ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 12/01/2016 n. 22

Resoconto n. 22 - 10^ legislatura
Resoconto 22a Seduta pubblica
Martedì, 12 gennaio 2016
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 14.40

PRESIDENTE

Diamo inizio alla 22a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 109 del 7 gennaio 2016.

PUNTO
1



APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI.

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 19a seduta pubblica di martedì 22 dicembre 2015, della 20a seduta pubblica di mercoledì 23 dicembre 2015 e della 21a seduta pubblica di martedì 29 dicembre 2015.

PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO



Richiesta di congedo e comunicazione assenze

Hanno chiesto congedo i consiglieri:

Luca ZAIA
Elena DONAZZAN

I congedi sono concessi.

Progetti di legge regionale

Sono stati presentati alla Presidenza del Consiglio i seguenti progetti di legge:

N. 106 del 29 dicembre 2015
Presentato da Antonio Guadagnini
"AZIENDA REGIONALE PER LA GESTIONE DEI TRIBUTI DEL VENETO "VENETO TRIBUTI""

N. 107 del 4 gennaio 2016
Disegno di legge d'iniziativa della Giunta
"RIDETERMINAZIONE DEL TERMINE DI VALIDITÀ DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO REGIONALE APPROVATO CON LEGGE REGIONALE 5 GENNAIO 2007, n. 1 ."

N. 108 dell'8 gennaio 2016
Presentato dal consigliere Guadagnini
"MODIFICA ALLA LEGGE REGIONALE 20 MAGGIO 1975, n. 56 "BANDIERA, GONFALONE E STEMMA DELLA REGIONE""

Promulga di leggi regionali

LEGGE REGIONALE 16 DICEMBRE 2015, n. 21 : RENDICONTO GENERALE DELLA REGIONE PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2014 (PDL/42)

LEGGE REGIONALE 28 DICEMBRE 2015, n. 22 : ASSESTAMENTO DEL BILANCIO DI PREVISIONE PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2015 E PLURIENNALE 2015-2017 (PDL/101)

LEGGE REGIONALE 30 DICEMBRE 2015, n. 23 : MODIFICA DELL'ARTICOLO 44 DELLA LEGGE REGIONALE 27 APRILE 2015, n. 6 "LEGGE DI STABILITÀ REGIONALE PER L'ESERICZIO 2015" (PDL/103)
Interrogazioni

Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le seguenti interrogazioni:

a risposta scritta

N. 41 del 24 settembre 2015
Presentata dai consiglieri Berti, Scarabel, Baldin, Bartelle e Brusco
"LA CRICCA DEL PO' E I DANNI DEL TERREMOTO AGLI ARGINI DEL PO'"

N. 54 del 21 ottobre 2015
Presentata dal consigliere Berlato
"ARPAV: LA NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI PRONTA DISPONIBILITÀ VOLUTA DALLA DIREZIONE ASSICURA COMPLETAMENTE LA SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE E DEL TERREMOTO VENETO?"

N. 76 del 25 novembre 2015
Presentata dal consigliere Brusco
"TUTELIAMO I CITTADINI DALL'INQUINAMENTO CONCIARIO"

N. 77 del 325 novembre 2015
Presentata dai consiglieri Berti, Scarabel, Baldin, Bartelle e Brusco
"CHIARIMENTI IN MERITO AL PROGETTO DELLA CICLOVIA DELL'AMICIZIA"

N. 101 del 30 dicembre 2015
Presentata al consigliere Berlato
"DURATA DELLA VALIDITÀ DEI CONTRASSEGNI DI IDENTIFICAZIONE PER LA NAVIGAZIONE NELLA LAGUNA DI VENEZIA."

N. 102 del 30 dicembre 2015
Presentata dal consigliere Bartelle
"PROTOCOLLO D'INTERVENTO PEIMAF E OPERATIVITÀ DEI NUCLEI NBCR: LA REGIONE FACCIA LUCE SUI DATI REALI DI ATTUAZIONE E DIFFUSIONE REGIONALE."

N. 103 del 7 gennaio 2016
Presentata al consigliere Bartelle
"LA REGIONE SALVI LA SANITÀ PUBBLICA E SCONGIURI I TAGLI PREVISTI PER L'ULSS 18"

N. 104 del 11 gennaio 2016
Presentata dai consiglieri Berti, Scarabel, Baldin, Bartelle, Brusco
"CURA E PREVENZIONE DEL DIABETE"

N. 105 del 11 gennaio 2016
Presentata dai consiglieri Berti, Scarabel, Baldin, Brusco
"QUESTIONE SANITÀ IN POLESINE"

a risposta immediata

N. 111 del 30 dicembre 2015
Presentata dal consigliere Ruzzante
"TAGLI BOSCHIVI PARCO COLLI EUGANEI: L'OBBLIGO DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA AMBIENTALE SUGLI INTERVENTI SELVICOLTURALI CREA DISAGIO E AGGRAVIO COSTI. QUALI GLI INTERVENTI CORRETTIVI?"

N. 112 del 30 dicembre 2015
Presentata dai consiglieri Zanoni, Sinigaglia, Ruzzante, Guarda, Azzalin
"LA GIUNTA REGIONALE COSA INTENDE FARE PER CONTRASTARE IL CRESCENTE FENOMENO DELLA PESCA ABUSIVA NEI CORSI D'ACQUA DEL TERRITORIO PADOVANO E DELL'INTERA REGIONE?"

N. 113 del 4 gennaio 2016
Presentata dal consigliere Conte ed altri
"I CINGHIALI ORMAI SONO ARRIVATI NELL'ALTA PADOVANA. SABATO 19 DICEMBRE SI È VERIFICATO UN PERICOLOSO INCIDENTE SULLA SR 53. COSA PENSA DI FARE L'ASSESSORE ESTERNO PAN PRIMA CHE CI SCAPPI IL MORTO?"

N. 114 del 11 gennaio 2016
Presentata dalla consigliera Erika Baldin
"LA REGIONE DEL VENETO SI FACCIA PROMOTRICE PER IL COMPLETAMENTO DELLA STRADA PROVINCIALE "ARZERON" E DELLE ISTANZE DI ADEGUAMENTO DELLA ROMEA PRESSO IL GOVERNO NAZIONALE."

N. 115 del 11 gennaio 2016
Presentata dal consigliere Scarabel
"BANDI DI VENETO LAVORO: POCA TRASPARENZA E SEMPRE I SOLITI NOTI?"

a risposta orale

N. 1 del 30 dicembre 2015
Presentata dal consigliere Gidoni
"RICHIESTA DI CHIARIMENTI RIGUARDANTI LA LEGITTIMITÀ DELLA DELIBERA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI SEDICO N. 58 DEL 30 NOVEMBRE 2015 DI APPROVAZIONE DEL CONTRATTO PER L'ESECUZIONE DEL SERVIZIO DI GESTIONE INTEGRATA DEI RIFIUTI."

Mozioni

Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le seguenti mozioni:

N. 89 del 30 dicembre 2015
Presentata dai consiglieri Baldin, Berti, Scarabel, Bartelle, Brusco
"IL VENETO È IN PIENA EMERGENZA DA INQUINAMENTO DA PM10: LA REGIONE INTERVENGA AL PIU' PRESTO."

N. 90 del 4 gennaio 2016
Presentata dal consigliere Negro
"DIAMO PRIORITÀ AI CITTADINI ABITANTI LA LESSINIA O AGLI ANIMALI CACCIATORI?"
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Iniziamo con le interrogazioni.

Interrogazione a risposta immediata n. 68 presentata il 26 ottobre 2015 dai consiglieri Zanoni e Alessandra Moretti "REALIZZAZIONE A PEDEROBBA DI UNA VASCA DI LAMINAZIONE PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TORRENTE CUROGNA E DI UNA CAVA DI ARGILLA. QUALI ACCERTAMENTI HA FATTO LA GIUNTA REGIONALE SU QUESTA VICENDA DAGLI ASPETTI POCO CHIARI?"

"Premesso che:
- l'Amministrazione comunale di Pederobba ha avviato un procedimento per la realizzazione di una vasca di laminazione per la regolazione delle piene del torrente Curogna;
- si tratta di un'opera pubblica che dovrebbe essere realizzata a difesa del territorio;
- la procedura di programmazione del richiamato intervento ha seguito un iter procedurale "anomalo" che di seguito si riassume;
- inizialmente l'Amministrazione comunale ha fatto redigere alla Società di Progettazione PROTECO SRL uno studio propedeutico alla valutazione di compatibilità idraulica per le opere in oggetto;
- con delibera della Giunta comunale n. 11 del 10 febbraio 2014 è stato recepito lo studio ed approvato uno schema di AVVISO PUBBLICO per l'acquisizione di proposte finalizzate a ridurre la vulnerabilità idraulica, idrogeologica e geomorfologica dell'area interessata al Torrente Curogna;
- successivamente in data 14 febbraio 2014 (Prot. 1567) l'Amministrazione comunale ha pubblicato il richiamato AVVISO;
- all'avviso ha risposto la Ditta E.Ma.Pri.Ce. SPA. con sede a Possagno (TV), che ha proposto la realizzazione della vasca di laminazione in terreni di sua proprietà e/o sua disponibilità, proponendo come compensazione dei costi di realizzazione delle opere idrauliche, l'apertura di una nuova cava di argilla;
- la Commissione giudicatrice ha esaminato la proposta, limitando la valutazione della documentazione riferita all'opera pubblica "esonerandosi" di esprimere valutazioni in merito all'apertura di una nuova cava;
- con delibera della Giunta comunale n. 45 del 28 aprile 2014 è stato approvato il verbale di gara e dato mandato al Responsabile del Procedimento di verificare le modalità per dare avvio e compimento al giusto iter autorizzatorio che consenta di concretizzare la soluzione studiata dalla Ditta;
- nessun provvedimento risulta adottato da parte del Responsabile del Procedimento;
- la società E.Ma.Pri.Ce. ha presentato il Progetto definitivo "Cava di Argilla VALGRANDE con ricomposizione ambientale mediante realizzazione di una vasca di laminazione per la messa in sicurezza del Torrente Curogna";
- il progetto è stato inviato al Comune, alla Provincia di Treviso e alla Regione Veneto unitamente all'istanza di Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale e all'istanza di Compatibilità ambientale, con contestuale approvazione e autorizzazione del Progetto, ai sensi D.Lgs. n. 152/2006 e dell'art. 23 della legge n. 10/1999;
- con la richiamata procedura, se approvata, l'opera e la cava troverebbero attuazione.
- il costo degli interventi a base d'asta, riferiti all'opera pubblica, desumibili dal computo metrico estimativo proposto dal concorrente, ammontano ad euro 728.774,23.
- trattandosi di esecuzione di un'opera pubblica il procedimento dovrebbe essere proposto nel rispetto del Codice dei Contratti, che nella fattispecie viene completamente disatteso.
Rilevato che:
- l'avviso, che si configura come appalto di progettazione ed esecuzioni di lavori, non contiene gli elementi necessari per l'esperimento di gara, non indicando il corrispettivo e/o le modalità di compensazione dei costi di realizzazione;
- l'avviso stesso, così come configurato, appare solo finalizzato ad una "effimera pubblicità" in quanto di fatto è rivolto ad un determinato operatore già proprietario delle aree interessate all'intervento;
- l'aggiudicazione provvisoria, costituita dal verbale di gara, si limita all'esame tecnico del progetto idraulico senza entrare nel merito dell'offerta nella sua componente economica;
- la delibera della Giunta comunale di approvazione del verbale non contiene gli elementi per un'aggiudicazione definitiva dell'appalto;
- non risulta assunta una determina di affidamento definitivo;
- la forma del contratto proposta (atto unilaterale d'obbligo) non appare idonea nell'esecuzione di un'opera pubblica;
- il procedimento avviato (istanza del privato ai competenti organi istituzionali mirante ad ottenere l'apertura della cava e la contestuale realizzazione dell'opera pubblica) esclude di fatto l'applicazione del Codice dei Contratti;
- oltre al mancato rispetto delle normative in materia di appalto risulta altresì non rispettato l'articolo 128 del Codice dei Contratti, in quanto l'opera non è stata prevista nel Programma triennale e nell'Elenco annuale delle opere pubbliche.
Considerato che:
- il Piano regionale di Attività di Cava - PRAC non è ancora stato approvato dal Consiglio regionale;
- con il suddetto intervento si realizzerà una nuova cava di argilla, devastando un'area di terreno vergine di assoluto pregio ambientale senza utilizzare le adiacenti aree già oggetto di escavazione e mai ricomposte;
- attualmente presso la Commissione VIA della Regione del Veneto è in esame il progetto succitato della E.Ma.Pri.Ce. SpA con oggetto: "Cava di argilla "Val Grande", con ricomposizione ambientale mediante realizzazione di una vasca di laminazione per la messa in sicurezza del Torrente Curogna - Comune di localizzazione: Pederobba (TV)";
- anche l'Autorità Nazionale Anticorruzione ANAC è stata interessata dalla vicenda con apposito esposto di un membro del consiglio comunale di Pederobba.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri regionali
chiedono alla Giunta regionale
quali accertamenti ha fatto la Regione del Veneto sulla regolarità del procedimento avviato contenente alcuni aspetti sicuramente meritevoli di verifica?".
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Il tema è, appunto, la realizzazione di una vasca di laminazione e la messa in sicurezza nel torrente Curogna.
Ci sono delle procedure attuate dall'Amministrazione comunale che meritano sicuramente degli approfondimenti e dei chiarimenti, questo è il motivo per il quale ho presentato questa interrogazione.
C'è un lungo iter, c'è stato un avviso pubblico del Comune per approvare quest'opera e per ridurre la vulnerabilità idraulica, idrogeologica e geomorfologica dell'area interessata dal torrente Curogna, c'è stato un avviso pubblico e a questo avviso ha risposto una ditta, l'E.Ma.Pri.Ce. SpA con sede a Possagno, che ha proposto di realizzare una vasca di laminazione, dove? Nei terreni di sua proprietà.
È tutto da vedere naturalmente e anche il fatto se effettivamente serve questo bacino in quell'area perché dai dati storici risulta che solo delle piccole proprietà sono state interessate dall'esondazione di questo fiume.
Con delibera della Giunta del Comune del 2014 è stato approvato un verbale di gara ed è stato nominato il responsabile del procedimento dal quale non è stato adottato nessun procedimento, la società E.Ma.Pri.Ce. ha presentato il progetto di cava definitivo "Cava di Argilla VALGRANDE con ricomposizione ambientale mediante realizzazione di una vasca di laminazione", il progetto è stato inviato al Comune, alla Provincia e anche alla Regione del Veneto, il costo degli investimenti a base d'asta riferiti all'opera pubblica desumibili dal computo metrico estimativo proposto dal concorrente ammontano a circa 728 mila euro e la domanda è: trattandosi di un'esecuzione di un'opera pubblica, nel senso che ha finalità pubbliche e di interesse pubblico, il procedimento dovrebbe essere proposto nel rispetto del codice dei contratti che nella fattispecie viene disatteso?
Queste erano le domande e ce ne sono anche altre, però purtroppo il tempo a disposizione è finito.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni. Poi nella replica potrà eventualmente integrare.
La parola all'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
"Per quanto riguarda le procedure seguite dal Comune di Pederobba in ordine alla definizione dell'opera idraulica da realizzare (vasca di laminazione) e all'individuazione del soggetto esecutore, si precisa che ciò è avvenuto senza il coinvolgimento delle strutture regionali.
Peraltro, la Regione non avrebbe titolo per controllare e/o intervenire su azioni intraprese autonomamente dai Comuni, almeno fino a quando non si viene a conoscenza che, nell'agire, il Comune ha volutamente omesso, o disatteso, un parere regionale, imposto per legge o da regolamento, ma non risulta che ciò sia avvenuto nel caso di cui trattasi.
Va detto al riguardo che la Sezione regionale bacino idrografico Piave Livenza–Sezione di Treviso aveva più volte manifestato il convincimento che, dal punto di vista idraulico, fosse utile la realizzazione di una vasca di laminazione per scongiurare nuove esondazioni del torrente Curogna. Risulta inoltre che la stessa struttura regionale, basandosi sullo studio idraulico commissionato dall'Amministrazione Comunale di Pederobba, abbia concordato sull'ubicazione della vasca, come individuata dallo studio medesimo, rispetto alle altre alternative esaminate.
Invece, per quanto attiene la domanda di apertura di una nuova cava di argilla "VALGRANDE" Pederobba, la situazione amministrativa è la seguente.
La ditta E.MA.PRI.CE. SpA ha presentato presso i competenti uffici regionali domanda di compatibilità ambientale e di autorizzazione alla coltivazione, per la cava di argilla denominata "Val Grande", con ricomposizione ambientale che prevede la realizzazione di una vasca di laminazione per la messa in sicurezza del Torrente Curogna.
La presentazione del progetto alla Commissione VIA è avvenuta in data 11.3.2015 e la stessa Commissione, come gruppo istruttorio incaricato, ha eseguito un sopralluogo sui luoghi interessati dall'intervento in data 7.5.2015.
Il progetto della cava prevede che alla fine della coltivazione il sito sia utilizzato quale bacino di laminazione delle piene del torrente Curogna e quindi comprende anche alcune opere strettamente idrauliche quali canali di adduzione e scarico, manufatti di regolazione ecc.
Per inciso, una simile proposta di ricomposizione del sito estrattivo appare essere, in linea generale, corretta sotto il profilo ambientale nonché utile per la difesa del territorio.
Corre l'obbligo precisare che, stante la domanda di coltivazione della cava, il parere VIA e il successivo provvedimento di autorizzazione emesso dalla Giunta regionale, saranno riferiti all'attività estrattiva che la ditta propone di attivare con il progetto presentato. Tuttavia, la presenza nella ricomposizione della cava di opere di natura idraulica finalizzate a utilizzare la cava, una volta esaurita, come bacino di laminazione, comporta che, nell'istruttoria VIA, si valuti anche l'ammissibilità dell'intervento in relazione all'adeguatezza e funzionalità delle opere idrauliche previste e, soprattutto, nella capacità delle stesse di rispondere efficacemente all'obiettivo di laminare le piene del torrente Curogna e quindi di migliorare effettivamente la sicurezza idraulica dei territori di valle.
Per tale ragione, ai lavori della Commissione VIA sono stati invitati anche i funzionari delle strutture regionali competenti in materia di sicurezza idraulica quali la Sezione Difesa del Suolo e la Sezione bacino idrografico Piave Livenza – Sezione di Treviso.
Al riguardo si fa presente, inoltre, che la suddetta Sezione bacino idrografico Piave Livenza–Sezione di Treviso ha sottoscritto congiuntamente con il Comune un preaccordo finalizzato a disciplinare le modalità di gestione del bacino di laminazione, proposto come ricomposizione ambientale della cava.
Per quanto riguarda, infine, il rilievo sulla inopportunità di realizzare una nuova cava in un ambito di "assoluto pregio ambientale" senza valutare la possibilità di utilizzare, per le finalità di sicurezza idraulica, le cave già presenti nell'area, si evidenzia che anche tale aspetto potrà essere oggetto di analisi e valutazione in sede di istruttoria VIA.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Bottacin.
Vista la complessità sarà il caso di dare la risposta scritta al consigliere Zanoni.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Volevo ringraziare l'Assessore per la risposta e anche per il fatto che, appunto, mi fornirà la risposta scritta così, vista la complessità, ci sarà la possibilità di analizzarla ed approfondirla meglio.
Sta di fatto che l'ambiente in cui si andrà ad operare è un ambiente di un alto valore naturalistico ed io sono stato a un sopralluogo con alcuni cittadini, poi c'era anche il collega Scarabel e la Senatrice Laura Puppato, abbiamo visto personalmente quanto valore ha, sotto il profilo ambientale quell'area.
Di fatto esistono già dei bacini naturali che potrebbero contenere queste piene, come è stato riconosciuto, gli stessi cittadini e associazioni a livello locale hanno presentato anche delle perizie per quanto riguarda la presenza di falde acquifere che potrebbero in qualche modo interferire con l'opera e, per quanto riguarda anche lo storico di quell'area come dicevo prima, non ci sono eventi tali da giustificare un simile intervento, quindi con il pretesto della sistemazione idraulica del territorio si va a realizzare in realtà una cava.
Questo è il lato sicuramente negativo della faccenda perché andiamo ad interferire in un ambiente che ha un alto pregio ambientale.
La domanda che ci si faceva durante il sopralluogo era proprio questa: come mai un sito del genere non sia stato inserito a suo tempo nell'area Rete Natura 2000? Perché ha tutte le caratteristiche di un sito di protezione ambientale o una zona di protezione speciale. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 81 presentata il 9 novembre 2015 dal consigliere Zanoni "CENTRALINE IDROELETTRICHE: LA GIUNTA REGIONALE INTENDE SOSPENDERE OGNI AUTORIZZAZIONE FINTANTOCHÉ NON SARÀ RISPETTATA LA NORMATIVA DI SETTORE?"

"Premesso che:
- presso gli uffici della Regione del Veneto competenti a rilasciare concessioni e autorizzazioni per la realizzazione di impianti idroelettrici sono attualmente in itinere oltre 100 istanze per la realizzazione di impianti di potenza superiore a 100 kw, in gran parte localizzati nell'area montana della provincia di Belluno, mentre sono oltre 40 gli impianti già autorizzati dal 2009 ad oggi (la medesima situazione si ripropone anche in alcune delle altre provincie venete);
- nel territorio montano, il tema dell'utilizzo ai fini della produzione idroelettrica del residuo patrimonio idrico risulta emblematico di una situazione di interferenza con le componenti ambientali, sociali ed economiche, il cui equilibrio è invece alla base del suo sviluppo sostenibile e futuro;
- infatti gli obiettivi di protezione/miglioramento degli ecosistemi acquatici, si vengono a contrapporre con le politiche energetiche europee, nazionali e regionali, che spingono, soprattutto attraverso meccanismi fortemente incentivanti, verso la realizzazione di nuovi impianti di produzione idroelettrica;
- la diffusione di tali impianti, soprattutto a carico del reticolo idrografico montano, potrebbe compromettere, se non ben governata, il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi ambientali individuati dal Piano di Gestione per i corpi idrici (fonte: Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione);
- il tipo di impatto generato da tali strutture è generalmente legato non solo alle alterazioni morfologiche del corso d'acqua che possono essere indotte dalle opere di presa, ma anche alla variazione dei regimi di deflusso naturale: in particolare l'alterazione e la riduzione delle portate nel corso d'acqua lungo il tratto fluviale che va dal punto di prelievo al punto di restituzione e, nel caso di impianti con serbatoio di accumulo, la possibilità di rilasci improvvisi connessi alle richieste di produzione idroelettrica (hydropeaking);
- la pubblica utilità di questi impianti non esiste. Dai dati del GSE si ricava che i 2000 impianti – centraline idroelettriche esistenti in Italia producono meno di 2 millesimi della energia complessiva consumata in un anno e che gli altri 2000 in fase istruttoria potranno soltanto raddoppiare questa percentuale;
- nel territorio regionale vi sono 128 siti della Rete Natura 2000. In Provincia di Belluno, la presenza di aree soggette a tutela è molto ampia e supera il 54 per cento del territorio: si tratta di aree di elevato pregio e valore ambientale, aventi scarsa o nulla pressione antropica, tutelate all'interno della Rete Natura 2000, quali siti di importanza comunitaria (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi delle direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE);
- nella provincia di Belluno inoltre sono comprese aree adibite a Parco Nazionale e aree a Parco Regionale, oltre a estese aree recentemente riconosciute patrimonio UNESCO;
- circa metà dei progetti per la realizzazione di impianti idroelettrici richiesti ricadono in zone SIC – ZPS mentre un'altra gran parte ne prevede l'installazione anche a una distanza di pochi metri da tali aree e dai territori definiti "Corridoio Ecologico" dal PTRC (Piano Territoriale Regionale di Coordinamento) adottato;
- molti impianti in fase di approvazione sono nelle valli di accesso ai siti Unesco, o posti ai confini del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, o posti in continuità o adiacenti ad altri impianti esistenti o in progetto.
Considerato che:
- la Direttiva Quadro sulle Acque (DQA) 2000/60/CE prescrive agli Stati membri di prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo, migliorare lo stato delle acque e assicurare un utilizzo sostenibile basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili;
- l'obiettivo principale della Direttiva è il raggiungimento, entro il 2015, del buono stato di qualità per tutti i corpi idrici nel territorio dell'Unione europea;
- la Direttiva prevede inoltre che deve essere mantenuto, dove già esistente, lo stato elevato di qualità;
- le misure di tutela sono individuate a scala di bacino idrografico nell'ambito di un distretto, che diventa l'unità fondamentale per la gestione dei corpi idrici: il bacino idrografico bellunese è competenza del Distretto Idrografico Alpi Orientali – Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione;
- la classificazione della qualità dei corpi idrici superficiali viene effettuata, in adempimento a quanto previsto dalla Direttiva Quadro Acque - DQA, e ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006, definendone lo stato ecologico e lo stato chimico e quando necessario lo stato idromorfologico;
- l'Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, ha redatto il "PIANO DI GESTIONE DELLE ACQUE – Progetto di Aggiornamento (Venezia - Trento, dicembre 2014) – Stato delle acque superficiali e sotterranee VOL. 5", dichiarando che nel BACINO DEL PIAVE per i corpi idrici si riscontrano i seguenti stati: n. 3 con stato ELEVATO, n. 6 con stato SUFFICIENTE, n.18 con stato BUONO che comprende assenza di pressioni, n.1 con stato SCARSO, n.1 con stato CATTIVO, e addirittura ben n. 188 con SCONOSCIUTO;
- nella Regione del Veneto si assiste pertanto ad una gravissima situazione di mancata classificazione dei corsi d'acqua;
- l'ARPAV ha predisposto la classificazione di stato ecologico dei corpi idrici fluviali basata sul monitoraggio 2010 – 2013 riportati con DGR n. 1950/2013. La delibera con la nuova proposta di classificazione è stata sottoposta a osservazioni ma dopo due anni la versione definitiva non è stata ancora approvata dal Consiglio regionale (ai sensi dei commi 3 e 4 dell'articolo 19 della L.R. n. 33/1985 ), tanto che l'attuale aggiornamento del piano di gestione del bacino idrografico delle Alpi orientali (allegato A) riporta "Stato Sconosciuto" per TUTTI i corpi idrici veneti. Pertanto, i dati NON sono ufficiali e quindi non sono utilizzabili per valutare l'eventuale deterioramento della qualità del corso d'acqua oggetto delle istruttorie dei progetti di centraline idroelettriche;
- l'Autorità di Bacino, dichiara che la valutazione dello stato idromorfologico (indice IARI), risente delle criticità legate alla mancanza di adeguate serie storiche di portata nei fiumi e torrenti del bacino, e pertanto l'indice non è stato applicato;
- la carenza di dati di portata dei corsi d'acqua impedisce di valutare le modificazioni dello stato idrologico conseguente ai prelievi degli impianti idroelettrici che infatti sono sottostimati o NON STIMATI;
- si assiste pertanto ad una gravissima situazione di carenza dei dati di portata dei corsi d' acqua della Regione del Veneto;
- la DCR n. 42/2013 del Consiglio regionale del Veneto, individua i cosiddetti "SITI NON IDONEI", aree e siti non idonei all'installazione di impianti idroelettrici, in ragione della loro particolare sensibilità e/o vulnerabilità alle trasformazioni territoriali e paesaggistiche, il che non impedisce che il progetto presentato in tale sito, "venga valutato verificando il "bilanciamento" tra gli interessi contrapposti (la tutela del sito e le esigenze di natura energetica produttiva)". Inoltre la delibera pur essendo "ricognitiva" non si applica alle numerosissime domande presentate prima della sua pubblicazione.
Constatato che:
- la Commissione Europea ha avviato il procedimento di "pre infrazione" EU PILOT 6011/2014 Envi – Impianti per la produzione di energia idroelettrica localizzati nei bacini idrografici dei Fiumi Tagliamento, Oglio, Piave. Corretta applicazione della Direttiva – Quadro "Acque" 2000/60/CE, della Direttiva "Habitat" e della Direttiva "VIA" 2011/92/UE. (prot. Regione 42820/73.00.02 in data 3.2.2015), su moltissime criticità;
- la Commissione europea nel suddetto EU PILOT ha rilevato quanto segue:
1) gli obblighi imposti agli Stati membri sulla promozione delle energie rinnovabili, lasciano invariato l'obbligo di attuare tutte le Direttive: Quadro Acque – Habitat – Direttiva VIA;
2) le concessioni di derivazione sono rilasciate solo se "non pregiudicano il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità definiti per il corso d'acqua interessato";
3) varie istanze "riguardano corsi d'acqua non classificati, perché da monitorare o ancora da classificare": la classificazione deve applicarsi anche a fiumi con bacini idrografici di superficie minore nei casi di ambienti di rilevanza paesaggistico-naturalistica. La Direttiva Acque stabilisce obiettivi di tutela per tutti i corpi idrici e non solo per quelli classificati;
4) le Autorità di Bacino, nella gestione delle centraline idroelettriche, avrebbero dovuto coordinare / pianificare in tutto il distretto idrografico il rilascio delle autorizzazioni, con una analisi a scala di Bacino, anche mediante uno specifico database / banca dati utile a valutare gli impatti cumulativi e il bilancio idrico;
5) tutto ciò al fine di assicurare che il corpo idrico interessato dall' impianto raggiunga il "buono stato" entro il 2015 e che lo stesso non si deteriori;
6) anche per il Deflusso Minimo Vitale (DMV), la Commissione europea ha censurato l'operato delle regioni che lo applicano come unica garanzia al rispetto della Direttiva Acque, senza motivarlo.
Rilevato che:
- la Commissione europea ha censurato l'omessa applicazione della Direttiva VIA 2011/92/UE (Modificata dalla 2014/52/UE) avendo lo Stato Italiano escluso dalla VIA determinati -progetti in base a soglie dimensionali;
- tale condizione è già oggetto di una Procedura d'Infrazione dell'Unione europea, la n. 2009/2086;
- la DGR n. 2834/2009 con oggetto "Impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili Impianti idroelettrici. Individuazione dei limiti dimensionali dell'impianto idroelettrico per la compatibilità ambientale. Determinazione di ulteriori disposizioni e indirizzi sulla concorrenza e sulla procedura di competenza comunali" fa riferimento a dei DDL del Consiglio regionale – addirittura mai approvati – e indica che "tali soglie sono state positivamente esaminate in sede di Settima Commissione Regionale", e introduce così dei parametri, con i quali prevede che "la procedura di verifica possa essere automaticamente soddisfatta" per la esclusione dal campo di applicazione della VIA;
- la suddetta DGR prevede addirittura l'attestazione - da parte del richiedente - del rispetto dei parametri di soglia, in una sorta di "autocertificazione" di esclusione dalla VIA (con la conseguenza che il controllore e il controllato sono un unico soggetto);
- la DGR n. 2834/2009 è in palese contrasto con le "Norme in materia ambientale" - D.lgs. 3 aprile 2006, n.° 152, in particolare per quanto riguarda il mancato rispetto dell'allegato IV, Parte 2, che indica: "Progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza delle Regioni e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano": m) impianti per la produzione di energia idroelettrica con potenza nominale di concessione superiore a 100kW", mentre la stessa esenta dalla procedura VIA tutti gli impianti aventi potenza fino a 1 MW (ovvero dai 100 kW finanche ai 1000 kW è tutto esentato);
- tale deroga, atta ad evitare di sottoporre i progetti a VIA, in un ambito di tutela ambientale, oltre che violare le Direttive comunitarie, viola l'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione: la VIA rientra nella materia "tutela dell' ambiente e dell'ecosistema" di competenza esclusiva dello Stato; le Regioni sono tenute a rispettare i livelli omogenei di tutela dell'ambiente posti dallo Stato, potendo solo determinare una elevazione degli stessi;
- la Giunta regionale ha fatto quindi riferimento a normative elusive, mediante il ricorso a soglie dimensionali, al di sotto delle quali i progetti vengono automaticamente esclusi dalla VIA;
- con sentenza del Tribunale Superiore delle Acque di Roma del 18 Marzo 2015, è stata di fatto annullata la DGR della Giunta regionale del Veneto n. 2100/2011 con oggetto: "Procedure per il rilascio di concessioni di derivazione d'acqua pubblica e per il rilascio dell'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti idroelettrici." che individua la procedura per il rilascio di concessioni; è stato sentenziato che la DGR, prevedendo che la selezione tra più richieste avvenga prima del completamento dell'istruttoria su tutte le domande, risulta affetta da violazione di legge ed eccesso di potere;
- ne deriva che tale scelta impedisce le preventive valutazioni in materia ambientale e paesaggistica, l'espletamento della VIA, la verifica della conformità del DMV (Deflusso Minimo Vitale), con l'irragionevole risultato che si potrebbe verificare l'esito negativo dell' istruttoria autorizzata (condotta su 1 sola domanda), precludendo la possibilità a progetti assentibili sotto il profilo ambientale e paesaggistico;
- la suddetta DGR è in palese contrasto con la normativa dello Stato "Regio Decreto 1775/1933" perché viola il previsto ordine del procedimento, prevedendo che la scelta della domanda sia effettuata all'esito della mera valutazione preliminare comparata dei diversi progetti, da parte della "Commissione tecnica per il parere su osservazioni, opposizioni e domande in concorrenza";
- la scelta quindi viene effettuata: 1) a monte della attuazione di tutte le attività istruttorie, prima dell' espletamento della VIA, prima della verifica della conformità del progetto al Piano di Assetto Idrogeologico e al Piano degli acquedotti; 2) anche prima della verifica di conformità del DMV (deflusso minimo vitale) ed escludendo di fatto domande che fossero progetti assentibili sotto il profilo ambientale;
- si assiste pertanto ad una possibile grave situazione di illegittimità degli atti della Regione Veneto su cui si fondano le attività istruttorie.
Considerato altresì che:
- il Consiglio regionale dovrebbe completare l'iter autorizzativo della classificazione di stato ecologico dei corpi idrici fluviali basata sul monitoraggio 2010- 2013 di ARPAV riportati con DGR n. 1950/2013, da troppo tempo inevasa, con particolare attenzione al territorio bellunese;
- la Giunta regionale, per porre un limite alle richieste da parte dei proponenti (come fatto dalle altre regioni alpine) tese a individuare qualsiasi sito, anche in aree di elevato pregio e valore ambientale, dovrebbe riproporre al Consiglio regionale una delibera aggiornata della DCR n. 42/2013, atta a individuare i "SITI NON IDONEI", aree e siti non idonei all'installazione di impianti idroelettrici, in ragione della loro particolare sensibilità e/o vulnerabilità alle trasformazioni territoriali e paesaggistiche in modo vincolante, specifico per la montagna bellunese;
- l'Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, (come indicato dai Servizi della Commissione Europea) dovrebbe svolgere la funzione di coordinare/pianificare compiutamente, in tutto il distretto idrografico, il rilascio delle concessioni-autorizzazioni, con un'analisi a scala di Bacino, anche mediante uno specifico database/banca dati, aggiornata e geo-referenziata utile a valutare gli impatti cumulativi e il bilancio idrico;
- la Giunta regionale in autotutela dovrebbe annullare le DGR n. 2834/2009 e n. 2100/2011 perché illegittime e in contrasto con la normativa dello Stato;
- di conseguenza dovrebbero essere annullate da parte della Giunta regionale le autorizzazioni rilasciate in violazione di legge perché nulle, per circa 40 impianti esclusi dallo screening di VIA e dalla VIA in base alla DGR n. 2834/2009;
- dovrebbero essere sospese le autorizzazioni in itinere, già passate al vaglio delle citata "Commissione sulle Concorrenze" le cui conclusioni sono in contrasto e difformità con il Regio Decreto n. 1775/ 1933 (circa 55 autorizzazioni);
- a fronte di tutto ciò, dovrebbe altresì essere immediatamente sospeso il rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria;
- l'intero iter autorizzativo, le norme e le delibere regionali dovrebbero essere riviste e aggiornate alle Direttive europee anche per evitare il concreto rischio di subire procedure di infrazione UE, a fronte di un EU PILOT già in essere, con costi a carico dei cittadini a fronte del vantaggio delle sole imprese private, già remunerate con cospicui incentivi economici finanziati dagli stessi cittadini;
- la Giunta regionale dovrebbe modificare la Commissione regionale VIA attenendosi alla nuova Direttiva VIA, 2011/92/UE, modificata dalla 2014/52/UE pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE lo scorso 25 aprile 2014;
- dovrebbero altresì essere approvate le "Linee Guida per la Valutazione dell'effetto cumulativo per procedimenti relativi ad impianti idroelettrici" predisposte dalla Commissione regionale VIA (Marzo 2015), previa una loro rivalutazione e modifica utile a rispondere puntualmente ai rilievi mossi dalla Commissione europea con il citato EU Pilot;
- tutte le richieste dovrebbero essere sottoposte rigorosamente a "screening" di VIA e eventuale VIA, applicando le sopracitate "Linee Guida" per l' effetto cumulativo, aggiornate ai rilievi formulati dalla Commissione europea, facendo anche riferimento alla recente sentenza della Corte di Giustizia europea nella Causa C-461/13 del luglio 2015 (relativa al Fiume Weser - Germania) che riporta: "le alterazioni dei corsi d'acqua che peggiorano la loro condizione non sono ammissibili";
- bisognerebbe intervenire sulle richieste di nuove concessioni e autorizzazioni recentemente avviate in modo "seriale" che prevedono di insistere su ogni briglia del corso d'acqua, utilizzando salti di soli 3/4 mt. con l'utilizzo di coclee idrauliche o vite di Archimede, che in qualche caso, speculando sulla producibilità si avvalgono anche di paratoie gonfiabili sulle briglie, notevolmente impattanti sul paesaggio e pericolose in caso di piene;
- a tale scopo risulta necessario e improcrastinabile che gli uffici regionali redigano un vero censimento aggiornato e geo-referenziato delle concessioni rilasciate e in itinere, attualmente NON disponibile (né pubblicamente, né tantomeno a uso degli enti coinvolti nelle fasi istruttorie) mediante il quale sia possibile valutare gli effetti cumulativi, essendo fondamentale la conoscenza su quanti e quali altri impianti o richieste insistano sul corpo idrico o corso d'acqua o bacino idrografico (vedi EU Pilot);
- dovrebbe essere finalmente attuato, da parte degli organi competenti, una sistematica attività di controllo sugli impianti già realizzati, sia con l'effettuazione dei necessari collaudi tecnico-funzionali (al momento risulta che gli impianti già in esercizio NON abbiano ancora ultimato il Collaudo), sia con l'esecuzione di verifiche e misure sul rispetto dei rilasci prescritti (DMV); quest'ultima attività, in particolare, non deve consistere in interventi a spot ma deve essere adeguatamente strutturata e dimensionata in modo continuativo e medio-lungo periodo, imponendone i costi a carico dei concessionari (adeguamento del canone di concessione);
- dovrebbe essere chiarito in via definitiva, a quali enti/amministrazioni competano i controlli e con quale minima frequenza e intervallo;
- le sanzioni dovrebbero essere puntualmente individuate, certe e commisurate al danno cagionato, riferibili anche al mancato reperimento e invio dei dati relativi all'impianto; nel caso di recidiva si valuti la penalizzazione del canone di concessione, fino alla sua decadenza.
Evidenziato infine che;
- nel Comune di Santo Stefano di Cadore sono addirittura ben 7 le richieste, tutte nello stesso tratto del PIAVE in sequenza seriale; nel Comune di Belluno sono ben 3 le richieste in alveo del PIAVE in sequenza seriale proposte dalla medesima impresa: nei casi citati l'impatto paesaggistico a causa del cono visuale posto sulla continuità dell'alveo è irrimediabilmente impattante, mentre la creazione di invasi comporterà il conseguente scadimento della qualità ecologica del corpo idrico fluviale.
Tutto ciò premesso e considerato il sottoscritto consigliere regionale
chiede alla Giunta regionale
quali misure intende attuare per porre finalmente termine a questo stato di cose, al fine di portare la questione delle autorizzazioni delle centrali idroelettriche in un regime di legalità, nel pieno rispetto delle norme UE e di reale tutela dei corsi d'acqua della Regione del Veneto, almeno entro i due mesi che ci separano dalla scadenza europea che vuole che i corpi idrici degli Stati membri diventino, entro il 31/12/2015, in buono stato di conservazione.".
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Questa è una interrogazione molto complessa perché è anche un'interrogazione che va a toccare aspetti tecnici relativi soprattutto a quelle che sono le procedure previste dalla direttiva quadro sulle acque per quanto riguarda la realizzazione di centrali idroelettriche nei corsi d'acqua.
Ci sono dei fenomeni importanti nella nostra Regione concentrati soprattutto nella Provincia di Belluno di sfruttamento di questi corsi d'acqua mediante realizzazione di centrali idroelettriche, che sappiamo benissimo si giustificano solo grazie a degli incentivi statali che prevedono l'erogazione di questi fondi che sostengono economicamente queste attività.
Questo però ha generato una corsa sfrenata a queste centrali idroelettriche, ce ne sono effettivamente moltissime, c'è la corsa a queste centrali idroelettriche e c'è sicuramente uno stato di fatto di controllo e di caratterizzazione e classificazione dei nostri fiumi che non è ancora ai livelli richiesti e previsti dalla direttiva europea.
Ci sono moltissimi di questi impianti autorizzati, molti sono in itinere, va poi capito se effettivamente esiste la pubblica utilità di questi impianti perché si pensi che tutti i 2.000 impianti realizzati in Italia producono meno di 2 millesimi dell'energia complessiva consumata in un anno nel nostro Paese, quindi effettivamente queste centraline possono essere fatte solo se c'è anche la dimostrazione della pubblica utilità.
In particolare nella Provincia di Belluno ci sono 128 siti di Rete Natura 2000, cioè tutelati dall'Europa, e pensate, colleghi, che in metà di questi siti sono state realizzate queste centrali idroelettriche con dei casi veramente estremi ad esempio con richieste nel Comune di santo Stefano di Cadore che arrivano per lo stesso tratto di fiume Piave al numero di ben 7, quindi pensate che fine sta facendo il nostro territorio e i nostri corsi d'acqua.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Risposta della Giunta regionale.
"L'iter tecnico-amministrativo relativo alla realizzazione di impianti idroelettrici prevede due distinte procedure: la prima disciplinata dalle disposizioni contenute nel R.D. 1775/1933 "T.U. sulle acque pubbliche", ai fini dell'ottenimento del rilascio della concessione di derivazione d'acqua pubblica, la seconda dalle disposizioni di cui al D.Lgs. 29.12.2003, n. 387 "Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità" per l'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio dell'impianto e delle opere connesse.
In attuazione dell'art. 12, del citato D.Lgs. 387/2003, sono state approvate con il D.M. del Ministero dello Sviluppo Economico del 10.9.2010 le "Linee Guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili", che hanno previsto l'adeguamento delle discipline regionali in materia entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore delle linee guida.
Con la DGR n. 3493/2010 la Giunta regionale ha, quindi, introdotto un primo aggiornamento delle procedure di adeguamento al D.M. 10 settembre 2010. Ulteriori deliberazioni hanno adeguato tali procedure. Dopo alcuni anni di pratica applicazione delle disposizioni di cui ai summenzionati provvedimenti, le strutture regionali competenti per l'istruttoria sui progetti degli impianti hanno potuto testare l'efficacia della procedura approvata, facendo peraltro emergere la necessità di un nuovo intervento sulla procedura medesima, soprattutto a seguito della sopravvenuta normativa in materia di Valutazione di Impatto Ambientale di cui al DM 30.3.2015 e della sempre maggiore attenzione agli aspetti legati alla tutela dell'ambiente riscontrabile sia a livello nazionale che comunitario.
Di conseguenza, con deliberazione n. 1628 del 19.11.2015 la Giunta regionale ha aggiornato le procedure per il rilascio della concessione di derivazione di acqua pubblica – ad uso idroelettrico - e dell'autorizzazione alla costruzione e l'esercizio di impianti idroelettrici, con capacità di generazione pari o superiore a 100 kW, fatto salvo quanto diversamente disposto dal D.Lgs.28/2011.
Tra le principali modifiche si evidenzia che sui progetti in concorrenza dovrà essere svolta una istruttoria completa in modo da presentare i medesimi all'esame dell'apposita Commissione unitamente a tutti i pareri prescritti.
Nel dettaglio, questo comporta che a conclusione della fase relativa alla pubblicazione dell'ordinanza di istruttoria e alla visita locale, tutta la documentazione pervenuta (istanze con relativi elaborati progettuali, copia delle osservazioni/opposizioni, delle controdeduzioni e dei pareri raccolti) deve essere trasmessa dalla Sezione Bacino idrografico competente per territorio/Sportello Unico Demanio Idrico alla struttura regionale competente per la procedura di verifica di assoggettabilità a Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA).
Se alla concorrenza partecipano anche progetti esclusi dalla procedura di VIA, gli uffici competenti al rilascio della concessione di derivazione d'acqua provvedono ad acquisire i seguenti pareri:
- della Regione, da formarsi in sede di Commissione Tecnica Regionale Decentrata Lavori Pubblici (CTRD) di cui all'art. 15 della LR 27/2003; il presidente della CTRD invita i rappresentanti di altre strutture regionali, in quanto parere unico regionale da rendere anche in conferenza dei servizi, ai sensi dell'art. 12 del D.Lgs. 387/2003. All'interno della CTRD si acquisiscono gli eventuali documenti della VIncA;
- delle amministrazioni interessate quali, Provincia, Comune/i, Soprintendenza Beni Paesaggistici e Archeologici, Arpav, eventualmente Ente Parco.
La relazione istruttoria degli uffici competenti dovrà, in particolare, riportare lo stato di qualità del corpo idrico (art. 76, c. 4, D.Lgs. 152/2006), le aree naturali protette (rete Natura 2000) e a parco, l'indicazione dei siti limitrofi di particolare rilevanza storica, architettonica, turistica e culturale e gli effetti cumulativi sul corpo idrico, con riferimento particolare alle altre derivazioni.
In considerazione delle richiamate nuove disposizioni in materia di VIA con la suddetta DGR 1628/2015 è stata contestualmente abrogata la DGR n. 2834 del 29.9.2009, nella parte in cui stabilisce i limiti dimensionali dell'impianto idroelettrico per la compatibilità ambientale.
La DGR 1628/2015 si applica, oltre che ai nuovi procedimenti, anche a quelli in corso, con salvezza delle sole fasi subprocedimentali già concluse e degli atti intermedi già perfezionati in vigenza delle precedenti disposizioni.
In relazione allo svolgimento dell'iter per la classificazione dei corpi idrici superficiali, durante il triennio 2010-2012 è stato eseguito da ARPAV il primo monitoraggio dei corpi idrici ai sensi della direttiva 2000/60/CE, che ha permesso la determinazione dello stato chimico su 265 corpi idrici e dello stato ecologico su 219 corpi idrici.
Riguardo alla determinazione dello stato ecologico, sussistevano (e anche ora permangono) criticità legate alla mancanza di alcune metriche, da sviluppare a livello nazionale, per alcuni elementi di qualità biologica (EQB) oltre alla carenza di risorse per alcune indagini necessarie, tra cui quelle per valutare l'EQB Pesci (importante indicatore dello stato di salute della fauna ittica).
Inoltre, per quanto attiene ai corpi idrici fortemente modificati e artificiali (che rappresentano una percentuale importante in Veneto), con le attuali normative non è ancora possibile definire l'obiettivo di qualità, il cosiddetto "potenziale ecologico", quindi si adottano, in via provvisoria, le stesse metriche dei corpi idrici naturali.
La classificazione è stata integrata dall'analisi delle pressioni (puntuali, diffuse o idromorfologiche) agenti sul corpo idrico per la valutazione del rischio di non conseguire l'obiettivo di qualità alle scadenze previste o neppure oltre tali scadenze. I corpi idrici senza pressioni o con pressioni ritenute non significative sono stati preliminarmente considerati in stato elevato.
Successivamente l'elenco delle pressioni così ottenuto e, quindi, l'elenco dei corpi idrici valutabili in stato elevato per assenza di pressioni significative, è stato rivisitato da esperti con conoscenze del territorio, per ridurre al minimo errori derivanti da possibili carenze delle informazioni disponibili, ossia è stata applicata la metodica del "giudizio esperto" ad integrazione delle conoscenze di base.
Con DGR n. 1950/2013 la Giunta regionale ha preso atto della suddetta classificazione dei corpi idrici acque interne superficiali del Veneto, a seguito del monitoraggio, delle elaborazioni e delle valutazioni a "giudizio esperto" sopra precisate, predisposta ai sensi del D.M. 260/2010 e D.Lgs. 152/2006.
Ai sensi degli articoli 19, commi 3 e 4 e 28 della legge regionale n. 33/1985 è stata avviata una fase di consultazione pubblica aperta ad Enti e ad altri soggetti pubblici e privati, al fine di promuovere la partecipazione di tutte le parti interessate e raccogliere eventuali suggerimenti, osservazioni e informazioni sugli aspetti ambientali, morfologici e idraulici e sui contesti territoriali dei corpi idrici.
Numerosi Enti ed associazioni hanno preso visione della classificazione e hanno presentato alla Sezione Geologia e Georisorse le loro osservazioni. Sono state presentate 134 osservazioni, relative a 105 singoli corpi idrici e ad aspetti generali. Gli uffici regionali, in collaborazione con ARPAV, hanno concluso la relativa istruttoria, effettuando le controdeduzioni alle osservazioni presentate.
A conclusione dell'istruttoria, ai sensi dell'articolo 4, comma 3, delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque, si è provveduto all'invio alla competente Commissione del Consiglio regionale, con DGR n. 83/CR del 9/10/2015, del documento riepilogativo delle osservazioni e delle controdeduzioni, insieme alla classificazione proposta come risultante dall'istruttoria delle osservazioni.
Nel contempo ARPAV ha concluso la fase di raggruppamento (accorpamento) dei corpi idrici e l'estensione della classificazione sulla base del giudizio esperto a corpi idrici omogenei per tipizzazione e pressioni, aumentando quindi il numero dei corpi idrici classificati, ha operato la classificazione dei corpi idrici interregionali in collaborazione con le Regioni confinanti e ha infine trasmesso con e-mail del 19/11/2015 alla Regione del Veneto i risultati, che sono stati considerati nell'illustrazione alla competente Commissione Consiliare della deliberazione 83/CR/2015, anche in ottemperanza di quanto disposto con la medesima deliberazione.
La Commissione consiliare si è espressa favorevolmente a maggioranza sulla deliberazione 83/CR/2015, con parere n. 28 del 19/11/2015 e la Giunta regionale con deliberazione n. 1856 del 12.12.2015 ha approvato il documento finale.
I corpi idrici classificati sono 732 (circa 86% dei complessivi 850) per lo stato chimico e 604 (circa il 71%) per lo stato ecologico.
Sono in corso i monitoraggi per l'indice IARI (alterazioni idrauliche) e EQM (alterazioni morfologiche), oltre che per completare le classificazioni.
Si evidenzia che la Giunta regionale sta assumendo alcune disposizioni, in particolare per l'utilizzo idroelettrico, a tutela dei corpi idrici, anche alla luce di quanto emerso in sede di discussione preparatoria dell'aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque del Distretto Idrografico delle Alpi Orientali, di cui alla direttiva 2000/60/CE.
Inoltre, è in esame la Proposta di legge regionale PDLR n. 16 del 29 giugno 2015 relativa a "Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale" la quale, tra l'altro, prevede che il provvedimento di compatibilità ambientale venga rilasciato in esito alle determinazioni di un'apposita conferenza di servizi, alla quale saranno chiamati a partecipare anche i rappresentanti dei comuni e degli altri enti pubblici interessati oltre ai responsabili degli uffici statali, regionali e provinciali competenti.
Infine, si rileva che, in ordine alla possibilità di una moratoria generalizzata dei rilasci delle autorizzazioni uniche alla costruzione e all'esercizio degli impianti idroelettrici, la Regione con l'art. 4, comma 1, della LR 7/2011 (finanziaria 2011) aveva disposto che, nelle more dell'emanazione del relativo decreto del Ministero dello sviluppo economico e dell'approvazione di uno specifico stralcio del Piano energetico regionale, e comunque non oltre il 31.12.2011, non potevano essere rilasciate autorizzazioni alla realizzazione ed all'esercizio di alcune tipologie e potenze di impianti da fonti rinnovabili (fotovoltaico a terra in area agricola, biomassa, biogas e bioliquidi).
La sentenza della Corte Costituzionale 85/2012 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del suddetto articolo 4, comma 1, della LR 7/2011, in quanto viola:
a) l'art. 117, primo comma, Cost., perché prevede un limite alla produzione di energia da fonti rinnovabili sul territorio regionale, in contrasto con le norme internazionali contenute nel Protocollo di Kyoto e con la normativa comunitaria che incentivano, invece, lo sviluppo delle suddette fonti di energia;
b) l'art. 117, terzo comma, Cost., che attribuisce allo Stato competenza legislativa concorrente in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia, perché contrasta con il principio fondamentale posto dal DLgs 387/2003, il quale stabilisce che le Regioni possono procedere alla individuazione di aree non idonee alla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, in attuazione e nel rispetto delle Linee Guida nazionali adottate con decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 settembre 2010;
c) l'art. 41 Cost. e il principio di liberalizzazione delle attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica, poiché il divieto di rilasciare le autorizzazioni alla costruzione ed all'esercizio degli impianti sopra richiamati si traduce in pratica nell'impossibilità, da parte degli operatori del settore, di presentare nuove istanze per il rilascio dell'autorizzazione.
Pertanto, con deliberazione del Consiglio regionale n. 42 del 3.5.2013 sono state approvate le aree e i siti non idonei all'installazione di impianti idroelettrici.".
La parola all'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Faccio una brevissima sintesi della risposta.
Premesso che c'è una situazione schizofrenica in cui l'Europa sovvenziona questi impianti, anzi impone agli Stati di sovvenzionarli quindi il Governo li sovvenziona, la Regione ha fatto tutta una serie di attività che sono la classificazione dei corpi idrici – vado velocissimo per soffermarmi su una parte che mi interessa particolarmente – abbiamo modificato la procedura: prima tutti i proponenti vanno in VIA e poi si va in autorizzazione idraulica, diversamente da quanto accadeva in passato e questo anche a tutela stessa dei proponenti.
È stata fatta una riunione in occasione delle ultime riunioni dell'Autorità di Bacino Alpi Orientali e Bacino del Po dove abbiamo cercato di uniformare le procedure con il diniego assoluto di Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige per esempio sull'effetto cumulativo, anzi il Friuli ha chiesto un ulteriore incontro dicendo: noi come Autorità di Bacino non accettiamo questa cosa perché per noi è troppo restrittiva.
Questo per significare che la Regione Veneto è più restrittiva rispetto al Friuli e rispetto al Trentino Alto Adige dove sono installate oltre a 1.000 mini centraline a differenza del Veneto che ne ha quattro volte di meno.
Questo a sottolineare il fatto che il problema c'è, esiste, siamo intervenuti e stiamo intervenendo non solo a livello regionale ma a livello di Autorità di Bacino con tutte le difficoltà che ne conseguono.
In riferimento alla moratoria vorrei ricordare che la Regione Veneto, con l'articolo 4 comma 1 della legge regionale 7/2011, aveva disposto che nelle more dell'emanazione del relativo decreto del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'approvazione di uno specifico stralcio del Piano energetico regionale comunque non oltre il 31.12.2011, non potevano essere rilasciate autorizzazioni alla realizzazione e all'esercizio di alcune tipologie e potenze di impianti da fonti rinnovabili.
Cosa è accaduto poi? Che il Governo ha impugnato il provvedimento e la Corte costituzionale, con sentenza 85/2012, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del suddetto articolo 4, comma 1 della legge, in quanto viola l'articolo 117 primo comma della Costituzione, l'articolo 117 terzo comma della Costituzione e l'articolo 41 della Costituzione, quella che c'è adesso e che speriamo rimanga tale visto che c'è un'attività di accentramento che preoccupa non poco e in modo particolare la Protezione Civile.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Come per l'interrogazione precedente se poi cortesemente mi fornisce il testo anche di questa così la posso leggere con tranquillità.
In merito alla risposta e alle attuali procedure io credo ci sia ancora molta strada da fare nel senso che finora, nonostante quello che lei ha ricordato, credo che in Italia e in Veneto siamo stati troppo di manica larga per quanto riguarda queste autorizzazioni, perché a posteriori ci si rende conto che ci sono grossi problemi anche di deflusso delle acque, di minimo deflusso vitale così come previsto dalla direttiva sulle acque, ovvero quel minimo di acqua che deve rimanere nei corsi d'acqua per evitare il depauperamento della risorsa idrica, il depauperamento delle risorse biologiche della biodiversità dei nostri corsi d'acqua e questo non accade.
Volevo segnalarne – magari poi ne do anche una copia, non so se lei l'ha già ricevuta - una circolare dell'ISPRA che mi è stata data proprio poco fa del 22 dicembre 2015 nella quale, in merito da alcune autorizzazioni e ad alcuni procedimenti autorizzativi della Regione Veneto, vengono contestate alcune modalità di considerazione degli impatti ambientali per quanto riguarda la realizzazione di queste centraline. Ad esempio viene citato il campo di applicabilità dell'indice IARI, che è quell'indice che consente di capire come un intervento può interferire o meno nella biodiversità e nell'assetto idrogeologico del corso d'acqua, e viene appunto sottolineato come non siano corrette alcune procedure attualmente in essere e viene soprattutto – e vado alla conclusione, Presidente, visto che anche in questo caso il tempo purtroppo è scaduto – come deve essere considerato e motivato prima di tutto l'interesse pubblico dell'opera, perché se questo non c'è, l'opera non dovrebbe essere autorizzata. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 99 presentata il 3 dicembre 2015 dai consiglieri Zottis e Pigozzo "COMUNE DI PORTOGRUARO. PARCHEGGIO TRA VIA VALLE E VIA PIO X: COSA INTENDE FARE LA GIUNTA REGIONALE IN MERITO AL MODIFICATO PROGETTO ORIGINARIAMENTE FINANZIATO CON I FONDI FSC 2007/2013?"

