forze dell'ordine la riconoscibilità di queste persone. Ecco l'esempio, che non ha alcun tipo di approccio discriminatorio. Quindi non è il problema di criminalizzare un indumento o un'arma; bisogna chiarire che il nostro intendimento è fare in modo che si possa evitare che qualcuno che si cela dietro un indumento possa diventare un pericolo; o, essendo un pericolo, si cela apposta dietro un indumento per poter poi attuare azioni criminose.
Stessa identica cosa per quanto riguarda le armi: un'arma non è di per sé un pericolo, è un pericolo l'uso che qualcuno può fare in modo distorto di quell'arma, altrimenti corriamo il rischio di non capirci bene.
Abbiamo parlato della questione dell'approccio ideologico. L'approccio ideologico porta qualcuno a pensare che ci sia una stretta correlazione tra possesso di armi e omicidi o atti criminosi. Per evitare di scendere in disquisizioni di parte, ho qui dei dati ufficiali che dimostrano l'assoluta non correlazione tra possesso legale di armi ed atti criminosi; è a disposizione di tutti i colleghi: l'Italia ha un possesso medio di armi legalmente detenute di 11,9 per 100 abitanti; la vicina Svizzera ha un possesso, per ogni 100 abitanti, di 45,7 armi; l'Austria ha un possesso, per ogni 100 abitanti, di 30,4 armi; la Finlandia ha un possesso, per ogni 100 abitanti, di 45,3; la Svezia 31,6; la Norvegia 31,3; la Francia 31,2. Sapete qual è l'incidenza degli omicidi commessi con armi da fuoco in questi Paesi? L'Italia ha un'incidenza di 0,71 omicidi per armi da fuoco ogni 100.000 abitanti; la Svizzera, pur avendo 45,7 armi per 100 abitanti, ha un'incidenza dello 0,77; la Francia, pur avendo un possesso di 31,2 armi per ogni 100 abitanti, ha un'incidenza di omicidi con armi da fuoco dello 0,06; la Norvegia, a fronte di 31,3 armi ogni 100 abitanti, ha un'incidenza di omicidi per arma da fuoco dello 0,05; la Svezia dello 0,41; la Finlandia dello 0,45. Non c'è nessuna correlazione, per effetto dei dati ufficiali, tra possesso legale di armi e atti criminosi o omicidi commessi per armi da fuoco.
Questo è un dato oggettivo, non sono opinioni, quindi gli interventi del consigliere sinistro Zanoni – "sinistro" perché appartenente all'area sinistra dello schieramento politico – sono assolutamente fuori luogo perché dettati da un approccio ideologico che non trova alcun tipo di riscontro.
C'è ignoranza, nel senso non conoscenza della normativa vigente, si dice: ma sapete cosa accadrà se permetteremo ad un legale portatore d'armi di andare in un ospedale? Guardate che questo già avviene nel pieno rispetto della legge; forse non si sa cosa si deve fare per avere un regolare porto d'armi per difesa personale. Per avere un porto d'armi per difesa personale innanzitutto ogni anno, sottoponendosi a delle accurate visite mediche specialistiche, bisogna dimostrare di essere in possesso di tutti i requisiti psicofisici per poter avere legalmente il porto d'armi per difesa personale. Il porto d'armi viene rilasciato dalla Prefettura, che prima di rilasciare il porto d'armi si accerta in maniera scrupolosa della necessità e del pieno possesso dei requisiti da parte del portatore d'arma. Allora uno dice: ma adesso cosa succede? Succede che, nel rispetto della legge, chi ha un regolare porto d'armi per difesa personale non può, ma deve portare la sua arma, una volta che è uscito dalla sua abitazione, dove la deve tenere in sicurezza, se esce dalla sua abitazione con un'arma legalmente detenuta la deve portare con sé ovunque egli vada. E' vietato dalla legge lasciare quell'arma legalmente detenuta o in auto o in qualsiasi posto, non la può lasciare pena la denuncia per abbandono dell'arma. Quindi la deve portare ovunque.
Cosa succede se viene adesso in Consiglio regionale? Se un legale portatore d'arma viene in Consiglio regionale, fermo restando l'obbligo di cui si è parlato, quando arriva in Consiglio, il Consiglio si è dotato di un puntuale Regolamento che obbliga il portatore d'arma per difesa personale a depositare la sua arma presso la sicurezza, che la conserva all'interno di una cassetta di sicurezza blindata, chiusa a chiave, la tiene conservata e la riconsegna al portatore d'arma quando egli abbandona il luogo del Consiglio. Questo nel pieno rispetto della normativa statale vigente.
Allora le preoccupazioni delle eventuali liti di cui parlava il consigliere Zanoni, sono o frutto delle sue fantasie, o dimostrano che quelle liti di cui si parla nei Pronto soccorso non hanno visto protagonisti i legali portatori d'arma.
Allora quello che è scritto nel Regolamento non è altro che la ripetizione puntuale di quello che è previsto dalle normative statali. Il Regolamento non fa altro che normare l'accesso di chiunque, indipendentemente dal suo credo religioso, dal colore della sua pelle dicendo che non può accedere nei luoghi pubblici con il volto travisato da qualsiasi strumento, compresi i caschi, i burka, i niqab e qualsiasi altro strumento che possa travisare il volto di chi vuole accedere, rendendone difficile l'identificazione. Questo per agevolare gli organi di controllo e per agevolare i servizi d'ordine o gli organi di Polizia, né più, né meno.
Per quanto riguarda la questione delle armi legalmente detenute, non si fa altro che fare riferimento asettico a quelle che sono le norme nazionali, che non vengono stabilite dalla Regione del Veneto, e che vengono rispettate dalla Regione del Veneto per fare in modo che si possa rendere compatibile il Regolamento del Consiglio regionale del Veneto con le norme statali. Non c'è quindi, come avete visto dai dati, che sono a disposizione di chiunque ne voglia prendere possesso, per smantellare delle convinzioni assolutamente errate, non c'è da parte degli italiani nessuna corsa alle armi, 11,9 armi legalmente detenute per ogni 100 abitanti, contro le 30,3 della Germania, le 45,7 della Svizzera, le 45,3 della Finlandia, le 31,3 della Norvegia e via dicendo. Quindi non c'è nessuna corsa alle armi, non c'è nessuna incentivazione ad armarsi, ma c'è la volontà di garantire la sicurezza di tutti i cittadini, in questo caso di tutti coloro che operano all'interno delle Istituzioni regionali.
Tutto il resto è fantasia oppure è pregiudizio. Chi ha bisogno di colmare la propria lacuna conoscitiva consulti i dati ufficiali, resi pubblici, e faccia in modo di capire che forse è ora di smetterla di avere questo approccio ideologico sbagliato nei confronti delle armi legalmente detenute. Preoccupiamoci non di chi detiene legalmente un'arma, che rappresenta una garanzia per la collettività, ma preoccupiamoci di chi facilmente entra in possesso delle armi sul mercato nero, che vengono utilizzate per delinquere e per attentare alla sicurezza dei cittadini italiani e non. Di questo ci dovremmo preoccupare.
In base a questi presupposti, basati su elementi oggettivi di riscontro, c'è questo pregiudizio su quello che è stato scritto nel Regolamento dicendo che, se noi facciamo esplicito accenno alla possibilità di poter accedere ai luoghi pubblici da parte di coloro che sono legali portatori d'arma, questo può urtare la suscettibilità di qualcuno? Basta fare un richiamo esplicito a quanto previsto dalla norma nazionale, dal Testo Unico di Pubblica Sicurezza e dalle altre norme vigenti e tutto continuerà ad essere fatto nel rispetto della legge, esattamente come accade ora, con l'aggiunta di una precauzione in più per quanto riguarda i luoghi pubblici e i luoghi istituzionali della Regione, dove viene chiarito che per favorire la sicurezza di chi accede a questi luoghi e di chi presta la propria opera, vogliamo garantire che chi entra lo possa fare avendo il volto scoperto.
Certo, a qualcuno non va bene questo, soprattutto a chi si nasconde dietro il proprio credo religioso o la propria provenienza geografica o quant'altro. Nessun problema. Hanno deciso, queste persone, di venire nel nostro Paese? Se hanno deciso liberamente di venire nel nostro Paese, rispettano le nostre norme. A queste persone non vanno bene le nostre norme? Se ne tornino a casa loro. Non abbiamo chiesto noi a loro di venire qui, se vengono loro qui da noi devono rispettare le nostre leggi, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra religione. Se a loro non va bene, chiedano ospitalità ad uno dei tanti Paesi a guida islamica che ci sono, presso i quali non si rivolgono, ma vengono qui a contestare le nostre leggi, la nostra storia, la nostra cultura e le nostre tradizioni. Non va bene come viviamo noi? Perché vengono qui da noi, allora? Non vanno bene le nostre norme? Perché non le vogliono rispettare. Se non vanno bene le nostre norme, ribadisco, se ne tornino da dove sono venuti, noi saremo felici ugualmente.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Massimo GIORGETTI

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato.
La parola alla collega Bartelle.

Patrizia BARTELLE (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Ricordo che stiamo parlando di un Regolamento. Come abbiamo ascoltato ormai ore fa, nella presentazione di questo Regolamento, le dichiarazioni del collega Villanova sviavano dal senso completo dell'impianto di questo Regolamento. Se una persona non attenta o una persona che non ha letto il documento che siamo chiamati a votare, sentendo il collega Villanova ha sentito parlare di pericolosità sociale. Il collega ha parlato alla pancia delle persone, in un momento in cui tutti siamo preoccupati di quello che sta succedendo in Europa, perciò tutti siamo spaventati nel vedere persone travisate, persone che girano probabilmente imbottite di esplosivo, ma ringraziamo il cielo per il sistema di sicurezza, di controllo e ordine pubblico che abbiamo in Italia.
Detto ciò, volevo leggere qualcosa per ritornare sul problema. Stiamo discutendo il punto 7 all'ordine del giorno: la proposta di Regolamento regionale relativa al Regolamento sulle modalità di accesso e di permanenza nelle sedi istituzionali della Regione Veneto, degli Enti del servizio sanitario regionale, degli Enti strumentali e degli Organismi sottoposti a controllo di vigilanza della Regione. Qui dovremmo annoverare come Enti di proprietà della Regione anche le sedi scolastiche dove si fa formazione professionale, perché sarebbe corretto, se non erro, anche questa previsione. Perciò nulla da dire sulla necessità di regolamentare per ragioni di sicurezza l'accesso alle sedi regionali. In effetti, soprattutto per quanto riguarda la disciplina dei tesserini di riconoscimento, si tratta semplicemente di mettere nero su bianco una prassi che è già in essere e da tutti condivisa ed accettata, e questo riguarda l'articolo 2, "Controllo degli accessi e di permanenza".
Tuttavia, la proposta del Regolamento in discussione non è approvabile per via dei passaggi relativi al burka, al niqab e alla possibilità di tenere con sé armi per la difesa personale. Il burka e il niqab, si tratta di un nuovo tentativo di introdurre norme a chiaro sfondo razziale nel solco tracciato dal progetto di legge statale n. 12, in materia di ordine pubblico, approvato da questo Consiglio in data 31 gennaio 2017, con il quale la Regione Veneto ha chiesto allo Stato di vietare nei luoghi pubblici abiti o indumenti di qualsiasi origine etnica o culturale quali il burka e il niqab.
La predetta precisazione è del tutto inutile sotto due profili: l'articolo 5 della legge 152/75 già vieta l'uso di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona e, in tale previsione, è possibile farvi rientrare non solo il burka e il niqab, ma qualunque indumento che comporti la benché minima difficoltà di riconoscere qualcuno: una sciarpa, un paio di occhiali, un cappello, un velo, un foulard, una felpa col cappuccio. Anche l'articolo 2, comma 1, del Regolamento in discussione, già vieta l'ingresso a coloro che indossano caschi protettivi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, e tanto sarebbe più che sufficiente ed approvabile per garantire la sicurezza delle sedi regionali.
Ma invece andiamo sempre oltre. Purtroppo andiamo a determinare una norma a sfondo razziale, in quanto non sussiste alcun fondato motivo per specificare che tra i mezzi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona vi rientrino anche quelli di origine etnica o culturale, e tanto meno di nominare proprio, tra le centinaia di abiti, questi, facendo rientrare il burka e il niqab. Il dato è pacifico, direi che è incontestabile. Ciò nonostante, di tutti gli esempi che si potevano citare, e cioè l'utilizzo del passamontagna, sciarpe, felpe, cappelli, occhiali e quant'altro, l'unico richiamato in maniera chiara è quello relativo ai costumi di alcuni gruppi islamici, peraltro minoritari. La discriminazione è evidente.
Se a ciò si aggiunge che l'articolo 2 del comma 1, ultimo periodo, prevede: "tali misure sono portate a conoscenza degli interessati attraverso l'esposizione di appositi cartelli agli ingressi", la mente corre veloce al Regio decreto legge del 17.11.1938, n. 1728, in materia di provvedimenti per la difesa della razza italiana e a ciò che ne è conseguito.
Pertanto, quanto meno per una questione di dignità, la proposta di Regolamento in discussione non è approvabile. Dico di più, è incostituzionale: questioni etiche, storiche e morali a parte evidenziano che la proposta di Regolamento è comunque palesemente incostituzionale e, se approvata, sarà senza dubbio impugnata davanti alla Corte costituzionale, il che, almeno per una questione economica, dovrebbe indurre i proponenti a ritirarla o a emendarla come proposto e con specifico atto.
Ad ogni modo, evidenzio che l'articolo 3, comma 2, della Costituzione, prevede che "la Repubblica rimuove gli ostacoli che limitano libertà ed eguaglianza, impedendo lo sviluppo della persona". L'articolo 8 della Costituzione sancisce la libertà di religione. L'articolo 21, comma 1, della Costituzione, prevede che tutti abbiano il diritto di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo di diffusione. Ne deriva che, pur potendo legittimamente prevedere restrizioni all'accesso delle sedi regionali per chi indossi indumenti che ne rendano difficoltoso il riconoscimento, tali disposizioni non possono essere basate su motivazioni etnico-culturali, come oggi avviene.
In un'ottica costruttiva evidenzio che potrebbe essere risolutivo imporre l'obbligo di farsi riconoscere prevedendo protocolli che garantiscano la sicurezza nel rispetto delle convinzioni etniche, culturali e religiose di ognuno.
Qui poi entriamo nell'articolo 5. L'articolo 5 prevede che i rappresentanti delle Forze dell'ordine, gli addetti alla vigilanza e gli uomini delle scorte possano accedere armati presso le sedi regionali. Anche in questo caso si tratta di formalizzare quanto già quotidianamente accade. Tuttavia, il progetto di Regolamento prevede che tale autorizzazione sia concessa anche a tutti i soggetti muniti di regolare licenza di porto d'arma per difesa personale, e ciò non è tollerabile sotto due profili.
Sotto un primo profilo, essendo previsto un servizio di sicurezza, non c'è ragione per cui debba essere consentito a taluno di entrare armato. Infatti il personale predetto è addestrato e segue regole di comportamento predeterminate finalizzate a salvaguardare l'incolumità di chi soggiorna all'interno di questi locali. Consentire ad un soggetto di difendersi da solo, e non sappiamo da cosa, perché il pericolo è inesistente, significa mettere in pericolo i protocolli di sicurezza e, quindi, l'incolumità di tutti.
Sotto un secondo profilo, la norma non prevede alcun dovere di esibizione del porto d'armi per difesa personale, né di denunciare il possesso di un'arma all'ingresso. Perciò, stando al dato letterale, non c'è modo, per il personale di sicurezza, di sapere quanti soggetti armati si trovino all'interno della sede regionale in un determinato momento. Facciamo un'astrazione: se immaginassimo che in questo Consiglio, le persone qui sedute fossero sedute all'interno di un accesso di un Pronto soccorso, per assurdo in questa sala potremmo essere tutti armati e nessuno ne sarebbe a conoscenza. Io vi chiedo se voi vi sentireste sicuri in questa previsione. Senza contare che, in assenza di previsione contraria, è concesso a chiunque, anche a chi non vi acceda abitualmente, di soggiornare armato nei locali delle sedi regionali.
Quindi, richiamando la domanda appena fatta, non solo in questa sala potremmo essere tutti armati, ma anche chi in questo momento si trova nel Palazzo potrebbe avere con sé un'arma e nessuno, personale di sicurezza compreso, avrebbe contezza di ciò. Però avremmo la certezza che nessuno sta indossando il burka, perché l'abbiamo previsto come precisazione, come qualcosa di cogente.
Io volevo fare altre due precisazioni su quanto detto dal collega Berlato, perché i numeri li sappiamo leggere tutti, e portare degli elenchi, dei numeri decontestualizzati dalla realtà ha poco senso. Perciò dire che in Svizzera ci sono 45,7 armi ogni 100 abitanti, mentre in Italia ne abbiamo solo 11, significa non sapere come è organizzata militarmente la Svizzera. E' evidente che il numero delle armi presenti nel territorio svizzero è considerevole.
Poi il possesso dei requisiti psicofisici viene giustamente valutato una volta all'anno, quando la persona in possesso del porto d'armi per difesa personale va a farseli rinnovare questi requisiti; in quel momento possiamo averli, ma cosa succede, dal momento che ho fatto quella visita di idoneità, negli undici mesi e ventinove giorni seguenti? Può succedere di tutto. Ma questo non deve essere motivo per dire che non è valida questa maniera di determinare l'idoneità.
Io voglio semplicemente dire a tutte le persone qui dentro che se ci trovassimo tutti quanti in quell'ipotetico Pronto soccorso in cui arrivano persone che attendono per ore oppure persone in preda anche al panico perché sono state fatte oggetto di incidenti oppure di qualsiasi atto violento, e sono fornite d'arma, ce l'hanno addosso, come pensate si possa predisporre il personale che farà il soccorso a loro vedendo una persona armata che non è in una situazione psicofisica perfetta? Vi faccio questa domanda, perché chi ha fatto il volontario all'interno dei Pronto Soccorso con la Croce Rossa, Verde o Bianca, oppure chi ha lavorato come personale dipendente all'interno di situazioni così critiche come i Pronto Soccorso, sa benissimo quello che può succedere e quello che succede: una persona – ripeto, questo è il caso limite – armata viene soccorsa, viene portata nel lettino del medico per essere visitata; inavvertitamente un dipendente, un infermiere, un medico, nel visitarlo gli crea un dolore, questa persona in preda al dolore può anche reagire estraendo l'arma. Sarebbe il caso limite, ma siamo arrivati a questo.
Perciò io sono qui a farvi una proposta, a questa Assemblea faccio una proposta: sicuramente il Regolamento va approvato, a mio avviso va modificato per non arrivare a determinare dei limiti, dei blocchi definiti soltanto a delle categorie di persone, e direi di stralciare l'articolo 5, perché potremmo discuterne in un secondo momento tutti insieme e sistematizzare in maniera corretta e definitiva, andare a valutare il complesso di tutti gli ambiti di pertinenza regionale.
Ricordo che, appunto, oltre che agli ospedali, fanno parte delle pertinenze regionali anche le scuole professionali. Io ho finito.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Bartelle.
Prego, consigliere Villanova. Che sia fatto personale, non una semplice citazione.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente per fatto personale in quanto ritengo lesiva, gravissima e vergognosa la frase che è stata detta adesso dall'esponente del Movimento 5 Stelle.
Io posso capire le differenze politiche, posso capire le differenze di opinione. Ritengo assolutamente vergognoso che venga accostata questa proposta di Regolamento alle leggi razziali. È già la seconda volta che succede, una volta è successo in Commissione, sempre dalla stessa esponente del Movimento 5 Stelle.
Io chiedo che mi venga data la trascrizione di quanto detto adesso dalla consigliera Bartelle perché provvederò a procedere in tutte le sedi per tutelare la mia persona come primo firmatario di questo Regolamento. Bisogna mettere una fine, qui non c'è nessuno che ha la superiorità morale per dare certe definizioni. Le leggi razziali sono state una cosa criminale e vergognosa della storia, come si permette la consigliera Bartelle di affiancarle a questa proposta di Regolamento? È vergognoso!