"Premesso che:
- con DGR n. 1420 del 05 agosto 2014, la Giunta regionale aveva approvato due bandi pubblici per la selezione di interventi finanziabili con le risorse del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) 2007-2013;
- l'Amministrazione comunale di Portogruaro (VE), sulla base di quanto previsto dal secondo bando approvato dalla suddetta deliberazione (Asse 5 Sviluppo Locale 5.3 "Riqualificazione dei centri urbani e della loro capacità di servizio"), il 13 ottobre 2014 aveva presentato domanda di finanziamento per la realizzazione di un parcheggio interrato che sarebbe stato edificato nell'area cittadina situata tra via Valle e via Pio X;
- con DGR n. 2654 del 29 dicembre 2014, la Giunta regionale aveva ammesso con riserva a finanziamento l'intervento in oggetto, subordinandone l'effettiva ammissibilità alla valutazione del piano economico-finanziario del progetto da parte del Nucleo regionale di Valutazione e Verifica degli investimenti (NUVV);
- a seguito dell'espletamento delle verifiche previste e conseguentemente al pronunciamento del NUVV, con nota del 1° aprile 2015 la Giunta regionale aveva comunicato al Comune di Portogruaro che l'intervento di cui sopra era stato ammesso a contributo FSC per un importo di 1 milione di euro, a fronte di un costo complessivo stimato in 2 milioni e 430 mila euro.
Considerato che con delibera n. 147 del 22 ottobre 2015, la nuova Giunta Comunale di Portogruaro "(...) Valutati i costi di realizzazione dell'intervento, analizzata l'effettiva attuale fattività dell'intervento e sostenibilità dello stesso, sentita la Regione, ha inteso procedere alla formulazione di una soluzione progettuale in variante al parcheggio interrato, che prevede la realizzazione di due parcheggi a raso nelle immediate vicinanze del centro storico cittadino e precisamente in piazza Castello e in via C. Valle. (...)".
Atteso che:
- nei confronti della suddetta delibera n. 147/2015, le forze politiche di minoranza in Consiglio Comunale di Portogruaro hanno presentato un "Atto di Opposizione", invitando la Giunta comunale, in autotutela, alla revoca della stessa, considerando l'atto amministrativo in oggetto "(...)inficiato da vizi gravi di legittimità e merito. (...)";
- scorrendo il testo del citato Atto di Opposizione si legge infatti che:
-- la deliberazione n. 147/2015 "(...) è un atto amministrativo imperfetto in quanto manca, nell'ambito del dispositivo, la parte fondamentale costituita dalla espressione di volontà: "approva", senza il quale la delibera non può dispiegare effetti (...)";
-- "(...) CONSIDERATO CHE L'APPROVAZIONE DEL PROGRAMMA TRIENNALE OPERE PUBBLICHE È PER LEGGE DI COMPETENZA CONSILIARE - annualmente - fino all'approvazione del nuovo programma triennale opere pubbliche - il programma vigente rimane quello ultimo approvato dal consiglio comunale. Il Programma triennale vigente indica come prioritario, a servizio del centro storico, l'opera inerente al parcheggio interrato del Pio X. (...)";
-- "(...) il Comune ha presentato richiesta di contributo ai sensi della DGRV n. 1420 del 5.8.2014 per l'intervento "Riqualificazione dei centri urbani e delle loro capacità di servizio" per la realizzazione di un parcheggio interrato tra via Valle e via Pio x e che la Regione Veneto ha ammesso tale intervento a contributo. Il Nucleo regionale di Valutazione e Verifica degli investimenti pubblici (NUVV), ha determinato la piena ammissibilità a contributo FSC dell'intervento del parcheggio interrato del Pio x, ritenendolo quindi fattibile e sostenibile. (...)";
-- "(...) La deliberazione n. 147/2015 è dunque viziata per ILLOGICITÀ E CONTRADDITORIETÀ MANIFESTA. Viene citato un procedimento andato a buon fine per compatibilità, sostenibilità ed ammissibilità per giustificare una scelta contraria. Non essendo l'atto stesso suffragato da analisi e valutazione tecniche concrete, visionabili, argomentate, riguardanti la "presunta" non fattibilità del precedente intervento, la deliberazione n. 147/2015 risulta viziata da violazione di legge per CARENZA DI MOTIVAZIONE.";
-- "(...) si cita la volontà di procedere alla formulazione di una soluzione progettuale in variante. Fatto si è che gli interventi indicati sono del tutto diversi, per soluzioni progettuali, per importi, per ambiti di realizzazione, dall'intervento strategico e prioritario originario e la nominata "variante" non viene né deliberata né argomentata.(...) Viene invece approvato un "NUOVO" intervento, tanto che quello che viene titolato come dispositivo della deliberazione ( dispositivo che si desume ma che in realtà non è stato compiutamente indicato) è un progetto definitivo dalla stessa giunta denominato "Nuove aree di sosta a servizio del centro storico ( Via C. Valle e piazza Castello)". È evidente che la titolazione di "variante" è unicamente finalizzata alla volontà di mantenere il contributo regionale già assegnato, pur essendo lo stesso erogato per un'opera del tutto diversa. (...)";
-- inoltre "(...) L'intervento proposto di un parcheggio in Via Valle, oltre a togliere 2700 mq di verde pubblico, insiste a circa 750 mt dal centro storico, in area scolastica e non corrisponde quindi alla finalità di rivitalizzazione commerciale del Centro storico, poco accessibile dalla viabilità principale e con nessuna utilità per i residenti privi di box auto. Il parcheggio non risolve alcuna delle esigenze e problematicità prospettate nei presupposti dell'intervento ammesso a contributo. L'intervento di 160 posti a parcheggio sotterraneo è un primo stralcio di un intervento più complessivo, che garantirebbe al centro storico circa 290 posti auto coperti. Non può quindi essere messo a confronto con i 105 posti macchina scoperti del parcheggio di Via Valle. (...)".
Rilevato che:
- il suddetto Atto di Opposizione ha tra i destinatari anche la Regione Veneto, cui viene chiesta "(...) UNA VERIFICA sui presupposti di legge e di diritto relativi ad una eventuale assegnazione di contributi finalizzati ad opere del tutto "nuove" rispetto a quelle precedentemente individuate e dichiarate ammissibili dalla stessa Regione. Considerato che gli interventi indicati nella citata delibera n. 147/2015 sono del tutto diversi, per soluzioni progettuali, per importi, per ambiti di realizzazione, dall'intervento strategico e prioritario originario, risulta evidente la necessità di un riavvio dell'iter procedurale e di una rideterminazione delle priorità già individuate dall'IPA. (...)";
- in seguito ai fatti suesposti la Regione Veneto, Sezione Affari Generali e FAS-FSC, con nota del 2.11.2015 ha comunicato al Comune di Portogruaro alcune osservazioni sul progetto di "variante" presentato, l'avvio del procedimento ai sensi dell'art. 10 bis della legge 241/90 ed ha invitato il Comune a produrre controdeduzioni eventualmente corredate anche da idonea documentazione;
- la Giunta Comunale di Portogruaro ha ritenuto di controdedurre alla nota della Regione Veneto, sostituendo la deliberazione n. 147/2015 con la deliberazione n. 172 del 24.11.2015 che approva in linea tecnica un progetto definitivo qualificato come "variante" e denominato "Nuove aree di sosta tra via Valle e Via Pio X, Via Valle e Piazza Castello" del costo complessivo di Euro 870.000, ai fini del contributo PAR FSC Veneto 2007-2013 attuazione Asse 5 Sviluppo locale - linee di intervento 5.3.;
- pare che anche la delibera n. 172/2015 sia gravata da alcuni vizi di legittimità già rilevati nel precedente Atto amministrativo n. 147/2015; in particolare si riscontrerebbero: 1) l'incompetenza dell'organo, dato che gli interventi proposti non sono ancora stati approvati dal Consiglio Comunale nel programma triennale opere pubbliche; 2) la non conformità urbanistica dell'intervento; 3) la non conformità con il vigente PUT;
- la deliberazione n. 172/2015 della Giunta comunale di Portogruaro, inoltre, proporrebbe ancora una volta un'ulteriore soluzione progettuale del tutto nuova e diversa rispetto a quella inizialmente ammessa a contributo dalla Regione Veneto, continuando a qualificarla impropriamente come "variante";
- anche in questo caso si tratterebbe, infatti, di una soluzione totalmente avulsa dal programma attuativo degli interventi approvato dai soggetti responsabili dell'Intesa Programmatica di Area (IPA), tra cui i Sindaci e la Associazioni di categoria che avevano considerato il park del Pio X come strategico per il centro storico.
Tutto ciò premesso e considerato, i sottoscritti consiglieri
chiedono alla Giunta regionale
come intenda operare, in via definitiva, rispetto al contributo concesso al Comune di Portogruaro dato che i fondi verrebbero utilizzati per realizzare un'opera del tutto diversa rispetto a quella che era stata approvata dalla Regione stessa, valutando nel contempo, in alternativa all'eventuale diniego e in accordo con l'Amministrazione comunale, di confermare il contributo per il progetto originariamente finanziato."
La parola all'assessore Caner.

Ass.re Federico CANER

Grazie, Presidente.
"Il Comune di Portogruaro, con nota prot. n. 42112 del 23/10/2015, in sostituzione del progetto denominato "Interventi di attuazione del P.U.T. - Nuove aree di sosta tra via Valle e via Pio X", dal costo complessivo di € 2.430.000,00, ammesso con riserva a contributo di € 1.000.000,00 con DGR n. 2654/2014, a valere sulle risorse FSC messe a bando con DGR n. 1420/2014, ha presentato un elaborato progettuale con la nuova denominazione "Nuove aree di sosta a servizio del centro storico (via Valle e piazza Castello)", approvato con delibera di Giunta Comunale n. 147 del 22/10/2015, concernente la realizzazione o sistemazione di due parcheggi a raso nelle immediate vicinanze del centro storico, ma in sedi diverse rispetto al progetto originario, avendo valutato che erano venute a mancare le condizioni per la fattibilità e sostenibilità dello stesso.
A fronte di tale invio la Sezione Affari Generali e FAS-FSC, istruita la documentazione ricevuta, con lettera prot. n. 442392 del 02/11/2015 aveva comunicato al Comune di Portogruaro l'avvio del procedimento di revoca del contributo FSC, ritenendo che fossero venuti meno i presupposti per l'ammissibilità dell'intervento, per le seguenti considerazioni:
- visto il costo complessivo del nuovo progetto proposto (pari ad € 530.000,00) e la percentuale di cofinanziamento del 58,8% (corrispondente ad € 311.640,00) assicurata dal Comune in sede di partecipazione al bando e non modificabile, l'importo del nuovo contributo FSC da concedere (pari ad € 218.360,00) risulta inferiore alla soglia minima indicata nella DGR n.1420/2014;
- la documentazione presentata consiste in una sostituzione di progetto, ovvero in una vera e propria progettazione ex novo e non in una variante del progetto originario, in quanto l'intervento risulterebbe ora collocato in due aree diverse da quella individuata presso l'oratorio Pio X, come proposta in fase di presentazione della domanda ed ammessa con riserva a contributo FSC con DGR n. 2654/2014;
- l'accoglimento di tale ipotesi progettuale costituirebbe una vera e propria riapertura dei termini del bando, che ovviamente non può essere ammessa anche tenuto conto dell'esito negativo di altre domande di finanziamento pervenute ed istruite nei termini previsti dal bando, con casistiche di inammissibilità anche riferite alla soglia minima di contributo concedibile.
Ai sensi dell'art. 10 bis della L. 241/90, veniva comunque concesso al Comune il termine di dieci giorni dal ricevimento della predetta comunicazione, per produrre le proprie osservazioni, eventualmente corredate da idonea documentazione.
Tale termine veniva protratto di ulteriori 15 giorni su espressa richiesta del Comune, il quale con nota prot. n. 47182 del 25/11/2015 presentava, come controdeduzioni alla nota regionale di avviso di revoca, un ulteriore nuovo progetto ora denominato "Nuove aree di sosta tra via Valle e via Pio X, via Valle e piazza Castello", approvato con delibera di Giunta Comunale n. 172 del 24/11/2015, che andava a comprendere, oltre ai due parcheggi a raso proposti con la precedente documentazione, la sistemazione di un terzo parcheggio in superficie, in un'area situata tra via Valle e via Pio X. Il costo complessivo dell'intervento così ridefinito ammonta ad € 870.000,00.
Ciò premesso, si rileva che anche quest'ultima soluzione, prevedendo la realizzazione o sistemazione di tre parcheggi a raso (due dei quali già esistenti) ubicati su tre diverse aree, si configura come un nuovo progetto, sia per le caratteristiche tecniche che per la localizzazione, e non come variante progettuale del progetto originario, che invece prevedeva di realizzare un parcheggio interrato localizzato sotto gli impianti sportivi dell'oratorio Pio X.
Si ritiene quindi di non poter accogliere le controdeduzioni prodotte dal Comune di Portogruaro, in quanto esse consistono nell'ulteriore sviluppo del progetto presentato con nota prot. n. 42112 del 23/10/2015, che aveva dato luogo all'avvio del procedimento di revoca, in relazione al quale il Comune ha con tutta evidenza incrementato sensibilmente i costi e impegnato ulteriori aree senza peraltro aumentare, se non marginalmente, i posti auto. Infatti con la nota regionale prot. 442392 del 02/11/2015 era stata contestata la presentazione di un nuovo progetto e non di una variante di quello originario, per cui l'ulteriore soluzione presentata anziché rispondere alla contestazione dell'avviso di revoca, rafforza l'evidenza che si tratta di una nuova progettazione, diversa sia per localizzazione che per caratteristiche tecniche di intervento.
Per questi motivi si è proceduto alla revoca del contributo FSC di euro 1.000.000,00 ammesso con riserva ai sensi della DGR n. 2654/2014 (Allegato B) e, a seguito di valutazione del NUVV, assegnato al Comune di Portogruaro per la realizzazione del progetto 'Interventi di attuazione del P.U.T. - Nuove aree di sosta tra via Valle e via Pio X'.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Caner.
La parola alla consigliera Francesca Zottis per la replica.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Mi ritengo soddisfatta della risposta, anche perché era quello che in qualche modo avevamo evidenziato all'interno dell'interrogazione quando definivamo un po' la distonia tra quello che è stato richiesto come variazione e quello che era stato finanziato. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Francesca Zottis.

Interrogazione a risposta immediata n. 36 presentata il 15 settembre 2015 dai consiglieri Guarda, Ferrari, Moretti, Dalla Libera, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Casali, Conte, Negro, Baldin, Brusco e Scarabel "TERME DI RECOARO: UN PATRIMONIO TURISTICO-SANITARIO DA SALVAGUARDARE. QUALI IMPEGNI ASSUMERÀ LA GIUNTA REGIONALE?"

"Premesso che:
- la mancata attuazione del Piano di rilancio delle Terme di Recoaro, (adottato dalla Regione del Veneto nel 1997), una gestione ventennale priva di qualificati progetti e di adeguati investimenti nonché la perdurante crisi economica hanno inevitabilmente contribuito a un progressivo declino dell'importante sito termale di Recoaro Terme;
- da troppi anni la Società "Terme di Recoaro Spa" si trova in una difficile situazione economico-finanziaria che alla fine del 2012 è sfociata nella decisione da parte dell'organo ammnistrativo di avviare una procedura concorsuale di concordato preventivo;
- nel 2013 Terme di Recoaro, quale primo passaggio per la sua dismissione, è stata conferita nella Società Veneziana Edilizia Canalgrande Spa (entrambe controllate dalla Regione Veneto);
- la legge regionale 29 novembre 2013, n. 29 ha stabilito la soppressione della società Veneziana Edilizia Canalgrande Spa (SVEC) e della società Terme di Recoaro Spa allo scopo di recuperare risorse in termini di patrimonio e di minori spese e di favorire un eventuale rilancio dell'attività termale recoarese;
- con la DGR n. 93 dell'11/2/2014 la Giunta regionale ha incaricato l'amministratore unico di SVEC Spa di cedere con procedure ad evidenza pubblica l'intera partecipazione nella società Terme di Recoaro Spa ad un prezzo congruo; nel caso non fosse realizzabile tale ipotesi di cedere con procedure ad evidenza pubblica singoli beni immobili e/o rami d'azienda della società e infine nel caso in cui non fossero individuati uno o più soggetti acquirenti di procedere, entro il 31 ottobre 2014, alla messa in liquidazione della società Terme di Recoaro Spa;
- con la DGR n. 20/Cr del 28/3/2014 la Giunta regionale ha approvato il piano di liquidazione ex legge regionale 29 novembre 2013, n. 29 , in merito al quale la Commissione competente doveva esprimere un parere che non risulta essere stato trasmesso. La proposta di liquidazione della Terme Recoaro Spa prevede la cessione a terzi della società o di parte di essa al fine di una valorizzazione del compendio termale, di garantire la continuità aziendale e di assicurare adeguati investimenti per un ammodernamento e rilancio delle terme;
- con la DGR n. 447 del 7/4/2015 la Giunta regionale ha approvato il piano operativo di razionalizzazione delle società direttamente partecipate dalla Regione del Veneto e delle società partecipate da quest'ultime, confermando l'avvio di un percorso di liquidazione della SVEC Spa da attuare dopo la cessione o la messa in liquidazione di Terme di Recoaro Spa;
- nella relazione tecnica allegata alla suddetta delibera si legge quanto segue: "È prevista una fase transitoria fino al 30/11/2015 che prevede l'apertura della stagione termale a condizione che vi sia un contributo regionale volto a mantenere in equilibrio la società. Contemporaneamente dovrà proseguire l'attività di collocamento sul mercato della società. Nel caso fossero esperiti senza successo i tentativi di vendita, la società sarà messa in liquidazione entro il 31/12/2015";
- l'articolo 66 della legge regionale 27 aprile 2015, n. 6 "Legge di stabilità regionale per l'esercizio 2015" prevede che la Giunta regionale conceda un contributo straordinario di 200 mila euro alla SVEC Spa per interventi di manutenzione del patrimonio immobiliare tesi a garantirne la conservazione e funzionalità;
- recentemente l'amministratore unico di SVEC Spa ha fatto presente che tutte le manifestazioni di interesse all'acquisto del complesso termale finora presentate sono andate deserte e che il suddetto contributo regionale non è stato ancora erogato;
- nonostante il contenimento dei costi di gestione del compendio termale, che ha penalizzato soprattutto il personale dipendente e causato gravi disservizi, nel giugno scorso l'amministratore unico della SVEC Spa ha stipulato un contratto per il conferimento di un incarico di consulenza, con scadenza il 12 settembre 2015: "ai fini dell'efficientamento, della razionalizzazione e dell'organizzazione della gestione aziendale, valutando, segnalando ed avviando tutte le possibili soluzioni e iniziative idonee a garantire il contenimento dei costi aziendali (...)". Il relativo compenso è stato fissato in 4.800 euro (da maggiorarsi di IVA e della quota di pertinenza del contributo previdenziale) e in un premio calcolato sulla base del risultato di gestione conseguito nel corso della stagione termale 2015.
Tenuto conto che:
- la mancanza di progetti e di investimenti e la conseguente gestione incentrata prevalentemente al contenimento dei costi aziendali ha avuto ricadute negative sui livelli occupazionali e sulla qualità dei servizi erogati dal compendio termale che ha registrato un considerevole calo dei pazienti e dei clienti;
- il territorio di Recoaro Terme rappresenta un'eccellenza dal punto di vista turistico per le sue ricchezze a livello paesaggistico e ambientale ed è indispensabile che l'attività termale continui ad essere un rilevante patrimonio turistico-sanitario;
- la soppressione della Società Terme di Recoaro e una mera operazione di vendita del compendio termale potrebbe facilitare eventuali speculazioni edilizie con inevitabili ricadute sui lavoratori dipendenti e impoverire ulteriormente questa importante area termale;
- da un recente incontro tra l'Assessore regionale al Bilancio, il Comune di Recoaro Terme e gli imprenditori locali è emersa la proposta di concedere a titolo gratuito la struttura a soggetti privati del territorio, in grado di adeguare il sito con opportuni interventi. Tale proposta andrebbe valutata con tempestività essendo stata fissata la liquidazione della società entro il 31 dicembre 2015;
- la Regione del Veneto dovrebbe incentivare in tutti i modi la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e la cittadinanza recoarese per tutelare e salvaguardare un importante patrimonio sanitario, ambientale ed economico del Veneto.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri
chiedono al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore regionale al Bilancio e Patrimonio
quali impegni assumeranno al fine di evitare che un'importante patrimonio turistico-sanitario sia irrimediabilmente disperso, con gravi conseguenze per i livelli occupazionali del settore termale e per l'economia locale."
La parola all'assessore Forcolin.

Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
"La legge regionale 29 novembre 2013, n. 29 ha stabilito la soppressione, insieme ad altre società, della Terme di Recoaro s.r.l. avente ad oggetto la valorizzazione, sfruttamento e gestione delle acque termali nel compendio termale di Recoaro Terme, attualmente partecipata in via totalitaria dalla SVEC SpA.
In attuazione di quanto previsto dall'art. 2 della citata legge regionale, la Giunta con la DGR n. 20/CR del 25/3/2014 presentava al Consiglio regionale il piano di liquidazione, sulla base dei criteri enunciati nel medesimo articolo di legge e che sono:
"a) valorizzazione economica delle risorse immobiliari;
b) alienazione degli immobili, qualora possibile, nel caso di impossibilità di idonea valorizzazione economica;
c) incentivazione della mobilità verso società partecipate dalla Regione che presentino insufficienze di organico degli ex dipendenti a tempo indeterminato delle società di cui all'articolo 1;
d) riconoscimento di idoneo punteggio agli ex dipendenti delle società di cui all'articolo 1 nei concorsi pubblici per l'assunzione di dipendenti regionali;
e) definizione degli oneri di riassunzione del personale dipendente in sede di affidamento dei servizi per la gestione dei beni già di proprietà delle società di cui all'articolo 1".
Il piano che, tenendo conto delle specificità di ciascuna società da dismettere, e, in linea con i principi sanciti dalla legge, ha previsto una sequenza di fasi volte a valorizzare al meglio il portafoglio partecipativo regionale interessato è diventato operativo in seguito alla DGR 447 del 7 aprile 2015, tenuto conto di quanto previsto dall'art. 1 commi da 611 a 614 della legge 23 dicembre 2014 n. 190 (Legge di stabilità 2015).
Il richiamato piano prevedeva la prosecuzione dei tentativi di cessione della Società Terme di Recoaro srl a terzi mediante procedure ad evidenza pubblica.
Tali tentativi di vendita non sono andati a buon fine e pertanto, ai sensi della richiamata DGR n. 447/2015, la Società dovrà essere messa in liquidazione entro il 31/12/2015, con la conseguente nomina del liquidatore, anche in ragione dei benefici fiscali previsti dall'art. 1 comma 568-bis della legge 147/2013 (Legge di stabilità 2014).
Una volta conclusa la liquidazione e pagati i debitori i beni afferenti al complesso termale torneranno a far parte del patrimonio regionale.
Da questo momento sarà pertanto possibile approntare nuove strategie volte al rilancio delle Terme, quali ad esempio la concessione in gestione a privati o il conferimento in un fondo immobiliare appositamente creato per la loro valorizzazione.
In merito al conferimento al fondo immobiliare di cui sopra, con DGRV/INF n. 19 del 28/04/2015 l'Amministrazione regionale ha valutato di procedere ad un approfondimento in merito alla proposta di adesione al suddetto, strumento peraltro segnalato anche dal Comune di Recoaro Terme (VI) e supportato dalla Fondazione Patrimonio Comune promossa da ANCI.
A seguito di alcuni incontri di approfondimento e valutazione, l'attenzione si è soffermata sul Fondo Immobiliare "I 3 CORE" gestito da INVIMIT SGR SpA, società costituita e detenuta totalmente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze.
La procedura di adesione trova compiuta disciplina in un apposito regolamento di gestione del Fondo pubblicato questo sul sito istituzionale di INVIMIT SGR SpA ed è strutturato nel rispetto dei principi generali di trasparenza e parità di trattamento mediante procedure ad evidenza pubblica.
Tale adesione, che presuppone la creazione di reti regionali in ambito termale, è subordinata ad approfondimenti tecnico/economici sulla sostenibilità economico-finanziaria complessiva dell'operazione che sono ancora in corso.
Parallelamente e alternativamente, l'Associazione Vivi Recoaro Terme si è proposta per ricevere un affidamento diretto ed immediato della gestione del compendio termale di Recoaro. Tale evenienza, verificata l'effettiva rappresentatività in capo all'Associazione quale portatrice di un interesse collettivo e diffuso, ed in presenza di un piano economico-finanziario che garantisca sostenibilità alla gestione, risulterà realizzabile solo dopo che il complesso di beni ora in capo alla Terme di Recoaro SpA, tornerà in proprietà dell'Amministrazione regionale.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Forcolin.
La parola alla consigliera Cristina Guarda.

Cristina GUARDA (Alessandra Moretti Presidente)

Grazie, Presidente.
Ringrazio per la risposta. Ormai purtroppo sono passati quasi quattro mesi dalla consegna della mia interrogazione e dall'altra parte qualche mese dalla messa in liquidazione effettiva della società Terme di Recoaro.
È una situazione che so sta interrogando molti dei Consiglieri presenti qui in Consiglio e mi auguro che, non appena ci sarà il passaggio dei beni in capo alla Regione, ci sia davvero poi quel passaggio necessario di gestione grazie anche all'intervento dei cittadini stessi.
Mi rammarico in particolar modo per quanto riguarda i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro e forse in questi ultimi anni non sono mai stati valorizzati sufficientemente per il loro impegno e anche bistrattati nell'ultimo periodo da una gestione che forse non è stata all'altezza di quello che la Regione intendeva e che non ha neanche monitorato venendo meno anche a quelli che erano gli impegni presi con la legge Toniolo che l'Assessore ha già citato.
Attendo la consegna o l'invio a mezzo elettronico della risposta scritta in maniera tale da poterne avere una visione in maniera più tranquilla. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Cristina Guarda, cosa che verrà fatta dall'Assessore che le invierà sicuramente la risposta.

Interrogazione a risposta immediata n. 82 presentata il 16 novembre 2015 dai consiglieri Bartelle, Berti, Baldin, Brusco e Scarabel "LA REGIONE INTERVENGA URGENTEMENTE A SALVAGUARDIA DEL DELTA DEL PO"

"Premesso che:
- i due ponti di barche che collegano i territori dei Comuni di Taglio di Po, Porto Tolle, Ariano nel Polesine e Goro rappresentano snodi di comunicazione fondamentali del vasto Delta del Po sia a livello turistico e sia perché più di duemila residenti nelle varie frazioni gravitano su questi ponti per poter usufruire di servizi essenziali;
- i sindaci dei quattro comuni, che condividono la gestione di questi ponti, in una recente riunione hanno dichiarato che dal 1° gennaio 2016 non saranno più in grado di garantire il servizio di vigilanza, cura e manutenzione dei ponti se la Regione Veneto e la Provincia di Rovigo non garantiranno un finanziamento economico che sia sufficiente per continuare ad espletare questo fondamentale servizio;
- i Comuni competenti hanno speso ogni anno circa 160 mila euro per garantire il sevizio di vigilanza sui due ponti, che prevede una presenza per il controllo 24 ore su 24, mentre per l'ordinaria manutenzione sono stati ripetutamente promessi aiuti economici che nella realtà dei fatti non sono mai stati erogati.
Considerando che:
- tale situazione di abbandono da parte delle Istituzioni, già denunciata dal Sindaco del Comune di Porto Tolle con lettera aperta alla Regione dell'11 novembre scorso, e la conseguente possibilità di chiusura dei ponti creano fortissima preoccupazione sia per gli abitanti del territorio che per i gestori dei ristoranti e delle altre attività legate al litorale;
- questa grave situazione andrebbe a colpire una parte del Delta dichiarata patrimonio dell'Unesco e finalmente valorizzata grazie alla presenza di molti turisti provenienti da ogni parte d'Europa, in continuo aumento ogni anno, senza contare le gravi ripercussioni che andrebbe a creare sulla popolazione residente, la cui permanenza in un territorio così delicato è già abbastanza problematica.
I sottoscritti Consiglieri regionali
interrogano la Giunta regionale
per sapere quali misure di carattere urgente ed immediato la Regione intende intraprendere per far fronte a tale difficile situazione.".
La parola alla consigliera Patrizia Bartelle.

Patrizia BARTELLE (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Due parole perché chiaramente la soluzione al problema ce l'avremo dopo la risposta che ci darà l'Assessore.
Voglio soltanto sottolineare l'importanza nel territorio di questi ponti delle barche perché forse tante delle persone presenti non conoscono la realtà territoriale del Basso Polesine.
Abbiamo un territorio che è formato anche da tante isole che sono collegate in questo caso da dei ponti mobili che, durante le piene o in particolari situazioni in cui il fiume porta al mare tronchi e altri residui, vengono chiusi al pubblico e aperti per permettere il flusso dei tronchi e altre cose a mare. Sappiamo che sono da manutentare, sono da tenere aperti, ma come? Attraverso delle cooperative che gestiscono questo servizio.
Al 31 dicembre sono scadute le convenzioni, i Comuni denunciano che non hanno i soldi per poter sopperire in proprio alla manutenzione e al pagamento di queste cooperative quindi siamo qui a chiedere cosa abbiamo intenzione di fare noi come Regione con tutti i distinguo relativi per le competenze. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Patrizia Bartelle.
La parola all'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
"I ponti di barche interessati sono rispettivamente situati sul Po di Gnocca fra i comuni di Porto Tolle e Taglio di Po e Po di Goro fra i comuni di Ariano nel Polesine e Goro (FE).
Il ponte sul Po di Gnocca è di proprietà della Provincia di Rovigo dato in gestione ai comuni di Porto Tolle e Taglio di Po. Tale ponte risulta collaudato fino al 31 dicembre 2015 ed attualmente abbisogna di lavori di manutenzione straordinaria per un valore stimato di 400-500 mila euro.
Il ponte sul Po di Goro è di proprietà del comune di Ariano nel Polesine e risulta composto da un traghetto di apertura; gli interventi di manutenzione straordinaria risultano stimati in 200-300 mila euro.
La Regione del Veneto e l'Ente Parco Naturale Regionale del Delta del Po già nel 2011 avevano proposto ai comuni interessati di aderire e cofinanziare un intervento di messa in sicurezza e manutenzione straordinaria nell'ambito di un progetto europeo. Non avendo ricevuto sostegno ed assenso a tale proposta, l'Ente Parco ha modificato la progettualità a favore di altri interventi.", furono fatte delle piste ciclabili, nella specie.
"Lo stesso Ente Parco Naturale Regionale del Delta del Po, intervenendo, presso i comuni interessati, nelle riunioni in data 31 marzo 2015, 23 aprile 2015 e 21 maggio 2015, aveva espresso la volontà di ricercare finanziamenti per interventi di manutenzione rimanendo in attesa di una progettualità dagli stessi comuni che ad oggi non risulta pervenuta.", pertanto i Comuni non ci hanno fatto avere ancora alcun progetto se non richieste generiche.
"A seguito della richiesta dei Sindaci dei comuni interessati il Commissario Straordinario dell'Ente Parco, ha dichiarato l'intenzione di mettere a disposizione i fondi in disponibilità dell'Ente Parco, quale compensazione derivante dalla costruzione del metanodotto Terminal GNL, e in gestione del CONSVIPO, al fine di intervenire in via d'urgenza", quelli dell'Adriatic LNG .
"Tali fondi sarebbero disponibili per interventi per la valorizzazione del sistema di itinerari ciclabili denominato "Via delle Valli del Delta del Po" che coinvolgerebbe i comuni di Porto Tolle, Porto Viro, Ariano nel Polesine, Rosolina dando ulteriori ricadute sui comuni di Loreo, Adria, Corbola, Papozze.
Pertanto la Regione del Veneto, attraverso l'Ente Parco Naturale Regionale del Delta del Po, si è attivata in varie date per affrontare e risolvere, in collaborazione con i comuni interessati, la situazione che vede i comuni come principali protagonisti del territorio e si rende disponibile ad ogni altro momento di incontro e discussione per la risoluzione della problematica.".
Resta il fatto che vogliamo anche avere la certezza della gestione di questi ponti attraverso queste cooperative che sono state citate perché anche i costi di gestione risultano per noi difficilmente determinabili, pertanto non abbiamo delle pezze di appoggio sulla base delle quali poter fare delle valutazioni.
Siamo comunque aperti ad un confronto approfondito su questo tema premettendo che fintanto che non ci sarà l'adeguamento strutturale, quindi lavori di straordinaria manutenzione, sarà impossibile avere il collaudo di questi ponti e darli in gestione, perché chi li gestisce oggi si assume la responsabilità anche di eventuali episodi di incidenti che possono capitare.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Corazzari.
La parola alla consigliera Patrizia Bartelle per la replica.

Patrizia BARTELLE (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Mi tocca dire che sono moderatamente soddisfatta della risposta e sicuramente qua si apre un altro scenario, bisogna veramente intervenire sui territori affinché si attivino per non essere più inadempienti come sono stati descritti dal nostro Assessore. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Patrizia Bartelle.
Per l'Assessora Elisa De Berti, che è impegnata a Roma in una riunione particolare, oggi risponde l'assessora Manuela Lanzarin.

Interrogazione a risposta immediata n. 96 presentata il 1° dicembre 2015 dalla consigliera Baldin "LA REGIONE DICA COSA INTENDE FARE DEL PORTO DI CHIOGGIA PER RENDERLO PIÙ COMPETITIVO"

"Premesso che:
- il canale di entrata nel porto di Chioggia e tutta l'area portuale raggiungono una media di 6 metri di pescaggio, condizione che non permette l'arrivo di navi con determinata stazza, provocando un calo dei traffici e, di conseguenza, dei proventi;
- l'ultimo escavo in area portuale risale al 1982, realizzato con fondi delle aziende private del porto di Chioggia;
- sarebbe necessario portare la capacità di pescaggio ad almeno 8 metri.
Considerato che:
- nell'anno in corso si è registrato un calo del 30% sulle merci a causa della ridotta capacità di pescaggio;
- il Porto di Chioggia versa in condizioni di estrema difficoltà dal punto di vista infrastrutturale, non essendo collegato a Padova e a Venezia da linea ferroviaria;
- l'unico collegamento ferroviario è con Rovigo, tuttavia da quest'anno è stato soppresso il raccordo tra stazione di Chioggia e terminal portuale di Chioggia;
- è in previsione l'aumento del deposito di stoccaggio GPL da mc 1.350 a mc 10.350 di oli minerali ad uso commerciale sito in località Val da Rio, che provocherà danni innanzitutto ai cittadini, al porto e alla navigazione sia commerciale che non.
Constatato che:
- il porto di Chioggia a differenza dei vicini porti deve sottostare a dei limiti orari durante la notte, dovuti alla bassezza del fondale con la bassa marea;
- il Piano strategico nazionale della Portualità e della Logistica (Psnpl) del Ministro Graziano Delrio riconosce l'importanza a livello nazionale ed europeo del porto lagunare di Venezia e di Chioggia che verranno unificati, per cui vi sarà una Autorità autonoma che ingloberà, a tutti gli effetti, anche quella di Chioggia;
- lo sviluppo del porto di Chioggia interesserà un'area vasta, quale quella della città metropolitana di Venezia, con ripercussioni positive per l'economia di tutta l'area metropolitana;
- il porto di Chioggia deve essere tenuto in alta considerazione per l'ampiezza del territorio che coinvolge, l'indotto e l'occupazione che genera e per la potenziale attività croceristica, complementare a quella di Venezia;
- il porto di Chioggia dispone di aree per lo sviluppo di nuovi terminal e di un collegamento ferroviario sottoutilizzato nonché la possibilità con la nuova conca di navigazione di Brondolo di collegare tramite navigazione interna l'Adriatico all'hinterland padano e ai centri di Mantova e Cremona.
Tutto ciò premesso la sottoscritta consigliera
interroga la Giunta regionale
per sapere quali interventi sono stati pianificati e le relative tempistiche per rendere il porto di Chioggia competitivo sul mercato e al passo con le esigenze del commercio nazionale ed internazionale.".
La parola alla consigliera Erika Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Do per letta l'interrogazione.
Vorrei poi porre alla luce il fatto che oggi c'è la notizia dell'avvenuto assenso all'escavo dei canali all'interno del porto, quindi è una buona notizia, un risultato che è stato ottenuto dalla Regione, avevo già sollecitato l'Assessore competente ad apporre il proprio parere favorevole alla questione che il Ministero ha accettato, perciò sono a chiedere se ci sono informazioni maggiori al riguardo e quali saranno gli sviluppi?
E, visto che il porto è sì regionale ma ha anche una rilevanza e un interesse nazionale e quindi è fondamentale incentivarlo e permetterne lo sviluppo, la Regione naturalmente ha un piano per rilanciare il porto?