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
La parola al collega Dalla Libera.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Cerco di smussare un po' le tensioni partendo da questo, da un'osservazione semplice: che questa proposta di Regolamento è uscita dalla Prima Commissione con 46 voti favorevoli e 1 astenuto, neanche uno contrario. Quindi io credo che l'impianto della legge come è stato discusso nella Prima Commissione sia un buon impianto. In effetti io non vedo discriminazioni; io vedo tutele della comunità sotto il profilo della sicurezza, e sappiamo che dal punto di vista anche costituzionale è stato ribadito proprio recentemente in una sentenza della Suprema Corte di cassazione che il bene generale della sicurezza è un bene, è un valore costituzionalmente protetto e riconosciuto, che prevale anche su altri valori difesi dalla Costituzione, come la libertà di girare usando abbigliamento di caratteristiche religiose le più varie.
Quindi io credo che il fatto di impedire che entrino in strutture pubbliche delle persone travisate, delle persone con il viso mascherato, delle persone non identificabili, sia un'esigenza giusta.
Probabilmente le tensioni che vedo sono causate dall'inserzione successiva, cioè dall'articolo 5, laddove tra le varie persone che possono entrare con armi in queste strutture pubbliche si dice anche una categoria, che è quella dei soggetti muniti di regolare licenza di porto d'arma per difesa personale. In effetti, secondo me, io vedo che questo riferimento sia un riferimento fuori luogo, inopportuno, perché non ha senso. Cosa va a fare una persona qualunque, anche munita di porto d'armi, in una struttura pubblica con le armi in tasca? In un ospedale, in Regione Veneto? Cosa ci viene a fare? Perché ci viene con le armi in tasca? Le Forze d'ordine è evidente, è bene che ci siano, ma una persona che ha semplicemente il porto d'armi e non ha nessun'altra qualifica è privo di senso che possa essere autorizzata ad entrare con armi in queste strutture pubbliche.
Volevo fermarmi a questo concetto: queste persone, che non hanno nessun bisogno di portare l'arma all'interno, secondo me è opportuno che non siano inserite all'interno dell'articolo 5.
Però vedo che il primo firmatario Villanova ha apportato una modifica con un emendamento, che è un emendamento sostitutivo dell'articolo 5, che mi pare superi la questione, perché questo emendamento dice: "fatto salvo quanto previsto dall'articolo 4, quarto comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110 – la nota legge sulle armi ed esplosivi –, nelle sedi di cui al comma 1 dell'articolo 1 possono accedere con le armi solo i soggetti aventi titolo ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e della legge 18 aprile 1975, n. 110 e successive modifiche, in conformità ai Regolamenti adottati dai relativi Enti nell'esercizio della propria autonomia". Quindi l'Ente, con la sua autonomia, può benissimo prevedere qualsiasi cosa, nel rispetto della normativa.
Questo emendamento supera tutte le controversie, le cattive interpretazioni e anche i dubbi che potevano sorgere nell'articolato dell'articolo 5 precedente, per cui mi pare che adesso la legge sia una legge pronta per essere approvata, addirittura senza quell'astenuto che c'era prima tra i 47.
Quindi Veneto Civico voterà a favore di questa normativa se viene accolto l'emendamento del Relatore, che è l'emendamento che ho appena citato adesso relativo alla sostituzione dell'articolo 5.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
La parola al collega Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Io vorrei sgombrare il campo da alcuni equivoci che, secondo me, hanno un po' contraddistinto il dibattito di oggi. Noi non stiamo facendo una legge sulla religione, non stiamo facendo una legge contro i burka e i niqab, che sono consentiti, secondo questo Regolamento, in qualsiasi luogo che non sia un luogo pubblico, quindi sgombriamo il campo da questo argomento, non è l'argomento di questa legge.
Non ho dubbi di questo, perché ho assistito almeno ad una parte della discussione in Commissione, poi avete visto non c'è il mio voto e l'emendamento del collega Berlato è stato aggiunto dopo, perché ricordo perfettamente da cosa si è partiti in quella legge, in questa proposta di Regolamento: si è partiti dal tema della sicurezza, è inutile girarci intorno. Si è pensato che qualsiasi persona travisi il proprio volto e la propria identità in un luogo pubblico rappresenti un elemento di pericolo.
Allora su questo tema – io l'ho detto all'inizio in Commissione e lo ribadisco qui in Aula, ma c'è un mio emendamento che va in questa direzione – sono d'accordo, non consento a nessuno di dire che io sono contrario all'idea di un Regolamento che nelle sedi pubbliche della Regione Veneto, nell'ambito della nostra Regione, negli Enti e quello che è previsto, possa essere consentito l'accesso a chiunque travisi il proprio volto. Sono assolutamente contrario all'idea che uno che travisa il proprio volto e la propria identità possa entrare in un luogo pubblico.
Non metterei altri aggettivi perché poi quando si fanno i Regolamenti si sbaglia, no? Perché se tu scrivi niqab o burka e uno arriva col passamontagna e travisa il proprio volto, può entrare; se uno entra con la kefiah, allora qual è la differenza, se è palestinese sì e se è invece di religione islamica no? Ma che di discorso è? Scrivete una norma chiara: chiunque travisa il proprio volto, lo nasconde, rende impossibile l'identificazione, che sia un casco, che sia un passamontagna, che sia la sciarpa della Juventus, qualsiasi oggetto, che sia una maschera, infatti la norma del TULPS del '26, ma anche la legge reale, se non ricordo male, parla esplicitamente di mascheramento.
Quindi chiariamo i termini delle questioni, non serve aggiungere altro. Qualsiasi aggiunta rischia di essere aggirata con una semplice manovra di aggiramento, perché io entro con il passamontagna e quindi posso entrare secondo questo Regolamento del 2017.
Prima questione: se il tema è quello della sicurezza, è evidente che il tema riguarda, oltre all'aspetto del travisamento del volto, l'aspetto delle armi e degli esplosivi, perché non c'è stato un attentato in Europa che è stato contraddistinto da persone che hanno travisato il proprio volto. È vero l'esatto contrario, purtroppo, perché si spingono talmente in là con la follia che mettono a disposizione la propria vita, il proprio corpo diventa un'arma: quando uno si mette una cintura di esplosivo addosso, è una cosa che noi occidentali non concepiamo, cioè non concepiamo che la lotta possa arrivare al punto di sacrificare la propria vita.
Queste cose le sto dicendo perché dobbiamo riflettere attentamente su cosa scriviamo rispetto ad un semplice e banale Regolamento. Il mio emendamento all'articolo 2 lo dice esplicitamente: è fatto divieto di ingresso nelle sedi istituzionali della Regione del Veneto, degli Enti del Servizio sanitario regionale, degli Enti strumentali e Organismi sottoposti a controllo e vigilanza della Regione a coloro che indossano maschere, caschi protettivi o qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona. Chiaro? Quindi su questo non voglio che la discussione ci porti a definire o a dire cose che non stiamo sostenendo, almeno io personalmente, ma credo anche gli altri colleghi che hanno votato a favore in Commissione.
Mi dovete spiegare perché non dobbiamo impedire, nelle sedi regionali: "nonché a coloro che portino armi, esplosivi od oggetti atti a offendere". Su questa seconda parte non mi state convincendo, perché è questa la seconda parte, quella che fa esplodere la gente in giro per l'Europa. Per fortuna fino adesso in Italia siamo stati lasciati fuori da quello che è avvenuto nel resto dell'Europa. In quasi tutti gli altri Paesi d'Europa però è avvenuto. Allora a questo volete dare una risposta o no, caro collega Villanova? Perché te la sto ponendo da tre mesi questa questione: vuoi dare una risposta ad avere elementi di sicurezza in più per la Regione Veneto nelle proprie strutture pubbliche? O non ti interessa il tema, o pensi che saremo salvi per sempre in Italia? Perché è questo il tema, il tema che dobbiamo affrontare è esattamente questo: non come uno travisa il proprio volto, che è parte del problema, ma l'elemento centrale è se uno dispone di armi o di strumenti esplosivi ed entra in una sede pubblica.
Mi vuoi spiegare come fai a garantire quello che scrivi nel tuo emendamento, Villanova? Spiegamelo, perché tu scrivi che possono accedere con le armi solo i soggetti che hanno il permesso. E chi cavolo lo controlla questo, scusami? Vai tu? Chi lo controlla, se non c'è un metal detector nelle sedi della Regione Veneto? Me lo spieghi, per favore? Perché io non l'ho capita questa cosa. Mi spieghi come fai ad esercitare un controllo sapendo che entrano solo ed esclusivamente i titolari di un porto d'armi, se non controlli se quella persona è titolare di un porto d'armi. Ma se non controlli neanche se ha un'arma! Salvo nel Consiglio regionale del Veneto, che giustamente, io credo, approvo pienamente quello che l'Ufficio di Presidenza ha fatto, perché tutela non solo noi come Consiglieri, ma qualsiasi dipendente di questo Palazzo, perché non ci dimentichiamo quello che è successo nella Regione Umbria, vero? Due persone sono morte perché un pazzo è entrato armato dentro la sede della Regione Umbria; o quello che è successo al Palazzo di Giustizia di Milano; o quello che è successo in tantissime altre parti; un Sindaco, se non ricordo male, che è stato ammazzato nell'esercizio delle sue funzioni.
Voi state facendo una legge che non mette un euro. Chi è che controlla che uno non entri con il viso travisato? Me lo spieghi, per favore? Cioè io entro in ospedale a Padova e chi è che mi controlla, una volta fatto questo Regolamento, visto che non avete messo un euro? Chi è che controlla se colui che entra è titolare o meno di un regolare porto d'armi? Chi è che controlla se hai o non hai un'arma? Avete messo zero euro. Certo che è un Regolamento, ma per dare attuazione ad un Regolamento mi devi spiegare quali sono le persone che danno attuazione a questo Regolamento, sennò restano chiacchiere, chiacchiere al vento. Questo è quello che state facendo con questo Regolamento.
Allora la mia proposta è che ci mettiamo le risorse, i metal detector, non occorrono cose costosissime, basta semplicemente un controllo rispetto alla persona. Esattamente come avviene in Consiglio regionale, non mi risulta che ci sia una macchina, c'è semplicemente un controllo.
Se non fate questo, l'attuazione di questo Regolamento è assolutamente sulla carta, lasciata lì, è teorica, anche per la parte che vorreste applicare. Chi è che controlla se uno arriva col casco? Uno entra col casco in Consiglio, c'è qualcuno che lo controlla? Ma che cosa controlli? Non controlli neanche l'identità della persona, perché poi, parliamoci chiaro, non è che controlli solo se ha il casco o ha il volto travisato, dovresti controllare anche l'identità per avere elementi di certezza e di sicurezza. Allora trasformiamo questa legge, se vogliamo che sia veramente un elemento di sicurezza in più, col tempo, non è che lo possiamo fare domani mattina, non sono demagogico. Il Consiglio regionale applica un Regolamento proprio dove dice: non è consentito l'accesso alle sedi consiliari di persone armate, con l'eccezione del personale di vigilanza incaricato e delle Forze dell'ordine.
Io vorrei che la stessa sicurezza che garantiamo a noi stessi la garantissimo anche ai cittadini del Veneto. È troppo chiedere questo? A noi sì, ai cittadini del Veneto no. Non importa se entra qualcuno armato nelle scuole di formazione professionale, se entra negli ospedali, se entra nelle altre sedi periferiche della Regione, lì va bene, all'ARPAV, in tutti gli ospedali del Veneto, lì può entrare armato, l'importante e che non entri armato in Consiglio regionale. Perché, qual è la differenza? Perché in Consiglio regionale ci siamo noi, non ci sono i cittadini del Veneto, ci siamo noi, e qui devono lasciare l'arma, non possono entrare, e scriviamo nel Regolamento così. Questo avviene a leggi vigenti.
Credo che l'Ufficio di Presidenza non abbia fatto una norma anti legem, mi auguro, l'avrete fatta secondo quello che il Regolamento consente, quindi apprendo dal Consiglio regionale, dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale che è consentito vietare nelle sedi regionali di entrare armati, perché lo stiamo vietando noi stessi qui dentro. Oltretutto ci ricordiamo tutti, per quelli della passata Legislatura, che la cosa non è proprio appesa al cielo. Rimango ancora sconvolto se penso a tutti i dibattiti che sono avvenuti in quest'Aula, probabilmente alla presenza di un'arma all'interno dell'Aula stessa, e questa la trovo sempre una cosa incredibile, perché siamo in un luogo della democrazia, non siamo in un luogo qualsiasi.
Concludo. I miei emendamenti sono semplici: nessuno può entrare col volto travisato. Basta! Non mi interessa con cosa travisato, perché questa è la parte ideologica che avete messo, il di più. È ovvio che io non sono d'accordo che uno entri con il burka dentro a un ospedale e non renda certa la sua identità, è ovvio, ma non voglio neanche che entri con la sciarpa di una formazione calcistica, non voglio che ci entri col casco, non voglio che ci entri col passamontagna della manifestazione appena terminata, non voglio che sia non riconoscibile.
Dev'essere chiaro questo. Chiedo semplicemente che si applichi ciò che abbiamo deciso di applicare per la tutela, la salvaguardia e la sicurezza dei dipendenti e dei Consiglieri regionali qui a Palazzo Ferro Fini ed anche nelle altre sedi della Regione. Ci vogliono un po' di soldini? Sì, ci vogliono un po' di soldini, si farà un po' alla volta, non pretendo che si faccia il tutto e subito, ma facciamolo perché poi diventa sempre troppo tardi.
Scusatemi, negli aeroporti si fa il controllo metal detector, sì o no? Perché non possiamo farlo nelle sedi della Regione Veneto, se vogliamo dare un po' più sicurezza? Se il tema è quello della sicurezza facciamolo sennò non volete la sicurezza, volete un'altra cosa. Noi quello che possiamo fare lo facciamo nelle sedi regionali, certo. Altrimenti volete fare solo chiacchiere e propaganda. Ma con le chiacchiere e la propaganda, senza i metal detector, senza il controllo, senza il controllo delle armi, si fa poca strada dal punto di vista della sicurezza, senza nessuno che controlla che uno abbia il volto travisato, perché neanche questo mi avete garantito, né risposto.
Se la legge va in questa direzione, e abbiamo presentato emendamenti che vanno in questa direzione, si può votare il Regolamento, si può votare se si introducono questi elementi, però, di certezza e di garanzia; sennò mi dovete rispondere alla domanda che ho posto: chi controlla che solo i soggetti aventi titolo entrino dentro le sedi pubbliche? Se non mi mettete i metal detector, non si sa se quella persona che sta entrando è armata o meno, e se non metti una persona che controlla e che domanda alla persona che è armata "mi mostra, per favore, il suo permesso regolare?", non si è in grado di rispondere a ciò che scrivete nella norma. Vi rendete conto quanta propaganda c'è dietro a questa cosa? Io vorrei che ripartissimo dal testo che è ora in discussione, perché voi avete scritto che nelle sedi regionali è consentito, "possono entrare armati i soggetti muniti di regolare licenza di porto d'arma per difesa personale".
Lo so che è così, Berlato, ma vogliamo migliorarla o no questa norma? Io vorrei migliorarla. Devi cambiare la legge nazionale, e perché invece sul burka? Ma di cosa stiamo parlando? È chiaro che sono tutte norme nazionali, ma siccome voi giocate a cambiare le norme nazionali con Regolamenti, io cambio norme nazionali con Regolamenti e mi chiedo come il Consiglio regionale ha potuto impedire l'accesso a chi ha un regolare porto d'armi, perché qui non c'è scritto che chi ha il regolare porto d'armi può entrare: "non è consentito l'accesso alle sedi consiliari di persone armate, con l'eccezione – attenzione – del personale di vigilanza incaricato e delle Forze dell'ordine regolarmente accreditate. Eventuali armi – spero di chi ha un regolare possesso– devono essere consegnate in portineria". Questo dice.
Allora perché non applichiamo questa norma del Consiglio regionale anche al resto dei veneti? Perché la riteniamo una norma importante e utile, approvata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza, e non la riteniamo altrettanto importante e utile per i cittadini del Veneto? Perché questa è una norma che va secondo legem e invece quelle altre dovrebbero essere contra legem? Spiegamelo, perché io la trovo una norma giusta, intelligente, applicabile in qualsiasi sede della Regione del Veneto, se vogliamo garantire più sicurezza.
Se vogliamo fare altre operazioni, fatevele, ma non dite e non raccontate che volete più sicurezza, perché non sarà questo l'obiettivo di questa legge. Nessuno controllerà nemmeno se le persone entreranno travisate, figuriamoci chi potrà controllare, in assenza di metal detector, se uno entra armato o con l'esplosivo, e chi controllerà se è titolare o meno di un regolare porto d'armi. Quindi state scrivendo una cosa che non si verificherà. Non avete messo un euro, abbiate il coraggio di mettere qualche soldino.
Ve l'ho già detto, c'erano 23 milioni sulla sicurezza fino al 2008 – ho finito, Presidente –nessun altro capitolo del bilancio è stato abbassato in maniera così vistosa, del 95%, solo quello sulla sicurezza; mettete 2 euro sulla sicurezza e realizziamo i metal detector, allora la voto questa legge.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
E' chiusa la discussione generale. Io direi che diamo la possibilità alla Commissione di riunirsi per esaminare gli emendamenti, riprendiamo alle ore 16.30.
La Seduta è sospesa alle ore 16.10
La Seduta riprende alle ore 16.38