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Erika Baldin.
La parola all'assessora Manuela Lanzarin.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
"Le attività manutentive del bacino portuale clodiense, il cui intervento più recente è stato ultimato nel corso del 2015, ha permesso negli ultimi anni l'escavo di circa 3 milioni di sedimenti sabbiosi, portando il bacino di evoluzione ad una profondità media di circa 8,30-8,50 mt., con un franco utile alla navigazione di 7 metri.
Tale profondità si è ridotta tuttavia in prossimità di alcune banchine a -6,50 mt. e -7,00 mt. provocandone, anche a seguito di un caso di incagliamento, un parziale declassamento da parte della Capitaneria di Porto.
Per tale motivo l'Azienda Speciale per il Porto di Chioggia, soggetto che ha tra i suoi compiti istituzionali ha la programmazione ed il coordinamento delle attività del settore portuale e del traffico marittimo, ha promosso un progetto di adeguamento tecnico funzionale del Piano Regolatore Portuale (Adeguamento n. 3), che prevede lo scavo di ulteriori 5.510.000 metri cubi previsti nei seguenti stralci operativi:
- 1° stralcio: escavo a fondale utile a -8.00 mt. del canale di accesso al porto fino al primo bacino di evoluzione e prima parte del Porto di Valdario, e di -8,50 mt. del primo bacino di evoluzione;
- 2° stralcio: approfondimento del fondale utile di -9,50 mt. dell'intero percorso di accesso al porto.
Il progetto ha iniziato la fase istruttoria nel mese di novembre 2015 in Consiglio Superiore dei Lavori pubblici, e la conclusione dell'iter è previsto entro il corrente mese. L'Area Infrastrutture che sta predisponendo il parere tecnico per la Regione sta predisponendo una prescrizione relativa al mantenimento delle quote di navigazione mediante l'adozione di uno specifico programma di manutenzione pluriannuale. Il piano di lavoro prevede 13 mesi per la realizzazione delle succitate opere di escavo.
Frattanto, sempre in ordine ai problemi di accesso ai canali portuali, va aggiunto che il Provveditorato ai Lavori pubblici del Veneto ha recentemente affidato un ulteriore intervento per lo scavo di 50.000 mc.
Sempre sul tema della competitività del Porto, si fa presente che si è concluso da pochi giorni il collaudo tecnico-amministrativo dell'intervento denominato "Sistema intermodale porto di Chioggia: potenziamento "banchina A" e area di servizio ed interscambio merci", finanziato dalla Regione del Veneto con Fondi assegnati mediante la DGR 3320/2009. L'intervento ha consentito la realizzazione di opere per complessivi euro 3.312.225,02, cofinanziati dalla Regione del Veneto con un contributo POR-FESR in conto capitale di euro 3.035.000,00. Dopo l'approvazione della contabilità dei lavori e la presa d'atto delle risultanze del collaudo a cura di A.S.P.O., previsto entro il corrente anno, la Sezione Logistica definirà per l'eventuale erogazione del saldo dell'intervento per euro 455.250,00. L'intervento ha permesso la realizzazione di una nuova banchina per lo scarico merci nel porto di Valdario che consentirà di fornire servizi più efficienti per la movimentazione dei carichi.
La Regione del Veneto ha inoltre finanziato la riorganizzazione degli spazi e dei servizi portuali nel complesso portuale denominato "Isola dei Saloni" (DGR 1899/2010) con un contributo di euro 292.752,99 su una spesa complessiva dell'intervento di euro 2.123.683,83. La liquidazione dell'intero contributo è avvenuta con la presentazione della rendicontazione finale dei lavori in data 10 novembre 2015.
Con riferimento invece al tema delle connessioni del Porto di Chioggia alle principali direttrici ferroviarie, si evidenzia che lo scorso 1 dicembre 2015 il Consiglio di Amministrazione di A.S.P.O. ha approvato la rendicontazione dei lavori di realizzazione del quarto binario di presa e consegna delle merci nell'area portuale. L'intervento denominato "Nuovi lavori di potenziamento degli impianti del terminal di Val da Rio.
Quarto stralcio e opere di funzionalità del raccordo ferroviario" è stato realizzato grazie ad una serie di contributi regionali stanziati in base alla L. R. 8/82 con DGR 3173/2009, 2947/2010 e 489/2013 per un importo complessivo di euro 553.247,00, a fronte di opere per euro 597.247,00 (nel 2015 sono stati liquidati acconti rendicontati per euro 321.000). L'intervento in parola ha permesso l'adeguamento del fascio binari di composizione e scomposizione dei treni blocco in area portuale, già pianificati nel corso del 2010.
Va tuttavia evidenziato che nonostante la presenza di un'adeguata infrastruttura, ad oggi il contratto di raccordo tra A.S.P.O. e Rete Ferroviaria Italiana non è stato rinnovato dalle parti a causa della diminuzione dei traffici commerciali che permane negli ultimi cinque anni. Fino al 2010 era infatti attivo un servizio ferroviario merci che consentiva la composizione di due treni settimanali. Tale servizio è stato soppresso in conseguenza al fallimento di alcune società di trasporto navale. L'infrastruttura ferroviaria, considerata improduttiva da R.F.I., è al momento resa inagibile dal proprietario della rete mediante l'apposizione di apparecchiature "fermacarro" e l'isolamento del deviatoio di raccordo, decisione che tuttavia non preclude il ripristino dell'esercizio qualora si consolidi la domanda.
Se da quanto relazionato appare evidente lo sforzo operato dalla Regione del Veneto per il potenziamento infrastrutturale del Porto di Chioggia, non si può allo stesso momento non evidenziare come a partire dal 2008, anno in cui si è registrato un afflusso record di 3.145.419 tonnellate/merci, tale da superare le previsioni del Piano Regolatore Portuale vigente (2.805.000 tonnellate), il Porto stia risentendo di una progressiva contrazione dei flussi.
Dati anno 2011 Dati anno 2012 Dati anno 2013 Dati anno 2014
1.249.091 ton. 1.335.814 ton. 1.299.905 ton. 1.197.903 ton.
In particolare, la merceologia dominante rimane quella dei minerali metallici e del ferro lavorato (650.000 tonnellate), mentre stabile è l'importazione di cereali e legname.
A fronte di questi dati, appare evidente che assieme allo sforzo sin qui operato per consentire le condizioni infrastrutturali per la competitività del porto, diventi prioritario per il prossimo futuro intensificare le azioni di marketing per rafforzare i traffici soprattutto dal bacino intra Adriatico. Un segnale positivo a tale riguardo po' essere quello che sta fornendo la croceristica, segmento su cui la città ha manifestato un sicuro interesse.
Interessante sono poi le opportunità che il Porto di Chioggia può avere nell'ambito dei cd. "project cargo" (carichi eccezionali) per la sua vicinanza al sistema idroviario padano. Ma è nel disegno di riforma della governance portuale della L. 84/94 che lo scalo clodiense potrà trovare una più adeguata collocazione, anche come porto feeder nell'ambito del nuovo sistema portuale dell'Alto Adriatico.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Manuela Lanzarin.
La parola alla consigliera Erika Baldin per la replica.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Chiedo che mi venga consegnata la risposta e mi ritengo soddisfatta. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Erika Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 54 presentata il 12 ottobre 2015 dal consigliere Sinigaglia "COSA STA FACENDO LA REGIONE DEL VENETO AFFINCHÉ LE ULSS GARANTISCANO L'EROGAZIONE GRATUITA DEI DISPOSITIVI PROTESICI PER I PAZIENTI MUTILATI DELLA VOCE?"

"Premesso che:
- nel Veneto sono presenti circa 35 centri che svolgono attività di sostegno e riabilitazione dei pazienti sottoposti ad intervento di laringectomia totale per neoplasia anche attraverso l'impiego di ausili e protesi;
- i suddetti dispositivi medici sono fondamentali per evitare gravi problemi respiratori che necessitano di frequenti e lunghi ricoveri ospedalieri e nel 70 per cento dei casi sono risolutivi e contribuiscono a migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti;
- il 10 aprile 2014 il presidente dell'associazione Oncologica Italiana Mutilati della Voce nel corso di un'audizione in Quinta Commissione ha evidenziato la difficoltà da parte di numerosi pazienti affetti da queste patologie invalidanti di poter usufruire dei dispositivi medici indispensabili per la loro riabilitazione;
- con l'interrogazione n. 1131 del 19 settembre dal titolo "La Giunta regionale definisca le linee guida per l'erogazione gratuita degli ausili e delle protesi indispensabili per la riabilitazione dei pazienti mutilati della voce" il sottoscritto ha chiesto all'Assessore regionale alla Sanità di definire al più presto le linee guida per l'erogazione gratuita da parte delle ULSS venete degli ausili e delle protesi indispensabili per la riabilitazione dei pazienti mutilati della voce;
- il 16 dicembre 2014 l'Assessore alla Sanità ha risposto all'interrogazione precisando che "(...) La Regione del Veneto, attraverso gli uffici competenti in materia di assistenza protesica, ha in questi mesi avviato una serie di attività volte a mappare le azioni poste in essere dalle Aziende Sanitarie in materia di assistenza protesica e si appresta a istituire gruppi di lavoro specifici nelle aree dove a seguito dell'azione ricognitiva verranno individuate le maggiori criticità. (...)";
- è trascorso un anno e mezzo da quando il problema è stato sollevato in Quinta Commissione e in Consiglio regionale ma a tutt'oggi non risulta essere ancora risolto. Questa situazione di stallo penalizza gravemente gli assistiti mutilati della voce e va ad incidere sui costi sanitari regionali a causa dei frequenti ricoveri ospedalieri che potrebbero essere evitati con un impiego diffuso e gratuito di idonei dispositivi protesici.
Tutto ciò premesso il sottoscritto Consigliere
chiede all'Assessore regionale alla Sanità
cosa sta facendo la Regione del Veneto affinché le ULSS garantiscano l'erogazione gratuita dei dispositivi protesici per i pazienti mutilati della voce."
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione in realtà a grandi linee simile l'ho già presentata sempre all'attuale Assessore, era Assessore anche nella precedente Legislatura, sul tema della difformità di trattamento da parte delle ULSS del Veneto che ad alcuni pazienti mutilati della voce fornisce gratuitamente il dispositivo, la protesi, per evitare infezioni polmonari e ad altri invece non eroga nulla e quindi è a pagamento totale.
In questo caso noi abbiamo un'associazione, che poi a livello regionale ha sede a Verona e che l'Assessore conosce molto bene, che monitora il territorio e già due anni fa avevamo chiesto di superare questa difformità, questa differenza di valutazione e quindi mi auguro che, appunto, la risposta di oggi sia una risposta positiva nella direzione di erogare gratuitamente questi dispositivi che sono fondamentali per i mutilati della voce e che sono fondamentali anche per un risparmio che otterrebbe la Regione Veneto qualora non dovesse più ricoverare questi pazienti, ma facesse prevenzione grazie a questi ausili, a queste protesi.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La parola all'assessore Coletto.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
"Il contesto normativo tuttora vigente in materia di assistenza protesica si fonda ancora oggi nel D.M.332/1999, che definisce all'interno del Nomenclatore Tariffario Nazionale gli ausili concedibili ai pazienti aventi diritto.
Per quanto riguarda la concedibilità di ausili non ricompresi nelle fattispecie descritte nel suddetto nomenclatore il decreto ministeriale ha previsto per le Aziende Sanitarie l'applicabilità degli istituti della riconducibilità di cui all'art. 1, comma 5 e della gravissima disabilità di cui all'art. 1, comma 6.
Indubbiamente il mancato aggiornamento della normativa suddetta comporta un disallineamento tra le innovazioni tecnologiche presenti nel mercato e i dispositivi protesici attualmente concedibili dal Sistema Sanitario Nazionale, ma tale limite non può essere ascritto alla Regione.
In questi mesi, nell'ambito delle attività volte al riordino dell'assistenza protesica nella Regione Veneto, gli uffici competenti in materia hanno provveduto alla rilevazione dei comportamenti tenuti dalle Aziende Sanitarie in ordine all'erogazione di alcune tipologie di dispositivi protesici tra i quali anche i dispositivi e relativi accessori concessi ai pazienti stomizzati.
Dai dati forniti dalle Aziende Sanitarie della Regione del Veneto non sono emerse particolari criticità relative all'erogazione di ausili ai pazienti laringectomizzati (es.: cannule, garze, filtri); tali dispositivi risultano forniti gratuitamente agli assistiti secondo il percorso prescrittivo previsto dal vigente DM 332/1999 che, si ricorda, prevede la prescrizione da parte di uno specialista, l'autorizzazione alla fornitura da parte dell'Azienda ULSS e l'erogazione al paziente di quanto prescritto.
A fronte di quanto appena detto, comunque, gli uffici competenti non sono venuti a conoscenza dell'esistenza di vertenze relative agli ausili destinati ai pazienti laringectomizzati; piuttosto, si è appreso che alcune ULSS hanno sottoscritto delle convenzioni con l'Associazione Oncologica Italiana Mutilati della voce finalizzate ad attività di recupero fonatorio dei pazienti trattati con laringectomia totale.
Gli uffici competenti, continueranno nel processo di ricognizione più dettagliata del percorso terapeutico effettuato dai pazienti mutilati della voce, al fine di sviscerare eventuali problematiche finora non chiaramente emerse.".

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola al consigliere Sinigaglia per la replica.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente e Assessore.
In realtà la risposta mi è sembrata molto contradditoria: da una parte non fanno parte del nomenclatore e va beh, sono extra LEA; dall'altra parte mi dice che il problema non esiste perché sono forniti gratuitamente. Le posso assicurare che l'associazione che monitora questa situazione è da anni che si batte perché tutte le ULSS forniscano gratuitamente. Ce ne sono che forniscono gratuitamente e altre che non forniscono gratuitamente ed è questo il risultato che vorremmo ottenere.
Se lei mi dice che è già ottenuto e che il monitoraggio ultimo fa sì che tutte le ULSS eroghino gratuitamente questi ausili, queste protesi va benissimo, però facciamolo prestissimo a verificarlo attraverso l'associazione che è ramificata provincia per provincia.
Quindi da una parte le premesse non vanno nella direzione poi della gratuità delle protesi perché se il nomenclatore non lo consente però poi le diamo gratuitamente, se è in tutto il territorio regionale bene andiamo a verificarlo.
È vero quanto diceva poi in conclusione che l'associazione ha un rapporto di convenzione con alcune ULSS per un importante lavoro di riabilitazione e anche di prevenzione presso molte scuole della Regione, perché un tumore mutilante la voce in seguito a tumore soprattutto legato al fumo quando si presenta in alcune classi delle superiori posso assicurare che l'effetto non è assolutamente banale, perché si svolge un'azione di sensibilizzazione e prevenzione veramente importante per tutta la Regione e anche per tanti nostri ragazzi.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.

Interrogazione a risposta immediata n. 74 presentata il 4 novembre 2015 dal consigliere Zanoni "TRATTE FERROVIARIE BELLUNO-PADOVA E MONTEBELLUNA-VENEZIA: LA GIUNTA REGIONALE INTENDE GARANTIRE AGLI UTENTI UN SERVIZIO ADEGUATO ED EFFICIENTE?"

"Premesso che:
- l'orario ferroviario invernale che entrerà in vigore il prossimo 14 dicembre prevede la soppressione delle corse dirette della tratta Belluno- Padova e il cambio obbligatorio a Montebelluna;
- per i lavoratori e studenti pendolari residenti nei Comuni di Caerano, Crocetta, Maser, Monfumo, Pederobba, Vidor, Valdobbiadene e Segusino, che confluiscono a Cornuda, si prospettano difficoltà e disagi in quanto saranno costretti a percorrere in treno circa 8-10 chilometri per poi dover cambiare convoglio per raggiungere Padova con il conseguente prolungamento dei tempi di viaggio e il rischio di perdere le coincidenze con i treni a lunga percorrenza;
- Trenitalia ha fatto sapere che la decisione di introdurre il cambio treno a Montebelluna è dovuta a motivi tecnici legati al fatto che il materiale rotabile è ormai deteriorato.
Premesso altresì che:
- nei giorni scorsi gli studenti e lavoratori pendolari che da Montebelluna raggiungono Venezia, con cambio a Treviso, hanno subito un grave disservizio: la coincidenza Treviso-Venezia delle 8.25 (con arrivo alle 9 nel capoluogo lagunare) è saltata a causa di un problema tecnico. Molti studenti che, su invito di Trenitalia hanno preso il treno delle 8.36, sono rimasti a terra mentre quelli che sono riusciti a salire hanno viaggiato in vagoni sovraffollati;
- gli utenti chiedono il ripristino della linea diretta Montebelluna-Venezia, soppressa con l'introduzione dell'orario cadenzato, e un adeguato numero di convogli per garantire un servizio di trasporto adeguato.
Tenuto conto che:
- i Sindaci dei comuni interessati chiedono a Trenitalia di introdurre un orario che preveda corse miste (alcune Belluno-Padova e altre Belluno-Treviso e viceversa) alternate con mezzi leggeri (Aln 668 o Minuetto) e altre corse Montebelluna–Padova (e viceversa) con convogli a media distanza per non penalizzare gli utenti dell'alto trevigiano e del bellunese e, al contempo, per assicurare ai numerosi utenti di Montebelluna un numero adeguato di posti;
- gli Amministratori chiedono anche alla Regione del Veneto di individuare al più presto una soluzione nell'interesse del territorio e della popolazione;
- quanto accaduto a Montebelluna è l'ennesimo caso di disservizio del trasporto ferroviario regionale: da anni ormai in tutte le stazioni del territorio veneto si registrano problemi dovuti ai ritardi e alla soppressioni dei treni;
- i pendolari sono esasperati e indignati nel constatare quasi quotidianamente che nonostante l'aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti i servizi di trasporto non migliorano;
- il settore del trasporto ferroviario locale necessita di maggiori finanziamenti di fonte regionale: negli ultimi dieci anni le risorse destinate dalla Regione del Veneto corrispondono a circa 6,8 euro per cittadino, contro i 14 euro della Lombardia, i 10 dell'Emilia-Romagna e i 7,2 della Campania.
Tutto ciò premesso il sottoscritto consigliere
chiede all'Assessore regionale alla Mobilità
quali azioni urgenti intende mettere in campo nei confronti di Trenitalia per garantire agli utenti delle tratte ferroviarie dell'alto trevigiano e del bellunese un adeguato ed efficiente servizio di trasporto."
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Qui si tratta di un problema relativo appunto al traffico dei nostri cittadini via treno, in particolare ad alcune variazioni che sono state introdotte per quanto riguarda il nuovo regime di orari e anche una modifica relativa ai collegamenti sulla tratta Belluno-Padova con un cambio obbligatorio a Montebelluna.
Per i lavoratori e gli studenti pendolari residenti nei Comuni di Caerano, Crocetta, Maser, Monfumo, Pederobba, Vidor, Valdobbiadene e Segusino, che confluiscono a Cornuda, si prospettano difficoltà e disagi in quanto saranno costretti a percorrere in treno circa 8-10 chilometri per poi dover cambiare convoglio per raggiungere Padova questo perché? Perché dovranno andare a Montebelluna.
Trenitalia ha fatto sapere che la decisione di introdurre il cambio treno a Montebelluna è dovuta a motivi tecnici legati al fatto che il materiale rotabile è ormai deteriorato.
Oltre a questo disagio ci sono stati altri disagi tant'è vero che è capitato, come hanno già sollevato diversi altri colleghi, dei disagi con diversi gravi disservizi con ritardi.
Quindi i cittadini chiedono che venga ripristinata la linea diretta ad esempio Montebelluna-Venezia soppressa con l'introduzione dell'orario cadenzato e un adeguato numero di convogli per garantire un servizio di trasporto adeguato.
A queste richieste si aggiungono anche i Sindaci che, come da notizie apparse anche sui quotidiani locali, hanno richiesto alla Giunta regionale.
Quindi si chiede quali azioni intende mettere in campo la Regione nei confronti di Trenitalia per garantire agli utenti di tutte le tratte ferroviarie dell'Alto trevigiano e del bellunese un adeguato ed efficiente servizio di trasporto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
La parola all'assessora Manuela Lanzarin in nome e per conto della collega Elisa De Berti.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
"Con riguardo al servizio di trasporto ferroviario regionale in provincia di Belluno, si rende noto che l'introduzione dell'orario cadenzato ha portato oggettivi miglioramenti in termini di:
- Puntualità delle corse, così come misurata dal gestore dell'infrastruttura RFI, cresciuta, per la linea Padova-Belluno-Calalzo, dall'83,1% del 2013 all'89,2% del 2015 e per la linea Treviso-Montebelluna dal 93,3% del 2013 al 97,8% del 2015.
- Soppressioni di treni/km, così come rilevata dal gestore dell'infrastruttura RFI, diminuita, per la linea Padova-Belluno-Calalzo, dal 2,0% del 2013 all'1,5% del 2015 e per la linea Treviso-Montebelluna dal 6,6% del 2013 all'1,7% del 2015.
La riorganizzazione della struttura d'orario, mediante l'introduzione di rotture di carico e l'eliminazione di quasi tutte le corse dirette, ha permesso, infatti, di migliorare la puntualità e l'affidabilità del servizio. Ciò non toglie che, per varie ragioni, (tra cui anche cause di forza maggiore), accadano episodi di soppressioni o forti ritardi, che in certi casi generano particolare eco sui mezzi di informazione.
L'impegno è volto a migliorare la qualità del servizio per rendere detti disservizi sempre più sporadici.
Quanto alla revisione di offerta sulla relazione Padova – Belluno, a partire dal 13 dicembre 2015, si prevede di mantenere due coppie dirette al giorno. Il servizio, che oggi è diretto tra Padova e Belluno e "spezzato" a Montebelluna, tra Treviso e Belluno, assumerà la forma opposta, ovvero diretto tra Treviso e Belluno e con rottura di carico e coincidenza a Montebelluna, tra Padova e Belluno. Il numero di collegamenti giornalieri tra Belluno e Padova non verrà ridotto.
Questa scelta consentirà di usare le locomotive diesel D445, soggette a guasti ancora troppo frequenti, solo nella tratta più pianeggiante Montebelluna-Padova.
L'Accordo Quadro che è in fase di definizione con RFI prevede, inoltre, interventi infrastrutturali di lungo periodo sulle due direttrici che interessano il territorio bellunese. In particolare, si prevede di:
- elettrificare la tratta Montebelluna – Castelfranco, in modo da rendere ancora più efficace la rottura di carico a Montebelluna;
- elettrificare la tratta Conegliano – Vittorio Veneto, in modo tale da spostare la rottura di carico da Conegliano a Vittorio Veneto, agevolando così il bacino di utenza di Vittorio Veneto.
Trenitalia sta, altresì, collaborando con il gestore del servizio su gomma per una migliore integrazione oraria e modale dei mezzi di trasporto su ferro e su gomma.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Manuela Lanzarin.
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'assessora per la risposta, alla quale chiedo gentilmente se mi può fornire poi la risposta scritta.
Devo dire che non sono del tutto soddisfatto anche perché dalla risposta appare che queste modifiche di orari sono state fatte a causa di un parco macchine vetusto e per mettere quelle vecchie macchine diesel, che hanno determinati problemi, in territorio pianeggiante. Quindi praticamente i cittadini stanno assecondando delle esigenze dovute ad un vecchio parco macchine con i disagi che si ritrovano ad affrontare perché il cambio di Cornuda era un cambio importante perché, come dicevo prima, c'era un bacino di utenza importantissimo che poteva fare riferimento per queste tratte a Cornuda e quindi come utenti, come cittadini andiamo a pagare quelle che sono le problematiche appunto di questo ente, nonostante – va anche detto - il biglietto del treno non è diminuito nel tempo ma tendenzialmente aumenta progressivamente. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 62 presentata il 22 ottobre 2015 dai consiglieri Azzalin, Zottis, Pigozzo e Baldin "SOVRAFFOLLAMENTO SULLA TRATTA CHIOGGIA-ROVIGO: LA REGIONE VENETO INTENDE GARANTIRE UN SERVIZIO ADEGUATO AGLI UTENTI?"

"Premesso che:
- in questi giorni gli organi di stampa locali hanno pubblicato la notizia riguardante la protesta sollevata da alcuni utenti della tratta ferroviaria Chioggia-Rovigo che da giorni sono costretti a viaggiare con una sola carrozza (di 70 posti), affollata da oltre un centinaio di persone;
- in particolare alcuni pendolari segnalano che nelle corse della mattina e soprattutto del venerdì sera, quando numerosi studenti rientrano a Chioggia dalla sede universitaria di Ferrara, l'impiego di una sola carrozza non può garantire un adeguato servizio. In queste fasce orarie il sovraffollamento è tale da causare svenimenti e malori tra i passeggeri;
- anche la trasmissione Prima Pagina di Rai Tre ha dedicato uno spazio alla questione dei disagi e disservizi che da tempo attanagliano questa importante e storica tratta ferroviaria veneta;
- sistemi territoriali SpA ritiene che per garantire il servizio sulla tratta in questione sia sufficiente una sola carrozza e riferisce che nessun reclamo risulta essere stato presentato agli uffici preposti.
Tenuto conto che:
- è ormai inaccettabile la situazione di disagio che i pendolari della linea Chioggia- Rovigo continuano a subire;
- è necessario mettere a disposizione un numero adeguato di carrozze per garantire la sicurezza dei viaggiatori;
- per risolvere questa annosa situazione e molte altre quotidianamente segnalate dagli utenti, la Regione Veneto dovrebbe mettere a disposizione maggiori risorse nel settore del trasporto ferroviario locale.
Sottolineato che al contrario di quanto affermato da Sistemi territoriali SpA, non poche sono state le proteste e le richieste di intervento per un rafforzamento della tratta ferroviaria Chioggia- Rovigo che, ad oggi, non hanno ricevuto risposta.
Tutto ciò premesso i sottoscritti consiglieri
chiedono all'Assessore regionale al Trasporto
se non ritenga necessario intervenire urgentemente presso Servizi territoriali SpA affinché il treno della tratta Chioggia-Rovigo sia dotato di un adeguato numero di carrozze per garantire la sicurezza degli utenti e per migliorare e potenziare il servizio in modo da corrispondere alle giuste richieste dei viaggiatori.".
La parola all'assessora Manuela Lanzarin per conto della collega Elisa De Berti.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
"In merito all'interrogazione in oggetto si precisa che non risultano agli atti, tra il 2014 ed il 2015, segnalazioni significative di utenti che evidenzino disservizi legati al sovraffollamento sulla linea Rovigo-Chioggia, salvo una missiva, ricevuta di recente, che riferiva anche del rilievo mediatico della problematica.
In ogni caso, sono stati chiesti delucidazioni e chiarimenti sia a Trenitalia SpA che a Sistemi Territoriali SpA. Quest'ultima, con nota prot. n. 2273 del 5 novembre 2015, inviata per conoscenza anche alla società Trenitalia SpA, ha comunicato di aver comunque provveduto a rinforzare il servizio effettuato dal treno 6440, che sarà in ogni caso oggetto di continuo monitoraggio, evidenziando, tuttavia, che i dati di frequentazione medi non sono tali da rilevare problemi di sovraffollamento.
Gli eventuali episodi segnalati possono, pertanto, essere attribuiti a casi puntuali ovvero alla situazione che si viene a creare nel momento di salita e discesa dal treno.
Si riporta la risposta pervenuta da Sistemi Territoriali SpA: 'A seguito della segnalazione pervenuta relativamente all'affollamento del treno n. 6440, in partenza da Chioggia alle ore 7:35, si informa che a far data dal 22/10 u.s. il treno citato viene effettuato a doppia composizione. Corre l'obbligo evidenziare che una carrozza mod. ALn 668 ha una capienza omologata di n. 130 posti, di cui n. 68 posti a sedere. Si segnala inoltre che la società sta monitorando costantemente il suddetto treno e che le frequentazioni sono di n. 100 passeggeri il lunedì e di n. 70-80 passeggeri gli altri giorni della settimana'.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Manuela Lanzarin.
La parola al consigliere Azzalin per la replica.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Mi ritengo parzialmente soddisfatto perché "segnalazioni significative" è una fase un po' particolare, cosa intendiamo per "significative"? Io potrei fornire alla spettabile Amministrazione una rassegna stampa abbastanza cospicua sulla significatività delle proteste degli utenti e delle situazioni che a volte si creano in quella tratta, quindi credo che il problema non stia in questo, ma sta nel fatto che occorre investire in quella tratta. Investire per una serie di motivi: sia per soddisfare le richieste che già ci sono anche se sembra che dai numeri ci sia un differenziale ancora di disponibilità di posti e anche perché se vogliamo incentivare le persone ad usare i mezzi alternativi rispetto alle auto, in quei luoghi occorre dare dei servizi efficienti come dappertutto.
Per cui credo che in sede di Bilancio occorra andare a un'analisi seria affinché Sistemi Territoriali, che gestisce la tratta, investa significativamente in quel tratto anche per arrivare a dare delle risposte puntuali a chi lo usa, soprattutto alle fasce degli studenti e dei pendolari che sono quelli che soffrono di più delle carenze che ripetutamente, mi spiace dirlo signor Assessore, si ripresentano in quella tratta. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.

Interrogazione a risposta immediata n. 87 presentata il 19 novembre 2015 dal consigliere Zorzato "CHE FINE HA FATTO LA PROCEDURA PER L'ASSEGNAZIONE DEI CONTRIBUTI AI FINI DELLA LEGGE REGIONALE 39/1991?"

"Premesso che è stata pubblicata sul BUR n. 18 del 14 febbraio 2015 la deliberazione della Giunta regionale n. 57 del 4 febbraio 2014 avente ad oggetto "Legge Regionale 30.12.1991, n. 39, art. 9. Attivazione delle procedure per l'assegnazione dei contributi per l'anno 2013. Deliberazione 2/CR del 21 gennaio 2014".
Considerato che:
- nella deliberazione sopra citata viene specificato che "... con deliberazione di Giunta regionale n. 2621 del 30 dicembre 2013 si è proceduto ad avviare il bando per l'assegnazione dei contributi sopra richiamati, demandando ad un successivo provvedimento eventuali integrazioni che si fossero rese necessarie a seguito del prescritto parere della Commissione Consiliare. Nella seduta del 30 gennaio u.s. la competente Commissione Consiliare ha espresso proprio parere favorevole con alcune osservazioni. ...";
- ad oggi non è stato emanato nessun atto o comunque comunicazione da parte della Giunta regionale e dai competenti uffici, in merito al bando previsto dalla DGR n. 57/2014.
Visto che:
- le Amministrazioni comunali che hanno partecipato al bando per l'assegnazione dei contributi ai sensi della L.R. 39/91 hanno già sostenuto delle spese quantomeno per la redazione delle proposte progettuali previste dal bando stesso;
- gli interventi che vengono finanziati tramite la L.R. 39/91 riguardano gli interventi sulla mobilità comunale, problematica e urgenza divenuta ormai indifferibile in tutto il territorio regionale, soprattutto per quanto riguarda la messa in sicurezza della viabilità;
- visto che gli uffici regionali competenti hanno già eseguito l'istruttoria delle domande pervenute da parte dei vari enti locali.
Il sottoscritto consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere in che tempi la Regione Veneto darà risposta e comunicazione in merito alla procedura prevista dal bando della L.R. 39/91.".
La parola all'assessora Manuela Lanzarin per conto della collega assessora Elisa De Berti.

Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
"L'art. 9 della L.R. n. 39/91 prevede che la Giunta regionale provveda al finanziamento degli interventi sulla mobilità comunale nei settori individuati dall'art. 3 della medesima Legge, nella misura massima dell'80% della spesa prevista, tesi a migliorare la sicurezza stradale sul territorio regionale; a tale scopo con deliberazione di Giunta Regionale n. 2/CR del 21 gennaio 2014 è stata attivata la procedura per l'assegnazione dei contributi, per le finalità di cui alla stessa.
Nella seduta del 30 gennaio 2014 la competente Commissione consiliare provvedeva ad esprimere proprio parere favorevole alla proposta così come formulata con la sopra richiamata deliberazione, con alcune osservazioni.
In particolare la Commissione riteneva di considerare valida la graduatoria della selezione per un biennio e che le domande dovessero essere corredate almeno da un progetto preliminare delle opere da realizzarsi con relativo atto di approvazione comunale, raccomandando altresì ai competenti uffici di individuare appositi meccanismi premiali per le Amministrazioni locali che non avessero, lungo le strade extra urbane, sistemi di rilevazione fissi delle infrazioni di cui all'art. 142 del D.Lgs. n. 285/1992.
Con deliberazione di Giunta regionale n. 57 del 4 febbraio 2014 si è proceduto alla relativa approvazione del bando e a seguito della sua pubblicazione, sul Bollettino Ufficiale Regionale n. 18 del 14 febbraio 2014, sono pervenute, nei trenta giorni successivi, n. 321 domande.
Successivamente, con legge regionale n. 41 del 22 dicembre 2014 "Assestamento del Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2014", il Consiglio regionale ha provveduto a destinare le risorse, inizialmente previste per il bando, al fine di far fronte ad un debito commerciale, il cui mancato pagamento avrebbe generato la corresponsione di significativi interessi.
Ad oggi non si è proceduto alla revoca del bando, di cui alla deliberazione di Giunta n. 57/2014, in considerazione delle attività svolte e delle spese sostenute dalle Amministrazioni comunali, in attesa di disponibilità finanziaria sul competente capitolo di spesa n. 45288, che potrebbe consentire il proseguo dell'iter di cui alla DGR n. 57/2014.".

PRESIDENTE

Grazie, assessora Manuela Lanzarin.
La parola al consigliere Zorzato.

Marino ZORZATO (Area Popolare Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'assessora per la risposta perché è articolata, però è evidente che la risposta sottende un fatto: abbiamo 300 e passa Amministrazioni comunali che hanno fatto progetti e quant'altro, credo che con il Bilancio che arriverà fra qualche giorno delle due l'una: o c'è il fondo o si dice a questi Comuni che buttino via i progetti.
Non è una polemica, è un fatto oggettivo. Dopo un anno se i soldi non andranno a Bilancio per la 39 tanto vale dire ai 400 Comuni che hanno fatto progetto: buttateli via. Ma almeno ci assumiamo insieme questa responsabilità.
Grazie, assessora.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zorzato.
Abbiamo terminato con le interrogazioni e quindi passiamo ai punti all'ordine del giorno.
PUNTO
4



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICA DELLA LEGGE REGIONALE 16 FEBBRAIO 2010, n. 11 "LEGGE FINANZIARIA REGIONALE PER L'ESERCIZIO 2010" (PROGETTO DI LEGGE N. 73/2015) APPROVATO

Relazione della Terza Commissione consiliare
Relatore il consigliere Berlato.
La parola al consigliere Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Signor Presidente, colleghi Consiglieri.
"La legge regionale 16 febbraio 2010, n. 11 , all'art. 42 "Partecipazione della Regione alla costituenda Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto" (OPV) ha autorizzato, al comma 1, la Giunta regionale a partecipare in qualità di socio fondatore alla costituenda Orchestra di Padova e del Veneto con sede in Padova.
Al comma 2, prevede che la Giunta sia autorizzata a compiere tutti gli atti necessari alla partecipazione della Regione alla Fondazione, a condizione che alla stessa partecipino quali soci fondatori almeno il Comune di Padova e la Provincia di Padova.
Con DGR n. 1052 del 26 luglio 2011 è stato approvato lo Statuto della Fondazione e dato mandato al Presidente o suo delegato di compiere tutti gli atti necessari per la formale costituzione della Fondazione. In data 10 ottobre 2011, l'atto costitutivo è stato firmato, alla presenza dei rappresentanti legali degli enti fondatoti: Comune di Padova, Provincia di Padova e Regione del Veneto.
La Provincia di Padova, con deliberazione del Vicepresidente n. 37 del 10 settembre 2014, ha deciso di recedere dalla Fondazione OPV, in considerazione del mutato ambito di funzioni istituzionali e di competenze ridisegnato dalle Legge 7 aprile 2014 n. 56 "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni". Il Consiglio Generale della Fondazione ha preso atto del recesso della Provincia in data 1 ottobre 2014, recesso che ha efficacia dal 1° gennaio 2015.
Sono dunque venute a mancare le condizioni previste dalla Legge regionale n. 11/2010 .
In particolare quella prevista dall'art. 42 comma 2, che subordina la partecipazione regionale alla presenza, oltre che del Comune di Padova, della Provincia di Padova. L'Orchestra è riconosciuta dallo Stato come unica istituzione concertistica-orchestrale (ICO) operante nel Veneto.
Con nota del 31 luglio 2015, prot. 315840, il Dipartimento Cultura ha chiesto un parere alla Sezione Affari legislativi, che si è espressa con nota del 12 agosto 2015, prot. 331153. Il parere rileva la necessità di un intervento del legislatore regionale per consentire alla Regione del Veneto di continuare a partecipare alla Fondazione dopo il recesso della Provincia di Padova, cosa al momento non possibile.
Anche alla luce del parere fornito, risulta pertanto necessario modificare l'articolo 42 della Legge regionale, richiedendo la procedura d'urgenza per permettere alla Regione del Veneto di ripristinare la sua presenza e la partecipazione nel Consiglio Direttivo della Fondazione per la gestione delle attività.
Va pertanto modificato il comma 2 dell'articolo 42 della legge regionale 16 febbraio 2010, n. 11 , prevedendo come necessaria la compresenza nella Fondazione quale socio del solo Comune di Padova.
Il nuovo ambito di funzioni istituzionali in capo alle Province ha eliminato alcune delle competenze previste dall'art. 19 del Testo Unico degli Enti locali, tra cui quelle in materia di promozione, coordinamento e realizzazione di opere nel settore culturale. La presenza della Provincia di Padova tra i soci della fondazione non appare pertanto poter mantenere quelle caratteristiche di essenzialità che nel 2010 l'avevano posta quale elemento indispensabile per la partecipazione regionale.
Si propone, pertanto, la modifica del testo dell'art 42 della Legge regionale 16 febbraio 2010, n. 11 . Si tratta di una modifica normativa che non comporta ulteriori spese a carico dell'Amministrazione.
La Terza Commissione consiliare nella seduta del 9 dicembre 2015 ha approvato all'unanimità la proposta di legge che viene ora sottoposta all'esame dell'Assemblea consiliare.
Hanno votato a favore i rappresentanti dei gruppi: Fdl-AN-Movimento per la cultura rurale (Berlato), Zaia Presidente (Sandonà con delega Gerolimetto), Liga Veneta – Lega Nord (Possamai con delega Finco, Finozzi), Lista Tosi per il Veneto (Casali), Partito democratico (Azzalin, Zottis), Alessandra Moretti Presidente (Guarda), Veneto Civico (Dalla Libera), Movimento 5 stelle (Baldin, Scarabel)."

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Zorzato.

Marino ZORZATO (Area Popolare Veneto)

Grazie, Presidente.
Le dico che ho un po' di interesse ad intervenire perché sto facendo uno sforzo per capire quali sono le presenze fisiche in Aula, i voti che uno fa e quanto interviene. Perché ho letto sui giornali che sono interessati a quanto siamo presenti e allora mi incuriosisce nel tempo capire tra la presenza fisica e la presenza di fatto qual è la differenza, quindi mi sto attivando per la presenza di fatto e non per quella fisica. Lo dico perché è importante sapere come uno presenzia fisicamente o no, perché uno può... mi fermo.
Presidente, si dice che il provvedimento non costa niente... però vorrei essere ascoltato.
L'Orchestra di Padova aveva tra i soci fondatori provincia, Regione e Comune di Padova. I tre pagavano il contributo all'Orchestra di Padova che era il contributo necessario per la sussistenza. Quando manca un socio, che è la Provincia e che di fatto viene assorbito dalla Regione, non costa niente l'atto, ma dobbiamo sapere che costerà l'atto. Io sono favorevole perché il mantenimento dell'Orchestra è importante, ma è un atto che implicitamente costerà, perché dovremo farci carico di supplire a quello che la Provincia di Padova non fa più - perché non esiste più - rispetto al mantenimento dell'Orchestra di Padova, salvo farla morire.
Mi fermo qua, si sappia che l'atto non costa niente ma sostanzialmente pregiudica un costo oggettivo, salvo che noi si faccia come lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia: cioè noi accettiamo di sostituirci alla provincia e non mettiamo i soldi della provincia facendo morire l'Orchestra di Padova. Non mi pare il massimo per la cultura e non penso che questa sia la volontà. Era solo perché restasse agli atti. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zorzato.
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Anche da parte mia ribadisco il voto favorevole al provvedimento, sottolineando quanto importante sia quello che stiamo facendo, perché consente di erogare un contributo - che l'anno scorso abbiamo quantificato in 250 mila euro - alla Fondazione l'Orchestra di Camera di Padova e del Veneto che consente di attivare il contributo del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) fondamentale per la vita della Fondazione.
Chiaramente il contributo del FUS è legato al contributo della Regione, e in questo caso è solo della Regione, ma è quello che sostanzia veramente l'attività dell'Orchestra perché, se non mi sbaglio, è intorno - l'Assessore mi correggerà - al milione e 100, milione e 200. Tra l'altro, è l'unica Orchestra riconosciuta a livello ministeriale, quindi è l'Orchestra del Veneto che produce e che potrebbe produrre in maniera ancora più efficace se altri teatri, altri comuni usufruissero della produzione dell'Orchestra di Camera di Padova e del Veneto.
Quindi, se volete, è un passaggio importante e molto veloce quello che stiamo facendo e riconosco all'assessore Corazzari di aver colto l'importanza e la necessità di questa modifica dello Statuto proprio per le conseguenze, ne andava di mezzo la vita stessa della vita dell'Orchestra. Infatti, grazie a questa correzione dello Statuto, la Fondazione, che vive grazie al contributo della Regione, al contributo del Comune e al contributo del FUS, può attivare una produzione importantissima di riferimento, che è ricchissima per la nostra Regione e potrebbe essere valorizzata molto di più.
Richiamo anche la necessità di coordinare questi interventi di produzione dell'Orchestra, perché c'è l'impressione che una rete più oliata, un coordinamento maggiore, una collaborazione maggiore avrebbe un effetto moltiplicatore a livello di produzione, a livello di ascolti e anche a livello di popolazione raggiunta, dei veneti raggiunti. Questo si fa solo grazie ad un coordinamento e ad una armonizzazione.
Questo è un atto che va a merito della Giunta e dell'Assessore, perché era uno scoglio fondamentale da superare e il fatto che la Regione sia intervenuta con tempestività è importante; quando dobbiamo farlo lo riconosciamo. Quindi è importante che ci sia stato questo percorso attivato così velocemente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Non ritorno sui punti che già hanno toccato sia il consigliere Zorzato che il consigliere Sinigaglia relativamente a questo atto, ovviamente abbiamo votato a favore in Commissione e voteremo a favore anche in Aula. È un atto tecnico che consente di tenere in vita, e ci auguriamo anche in futuro rafforzare, questa che è una struttura importante. L'Orchestra di Padova e del Veneto rappresenta un fiore all'occhiello dal punto di vista della qualità culturale.
Il senso del mio intervento, assessore Corazzari, è relativo al fatto della necessità. Mi auguro nel Bilancio, che verrà presto presentato, di poter considerare questo anno come un anno di investimento sulle fondazioni culturali, su tutto ciò che attiene agli aspetti della cultura nel nostro territorio. Credo che questo tema sia strettamente connesso e collegato agli aspetti del turismo.
Non c'è ombra di dubbio che oggi il turismo si muove seguendo linee profondamente diverse rispetto al passato. Le città, i luoghi da visitare restano lì, sono lì, quello che fa la differenza talvolta sono proprio gli eventi culturali, i grandi eventi che consentono al nostro Veneto di poter essere ancora più ricettivo rispetto ai dati importanti che abbiamo sotto il profilo del turismo.
Ecco allora che questa azione che facciamo oggi, che è un atto in qualche modo dovuto, un atto importante, si deve però connettere e collegare alle situazioni di crisi e di difficoltà che molti di questi enti vivono nel nostro territorio. Credo sia importante ricordare a noi tutti che ogni euro speso in cultura ne restituisce al territorio 21, quelli che in qualche modo incameriamo nel territorio soprattutto attraverso il turismo, ma non solo attraverso il turismo. Quindi, l'invito che mi sento di fare nell'approvare questo provvedimento è anche quello di migliorare, aumentare, in qualche modo la quantità di risorse relative agli aspetti culturali di questa Regione, proprio perché siamo la prima Regione d'Italia per presenze turistiche. Questo può essere un ulteriore elemento di volano per dare l'idea di un Veneto che sa investire sulle proprie bellezze, le bellezze architettoniche, le bellezze paesaggistiche, anche le bellezze dal punto di vista culturale che molte di queste fondazioni offrono. Assicuro che l'Orchestra di Padova e del Veneto rappresenta una di queste ricchezze del nostro territorio. Credo sia importante connettere l'azione che produciamo oggi con quella che produrremo tra qualche giorno in sede di discussione del Bilancio preventivo per il 2016.
Auspico che da parte di tutta la Giunta, da parte della maggioranza, ci sia in qualche modo una disponibilità a ragionare rispetto a questi investimenti che ritornano nel territorio e che garantiscono anche l'occupazione, perché poi dietro a questi investimenti non c'è solo l'aspetto culturale, non c'è solo l'aspetto turistico, ma c'è anche un aspetto relativo all'occupazione di soggetti di altissima professionalità, di altissima qualità in questo campo, quello musicale.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.

Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
In linea con quanto hanno già detto i Colleghi che mi hanno preceduto non posso che dirmi favorevole rispetto a questa attenzione che ha posto innanzitutto la Giunta a votare favorevole già in Commissione a questo atto, come diceva il consigliere Ruzzante, dovuto.
L'Orchestra di Padova si può ritenere un'esperienza unica nel panorama musicale italiano. E' un fiore all'occhiello per la Regione del Veneto avere un ensemble musicale così importante di livello nazionale, che vede la coniugazione di un professionismo di alto livello proveniente anche da culture diverse, professionismo che è capace di coniugare generi musicali diversi.
Questo è un dato rilevante se si pensa che oggi molto spesso la contaminazione musicale è il valore aggiunto rispetto alla musica moderna.
Detto questo, sono contenta che ci sia l'assessore Corazzari iscritto dopo i nostri interventi, perché, come già sottolineato dai Colleghi, credo bisognerà non soltanto dimostrare attenzione, come la stiamo dando adesso in fase di Bilancio rispetto a questo tipo di istituzione culturale, ma bisognerà fare anche un salto di qualità in termini di indirizzo non soltanto in termini di investimento di risorse, che pure sono importanti.
Cosa intendo dire con investimento in termini di indirizzo? Intendo dire che dobbiamo imporci di far dialogare le istituzioni culturali di questa Regione. Credo che l'atto davvero importante sia quello di mettere a dialogo le fondazioni lirico-sinfoniche, le due nostre fondazioni, che sono Fenice e Arena di Verona, e questo tipo di realtà, l'Orchestra di Padova, ma penso anche al teatro Olimpico di Vicenza. Credo che abbiamo il diritto e il dovere di metterci in una logica di rete, come suggeriva il collega Sinigaglia, che non è semplicemente quella di dire "coordiniamo e creiamo una regia regionale", dobbiamo cercare di inventarci dei sistemi virtuosi di coproduzione. Allora queste realtà davvero dialogano e permettono di rispondere ad un obiettivo formativo importante a livello di giovani generazioni innanzitutto, a livello di formazione del territorio, ma possono rispondere anche alla capacità di presentare una offerta economicamente appetibile e turisticamente conquistabile. Questo è l'intento che dobbiamo perseguire tutti convintamente.
Credo che uno sforzo da parte dell'Assessorato troverà sicuramente il Consiglio regionale tutto favorevole e ben disposto a sostenere l'Assessore in un tempo di crisi e di difficile gestione delle risorse pubbliche.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Orietta Salemi.
La parola all'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
Naturalmente, chiedo all'Aula di votare questo provvedimento.
È stata una delle preoccupazioni che sin da subito, dall'inizio del mio mandato, ha interessato l'azione amministrativa della Giunta relativamente a temi culturali. Questa norma, infatti, va a legittimare, a dare un fondamento giuridico che era venuto meno, alla presenza della Regione quale membro fondatore della Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto; istituzione riconosciuta dallo Stato a livello nazionale come unica istituzione concertistica orchestrale operante nel Veneto, quindi una eccellenza. Su questo sicuramente dal punto di vista della produzione culturale non vi possono essere dubbi.
Il venir meno della presenza della Regione e quindi della possibilità di cofinanziare avrebbe fatto venir meno la possibilità di accedere ai fondi statali del FUS, come è stato detto, e quindi con un effetto a catena che avrebbe reso impossibile la vita dell'ente e quindi una grave perdita. Ringrazio il lavoro della Commissione che è stato molto celere e che ci ha permesso di arrivare in tempi brevi a questo provvedimento.
Non va dimenticato come oggi la Fondazione veda quali presenze istituzionali gli enti della Regione del Veneto e del Comune di Padova, che confermano la presenza e il sostegno a questa istituzione, pur volendo fare una valutazione importante in un'ottica naturalmente collaborativa su quelli che sono i costi e la sostenibilità da un punto di vista del rapporto tra i costi e produzione di questo tipo di interventi e sui quali, appunto, vorremmo instaurare un dialogo serio per far sì che vengano investite le risorse nel miglior modo possibile, soprattutto in un momento di grave scarsità di risorse.
Va sottolineata l'ennesima conseguenza di una logica di riforme dannose che sono state portate avanti a livello governativo, come quella che è stata citata, la legge 56/2014 sulle province e il ridisegno delle città metropolitane, la famosa Delrio: questa è una delle tante conseguenze negative anche nel campo della cultura e sulla quale oggi andiamo a tamponare. Il vituperato comune leghista di Padova e Regione leghista del Veneto si fanno pienamente carico di questa situazione e lo fanno perché sono consapevoli del ruolo fondamentale di un'istituzione culturale come questa. E lo fanno nella situazione creata anche da un venir meno della Provincia di Padova a fronte di una riforma governativa che tanto danno crea anche in questi settori rispetto ai quali si pensa di avere una primogenitura che di fatto non esiste.
Aggiungo riguardo ad alcuni spunti che sono stati dati dai Consiglieri che hanno parlato finora, i quali trovano in me un interesse veramente approfondito, perché ritengo sia importante creare un sistema culturale veneto che faccia relazionare e lavorare in rete i grandi enti culturali che esistono nella nostra Regione. Domani, per esempio, incontrerò i rappresentanti del Teatro Stabile del Veneto e di Arteven, i quali hanno sottoscritto un protocollo di collaborazione, di coproduzione, di attività tra di loro. È stato costituito un coordinamento a livello di Assessori alla cultura a livello triveneto, più la Provincia di Bolzano, che vede già una collaborazione a livello triveneto - Friuli, Veneto, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano - sui temi culturali, per cominciare a dare una logica di sistema di area complessiva sovraregionale a quelle che sono tematiche, materie, come quelle culturali che riteniamo di primaria importanza anche in un momento di ristrettezza di risorse.
Quindi non siamo assolutamente sordi a questo tipo di stimoli, stiamo approfondendo e stiamo lavorando in questo senso. Vorremmo che ci fosse una coerenza al di là dei proclami e dei fatti anche a livello governativo e non, come in questo caso, laddove una riforma delle province mette in una situazione del genere un ente come quello dell'Orchestra di Padova e del Veneto.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Corazzari.
Sono finiti gli interventi, dichiaro chiusa la discussione generale, passiamo all'articolato.
Pongo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Ci sono dichiarazioni di voto?
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Per rintuzzare un attacco che l'assessore Corazzari ha sportivamente portato avanti, visto che è anche Assessore allo sport.
Volevo ricordare che il contributo della Regione è fondamentale perché attiva il contributo del Ministero: il contributo della Regione è di 200–250 mila euro, il contributo del Ministero, del FUS, è di un milione e 2. Ricordiamoci che accanto al contributo della Regione e del Comune c'è un importantissimo contributo del Ministero, senza il quale non ci sarebbe una fondazione che ha, come orchestrali, dipendenti a tempo indeterminato. È l'unica nel Veneto, la caratteristica dell'orchestra è questa: ha dipendenti orchestrali a tempo indeterminato e vive grazie a questo contributo straordinario del FUS che scatta, e questo è vero, se c'è il contributo della Regione e del Comune.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La dichiarazione di voto non servirebbe a rintuzzare ma a dichiarare perché si vota a favore di una legge.
Pongo in votazione il PDL 73.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
PUNTO
5



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICA DELLA LEGGE REGIONALE 26 GENNAIO 1994, n. 5 "ADESIONE ALLA COSTITUZIONE DEL CENTRO REGIONALE DI STUDIO E FORMAZIONE PER LA PREVISIONE E LA PREVENZIONE IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE IN LONGARONE"" (PROGETTO DI LEGGE N. 72/2015) APPROVATO

Relazione della Prima Commissione consiliare.
Relatore il consigliere Finozzi.
La parola al consigliere Finozzi.

Marino FINOZZI (Liga Veneta - Lega Nord)

Signor Presidente, colleghi Consiglieri.
"Con legge regionale n. 5 del 26 gennaio 1994 il Presidente della Giunta regionale ha aderito alla costituzione del Centro regionale di studio e formazione per la previsione e la prevenzione in materia di protezione civile, avvenuta in data 8 agosto 1994 (come da Statuto del Centro).
Scopo di tale Ente è principalmente la promozione di studi, ricerche e iniziative sul tema della previsione e della prevenzione in materia di protezione civile e l'organizzazione di corsi di formazione, qualificazione, riqualificazione e aggiornamento di quanti operano nel Sistema regionale di protezione civile.
Nel corso degli anni, la Giunta regionale, sulla base dell'art. 104, lettera d, della legge regionale n. 11 del 13 aprile 2001, ha affidato al Centro di Longarone l'attuazione di programmi di formazione e informazione rivolti sia al mondo del volontariato sia alla componente istituzionale della protezione civile.
Secondo quanto previsto dall'articolo 1 comma 2 della legge regionale 5/1994, "nello svolgimento delle attività connesse alla costituzione e amministrazione del Centro, il Presidente della Giunta regionale può essere sostituito dall'Assessore regionale delegato" ed infatti, il Presidente della Giunta regionale ha provveduto a delegare l'Assessore competente per la materia "protezione civile" ad amministrare il Centro.
Ciò premesso, e valutata la necessità di procedere all'amministrazione del Centro con sempre maggiore impegno, dato l'elevato numero di volontari presenti nella nostra regione ed il considerevole numero di attività connesse alla formazione e alla divulgazione in materia di protezione civile promossi dal medesimo, con il presente disegno di legge si intende modificare la legge regionale 5/1994 in modo da consentire al Presidente della Regione l'individuazione di un soggetto quale suo sostituto, che non sia necessariamente l'Assessore delegato.
Tale modifica alla legge regionale non determina nuovi o maggiori oneri, perché ha un contenuto esclusivamente normativo, volto solo ad introdurre la possibilità, per il Presidente della Regione, di delegare una persona in propria rappresentanza nelle attività di amministrazione del Centro.
Relativamente all'iter seguito per la presentazione del disegno di legge, la struttura regionale competente in materia (Sezione Protezione Civile), ha provveduto a redigere il testo del disegno di legge e con nota del 19 agosto 2015 (prot. n. 336966) a richiederne il necessario parere alla Sezione Affari Legislativi; questa, con nota n. 341628 del 24 agosto 2015, ha espresso parere favorevole al testo allegato alla deliberazione.
Successivamente, con nota del 7 settembre 2015 (prot. n. 357877), la Sezione Protezione Civile ha trasmesso alla Sezione Bilancio la Scheda di analisi economico finanziaria, che è stata restituita debitamente controfirmata in data 9 settembre 2015, (prot. n. 361161).
La Prima Commissione nella seduta n. 22 del 9 dicembre 2015 ha approvato il provvedimento all'unanimità con il voto favorevole dei rappresentanti dei gruppi consiliari Liga Veneta-Lega Nord, Zaia Presidente, Forza Italia, Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale, Indipendenza Noi Veneto, Partito Democratico, Alessandra Moretti Presidente, Lista Tosi per il Veneto, Il Veneto del Fare–Lista Tosi e il Movimento Cinque Stelle."

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finozzi.
Passiamo alla discussione generale.
La parola all'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Solo a completamento. Non è nulla di sostanziale, è garantire una maggiore possibilità nella nomina del Presidente del Centro. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Bottacin.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
Pongo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione il PDL 72.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
PUNTO
6



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLI COMUNALI DI ESTE E OSPEDALETTO EUGANEO RELATIVA A "ISTITUZIONE DEL NUOVO COMUNE DI ESTE MEDIAMENTE FUSIONE DEI COMUNI DI ESTE E OSPEDALETTO EUGANEO DELLA PROVINCIA DI PADOVA". GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA. RINVIO IN COMMISSIONE (PROGETTO DI LEGGE N. 80/2015) (DELIBERAZIONE N. 1/2016)

Relazione della Prima Commissione consiliare.
"Il percorso di fusione tra i Comuni di Este ed Ospedaletto Euganeo è iniziato nel 2012 con l'adozione della delibera di Consiglio comunale n. 14 dell'1.06.2012, in seduta congiunta da parte dei due Consigli comunali, con la quale sono stati approvati gli indirizzi in merito alla fusione tra i due Comuni.
Le principali motivazioni espresse in quell'occasione possono essere così riassunte:
- le manovre finanziare a partire dal DL n. 78/2010, orientano le scelte degli enti locali di piccola dimensione demografica verso forme di associazionismo intercomunale, nelle forme della convenzione, dell'unione e dell'aggregazione dei Comuni tramite fusione, ma l'attuale scarsità di risorse e la necessità di razionalizzare i costi dei servizi, spingono anche i Comuni di maggiore dimensione, seppur non obbligati dalle attuali norme, a valutare se l'ambito nel quale producono ed erogano servizi sia la dimensione ottimale per perseguire economie di scala e rafforzare e guidare il governo del territorio;
- la fusione dei Comuni rappresenta senza dubbio lo strumento migliore per consentire una maggiore capacità e celerità operativa nell'analizzare i bisogni del territorio e dare risposte adeguate ai cittadini, perché svincolata da sovrastrutture, come avviene ad esempio in caso di unione;
- la fusione dei Comuni di Este ed Ospedaletto Euganeo consentirebbe l'aumento della qualità dei servizi erogati ed una riduzione dei costi, grazie alle sinergie ed alle economie di scala che si possono realizzare, anche attraverso la reingegnerizzazione dei processi di acquisizione e di erogazione dei servizi medesimi.
La fusione è il frutto di una scelta politica degli amministratori locali, che si assumono la responsabilità della proposta di fusione dei Comuni di fronte ai cittadini, i quali sono chiamati ad esprimere il loro orientamento.
Gli amministratori dei Comuni che intendono fondersi devono credere fermamente nel progetto, ma soprattutto devono saper comunicare le motivazioni e le opportunità ai loro concittadini, il cui consenso è indispensabile per procedere alla fusione. Per questo motivo il passaggio politico cruciale della fusione è rappresentato dal referendum popolare.
Il processo di fusione di due comunità non è meramente correlato alla percezione di vantaggi economici per ciascun cittadino, anche se, specie in questo periodo storico di crisi economica, questo diventa un elemento di rilievo.
La fusione di due Comuni deve necessariamente partire dalla riscoperta di origini comuni, dalla lungimiranza di rimettere insieme i destini delle nostre comunità, consapevoli che in questo modo permettiamo ai nostri cittadini di rispondere al meglio alle sfide che ci aspettano nel futuro.
La fusione amministrativa dei Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo è un percorso che ricerca le radici comuni e non sradica le radici delle molteplici comunità che formano il tessuto sociale dei territori coinvolti; è un percorso che riconoscendo le identità del passato costruire una più forte identità per il futuro delle nostre genti.
Questo processo ha quindi prioritariamente un orizzonte ideale con un grande significato simbolico: il punto di unione tra due comunità che si basa su ragioni storiche che sono ancorate allo scorrere dei secoli delle nostre località. La comune origine paleoveneta attestata dai numerosi reperiti conservati nel Museo Nazionale Atestino rendono evidenti i fondamenti condivisi e unitari delle nostre comunità. I luoghi simbolici della fede, che nel tempo hanno dato fondamenta alla comune devozione cristiana delle nostre genti, sono altrettanto l'attestazione di una continuità di comuni riferimenti che si sono mantenuti nel tempo diventando cardine delle nostre comunità cristiane: il Santuario del Tresto e la Chiesa della Salute ne sono le testimonianze più vive.
Nel tempo le comunità di Este e Ospedaletto si sono talmente integrate che i cittadini percepiscono difficilmente il confine amministrativo, determinando nei fatti prima che nelle delibere istituzionali l'unificazione dei due Comuni.
La proposta di fusione sarà valutata dai cittadini per i vantaggi concreti che porterà in termini di servizi e per la possibilità di essere ascoltati e ricevere risposte dagli amministratori che hanno eletto.
Su questo fondamento valoriale, chi oggi rappresenta le comunità di Este e Ospedaletto Euganeo ha la responsabilità di far percepire anche ai cittadini i numerosi vantaggi che derivano della fusione.
Per questo è fondamentale assicurare forme di decentramento dei servizi ai cittadini e forme di rappresentanza politica alle comunità di origine.
In questa fase storica, la fusione fra i Comuni sembra essere una formula efficace, non solo per affrontare le difficoltà finanziarie, ma anche e soprattutto per darsi una strategia condivisa di governo del territorio e di sviluppo economico-sociale.
Nel caso di Este e Ospedaletto Euganeo, la fusione è favorita da una comune identità ed appartenenza territoriale, e dall'interdipendenza funzionale fra i due Comuni.
I cittadini dei due Comuni, pertanto, percepiscono i vantaggi che possono derivare loro in termini di razionalizzazione e potenziamento dei servizi sul territorio, mentre non percepiscono i confini amministrativi, che sono causa di trattamenti diversificati.
L'identità territoriale non è più un fattore totalizzante ed esclusivo tipico delle comunità chiuse del passato; possono coesistere identità e appartenenze plurime (di frazione, comune, area vasta ...), che si differenziano in base alle esigenze e possono includersi le une nelle altre.
L'identità territoriale è una costruzione sociale, che può nello stesso tempo affondare le radici nella tradizione ed essere rinnovata a fronte di vantaggi concreti, in un mondo globalizzato che cambia in continuazione.
La costruzione di una nuova identità dei territori che si devono aggregare, legata anche alla storia delle due comunità, deve avere come scenario la rappresentazione di un'idea di futuro comune.
L'articolo 133, comma 2, della Costituzione dispone che la Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le circoscrizioni e denominazioni comunali.
L'articolo 15, comma 1, D.Lgs. n. 267/2000 stabilisce inoltre: "A norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le Regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei Comuni sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale. Salvo i casi di fusione tra più Comuni, non possono essere istituiti nuovi Comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti o la cui costituzione comporti, come conseguenza, che altri Comuni scendano sotto tale limite". La legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 recante Norme in materia di variazioni provinciali e comunali disciplina la materia in oggetto, fissando l'iter procedimentale per addivenire alla fusione.
La sopra citata legge regionale dispone che la variazione delle circoscrizioni comunali può prodursi dalla fusione di due o più Comuni in uno nuovo (articolo 3, comma 1, lettera d).
La legge regionale n. 25/1992 prevede inoltre che l'iniziativa legislativa per la variazione delle circoscrizioni comunali spetti ai soggetti indicati all'articolo 38 dello Statuto (articolo 4, comma 1).
Con l'entrata in vigore della legge regionale statutaria n. 1/2012, il richiamo all'art. 38 del previgente Statuto del Veneto deve ora ritenersi riferito all'art. 20 dello Statuto, il quale disciplina l'iniziativa legislativa e regolamentare.
In particolare, l'articolo 20, comma 2, dello Statuto del Veneto dispone che l'iniziativa legislativa spetta anche ai Consigli dei Comuni che singolarmente, o unitamente ad altri, raggiungano complessivamente una popolazione non inferiore a ventimila abitanti.
In base ai dati del censimento 2011, i Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo della Provincia di Padova hanno una popolazione complessiva pari a 22.452 abitanti e, ai sensi della novellata disciplina statutaria, hanno titolo per esercitare l'iniziativa legislativa.
I Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo si rendono pertanto promotori dell'iniziativa legislativa per la variazione delle circoscrizioni comunali, mediante fusione tra i due Comuni medesimi, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 4, comma 1, legge regionale n. 25/1992 e dell'articolo 20, comma 2, Statuto del Veneto.
L'iniziativa legislativa dei Consigli Comunali è disciplinata dall' art. 9, legge regionale 12 gennaio 1973, n. 1 , recante "Norme sull'iniziativa popolare per le leggi ed i regolamenti regionali, sul referendum abrogativo e sui referendum consultivi regionali".
Ai sensi dell'articolo 9, l'iniziativa legislativa riconosciuta ai Consigli Comunali si esercita mediante deposito presso l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale delle deliberazioni all'uopo adottate dai Consigli interessati (articolo 9, comma 1, legge regionale n. 1/1973 ).
Nel caso di proposta presentata da Consigli di Comuni non capoluogo di Provincia - come nel caso di specie - le funzioni di Presentatore Ufficiale sono esercitate da uno dei Sindaci o dal suo sostituto, appositamente designati (articolo 9, comma 3, legge regionale n. 1/1973 ).
Nel caso di presentazione di una proposta da parte di più Consigli Comunali, le relative deliberazioni debbono essere presentate congiuntamente entro sei mesi dalla prima deliberazione (articolo 9, comma 5, legge regionale n. 1/1973 ).
L'articolo 7, legge regionale n. 1/1973 - richiamato espressamente dall'art. 9, comma 6 - dispone altresì che il Presentatore Ufficiale ha diritto di partecipare ai lavori della competente Commissione con facoltà di prendere la parola, di produrre note illustrative e di farsi assistere da un numero di persone non superiore a tre (art. 7, comma 1).
A tal fine, deve essere allo stesso notificato, con congruo preavviso, il calendario dei lavori della Commissione (articolo 7, comma 2).
La Commissione redige sulla proposta una relazione per l'Assemblea nella quale sono fatti constare anche gli eventuali pareri di minoranza e le osservazioni ed i rilievi del Presentatore Ufficiale (articolo7, comma 3).
La medesima norma prevede inoltre che nessuna modifica possa essere apportata alla proposta dalla Commissione, neppure con l'assenso del Presentatore Ufficiale e che la stessa debba essere portata in discussione in aula nel testo redatto dai proponenti, unitamente agli eventuali emendamenti presentati in sede di discussione in Commissione (art. 7, comma 4).
Alla discussione in Assemblea il Presentatore Ufficiale ha facoltà di presentare fino al momento della votazione, tramite l'Ufficio di Presidenza, ulteriori memorie e note illustrative che tengano conto dello svolgimento della discussione in aula (articolo 7, comma 5).
Alla luce della normativa sopra richiamata, i Consigli Comunali presentano un progetto di legge per l'istituzione del nuovo Comune mediante fusione dei due Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo, con deliberazione n. 14 dell'1.06.2012.
Tra i Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo esiste un pluriennale processo di condivisione e crescita, che ha condotto a gestire in forma associata alcuni servizi.
In particolare sono state stipulate le seguenti convenzioni:
- Comuni di Carceri, di Este (capofila), di Lozzo Atestino, di Ospedaletto Euganeo, di Sant'Urbano e di Villa Estense: convenzione per la gestione associata delle funzioni fondamentali di cui all'art. 14, comma 27, lettere a), b), c) d), g) ed h) del D.L. n. 178/2010, come convertito nella legge n. 122/2010 e s.m.i.;
- Comuni di Carceri, di Este (capofila), di Ospedaletto Euganeo e di Tribano: convenzione per la gestione associata dello Sportello unico per le attività produttive;
- Comuni di Este (capofila), Lozzo Atestino, Ospedaletto Euganeo, Sant'Urbano, Villa Estense, Vo', Unione dei Comuni "Colli Euganei" (Arquà Petrarca, Baone, Cinto Euganeo): convenzione per la gestione associata dei servizi di Polizia locale per la costituzione del Distretto PD5B;
Inoltre è già stata approvata dai rispettivi consigli comunali ma non ancora stipulata la convenzione tra i Comuni di Este (capofila) e di Ospedaletto Euganeo per la gestione associata degli uffici tecnici comunali in forma associata Area Gestione e Pianificazione territoriale ed Area Lavori pubblici – Ambiente.
Esiste poi nel territorio una forma di programmazione strategica e gestione intercomunale come l'intesa programmatica d'area (IPA) della bassa padovana.
La legge regionale statutaria 17 aprile 2012, n. 1 "Statuto del Veneto" incentiva in via prioritaria la fusione di Comuni. Dispone infatti l'art. 12, comma 1, lett. a) dello Statuto del Veneto: "Al fine di favorire la migliore funzionalità nell'esercizio dei compiti comunali e più elevati livelli di qualità e di efficienza nell'erogazione dei servizi, di realizzare dinamiche di sviluppo armonico dei territori, di conseguire obiettivi di contenimento della spesa pubblica e di ottenere i migliori risultati nella programmazione finanziaria e di bilancio, la legge regionale: a) promuove e disciplina forme di esercizio associato delle funzioni e dei servizi da parte dei Comuni, particolarmente di piccole dimensioni o situati nelle zone montane o economicamente svantaggiate, incentivando in via prioritaria le fusioni".
La legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 recante Disciplina dell'esercizio associato di funzioni e servizi comunali dichiara, sin dalle finalità, di valorizzare e incentivare la costituzione di gestioni associate tra i Comuni, promuovendo, oltre alle unioni e alle convenzioni, la fusione di Comuni, al fine di assicurare l'effettivo e più efficiente esercizio delle funzioni e dei servizi (articolo 1, comma 1).
Il medesimo provvedimento normativo stabilisce inoltre che, nella ripartizione delle risorse finanziarie regionali per l'esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali, la fusione di Comuni rappresenta un criterio di preferenza (articolo 9, comma 2, lettera a); articolo 9, comma 3, lettera a)).
In materia di contributi spettanti alle fusioni di Comuni, il Piano di riordino territoriale dispone che al Comune derivante da fusione di uno o più Comuni venga concesso un contributo straordinario da assegnarsi nell'anno finanziario successivo alla legge regionale istitutiva del nuovo Comune, con priorità rispetto all'assegnazione degli altri contributi destinati alle forme associative.
La Giunta regionale, previo parere della Conferenza permanente Regione Autonomie Locali, stabilisce, nei limiti dello stanziamento del bilancio regionale, l'entità del contributo straordinario calcolato sulla base dei seguenti parametri:
- numero Comuni;
- popolazione dei Comuni interessati (ultimo dato ISTAT disponibile);
- spese correnti degli Enti (bilancio consuntivo esercizio precedente la fusione).
Il contributo di cui sopra concorre alla copertura delle spese che il Comune di nuova istituzione deve sostenere per la riorganizzazione delle preesistenti strutture amministrative comunali e viene erogato su richiesta dell'Ente interessato da presentarsi entro il 30 marzo dell'anno successivo alla fusione.
L'articolo 20, decreto legge n. 95/2012, convertito con legge n. 135/2012, rubricato Disposizioni per favorire la fusione di Comuni e razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali dispone, per le fusioni realizzate dal 2012 che, a decorrere dal 2013, il contributo straordinario ai Comuni che danno luogo alla fusione ai sensi dell'articolo 15, comma 3, D.Lgs. n. 267/2000, sia commisurato al 20 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti finanziari previsti (articolo 20, comma 1).
Il decreto del Ministero dell'Interno del 10 ottobre 2012 definisce le modalità ed i termini per il riparto dei contributi alle fusioni di Comuni. I Comuni istituiti a seguito della fusione devono inviare, a pena di decadenza, entro e non oltre la data del 30 settembre dell'anno di costituzione, la richiesta di contributo per la relativa attribuzione a decorrere dall'1 gennaio dell'anno successivo, allegando all'istanza copia della legge regionale istitutiva della fusione (art. 2, comma 3).
In forza delle norme sopra richiamate, il Comune derivante dalla fusione otterrebbe, per dieci anni, contributi statali straordinari ed aggiuntivi rispetto ai contributi regionali di cui sopra.
I Consigli comunali dei due Comuni, hanno entrambi deliberato di prevedere prioritariamente la destinazione di tali risorse per armonizzare le politiche fiscali, tariffarie e di bilancio attualmente diverse nei singoli Comuni, con l'obiettivo di ridurre a favore dei cittadini e delle imprese la pressione fiscale. Le ulteriori risorse che residueranno a tale manovra saranno utilizzate, per una quota non inferiore al 50 per cento, alla crescita del territorio che faceva precedentemente parte del Comune di Ospedaletto Euganeo;
L'articolo 31, comma 23, legge n. 183/2011 dispone inoltre che la disciplina del patto di stabilità interno per gli enti di nuova istituzione trovi applicazione dal quinto anno successivo a quello della loro costituzione.
La fusione tra i Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo rappresenta la soluzione ottimale per l'organizzazione e la distribuzione territoriale dei servizi ai cittadini e per conseguire una più efficace razionalizzazione degli strumenti di pianificazione e di sviluppo territoriale.
Tra i due enti locali interessati esistono da anni forme di collaborazione in atto e rapporti di forte integrazione in ordine alle attività economiche, ai servizi essenziali, alla vita sociale e alle relazioni culturali.
La fusione persegue, dunque, efficacemente l'obiettivo di razionalizzare e ridurre la spesa pubblica, anche relativa al funzionamento degli organi istituzionali (Sindaco, Giunta, Consiglio, Revisori dei Conti..).
Si dà atto che le Amministrazioni comunali di Este e Ospedaletto Euganeo hanno dato impulso ad un percorso di condivisione e adeguata e preventiva informazione con le forze associative, economiche e sociali presenti sul territorio. In particolare si sono tenuti i seguenti incontri:
- 21 gennaio 2014 incontro tra Sindaci dei Comuni coinvolti da gestioni associate e fusione con Segreterie provinciali CGIL, CISL, UIL (Comuni presenti Este, Ospedaletto, Sant'Urbano);
- 4 marzo 2014 incontro con delegazioni trattanti diversi Comuni coinvolti dalle gestioni associate e dalla fusione (Comuni presenti Este, Ospedaletto Euganeo, Carceri);
- 1° aprile 2014 incontro con delegazioni trattanti dei diversi Comuni coinvolti dalle gestioni associate e dalla fusione (Comuni presenti Este, Ospedaletto Euganeo, Carceri);
- 22 aprile 2014 incontro con delegazioni trattanti diversi Comuni coinvolti dalle gestioni associate e dalla fusione (Comuni presenti Este, Ospedaletto Euganeo);
- 10 giugno 2014 incontro specifico su fusione con delegazioni trattanti dei Comuni coinvolti nella fusione (Comuni presenti Este, Ospedaletto Euganeo).
È stato realizzato uno specifico studio di fattibilità da parte di specialisti del settore, pubblicato da tempo nei siti istituzionali dei due Comuni, presentato alle Commissioni consiliari paritetiche, ai cittadini e ai principali portatori di interesse, nel corso di 15 assemblee pubbliche nei due Comuni, nel periodo febbraio/maggio 2014.
É stata istituita una commissione paritetica costituita da rappresentanti di tutte le forze politiche in entrambe le Amministrazioni comunali, specificamente deputate a seguire il progetto di fusione e il relativo studio di fattibilità.
Le Riunioni della commissione paritetica si sono tenute nelle seguenti date: 6 novembre 2012 (Este); 4 luglio 2013 (Este); 14 ottobre 2013, congiunta (Este-Ospedaletto Euganeo); 29 ottobre 2013, congiunta (Este-Ospedaletto Euganeo); 30 luglio 2013, congiunta (Este-Ospedaletto Euganeo); 23 gennaio 2014, congiunta (Este-Ospedaletto Euganeo); 28 luglio 2015 (Este); 31 luglio 2015 (Ospedaletto Euganeo); 4 agosto 2015 (Este).
La fusione tra i due Comuni rappresenta la logica conseguenza della presa d'atto di una situazione di forte integrazione tra le due popolazioni.
In base ai dati del censimento 2011, la popolazione dei due Comuni è complessivamente di 22.452 abitanti, di cui 5.876 del Comune di Ospedaletto Euganeo e 16.576 del Comune di Este.
La denominazione che si propone per il nuovo Comune è "Este".
La scelta del nome Este è il risultato del lavoro prodotto da una specifica commissione (il cui lavoro è allegato alla proposta di legge), coordinata dai Sindaci dei Comuni di Este e di Ospedaletto Euganeo e costituita con deliberazione della Giunta comunale di Este n. 21 del 24 febbraio 2014, previa intesa delle due Amministrazioni comunali, avente ad oggetto "Nomina della commissione di storici ed esperti locali per la proposta del nome del nuovo comune che nascerà dalla fusione tra il comune di Este ed il comune di Ospedaletto Euganeo".
La sede municipale del nuovo Comune sarà stabilita nello Statuto del nuovo Comune. In via provvisoria e sino a quando la stessa non sarà stata stabilita, si propone quale sede l'attuale Municipio di Este."
La parola al consigliere Finozzi.

Marino FINOZZI (Liga Veneta – Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Nel rispetto della normativa in materia, i Consigli comunali di Este e Ospedaletto Euganeo hanno presentato il primo giugno 2012 un progetto di legge per l'istituzione del nuovo comune mediante la fusione dei due comuni. I proponenti sostengono che tra questi due comuni esiste un pluriennale processo di condivisione e crescita che ha condotto a gestire in forma associata alcuni servizi. La fusione rappresenta una soluzione per l'organizzazione e la distribuzione territoriale dei servizi ai cittadini e per conseguire una più efficiente razionalizzazione degli strumenti di pianificazione e di sviluppo territoriale. Si dà atto che le due amministrazioni comunali hanno dato impulso ad un percorso di condivisione e preventiva informazione con le forze associate, economiche e sociali presenti sul territorio. È stato realizzato uno specifico studio di fattibilità da parte di specialisti del settore pubblicato nei siti istituzionali dei due comuni e presentato alle Commissioni consiliari paritetiche, ai cittadini e ai principali portatori di interesse. È stata istituita, inoltre, una Commissione paritetica costituita da un rappresentante di tutte le forze politiche in entrambe le amministrazioni comunali, specificatamente deputate a seguire il progetto di fusione e relativo studio di fattibilità. La Provincia di Padova ha espresso parere favorevole in ordine alla fusione con deliberazione n. 21 del 9.11.2015. La Prima Commissione nella seduta del 25 novembre 2015 ha assistito alla presentazione da parte del sindaco di Este alla presentazione del PDL. Nella seduta del 2 dicembre 2015 ha esperito l'attività istruttoria prevista dalla normativa e nella seduta del 16 dicembre ha approvato la proposta al Consiglio regionale di ritenere meritevole indizione del referendum. In data 11 gennaio è pervenuto il parere favorevole all'unanimità della Conferenza Permanente Regioni–Autonomie locali.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finozzi.
È aperta la discussione generale.
La parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Nella relazione il Presidente ha ricordato, sostanzialmente, i passaggi essenziali di questa proposta di fusione. Io voglio ricordare che cosa è avvenuto nella passata Legislatura.
Abbiamo approvato in quest'Aula lo Statuto. Lo Statuto rappresenta in piccolo, in sedicesimi, una sorta di piccola Carta costituzionale di quello che è questo Consiglio regionale. Allora, non è che non ne possiamo tenere conto, ne dobbiamo tenere conto non solo per l'applicazione di alcune parti relative all'applicazione del Regolamento, ma all'applicazione dello Statuto.
L'articolo 12 dello Statuto indica che la Regione Veneto prioritariamente a qualsiasi altra forma di esercizio associato delle funzioni sostiene le fusioni. Non è che le sostiene se mancano 6 mesi al voto, 8 mesi o 10 mesi o tre anni, e non è che le sostiene se sono comuni di Centro-Destra o di Centro-Sinistra, della Lega o di chi per esso. Le sostiene a prescindere. Questo dice il nostro Statuto in maniera netta ed inequivocabile. Perché? Perché in fondo questo è uno dei problemi del nostro Veneto.
Tra qualche giorno ci ritroveremo in quest'Aula a discutere di sistemi bancari. Credo che anche lì qualcosa potremo dire sulle mancate forme di fusione, sulle incapacità di fare sistema in questa Regione. Abbiamo più volte affrontato altri temi nei quali è mancata una regia politica, ne cito uno su tutti: oggi abbiamo 39 aziende che si occupano del trasporto pubblico locale, non abbiamo ancora un biglietto unico; abbiamo una incapacità in qualche modo di fare sinergia tra quello che è il trasporto su rotaia e il trasporto su gomma; abbiamo una incapacità di fare anche risparmi ed economie perché è evidente che un sistema costruito su 39 aziende poi lo pagano gli utenti, ma potremmo proseguire con le 30 aziende che in questa Regione si occupano di rifiuti. Certo, non è di competenza della Regione risolvere problemi che sono problemi territoriali; ma la Regione dovrebbe svolgere una funzione guida, una funzione pilota nel tentativo di dare in qualche modo indicazioni ai sistemi economici, alle proprie aziende, ai propri enti, ai sistemi politici presenti nel nostro territorio, quindi anche a quelli amministrativi. Non è un caso se nel nostro Statuto lo abbiamo scritto, credo sia stato un emendamento congiunto proposto dal PD e anche dall'attuale assessore Corazzari, ma abbiamo votato, tutti e 60 i Consiglieri della scorsa Legislatura, questa norma statutaria e non possono, come tutte le norme statutarie, essere tirate per i capelli. Fra pochi minuti, subito dopo il provvedimento di Este, dovremo discutere del cambio di denominazione di un comune del veronese, Costermano, che aggiungerà "sul Garda" alla propria denominazione. Qualche settimana fa in termini molto rapidi, sia nel lavoro di Commissione, sia nel lavoro d'Aula abbiamo dato il via libera a provvedimenti analoghi a quello in discussione, oggi relativo a 5 comuni della Provincia di Belluno, che dovrebbero dare vita a due nuove aggregazioni: una di due comuni Valzodana e un'altra di tre comuni, il comune D'Alpago.
E l'abbiamo sempre fatto, lo ricordo ai Colleghi, senza entrare nel merito, mai! In cinque anni che sono qui, mai una volta questo Consiglio regionale è entrato nel merito delle motivazioni di un territorio, perché sono sacre quelle motivazioni. E non mi interessa se viene votato a trequarti, a due terzi, ad un terzo, nel momento in cui due Consigli comunali, tre Consigli comunali - addirittura nel caso di Rovigo erano sei Consigli comunali - votano a favore di un progetto di fusione il nostro compito, la nostra funzione - perché andiamo anche nel dettaglio - non è quella di stabilire se hanno fatto bene o se hanno fatto male o un giudizio. Il nostro è semplicemente un giudizio tecnico: oggi siamo qui chiamati ad esprimere non pareri politici, ma pareri puramente tecnici; esattamente come ha fatto il Consiglio delle Autonomie locali che si è espresso in maniera unanime - e non penso che sia egemonico il Partito Democratico dentro a quella riunione, anzi, tutt'altro - rispetto alla proposta di Este e Ospedaletto.
Quindi, veramente è un appello a prescindere da quelle che sono le motivazioni di carattere politico, perché oggi possono andare in un senso e domani possono andare in un altro per un altro comune. Credo che quando ci troviamo di fronte allo sforzo, al tentativo di un territorio di andare a semplificare... Perché abbiamo 579 comuni oggi nel Veneto, sono un numero assolutamente non congruo rispetto a quella che è la realtà odierna. Vuol dire che sono di media meno di 10 mila abitanti per comune, 9 mila, 8 mila, abbiamo tantissimi comuni addirittura ancora sotto i mille, sotto i duemila, sotto i tremila. Se mettiamo insieme tutti questi comuni fanno più del 50% dei comuni.
Da questo punto di vista l'atteggiamento e il compito di questo Consiglio dovrebbe essere quello ragionevole, razionale, di prendere lo Statuto ed applicarlo. Lo Statuto non dice ci sono le unioni, ci sono le fusioni, ci sono le convenzioni tra comuni, ognuno è libero di fare quello che vuole. No, dice che noi dobbiamo prioritariamente favorire le forme di fusione.
Rispetto al problema della tempistica, anche qui, dipende solo dalla volontà politica che c'è. Perché se vogliamo che questa campagna referendaria attorno alla fusione non influenzi, non influisca sulla campagna elettorale della prossima tornata che, come è abbastanza noto ormai, si terrà molto probabilmente verso il mese di giugno, saremo in grado di fare votare rapidamente i due comuni consentendo tutti i tempi per chi è contrario a questa fusione.
Sono i cittadini di Este e Ospedaletto a decidere qual è il loro futuro, non può essere il Consiglio regionale. Lo dico perché ci possono essere due metodi attraverso i quali non si decide: quello di votare contro, e sarebbe la prima volta che avviene in quest'Aula, o quello di rimandalo in Commissione. Ma otterrebbero lo stesso effetto: cioè impedirebbero a due comuni e ai cittadini di quei due comuni - che sono i titolari della decisione, non può essere il Consiglio regionale – di decidere, in qualche modo di completare il percorso di fusione che è iniziato attraverso gli atti dei due Consigli comunali e che può essere completato prima e fuori dal periodo elettorale. Ci metto anche i 45 giorni di campagna elettorale, o i 60 giorni, se si vota a giugno ci sono i tempi perché questi due comuni possano decidere. Se i cittadini voteranno per il sì si andrà al voto su un unico comune, perché ci sono i tempi anche per fare la legge regionale; se invece i cittadini respingeranno il referendum si andrà al voto su due realtà amministrative territoriali. Questo è il punto essenziale.
Poi, ci sono tanti altri aspetti di carattere politico rispetto a questa scelta. Conosco bene i territori della bassa padovana, se dobbiamo proprio notare un territorio che è molto spezzettato, che è molto particolare, particolareggiato, dove il problema della densità abitativa è un problema. Este una volta, per esempio, era il secondo comune della provincia di Padova come numero di abitanti, quindi c'è uno spopolamento di una parte di questi comuni. Sono assolutamente ridotti il numero degli abitanti, vale immagino per quella zona della bassa padovana. Io conosco bene il territorio della mia provincia, ma immagino che in molti territori si assista ad un fenomeno di questo tipo.
C'è anche un aspetto di carattere economico, perché non c'è ombra di dubbio che noi qui andiamo ad assumere una decisione che in qualche modo influenza anche le scelte di carattere economico di quel territorio. Perché tanto la legge regionale quanto le leggi nazionali stabiliscono, e non sarà un caso se avete fatto, noi l'abbiamo votata ma è una legge proposta dalla maggioranza che oggi governa il Veneto, se avete fatto una legge che prevede che i comuni che vogliono fondersi non solo li aiutiamo nella fase preparatoria - era assessore Ciambetti, lo ricordo perfettamente -, nella fase di valutazione territoriale, prima di decidere se fondersi o meno si fa una valutazione economica, si fa una valutazione tecnica. Allora, si danno delle risorse perché i comuni possano fare queste ricerche, questi approfondimenti e si danno risorse aggiuntive ai comuni che si fondono. Una volta completato il processo di fusione per alcuni anni ricevono delle risorse aggiuntive da parte della Regione, ma anche da parte dello Stato.
Ora, non sono in grado di dire se effettivamente quello che è stato calcolato, pari a qualcosa come un milione e 800 mila euro all'anno per dieci anni, rappresenterà il punto di arrivo per i comuni di Este e Ospedaletto, ma siamo su cifre di questo tipo. Noi sottraiamo risorse ad un territorio, impediamo o rischiamo di impedire un processo di fusione di due comuni che sarebbe possibile fare prima delle elezioni, quindi con la possibilità dei cittadini di esprimersi prima delle elezioni, senza influire assolutamente sulla campagna elettorale; perché è evidente che se vince il sì si andrà a votare su un comune, se vince il no si andrà a votare sui due comuni. Ovviamente, chi ha sostenuto le ragioni del sì, se vince il sì, sarà avvantaggiato, ma se vince il no sarà avvantaggiato chi sostiene le ragioni del no; ma questa si chiama democrazia, non è che possiamo qui noi impedire l'esercizio della democrazia da parte di un territorio. Non c'è più nulla da approfondire rispetto a questa norma perché è una norma di carattere tecnico.
Abbiamo votato in 40 minuti, in 30 minuti due provvedimenti della Giunta, della maggioranza, perché erano due provvedimenti: uno di carattere più tecnico sicuramente, quello sulla Orchestra di Padova e del Veneto; l'altro era più una decisione anche di carattere politico ma condivisa. Non siamo neanche intervenuti perché la condividevamo quella relativa al funzionamento del Centro di Longarone, una scelta non casuale per la storia di questo Veneto. Una delle ferite aperte che abbiamo ancora è tutta lì nel Vajont, quindi scegliere di mettere il Centro che si occupa dei problemi della sicurezza ambientale e territoriale del Veneto a Longarone non può che essere una scelta condivisa da parte di questa opposizione e l'abbiamo fatto senza problemi. Non siamo stati a valutare o a vedere che cosa ci conveniva fare perché la ritenevamo una scelta assolutamente tecnica. Qui siamo di fronte ad una scelta tecnica: il Consiglio regionale non è chiamato a decidere al posto dei cittadini di Este e Ospedaletto! E non conta, non può contare in questo caso, ma lo direi lo stesso anche se avvenisse al contrario - e tra breve probabilmente avverrà al contrario, ci saranno dei comuni della provincia di Verona che hanno chiesto la fusione -, non è che vado a vedere se in quel comune governa la Lega o il PD e a seconda di chi governa decido da che parte stare, perché ci deve essere un minimo di coerenza in questo.
Non è che non conosciamo e non comprendiamo le posizioni, già c'è stato il dibattito in Commissione e ora ci sarà il dibattito d'Aula. Lo dico tecnicamente e politicamente, noi oggi abbiamo chiesto questo provvedimento, l'unico provvedimento richiesto dal Partito Democratico in base ad un articolo del Regolamento che stabilisce che un quinto dei provvedimenti vengono proposti dall'opposizione. Sia chiaro, questo provvedimento correttamente il Presidente lo ha inserito all'ordine del giorno su richiesta del nostro Gruppo, non è che possiamo pensare che quell'unico provvedimento che il PD, che vale e conta circa un quinto di questo Consiglio, non viene valutato e votato oggi perché non c'è nessun motivo di rimandarlo in Commissione, non c'è nessun motivo di approfondimento. Noi abbiamo solo una cosa da fare: votare. Ciascuno si assuma le sue responsabilità, votate a favore, votate contro, votate astenuto, fate quello che ritenete giusto, ma assumiamoci fino in fondo le nostre responsabilità. Qualsiasi altra scelta - non solo, ovviamente mi riservo di intervenire per gli aspetti regolamentari - ritengo che sarebbe una scelta sbagliata, non seria, non onesta nei confronti dei cittadini di Este e Ospedaletto. Noi non possiamo mai, anche a tre mesi di distanza dalle elezioni... posso dire? Anche nella fase tra elezioni e insediamento c'è un periodo nel quale comunque un sindaco resta in carica fino a che non subentra il nuovo, vale per qualsiasi livello istituzionale.
Noi non possiamo eccepire o entrare nel merito delle scelte che riguardano una Istituzione con la i maiuscola, perché quella Istituzione oggi rappresenta il pensiero e il punto di vista.
Se ci sono Colleghi che ritengono che sia sbagliata quella scelta, che bisogna contrastarla, si formi il comitato del no e si voti no al referendum di Este e Ospedaletto. Ma non ci possono essere motivi politici che trasformano quella che oggi noi siamo chiamati ad esprimere come valutazione puramente e meramente tecnica, non ci possono essere motivi per rinviare questa scelta.
Preferisco il coraggio di assumerci fino in fondo le nostre responsabilità e dire "voto no perché non sono d'accordo e non mi interessa, non è una valutazione solo di carattere tecnico, è una questione politica", ma almeno abbiamo dato il segno della serietà di un Consiglio regionale. Perché qualsiasi altra scelta di dilazione nel tempo diventerebbe una scelta che avrebbe conseguenze politiche, perché indubitabilmente avrebbe o rischierebbe di avere delle conseguenze politiche.
Quindi, invito ad essere coerenti con lo Statuto della Regione Veneto, non è un atto nazionale, lo Statuto è quello della Regione Veneto e c'è scritto che noi dobbiamo favorire le fusioni. Nel momento in cui non siamo coerenti con questo, ovviamente, facciamo un atto che va contro il senso stesso di quello Statuto, che va contro il senso stesso della legge Ciambetti che prevede i finanziamenti nei confronti dei comuni che vogliono fondersi. Va contro il senso stesso verso il quale il Veneto deve avere il coraggio di andare, con una regia politica più forte, perché dobbiamo spingere verso le fusioni non solo in direzione dei comuni, ma in mille altre direzioni. È tempo che dobbiamo avere il coraggio di affrontare, l'avete molto parzialmente affrontato sulla questione delle U.L.S.S., ma dovremo avere il coraggio di affrontarlo a tutto tondo.
Quindi chiedo a tutti i Colleghi di esprimere un atto di coerenza, di non avere due pesi e due misure: arriva Este Ospedaletto cosa mi conviene fare, qual è il giudizio politico dei miei sul territorio? Arriva Costermano sul Garda, no, lì non vale più il ragionamento di questo tipo, bisogna votarlo perché è un atto puramente formale. Fra due settimane ci arriva quello dei due comuni o tre di Verona, Belfiore di Verona, e allora lì siccome magari è governato dal mio partito allora mi comporto in maniera diversa. Siamo un'Istituzione con la i maiuscola, non siamo disponibili a cambiare la bandiera a seconda della conferenza e dell'occasione. Abbiamo sempre coerentemente votato a favore di qualsiasi processo di fusione, anche perché, ripeto, non spetta a noi la decisione ma spetta agli unici titolari di questa decisione, che secondo la nostra Carta costituzionale sono e non possono essere altri che i cittadini di Este e di Ospedaletto che lo decideranno attraverso il referendum. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Penso che preso singolarmente ogni Consigliere e ogni forza politica presente qui in Consiglio regionale sia a favore del percorso delle unioni e delle fusioni. Non a caso abbiamo votato una legge che prevede gli incentivi per l'unione e le fusioni.
Prima il consigliere Ruzzante ricordava lo Statuto. Ricordo che abbiamo un legge specifica che mette a disposizione degli incentivi per unioni e fusioni e quella legge l'abbiamo votata all'unanimità. Quindi, singolarmente e come partiti politici, come forze politiche presenti in Consiglio regionale, tutti siamo a favore delle unioni e delle fusioni.
Secondo aspetto. Penso che tutti siamo anche a favore di uno strumento partecipativo fondamentale che sancisce la fusione che in questo è il referendum. Ci sono forze politiche della maggioranza che stanno invocando referendum per la Regione Veneto, perché dicono che i cittadini devono esprimersi di fronte ai temi fondamentali della vita della Regione e della comunità locale. In questo caso siamo di fronte alla comunità locale.
È fondamentale che partiamo da questi presupposti per capire che noi non dobbiamo confondere il giudizio di meritevolezza con il giudizio di merito. Lo dico forte delle discussioni e di qualche resistenza che abbiamo notato, anche in maniera evidente, durante il percorso per indire il referendum per la fusione di Este e Ospedaletto. Non possiamo entrare nel contenuto, nel merito, noi dobbiamo dare un giudizio di meritevolezza che è ben altro; dobbiamo verificare che tutto il percorso sia stato fatto; dobbiamo verificare anche che sia fatto in tempo utile per poter indire il referendum nelle condizioni tali per, se il referendum andrà a buon fine, andare alle elezioni il 12 giugno - perché questa è la data delle elezioni amministrative - in tempo utile. Quindi, abbiamo il tempo per fare questo percorso? Sì, l'abbiamo.
Una delle obiezioni è quella del rischio del commissariamento, ma il commissariamento lo abbiamo nel caso noi arrivassimo veramente tardi ad indire il referendum; ma se oggi diamo il giudizio di meritevolezza e la Giunta fra tre giorni, la settimana prossima fa la delibera per indire il referendum e stabilisce che entro metà marzo c'è il referendum, noi abbiamo tutto il tempo per fare il referendum e andare al voto il 12 giugno, perché i comizi, lo spazio elettorale inizia 45 giorni prima del 12 giugno. Questa è la finestra.
La finestra per cui andiamo al 24 febbraio è tarata 15 aprile-15 giugno; ma le elezioni non si fanno il 17 aprile, si fanno il 12 giugno, quindi abbiamo il tempo per indire il referendum e se il referendum sarà favorevole alla fusione andare a votare per un nuovo comune il 12 giugno ed evitare qualsiasi forma di commissariamento. Lo dico forte di altre esperienze che abbiamo avuto nella nostra Regione: pensate che per Villorba e Povegliano abbiamo dato il parere della Prima Commissione il 27 dicembre, il giudizio di meritevolezza il 27 dicembre, vuol dire che ci siamo trovati prima del Consiglio e poi abbiamo dato il giudizio di meritevolezza in Consiglio regionale e la delibera della Giunta regionale per indire il referendum è stata fatta il 30 dicembre, tre giorni dopo! Puos d'Alpago, Farra, Pieve: CAL 30 settembre, Prima Commissione 15 ottobre, giudizio di meritevolezza 20 ottobre, delibera di indizione del referendum 29.10, tutto in un mese. Straordinario Villorba Povegliano, ma straordinario anche il percorso di Puos d'Alpago, Farra e Pieve. Non abbiamo privilegiato, abbiamo raccolto il parere della CAL, abbiamo fatto tutto il percorso, anche se il parere della CAL non era obbligatorio; abbiamo portato avanti un percorso netto che ci consente in maniera chiara di arrivare ad indire il referendum, di rispettare l'esito del referendum e andare a votare il 12 giugno o con i due comuni separati se ci sarà un esito negativo del referendum, o con un unico comune in caso di esito positivo. Questo chiediamo di fare oggi senza entrare nel merito, perché è un errore se entriamo nel merito dei contenuti. Perché potremo enunciare da parte nostra diversi meriti nei contenuti: diventa il secondo della provincia di Padova, 22.300 abitanti. Quando è partito questo referendum si pensava che l'incentivo a livello nazionale fosse di 900 mila euro all'anno, con la Legge di stabilità è diventato un milione e 800, quindi il fatto di avere un nuovo comune vuol dire un investimento fondamentale di 18 milioni per i prossimi dieci anni. Noi dobbiamo dare questa possibilità, se la giocheranno i cittadini, ma dobbiamo dare alla bassa padovana, ai due comuni questa possibilità!
Ripeto, nei contenuti entreranno i cittadini, entreranno in gioco i comitati, i proponenti, ma oggi noi dobbiamo, come abbiamo sempre fatto, indipendentemente dalle forze politiche che erano a capo del comune di Farra, del comune di Lavarone, del comune di Castellavazzo, quelli che hanno chiesto il referendum, che siano andati bene o male. Indipendentemente di chi era a capo abbiamo sempre accelerato questi iter e abbiamo sempre dato la parola ai cittadini. Ripeto, questo fa parte anche del DNA di tante forze politiche che sia i referendum, che sia la voce popolare, che siano i cittadini a decidere, soprattutto in questi contenuti, in questi obiettivi che sono fondamentali nel percorso di una Regione e che incentiviamo, ripeto ancora, con una legge ben precisa. Li incentiviamo noi, li incentivano a livello nazionale e noi cosa facciamo? Facciamo delle resistenze legate non su quello che spetta alla Regione, ma entrando nei contenuti, che, ripeto, pro o contro dobbiamo lasciare da parte. Facciamo quello che dobbiamo fare, completiamo l'iter e consentiamo ai due comuni di indire il referendum e di andare al voto. Mi sembra il comportamento più corretto, il comportamento esemplare che abbiamo sempre portato avanti e che non dobbiamo rinnegare in nessun modo e in nessuna occasione.
Quindi, come abbiamo votato a favore tutti quanti al primo provvedimento legislativo e al secondo provvedimento legislativo, siccome non c'è due senza tre mi auguro che anche il terzo abbia l'unanimità, in modo tale da portare a referendum i cittadini di Este e Ospedaletto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La parola al consigliere Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa per la mia voce baritonale ma un raffreddamento mi dà un tono di voce un po' particolare. Voglio informare i miei Colleghi e le mie Colleghe in Aula che sono disposto a cedere il mio raffreddore anche a titolo gratuito se qualcuno lo volesse, anche in parte.
Tornando alla serietà, Come Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale Movimento per la cultura rurale, noi abbiamo ribadito in tutti i passaggi in Commissione che noi, prima che alla fusione o non fusione dei Comuni, siamo favorevoli a garantire il diritto dei cittadini di potersi esprimere liberamente anche sulle ipotesi di fusione. Questo per noi è un diritto sacrosanto che vogliamo garantire ai cittadini.
Noi però non vogliamo che venga fatta della consultazione referendaria un uso strumentale e che questa azione venga fatta proprio in prossimità del voto per il rinnovo delle Amministrazioni di quei due Comuni.
Lo dico con serena determinazione perché noi siamo fermamente determinati a garantire il diritto dei cittadini di potersi esprimere anche per il rinnovo delle Amministrazioni comunali senza che questo voto per il rinnovo sia in qualche modo inficiato, sia turbato, abbia interferenze diverse rispetto a quello che è l'oggetto del voto amministrativo.
Siccome riteniamo che i promotori di questo referendum per la fusione di questi due Comuni avessero tutto il tempo per promuovere l'iniziativa molto prima di adesso, se veramente avevano a cuore il destino dei loro concittadini e avevano a cuore la possibilità di poter usufruire di queste enormi risorse finanziarie di cui si va cianciando, allora credo che l'aver pensato a questo tipo di consultazione proprio in prossimità delle elezioni per il rinnovo delle Amministrazioni comunali sia un atto strumentale che va ad interferire sul diritto sacrosanto dei cittadini di potersi esprimere senza avere interferenze esterne.
Allora noi riteniamo che prima di tutto i cittadini di Ospedaletto e di Este abbiamo il diritto, arrivando a fine mandato dell'attuale Amministrazione, di esprimersi su come queste Amministrazioni hanno lavorato e che quindi venga loro data la possibilità di premiare o punire gli Amministratori uscenti.
Fatto questo, una volta che i cittadini dei due Comuni avranno espresso la loro opinione sulla bontà o meno dell'Amministrazione uscente, dopodiché le nuove Amministrazioni - forse quelle attuali riconfermate - avranno il diritto di poter portare avanti questa iniziativa referendaria confermandola oppure scegliere diversamente, perché voglio ricordare che le Amministrazioni hanno votato a maggioranza, non c'è stata l'unanimità dei consensi per quanto riguarda l'indizione dei due referendum ma tutt'altro cioè hanno votato a maggioranza quindi c'è una fetta consistente sia di Amministratori locali ma anche di cittadini che ritengono che questa consultazione non sia opportuna, perlomeno non sia opportuna proprio in concomitanza con il rinnovo delle Amministrazioni comunali.
Allora, per rispetto nei confronti dei cittadini, noi vogliamo fare in modo prima di tutto che i cittadini si esprimano sul rinnovo dell'Amministrazione e le Amministrazioni, così come rinnovate o riconfermate, si esprimano se riconfermare o meno la volontà di procedere con il quesito referendario permettendo ai cittadini di potersi esprimere in questa direzione.
L'avevamo detto anche durante tutta la fase di costruzione di questo provvedimento prima che arrivasse in Aula, lo confermiamo coerentemente, noi abbiamo votato contrario anche in Commissione, contro il fatto che venisse portato in Consiglio questo provvedimento e per una questione di coerenza ancora una volta noi chiediamo a quest'Aula di non interferire con il voto per il rinnovo delle Amministrazioni comunali, di sospendere l'esame di questo provvedimento, di riportarlo in Commissione e poi, una volta che ci sarà stato il rinnovo delle Amministrazioni comunali, avremo la libertà di poter decedere nel merito permettendo ai cittadini di questi due Comuni di potersi esprimere liberamente, ma solo dopo che si saranno espressi sul rinnovo delle Amministrazioni comunali.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Massimo GIORGETTI