PRESIDENTE

Iniziamo l'esame dell'articolato, essendo finita la discussione generale. Per cui invito i colleghi ad accomodarsi.
Se vi accomodate, cominciamo l'esame dell'articolo 1. Se nel frattempo qualcuno vuole iscriversi a parlare? Non ci sono emendamenti sull'articolo 1.
Articolo 1.
La parola al collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Abbiamo finito la discussione generale. Purtroppo. Visto che c'è stata un'impostazione della discussione da parte dell'opposizione forse più propagandistica che altro, non si è voluto affrontare quello che è il vero tema della situazione. Voglio riprendere brevemente quello che è stato detto dal consigliere Ruzzante riguardo al fatto di togliere la fattispecie di burka e niqab. Gli dico perché non voglio togliere queste due parole, e penso che questa sia la posizione anche della maggioranza.
Se noi togliessimo queste due parole dalla legge, si farebbe riferimento a quella che è la normativa nazionale, la legge 152/75. Nella legge 152/75 sono state inserite delle fattispecie, perché si parla di caschi e passamontagna, e tutti quegli strumenti, tutti quegli indumenti che per giustificato motivo vanno a celare il volto sono stati permessi. Purtroppo, a seguito di diverse sentenze di tribunali, e ho citato anche prima, nella riunione della Commissione, quella di Treviso del 2005, se non erro, una di queste, il burka e il niqab sono rientrate nelle fattispecie del giustificato motivo. Quindi, se noi andassimo a togliere all'interno di questo Regolamento queste due parole fondamentali, non faremmo altro che fare lo stesso errore che c'è all'interno della legge 152/75, che non a caso abbiamo chiesto di cambiare proprio con il mio progetto di legge statale, che è stato approvato qualche mese fa qui in Consiglio regionale, dove chiediamo che vengano inseriti questi due termini all'interno del testo di legge nazionale.
Questa è una questione sicuramente pratica, non si tratta di nessun tipo di propaganda o quant'altro. Si tratta di andare a mettere una pezza ad un problema legislativo nazionale, in attesa che lo Stato vada a legiferare e li vieti su tutto il territorio nazionale, non solo per il Veneto, in tutti i luoghi pubblici, comprese le strade, le pubbliche vie e le piazze.
Questo è per rispondere a quella che è stata la sua richiesta. Penso sia anche una risposta di buonsenso e spero che voglia accogliere questo tipo di risposta.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
La parola al collega Azzalin.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Cambierò tono, perché la teatralità, che spesso mi accusa il collega Berlato di usare, ma la teatralità è data anche dai contenuti, dalla falsità e dall'ipocrisia delle cose dette, e non solo dalla veemenza, dai toni eccetera. Quindi il concetto di teatralità, se vogliamo usarlo, oggi è stato più ad appannaggio della maggioranza che dell'opposizione.
Guardate, oggi che si decidono le politiche internazionali con i tweet e si decretano le scelte politiche su Facebook, all'inizio di questa seduta il collega Villanova ha messo in Facebook la sua immagine sorridente, assieme a quella del collega Marcato, dove dice "inizia adesso la discussione per vietare il burka in tutte le strutture della Regione... si preannuncia battaglia. Siamo pronti".
Allora non c'entra niente la pistola qui, non c'entra niente la sicurezza, quello che c'entra è il messaggio che si vuole dare con questa legge. Io ho detto prima nella discussione degli emendamenti e lo ribadisco qui, è stato modificato un articolo, quello sulle armi, non volendo dare soddisfazione o recependo un emendamento dell'opposizione, che sarebbe stata la medesima cosa, ma si è voluto riscrivere; si fanno decadere quegli emendamenti che noi avevamo proposto, ma la sostanza è che è un articolo condivisibile, si rifà alla normativa nazionale, benissimo. Però abbiamo detto, con la stessa ratio riscriviamo l'articolo 2, e quindi perché andare a fare questa elencazione pedissequa? Perché sennò la stessa elencazione ci portava a mettere anche le felpe con il cappuccio eccetera eccetera.
Allora dico, ecco perché qui in quest'Aula oggi parliamo due linguaggi diversi: chi attraverso un Regolamento sulla sicurezza... Collega Berlato, è la maggioranza che si deve mettere d'accordo, perché da questi post significa che non è un problema di sicurezza, ma è un problema di messaggio di carattere politico, perché burka è sinonimo di cultura diversa, perché è bene definirli pericolosi, anche se ancora nessuno con il burka ha sparato con il mitra, e poi veniamo anche ai politici che sparano, ma in un secondo tempo.
Ecco perché c'è un'opposizione così veemente e non teatrale da parte nostra: perché si strumentalizzano questioni come quella della sicurezza. Non è che noi siamo sordi a questo tema, tant'è che in Commissione il mio Gruppo votò a favore, ma quelle argomentazioni lei non le ha usate, collega Villanova, in Commissione. In Commissione si è stati al merito, e allora, ragionando nel merito, più o meno si era arrivati anche a convenire su quel testo.
Io non mi fidavo, e avevo ragione a non fidarmi, tant'è che è un altro il messaggio che si vuole dare. Allora io reinvito invece la maggioranza a dire: come avete riscritto l'articolo 5, riscrivete anche l'articolo 2, e noi siamo disponibili a votarlo. Sennò noi prenderemo le distanze da una strumentalizzazione di questo tipo: si usa un tema per la sicurezza per lanciare altre cose. Com'è stato rilevato in più interventi, se si vuole affrontare la questione della sicurezza, come altri in maniera più analitica e con molti esempi hanno potuto fare in quest'Aula, non c'entra parlare di queste cose, basta prendere altri provvedimenti. Questo è il discorso.
Quello che c'entra è il messaggio che si vuole dare, che non riguarda la sicurezza, perché noi domani, quando avremo approvato o avrete approvato questo provvedimento, non saremo più sicuri nelle sedi della Regione, non ci sarà più sicurezza, perché le norme di prevenzione che ci saranno, saranno sempre quelle. Allora noi com'è che dobbiamo agire, in che termini dobbiamo agire? In termini di controllo passivo e via, ma in termini anche preventivi. E allora lo facciamo in questa maniera? Questa è la critica che facciamo. Non è una critica teatrale, è una critica di merito, piuttosto la teatralità intrisa di falsità e di ipocrisia sta nei banchi della maggioranza. Questo è il punto. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al collega Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Sappiamo che il gioco della politica porta ognuno a vendere il prodotto come meglio crede, no? E' comprensibile questo, però bisogna che affrontiamo la questione, se è possibile, non coprendoci di ipocrisia. Mi sembra di capire che da parte dei banchi sinistri ci sia un'opposizione ad alcuni termini inseriti nel Regolamento: basta cambiare le parole, anche se la sostanza rimane identica, ma se non compaiono alcune parole, allora va bene. Questa è ipocrisia. Se vi va bene il fatto di dire che qualsiasi indumento che possa travisare il volto può star bene in legge, ma non bisogna fare nessun esempio, perché di fatto in legge, anzi, nel Regolamento viene preso come esempio il burka e il niqab, come è stato fatto per il casco, ma sostanzialmente basta leggere quello che è scritto nel Regolamento per poter evincere chiaramente che qualsiasi strumento atto a travisare il volto delle persone che accedono ai luoghi pubblici è vietato.
Vi va bene scrivere qualsiasi strumento ma non vi va bene che vengano usati degli esempi come il casco, il burka o come il niqab o altri tipi di cose, perché nella vostra concezione coloro che portano il burka o il niqab devono essere intoccabili, devono essere al di sopra di qualsiasi tipo di valutazione.
Stessa identica cosa per la questione di chi legalmente ha il porto d'armi per difesa personale.
Prima un collega, sempre dei banchi sinistri, diceva: perché io devo prendere la pistola e andare in ospedale, chi è che me lo fa fare? Guardate che uno non sceglie di partire da casa e dice: vado a farmi un giretto all'ospedale con la pistola per vedere se ho qualcuno a cui sparare. Vi faccio un esempio: se un legale portatore d'arma, che è al lavoro oppure sta transitando in qualsiasi luogo della nostra Regione, viene raggiunto da una telefonata che lo avvisa che suo figlio ha avuto un incidente grave ed è stato urgentemente ricoverato in ospedale, cosa fa il padre di quel figlio? Se ne va a casa a depositare l'arma prima di andare a vedere quali sono le condizioni di suo figlio? Cosa fa?
In realtà non è che io scelgo di andare a farmi un giro in ospedale con l'arma, ma dal momento che la normativa vigente obbliga un legale portatore d'arma, che non è un pericolo per la collettività, è una garanzia per la collettività, tanti di coloro che contestano i legali portatori d'arma non avrebbero mai i requisiti per poter avere legalmente un porto d'arma, anche all'interno di quest'Aula. Allora in base a questo tipo di ragionamento va detto che in caso di necessità e urgenza, se uno si trova, avendo l'obbligo di portare con sé l'arma, come prevede la normativa vigente, se ha la necessità di recarsi presso un luogo pubblico, lo fa nel rispetto della legge e nel rispetto di quel Regolamento di cui si è dotata quella struttura, come fa il Consiglio regionale, che prevede l'obbligo anche per i legali portatori d'arma di accedere e di lasciare in custodia la propria arma presso del personale appositamente incaricato.
Perché non si fanno i metal detector in tutti gli ospedali? Ci auguriamo che il Governo sinistro, che sta indebitamente amministrando la cosa pubblica nel nostro Paese, doti la Regione del Veneto di risorse finanziarie adeguate per poter installare in tutti gli ospedali, in tutti i luoghi pubblici non solo i metal detector, ma bisogna dotare l'accesso del metal detector di personale di vigilanza, di sicurezza 24 ore su 24 per filtrare gli accessi e verificare chi porta un'arma, indipendentemente che la porti legalmente o illegalmente. Questo non confligge con il Regolamento, perché una volta che si è stabilito il divieto di entrare in luoghi pubblici con il volto travisato, e lo si può fare, per quanto riguarda il porto d'arma, nel rispetto della normativa nazionale attualmente in vigore, nulla vieta che si possano poi, trovando le risorse, dotare tutti i luoghi pubblici di varchi di accesso con metal detector, con del personale addetto alla sicurezza che possa controllare chiunque entri per verificare se ha o non ha un'arma.
Voglio ricordare che questo tipo di fobia contro le pistole legalmente detenute deve tener conto del fatto che la stragrande maggioranza degli ultimi attentati terroristici compiuti in Europa sono stati compiuti utilizzando dei coltelli. Allora cosa volete fare? Chiudere tutti quanti i negozi che vendono coltelli da cucina? Volete chiudere tutti i negozi di cavatappi o di altri strumenti apparentemente potenzialmente contundenti? Volete vietare l'utilizzo di qualsiasi arma impropria? Questo è l'obiettivo? Invece dovremmo intervenire per fare in modo di capire che chi è legale possessore d'arma è una garanzia per la collettività, perché come ribadisco, come è successo al Bataclan o in altri luoghi oggetto di attentati, se fosse stato presente qualche legale possessore d'arma forse tutte quelle povere persone indifese avrebbero avuto qualcuno a difenderle. Invece, siccome qualcuno pensa di garantire la sicurezza pubblica con i gessetti colorati o con le bandiere arcobaleno, con i gessetti colorati e le bandiere arcobaleno non si garantisce la sicurezza, si fa unicamente demagogia.
Ecco perché prendiamo atto di questa ipocrisia: cambiamo la parola, anche se la sostanza rimane quella, però se si cambia la parola mettiamo la bandierina ideologica. Pensate voi!
La questione dei metal detector. Prima la posizione del consigliere Ruzzante, che rispetto per le sue convinzioni, anche se non le condivido: perché dobbiamo solamente proteggere la casta qui in Consiglio regionale? Dobbiamo farlo in tutti i luoghi pubblici della Regione, sì o no? Questa è la sua affermazione. Ma perché solo i luoghi pubblici della Regione e perché non su tutti i mercati, non su tutti i luoghi pubblici, non su tutte le piazze? Perché solamente alcuni privilegiati che lavorano nei luoghi pubblici della Regione e non, invece, tutti i cittadini? Consigliere, allora è lei che fa discriminazione in base a questo, perché lei vuole proteggere non solo la casta del Consiglio regionale, ma la casta che lavora all'interno delle strutture regionali. E tutti gli altri? Perché no tutti gli altri?
In base a questo tipo di ragionamento credo sia importante, al di là delle ipocrisie, che si capisca qual è l'ambito entro il quale stiamo agendo, l'ambito di competenza della Regione, Regolamento regionale – non legge – nel rispetto di norme statali. Se troverete i soldi, attraverso il vostro Governo, avremo la possibilità di installare in tutti i luoghi pubblici barriere, varchi di accesso con i metal detector, poliziotti ovunque che possano controllare l'accesso da parte di soggetti che, comunque, non devono essere travisati.
L'abbiamo detto in modo molto chiaro, spero che l'approccio possa rimanere razionale, perché se ci abbandoniamo alle posizioni ideologiche, ovviamente ognuno poi può agitare la sua bandierina, ma non risolve i problemi.