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Barison.

Massimiliano BARISON (Forza Italia)

Grazie, Presidente.
Condivido buona parte degli interventi che mi hanno preceduto e su questo argomento – come ho già sollevato sia in Commissione che nell'incontro dei Capigruppo - la preoccupazione maggiore non è riferita tanto al referendum, sul quale siamo tutti favorevoli che i cittadini vadano sentiti e coinvolti in ogni processo di fusione e, come è già stato detto, abbiamo bisogno che i Comuni inizino a fondersi proprio per raggiungere non soltanto i contributi economici dello Stato piuttosto che della Regione ma anche per creare delle economie di scala che consentano di dare servizi di qualità ai propri cittadini, però su questo precorso di fusione tra Este e Ospedaletto io rilevo alcune criticità che non sono state superate nella fase precedente al Consiglio sia di Commissione che di Conferenza Capigruppo e voglio molto velocemente riassumerle.
La prima criticità è riferita al ritardo con il quale i due Comuni hanno presentato la proposta referendaria alla Regione.
È vero che abbiamo un referendum il 17 gennaio di alcuni Comuni del bellunese ma è giusto ricordare che questi Comuni hanno approvato le proprie delibere ad aprile dell'anno scorso. Nel mese di ottobre sono state approvate dalla Regione e quindi significa che sono Comuni che si sono dati da fare per tempo nel concludere la loro proposta in modo tale da comprimere e raggiungere in tempi stretti anche il giudizio di meritevolezza della Regione Veneto.
Non è accaduto per Este e Ospedaletto quando vediamo che le delibere dei Consigli comunali sono state approvate nel mese di ottobre, trasmesse in Regione a dicembre dell'anno scorso, quindi circa un mese fa, e di fretta e furia si chiede alla Regione di completare l'iter superando quell'inadempienza che i Comuni hanno dimostrato nel non muoversi per tempo nel portare avanti un provvedimento molto importante come esprimono e come ho sentito esprimere anche da altri Colleghi.
La seconda criticità è legata al problema dell'interferenza con le elezioni amministrative. Non è vero che noi oggi siamo in grado di garantire il referendum senza interferire con le elezioni amministrative della prossima primavera, questo non lo dico io ma me lo dice l'Ufficio legislativo.
Io ho scritto all'Ufficio legislativo – cosa che avevo anche evidenziato nell'incontro dei Capigruppo – chiedendo: cosa succederebbe nel caso in cui si andasse oltre il termine del 24 febbraio prossimo? Mi si dice che andando oltre al termine del 24 febbraio con il recepimento dell'eventuale fusione, cosa che ormai è data per sicura e per assodata, si va verso il commissariamento dei due Comuni, ciò significa che il voto viene slittato di un anno portandolo da maggio-giugno di quest'anno a maggio-giugno 2017. Questo è previsto dalla legge 182/1991, quindi non è una cosa che mi invento io ma è una cosa contenuta nella normativa per la quale anche la nostra Regione e i nostri Comuni si dovranno attenere.
Possiamo dire: qualora la fusione non abbia risultato positivo comunque i due Comuni vanno al voto. Questo è vero, i Comuni andrebbero comunque al voto, ma è evidente che i tempi della campagna elettorale sarebbero talmente stretti da creare un'evidente interferenza con il coinvolgimento dei cittadini e successivamente con la scelta dei propri rappresentanti all'interno dell'Amministrazione comunale.
Questo è un punto secondo me fondamentale perché anche in questo secondo caso l'interferenza con le lezioni amministrative è del tutto evidente.
Qui aggiungo - e mi riferisco anche ad una recente proposta di legge che ho presentato - che dal mio punto di vista esiste un problema nella consultazione referendaria a ridosso delle elezioni amministrative. Ci sono Regioni, cito l'Emilia Romagna come una Regione che sicuramente non ha la nostra appartenenza politica, dove loro inseriscono che nei sei mesi antecedenti alle elezioni amministrative viene sospeso il procedimento referendario e viene rinviato successivamente. Mi sembra che questo sia un provvedimento di legge del tutto motivato che dimostra come c'è la necessità di evitare queste interferenze tra diverse elezioni e quindi credo che di questo anche il Veneto si debba dotare e in questa direzione è stata fatta la proposta di legge presentata dal Gruppo di Forza Italia.
C'è poi un ultimo punto che io non ho mai sollevato perché mi sono documentato in questi giorni però ritengo opportuno sollevarlo in sede di Consiglio e riguarda il fatto che la questione dell'interferenza tra i referendum e altre consultazioni elettorali viene spesso citata e inserita all'interno degli statuti comunali e la stragrande maggioranza degli statuti comunali va a disciplinare quando i referendum consultivi si devono tenere proprio per non interferire con altre campagne elettorali e con altre consultazioni elettorali.
Su questo punto tra l'altro io mi sono guardato gli statuti di questi due Comuni, sia quello di Este che quello di Ospedaletto, e in modo particolare il Comune di Ospedaletto nel proprio statuto – e quindi mi riferisco anche a quanto diceva prima il consigliere Ruzzante che lo statuto è la carta fondamentale del Comune che ne disciplina l'organizzazione e i principi fondamentali – proprio all'articolo 35, dove si va a disciplinare il referendum consultivo, al punto 6 si dice "Non può essere proposto referendum consultivo una volta indetti comizi elettorali o comunque in coincidenza con altre operazioni di voto".
Voi sapete benissimo che la data del referendum viene fissata dalla Regione sentiti i Comuni, quindi siccome la data delle elezioni qualcuno dice che è a giugno ma la legge dice che può tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, nessuno può dire di conoscere in questo momento quando il Governo fisserà la data delle elezioni. Sicuramente per il referendum andremo tra l'inizio e la fine del mese di aprile e non è detto che entriamo in questo periodo proprio nella fase dei comizi elettorali, io mi chiedo: come è possibile che un Comune che ha all'interno del proprio statuto l'obbligo e il divieto delle consultazioni referendarie a ridosso o comunque nel periodo in cui si tengono altre elezioni, possa condividere con la Regione una data che è a ridosso della consultazione delle elezioni amministrative?
Su questo punto davvero io mi trovo in grande difficoltà nell'approvare un referendum in questa situazione di evidente interferenza con le elezioni amministrative.
Ricordo un caso che riguarda il Comune di Venezia nel processo che è stato avviato l'anno scorso per dividere Venezia da Mestre. In quel caso proprio perché c'erano le elezioni è stato deciso di soprassedere e di spostare successivamente la consultazione referendaria.
Pertanto io, per i motivi che ho citato e sui quali non ho trovato da parte di nessuno una motivazione forte, evidente, per superare queste criticità, credo che con senso di responsabilità questo Consiglio regionale abbia il dovere di verificare e di approfondire questa situazione. Proprio per questo motivo chiedo che ci sia un approfondimento in sede della competente Commissione, riferendomi anche a quanto citato dal collega Berlato, perché veramente corriamo il rischio di mandare avanti una consultazione referendaria che interferisce con le elezioni, che butta via dei soldi dei cittadini perché fare un referendum costa, e vieterebbe nei dieci anni successivi la possibilità a questi cittadini di arrivare ad una fusione reale e quindi ad ottenere quei benefici che sono stati citati.
Se ci sono questi benefici, se c'è davvero da parte dei cittadini questo grande interesse, non vedo nulla di male che il referendum sia spostato di qualche mese e sia dato regolare svolgimento alle elezioni amministrative dando la possibilità ai cittadini di eleggere il loro Sindaco e il loro Consiglio comunale, che sicuramente avrà la possibilità a tutti gli effetti di rappresentare il volere della cittadinanza.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Barison.
La parola al consigliere Scarabel.

Simone SCARABEL (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Parto da quest'ultimo punto sollevato dal consigliere Barison.
Si tirano in ballo i costi e allora io faccio il conto della serva: è meglio fare un referendum prima o fare il referendum dopo a elezioni avvenute?
Secondo me non c'è nessun risparmio, cioè manderemo a votare i due Comuni separati per poi dire: farete il referendum subito dopo.
Secondo me andremo addirittura ad aumentare i costi facendo semplicemente un calcolo economico. Però non volevo parlare di soldi.
Noi come Movimento 5 Stelle assolutamente non bloccheremo mai un referendum perché dal nostro punto di vista è un voler tappare la bocca dei cittadini.
Logico che, se i cittadini devono esprimersi, devono essere anche correttamente informati e su questo non abbiamo alcun dubbio che chiunque di noi che siede in questo Consiglio si spenderà nella campagna referendaria per portare avanti la propria opinione. Di questo non ho alcun dubbio.
Quindi, partendo proprio da questo ragionamento, se noi per primi ci impegneremo - e forse approveremo oggi questo provvedimento, me lo auguro – ad informare i cittadini dei pro e dei contro mettendo sul piatto anche il fatto che se il referendum passa, e solamente se il referendum passa c'è il rischio eventuale del commissariamento, i cittadini lo sanno e nel momento in cui votano favorevolmente il referendum vuol dire che hanno messo da una parte i rischi e i benefici ed hanno valutato coscientemente che sono anche disposti a rischiare il commissariamento purché questi due Comuni si fondano.
Partendo da queste premesse io non mi sento assolutamente di andare a bloccare questo referendum perché i cittadini saranno correttamente informati.
Se devono votarlo domani ad occhi chiusi assolutamente no, ma ci sono mesi e mesi per informarli e quindi sono convinto che noi tutti qui dentro se ci impegneremo a fare una campagna informativa prima di questo referendum e se i cittadini liberamente decideranno a maggioranza per il sì e per la fusione, vuol dire che sono consapevoli che potrebbe arrivare il Commissario e lo hanno voluto loro.
Su questo non ho alcuna paura, alcun dubbio e alcun pericolo, perché è una scelta fatta da parte dei cittadini e non mi spaventa. Tutti gli altri ragionamenti secondo me perdono drasticamente di valore perché di fronte ad un voto dei cittadini noi dovremo prenderci, fare i notai, vedere che tutto il parere degli Uffici interni è stato favorevole e basta.
La parola va data ai cittadini, tutto il resto verrà dopo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Scarabel.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.


Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento dei colleghi, anche quello del Presidente Berlato nonostante l'abbassamento di voce, probabilmente per una partita di caccia troppo esposta.
Presidente Berlato, avrà preso freddo durante la caccia. Il mio collega Azzalin parla sempre delle pispole, non so se sia per questo; io non me ne intendo, ma magari è avvenuto per quello.
A parte le battute, la questione che è stata posta e che ho ascoltato con attenzione sia da parte sua che da parte del collega Barison, è una questione che entra nella formalità dello svolgimento dell'iter che dovrebbe portarci evidentemente alla consultazione referendaria, però è anche vero che, nel momento in cui i due Comuni vanno regolarmente al voto, vengono elette le Giunte comunali, viene eletto il Sindaco di ciascuno dei due Comuni e poi i cittadini vanno alla consultazione. Nel caso in cui vincesse il sì questi Comuni andrebbero al commissariamento e allora di fatto si tratterebbe di una duplice situazione di presa in giro evidentemente.
C'è la festa di là? C'è la festa per il referendum.
Allora quello da cui voglio partire è questo: di che cosa dobbiamo avere timore?
Abbiamo forse timore, come diceva il consigliere Berlato, di una interferenza?
Ma allora noi riteniamo che i cittadini non siano in grado o, meglio, non siano consapevoli che possono non ritenere maturo il tempo della consultazione referendaria.
Perché dobbiamo deciderlo noi al posto dei cittadini? Vuol dire che li riteniamo non capaci di intendere e di volere rispetto a questo tema.
Questo mette un po' di imbarazzo perché vuol dire che noi riteniamo che i cittadini non sono capaci di cogliere che quello che stiamo votando noi sia in una logica di interferenza.
Io non c'ero nella precedente Legislatura però, leggendo sul sito nella parte relativa agli Enti locali, vedo che la legge 18/2012 disciplina l'esercizio associato di funzioni e servizi comunali, poi nell'articolo 9 nello specifico viene citato appunto l'articolo della legge, sempre la legge regionale, che prevede che "nel riparto delle risorse disponibili sia data preferenza per le fusioni rispetto alle altre forme associative". Vuol dire che noi abbiamo in qualche modo l'istituto della fusione – come è stato detto dai Colleghi - che è disciplinato non soltanto dallo Statuto ma evidentemente da una legge regionale.
Se siamo tutti per una politica, come si diceva, di riordino territoriale, abbiamo sostenuto in Commissione – partecipando alle Commissioni sentivo anche i Colleghi - tutti a sfavore l'eccessiva frammentazione del livello amministrativo locale, perché dobbiamo entrare nel merito e dare una coloritura politica a ciò che politico non è, cioè semplicemente un giudizio di valutazione dell'avvio dell'iter per la consultazione popolare?
Questo è quello che noi dovremo oggi votare, così come votiamo nella successiva proposta di legge l'avvio dell'iter per il cambio di denominazione del Comune di Costermano sul Garda.
Questo è quello che facciamo, non è che noi stabiliamo o entriamo nel merito politico se sia giusto che i cittadini di Costermano siano di cittadini di Costermano e basta o cittadini di Costermano sul Garda, perché all'interno del territorio c'è persino un dibattito su questo, noi non entriamo nel merito ma noi decidiamo in questo momento col nostro voto di dare, di espletare la massima espressione di democrazia per i cittadini dei due Comuni interessati.
Riguardo per esempio alla scadenza del 24 febbraio piuttosto che... bisognerà vedere quando sono indette le elezioni, collega Barison, perché potrebbe essere che questo 24 febbraio diventi il 24 aprile evidentemente.
Credo allora che con altrettanta e serena determinazione – per usare le parole del collega Berlato – arrivare a credere che i cittadini siano capaci di intendere e di volere, siano capaci di comprendere se il momento in cui loro saranno chiamati a decidere sia un momento maturo e corretto.
Dopodiché ho visto l'opuscolo che è stato diffuso curato dal Comitato a favore della fusione e mi sono anche domandata come mai non sia stato prodotto e pubblicato un opuscoletto da parte del Comitato contrario evidentemente alla fusione, ma si tratta di un regime di libertà nella più assoluta e totale democrazia.
Se questo fosse, allora è evidente che sono i cittadini ad esprimersi e saranno i cittadini, come in ogni consultazione popolare decisionale in questo caso più che consultiva, a dire: noi siamo favorevoli alla fusione, oppure noi siamo contrari alla fusione.
Sta avvenendo in tantissimi Comuni d'Italia, solo nel 2015 ce ne sono stati parecchi e in molte Regioni, penso alla Toscana ad esempio, addirittura i risultati in una consultazione referendaria sono stati paritari, cioè 8 Comuni favorevoli e 8 Comuni contrari, ma questo è quello a cui noi vorremo arrivare, quello che auspichiamo.
Auspichiamo che un Consiglio regionale così come detta la legge e così come è in coerenza con il proprio Statuto dia semplicemente un giudizio di valutazione sull'avvio dell'iter, dopodiché saranno i cittadini evidentemente a pronunciarsi, senza credere che non siamo capaci di farlo e che noi dobbiamo fare da tutori ai cittadini stessi perché li riteniamo non capaci di valutare l'opportunità o meno del momento maturo della consultazione popolare.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Orietta Salemi.
Il Regolamento prevede che a fronte di questa richiesta di rinvio in Commissione ci sia un intervento a favore e uno contro di tre minuti.
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Noi siamo contrari al rinvio in Commissione, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità.
Quindi non rinviamo in Commissione, ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità e dobbiamo votare perché a mio avviso innanzitutto dobbiamo approfittare di queste occasioni per diminuire i Comuni che abbiamo in Veneto. Sono troppi, c'è inefficienza e inefficacia amministrativa nel momento in cui abbiamo troppi Comuni nel territorio: 104 a Padova, 119 a Vicenza, 95 a Treviso. Sono effettivamente troppi e quindi ben venga quando le Comunità locali vogliono fare questo passo.
L'altra questione è sui costi di un referendum che effettivamente ci sono, ma quanto ci costano tutti questi Comuni, tutte queste Amministrazioni, tutti questi doppioni di Uffici tecnici relativi ai controlli della Polizia municipale e a tutti gli Uffici che abbiamo all'interno dei Comuni?
Colleghi, non dobbiamo preoccuparci se un referendum può interferire o meno nelle elezioni amministrative di uno o dell'altro Comune, penso che i nostri cittadini siano sufficientemente maturi, che sappiano quello che vogliono e quindi credo sia importante dare questo segnale positivo da parte di questo Consiglio votando a favore di questa unificazione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
La parola al consigliere Finco.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Penso di rappresentare anche la volontà del Gruppo Zaia Presidente in merito a dare parere favorevole alla richiesta fatta dal consigliere Berlato e anche dal consigliere Barison per il rinvio in Commissione del provvedimento in questo riteniamo sia opportuno che siano le due nuove Amministrazioni di Este e Ospedaletto a valutare l'iter di una possibile fusione da attuarsi e da portarsi avanti solamente con due nuove Amministrazioni.
Un provvedimento del genere a soli tre mesi dall'indicazione dei comizi elettorali ha solamente un sapore politico che non ha l'interesse principale nel portare la fusione ma solamente forse a garantire una continuazione politica magari a qualche Amministratore.
Noi comunque come movimento politico siamo sempre stati favorevoli alle fusioni ma non sicuramente a pochi mesi dal rinnovo delle Amministrazioni comunali.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finco.
La parola al consigliere Ruzzante, per richiamo al Regolamento.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
La questione che le pongo – e vorrei che su questo si esprimesse anche la Giunta per il Regolamento - riguarda un aspetto del nostro Regolamento cioè noi abbiamo inserito la possibilità e l'opportunità per l'opposizione, all'interno di un calendario concordato dalla Commissione Capigruppo mutuando una norma nazionale che esiste e vige anche in Parlamento, di poter scegliere e indicare un quinto dei provvedimenti da inserire all'ordine del giorno.
È evidente che questo quinto appartiene alla richiesta di potestà dell'opposizione e giustamente, a prescindere da quello che è stato il dibattito, lei nell'ultima Conferenza dei Capigruppo ha inserito la richiesta del Gruppo Partito Democratico.
Questo avviene anche a livello nazionale: quando l'opposizione chiede che un provvedimento venga inserito all'ordine del giorno esso viene inserito all'ordine del giorno.
Ora, si può votare contro il provvedimento. Non è che la maggioranza ha l'obbligo, rispetto a una richiesta di un provvedimento proposto e richiesto dall'opposizione, di votare a favore, ci mancherebbe altro, ma c'è un obbligo da parte dell'Aula di votare perché se no viene meno il senso.
Immaginiamoci un giochino di questo tipo a livello nazionale: la Lega chiede e richiede che nel suo quinto di provvedimenti iscritti all'ordine del giorno ci sia la norma X, oltretutto in questo caso licenziata dalla Commissione. Arriva in Aula, primo intervento – e qui eravamo addirittura ancora in discussione generale, non era ancora completata tanto che si sono svolti due interventi in discussione generale, uno del collega Barison e l'altro della collega Orietta Salemi, che proseguivano la discussione generale. C'era il collega Zanoni che si era iscritto in discussione generale e quindi abbiamo addirittura anche interrotto la discussione generale -, ma il cuore di quel senso del Regolamento di prevedere un quinto dei provvedimenti all'opposizione è fatto e finalizzato affinché su quel provvedimento si voti.
Ripeto: si può votare favorevolmente o si può votare contro.
Collega Finco, fra cinque secondi dopo il voto c'è Costermano sul Garda rinviamo anche quello in Commissione? Perché chiedono un referendum a tre mesi dalla convocazione dei comizi elettorali.
Vale solo per Este e Ospedaletto questo principio o vale anche per Costermano sul Garda che cambia la denominazione? I cittadini voteranno, perché immagino che lei non farà la richiesta di ritorno in Commissione ma non la faremo neanche noi, abbiamo votato a favore in Commissione e non vedo perché dovremo cambiare posizione.
Il tema che io pongo, perché il mio è un intervento per richiamo al Regolamento, alla Giunta per il Regolamento è: è possibile che sui provvedimenti richiesti dall'opposizione si arrivi ad un non voto? Si arrivi a non esprimere il voto oggi ma si ritorni come se neanche lo avessimo inserito sostanzialmente all'ordine del giorno? Perché il ritorno in Commissione si riparte da zero di fatto, senza alcuna motivazione oltretutto da un punto di vista politico, perché qualche settimana fa abbiamo fatto la stessa identica cosa per cinque Comuni del bellunese e abbiamo dato parere favorevole.
Anche lì si va dentro alla campagna elettorale o, ripeto, vale solo per Este e Ospedaletto? La Giunta ci ha messo due giorni a decidere la data di indizione del referendum di quei Comuni del bellunese.
Avete due pesi e due misure, questa è la cosa grave che sta avvenendo in questo momento in Aula. Ciò non è mai accaduto nei cinque anni precedenti a prescindere dal colore politico delle Amministrazioni e, posso aggiungere, a prescindere dal fatto che si era vicini a una tornata elettorale, perché nel caso dei Comuni del trevigiano si stava andando alla tornata elettorale in uno dei due e questo è stato votato in un momento nel quale l'Aula era in grado di esprimere un parere, ripeto, non nel merito.
Quindi io chiedo il parere della Giunta per il Regolamento relativamente a questo punto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Non penso serva la Giunta per il Regolamento perché la invito a leggere il "Vademecum del Consigliere" dove ci sono le spiegazioni anche degli articoli del Regolamento: 9.2.3 Riserva del quinto per gli argomenti delle minoranze.
La parte finale di questo commento recita così: "Che poi questi progetti siano o meno approvati dall'Assemblea è ovviamente tutt'altro discorso, poiché di diritto alla discussione si tratta e non di approvazione", diritto alla discussione dell'argomento e non il diritto all'approvazione come mostrano ampiamente cronache parlamentari. È una cosa che, viene appunto mutuata e succede anche nel nostro Parlamento ed è una cosa peraltro già specificata nella casistica che prevede il nostro Regolamento.
Il diritto alla discussione c'è stato. C'è una richiesta che è intervenuta durante la discussione generale che prevede una votazione, uno a favore e uno contro è già stato esperito.
Gli altri interventi spero siano già chiusi da questa lettura del Regolamento perché adesso c'è la votazione, come richiesto dal consigliere Barison.
La parola al consigliere Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Io credo che un po' di confusione sia nata dall'avvicendamento della Presidenza.
Non facevo una colpa né al Presidente uscente né a quello entrante, prova ne sia che nell'avvicendamento è sfuggito il fatto che avevo chiesto io, a nome del mio Gruppo e poi sostenuto anche dal consigliere Barison, proprio la richiesta di rinvio in Commissione.
Quindi io chiedo, a nome del mio Gruppo ma mi sembra di capire anche a nome degli altri Colleghi, che l'Aula si possa esprimere a norma di Regolamento votando la mia richiesta di rinvio in Commissione. Semplicemente questo.

PRESIDENTE

L'ho già detto.
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Un richiamo al Regolamento perché non ci sono i presupposti per un rinvio in Commissione.
Io rinvio in Commissione se la Commissione ha fatto un difetto di istruttoria ma dove dovrei andare a fare un'ulteriore istruttoria in Commissione, su cosa, su quali aspetti? Sono chiari a tutti quanti.
Allora si abbia il coraggio di votare no. Bisogna avere il coraggio nelle decisioni politiche e non far finta in maniera ipocrita di fare una scelta che chiaramente significa votare no, non fare il referendum. Si deve avere il coraggio.
Questo è un espediente che non sta né in cielo né in terra.
Questo rinvio in Commissione è un espediente per far saltare il referendum, punto e basta.
Non ci sono motivazioni di nessun tipo per il rinvio in Commissione, contenutistico, formale, nessuno! Abbiamo tutti, con chiarezza ed evidenza, fatto un percorso che ci dice qual è l'obiettivo e qual è il compito di questo Consiglio in questo momento: votare sì o no al giudizio di meritevolezza.
Quindi il richiamo fatto dal consigliere Finco di un ritorno in Commissione non esiste da un punto di vista anche regolamentare perché non c'è materia. Il Regolamento è forma ma ci vuole anche la materia e in questo caso la forma non ha nessuna materia.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
Mi dispiace ma non mi pare che la casistica da lei indicata sia rilevante.
La parola al consigliere Scarabel.

Simone SCARABEL (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente, per richiamo al Regolamento.
Mi pare di capire che stiamo applicando l'articolo 98 del Regolamento "Rinvio in Commissione", avendolo letto e applicandolo in questo modo vi state esponendo ad un rischio elevatissimo secondo me, perché se noi, ad ogni emendamento, richiamassimo il diritto di fare un rinvio in Commissione potremo rischiare di bloccare il Consiglio per i prossimi tempi.
Quindi evitiamo usi strumentali del Regolamento da entrambe le parti.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Scarabel.
Non mi pare un richiamo al Regolamento. Questa è una prerogativa che ogni singolo Consigliere ha in quest'Aula, può essere esercitata in qualsiasi momento, sono già accadute situazioni di questo tipo in altri tempi ma vanno utilizzate con intelligenza naturalmente anche per evitare al proponente ricadute di altri tipi.
C'è comunque questa richiesta, ha parlato un Consigliere a favore e un Consigliere contro, mi sembra di aver letto passaggi del nostro Regolamento che consentono e permettono questo tipo di utilizzo appunto del voto, quindi passo al voto per il rinvio in Commissione del punto n. 6 all'ordine del giorno.
Chi è a favore del rinvio vota sì, chi è contrario al rinvio vota no.
È aperta la votazione.
(votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Il punto viene rinviato in Commissione.
PUNTO
7



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MUTAMENTO DELLA DENOMINAZIONE DEL COMUNE DI COSTERMANO, IN PROVINCIA DI VERONA, IN QUELLA DI COSTERMANO SUL GARDA". GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA (PROGETTO DI LEGGE N. 100/2015) (DELIBERAZIONE N. 2/2016)

Relazione della Prima Commissione consiliare.
"Ai sensi dell'articolo 133, comma 2 della Costituzione "La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni".
La legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 "Norme in materia di variazioni provinciali e comunali" disciplina, per quanto di competenza regionale, le variazioni delle circoscrizioni dei comuni e delle province, nonché il mutamento della denominazione dei comuni.
In particolare, la legge regionale prevede che la variazione della denominazione dei comuni consiste nel mutamento, parziale o totale, della precedente denominazione.
Ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della suddetta legge regionale, quando uno o più comuni, anche nel loro insieme, non acquisiscono titolo all'esercizio del potere di iniziativa legislativa per le variazioni delle circoscrizioni o delle denominazioni comunali, previsto dall'articolo 20 dello Statuto, i relativi Consigli possono presentare le loro richieste di variazione alla Giunta regionale, che, entro sessanta giorni, trasmette al Consiglio regionale il corrispondente disegno di legge o respinge la richiesta, dandone comunicazione motivata alla competente commissione consiliare.
Inoltre, il progetto di legge, per quanto concerne la variazione della denominazione dei comuni, deve indicare le ragioni toponomastiche, storiche, culturali, artistiche, sociali ed economiche che sono alla base della proposta.
Alla luce della normativa sopra indicata, il Sindaco del Comune di Costermano della Provincia di Verona con lettera dell'8 ottobre 2014 ha chiesto alla Giunta regionale di dare formalmente seguito al procedimento di modifica della denominazione del Comune da "Costermano" a "Costermano sul Garda", ai sensi della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 .
A tale scopo il Sindaco di Costermano ha trasmesso la delibera di Consiglio comunale n. 41 del 24.09.2014 avente ad oggetto: "Atto di indirizzo e deliberazione per la modifica della denominazione comunale da "Costermano" a "Costermano sul Garda", esecutiva, con la quale è stata dichiarata la volontà del Comune di Costermano di cambiare la denominazione.
Ai sensi dell'articolo 7, comma 2 della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 , copia della succitata delibera è stata pubblicata all'Albo pretorio del Comune di Costermano per il periodo dal 6 ottobre 2014 al 21 ottobre 2014 affinché fossero presentate eventuali osservazioni od opposizioni entro il termine del 21 ottobre 2014.
Il Sindaco ha invitato la cittadinanza, prima di giungere all'adozione della citata delibera di Consiglio comunale n. 41 del 24 settembre 2014, a partecipare al riunione del Consiglio comunale del 24 settembre 2014.
Ai sensi dell'articolo 4, comma 6, della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 il Consiglio comunale di Costermano, con il provvedimento n. 41 del 29 aprile 2014 ha illustrato le ragioni toponomastiche, storiche, culturali, artistiche, sociali ed economiche della proposta di modifica della denominazione comunale nei termini che qui si riportano:
CENNI STORICI
Il territorio oggi indicato come Costermano è stato identificato fin dal sec. XI il "Castrum novum abbatissae" o Castelnuovo della badessa, centro amministrativo dell'antica Corte Cervinica, nella quale si configuravano i possedimenti gardesani del monastero di S. Giulia di Brescia, concentrati fra le attuali Garda e Costermano. Dal XII secolo, è documentata la presenza di "Castellonus supra Garda" quindi di "Castrum Albareti novelli", di "Marcellaga" e infine "Costarmate": le odierne Castione e Albarè e località di Castello di Costermano.
Tutti i villaggi si situavano all'interno del Comitato dei Garda, distretto direttamente soggetto all'autorità imperiale esercitata in loco tramite un conte o un suo subalterno stante in Garda. Conclusasi quindi nel 1183 con la pace di Costanza la lotta fra Federico I e i comuni padani, il territorio entrò in breve sotto l'influenza amministrativa del comune di Verona che nel 1193 provvide ad acquistarlo insieme al Comitato di Garda dall'imperatore Enrico VI. I suddetti villaggi vennero a dipendere direttamente dal comune di Verona e quindi, dal 1227, dai signori Scaligeri: in particolare Albarè venne da questi ridotta a proprietà privata della famiglia. Alla signoria scaligera subentrò in breve, a partire dal 1387, quella dei Visconti di Milano e quindi, dal 1404, s'impose la dominazione della Repubblica di Venezia che sarebbe perdurata fino al 1797. Dopo la parentesi napoleonica il territorio entrò a far parte del Lombardo Veneto, direttamente soggetto all'imperatore d'Austria, e quindi nel 1866 al termine della III guerra d'indipendenza entrò a far parte del Regno d'Italia. Nel frattempo Marciaga era stata amministrativamente accorpata con Castion e Albarè con Costermano. Nel 1928 anche Castion cessò d'essere comune a sua volta venne accorpato con Costermano.
STRUTTURA GEOGRAFICA E STORIA ECONOMICA RECENTE
Il territorio vanta una varietà di panorami e ambienti naturali di grande fascino e bellezza naturale da non sottovalutare, dalla Val dei Molini, alle Senge di Marciaga, alle vedute collinari, che nulla hanno da invidiare a quelle più celebri della Toscana, ai boschi alla spalle del Castion, alle splendide vedute paesaggistiche sul Lago di Garda.
Il Comune di Costermano è ubicato lungo la dorsale del Monte Baldo, in posizione Nord - Occidentale rispetto al territorio della provincia veronese. Confina con i seguenti 7 comuni, ordinati per distanze crescenti, Garda km 2.8, Bardolino km 4.6, Torri del Benaco km 4.8, Affi km 4.9, San Zeno di Montagna km 5.7 e Rivoli Veronese km 5.9. Costermano dista 35 chilometri da Verona.
È al centro delle vie di comunicazione che portano al medio lago, Garda e sul Monte Baldo, direttamente per il lato ovest San Zeno di Montagna e indirettamente per il lato est attraverso Caprino. Costermano, come Roma, si sviluppa su sette colli: Castello, Montegolo, Are di sopra, Le Guardie, Boffenigo, Murlongo e Baesse.
Costermano è un comune italiano di 3.709 abitanti (alla data del 31 agosto 2014) della provincia di Verona.
Dal 1871 al 2011 si può riscontrare lo sviluppo demografico in costante crescita.
Lo sviluppo demografico ed economico recente è influenzato dal fatto che Costermano è situato in vicinanza del Garda verso il quale viene riconosciuto un interesse naturale, storico e culturale e non solo come una delle vie per raggiungere il vicino lago.
In conclusione si ritiene che l'inserimento nella denominazione del Comune della specificazione "sul Garda" costituisca motivo di valorizzazione del territorio, indice di richiamo alle sue caratteristiche storico-culturali e di appartenenza geografica, rilevante fonema di richiamo, per l'ulteriore visibilità del Comune e delle sue peculiarità anche in una prospettiva turistica e di diffusione al livello della comunicazione."
La parola al consigliere Montagnoli.

Alessandro MONTAGNOLI (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Tengo subito a precisare che è una cosa completamente diversa dall'esame del punto di Ospedaletto ed Este in quanto qui è un Comune che cambia solamente il nome, è un Comune che non va al voto per cui qui non c'è nessuna delle questioni che ha detto prima il collega Ruzzante.
Vedremo anche dei cenni storici che sono importanti.
Il disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale consiste della presente relazione con la quale vengono illustrate le ragioni toponomastiche, storiche, culturali, artistiche, sociali ed economiche che sono alla base della proposta di legge e di due articoli.
Con l'articolo 1 la denominazione del Comune di Costermano viene mutata in quella di Costermano sul Garda.
Con l'articolo 2 si dà atto dei risultati del referendum della popolazione dell'intero Comune.
Infine, l'articolo 3 stabilisce che la presente legge non comporta nuovi oneri e a carico del bilancio della Regione."
Sindaco del Comune di Costermano, in Provincia di Verona, con lettera dell'8 ottobre 2014 ha chiesto alla Giunta regionale di dare formalmente seguito al procedimento di modifica del cambio del nome del Comune da "Costermano" a "Costermano sul Garda", ai sensi della legge regionale 25/1992.
È stata approvata una delibera del Consiglio comunale all'unanimità.
Nella nota ci sono i cenni storici del Comune di Costermano che faceva parte dei villaggi situati all'interno del Comitato del Garda, distretto direttamente soggetto all'autorità imperiale esercitata in loco tramite un conte o un suo subalterno stante in Garda, questo fino al 1183 con la pace di Costanza, la lotta fra Federico I e i Comuni padani – che vengono già segnati ancora nel 100 -, il territorio entrò sotto l'influenza del Comune di Verona ed è stato acquisito dall'imperatore Enrico VI. Per cui nei cenni storici sempre si fa riferimento alla tematica dei villaggi sul Garda e anche delle frazioni che poi mano a mano, anche agli inizi del 1900, nel 1928 Castion, che faceva paese a sé, poi è stato accorpato a Costermano.
È un paese di 3.700 abitanti sul lago di Garda, confina con sette Comuni tra cui Garda, Bardolino, Torri del Benaco, Affi, San Zeno di Montagna e Rivoli Veronese ed è a 35 chilometri da Verona.
La motivazione è facile capirla: la valorizzazione, perché aggiungere il nome "sul Garda" è importante perché il paese, che negli ultimi anni è anche cresciuto dal punto di vista demografico, alla fine tutta l'influenza deriva dal lago di Garda, per cui consentirgli di aggiungere nella denominazione il nome "sul Garda" penso sia assolutamente importante.
L'ha anche approvato il Consiglio comunale all'unanimità, l'ha approvato la Conferenza permanente, l'ha approvato la Prima Commissione all'unanimità, diamo seguito alla richiesta del Comune, si farà il referendum e penso che già in questa fase, che è all'inizio dell'anno, il Comune stesso lo possa sfruttare comunque per la prossima stagione turistica.
È evidente che sono realtà che ancora stanno bene, che hanno fatto tra l'altro una bella stagione anche quest'anno per cui penso che sia buona cosa se anche il Consiglio dà, come gli altri organi, una risposta all'unanimità e poi il Comune darà seguito a tutto l'iter amministrativo. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Montagnoli.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.

Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Il collega Montagnoli intanto ci ha raccontato un po' di storia della nostra Provincia per cui penso che anche i Colleghi veronesi siano soddisfatti.
Come abbiamo già detto ed espresso in Commissione e, tra l'altro, ribadito prima anche negli interventi relativi alla precedente proposta di legge, noi siamo favorevoli a che i cittadini di Costermano possano esprimersi con un referendum in merito al mutamento della denominazione.
Si tratta di un Comune che, come si dice nella Provincia di Verona, "no tien i piè nel lago" perché il problema è "averghe i piè nel lago o non avergheli". Costermano non ha i piedi nel lago però questo non significa evidentemente che non possa fruire, così come il Consiglio comunale all'unanimità si è espresso, di un valore aggiunto rispetto evidentemente alla denominazione "sul Garda".
Guardate che io so bene che ci sono - lo dico con estrema trasparenza e anche con serena determinazione, mi è piaciuta l'espressione che ha usato prima il collega Berlato - alcuni esponenti anche del Partito Democratico che abitano a Costermano o che abitano le rive del Garda che hanno detto "il cambio di denominazione porta svantaggio" ma, siccome io ritengo che bisogna essere persone coerenti e ritengo che la democrazia non sia a fasi alterne ma valga sempre, è evidente che io personalmente ma anche tutto il Gruppo consiliare regionale del Partito Democratico voteremo a favore di questa proposta di legge perché non entra nel merito tra l'altro ma entra semplicemente in una valutazione di metodo e il metodo è quello di permettere una consultazione popolare che chi meglio dei cittadini di Costermano può fare? Nessun altro meglio lo può fare meglio dei cittadini di Costermano.
Poi francamente se la questione è legata alla preposizione, se è "del Garda" o "sul Garda", si può decidere. Ritengo che la denominazione "Costermano sul Garda" sia quella che risponde meglio alla lingua italiana – guardo il collega Valdegamberi – e anche risponde meglio alla realtà del Comune di Costermano, perché "sul Garda" non implica necessariamente che sia un Comune sulle rive del Garda ma è proprio orograficamente posizionato sopra il lago di Garda.
Detto questo, chiusa la disquisizione linguistica, noi voteremo a favore perché possa procedersi regolarmente all'iter che è stato avviato, come ha ricordato il collega Alessandro Montagnoli, all'unanimità dal Consiglio comunale di Costermano.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Orietta Salemi.
La parola al consigliere Dalla Libera.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico – Moretti Presidente)

Grazie, Presidente.
È una richiesta che proviene da un Consiglio comunale all'unanimità, da un territorio ed io credo che vada accolta da questo Consiglio regionale.
Il Gruppo Veneto Civico voterà a favore.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
La parola al consigliere Giorgetti.

Massimo GIORGETTI (Forza Italia)

Grazie, Presidente.
Su delega del mio Capogruppo e a nome del Gruppo di Forza Italia annuncio il voto favorevole, oltre che per le motivazioni dette, perché esiste ormai di fatto un'area integrata, una Regione del Garda e quindi l'opportunità di identificare i Comuni che poi di fatto rappresentano la parte logistica dei Comuni della Riviera. Credo sia anche doveroso.
Forza Italia voterà a favore di questo intervento.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Giorgetti.
Mi sembrano conclusi gli interventi e, se non ci sono altre dichiarazioni, passiamo alla votazione.
Pongo in votazione il PDL n. 100.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
8



PROGRAMMA DI ATTIVITà DEL COMITATO REGIONALE PER LE COMUNICAZIONI DEL VENETO (CORECOM) PER L'ANNO 2016 E PREVISIONE FINANZIARIA (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 8) (DELIBERAZIONE N. 4/2016)

Relazione della Prima Commissione consiliare.
La parola al consigliere Finozzi.

Marino FINOZZI (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
"Il Comitato regionale per le comunicazioni (CORECOM) è un organo del tutto peculiare nel panorama nazionale, in quanto esercita una pluralità di funzioni in ragione di rapporti specifici con la Regione di appartenenza, con l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e infine con il Ministero dello Sviluppo Economico (Mise).
Nello specifico, il CORECOM del Veneto è titolare di funzioni proprie (l.r. 18/2001) e funzioni delegate dall'AGCOM (cd. prima delega).
Nel programma per le attività del 2016 si evidenzia come il CORECOM, quale organo funzionale dell'AGCOM, garantirà il servizio di monitoraggio, vigilanza ed istruttoria in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali, svolgendo una serie d'iniziative specifiche. Nel corso del 2016, il CORECOM proseguirà nell'istruire ed esaminare le richieste relative all'accesso al sistema televisivo provenienti dai soggetti legittimati, nonché provvederà a redigere la graduatoria e a deliberare i piani trimestrali delle trasmissioni radiofoniche e televisive. Il CORECOM continuerà, come di consueto, ad erogare i contributi alle emittenti televisive locali nonché i rimborsi relativi alla trasmissione di messaggi autogestiti.
A seguito della convenzione stipulata nel 2004 tra l'AGCOM e il CORECOM, a quest'ultimo sono state delegate diverse funzioni, tra le quali quella di vigilanza per il rispetto delle norme in materia di tutela dei minori nel settore televisivo locale.
Per tutte le controversie in materia di comunicazioni elettroniche, inerenti al mancato rispetto delle disposizioni relative al servizio universale ed ai diritti degli utenti finali stabilite dalle norme legislative, dalle delibere dell'AGCOM, dalle condizioni contrattuali e dalle carte dei servizi, il CORECOM provvede all'attività di conciliazione che il cittadino-utente può esperire, ai sensi degli articoli 3 e 4 della Delibera AGCOM n. 173/07/CONS e s.m.i. Nel 2016 il CORECOM continuerà a provvedere all'attività di conciliazione, anche presso gli uffici dell'URP di Padova, Verona, Vicenza, Treviso e Belluno, proseguendo in quel processo di decentramento, di maggior tutela e vicinanza al cittadino, nell'ottica di agevolare ulteriormente i cittadini-utenti nell'accesso ai collegi di conciliazione.
Si segnala che, nel corso della seduta del 9 dicembre 2015, nel corso della quale si è proceduta ad un'audizione del CORECOM, la Prima Commissione consiliare ha espresso l'auspicio che il Consiglio regionale si attivi nel richiedere all'Autorità garante per le comunicazioni le cosiddette seconde deleghe. Esse consistono nella definizione delle controversie tra utenti e gestori dei servizi di telecomunicazione e utenti in ambito locale; nella tenuta del Registro degli operatori di comunicazione; nella vigilanza sul rispetto degli obblighi di programmazione e delle disposizioni in materia di esercizio dell'attività radiotelevisiva locale, mediante il monitoraggio delle trasmissioni dell'emittenza locale. Per il loro svolgimento l'AGCOM attribuirebbe ulteriori finanziamenti. L'acquisizione delle cd. seconde deleghe è stata ritenuta strategica e fondamentale per fornire alla collettività del territorio regionale un servizio completo, efficace e vantaggioso.
La Prima Commissione nella seduta del 9 dicembre 2015, sentito il Presidente CORECOM, avv. Alberto Cartia ha approvato all'unanimità, con i voti dei rappresentanti dei gruppi consiliari Liga Veneta-Lega Nord, Zaia Presidente, Forza Italia, Fratelli d'Italia-An-Movimento per la cultura rurale, Indipendenza Noi Veneto, Partito Democratico, Alessandra Moretti Presidente, Lista Tosi per il Veneto, Il Veneto del Fare-Lista Tosi."

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finozzi.
La parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ne abbiamo ampiamente discusso anche in Commissione quando il Presidente del CORECOM è venuto ad illustrare l'attività, perché questa in realtà è la relazione sull'attività del CORECOM.
Volevo portare il mio contributo su un punto specifico di quella relazione, tralascio le parti più di carattere generale - noi abbiamo votato a favore di quella relazione ed ora il Presidente Finozzi ne ha ricordato un po' le linee fondamentali - perché molti di noi pensano che l'attività principale o prioritaria del CORECOM sia quella relativa al controllo sul sistema radiotelevisivo, un po' legata e connessa a questo sia da un punto di vista della par conditio, così chiamata e denominata, sia dal punto di vista del controllo morale, se vogliamo usare questo termine, relativa al sistema radiotelevisivo veneto.
In realtà la principale attività che il CORECOM svolge nei rapporti con migliaia di cittadini veneti è quella relativa ai contenziosi con le società di telecomunicazione e in particolare modo penso a tutto il sistema connesso alla telefonia e attraverso l'AGCOM il CORECOM Veneto svolge una funzione in prima istanza che è quella di cercare di trovare un accordo tra la parte lesa, il cittadino, e le principali compagnie telefoniche nazionali.
Quasi sempre, in molti casi, queste controversie vengono risolte positivamente da parte del CORECOM quindi con soddisfazione, diciamo così, da entrambi i soggetti: quello che ha generato una causa e quello che in qualche modo appartiene al mondo della telecomunicazione, quindi le stesse compagnie telefoniche. Quindi molto spesso l'attività del CORECOM aiuta e sostiene la possibilità per i cittadini di vedersi rimborsati soldi, di veder riconosciuti i difetti di comunicazione delle compagnie telefoniche, le pubblicità ingannevoli; tre quarti dell'attività del CORECOM passa attraverso questa tutela dei cittadini nei rapporti con le società, gli operatori del campo delle telecomunicazioni.
Noi abbiamo fatto una trasformazione importante rispetto ai CORECOM che appartenevano alla Giunta regionale, cioè la Regione Veneto - unica Regione insieme alla Sicilia ai tempi della Presidenza Galan - aveva mantenuto la competenza sul CORECOM quando è evidente che la competenza, come avveniva in tutte le altre Regioni, è del Consiglio. Nella scorsa Legislatura abbiamo votato bipartisan una legge che ha consentito – e infatti oggi il CORECOM è di competenza del Consiglio regionale – di avere come punto di riferimento non la Giunta ma il Consiglio, anche perché c'è un aspetto di controllo sul sistema radiotelevisivo e non aveva senso che fosse espressione della Giunta e non del Consiglio regionale.
C'è però un secondo problema che io voglio mettere in luce e ho predisposto un ordine del giorno che va in questa direzione e il problema riguarda la "seconda fase" dei contenziosi con le compagnie telefoniche.
Dovete sapere che, a differenza di quello che avviene per un cittadino che sta a Bologna o un cittadino che sta a Firenze o un cittadino che sta a Milano che grazie all'attività di quel Consiglio regionale, grazie alle scelte di quella Giunta regionale può andare a discutere i contenziosi in seconda fase qualora non venga risolto in un accordo tra le parti presso i tribunali di Milano, di Torino, di Bologna, di Firenze, per i cittadini veneti, caso unico a livello nazionale, i contenziosi vanno risolti presso la sede nazionale dell'AGCOM che si trova a Napoli.
Bel modello di autonomia. Bel modello di tutela dei cittadini veneti che devono spendersi, per magari vedersi rimborsati 500 euro di causa. Però sono cause importanti perché molte di queste sono anche cause pilota che rappresentano il rapporto tra cittadino-utente e grandi società della telecomunicazione, grandi compagnie telefoniche che passano sopra la testa dei cittadini, gli fanno vedere delle pubblicità ingannevoli e poi li fregano dal punto di vista della bolletta. È mai possibile che il Veneto non possa essere uguale alla Lombardia, al Piemonte, all'Emilia Romagna e alla Toscana richiedendo all'AGCOM?
Perché è solo una richiesta ed è una funzione delegata, l'AGCOM è ben felice di dare al Veneto - esattamente come ha fatto per tutte le altre Regioni - la competenza anche sui procedimenti cosiddetti di "seconda fase", le "seconde deleghe" vengono così chiamate, alla Regione Veneto affinché i cittadini del Veneto possano difendersi in Veneto e non andare a Napoli, essere costretti a pagare un avvocato che va in trasferta a Napoli per difendere e tutelare i loro diritti.
È chiedere troppo che la Regione Veneto si parifichi a quello che fanno tutte le altre Regioni d'Italia?
È chiedere troppo che i cittadini veneti non siano gli unici "Pantaloni" costretti ad andare a Napoli a vedere risolte le controversie che riguardano la vita dei cittadini, che riguardano i diritti dei cittadini del Veneto?
È mai possibile che la Regione Veneto tra il cittadino-utente e le grandi compagnie telefoniche scelga e preferisca di stare dalla parte delle compagnie telefoniche?
Io ho depositato questo ordine del giorno e - ci tengo a sottolinearlo sia nei confronti dei rappresentanti della Giunta che sono presenti in Aula sia soprattutto nei confronti del Presidente del Consiglio regionale e dell'Ufficio di Presidenza - non ho volutamente inserito la data perché capisco che richiedere oggi queste seconde deleghe presuppone: a) un periodo di tempo nel quale si vanno a richiedere, vengono ottenute; b) soprattutto, cosa più importante, deve essere predisposto un ufficio adeguato a svolgere queste seconde deleghe, queste seconde funzioni.
Quindi capisco perfettamente che c'è ed esiste un problema di personale. Potrebbe essere un'occasione – lo dico apertis verbis – per utilizzare una parte del personale per esempio delle Province che dobbiamo riassorbire e c'è la possibilità in qualche modo di preparare il terreno, lo capisco perfettamente questo. È chiaro che ci vuole anche una posta di Bilancio adeguata.
Tra l'altro è l'AGCOM che ci passa le risorse, quindi non dobbiamo pagare 1 euro in più come Consiglio regionale del Veneto se non predisporre la parte organizzativa, quindi è l'AGCOM che in qualche modo dà queste risorse alle Regioni affinché possano svolgere questa funzione delegata.
Io credo che sarebbe veramente una cosa buona e giusta, per tutelare i nostri cittadini, quella finalmente di prendere in mano queste seconde deleghe e di poter far svolgere anche questi secondi momenti di conflitto, di contenzioso, all'interno della Regione Veneto e non altrove.
Veramente invito tutti i Colleghi a votare questo ordine del giorno, è un semplice atto di indirizzo, è impegnativo se no non l'avrei proposto ma è un impegno tenuto conto delle condizioni di carattere economico-organizzativo che vanno sicuramente predisposte da parte del Consiglio regionale.
Quindi invito tutti a votare questo ordine del giorno e noi voteremo a favore della relazione del CORECOM perché, tra l'altro, anche la stessa relazione del CORECOM contiene indicazioni molto precise sul punto che io in qualche modo ho sollevato.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
L'ordine del giorno che è in distribuzione effettivamente è un impegno importante. Qual è la difficoltà che questo Ufficio di Presidenza si è trovato ad affrontare quando ha iniziato a ragionare in questi termini? Siamo assolutamente convinti che vada perseguito questo obiettivo, anche perché i servizi che vengono dati ai cittadini e che comunque già il CORECOM anche in forma attuale ha in molti casi agevolato e aiutato, il problema è il limite e il tetto di assunzioni di personale. Perché con la legge 53/2012 noi ci siamo resi assolutamente autonomi, abbiamo un tetto di spesa per il personale che già adesso è piuttosto tirato e non vado oltre. Anche portare qui il personale delle Province comporterebbe un aumento di spesa all'interno del nostro Bilancio. Lo stiamo verificando e valutando come Ufficio di Presidenza, però siamo consci che questo sia un obiettivo da raggiungere e con AGCOM abbiamo già avuto interlocuzione in tal senso. Ha fatto bene a non scrivere una data, perché se fosse stata scritta una data impegnativa avrei dovuto dirle di no.
È una cosa che stiamo facendo e anche nel processo di ulteriore riorganizzazione che andremo a fare per ottimizzare al meglio la macchina del Consiglio, capiremo e vedremo se è possibile dare personale ed energie a questo tipo di attività. Da parte mia, come Presidente del Consiglio, posso dire che è ricevibile l'ordine del giorno, con le premesse e le difficoltà che ho fatto presente per l'attivazione e per l'implementazione degli uffici del CORECOM.
La parola al consigliere Scarabel.

Simone SCARABEL (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere di sottoscrivere questo ordine del giorno insieme a tutto il Gruppo del Movimento 5 Stelle. Lo volevamo presentare anche noi ma avendolo già fatto il collega Ruzzante è superfluo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Scarabel.
La parola al consigliere Possamai.

Gianpiero POSSAMAI (Liga Veneta - Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Non vedo il Vicepresidente Sinigaglia, comunque stiamo approfondendo questa tematica proprio per l'importanza delle seconde deleghe, sia nelle materie che ha precisato lei e sia nel dare maggiori competenze a questo istituto, considerando la grande capacità di invasione che ha il sistema comunicativo nei confronti, per esempio, della fascia dei minori. Ritenevamo molto interessante, molto importante che ci fosse un approccio più completo, organico e con maggiori risorse da parte di questo istituto di controllo, proprio per una garanzia dei minori nelle fasce di audiovisivo che sono assoggettate al loro rispetto, che attualmente non sembra sia completamente effettuato e sia nel merito da quanto lei ha precisato prima.
Anche secondo me è sicuramente ricevibile e approvabile questo ordine del giorno. Mi chiedo se è il caso di sospenderlo in attesa che la Quarta Commissione definisca tutte le procedure per portarlo al Consiglio insieme al proponente per dare una risposta organica a tutto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Possamai.
La parola al consigliere Dalla Libera.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Chiedo anch'io come Veneto Civico di poter sottoscrivere l'ordine del giorno.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
La parola al consigliere Finco.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta - Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Anche noi sottoscriviamo l'ordine del giorno, e anche la collega Silvia Rizzotto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finco.
Registro la sottoscrizione da parte dei Capigruppo di Lega Nord – Liga Veneta e Lista Zaia Presidente.
La parola al consigliere Possamai.

Gianpiero POSSAMAI (Liga Veneta - Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Ci riserviamo di fornire all'Ufficio di Presidenza un approfondimento quando saranno compiuti i lavori della Commissione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Possamai.
La parola al consigliere Guadagnini.

Antonio GUADAGNINI (Indipendenza Noi Veneto)

Grazie, Presidente.
Solo per dire che sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Guadagnini.
La parola al consigliere Ferrari.

Franco FERRARI (Alessandra Moretti Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo vale anche per noi, sottoscriviamo l'ordine del giorno. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ferrari.
Anche il Consigliere Barison sottoscrive l'ordine del giorno.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno presentato dal collega Ruzzante e altri.

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Ruzzante, Moretti, Fracasso, Berti, Baldin, Bartelle, Brusco, Scarabel, Dalla Libera, Riccardo Barbisan, Ciambetti, Coletto, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Finco, Fabiano Barbisan, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova, Guadagnini, Ferrari, Guarda e Barison relativo a "Conferimento al CORECOM del Veneto delle ulteriori funzioni delegate di "Seconda fase"" in occasione dell'esame della proposta di deliberazione amministrativa relativa a "Programma di attività del comitato regionale per le comunicazioni del Veneto (CORECOM) per l'anno 2016 e previsione finanziaria (Proposta di deliberazione amministrativa n. 8) (Deliberazione n. 3/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- i CORECOM ai sensi delle normative statali e regionali, sono titolari di funzioni proprie e, in base ad apposite convenzioni sottoscritte con l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni-AGCOM, sono altresì titolari di funzioni delegate di 'prima fase' e di 'seconda fase';
- le cosiddette funzioni delegate di 'seconda fase' riguardano le seguenti materie: a) definizione delle controversie tra utenti e gestori dei servizi di telecomunicazione utenti in ambito locale; b) tenuta del registro degli operatori di comunicazione, c) vigilanza sul rispetto degli obblighi di programmazione e delle disposizioni in materia di esercizio dell'attività radiotelevisiva locale, mediante il monitoraggio delle trasmissioni dell'emittenza locale. Per l'esercizio di tali funzioni l'AGCOM attribuisce ai CORECOM ulteriori finanziamenti;
- la funzione delegata di 'seconda fase' relativa alla 'definizione delle controversie tra operatori e utenti di telecomunicazioni' si affianca a quella, già esercitata, dell'effettuazione dei tentativi obbligatori di conciliazione. Tale procedura facente capo all'Autorità, consente di adire ad un secondo grado di definizione della controversia, nei particolari casi di esito negativo del tentativo di conciliazione previsti dal Regolamento emanato dall'AGCOM. Con la delega, ciascun CORECOM può garantire, nell'ambito della propria organizzazione interna, la separazione tra la funzione di conciliazione e la funzione di definizione delle controversie e, per quest'ultima, tra competenze istruttorie e decisorie, compresa la facoltà di comminare sanzioni, anche molto ingenti;
- la gran parte dei CORECOM regionali hanno già sottoscritto le convenzioni per l'esercizio delle funzioni di 'seconda fase' mentre quello del Veneto è rimasto uno dei pochi a svolgere solo funzioni proprie e delegate di 'prima fase';
- l'acquisizione da parte del CORECOM Veneto delle funzioni delegate 'di seconda fase' garantirebbe un servizio più ampio ed efficace e consentirebbe ai cittadini veneti, al pari di quelli di altre Regioni, di definire le controversie con i gestori dei servizi di telecomunicazione nell'ambito territoriale regionale.
Impegna il Presidente del Consiglio regionale e della Giunta regionale
a precostituire, in termini di dotazione finanziaria, organica e strumentale, le condizioni idonee al conferimento del CORECOM Veneto delle ulteriori funzioni delegate da parte dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni".
Pongo in votazione l'ordine del giorno.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
PUNTO
9



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI VILLANOVA, RIZZOTTO, BARBISAN RICCARDO, GIDONI, BRESCACIN, FINOZZI, SEMENZATO, POSSAMAI, COLETTO, MORETTI, AZZALIN, FRACASSO, PIGOZZO, RUZZANTE, SALEMI, SINIGAGLIA, ZANONI, ZOTTIS E DALLA LIBERA RELATIVA A "VACCINI: LA GIUNTA REGIONALE SI ATTIVI PER UNA CORRETTA INFORMAZIONE" (MOZIONE N. 59) (DELIBERAZIONE N. 5/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
APPRESO CHE:
- le coperture vaccinali in Italia, stando agli ultimi dati emanati dal Ministero della Salute, sono scese sotto la 'soglia-rischio' del 95%, determinando così un ammonimento dall'Organizzazione mondiale della sanità;
- la Conferenza Stato Regioni sta discutendo la bozza del Piano Nazionale Vaccini che dovrebbe prevedere percorsi di concertazione con gli Ordini e le associazioni professionali dei medici, con l'obbiettivo di garantire un unanime sostegno alla pratica vaccinale.
VISTO:
- la legge regionale 23 marzo 2007, n. 7 (Sospensione dell'obbligo vaccinale per l'età evolutiva) con cui la Regione del Veneto è intervenuta per normare l'offerta vaccinale per i soggetti in età evolutiva, demandando alla Giunta regionale l'emanazione delle linee guida per la definizione della azioni da applicarsi da parte delle competenti strutture delle aziende ULSS;
- il Piano Socio Sanitario 2012-2016 approvato con legge regionale 29 giugno 2012, n. 23 (Norme in materia di programmazione socio sanitaria e approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2012-2016) definisce gli obbiettivi da perseguire per garantire un elevato livello di copertura per le vaccinazioni, il consolidamento della qualità dell'offerta vaccinale e il perseguimento di un'adeguata formazione degli operatori;
- il Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018, attuativo del Piano Nazionale della Prevenzione, approvato con deliberazione della Giunta regionale 14 maggio 2015, n.749 (Approvazione Piano Regionale Prevenzione per la realizzazione del Piano Nazionale Prevenzione 2014 – 2018), prevede numerose azioni finalizzate al raggiungimento di elevate coperture vaccinali come ad esempio: miglioramento della comunicazione, formazione del personale impegnato nell'attività vaccinale, miglioramento dei sistemi di sorveglianza delle malattie prevenibili con vaccinazione.
CONSIDERATO CHE:
- è scientificamente provato che la diminuzione sotto la soglia di sicurezza delle coperture per le vaccinazioni raccomandate dal calendario regionale può causare un ritorno di patologie attualmente "debellate" ma presenti in altri paesi, che in tenera età possono diventare letali;
- con la diffusione dei nuovi media molti cittadini ricevono informazioni non supportate da evidenze mediche e scientifiche sulla reale importanza per il singolo e per la comunità della somministrazione di vaccini, con particolare rilevanza per i nuovi nati fino a 24 mesi;
- dai dati presenti nell'ultimo "Monitoraggio della sospensione all'obbligo vaccinale" redatto a cura del Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della Regione Veneto si evidenzia come tutte le coperture vaccinali siano scese sotto la soglia del 95%.
RITENUTO INFINE CHE un'errata informazione sulla materia potrebbe portare a gravi conseguenze, sia sotto il profilo individuale che collettivo, poiché scendere sotto la soglia di copertura indicata significherebbe perdere la protezione della popolazione, aumentare il rischio per i bambini e le fasce deboli della società, nonché aumentare il rischio che si sviluppino nuove epidemie;
impegna la Giunta regionale
a) ad attivarsi presso le proprie strutture per intraprendere una campagna informativa che tenga conto di quanto specificato nel Piano Socio Sanitario 2012-2016 e nel Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018;
b) a rafforzare la corretta informazione sulle vaccinazioni in età pediatrica presso i punti nascita del SSR, i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale e tutte le strutture sanitarie utili a tale scopo;
c) a monitorare attentamente la copertura vaccinale dei nuovi nati e ad intraprendere ogni azione utile per minimizzare il rischio sanitario per la popolazione veneta."
La parola al consigliere Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Come ben sapete, con la legge n. 7/2007, il Consiglio regionale ha introdotto la sospensione dell'obbligo vaccinale per tutta la Regione Veneto. Questo perché va ad interpretare quella che è la libertà di scelta e anche l'accettazione di una maturità della popolazione, una maturità che può portare a far scegliere i genitori per il futuro dei propri figli.
Insieme a questa sospensione dell'obbligo vaccinale è stato introdotto anche l'Osservatorio per l'attività vaccinale, proprio per evitare che si creino dei rischi per la popolazione Veneto e per monitorare l'andamento delle vaccinazioni. I dati pubblicati negli ultimi anni hanno dimostrato come in Veneto e anche in Italia si sia scesi sotto il 95% di popolazione vaccinata tra i neonati. Questo è un dato che ha fatto richiamare l'Italia da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Alcune U.L.S.S. venete hanno delle vaccinazioni che vanno sotto il 90%, per esempio il morbillo. Possiamo vedere che in quasi tutte le U.L.S.S. venete, per quanto riguarda i neonati sotto i 6 mesi di vita, praticamente tutte le vaccinazioni sono sotto il 90%, esponendo questi neonati ad un grave rischio di contrarre delle patologie potenzialmente anche letali.
È inoltre evidente come ci sia una tendenza da parte dei genitori a ritardare il momento della vaccinazione. Molto spesso non viene seguito il calendario vaccinale consigliato da parte delle U.L.S.S.. Anche se a dire il vero c'è un recupero di questi ritardi di circa il 50%.
È innegabile verificare, però, come nel giro di tre anni, dal 2011 al 2013, si sia andati incontro ad un rifiuto delle vaccinazioni che è più che triplicato. Questo è un dato che ci deve far riflettere. Sappiamo benissimo che scendendo sotto il 95% di popolazione vaccinata viene meno quella che viene definita come immunità di gregge, quindi la protezione che i vicini vaccinati fanno anche a chi non ha portato avanti questo tipo di terapia.
Perché si è creata questa situazione? Essenzialmente perché per fortuna la percezione del rischio da parte dei genitori è molto bassa, capita molto raramente di vedere dei bambini che si ammalano di quelle malattie che sono protette dai vaccini, magari si legge sui giornali di qualche bambino in Spagna o nei paesi vicini che ha contratto la malattia. Ogni tanto succede, purtroppo, di vedere bambini anche in Italia morire di pertosse nel 2015, come è successo poco tempo fa a Bologna.
I genitori cercano delle informazioni che non trovano. Cercano informazioni perché vogliono fare delle scelte responsabili e prima di decidere se vaccinare o meno cercano delle informazioni e purtroppo non sempre le trovano. Le vanno a cercare su canali che non sempre sono affidabili, come per esempio internet e i social network. Se noi facciamo una ricerca su Google, per esempio, proviamo a ricercare la parola vaccinazioni possiamo vedere come i primi risultati che troviamo sono risultati che vanno contro le vaccinazioni. Questo sicuramente è un motivo di preoccupazione perché molto spesso sono dati non verificati.
Esiste anche un canale di disinformazione. Vi porto un esempio concreto che è arrivato a tutti noi: quando è stata calendarizzata questa Mozione per la prima volta le nostre caselle di e-mail sono state sommerse da messaggi. Avete visto come invece di parlare di vaccinazioni prenatali, o di aumentare l'informazione come questa mia Mozione vuole fare, si è arrivati a dire che volevamo rimettere in pista l'obbligo vaccinale o obbligare la vaccinazione antinfluenzale. Chi ha mandato queste e-mail non si è neanche preoccupato di andare a verificare cosa contenesse veramente questa Mozione. Questo è un po' il segno di come viene portata avanti la questione dei vaccini sui social.
Però bisogna guardare anche il lato dolente. C'è una scarsa informazione da parte dei canali ufficiali. Questa scarsa informazione dalle fonti affidabili, fa sì che dai sondaggi che sono stati fatti tra la popolazione, la prima fonte di informazione siano proprio i web, i social e le fonti non mediche. Cosa fare per arrivare a dare una soluzione a questo problema? Va promossa una corretta informazione. Corretta informazione vuol dire né pro, né contro, ma un'informazione che vada a riproporre le evidenze scientifiche in campo medico. La Mozione si propone, quindi, di arrivare a dare una informazione più capillare ai genitori in modo che possano fare una scelta responsabile sulla salute dei propri figli. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
La parola alla consigliera Giovanna Negro.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi)

Grazie, Presidente.
Condivido appieno come Gruppo la Mozione e quindi voterò a favore, chiedo di inserire un ulteriore dispositivo nell'impegno alla Giunta: "di monitorare che in tutte le sedi venga fatta una corretta informazione".
Lo dico perché molto spesso abbiamo una scarsa adesione anche dettata dal fatto che non vi è una corretta informazione da parte dei genitori e da parte degli operatori.

PRESIDENTE

Può ripetere la richiesta?

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi)

Sì: di monitorare che in tutte le sedi venga fatta una corretta informazione.

PRESIDENTE

L'aggiunta è "In tutta le sedi".

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi)

Sì, che in tutte le sedi, nei luoghi vaccinali, venga fatta una corretta informazione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Negro.
Come lei sa, deve essere d'accordo il proponente.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi)

L'avevo condiviso prima.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Negro.
Bene. Mi pare che il proponente ha accettato questa piccola aggiunta.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.

Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Molto rapidamente, perché mi pare che siamo in linea. Anche noi votiamo favorevolmente questa Mozione. Tra l'altro, dico al Collega che era mia intenzione presentarne una, quando ho visto che c'è stata la sua proprio perché va nella direzione di una corretta informazione, non c'è nessun tentativo di imporre niente, di mantenere come dire in qualche modo correttamente lo status che abbiamo già deliberato in Veneto.
Aggiungo solo una considerazione. Molto spesso succede che, anche tra gli operatori sanitari, forse non c'è un adeguato atteggiamento libero da pregiudizi nei confronti della vaccinazione, purtroppo, e questo va ad incidere evidentemente anche in termini di corretta informazione.
Concordo, se può servire - a malincuore - l'integrazione della collega Giovanna Negro perché mi sembra sensata.
Facciamo tutto ciò che è possibile e che è di nostra competenza per potere, senza forzature, evidentemente incentivare il più possibile la copertura vaccinale che superi le soglie a cui lei faceva riferimento prima. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Salemi.
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Nel 2007 abbiamo approvato una legge che pone fine all'obbligo delle vaccinazioni, il risultato dopo 8, 9 anni, 8 anni di valutazioni, perché la valutazione è per l'anno precedente, è che siamo scesi sotto il 95% in alcune U.L.S.S. e in alcune U.L.S.S. in maniera ancora più pericolosa. La legge prevede che in caso di pericolo per la salute ci sia la sospensione degli effetti della legge, prevede anche questo legge.
Con questo ordine del giorno promuoviamo una campagna di sensibilizzazione che è già partita, perché i manifesti 6x3, i mammut sono già presenti in tutte le città della Regione Veneto. Quindi è una Mozione che recepisce una cosa che è già stata fatta, ma che dà il mandato di completare e di incentivarla ulteriormente.
Questo è uno degli aspetti che fa parte anche degli esiti sui quali siamo valutati a livello nazionale. Nella campagna degli esiti, noi siamo scesi di categoria proprio per questo, in effetti tante U.L.S.S. hanno il quadratrino viola perché non è stato raggiunto il traguardo: quello di assicurare il raggiungimento del 98% o almeno il 95, etc., noi siamo andati sotto.
È una situazione molto critica, grave e difficile. Si risolve con una Mozione? La Mozione dà un'indicazione, però la Regione ha istituito un Comitato tecnico scientifico che valuta ogni anno l'andamento. Forse abbiamo aspettato qualche anno di troppo per intervenire, perché i dati erano presenti anche prima, che il calo era un calo consistente. Quindi dobbiamo essere più lungimiranti. Capire bene che questa legge - siamo tra le poche Regioni che hanno la legge che ha tolto l'obbligatorietà delle vaccinazioni - può mettere a rischio la salute di chi ha scelto di non vaccinare, ma anche chi non ha scelto di non vaccinare. Che è ben diverso, cioè diventa un pericolo per la salute pubblica se iniziano a propagare malattie che pensavamo fossero tenute sotto controllo, se non estinte. Quindi richiamo una piena applicazione della legge.
Assessore, se ci sono i termini per sospendere la legge si sospenda la legge, sono molto drastico su questo perché ci va di mezzo la salute dei cittadini. Siamo ancora in tempo per recuperare la quota del 98%? Facciamolo, però non penso basti il manifesto 6x3, bisogna fare molto di più: bisogna impegnare un'azione capillare da parte dei pediatri, dei pediatri di base, delle strutture delle U.L.S.S. per un'informazione corretta. Perché si sta divulgando una preoccupazione fortissima nei confronti della vaccinazioni, che è impropria.
L'ente Regione ha il dovere di intervenire tempestivamente per recuperare quel deficit che altre Regioni non hanno e che noi abbiamo, che è legato a questa legge, alla legge n. 7/2007. E reputare se non sia il caso di intervenire anche in maniera più forte come quello della sospensione della legge tout court. Perché se gli effetti sono questi e se vediamo che l'anno prossimo, nonostante l'operazione di sensibilizzazione, non c'è un incremento delle vaccinazioni, ma aumenta il calo, bisogna intervenire in maniera ancora più drastica. Ripeto, ne va di mezzo la salute di tutti i cittadini, soprattutto di tanti bambini, di tanti ragazzi e di tante ragazze.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La parola alla consigliera Patrizia Bartelle.

Patrizia BARTELLE (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Mi rendo conto che porterò avanti un punto di vista diverso da quello che abbiamo finora rappresentato in quest'Aula.
Avevo chiesto al Collega di poter inserire due emendamenti a questa Mozione, che sostanzialmente non è sbagliata, anzi, si chiedeva semplicemente un ampliamento di questa Mozione in chiarezza. Adesso proseguo con il mio intervento che mi er0 preparata e aggiungerò qualcosa alla fine.
La mia funzione è quella di dare voce ai cittadini e oggi ho deciso di dare voce ad una mamma, di professione nutrizionista, che ha a cuore la salute e il benessere della propria figlia. Dopo molti mesi di approfondimento su testi e pubblicazioni novembre nazionali ed anche di confronto con le A.S.L. nessuno mai ha assicurato che mia figlia, che gode di uno stato di salute fisico e mentale ottimo, lo potesse mantenere dopo una vaccinazione.
Questa mamma dice: preferisco sostenere il sistema immunitario di mia figlia in modo specifico, un sistema immunitario di questo tipo risponde meglio a qualsiasi malattia, motivo per cui non salta un giorno di scuola. Il vaccino non mi dà la certezza della non malattia.
Ci sono Stati in cui la copertura vaccinale è elevatissima, in Cina arriviamo al 99%, eppure le malattie non sono ancora debellate. Come possiamo spiegarlo questo? Noi sosteniamo una corretta informazione sui vaccini, però riteniamo che la presente Mozione abbia delle premesse idonee per sostenere una libera e neutra informazione scientifica a tutela della salute di tutti i cittadini. Noi puntiamo sull'informazione.
Bisogna stimolare e implementare anche la formazione, il monitoraggio e la segnalazione di eventi avversi sia a livello regionale che nazionale, che in letteratura scientifica esistono e sono segnalati e stimolare lo studio per l'utilizzo dei vaccini in modo sempre più sicuro. Se prevediamo una campagna informativa obiettiva non sarebbe male.
Questa Mozione per noi non è completa, perché in uno dei capoversi dice che intraprenderemo ogni azione utile e abbiamo paura che si possa arrivare ad una costrizione alla vaccinazione per tutti, senza la libertà di scelta, perché sarà il passo successivo. Non si pensa ad una maggiore valutazione dei rischi del singolo che la valutazione può avere.
Abbiamo chiesto l'inserimento di due emendamenti alla Mozione. Due lievi modifiche che evidenziassero in maniera chiara e inconvertibile anche i rischi derivanti dalla vaccinazione. Chiedevamo l'inserimento di poche parole, poche ma chiare. Chiedevamo alla fine del secondo comma di inserire: "informazione ai rischi della vaccinazione". Volevamo assolutamente che le informazioni fossero date in maniera chiara e specifica all'interno delle strutture sanitarie, giusto per evitare anche quanto esposto dal consigliere Sinigaglia poco fa.
Nel secondo emendamento chiedevamo di prevedere uno screening familiare per arrivare ad una attenta osservazione del bambino per poter tarare sul singolo soggetto benefici e rischi. Questo perché? Perché noi del Veneto abbiamo subito nel 2007 un caso particolare che ha portato alla promulgazione in Regione Veneto appunto della legge attuale sulle vaccinazioni.
Nel 2007 ricordiamo il caso della famiglia Tremante di Verona, questa famiglia, una famiglia non composta da medici, il padre era un geometra, aveva tre figli. Il primo figlio, nato nel 1965, fu vaccinato a forza in quanto la famiglia già si opponeva e il bimbo nel 1971 è morto per connessione diretta alle vaccinazioni. La famiglia Tremante ebbe anche due gemelli dopo il 1971 e furono vaccinati sempre a forza, quindi sospendendo la patria potestà li portarono via e li vaccinarono e riconsegnarono alla famiglia i figli e la patria potestà.
Concludo brevemente. Dei due ragazzi uno morì dopo i 4 anni, l'altro è tutt'ora in carrozzina. Nel 1995 lo Stato riconobbe il nesso di casualità tra vaccinazione e le cause di morte.
Non saremmo stati assolutamente contrari a questa Mozione se si fosse previsto questo diritto all'informazione alle famiglie, ma chiedevamo maggiormente informazione, non capisco perché non c'è stata concessa in maniera chiara. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Patrizia Bartelle.
La parola al consigliere Villanova, per la replica finale.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Voglio rispondere a queste domande, perché con questa Mozione chiedo che venga fatta corretta informazione. Corretta informazione non vuol dire "fare informazione di parte pro o contro i vaccini", vuol dire fare informazione che sia attinente a quelle che sono le pubblicazioni scientifiche presenti in letteratura medica.
Non ho voluto inserire la parte sui rischi perché nella corretta informazione sono inseriti i rischi. Troppo spesso noi sentiamo parlare di vaccini come se si parlasse di politica e ci fosse una contrapposizione tra due partiti. Qui non stiamo parlando di partiti, ma di salute e sulla salute ci sono dati scientifici oggettivi ed è giusto che la popolazione, i genitori, prima di vaccinare abbiano la piena possibilità di avere questi dati scientifici e prendere la decisione con i dati scientifici senza interpretazioni di parte. Questo è quanto detto all'interno della mia Mozione. Non è una Mozione che tende a prendere le parti di qualcuno, ma la parte della scienza, in scienza e in coscienza come deve essere fatto da un medico.
Per quanto riguarda la parte degli screening, gran parte di quello che intendeva lei come screening viene fatto dal pediatrica quando prende l'anamnesi patologica prossima e remota del bambino quando si presenta la prima volta al pediatria, o addirittura all'interno dei reparti di ostetricia. Quindi la prima valutazione se un bambino può subire danni da vaccini, oppure è meglio che non venga sottoposto ai vaccini viene fatta direttamente dal pediatra.
Se lei intendeva parlare degli screening genetici, che sono tanti pubblicizzati soprattutto in internet nell'ultimo periodo, non c'è nessuna evidenza a livello scientifico che questi screening servano a qualcosa. Anzi, c'è un'evidenza: questi screening costano e costano tanto e molto spesso fanno parte anche di alcuni raggiri che vengono fatti nei confronti di genitori che magari lo fanno in buona fede, dove vengono spillati soldi a questi genitori per non avere risposte definitive, per non rispondere al loro bisogno di informazioni e quindi non servono assolutamente a niente. Per questo ho detto di no al suo emendamento.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Villanova.
La parola all'assessore Coletto.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta - Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Credo che questa Mozione vada assolutamente nel senso corretto dell'interpretazione della legge del 2007, cioè della vaccinazione su base volontaristica. Credo sia stata una scelta importante, una scelta di civiltà, una scelta che va verso l'educazione sanitaria e reputo che la Regione del Veneto, per il momento, non abbia nessun tipo di problematica per andare a riattivare la vaccinazione su base obbligatoria.
Questo lo dico vedendo quelli che sono i dati, che hanno visto una decrescita delle vaccinazioni a livello nazionale, dovuta soprattutto al caso, non so se lo ricordate, legato alle vaccinazioni antinfluenzali dello scorso anno che sono state all'attivo delle cronache per alcuni mesi. AIFA in quel frangente ha ritirato delle partite di vaccini per il sospetto, peraltro poi assolutamente negato, che questi vaccini avessero delle sostanze che non funzionavano e a cui sono state collegate ingiustamente anche delle morti, peraltro di persone anziane con pluripatologie e quant'altro. Quindi è stato verificato che il vaccino è a posto, ma da allora c'è stata una decrescita a livello nazionale.
Credo che la Mozione vada nel senso giusto di fare informazione, di fare informazione corretta, diversa da quella che troviamo sui social e su internet, che ha bisogno di una interpretazione da parte di personale medico che dia il giusto peso alle parole, ma che soprattutto faccia chiarezza su questioni che da parte di chi non è medico sono assolutamente oscure.
Peraltro, va sottolineata una questione che non è secondaria: con i vaccini noi abbiamo eradicato patologie devastanti come il vaiolo, eradicato a livello mondiale, l'ultimo caso è stato negli anni '70. Quindi chi dice che le vaccinazioni portano alla morte, portano ad altre patologie, portano a infermità credo che si sbagli. Va detto comunque che in Regione del Veneto si rimane su base volontaristica e va implementata senz'altro quella che è l'informazione, in vista, appunto, dei risultati e della flessione che c'è stata a livello nazionale.
Va peraltro verificata un'altra questione. I dati che sono stati mandati al Ministero sono dati da correggere, nel senso che i genitori non è che non vaccinino ma vaccinano in ritardo. Quindi la verifica dei vaccinati non va fatta su base annua, ma va estesa su un paio d'anni almeno, meglio su tre anni, per capire esattamente qual è la base, le corti che sono state vaccinate.
Peraltro noi ci siamo già attivati, il consigliere Sinigaglia parlava dei mammut, i manifesti 6x3, per implementare l'informazione, come Giunta, sulla scorta di questa Mozione, provvederemo ad implementare ulteriormente le vaccinazioni. Mi vengono in mente, per esempio, quelli che sono i corsi pre-parto e altre situazioni, le strutture, i pediatri di libera scelta e quant'altro, per migliorare la comunicazione, ma soprattutto l'informazione legata alle vaccinazioni. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola alla consigliera Orietta Salemi, per dichiarazione di voto.