PRESIDENTE

Grazie, collega Berlato.
Ha chiesto di intervenire il collega Ruzzante. Ne ha facoltà.

Piero RUZZANTE (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista)

Grazie, Presidente.
Nel senso che alcuni concetti già li ho espressi prima, io non voglio fare polemica, ma non c'è ombra di dubbio che stiamo assistendo in questo caso, lo dico rispetto al ragionamento fatto dal collega Berlato dei gessetti colorati, questa norma che voi ci state proponendo è una norma fatta di gessetti colorati, demagogica, perché non prevede chi controllerà gli ingressi dei luoghi pubblici nei quali voi volete normare che non possano entrare persone travisate. Non c'è nulla che tenda a dare qualche elemento di garanzia.
Non ritorno sulla questione, credo di averlo chiarito: io sono contrario che in una sede pubblica una persona entri – lo dico a microfono, così forse non la ripetiamo più – e travisi il suo volto con un vestito fatto di niqab o di burka. Sono contrario, perché tutte le persone devono rendere certa la loro identità. Sarebbe come se io adesso le dicessi: lei vuole proteggere le persone che entreranno travisate da kefiah o passamontagna. Cos'ha, un'amicizia con quelli che hanno il passamontagna, lei e la maggioranza? Tra l'altro, faccio notare che solitamente chi va a fare una rapina non si mette il burka o il niqab, si mette il passamontagna o la felpa, perché abbiamo visto tante immagini di soggetti che vanno a fare le rapine ai bancomat e lo strumento che usano è quello che gli consente trenta secondi dopo di ritornare ad essere una persona normale, quindi non è il burka, è la felpa. Io non mi permetto di dire ai colleghi della maggioranza che volete proteggere quelli che usano il passamontagna per travisare il loro volto. Vorrei, pretenderei altrettanto rispetto.
Io ho scritto un emendamento chiarissimo, un emendamento estensivo rispetto alla norma attuale, non parla solo delle maschere o dei caschi protettivi, ma parla di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso – neanche impossibile – il riconoscimento della persona. Quindi è chiaro quello che ho scritto, e questo è un mio emendamento sostitutivo all'articolo 2.
Allora non torniamo su questo punto, non ci incastrate su una cosa che non vogliamo dire o che non pensiamo. Parlo per me, non voglio estendere i miei ragionamenti ad altri colleghi.
Qual è il difetto di questo articolo 1? Per esempio, il fatto che voi scrivete che questo Regolamento disciplina tutte le sedi istituzionali della Regione Veneto; dovevate scrivere "fatto salvo il Consiglio regionale del Veneto", nel quale si applica una normativa che è diversa, perché in Consiglio regionale del Veneto, a differenza di tutte le altre sedi, non è consentito l'accesso alle sedi consiliari a persone armate, a parte il personale di vigilanza o delle Forze dell'ordine, eventuali armi devono essere consegnate in portineria.
Banalmente – io continuo a ripetere e a ribadire – perché non facciamo la stessa cosa in tutte le sedi della Regione Veneto? Ad esempio: uno che dovesse improvvisamente andare in ospedale ed è armato, lascia l'arma in una portineria e quando esce si riprende la sua arma della quale è titolare di un porto d'armi. Prima mi accorgo se ha una pistola, poi controllo se ha il porto d'armi, poi gliela faccio depositare in portineria e quando esce dall'ospedale se la riprende.
Non diciamo anche qui cose dell'altro mondo, collega Berlato, perché io, quando dico ospedali, mi sembra che non sia una casta che frequenta gli ospedali; quando dico ULSS, non penso che sia una casta che frequenta l'ULSS; quando dico un ufficio regionale con accesso al pubblico, non sto parlando di una casta, sto parlando di luoghi frequentati da qualsiasi potenziale cittadino, rappresentante di associazioni. Non spetta a noi andare oltre i luoghi di competenza della Regione, mi pare evidente che stiamo normando – infatti è un Regolamento – le modalità di accesso e di permanenza nelle sedi istituzionali della Regione del Veneto. Se volevate fare una cosa sui mercati dovevate cambiare la proposta. Stiamo parlando di questo e quindi restiamo sull'oggetto in discussione.
Ultimo ragionamento e ultima riflessione: perché hanno fatto bene i membri dell'Ufficio di Presidenza all'unanimità a votare questa norma nel Regolamento di accesso al Consiglio regionale? Faccio notare – me ne sto accorgendo ora – che nel Regolamento votato venti giorni fa non è previsto che chi è travisato non possa accedere al Consiglio regionale del Veneto, Regolamento che ci è stato inviato in questi giorni, approvato il 23 maggio. Credo che l'Ufficio di Presidenza abbia fatto bene perché, vedete, quelle due persone, quei due dipendenti pubblici che sono morti nella Regione Umbria non sono stati uccisi dal burka o dal niqab, ma da una pistola. Allora credo che l'Ufficio di Presidenza abbia fatto bene a scegliere le priorità, e la priorità che l'Ufficio di Presidenza ha scelto – e io la condivido – è quella di dire "non armati", non armati dentro ai locali del Consiglio regionale Veneto.
Avete fatto bene e avete dimostrato che cosa conta di più tra una pistola, un niqab, un kefiah o un passamontagna. Avete fatto bene e io vi ringrazio per questo perché mi sento più tutelato da questa norma. Mi piacerebbe tutelare anche i cittadini del Veneto che frequentano le ULSS o gli ospedali. Mi pare che su questo non ci siamo, ed è questo il motivo per il quale voterò contro questo articolo 1.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire anch'io sulla formulazione di questo articolo 1, che in maniera esplicita parla delle sedi istituzionali della Regione Veneto, degli Enti strumentali e degli Enti del servizio sanitario regionale. Lo volevo fare soprattutto alla luce dell'emendamento, che ha presentato poco fa il relatore Villanova, dove per quanto riguarda un articolo, che è strettamente collegato al primo, "Disposizioni esecutive di attuazione", va a togliere le parole "l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale", lasciando "la Giunta regionale, nonché gli Enti di cui all'articolo 1, secondo i rispettivi ordinamenti, si conformano alle disposizioni del presente Regolamento". Quindi accade che per il combinato disposto dell'articolo 1 e dell'articolo 8 tutti si dovranno conformare, ma non il Consiglio regionale, che avrà naturalmente altre modalità di regolamentazione e quindi si sottrae alla regolamentazione di questo Regolamento.
Allora io mi chiedo se questo qui è fatto per tutti o è fatto solo per alcuni e considerando le due formulazioni, non sia veramente una norma che tuteli la casta, visto che siamo noi che ci facciamo la legge e prevediamo addirittura l'esenzione dal "si conformano". Cioè tutti si devono conformare, noi no, perché questo è quello che diciamo, è indiscutibile la cosa.
L'emendamento Villanova n. A0016 prevede questo: "cancellare le parole 'l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale'", quindi si conformano tutti tranne il nostro Ufficio di Presidenza, che mi sta bene, nel senso che l'Ufficio di Presidenza ha la facoltà, e naturalmente anch'io sono d'accordissimo con la delibera dell'Ufficio di Presidenza del 22 maggio che prevede, tra le varie cose, anche il fatto che non si debba entrare armati in Consiglio regionale, negli uffici del Consiglio regionale, con la sola esclusione delle Forze dell'ordine.
L'articolo 1 effettivamente dice una cosa che viene smentita in parte dall'articolo 8. Anch'io mi trovo in difficoltà. Poi sono d'accordo con gli interventi del collega che mi ha preceduto: noi faremo questa norma perché non entrino persone travisate, ci preoccupiamo di dire che per quanto riguarda gli armati – c'è un'altra modifica – devono entrare a norma delle vigenti norme statali, però non ci preoccupiamo di chi entrerà illegalmente con le armi. Un'arma illegale uno può tenerla sotto il vestito e non abbiamo nessun modo per vedere se questo entra con l'arma illegale.
Ci preoccupiamo di far entrare le persone che hanno il porto d'armi per difesa personale, che non vengano lesi quei diritti, perché abbiamo sentito che sono persone che fanno una serie di percorsi molto difficili per ottenerlo, però poi quello che entra con un'arma, magari anche illegale e ha il porto abusivo d'armi, quello entra perché non sappiamo come bloccarlo, non sappiamo come individuarlo, i metal detector non ci sono. Allora mi chiedo: che Regolamento è questo?

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Interviene il consigliere Zorzato.

Marino ZORZATO (Area popolare Veneto)

Grazie, Presidente.
La mia è solo una domanda, non riesco a capire. Vorrei, prima di votare l'articolo 1, che qualcuno mi spiegasse se in Consiglio regionale, dove siede la casta ben stipendiata e con i vitalizi, se questo luogo è esente totalmente da questa legge. Solo per capirlo, perché, se è così, ho qualche dubbio sull'efficacia della legge, cioè a dire: qui dentro uno può entrare con il burka o con il passamontagna? Approvata la legge fra un'ora o un quarto d'ora, stante la legge che stiamo approvando, uno qua dentro può?
Ricordo che questo è l'unico posto, non l'unico, dove c'è qualcuno che controlla, perché noi diciamo che uno non può entrare dove non ci sono i controlli, ma chi conosce gli immobili della Regione sa che molti siti regionali non hanno controlli: tu entri dove vuoi e nessuno controlla se hai la pistola, il burka o il passamontagna.
Premesso questo che già di per sé non va bene, la domanda è: stiamo dicendo che da qualche parte faremo dei controlli, stiamo dicendo che non ci sono i soldi per i controlli, quindi non li faremo, le due cose stanno assieme, e, se non ho capito male, escludiamo – siccome non l'ho detto io il termine – la sede della casta.
Io vorrei solo, prima di votare, che qualcuno mi dicesse se ho capito bene il dibattito. Lo chiedo, Presidente, perché votare senza conoscere questo presupposto, rischiamo di votare una stupidaggine. Prima di votare un Regolamento che potrebbe essere una stupidaggine, un'interpretazione autentica a questa domanda la chiedo a quest'Aula.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zorzato.
Io non vedo altri interventi. Alla richiesta del consigliere Zorzato, qualcuno intende chiarire? Mi pare che nessuno intenda chiarire.
Pongo in votazione l'articolo 1.
La votazione è aperta.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione. 
Il Consiglio approva. 
Consigliera Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Chiedo cortesemente all'Aula se possiamo fare una sospensione perché, come maggioranza, possiamo ritrovarci per chiarire anche alcuni dubbi che sono stati sollevati nella discussione, prima di procedere con gli altri articoli.

PRESIDENTE

Va bene, riprendiamo alle ore 17.15. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 17.11
La Seduta riprende alle ore 17.18

PRESIDENTE

Come concordato con i Capigruppo, la Seduta è sospesa in questo momento e riprenderà martedì 27, ore 10.30, in prosecuzione. Grazie.
La Seduta termina alle ore 17.18
Il Consigliere segretario
f.to Antonio Guadagnini

Il Presidente
f.to Roberto Ciambetti

Resoconto stenotipico a cura di:
Real Time Reporting S.r.l.

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Migotto Giuseppe

Elaborazione testo a cura di:
Fabris Elisabetta
Gamba Gabriella
Lombardo Paola
Verbale n. 123 - 10^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 123
MERCOLEDÌ 14 GIUGNO 2017


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTI MASSIMO GIORGETTI E BRUNO PIGOZZO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UNITà ASSEMBLEA

INDICE

Processo verbale della 123a seduta pubblica – mercoledì 14 giugno 2017
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 13628 dell'8 giugno 2017.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.51.

Punto n. 1) all'ordine del giorno


Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 117a seduta pubblica di venerdì 12 maggio 2017, il processo verbale della 118a seduta pubblica di lunedì 15 maggio 2017, il processo verbale della 119a seduta pubblica di martedì 16 maggio 2017, il processo verbale della 120a seduta pubblica di lunedì 22 maggio 2017, il processo verbale della 121a seduta pubblica di martedì 23 maggio 2017 e il processo verbale della 122a seduta pubblica di lunedì 29 maggio 2017.

Interviene il consigliere Fracasso (Partito Democratico) sull'ordine dei lavori relativamente alla richiesta di comunicazioni, da parte del suo Gruppo, rivolta al Presidente della Giunta regionale sull'aggiornamento della questione relativa alla superstrada Pedemontana Veneta.

Il PRESIDENTE risponde al consigliere Fracasso.

Sulla questione sollevata dal consigliere Fracasso interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO – Movimento Democratico e Progressista).

Il PRESIDENTE risponde al consigliere Ruzzante.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]

Il PRESIDENTE effettua le comunicazioni di rito e comunica che sono in congedo i consiglieri Valdegamberi, Zottis e il Presidente della Giunta regionale Zaia.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Interrogazioni a risposta immediata
• n. 212 del 14.06.2016
presentata dai consiglieri Negro, Casali, Bassi e Conte
"Ci sono componenti della Giunta regionale nominati su enti/associazioni nonostante il decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39?"

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Negro (Il Veneto del Fare) in sede di replica.

• n. 235 del 22.09.2016
presentata dai consiglieri Zanoni, Guarda e Azzalin
"Blue Tongue: grave mancanza della Regione nel fronteggiare immediatamente l'epidemia. Quali interventi urgenti?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 305 del 14.02.2017
presentata dai consiglieri Guarda, Fracasso, Azzalin, Dalla Libera, Ferrari, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni e Zottis
"Emergenza Blue Tongue: quali strategie per la gestione del contagio?"

Interviene la consigliera Guarda (Alessandra Moretti Presidente) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Alessandra Moretti Presidente) in sede di replica.

• n. 313 del 27.02.2017
presentata dalla consigliera Negro
"La Giunta regionale intervenga urgentemente per evitare la possibile interruzione di un pubblico servizio a Bastia di Rovolon"

Interviene l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Negro (Il Veneto del Fare) in sede di replica.

• n. 344 del 21.04.2017
presentata dal consigliere Azzalin
"CAV S.P.A. quali verifiche sull'utilizzo in proprio della vettura di servizio da parte della Presidente?"

Interviene l'assessore Forcolin (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Azzalin (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 322 del 15.03.2017
presentata dal consigliere Zanoni
"Finanziamento dell'intervento di demolizione e ricostruzione della ex scuola media del comune di Cimadolmo (TV): cosa intende fare ora la Giunta regionale?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 342 del 12.04.2017
presentata dal consigliere Ruzzante
"La Regione intervenga per valorizzare e salvare dal possibile declino il Museo Archeologico Nazionale di Altino"

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) in sede di replica.