Orietta SALEMI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Per esprimere in fase di dichiarazione di voto la richiesta al collega Villanova di sottoscrivere la Mozione stessa da parte di tutto il Gruppo consiliare del Partito Democratico.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Orietta Salemi.
La parola al consigliere Dalla Libera.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Da parte di Veneto Civico chiedo di poter sottoscrivere la Mozione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
Benissimo.
Passerei alla votazione della Mozione come modificata con la richiesta della consigliera Giovanna Negro, mentre non vengono accolte le richieste della consigliera Patrizia Bartelle.
Pongo in votazione la Mozione n. 59, come emendata.
IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

APPRESO CHE:

- le coperture vaccinali in Italia, stando agli ultimi dati emanati dal Ministero della Salute, sono scese sotto la "soglia-rischio" del 95 per cento, determinando così un ammonimento dall'Organizzazione mondiale della sanità;
- la Conferenza Stato Regioni sta discutendo la bozza del Piano Nazionale Vaccini che dovrebbe prevedere percorsi di concertazione con gli Ordini e le associazioni professionali dei medici, con l'obbiettivo di garantire un unanime sostegno alla pratica vaccinale;

VISTO:

- la legge regionale 23 marzo 2007, n. 7 (Sospensione dell'obbligo vaccinale per l'età evolutiva) con cui la Regione del Veneto è intervenuta per normare l'offerta vaccinale per i soggetti in età evolutiva, demandando alla Giunta regionale l'emanazione delle linee guida per la definizione della azioni da applicarsi da parte delle competenti strutture delle aziende ULSS;
- il Piano Socio Sanitario 2012-2016 approvato con legge regionale 29 giugno 2012, n. 23 (Norme in materia di programmazione socio sanitaria e approvazione del Piano socio-sanitario regionale 2012-2016) definisce gli obbiettivi da perseguire per garantire un elevato livello di copertura per le vaccinazioni, il consolidamento della qualità dell'offerta vaccinale e il perseguimento di un'adeguata formazione degli operatori;
- il Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018, attuativo del Piano Nazionale della Prevenzione, approvato con deliberazione della Giunta regionale 14 maggio 2015, n. 749 (Approvazione Piano Regionale Prevenzione per la realizzazione del Piano Nazionale Prevenzione 2014-2018), prevede numerose azioni finalizzate al raggiungimento di elevate coperture vaccinali come ad esempio: miglioramento della comunicazione, formazione del personale impegnato nell'attività vaccinale, miglioramento dei sistemi di sorveglianza delle malattie prevenibili con vaccinazione;

CONSIDERATO CHE:
- è scientificamente provato che la diminuzione sotto la soglia di sicurezza delle coperture per le vaccinazioni raccomandate dal calendario regionale può causare un ritorno di patologie attualmente "debellate" ma presenti in altri paesi, che in tenera età possono diventare letali;
- con la diffusione dei nuovi media molti cittadini ricevono informazioni non supportate da evidenze mediche e scientifiche sulla reale importanza per il singolo e per la comunità della somministrazione di vaccini, con particolare rilevanza per i nuovi nati fino a 24 mesi;
- dai dati presenti nell'ultimo "Monitoraggio della sospensione all'obbligo vaccinale" redatto a cura del Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica della Regione Veneto si evidenzia come tutte le coperture vaccinali siano scese sotto la soglia del 95 per cento;

RITENUTO INFINE che un'errata informazione sulla materia potrebbe portare a gravi conseguenze, sia sotto il profilo individuale che collettivo, poiché scendere sotto la soglia di copertura indicata significherebbe perdere la protezione della popolazione, aumentare il rischio per i bambini e le fasce deboli della società, nonché aumentare il rischio che si sviluppino nuove epidemie;

IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

a) ad attivarsi presso le proprie strutture per intraprendere una campagna informativa che tenga conto di quanto specificato nel Piano Socio Sanitario 2012-2016 e nel Piano Regionale della Prevenzione 2014-2018;
b) a rafforzare la corretta informazione sulle vaccinazioni in età pediatrica presso i punti nascita del SSR, i pediatri di libera scelta, i medici di medicina generale e tutte le strutture sanitarie utili a tale scopo;
c) a monitorare attentamente la copertura vaccinale dei nuovi nati e ad intraprendere ogni azione utile per minimizzare il rischio sanitario per la popolazione veneta;
d) a monitorare che in tutte le sedi venga fatta una corretta informazione.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
PUNTO
10



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI SCARABEL, BERTI, BALDIN, BARTELLE E BRUSCO RELATIVA A "SOSPENSIONE DELLE CONCESSIONI ALLE CENTRALINE IDROELETTRICHE" (MOZIONE N. 36) (DELIBERAZIONE N. 6/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- attualmente in Italia e soprattutto lungo tutto l'arco alpino, gli impianti mini idroelettrici - centrali idroelettriche di potenza inferiore ad 1 MW - rappresentano circa l'85% del numero degli impianti esistenti e solo il 5% della potenza installata;
- ben il 90% dei corsi d'acqua che compongono il tratto alpino del bacino del fiume Piave è attualmente caratterizzato da impianti e derivazioni realizzati a fini di produzione di energia idroelettrica e irrigua e molti altri progetti sono in fase di approvazione. Si tratta principalmente di aree connotate da elevata naturalità e da scarse/assenti pressioni antropiche, tutelate all'interno della rete Natura 2000 quali siti di importanza comunitaria (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi delle direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE);
- a causa delle opere in questione, numerosi corsi d'acqua sono stati compromessi o addirittura sostanzialmente prosciugati a causa dei molti impianti posti "in serie" lungo il corso del fiume e dei suoi affluenti. Tale sconsiderato sfruttamento ha già modificato drasticamente l'habitat naturale causando un incontestabile impoverimento della qualità ecosistemica e paesaggistica dei corpi idrici interessati;
- la compromissione degli ecosistemi, con un paesaggio banalizzato e deturpato dei corsi d'acqua, si sta ripercuotendo sulle attività economiche locali quali la pesca e il turismo;
- l'acqua è una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile della montagna: il suo utilizzo responsabile per la produzione di energia pulita può permettere di attivare investimenti, con ricadute positive per le comunità locali, per l'ambiente e per l'economia;
PRESO ATTO:
- del ritardo da parte del Governo italiano, delle Autorità di Bacino e delle Regioni nel completo recepimento della Direttiva Quadro sulle Acque, 2000/60/CE, che sostiene la necessità di ristabilire la buona qualità dei corsi d'acqua e comunque di non degradarne le condizioni ecologiche;
- della necessità di promuovere azioni tese al risparmio delle risorse e dei beni comuni, alla conservazione e alla corretta gestione del paesaggio e al rispetto degli habitat naturali sulla base dei principi di partecipazione e di precauzione;
- che, da un'analisi tecnica della situazione, commissionata da associazioni territoriali ad una società di consulenza ambientale di San Donà di Piave (VE) dal titolo: "Lo sfruttamento idroelettrico in provincia di Belluno", risulta che Il mercato dell'idroelettrico nella Regione è drogato da incentivi statali concessi a pioggia, che stanno trasformando il settore in un'autentica minaccia per l'intero bacino fluviale;
CONSIDERATO CHE:
- valorizzare la risorsa acqua per produrre energia pulita è un'opportunità che la montagna deve cogliere nell'ottica di uno sviluppo orientato alla sostenibilità e alla green economy;
- l'articolo 1 della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) impone agli Stati membri il miglioramento, o almeno la conservazione, della qualità dei corpi idrici e, in base a quanto chiarito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, la valutazione dell'impatto cumulativo è imprescindibile;
- la Commissione europea ha avviato due procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia in materia di valutazione d'impatto ambientale: la procedura di infrazione 2009/2086 è stata avviata per non conformità delle norme nazionali (Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) con la direttiva VIA 2011/92/UE relativamente alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA (screening) e alla non corretta trasposizione delle definizioni di alcune categorie di progetti; la procedura 2013/2170 è stata avviata per la non corretta trasposizione della categoria progettuale relativa alle opere di regolazione dei corsi d'acqua;
- il censimento dei corpi idrici e delle relative "condizioni di riferimento" (condizioni idromorfologiche, fisico-chimiche e condizioni biologiche) presente nel "Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali" risulta essere, incompleto, sommario e superficiale;
- risulta essere sistematicamente violata/elusa, da parte delle Autorità, la Direttiva "VIA" 2011/92/UE, con esclusione di qualsiasi valutazione per i progetti ritenuti minori e, quanto alla generalità dei progetti, nel caso in cui gli stessi soddisfino sulla carta determinati parametri (delibere di Giunta regionale della Regione del Veneto nn. 327/2009 e 2834/2009), senza tenere conto né della loro ubicazione (in violazione dell'art. 2), né del loro rilevante impatto cumulativo (la valutazione dell'impatto cumulativo è imprescindibile, in base a quanto chiarito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia CE. Cfr., ex multis, Corte di Giustizia CE, sez. II, 28.02.2008, causa C-2/07 e Corte di Giustizia CE, sez. III, 25.07.2008, C-142/07);
- vengono riscontrate violazioni della Direttiva "VAS" 2001/42/CE (in particolare, l'Autorità competente per la VAS sul "Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto" - piano attuativo del succitato piano di gestione - risulta essere sostanzialmente la stessa ad aver elaborato e approvato il medesimo);
- oltre alla direttiva "Habitat" risultano lacunose anche le Valutazioni d'Incidenza Ambientale VINCA sui progetti;
CONSTATATO CHE:
- meno del 10% dei corsi d'acqua alpini mantiene ancora condizioni di naturalità elevata, cioè non è perturbato da derivazioni, da alterazioni morfologiche significative e da immissione di inquinanti;
- i restanti corpi idrici sono in gran maggioranza sfruttati da derivazioni a scopo idroelettrico e/o irriguo, ingenti e in successione, che in alcuni periodi dell'anno spesso arrivano a prosciugarne interi tratti;
- gli incentivi statali alle fonti energetiche rinnovabili hanno scatenato una rincorsa alla costruzione di centinaia di nuove centrali idroelettriche, in particolare di piccole dimensioni;
- sempre più spesso le domande di concessione di derivazione per scopo idroelettrico insistono in Parchi o in aree Natura 2000 (SIC o ZPS), in biotopi o comunque in contesti ambientali e paesaggistici di particolare pregio e fragilità;
- è stato richiesto alle Regioni italiane di descrivere le procedure e le metodologie di valutazione delle concessioni idroelettriche nel rispetto degli obiettivi di qualità delle acque fissati dalla direttiva europea (richiesta trasmessa alla Regione Veneto in data 02.02.2015 prot. N.42820);
- ancora oggi molte grandi derivazioni non prevedono rilasci di deflusso minimo vitale a valle delle captazioni e più in generale le misure di mitigazione degli impatti della produzione idroelettrica sono estremamente limitate;
- la necessità di intervenire su molti corsi d'acqua con interventi di riqualificazione ecologica, ma anche paesaggistica, viene rimandata nonostante evidenti situazioni di criticità e degrado;
- la normativa italiana sulla gestione delle acque non è ancora adeguata a tutelare compiutamente le esigenze plurime che i corsi d'acqua soddisfano nei confronti degli ambienti umani e dell'ecosistema: non solo produzione di energia ma anche altri servizi ecosistemici quali la biodiversità, l'autodepurazione, la ricarica delle falde, il ripascimento dei litorali, lo spazio ricreativo, il turismo, ad oggi insufficientemente tenuti in considerazione nella pianificazione e gestione dei bacini fluviali;
RITENENDO NECESSARIO:
- l'immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria, ad esclusione di tipologie e contesti circoscritti da individuare con apposito elenco (es. la valorizzazione dei deflussi nelle reti di acquedotto e fognatura, il recupero di ruote idrauliche di antichi opifici di particolare valore testimoniale, lo sfruttamento del reticolo minuto in aree remote quali rifugi alpini, ecc.);
- la contestuale apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale, esteso anche ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste, pescasportive, culturali e tecnico-scientifiche, accomunate dall'avere tra gli scopi statutari la conservazione e il miglioramento dei corsi d'acqua e della biodiversità, con lo scopo di valutare le migliori modalità per ridurre l'impatto delle centrali idroelettriche esistenti e minimizzare quello di eventuali nuovi impianti;
- che venga attuato un processo rigoroso di valutazione dell'impatto ambientale e che si considerino in modo esplicito gli impatti cumulativi dei progetti che incidono su uno stesso bacino imbrifero, compresi gli impatti causati da attività esterne alla produzione idroelettrica (come le derivazioni a scopo irriguo e gli interventi di artificializzazione degli alvei);
- che sia significativamente migliorato il livello di controllo dell'effettivo rispetto dei deflussi rilasciati in alveo e delle altre misure di mitigazione e che le sanzioni previste dalla normativa siano effettivamente applicate in caso di comportamento fraudolento;
- che i corsi d'acqua, e in particolare quelli di montagna, vengano considerati un patrimonio di biodiversità, di valori ambientali e paesaggistici da tutelare piuttosto che una semplice risorsa da sfruttare in modo intensivo e indiscriminato: una risorsa preziosa per il paesaggio in grado di favorire un turismo ricreativo alternativo e meno impattante anche in ambito fluviale, creando nel contempo, grazie alla conservazione del bene, uno sviluppo economico e sociale armonico del territorio;
- che la procedura di confronto sui Piani di Gestione dei bacini idrografici venga mantenuta aperta e condivisa a tutti i soggetti portatori di interessi sociali ed economici;
- che si tenga conto dell'Articolo 9 della Costituzione, e soprattutto del recente pronunciamento del Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. IV, 29 aprile 2014, n. 2222), che ribadisce come il "paesaggio" sia bene primario e assoluto e che la sua tutela sia quindi prevalente su qualsiasi altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato;
- che all'interno del confronto che vede protagonisti l'Unione Europea e lo Stato Italiano nella proposta e attuazione della Macroregione Alpina, si preveda un capitolo di impegno comunitario che salvaguardi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo i corsi d'acqua, costruendo un reale ponte solidaristico fra le esigenze delle popolazioni metropolitane e quelle che vivono stabilmente nelle realtà montane;
SOTTOLINEANDO:
- l'urgente necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di qualità ecologica previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE);
- che nella valorizzazione del bene comune acqua sarebbe opportuno che le amministrazioni locali si adoperassero anche per assicurare ulteriori compensazioni al territorio, con particolare attenzione alla soluzione del problema del dissesto idrogeologico; RICONOSCENDO che l'energia idroelettrica costituisce un'importante fonte rinnovabile in quanto contribuisce all'abbattimento delle emissioni di CO2;
impegna la Giunta regionale
1) a comunicare con urgenza al Consiglio regionale se ed in che modo la Regione del Veneto ha provveduto a rispondere ai quesiti sollevati dalla procedura di infrazione EU PILOT 6011/2014, cosa ha risposto e quali sono le azioni e tempistiche previste per ottemperare alle direttive europee (in particolare le direttive Acqua Habitat e VIA), dal momento che enti regionali e locali preposti risultano inadempienti in materia di concessioni idroelettriche rispetto al diritto comunitario;
2) a valutare, poiché il D.lgs. 28/2011 di recepimento della 2009/28/CE attribuisce comunque alle Regioni la facoltà di estendere la soglia di applicazione della procedura semplificata agli impianti di potenza nominale fino ad 1 MW elettrico, la necessità di un'immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria allo scopo dichiarato di riverificarne la compatibilità con le più recenti normative e indicazioni sia regionali che europee valutando anche gli impatti cumulativi dei progetti, come previsto dalle direttive europee, con l'esclusione di tipologie e contesti circoscritti da individuare con apposito elenco (es. la valorizzazione dei deflussi nelle reti di acquedotto e fognatura, il recupero di ruote idrauliche di antichi opifici di particolare valore testimoniale, lo sfruttamento del reticolo minuto in aree remote quali rifugi alpini, ecc.)."
La parola al consigliere Scarabel.

Simone SCARABEL (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Abbiamo presentato una Mozione che tocca un problema che è sulle pagine dei giornali da lungo e lungo tempo, quello degli impianti del cosiddetto mini idroelettrico. Chiamandoli già mini idroelettrico uno pensa al Mulino Bianco, una ruota messa là sul ruscelletto che non fa del male a nessuno e che dovrebbe essere approvata alla cieca.
In realtà, questi impianti di mini idroelettrico sono comunque delle opere altamente impattanti, perché parliamo di impianti che possono arrivare fino ad un megawatt; per fare un impianto da un megawatt servono delle tubazioni che possono superare anche il metro di diametro, quindi non è il cosiddetto Mulino Bianco della nonna.
Quindi si chiede di intervenire su queste concessioni indiscriminate che stanno devastando il territorio bellunese e tutto il lungo corso del fiume Piave. Perché? Proprio per un discorso di impatto ambientale. Riteniamo che dal punto di vista energetico questi piccolissimi impianti non contribuiscono in maniera rilevante, anzi sono del tutto ininfluenti. Però perché c'è l'arrembaggio? Perché c'è tutta una serie di incentivi che fanno ripagare questi impianti in pochissimi anni e tutto il resto è la cosiddetta manna che scende dal cielo. Quindi c'è stata la corsa alla progettazione, senza tenere assolutamente conto di un aspetto fondamentale per questi impianti: il cosiddetto effetto cumulativo. Tu non puoi farmi decine e decine di impianti sullo stesso corso d'acqua, sullo stesso fiume, perché alla fine andrai a deturpare paesaggi in maniera devastante e a soffocare quel corso d'acqua.
Proprio per questo la Commissione Europea ha aperto una procedura cosiddetta Pilot. Cos'è la procedura Pilot? È un'investigazione, un'allerta allo Stato membro, del tipo: attenzione, sto verificando se puoi essere sanzionato perché non hai rispettato una mia direttiva. Quindi siamo sotto il giudizio della Comunità Europea ed è molto probabile che ci arriverà la cosiddetta infrazione da parte dell'Europa.
Quindi cosa chiediamo? Chiediamo semplicemente di bloccare, sospendere almeno le nuove concessioni che dovrebbero essere approvate nei prossimi mesi. Perché? Per sapere se dall'Europa siamo o no infrazionati, se dovremo pagare o no questa multa.
Anche perché questi impianti non sopravvivendo senza l'incentivo rischieremo di ritrovarceli una volta finito il loro corso abbandonati nelle nostre montagne più belle, quelle che sono patrimonio dell'UNESCO. Allora hai fatto il danno e te lo ritroverei anche dopo, cioè ti lasceranno eredità quando non saranno più redditizie un bel blocco di cemento a futura memoria della nostra mancata oculatezza nell'impedire queste opere.
Quindi chiediamo principalmente questo e nella prima parte specificatamente chiediamo alla Giunta di comunicare al Consiglio che cosa sta facendo in termini concreti per verificare se siamo o no sotto rischio di infrazione da parte dell'EU-Pilot.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Scarabel.
La parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Crediamo che i contenuti di questa Mozione siano condivisibili e le richieste più che lecite. Proprio poche ore fa, l'assessore all'ambiente Bottacin ha risposto ad una mia interrogazione ricordando che noi in Veneto abbiamo tra le norme più restrittive d'Italia, ricordando anche delle cifre che vedono primeggiare, per esempio, il Friuli Venezia Giulia e il Trentino sulla nostra Regione. Ciò è vero, ma è vero anche che dobbiamo prendere esempio da chi le norme le rispetta e se noi siamo sotto una procedura di pre-infrazione, come ha ricordato il collega Scarabel, dall'Unione Europea, ovvero una procedura EU-Pilot, è dovuto al fatto che noi non stiamo osservando le norme. Ma cosa vuol dire non osservare le norme europee? In realtà vuol dire che non stiamo rispettando l'ambiente, che lo stiamo sfruttando e che stiamo autorizzando un numero di queste centraline in maniera eccessiva senza rispettare le procedure che sono previste dalla Direttiva Acqua.
Credo che abbiamo gli strumenti per dire più no a queste centraline che stanno, come ricordato, deturpando il nostro territorio, senza dare tra l'altro un ritorno in termini di energia, perché la percentuale è veramente misera, come ricordato prima. Poi ci sono delle situazioni estreme che gridano vendetta, ci sono situazioni dove addirittura in uno stesso corso d'acqua, in uno stesso tratto - come accade nel comune di San Stefano di Cadore - ci sono ben 7 richieste! Nel comune di Belluno le richieste sono 3 nell'alveo del Piave. Un fiume, tra l'altro, che soffre moltissimo, ma i fattori sono molti, ci sono molte altre variabili, abbiamo avuto degli allarmi di secca nel mese di dicembre, cosa che non si era mai sentita e verificata prima. Allora, la questione va presa per mano, va approfondita sicuramente.
La Mozione è condivisibile, ma non vuol dire di no alle fonti rinnovabili, perché ci sarà qualcuno che dirà "voi siete sempre quelli del no". Per carità, noi siamo quelli del sì, ma bisogna rispettare le norme europee, facciamo le cose, facciamole bene, rispettiamo le norme europee. È semplice la questione.
Perché fonti rinnovabili ce ne sono e ce ne sono che non hanno impatti ambientali, mi riferisco in particolare al fotovoltaico, al solare termico e al mini eolico. Sul fotovoltaico va detto che recentemente, tre anni fa, in Germania è stato prodotto un brevetto per recuperare tutti gli scarti dei vecchi pannelli fotovoltaici che un po' alla volta andranno in disuso. Noi abbiamo una pianura che spesso, sempre, al sole anche nei mesi non sospetti, abbiamo visto cosa è capitato nel mese di novembre e dicembre, quindi puntiamo su queste che sono le fonti rinnovabili che hanno sicuramente il minor impatto e i minori effetti collaterali. Non puntiamo invece su qualche cosa che si regge solo ed esclusivamente sugli incentivi e che un giorno potrebbero venire a meno. Esiste anche una risoluzione del Parlamento su iniziativa della Commissione Europea che impegna gli Stati membri a rivedere gli incentivi e ad eliminare tutti quegli incentivi che invece di fare il bene dell'ambiente, il bene alla lotta ai cambiamenti climatici, hanno creato ulteriori problemi. Ce lo dicono le procedure di infrazione, non abbiamo procedure di infrazione sul fotovoltaico, non ne esistono, quindi è lì che dobbiamo puntare. Perché effettivamente sono impianti che producono energia elettrica anche se un giorno non ci saranno più gli incentivi. Ecco che è importante procedere in questo senso.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
La parola al consigliere Valdegamberi.

Stefano VALDEGAMBERI (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Non so se rispondere ironicamente o seriamente, perché dopo quello che ho sentito rimango oltre che sconcertato, un po' scioccato. Probabilmente sono le stesse persone delle caverne che una settimana fa erano gli uomini delle caverne che sono contro ogni forma di progresso, addirittura sono contro le fonti rinnovabili. Una settimana fa dicevano "dobbiamo fare qualcosa per incentivare le fonti rinnovabili, perché c'è troppo inquinamento da idrocarburi" e oggi fanno la battaglia contro le fonti rinnovabili. Tra l'altro, contro la migliore tra le fonti rinnovabili che è l'idroelettrico, che è la fonte rinnovabile che ha meno bisogno di incentivi, anzi per certi aspetti non ha bisogno di incentivi rispetto alle altre. La più incentivata è il fotovoltaico, è quella che ha le tariffe più elevate incentivanti altrimenti non si giustifica. Tra l'altro, portando i soldi, le nostre risorse in Cina, ai produttori cinesi e ai fondi di investimento americani, mentre dall'altra parte possiamo investire nel nostro territorio.
Trovo che l'idroelettrico vada sviluppato ulteriormente. Abbiamo ancora fiumi che possono essere ulteriormente sfruttati per produrre energia pulita e non promuovere comitati contro come sempre qualcuno ogni giorno si inventa di fare. Quindi trovo queste mozioni fuori dallo spazio e dal tempo, perché contraddittorie con la politica di chi è per il no totale. Vorrei vedervi tornare nelle caverne, ma alla sera anche voi non tornate nelle caverne a abitare, non mi risulta ancora; vedo che andate in una comoda casa, riscaldata.
Quindi trovo la cosa veramente scandalosa e in contraddizione con quanto proprio voi stessi avete auspicato non più tardi di qualche settimana fa. Vi siete imbavagliati e dicevate che dobbiamo promuovere fonti nuove, dobbiamo risparmiare energia, dobbiamo promuovere nuove fonti pulite di produzione. Cosa fa la Regione? E ora siete qui per bloccare ciò che sta facendo la Regione Veneto! Dovremo fare una interrogazione, una mozione in senso esattamente opposto! Vorrei che ci fosse ancora di più lo sviluppo dell'idroelettrico perché l'idroelettrico è la migliore fonte rinnovabile che c'è. Nelle mie zone abbiamo realizzato, sfruttando la caduta, la prevalenza dell'acqua dell'acquedotto abbiamo fatto due impianti idroelettrici e questi danno risorse, energia pulita e non sono per nulla impattanti perché non portano via acqua. L'idroelettrico usa l'acqua che rimette nel torrente dopo, non crea secche. Non so dov'è che l'ha visto lei! Le faccio vedere io alcuni impianti.
Quindi sono fortemente contrario a questa Mozione che dimostra proprio la politica di coloro che sono per il no a tutto e poi sono i primi a godere di ogni beneficio, di ogni confort che dà la vita contemporanea. Però francamente nelle caverne non vi ho ancora visto entrare.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Valdegamberi.
La parola al consigliere Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Pur essendo raffreddato sono costretto ad intervenire perché ci sono alcune posizioni che stanno diventando inconcepibili, soprattutto per quanto riguarda una certa concezione dell'ambientalismo che ha da tempo superato i livelli dell'integralismo.
Già da diverso tempo stiamo subendo una disinformazione che viene ad arte portata avanti da coloro che veramente vorrebbero farci tornare al medioevo prossimo venturo. L'abbiamo detto in più occasioni, l'ho detto anche in quest'Aula e tengo a confermare, alle volte si fa della posizione dell'Unione Europea un uso assolutamente strumentale.
Prima di tutto va chiarito: neanche in questa occasione c'è alcun tipo di procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. L'Unione Europea con le sue azioni Pilot vuole semplicemente chiedere informazioni agli Stati membri, che spesso vengono richieste per effetto di denunce - spesso inconsistenti - che vengono fatte proprio da coloro che negli Stati membri attivano l'Unione Europea paventando disastri di natura epocale.
L'azione Pilot non è altro che una richiesta di informazione, nessuna procedura di infrazione. La procedura di infrazione consiste in tre azioni ben chiare previste dai trattati, è previsto anche dalla normativa comunitaria. La prima parte riguarda la messa in mora. Lo Stato membro viene messo in mora e viene chiesto da parte dell'Unione Europea, nell'arco di un periodo abbastanza limitato che va dai 30 ai 60 giorni, di fornire documentazione in merito ad una denuncia che viene fatta da parte di qualche categoria o qualche soggetto interessato.
Se lo Stato membro non dà risposte o non le dà in maniera esauriente nel termine prefissato dalla messa in mora passa al parere motivato. Anche in questo caso viene data allo Stato membro un lasso di tempo per argomentare e per documentare il corretto rispetto delle normative comunitarie. Se anche passato il secondo livello non viene data risposta o non viene data una risposta esaustiva si passa al terzo livello, che è il deferimento alla Corte di Giustizia. Questi sono i tre livelli. Quindi barattare una procedura di infrazione con una semplice richiesta di informazione è una strumentalizzazione ignobile.
Dopodiché, per quanto riguarda l'integralismo animale-ambientalista avremo modo di discutere anche più avanti in altre occasioni, come l'abbiamo fatto con questa tecnica che viene utilizzata o spaventando gli amministratori con la paura di una presunta procedura di infrazione, spesso inesistente; o spaventando la gente attraverso previsioni catastrofiche. È la stessa tecnica che viene utilizzata da chi mette le bombe, mettere le bombe per attirare l'attenzione, spaventare la gente e far passare un messaggio. L'abbiamo vista in diverse occasioni, ma entreremo nel merito anche per quanto riguarda la questione legata a questo terrorismo che viene fatto con il presunto surriscaldamento globale.
Presunto surriscaldamento globale, avrò modo di documentarlo. Non viene detto solamente dal sottoscritto da tanti anni, ma viene confermato in questi giorni attraverso una audizione al Senato di Carlo Rubbia, che non è un consigliere animale ambientalista, è uno scienziato di cui andare fieri a livello mondiale e sono confermate queste affermazioni scientifiche da Antonino Zichichi. Dicono entrambi che la questione del riscaldamento globale causato dalla CO2 è una bufala di proporzioni mega galattiche. Ma di questo avrò modo di documentare l'Aula visto che per il momento il mio tempo è finito.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Ringrazio gli interventi degli ultimi due colleghi, Valdegamberi e Berlato, perché mi consentono di chiarire un punto relativo a questa questione del mini idroelettrico, perché di questo stiamo parlando.
Il tema che è cuore centrale di questa questione non è quello di cui avete parlato. Non c'è ombra di dubbio, io sono a favore al cubo alle centrali idroelettriche perché rappresentano una forma di energia pulita, che non genera nessuna controindicazione, che è assolutamente rinnovabile, rientra in tutti i parametri della quale l'Italia oltretutto è una grande produttrice. Qui non stiamo discutendo di questo, anche se in alcuni riferimenti ovviamente i Colleghi del Movimento 5 Stelle, proponenti dell'ordine del giorno, hanno fatto riferimento anche a questi aspetti.
Il tema centrale è che nel corso di brevissimo tempo sono arrivate 160, 180, 150 richieste molte legate ad alcune società che hanno presentato richieste di realizzazione di mini idroelettrico. Allora la domanda che ci dobbiamo porre come amministratori non è il ragionamento che avete fatto che è assolutamente condivisibile e che però non c'entra nulla con il tema all'oggetto di oggi. Il tema all'oggetto di oggi è: chi ci guadagna rispetto alla realizzazione di queste 160 centrali idroelettriche? Ci guadagna qualcosa il comune di Campo San Martino, il Sindaco, l'amministrazione comunale, i consiglieri comunali? Il Consiglio, i cittadini che risiedono in quel territorio? Oppure sono operazioni speculative da parte di alcune società, ripeto, di alcune società? Perché dobbiamo ricordarci di questo, no? Dobbiamo ricordarci che le domande hanno dei nomi che sono stati depositati e che sono chiari, sono alla luce del sole e forse dovremo interrogarci non sul tema che avete posto voi, ma su chi ci guadagna e cosa ci guadagna il territorio del Veneto.
Quando mi avete risposto a questa domanda, che è molto precisa, molto chiara, allora vi do la risposta su che cosa faremo rispetto alle centrali idroelettriche. Fino a oggi nessuno ha mai risposto a questa domanda.
Siccome lei è molto attento a presentare dei dossier voluminosi, poi mi piacerebbe capire anche che fine fanno questi documenti perché lei vota con questa maggioranza, quindi se lei dice che ci sono alcune cose sarebbe bello conoscerle.
La domanda alla quale si deve rispondere è esattamente questa: chi ci guadagna? Perché se da questa operazione si produce energia pulita e ci guadagnano i territori qual è il problema? Magari ascoltando anche quello che i territori dicono rispetto ai luoghi dove possono essere realizzate e dove no. Perché nel bellunese c'è la storia che ci parla, non dimentichiamocelo mai, però esistono problemi di tipo ambientale di rispetto dei siti di Natura 2000, tutte cose che sono tra l'altro e peraltro citate da parte dei Colleghi del Movimento 5 Stelle.
Quindi la domanda è mal posta, nessuno è contrario, almeno non il nostro Gruppo, in maniera assoluta all'uso dell'idroelettrico; siamo contrari alle speculazioni sull'idroelettrico, caro collega Berlato e caro collega Valdegamberi! Siamo contrari alle speculazioni di poche aziende sull'idroelettrico e soprattutto siamo per una valutazione di impatto ambientale più seria di quella fatta prima.
Quindi la sospensione non è una sospensione per sempre, è una richiesta di valutazione più approfondita rispetto agli aspetti ambientali e agli aspetti economici della partita, perché questa è una partita economica speculativa.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
La parola al consigliere Azzalin.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo iniziato la Legislatura dedicando molto del nostro tempo a discutere di mozioni. Attraverso le mozioni si danno delle indicazioni, degli input, degli indirizzi e il Consiglio decide se attuare delle decisioni, dare delle indicazioni alla Giunta e quant'altro.
Tuttavia credo che ci sono delle questioni, dei temi e delle problematiche alle quali, attraverso le mozioni, non diamo delle risposte e non otteniamo i fini che perseguiamo di diverso parere. Perché su questa questione, in particolare, non possiamo - con tutto il rispetto delle varie posizione espresse - atteggiarci sostanzialmente con un approccio ideologico.
Mi spiego. È indubbio che vi sono dei problemi. Vi sono una serie di problematiche ambientali e non solo bilanci ambientali ed è vero anche che la produzione di energia pulita è un qualcosa che dobbiamo perseguire.
Per affrontare questa questione, per fare un giusto servizio a coloro che rappresentiamo, al nostro territorio, penso che lo strumento della mozione, non ci aiuti. Quindi chiedo ai proponenti di ritirare la Mozione e di fare una Commissione ad hoc in cui ci sia dato conto di qual è lo stato dell'arte: per sapere la quantità di domande, le modalità, e cercare di dare delle risposte sul piano ambientale. Capire un po' come questo si intreccia con le normative attuali. Se possiamo anche arrivare a concludere che sono opportune determinate scelte sul piano, legislativo per quel che ci riguarda e amministrativo per quel che riguarda la Giunta. Allora potremo fare anche una Mozione più corroborata di informazioni e più congruente con i dati reali e a quel punto la Giunta avrà delle indicazioni e le seguirà. Se no facciamo uno scontro ideologico e alla fine non risolviamo il problema né dei corsi d'acqua né dell'energia pulita. Vi ringrazio.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Berlato, per fatto personale.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente
Nel suo intervento, a meno che io non abbia interpretato male e invito il consigliere Ruzzante a chiarire meglio il suo pensiero, ha fatto delle pesanti allusioni su non meglio identificati interessi per quanto riguarda la questione delle centraline e quant'altro. Chiarisco senza ombra di smentita che non ho interesse alcuno nei confronti di presunti soggetti beneficiari di costruzioni di centrali idroelettriche di piccole e medie grandi dimensione. Il mio unico interesse da quando sono entrato in politica è quello dei cittadini che rappresento e non tollero, anche se in maniera velata, che ci sia chiunque - sia in questa Sala che fuori - che possa mettere in discussione la mia onestà e la mia correttezza, o presunti interessi che avrei nei confronti di chicchessia.
Ho fatto parte di maggioranze e non ho avuto alcun tipo di problema a denunciare il malaffare anche se commesso da soggetti che facevano parte del mio partito! L'ho fatto in passato e lo farò adesso e lo farò in futuro. Se sarà e se andrò a constatare che qualcuno, anche in quest'Aula, sia facente parte della maggioranza sia dell'opposizione, vorrà speculare alle spalle dei cittadini che rappresento non avrò esitazione a denunciarlo in questa e in altre sedi, tanto per essere chiari fino in fondo.
Quando mi muovo, l'ho già detto, da buon cacciatore non sparo mai a caso nel mucchio, mai! E se mi permetto di fare delle valutazioni documentate e argomentate, le faccio a beneficio di quest'Aula e di qualcuno che all'interno di quest'Aula magari segue consigli sbagliati e si fa tirare in un percorso periglioso. Premesso ciò, voglio chiarire il fatto o che il consigliere Ruzzante chiarisce il suo pensiero, altrimenti chiedo che quest'Aula si esprima sulla questione di fatto personale a termini di Regolamento.
Siccome la cosa va chiarita, se aveva in mente qualcuno lo schiarisca, la invito a farlo, perché non ho alcun tipo di interesse né in questa né in altre vicende. Voglio anche chiarire di più: il mio intervento di prima mira a fare in modo da invitare anche quest'Aula ad affrontare le questioni da un punto di vista tecnico scientifico usando il buon senso. E il senso del mio intervento era quello di non abbandonarci ad approcci ideologici, spesso immotivati, e fare in modo di poter affrontare le questioni scegliendo il percorso migliore per dare risposte ai nostri concittadini. Questa è la cosa che credo vada chiarita.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Ruzzante, per chiarire meglio il suo pensiero e per evitare altri strascichi.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Intervengo per fatto personale, perché il collega Berlato è in grado di andare ad ascoltarsi la registrazione di quello che io ho detto. L'unico passaggio in cui ho fatto riferimento agli aspetti da lei denunciati sono quelli relativi alle 7–800 pagine che lei ha presentato e che sono state inviate alla Procura della Repubblica da parte del Presidente del Consiglio regionale - io non le ho viste queste 7–800 pagine - e che sono oggetto di una inchiesta, indagine della Procura della Repubblica, da quello che è riportato sugli organi di stampa. Quindi a questo facevo riferimento quando parlavo di lei.
Ho risposto politicamente a lei e al collega Valdegamberi sulla questione dell'idroelettrico, non c'è ombra di dubbio. Ribadisco il concetto politico che ho espresso: perché dobbiamo favorire determinate aziende ricorrenti spesso nelle domande con soggetti che si ripetono, e quindi non sono solo una azienda.
Chi ha fatto riferimento a lei, consigliere Berlato? Ho posto un problema politico: perché dobbiamo favorire, nello sfruttamento dell'acqua e del territorio del Veneto, determinate aziende e non devono ricavarne nulla i territori? Questa è la domanda.
Se qualcuno mi dà una risposta a questa domanda capisco perché volete andare avanti sulle ipotesi del mini idroelettrico; se nessuno mi dà una risposta mantengo i miei dubbi. Il territorio non ha vantaggi, hanno vantaggi solo ed esclusivamente determinate aziende che traggono vantaggi dallo sfruttamento dell'acqua, che ricordo è un bene comune. L'acqua non appartiene al ditta x o y, l'acqua è di tutti. Se qualcuno sfrutta l'acqua esattamente come le aziende che recuperano l'acqua dalle sorgive e ne fanno acqua minerale e gli facciamo pagare una tassa - troppo bassa secondo me, perché l'abbiamo addirittura diminuita - la stessa cosa riguarderà chi produce energia elettrica. Siccome i territori, invece, non ne traggono vantaggio io resto con la mia domanda. Mi dispiace ma è una domanda politica importante, non è una domanda politica di poco conto non riferita a lei. Ho parlato di lei solo ed esclusivamente quando riferivo della sua denuncia che ha fatto nei confronti dei comportamenti credo della Giunta, non lo so, l'ho letto dai giornali, relativamente alle funzioni della formazione professionale.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
Sinceramente mi sembra parlasse in favore del consigliere Berlato. Quindi da parte di questo Ufficio di Presidenza e di quest'Aula non mi sembra di avere rilevato un comportamento censurabile nei confronti di quanto detto dal consigliere Ruzzante.
La parola all'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
La mozione impegna la Giunta su due punti quindi dovrei dare due risposte diverse. La prima sono in grado di darla già adesso ma il consigliere Azzalin ha chiesto se posso venire in Commissione e non c'è nessun tipo di problema, anzi ho tutto l'interesse a farlo perché molto è stato fatto nella materia. La seconda è di valutare un'immediata sospensione. Su questo ho già dato lettura dell'interrogazione al consigliere Zanoni, poi riporterò proprio i passaggi - perché prima non ho fatto in tempo – che sono illuminanti anche in riferimento a quanto detto dal consigliere Ruzzante, perché la normativa statale non consente di dare priorità al soggetto pubblico.
Detto questo c'è da chiedersi anche: se la centralina viene fatta da un Comune è accettabile e se è fatta da un privato allora deturpa l'ambiente? Cioè bisogna capire se il tema è la tutela ambientale o se è un'altra cosa, perché se è tutela ambientale allora deturpa l'ambiente sia la centralina fatta dal privato che quella fatta dal pubblico.
Tutto ciò premesso, vi spiego rapidissimamente quello che è stato fatto anche in riferimento alla procedura che correttamente il consigliere Berlato ha spiegato, l'Europa ci ha chiesto informazioni e noi le abbiamo date modificando anche alcuni passaggi della normativa.
Voi sapete che in Italia l'autorizzazione idraulica viene data in base ancora a un regio decreto del 1933 dove – adesso la rendo semplice - vince fra i proponenti, supponendo che siano tre che vanno in concorrenza, chi riesce a produrre di più dallo stesso corso d'acqua. Quindi vinceva generalmente chi aveva una potenza maggiore; dopodiché, supponiamo sempre che siano tre i proponenti, quello che vinceva cioè quello che produceva di più andava in Commissione VIA e su quel progetto veniva fatta la valutazione di impatto ambientale.
Noi abbiamo invertito la cosa e abbiamo detto: tutti i proponenti vanno in Commissione VIA, questo è contenuto nella delibera 1628/2015 dalla Giunta approvata, possono passare tutti e tre, solo uno o solo due, e tra questi poi viene fatta l'analisi secondo quanto previsto dal regio decreto.
Quindi il primo cancello è quello della tutela ambientale, esattamente come richiede la direttiva acque della norma europea, perciò in qualche maniera siamo andati incontro a questa esigenza.
Siovedì saremo in Commissione a discutere che, successivamente alla valutazione di impatto ambientale, ci sarà una Conferenza dei Servizi dove verranno coinvolti con diritto di voto, cosa che non accade oggi, anche gli Enti locali, cioè il territorio, e poi dipenderà da quanti saranno coinvolti.
È stata già approvata e mandata in Consiglio la CR che riguarda la classificazione dei corpi idrici e sono state introdotte, all'interno del Piano di gestione del bacino Alpi Orientali e del bacino Po, delle misure di tutela della risorsa idrica in riferimento proprio agli aspetti che sono collegati alla materia ambientale.
In modo particolare nel bacino Alpi Orientali, che è quello che riguarda maggiormente il Veneto, il sottoscritto ha proposto, in Autorità di Bacino, di inserire un provvedimento che tenga conto dell'effetto cumulativo. Cioè se una centralina viene richiesta, a monte di quella centralina deve esserci un bacino libero di almeno 10 chilometri quadrati.
Questa è la proposta che io ho fatto, il documento l'ha recepito ed è in adozione, verrà approvato in febbraio, ma il Trentino Alto Adige ha detto che il bacino deve essere di 6 chilometri quadrati al massimo, quindi molto più piccolo. Non solo ma il Friuli Venezia Giulia, che non ha partecipato alla Seduta dell'Autorità di bacino, tre giorni prima aveva tolto questa misura che era stata introdotta.
Quindi oggi nel Triveneto siamo quelli che abbiamo la normativa di gran lunga più restrittiva e non è vero che le domande sono arrivate ultimamente in modo così cospicuo, perché vi cito quanto riportato in questo documento del Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale che risale al 2012. Nel 2012 in Trentino Alto Adige erano installati 444 mini impianti mentre in Veneto erano 215; le istanze all'epoca in Veneto erano 202, oggi sono 150. Quindi erano molto di più una volta che adesso, forse anche in virtù di questo.
Oggi in Trentino Alto Adige ci sono oltre 1.100 impianti in funzione, più del doppio del Veneto, quindi è falso che noi siamo meno restrittivi rispetto agli altri.
Chiudo – scusatemi ma il tema è complesso – dicendo che la moratoria è impossibile perché in quella sentenza della Corte costituzionale è stato detto che "viola il protocollo di Kyoto, le norme istituzionali, la Costituzione" perché ovviamente questi impianti sono anche incentivati dallo Stato e, ricordiamolo, la causa del fatto che c'è questo proliferare è perché lo Stato li incentiva su indicazione europea. Quindi l'Europa da una parte ti dice "devi tutelare l'acqua" e dall'altra contemporaneamente dice "devi incentivarle". Io queste cose le ho dette anche a un convegno a Roncade di fronte a tutti i Comitati ambientalisti che parlavano benissimo delle risorse idriche come fonte rinnovabile per eccellenza e ho iniziato l'intervento dicendo: io abito - ed è la verità - a 5 chilometri in linea d'aria dalla diga del Vajont che voi tutti conoscete.
Tutte le fonti rinnovabili hanno anch'esse un rovescio della medaglia e quindi vanno gestite con oculatezza. Questo è il nostro intento, questo è quello che stiamo cercando di fare ma sottolineo e ribadisco che, al di là di quello che è contenuto nella mozione, sono assolutamente a disposizione per venire in Commissione in qualsiasi momento su questo tema che stiamo ben affrontando però ovviamente la mozione non può trovare riscontro positivo sulla parte dove chiede la moratoria, perché la moratoria per alcune fonti rinnovabili era già stata chiesta nel 2011 e lo Stato l'ha impugnata. La impugnerebbe di nuovo. Dovremmo ricorrere e sarebbero dei costi, però l'effetto cumulativo lo stiamo considerando nei termini che ho appena considerato.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Scarabel.