• n. 335 del 5.04.2017
presentata dai consiglieri Dalla Libera e Azzalin
"Ponti di barche sul Delta del Po: quali azioni si intendono adottare per contribuire, per propria parte, assieme agli enti locali, alle spese di manutenzione per salvaguardare un servizio di pubblica utilità?"

Interviene l'assessora De Berti che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Azzalin (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 349 del 27.04.2017
presentata dal consigliere Ruzzante
"La Giunta regionale intervenga per evitare la chiusura della sede di Padova della Carlson Wagonlit Travel"

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) in sede di replica.

• n. 353 del 2.05.2017
presentata dai consiglieri Zanoni e Zottis
"La Giunta regionale intende bloccare le deroghe per l'uso di pesticidi nocivi per la salute e l'ambiente?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Pan che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 318 del 6.03.2017
presentata dal consigliere Bassi
"Salviamo il centro ittiogenico di Bardolino"

Interviene l'assessore Pan che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Bassi (Centro Destra Veneto - Autonomia e Libertà) in sede di replica.

• n. 360 dell'11.05.2017
presentata dal consigliere Ruzzante
"L'Ente Parco Colli Euganei è repubblica autonoma e indipendente?"

Interviene l'assessore Forcolin (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) in sede di replica.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 3, del Regolamento  [RESOCONTO]

• n. 409 del 6.04.2017
presentata dal consigliere Ruzzante
"Indagini della Magistratura sul Parco Colli Euganei: la Giunta regionale verifichi e chiarisca le responsabilità, attivando immediate procedure ispettive"

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) in sede di replica.

• n. 412 del 12.04.2017
presentata dal consigliere Ruzzante
"SS 516 strada Piovese: la Giunta regionale ha dato esecuzione a quanto concordato tra Regione del Veneto, Anas, Provincia di Padova e Provincia di Venezia?"

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessora De Berti che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) in sede di replica.

Sull'IRS n. 415 del 19.04.2017, presentata dal consigliere Ruzzante "Quanto speso dalla Regione del Veneto per resistere in giudizio ai ricorsi governativi avverso le leggi regionali?", intervengono l'assessore Forcolin (Liga Veneta – Lega Nord) che chiede di discuterla nella prossima seduta consiliare e il consigliere Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che accoglie la proposta dell'assessore Forcolin.

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Giorgetti, Barison, Donazzan, Dalla Libera, Rizzotto, Brusco, Berti, Baldin, Bartelle, Scarabel, Ferrari, Guarda, Montagnoli, Negro, Bassi e Ruzzante relativa a "Si svolga l'adunata degli Alpini del 2020 a Verona" (Mozione n. 211) (Deliberazione n. 74/2017)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Giorgetti (Forza Italia) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono i consiglieri Dalla Libera (Veneto Civico) che si dichiara a favore e chiede di sottoscriverla, Fracasso (Partito Democratico) che si dichiara a favore, Rizzotto (Zaia Presidente) che chiede di sottoscriverla, Salemi (Partito Democratico), Azzalin (Partito Democratico) che si dichiarano a favore, Brusco (Movimento 5 Stelle) che chiede di sottoscriverla a nome del gruppo, Ferrari (Alessandra Moretti Presidente) che si dichiara a favore e chiede di sottoscriverla a nome del gruppo, Montagnoli (Liga Veneta – Lega Nord), Negro (Il Veneto del Fare), Bassi (Centro Destra Veneto - Autonomia e Libertà), Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che chiedono di sottoscriverla e Guadagnini (Siamo Veneto) che si dichiara a favore.

Il PRESIDENTE pone in votazione, con il sistema elettronico, la mozione in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Barbisan Fabiano, Bassi, Berlato, Barison, Donazzan, Giorgetti, Conte, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Ruzzante, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Guadagnini, Dalla Libera, Negro, Bottacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Designazione di un componente del Comitato di gestione dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico settentrionale (Deliberazione n. 75/2017)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta – Lega Nord) il quale, a nome della maggioranza, propone la candidatura della signora Campitelli Maria Rosaria Anna, Conte (Lista Tosi per il Veneto) che propone la candidatura del signor Nalesso Oscar e Fracasso (Partito Democratico) che propone la candidatura del signor Campaner Ugo.

Il consigliere segretario Guadagnini, su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, della designazione in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione.

Assegnati n. 51
Presenti n. 44
Votanti n. 44
Schede bianche n. 4
Schede nulle n. 1

Hanno ottenuto voti:

Campitelli Maria Rosaria Anna n. 26
Campaner Ugo n. 10
Nalesso Oscar n. 3

Risulta designata:

Campitelli Maria Rosaria Anna

Assume la Presidenza il Vicepresidente Massimo Giorgetti

Punto n. 7) all'ordine del giorno

Proposta di regolamento regionale d'iniziativa dei consiglieri Villanova, Rizzotto, Brescacin, Sandonà, Gidoni, Finco, Bottacin, Calzavara, Ciambetti, Boron, Montagnoli, Finozzi, Michieletto, Valdegamberi, Semenzato, Casali, Negro, Guadagnini e Berlato relativa a "Regolamento sulle modalità di accesso e di permanenza nelle sedi istituzionali della Regione del Veneto, degli enti del servizio sanitario regionale, degli enti strumentali e degli organismi sottoposti a controllo e vigilanza della Regione" (Proposta di regolamento n. 1) INIZIO  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) il quale svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Villanova assume la Presidenza il Vicepresidente Bruno Pigozzo

Interviene il consigliere Azzalin (Partito Democratico) che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare, annuncia di aver presentato degli emendamenti e chiede il rinvio alla Commissione consiliare competente della proposta di regolamento in oggetto.

Durante l'intervento del consigliere Azzalin assume la Presidenza il Presidente Roberto Ciambetti

Sulla proposta di rinvio intervengono i consiglieri Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che si dichiara a favore e Villanova (Zaia Presidente) che si dichiara contrario.

Il PRESIDENTE pone in votazione, con il sistema elettronico, il rinvio in Commissione consiliare della proposta di regolamento in oggetto.

Il Consiglio non approva

Il PRESIDENTE sospende la seduta alle ore 13.19 e convoca la Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari per decidere la programmazione delle prossime sedute del Consiglio regionale.

La seduta riprende alle ore 14.54.

In discussione generale intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico) che annuncia di aver presentato degli emendamenti e Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale).

Durante l'intervento del consigliere Berlato assume la Presidenza il Vicepresidente Massimo Giorgetti

In discussione generale interviene la consigliera Bartelle (Movimento 5 Stelle).

Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) per fatto personale sulle dichiarazioni della consigliera Bartelle.

In discussione generale intervengono i consiglieri Dalla Libera (Veneto Civico) che si dichiara a favore e Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che annuncia di aver presentato degli emendamenti.

Il PRESIDENTE sospende la seduta alle ore 16.10 per permettere all'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione consiliare di esprimere il parere sugli emendamenti testé presentati.

La seduta riprende alle ore 16.38.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

Sull'articolo 1 intervengono i consiglieri Villanova (Zaia Presidente), Azzalin (Partito Democratico), Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) e Ruzzante (Gruppo Misto Articolo UNO - Movimento Democratico e Progressista) che si dichiara contrario.

Durante l'intervento del consigliere Ruzzante assume la Presidenza il Presidente Roberto Ciambetti

Sull'articolo 1 intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico) e Zorzato (Area Popolare Veneto).

L'articolo 1 posto in votazione, col sistema elettronico, è approvato nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare.

Interviene la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) la quale chiede una sospensione della seduta per approfondire, tra i gruppi della maggioranza, alcuni aspetti della proposta in esame.

Il PRESIDENTE accoglie la richiesta e sospende la seduta alle ore 17.11.

La seduta riprende alle ore 17.18.

Il PRESIDENTE, come concordato in sede di Conferenza dei Presidenti dei gruppi consiliari, dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato martedì 27 giugno 2017 alle ore 10.30.

La seduta termina alle ore 17.18.

Consiglieri presenti:
AZZALIN Graziano
LANZARIN Manuela
BALDIN Erika
MARCATO Roberto
BARBISAN Riccardo
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTAGNOLI Alessandro
BARISON Massimiliano
NEGRO Giovanna
BARTELLE Patrizia
PIGOZZO Bruno
BASSI Andrea
POSSAMAI Gianpiero
BERLATO Sergio Antonio
RIZZOTTO Silvia
BERTI Jacopo
RUZZANTE Piero
BORON Fabrizio
SALEMI Orietta
BOTTACIN Gianpaolo Enrico
SANDONA' Luciano
BRUSCO Manuel
SCARABEL Simone
CALZAVARA Francesco
SEMENZATO Alberto
CIAMBETTI Roberto
SINIGAGLIA Claudio
COLETTO Luca
VILLANOVA
CONTE Maurizio
ZANONI Andrea
DALLA LIBERA Pietro
ZORZATO Marino
DONAZZAN Elena

FERRARI Franco

FINCO Nicola Ignazio

FINOZZI Marino

FORCOLIN Gianluca

FRACASSO Stefano

GEROLIMETTO Nazzareno

GIDONI Franco

GIORGETTI Massimo

GUADAGNINI Antonio

GUARDA Cristina





IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
Antonio GUADAGNINI




IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI






PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Giuseppe Migotto
Elaborazione testo a cura di Paola Lombardo