Simone SCARABEL (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
E' una proposta di emendare questa mozione.
Visto quello che ha appena risposto l'assessore Bottacin che con questo provvedimento, che tocca l'aspetto cumulativo degli impianti cioè l'area dei 10 chilometri quadrati, si ottiene di fatto lo stesso effetto che voleva avere questa moratoria che è comunque di limitare tantissimo questi impianti proprio per l'effetto deleterio dell'aspetto cumulativo e anche a fronte che questo provvedimento è stato giudicato incostituzionale già da una sentenza, propongo di togliere il secondo punto e di rendere votabile il primo perché non è altro che quello che ha detto un attimo fa anche il collega Azzalin. Quindi di comunicare al Consiglio, alla Seconda Commissione che è quella deputata, l'informazione dell'EU PILOT, della procedura di infrazione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Scarabel.
Togliendo il secondo periodo, il parere dell'Assessore è favorevole.
Pongo in votazione la Mozione n. 36, come emendata.
IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO

PREMESSO CHE:
- attualmente in Italia e soprattutto lungo tutto l'arco alpino, gli impianti mini idroelettrici - centrali idroelettriche di potenza inferiore ad 1 MW - rappresentano circa l'85% del numero degli impianti esistenti e solo il 5% della potenza installata;
- ben il 90% dei corsi d'acqua che compongono il tratto alpino del bacino del fiume Piave è attualmente caratterizzato da impianti e derivazioni realizzati a fini di produzione di energia idroelettrica e irrigua e molti altri progetti sono in fase di approvazione. Si tratta principalmente di aree connotate da elevata naturalità e da scarse/assenti pressioni antropiche, tutelate all'interno della rete Natura 2000 quali siti di importanza comunitaria (SIC) e zone di protezione speciale (ZPS) ai sensi delle direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE);
- a causa delle opere in questione, numerosi corsi d'acqua sono stati compromessi o addirittura sostanzialmente prosciugati a causa dei molti impianti posti "in serie" lungo il corso del fiume e dei suoi affluenti. Tale sconsiderato sfruttamento ha già modificato drasticamente l'habitat naturale causando un incontestabile impoverimento della qualità ecosistemica e paesaggistica dei corpi idrici interessati;
- la compromissione degli ecosistemi, con un paesaggio banalizzato e deturpato dei corsi d'acqua, si sta ripercuotendo sulle attività economiche locali quali la pesca e il turismo;
- l'acqua è una risorsa fondamentale per lo sviluppo sostenibile della montagna: il suo utilizzo responsabile per la produzione di energia pulita può permettere di attivare investimenti, con ricadute positive per le comunità locali, per l'ambiente e per l'economia;

PRESO ATTO:
- del ritardo da parte del Governo italiano, delle Autorità di Bacino e delle Regioni nel completo recepimento della Direttiva Quadro sulle Acque, 2000/60/CE, che sostiene la necessità di ristabilire la buona qualità dei corsi d'acqua e comunque di non degradarne le condizioni ecologiche;
- della necessità di promuovere azioni tese al risparmio delle risorse e dei beni comuni, alla conservazione e alla corretta gestione del paesaggio e al rispetto degli habitat naturali sulla base dei principi di partecipazione e di precauzione;
- che, da un'analisi tecnica della situazione, commissionata da associazioni territoriali ad una società di consulenza ambientale di San Donà di Piave (VE) dal titolo: "Lo sfruttamento idroelettrico in provincia di Belluno", risulta che Il mercato dell'idroelettrico nella Regione è drogato da incentivi statali concessi a pioggia, che stanno trasformando il settore in un'autentica minaccia per l'intero bacino fluviale;

CONSIDERATO CHE:
- valorizzare la risorsa acqua per produrre energia pulita è un'opportunità che la montagna deve cogliere nell'ottica di uno sviluppo orientato alla sostenibilità e alla green economy;
- l'articolo 1 della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) impone agli Stati membri il miglioramento, o almeno la conservazione, della qualità dei corpi idrici e, in base a quanto chiarito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, la valutazione dell'impatto cumulativo è imprescindibile;
- la Commissione europea ha avviato due procedure d'infrazione nei confronti dell'Italia in materia di valutazione d'impatto ambientale: la procedura di infrazione 2009/2086 è stata avviata per non conformità delle norme nazionali (Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.) con la direttiva VIA 2011/92/UE relativamente alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA (screening) e alla non corretta trasposizione delle definizioni di alcune categorie di progetti; la procedura 2013/2170 è stata avviata per la non corretta trasposizione della categoria progettuale relativa alle opere di regolazione dei corsi d'acqua;
- il censimento dei corpi idrici e delle relative "condizioni di riferimento" (condizioni idromorfologiche, fisico-chimiche e condizioni biologiche) presente nel "Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali" risulta essere, incompleto, sommario e superficiale;
- risulta essere sistematicamente violata/elusa, da parte delle Autorità, la Direttiva "VIA" 2011/92/UE, con esclusione di qualsiasi valutazione per i progetti ritenuti minori e, quanto alla generalità dei progetti, nel caso in cui gli stessi soddisfino sulla carta determinati parametri (delibere di Giunta regionale della Regione del Veneto nn. 327/2009 e 2834/2009), senza tenere conto né della loro ubicazione (in violazione dell'art. 2), né del loro rilevante impatto cumulativo (la valutazione dell'impatto cumulativo è imprescindibile, in base a quanto chiarito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia CE. Cfr., ex multis, Corte di Giustizia CE, sez. II, 28.02.2008, causa C-2/07 e Corte di Giustizia CE, sez. III, 25.07.2008, C-142/07);
- vengono riscontrate violazioni della Direttiva "VAS" 2001/42/CE (in particolare, l'Autorità competente per la VAS sul "Piano di Tutela delle Acque della Regione Veneto" - piano attuativo del succitato piano di gestione - risulta essere sostanzialmente la stessa ad aver elaborato e approvato il medesimo);
- oltre alla direttiva "Habitat" risultano lacunose anche le Valutazioni d'Incidenza Ambientale VINCA sui progetti;

CONSTATATO CHE:
- meno del 10% dei corsi d'acqua alpini mantiene ancora condizioni di naturalità elevata, cioè non è perturbato da derivazioni, da alterazioni morfologiche significative e da immissione di inquinanti;
- i restanti corpi idrici sono in gran maggioranza sfruttati da derivazioni a scopo idroelettrico e/o irriguo, ingenti e in successione, che in alcuni periodi dell'anno spesso arrivano a prosciugarne interi tratti;
- gli incentivi statali alle fonti energetiche rinnovabili hanno scatenato una rincorsa alla costruzione di centinaia di nuove centrali idroelettriche, in particolare di piccole dimensioni;
- sempre più spesso le domande di concessione di derivazione per scopo idroelettrico insistono in Parchi o in aree Natura 2000 (SIC o ZPS), in biotopi o comunque in contesti ambientali e paesaggistici di particolare pregio e fragilità;
- è stato richiesto alle Regioni italiane di descrivere le procedure e le metodologie di valutazione delle concessioni idroelettriche nel rispetto degli obiettivi di qualità delle acque fissati dalla direttiva europea (richiesta trasmessa alla Regione Veneto in data 02.02.2015 prot. N.42820);
- ancora oggi molte grandi derivazioni non prevedono rilasci di deflusso minimo vitale a valle delle captazioni e più in generale le misure di mitigazione degli impatti della produzione idroelettrica sono estremamente limitate;
- la necessità di intervenire su molti corsi d'acqua con interventi di riqualificazione ecologica, ma anche paesaggistica, viene rimandata nonostante evidenti situazioni di criticità e degrado;
- la normativa italiana sulla gestione delle acque non è ancora adeguata a tutelare compiutamente le esigenze plurime che i corsi d'acqua soddisfano nei confronti degli ambienti umani e dell'ecosistema: non solo produzione di energia ma anche altri servizi ecosistemici quali la biodiversità, l'autodepurazione, la ricarica delle falde, il ripascimento dei litorali, lo spazio ricreativo, il turismo, ad oggi insufficientemente tenuti in considerazione nella pianificazione e gestione dei bacini fluviali;

RITENENDO NECESSARIO:
- l'immediata sospensione del rilascio di nuove concessioni e autorizzazioni per impianti idroelettrici su acque superficiali, comprese quelle attualmente in istruttoria, ad esclusione di tipologie e contesti circoscritti da individuare con apposito elenco (es. la valorizzazione dei deflussi nelle reti di acquedotto e fognatura, il recupero di ruote idrauliche di antichi opifici di particolare valore testimoniale, lo sfruttamento del reticolo minuto in aree remote quali rifugi alpini, ecc.);
- la contestuale apertura di un tavolo di confronto a livello nazionale, esteso anche ai rappresentanti delle associazioni ambientaliste, pescasportive, culturali e tecnico-scientifiche, accomunate dall'avere tra gli scopi statutari la conservazione e il miglioramento dei corsi d'acqua e della biodiversità, con lo scopo di valutare le migliori modalità per ridurre l'impatto delle centrali idroelettriche esistenti e minimizzare quello di eventuali nuovi impianti;
- che venga attuato un processo rigoroso di valutazione dell'impatto ambientale e che si considerino in modo esplicito gli impatti cumulativi dei progetti che incidono su uno stesso bacino imbrifero, compresi gli impatti causati da attività esterne alla produzione idroelettrica (come le derivazioni a scopo irriguo e gli interventi di artificializzazione degli alvei);
- che sia significativamente migliorato il livello di controllo dell'effettivo rispetto dei deflussi rilasciati in alveo e delle altre misure di mitigazione e che le sanzioni previste dalla normativa siano effettivamente applicate in caso di comportamento fraudolento;
- che i corsi d'acqua, e in particolare quelli di montagna, vengano considerati un patrimonio di biodiversità, di valori ambientali e paesaggistici da tutelare piuttosto che una semplice risorsa da sfruttare in modo intensivo e indiscriminato: una risorsa preziosa per il paesaggio in grado di favorire un turismo ricreativo alternativo e meno impattante anche in ambito fluviale, creando nel contempo, grazie alla conservazione del bene, uno sviluppo economico e sociale armonico del territorio;
- che la procedura di confronto sui Piani di Gestione dei bacini idrografici venga mantenuta aperta e condivisa a tutti i soggetti portatori di interessi sociali ed economici;
- che si tenga conto dell'Articolo 9 della Costituzione, e soprattutto del recente pronunciamento del Consiglio di Stato (Cons. Stato, sez. IV, 29 aprile 2014, n. 2222), che ribadisce come il "paesaggio" sia bene primario e assoluto e che la sua tutela sia quindi prevalente su qualsiasi altro interesse giuridicamente rilevante, sia di carattere pubblico che privato;
- che all'interno del confronto che vede protagonisti l'Unione Europea e lo Stato Italiano nella proposta e attuazione della Macroregione Alpina, si preveda un capitolo di impegno comunitario che salvaguardi sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo i corsi d'acqua, costruendo un reale ponte solidaristico fra le esigenze delle popolazioni metropolitane e quelle che vivono stabilmente nelle realtà montane;

SOTTOLINEANDO:
- l'urgente necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari per garantire il conseguimento degli obiettivi di qualità ecologica previsti dalla Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE);
- che nella valorizzazione del bene comune acqua sarebbe opportuno che le amministrazioni locali si adoperassero anche per assicurare ulteriori compensazioni al territorio, con particolare attenzione alla soluzione del problema del dissesto idrogeologico;

RICONOSCENDO che l'energia idroelettrica costituisce un'importante fonte rinnovabile in quanto contribuisce all'abbattimento delle emissioni di CO2;

IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE

a comunicare con urgenza al Consiglio regionale se ed in che modo la Regione del Veneto ha provveduto a rispondere ai quesiti sollevati dalla procedura di infrazione EU PILOT 6011/2014, cosa ha risposto e quali sono le azioni e tempistiche previste per ottemperare alle direttive europee (in particolare le direttive Acqua Habitat e VIA), dal momento che enti regionali e locali preposti risultano inadempienti in materia di concessioni idroelettriche rispetto al diritto comunitario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
11



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BERTI, SCARABEL, BALDIN, BARTELLE E BRUSCO RELATIVA A "RICHIESTA RISARCIMENTO DANNI AL GRUPPO VOLKSWAGEN AG PER DISASTRO AMBIENTALE E FRODE IN COMMERCIO AI DANNI DEL TERRITORIO VENETO E DEI SUOI CITTADINI" (MOZIONE N. 42) RITIRATA

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- i trasporti su strada costituiscono la fonte emissiva principale di ossidi di azoto NOx in ambito regionale con una percentuale che si aggira attorno al 52%, secondo la Relazione Regionale Sulla Qualità dell'Aria Arpav;
- l'inquinamento ambientale proviene da prodotti di scarto della combustione ed include: idrocarburi, ossido d'azoto, monossido di carbonio, diossido di carbonio;
- l'inquinamento dell'aria è il primo fattore di rischio ambientale e causa di morte prematura, anche in Veneto. Questo costituisce una sostanziale perdita ed un cospicuo costo per il territorio regionale, per la sua agricoltura, la sua economia, la produttività della sua forza lavoro e la salute dei veneti (fonte Rapporto sulla Qualità dell'Aria 2014 - EEA);
- l'asse Verona-Padova-Venezia presenta livelli medi di inquinanti quali PM10, PM2,5, O3 fra i più pericolosi in Europa (ibidem, pag. 35, 36, 42);
VISTO CHE:
- Volkswagen AG ha promosso autoveicoli diesel a basse emissioni con una persuasiva campagna marketing, caratterizzata da slogan in cui si promuoveva una riduzione di emissioni del 30% e "verità ed onestà in ingegneria";
- Volkswagen AG ha dichiarato falsamente una riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli da essa prodotti ed il fatto è emerso alla cronaca a partire dagli Stati Uniti. I motori erano dotati di dispositivi che riducevano fittiziamente le emissioni inquinanti;
- il software impostava automaticamente una modalità "test drive" quando riconosceva le condizioni a cui vengono sottoposte le autovetture in fase di controllo sulle emissioni ed impostava un funzionamento del motore a performance ridotte;
- una volta sulla strada, il dispositivo ripristinava il normale funzionamento del motore, che a pieno regime comportava un aumento reale degli inquinanti emessi, come i sopracitati ossidi di azoto NOx, fino a 40 volte i dati dichiarati;
- Volkswagen AG ha ammesso la frode in commercio ed ha stanziato 6,5 miliardi di euro a copertura dei costi inerenti al richiamo delle autovetture;
- l'agenzia americana per la tutela ambientale EPA - Environmental Protection Agency ha ora la facoltà di comminare una multa negli Stati Uniti fino a 19 miliardi di dollari, ovvero 37.500 dollari per ogni veicolo dalle emissioni alterate;
CONSIDERATO CHE:
- è di recente approvazione la legge del 22 maggio 2015, n. 68 recante disposizioni in materia di delitti ambientali, in cui si condanna per il delitto di "Inquinamento ambientale" chiunque abusivamente cagioni una compromissione significativa e misurabile della qualità dell'aria;
- l'inquinamento è avvenuto in modo capillare su tutto il territorio della Regione Veneto, anche in luoghi sottoposti a vincolo paesaggistico, ambientale, storico ed artistico il che comporta un ulteriore aggravio del danno;
- la suddetta legge punisce per "disastro ambientale" chiunque abusivamente rechi offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per il numero di persone offese o esposte al pericolo degli inquinanti ed in questo caso si tratta di 4.921.134 cittadini;
- l'importo del risarcimento dei danni da richiedere per ciascuna autovettura causa del danno ambientale potrà essere - allineandolo al massimale EPA - di 33.311 euro, stante al cambio dell'8 ottobre 2015;
- tale somma dovrà essere interamente utilizzata per migliorare la qualità dell'aria nella Regione con interventi floristici e botanici al fine di filtrare, assorbire e ridurre gli inquinanti nell'aria delle aree più inquinate, con riferimento ai dati Arpav ed EEA; e tale vincolo si pone in conformità con i principi della citata legge n. 68 del 2015 che nell'introdurre nel codice penale l'art. 452-undecies, esplicita che i beni confiscati o i loro eventuali proventi "sono messi nella disponibilità della pubblica amministrazione competente e vincolati all'uso per la bonifica dei luoghi";
tutto ciò premesso,
impegna la Giunta regionale
- a intraprendere ogni azione legale, in tutte le sedi, al fine di richiedere al gruppo Volkswagen AG un risarcimento danni per reato ambientale a danno del territorio regionale veneto e della salute dei cittadini della Regione del Veneto nei termini come in premessa illustrati;
- a destinare gli importi a titolo di risarcimento dei danni al miglioramento della qualità dell'aria nella Regione con interventi floristici e botanici al fine di filtrare, assorbire e ridurre gli inquinanti nell'aria."
La parola al consigliere Brusco.

Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
In poche parole, con questa mozione si vuole spronare la Giunta regionale ad effettuare una richiesta di risarcimento danni nei confronti della società automobilistica tedesca Volkswagen per i fatti noti, seguendo due motivi principali. Il primo è quello del disastro ambientale perché i fatti, che tutti conosciamo, hanno coinvolto una quantità di individui elevata per il nostro contesto: sono 5 milioni di cittadini veneti danneggiati da questo problema causato dalla Volkswagen. L'altro è quello della frode in commercio in quanto Volkswagen prometteva di vendere veicoli a bassa emissione e poi sono stati venduti veicoli inquinanti, comunque sopra i limiti prescritti dalle normative, anche 40 volte sopra quei limiti, in Europa per 6,5 miliardi di autovetture.
L'Agenzia europea per l'ambiente inoltre ha dichiarato che in Veneto la prima causa di morte prematura è dovuta all'inquinamento da PM10 oltre al fatto che questo tipo di inquinamento è anche il primo fattore di rischio ambientale.
Questo cosa costituisce nella nostra Regione? Costituisce costi per il territorio in vari settori e l'agricoltura viene comunque danneggiata perché, anche se il cielo si è pulito dalle piogge, la polvere non va a finire sotto il tappeto ma sulle nostre colture.
Quindi è un danno pesante per l'economia della nostra Regione. Ricordo che oltre a tutta l'area della Pianura Padana, che risulta essere altamente inquinata, la fascia che va da Verona a Venezia ha anche un picco elevato di inquinamento da PM10 e da altri metalli. Inoltre ha costi per quello che concerne la sanità, quindi forza lavoro e salute.
Voglio solo ricordare che nell'asse Verona-Venezia, passando per Padova Treviso e Vicenza, abbiamo avuto oltre 100 sforamenti di giornate dove il limite di PM10 è stato superiore alla normativa. 84 mila morti l'anno in Italia causati da inquinamento in generale.
Inoltre bisogna tenere in considerazione altri due momenti: il primo è che in Italia è stata votata la legge 68/2015 sui delitti ambientali che condanna chi altera in maniera significativa la qualità dell'aria e causa l'incolumità della salute dei cittadini; inoltre l'Agenzia della Protezione ambientale americana (EPA) ha imputato alla Volkswagen 19 miliardi di dollari attraverso una causa che risale ai primi giorni di gennaio che parte appunto dal Governo americano in questo frangente.
Inoltre c'è da ricordare anche l'ultima questione: la Commissione europea per l'Ambiente sta sanzionando l'Italia per 1 miliardo di euro per quello che riguarda le misure intraprese per l'inquinamento. La Regione Veneto è la peggiore in questo frangente. Lo voglio ricordare.
Se noi volessimo andare ad allinearci a quelli che sono i dati dettati dall'EPA, dall'Agenzia americana di Protezione ambientale che stimava in 37 mila dollari per veicolo, sarebbero 33 mila euro per veicolo di risarcimento che, attraverso la richiesta di questa mozione, potremmo andare a richiedere. Questo risarcimento, per esempio in ottemperanza della legge 68, deve essere investito per quello che concerne il miglioramento della qualità dell'aria e ad opere che vadano a mitigare l'inquinamento atmosferico.
Io mi rivolgo all'Assessore e dico che se ci fosse l'intenzione di procedere anche modificando questa mozione, siamo ben aperti a collaborare se si ritiene che questo meccanismo di reperimento dei risarcimenti non sia efficace e se ce ne sia un altro di più efficace. Noi saremo collaborativi in questo frangente. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Brusco.
La parola all'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Non entrerò tanto nel dettaglio se no la tiriamo molto lunga, ma su questo c'è terreno fertile sicuramente.
Partiamo da un presupposto: che le normative americane e le normative europee sono totalmente diverse, sia come limiti perché sono molto più bassi e la contestazione su Volkswagen da parte di EPA negli Stati Uniti riguarda gli ossidi di azoto, sia per quanto riguarda i test di omologazione. Sono totalmente diversi e questa è la prima considerazione.
Voi citate le normative EPA che in Europa non ci sono, ci sono le EURO.
Questo a significare che ad oggi: 1) non ci risulta nessuna contestazione in Italia nei confronti di Volkswagen, ho visto nei giornali che c'è stato un intervento da parte della Guardia di Finanza a Padova a Porsche Italia che fa parte del gruppo Volkswagen ma non mi risulta ci sia nessun tipo di contestazione; 2) i limiti sono molto diversi per quanto riguarda gli ossidi di azoto così come sono diversi i test di omologazione.
In Italia abbiamo un test di omologazione che risale agli anni '70, l'ultima modifica è del 1997 e prevede il test della vettura su banco a rulli, dove è possibile anche scollegare tutti gli ausiliari per farla consumare e utilizzare meno energia, e tutta una serie di zone grigie della normativa che consentono di dare dei dati che non sono poi confrontabili con quelli dell'utilizzo su strada. Tant'è vero che – e lo sapete benissimo - se guardate le principali riviste di settore vedete un consumo dichiarato omologato che è enormemente più basso rispetto al consumo che voi fate pur col piede leggero. Anche perché in Italia non esiste una normativa che consenta di parlare di truffa nel momento in cui una casa costruttrice dichiara un consumo rispetto a quello che è reale.
Quindi bisogna verificare se ci sono i presupposti del reato innanzitutto e poi il fatto – questo lo aggiungo io – che Volkswagen abbia mandato anche in Italia delle lettere ai possessori di alcune tipologie di veicoli dicendo "Facciamo un richiamo, interveniamo e verifichiamo" non sta a significare che sia un'ammissione di colpa. Questo anche in considerazione del fatto che negli Stati Uniti – questa è una mia considerazione – il parco circolante di autoveicoli è del 98% a benzina e del 2% diesel. Gli americani non sono mai stati bravi produttori di auto a gasolio e, guarda caso, i controlli sono stati effettuati su Volkswagen e BMW. Gli ossidi di azoto così bassi sono tecnicamente difficilmente raggiungibili, bisognerebbe capire se fanno il test a una Ford, a una Chrysler o alla General Motors.
Questo, ma non sta a me entrare nel merito di questo, lascia presupporre alcune considerazioni. Lascio agli americani fare questo tipo di azioni e mi tiro da parte.
Anche su quello che è successo in America attenzione, perché negli Stati Uniti gli ossidi di azoto, che sono uno dei quattro principali inquinanti dei motori a combustione interna prevalentemente presenti nel motore diesel, è facilissimo tenerli bassi ed è esattamente quello che ha fatto Volkswagen, mi pare di capire.
Siccome anche lì c'è un test che è codificato e che prevede un certo tempo di accelerazione, una velocità, che poi si riduce, poi si ferma etc., la centralina – che è stupida ma riconosce subito immediatamente cosa sta succedendo all'auto ed è velocissima come il computer – riconosce "sono in fase di test" e quando lo riconosce automaticamente riduce l'emissione di ossidi di azoto. Ridurli è facilissimo perché basta abbassare la temperatura di combustione all'interno della camera di scoppio. Come si fa? Con la valvola EGR: si fa ricircolare il gas di scarico anziché farlo uscire dallo scarico, lo si rimanda in camera di combustione e si abbassa la temperatura, così gli ossidi di azoto non escono.
Poi alla fine vedremo come va a finire negli Stati Uniti, sono curioso. Bisogna capire se è una truffa oppure se viene verificato ciò che la Volkswagen dice: questo è il test, io lo soddisfo con questo metodo nel senso che la centralina si auto-adegua.
D'altro canto le centraline delle auto oggi si adeguano alle tipologie di guida: c'è la guida sport etc.. Si adeguano. E loro ti dicono: si adegua anche al test.

PRESIDENTE

Grazie, assessore ingegnere Bottacin.
La parola al consigliere Berlato.

Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia-AN-Movimento per la cultura rurale)

Grazie, Presidente.
Ho chiesto di inserire un'analoga mozione che il Gruppo ha presentato che, per analogia, dovrebbe essere stata messa in discussione congiunta, come da abitudine di quest'Aula: ritengo solo che sia stata una dimenticanza.
Se vedete anche il verbale della riunione dei Presidenti dei Gruppi troverete una analoga mozione.
Per quanto riguarda l'ordine dei lavori, essendo analoga preannuncio il voto favorevole del nostro Gruppo dando per superata la mozione che avevo chiesto venisse messa in discussione congiunta e che riguarda lo stesso argomento.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Berlato, adesso verifico.
La parola al consigliere Ruzzante.

Piero RUZZANTE (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Intanto confermo quanto ha detto adesso il collega Berlato. Ricordo perfettamente che aveva chiesto alla Conferenza dei Capigruppo l'inserimento della sua mozione. Come si fa in tutti gli ordini del giorno, quando ci sono due mozioni che vertono sullo stesso tema e sullo stesso argomento si inseriscono entrambe all'ordine del giorno.
Semplicemente dichiaro il voto favorevole da parte del Gruppo PD a questa mozione. Credo che anche in sede europea abbiamo presentato atti simili in qualche modo ai contenuti di questa mozione e quindi è assolutamente condivisibile per la salvaguardia dell'ambiente e per la salvaguardia anche dei posti di lavoro, però dentro una correttezza di rapporto tra utenti e produttori.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Ruzzante.
La parola al consigliere Brusco, per dichiarazione di voto.

Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Sono contento della richiesta dell'Assessore. Chiedo che questa mozione venga ritirata nonostante quasi tutti la votassero a favore. La ripresenterò in maniera congiunta poi con quella depositata del consigliere Berlato.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Brusco.
Mi pare un'ottima idea, anche perché non troviamo, fra gli argomenti calendarizzabili, quella del consigliere Berlato. Questo ritiro comunque ci permetterà eventualmente di unificare l'argomento e di riproporlo alla prossima Seduta.
Il punto n. 11 all'ordine del giorno viene ritirato per essere riformulato.
PUNTO
12



RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI FINCO, FINOZZI, RIZZOTTO, BORON, BRESCACIN, SANDONà, GEROLIMETTO, BARBISAN FABIANO, MICHIELETTO, POSSAMAI, MONTAGNOLI, GIDONI, SEMENZATO, BARBISAN RICCARDO, GUADAGNINI, VALDEGAMBERI, BARISON E BERLATO RELATIVA A "TAGLIO (ENNESIMO) IN SANITà A 208 PRESTAZIONI AMBULATORIALI: SI AMMALI CHI PUò. IL GOVERNO RENZI SI FERMI E LA SMETTA DI ALIMENTARE LO SCONTRO TRA MEDICI E PAZIENTI. INUTILE IL TAGLIO DI 13 MILIARDI DI EURO: SI ATTUINO I COSTI STANDARD IN SANITà" (RISOLUZIONE N. 2) (DELIBERAZIONE N. 7/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
VISTO:
- l'articolo 32 della Costituzione che recita "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. ...";
- l'articolo 6, c. 1 lett. m) dello Statuto del Veneto che stabilisce che la Regione: "assicura il diritto alla salute a all'assistenza, tramite un sistema di servizi sanitari e sociali universalistico, accessibile ed equo";
APPURATO che:
- il Governo ha annunciato l'ennesimo taglio alle prestazioni sanitarie a grave danno dei cittadini pazienti;
- il Governo, per attuare tale dissennata riduzione delle prestazioni prevede addirittura "multe" a carico dei medici che prescrivessero prestazioni ambulatoriali senza motivazioni adeguate e il conseguente pagamento delle stesse a totale carico dei pazienti;
- sono in tutto ben 208 gli esami/prestazioni cliniche interessate dal taglio delle prestazioni tra cui TAC, risonanza magnetica, indagini di laboratorio per l'individuazione del virus epatite B, esami allergologici e addirittura tomoscintigrafia e radioterapia stereotassica per tumori primitivi, ecc.;
- tali 208 prestazioni sono in gran parte già oggi obbligatoriamente prescritte da medici specialisti e, pertanto, non si capisce come potrebbero essere considerate inappropriate;
- tale ennesimo taglio alla spesa sanitaria ammonterebbe a circa 13 miliardi di euro;
- alla Regione del Veneto è, usualmente, applicata una percentuale pari all'8 per cento del taglio complessivamente fissato per tutte le Regioni, corrispondente a oltre 1 miliardo di euro;
CONSTATATO che:
- tutte le prestazioni ambulatoriali erogate in Veneto comportano una spesa di circa 480 milioni di euro;
- tale spesa per prestazioni ambulatoriali in Veneto è di gran lunga inferiore al taglio di 1 miliardo di euro che il Governo imporrà alla nostra Regione;
- paradossalmente tale taglio richiederebbe l'azzeramento di tutte le prestazioni ambulatoriali erogate in Veneto (e non solo delle 208 previste dal Governo) e un ulteriore taglio ad altri servizi sanitari per ulteriori 500 milioni di euro;
CONSIDERATO che:
- i tagli alle prestazioni ambulatoriali sono inutili e non servirebbero se si adottassero le politiche di appropriatezza delle prestazioni attuate da tempo in Veneto;
- i tagli comporteranno, inoltre, un aumento del contenzioso tra medici e pazienti;
APPURATO che:
- la Regione del Veneto, grazie alle politiche di appropriatezza delle prestazioni attuate negli ultimi 3 anni ha ridotto la stessa di 1.832.582 unità;
- la Regione del Veneto ha, più di qualsiasi altra regione, combattuto per l'introduzione totale dei costi standard in sanità, che avrebbe risolto il problema degli sprechi alla radice, lasciando alle regioni "incapaci" di gestirsi l'onere di applicare nuove tasse ai loro cittadini per coprire gli eccessi di spesa;
CONSIDERATO infine che il modello di Servizio Sanitario Nazionale, così delineato dal Governo Renzi impedirà soprattutto ai cittadini meno abbienti di curarsi adeguatamente (si ammalerà solo chi potrà?), con grave danno per la loro salute e anche per le casse pubbliche, in quanto i tagli alla prevenzione sanitaria si trasformeranno in maggiori costi di cura a seguito dell'insorgere di gravi patologie tardivamente diagnosticate;
tutto ciò premesso
esprime
- fermo disappunto e contrarietà all'ennesimo taglio indiscriminato alla sanità da parte del Governo;
- viva preoccupazione per la salute dei cittadini essendo messa a rischio la prevenzione primaria svolta dai medici di famiglia, con un aumento, tra le altre, delle patologie cardiovascolari e degenerative nei pazienti;
invita
- il Governo a rivedere la propria posizione in merito all'ennesimo taglio alla sanità che vede interessate ben 208 prestazioni sanitarie;
- i Parlamentari tutti ad intervenire in sede di approvazione della legge di Stabilità 2016, affinché non sia consentito l'ulteriore taglio alla sanità;
auspica
l'intervento del Capo dello Stato affinché, in qualità di garante supremo della Costituzione, vigili sul rispetto dell'articolo 32 Cost. che recita: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. ...";
dispone
l'invio della presente risoluzione a:
a) Presidente Conferenza Stato Regioni;
b) Coordinatore della Commissione sanità della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome;
c) tutti i Presidenti delle Regioni d'Italia;
d) tutti i Sindaci del Veneto, anche solo per via telematica."
La parola al consigliere Finco, per una succinta illustrazione.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Sarò breve vista l'ora e visto che anche l'argomento ormai è stato superato, perché la legge di stabilità a livello nazionale è stata votata e purtroppo, da quello che so, è stato anche approvato questo taglio di 208 prestazioni sanitarie.
Questa è una risoluzione che abbiamo presentato a fine settembre quando era stata presentata questa proposta. Proposta che noi riteniamo gravissima in quanto non andrà ad incidere direttamente sul Veneto – perché noi non abbiamo nessuna intenzione di tagliare delle prestazioni mediche sanitarie - ma sicuramente si tradurrà in un taglio di risorse che sono destinate in particolar modo a questa Regione.
Purtroppo quello che si lancia come messaggio è che sempre più la sanità sarà un qualcosa rivolto solamente ai privati e spingerà sempre più il singolo cittadino a rivolgersi alle strutture private non solamente per una questione di costi ma anche - se dobbiamo valutare quello che sta facendo il Governo non solamente sui tagli su questo settore – si sta spingendo sempre più i medici ad avere una certa titubanza nel prescrivere determinate prestazioni mediche pena una sanzione che devono pagare loro in prima persona.
Sappiamo che quando un Governo, soprattutto il Governo a guida Centrosinistra, deve fare dei tagli taglia sulla sanità e questa scelta non è una scelta a caso. Sappiamo benissimo quanto incide la sanità sui bilanci delle singole Regioni e quanto importante è per le Regioni mantenere questa materia, soprattutto amministrarla bene. Continuare ad intervenire su questo settore vuol dire depotenziare il sistema pubblico a vantaggio di quello privato.
Il nostro, quindi, è un messaggio che vorremo lanciare non solamente verso il Governo ma soprattutto verso tutti i Parlamentari veneti per fare un po' più di squadra a tutela di questo territorio. Cosa che purtroppo non vediamo perché i Parlamentari sono sempre più abituati ad alzare la bandierina di Partito piuttosto che difendere le terre d'origine. Questa è una triste considerazione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finco.
La parola al consigliere Sinigaglia.

Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Non ho capito se il consigliere Finco intende ritirarla oppure se la mette al voto.
Perché, se la mette al voto, volevo ricordare che questa Regione, con provvedimenti n. 1667-68-69, se non mi sbaglio, del 2012 e del 2013 ha ridotto le prestazioni specialistiche come aveva proposto il Governo. Le ha ridotte per entrare dalle 12-13 pro capite alle 4-5, in modo tale da rendere più appropriata la visita medica, quella che è stata prescritta dal medico di base, dal medico specialista e quindi ha ridotto l'erogazione anche di questi servizi.
È una scelta che è stata portata avanti dalla Giunta Zaia nel 2012 e nel 2013 ed è stata una scelta vincente perché ha ridotto l'esborso di soldi per le visite specialistiche e costringe ogni giorno i medici specialistici, i medici di base, tutto il sistema della sanità a mantenere un tot di esame in base al tetto che la Regione dà.
Già nel 2012 e nel 2013 questa Giunta con l'assessore Coletto ha attivato questo stesso sistema e adesso il sistema nazionale è stato criticato perché si prevedevano le cosiddette multe. Cosa che poi non è stata applicata. Noi col tetto si dà un'indicazione ai medici di base dicendo: state attenti all'appropriatezza di queste visite. Non dicono di eliminarle, non dicono di toglierle, ma di "renderle appropriate" in modo tale che non ci sia una crescita impropria della domanda.
Secondo aspetto: non c'è nessun taglio.
Nel 2014 questa Regione ha ricevuto 8 miliardi e 400 milioni e passa, nel 2015 – slide presentata recentemente durante i lavori della Prima Commissione – il Veneto in sanità ha ricevuto 8 miliardi e 676. Scommettiamo che nel 2016 il Veneto andrà verso gli 8 miliardi e 9?
Non c'è nessun taglio perché noi stiamo, anzi voi state, contrabbandando i tagli come minori aumenti rispetto a quelli previsti. Nel 2016 è previsto un aumento e invece che 112 miliardi e 3 sono arrivati 111 miliardi a livello nazionale, ma c'è un aumento rispetto all'anno prima: da 109,7 a 111. È come - lo faccio sempre questo esempio - se io andassi a casa e dicessi a mia moglie: dovevano aumentarmi lo stipendio di 300 euro, me lo hanno aumentato di 100. Non dico che mi hanno tagliato di 200 euro lo stipendio ma che me l'hanno aumentato di 100 invece di 300.
Questo è quello che è successo e sta succedendo a livello di sanità nazionale e anche a livello di sanità regionale.
Quindi questa mozione è anacronistica, è superata nei fatti perché questo provvedimento non è più in essere, è stato modificato e soprattutto la questione dei tagli continuamente sbandierati, che si vuole privatizzare etc., non ci sono.
C'è un aumento che non è tanto quanto quello previsto dal Patto per la salute firmato dagli Assessori nel luglio 2015, mi sembra se non sbaglio...
(Interruzione dall'Aula)
2014? Sì, ha ragione.
Rispetto a quelle previsioni non c'è stato quell'aumento ma c'è stato un aumento minore, però poi durante l'anno i soldi arrivano e arrivano sempre di più rispetto a quanto mettiamo anche in previsione.
Ripeto: 2014, 8 miliardi e 4; nel 2015, 8 miliardi e 670; scommetto che nel 2016 arriveremo a 8 miliardi e 9.
È vero che ci sono spese che aumentano come i farmaci per l'Epatite C e tutta una serie di LEA che sono stati addebitati, però non diciamo che ci sono tagli perché ci sono aumenti minori rispetto a una previsione nel Patto per la salute.
La prima parte, ripeto, è stata superata, la seconda va corretta abbondantemente e quindi noi voteremo contro.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Sinigaglia.
La parola all'assessore Coletto.

Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Solo brevemente per precisare. È vero che la Giunta del Veneto ancora nel 2011-2012 - non ricordo bene - ha messo come obiettivi dei medici in programmazione in maniera generale le quattro prestazioni per paziente, quindi per cittadino, ma è altrettanto vero – e sappiamo che non è mai stata negata una prestazione a nessuno – che il 20% della popolazione, cioè gli anziani, assorbono l'80% delle risorse. Questo è un altro dato che è incontrovertibile.
Per quanto riguarda il Fondo sanitario è vero che è cresciuto di 1 miliardo e 3 quest'anno, ed è altrettanto vero che i costi che sono stati caricati sulle Regioni sono di 2 miliardi e 3. Quindi alla luce dell'aumento noi abbiamo avuto maggiori costi da sostenere.
Uno per tutti: i famaci per l'Epatite C sono arrivati 400 milioni ma ce li anno prelevati dai progetti obiettivo che erano soldi delle Regioni, quindi c'è stata una decurtazione perché il Ministero ci ha messo solo 100 milioni su quella partita.
Ci sarà la revisione dei livelli essenziali di assistenza dove ci sarà un incremento della spesa, quindi è un ulteriore detrazione, 800 milioni è una valutazione fatta dal Ministero sulla base degli extra LEA che già erogano le Regioni e quindi se sono extra LEA non sono livelli essenziali di assistenza. Sono due cose totalmente diverse e questo il consigliere Sinigaglia me lo insegna.
Poi per quanto riguarda la questione dei medici che verranno perseguiti per via disciplinare se le erogazioni non saranno assolutamente appropriate credo che sia una cosa assolutamente da evitare, tant'è che a Roma abbiamo votato contro.
Il medico prescrivere in scienza e coscienza, non ravvedo gli estremi per atteggiamenti e per provvedimenti disciplinari nei confronti delle prescrizioni dei medici. Reputo che i nostri professionisti agiscano in scienza e coscienza ed assolutamente con finalità benefiche quindi curative nei confronti dei nostri pazienti.
Credo che la risoluzione centri a pieno quella che è la problematica legata a una sanità definita chiaramente dall'articolo 32 della Costituzione, quindi su base universalistica equa nelle erogazioni e che dà la possibilità di curarsi a tutti i cittadini italiani. Credo che sia una grande scelta di civiltà e di etica irrinunciabile sia per il Veneto e sia per il livello nazionale.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Coletto.
La parola al consigliere Azzalin.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
A dimostrazione che le mozioni hanno un valore relativo è come se noi presentassimo una mozione che dice: aboliamo tutte le liste d'attesa e per queste impegniamo l'Amministrazione, punto.
Ergo: facciamo la dotazione degli organici che è opportuno attuare negli ospedali e nel territorio rispetto ai servizi socio-sanitari, perché sappiamo che manca del personale.
Allora se noi facciamo una mozione rispetto a questo riusciamo a risolvere il problema del personale o dobbiamo andare avanti con la razionalizzazione del sistema e con il cercare altre risposte?
Detto questo – ed io mi convinco sempre di più che certe situazioni non si affrontano in questo modo - mi ha fatto specie l'ultimo capoverso laddove la risoluzione dispone l'invio della presente risoluzione alla "Conferenza Stato-Regioni" e ci può stare, "al coordinatore, a tutti i Presidenti e a tutti i Sindaci del Veneto"; noi possiamo inviarla a chi vuole però qui c'è una disparità di trattamento, se così si può dire, visto che parliamo di sanità, rispetto alle altre mozioni. Perché questo non lo facciamo per tutte le altre mozioni? Perché non mettiamo a conoscenza il territorio veneto delle decisioni delle mozioni che impegnano questo Consiglio regionale?
Io farò un emendamento, me lo preparo e lo presenterò in tutte le mozioni, a prescindere se sono risoluzioni o mozioni etc., dove aggiungo che tutto quanto venga inviato a tutti i Sindaci del Veneto. Perché o le mozioni e le risoluzioni sono una questione politica in cui dibattiamo e non hanno una strumentalizzazione anche in questi termini, perché di questo si tratta, oppure non capisco la ratio di questo ragionamento perché non venga data la possibilità anche alle altre mozioni di avere questo elemento conoscitivo alla pari di questa.
Questo è l'elemento che vuole essere appositamente polemico perché c'è di fronte un atteggiamento strumentale rispetto a una materia su cui noi non ci sottraiamo a una discussione di merito ma in questi termini è evidente la strumentalità. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
Non vedo altri interventi, quindi metto in votazione la risoluzione al punto n. 12.
Pongo in votazione la Risoluzione n. 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
13



RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI GUADAGNINI, FINCO, RICCARDO BARBISAN, CIAMBETTI, COLETTO, FINOZZI, FORCOLIN, GIDONI, MARCATO, MONTAGNOLI, POSSAMAI, SEMENZATO, FABIANO BARBISAN, BORON, BOTTACIN, BRESCACIN, CALZAVARA, GEROLIMETTO, LANZARIN, MICHIELETTO, RIZZOTTO, SANDONà, VALDEGAMBERI E VILLANOVA RELATIVA A "PIENO SOSTEGNO ALL'INIZIATIVA DEL PARLAMENTO CATALANO FINALIZZATA ALL'INDIPENDENZA DELLA CATALUNYA" (RISOLUZIONE N. 4) (DELIBERAZIONE N. 8/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- A compimento del mandato elettorale che ha visto la vittoria dei movimenti favorevoli all'indipendenza della Catalogna, il 9 novembre 2015 i rappresentanti del nuovo parlamento catalano hanno votato ed approvato, con 72 voti a 63, una risoluzione che porterà all'indipendenza della Catalunya, in maniera pacifica e nonviolenta, entro il 2017;
- la risoluzione afferma chiaramente la volontà di avviare negoziati al fine di attuare il mandato democratico per creare un nuovo Stato indipendente catalano e questo, in ossequio al diritto all'autodeterminazione, non viene chiesto, ma semplicemente comunicato allo Stato spagnolo, all'Unione europea ed alla comunità internazionale nel suo complesso;
- con la mozione 19 del 22/09/2015 questo stesso Consiglio esprimeva formalmente il proprio supporto al pacifico e democratico percorso di autodeterminazione intrapreso ed attuato dai cittadini catalani e dalle loro istituzioni;
Considerato che la risposta del governo spagnolo è stata di una arroganza inaudita, profondamente antidemocratica e irrispettosa del diritto di autodeterminazione dei popoli, diritto peraltro riconosciuto dallo stato spagnolo
esprime
la propria piena ed incondizionata solidarietà ed il proprio sostegno al Parlamento ed ai cittadini catalani nella ferma convinzione che la sovranità appartenga sempre al Popolo e che la volontà democraticamente e pacificamente espressa dei cittadini non debba e non possa mai essere zittita, impedita o soffocata da alcuno."

PRESIDENTE

La parola al consigliere Guadagnini.

Antonio GUADAGNINI (Indipendenza Noi Veneto)

Grazie, Presidente.
Ho presentato questa mozione a sostegno del percorso indipendentista catalano, in particolare a sostegno dell'ultima presa di posizione del Parlamento catalano che ha iniziato il cosiddetto percorso di disconnessione dallo Stato spagnolo. Questo significa che entro una data prefissata, cioè l'anno 2017, la Catalogna, indipendentemente dalle volontà dello Stato spagnolo, diventerà, si autocostituirà, si autoproclamerà Stato indipendente sovrano, appunto indipendente dal precedente Stato di appartenenza cioè quello spagnolo.
Questo perché? Dopo aver innumerevoli volte chiesto la celebrazione del referendum per chiedere il parere dei cittadini catalani, tale permesso è stato sempre negato dallo Stato spagnolo e questo in violazione appunto del diritto fondamentale di espressione che ha ogni cittadino anche in Spagna o comunque all'interno di tutta la Comunità europea.
Nel frattempo sono avvenute due cose importanti: la prima è che il Palamento catalano, con colpevole ritardo, ha nominato il Presidente del Governo Carles Puigdemont grazie a un accordo raggiunto all'ultimo momento – e facciamo gli auguri al nuovo Presidente della Catalogna – e speriamo che mantenga le promesse che ha fatto e che entro i 18 mesi arrivi all'indipendenza della Catalogna.
Questo è un elemento molto importate per quanto riguarda il diritto dei popoli alla loro espressione sulla tutela dei diritti fondamentali fra i quali c'è anche quello di decidere la forma di governo dalla quale vogliono essere governati. Ma l'elemento che è ancora più importante avvenuto in concomitanza con le elezioni spagnole è la presa di posizione politica di Pablo Iglesias – leader di Podemos - in merito alla questione catalana. La sua posizione politica secondo me rappresenta una vera e propria rivoluzione in senso liberale, e fa specie avvenga da un rappresentante dell'estrema Sinistra sostanzialmente perché egli ha dichiarato che parteciperà al Governo della Spagna – e la sua formazione politica è determinante in quasi tutte le opzioni in campo - soltanto se verrà concesso alla Catalogna il diritto di esprimersi.
Questo è particolarmente importante: 1) perché Pablo Iglesias è contrario all'indipendenza della Catalogna, lo ha dichiarato, e ha votato anche contro l'elezione del nuovo Presidente in quanto il nuovo Presidente si è dichiarato indipendentista, ma egli vuole garantire – come ha promesso di fare il Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale e spero mantenga fede all'impegno preso – agli spagnoli il diritto di esprimersi vincolando la sua presenza al Governo a questo dato.
La cosa è fondamentale perché Pablo Iglesias mette il diritto del cittadino - che è un principio liberale sacrosanto che dovrebbe essere tutelato anche in Italia - prima del volere dello Stato, cioè quello che dice Pablo Iglesias è: deve essere considerato spagnolo – vale anche per l'italiano, per il veneto e per il catalano – chi si sente spagnolo, veneto, italiano o catalano, non deve essere obbligato a sentirsi spagnolo dallo Stato qualsiasi cittadino che è nato all'interno di quello Stato perché l'ottica è totalmente diversa.
Questi Stati che impongono ai loro cittadini questa idea sono nati nell'Ottocento e sono il motivo per il quale l'Europa non fa passi avanti.
Se vogliamo veramente cambiare passo e applicare questi principi che sono fondamentali innanzitutto dobbiamo fare in modo che siano i cittadini a decidere, ovvero: io che mi sento veneto devo essere libero di esprimermi e di crearmi questo Stato se la maggioranza dei cittadini è d'accordo con me, così come succede in Catalogna.
Comunque per questo abbiamo presentato questa risoluzione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Guadagnini.
La parola al consigliere Finozzi.

Marino FINOZZI (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere la sottoscrizione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Finozzi, benissimo: registrato.
Anche il consigliere Valdegamberi, con tutto il Gruppo Lega e la Lista Zaia lo sottoscrivono.
Non vi sono altri interventi quindi passiamo alla votazione.
Pongo in votazione la Risoluzione n. 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
14



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BASSI, CASALI, CONTE, NEGRO, FABIANO BARBISAN, BORON, BOTTACIN, BRESCACIN, CALZAVARA, GEROLIMETTO, LANZARIN, MICHIELETTO, RIZZOTTO, SANDONà, VALDEGAMBERI, VILLANOVA, MORETTI, AZZALIN, FRACASSO, PIGOZZO, RUZZANTE, SALEMI, SINIGAGLIA, ZANONI, ZOTTIS, BERTI, BALDIN, BARTELLE, BRUSCO, SCARABEL, GIORGETTI E BARISON RELATIVA A "LA REGIONE SOSTENGA LE AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI TPL IN VENETO" (MOZIONE N. 82) TITOLO COME MODIFICATO (DELIBERAZIONE N. 9/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'articolo 16-bis del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, come sostituito dal comma 301 dell'art. 1 della Legge n. 228 del 24.12.2012 cd. Legge di Stabilità 2013, ha previsto l'istituzione di un "Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale anche ferroviario" nelle Regioni a statuto ordinario;
- la L.R. n. 3 del 5.04.2013 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013" ha istituito il "Fondo regionale per il trasporto pubblico locale" nel quale confluiscono tutte le risorse che lo Stato destina alla Regione del Veneto per il trasporto pubblico locale;
CONSIDERATO CHE:
- il Bilancio di previsione per l'esercizio 2015, approvato dal Consiglio regionale del Veneto con L.R. n. 7. del 27 aprile 2015, apposta sul Capitolo 101860 denominato "Fondo regionale per il trasporto pubblico locale", risorse complessive pari a € 406.109.636,58;
- con deliberazione/CR n. 37 del 07.04.2015, la Giunta regionale ha proposto di ripartire il Fondo tra trasporto ferroviario e trasporto automobilistico e lagunare destinando al trasporto pubblico locale automobilistico e lagunare l'importo di € 256.109.636,58;
- con decreto in data 17 marzo 2015, registrato presso la Corte dei Conti in data 3 aprile 2014 , il Ministro dell'Economia e delle Finanze di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha concesso alle Regioni a statuto ordinario un'anticipazione del 60 per cento del Fondo nazionale di cui all'articolo 16-bis.
RITENUTO CHE:
- le Aziende che gestiscono il Trasporto pubblico locale hanno incassato acconti da gennaio 2015 a luglio 2015, dovendo comunque far fronte a tutte le esigenze di servizio, utilizzando anche capitali di terzi, con conseguenti gravi ripercussioni nei conti economici;
- più volte le Aziende di trasporto pubblico hanno chiesto di cambiare la legge regionale per consentire a questo settore di poter usufruire di anticipazioni in dodicesimi anziché essere legate a corresponsioni il cui arrivo è incerto e non consente di programmare esercizio corrente e investimenti;
- giungono notizie che il decreto del trasferimento del restante 40% è appena stato licenziato dalla Corte dei Conti e che comunque i flussi finanziari arriveranno non prime della fine del corrente anno;
- le Aziende in questo periodo dovranno sostenere, tra l'altro, i costi per le tredicesime mensilità, il pagamento dei premi assicurativi per i mezzi oltre al pagamento dell'una tantum previsto con la firma del nuovo contratto di lavoro;
impegna la Giunta regionale
- a porre in essere tutte le azioni possibili per erogare i finanziamenti dovuti alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale al più presto e comunque entro e non oltre il 31/12/2015;
- a riorganizzare, per l'anno 2016, il sistema di corresponsione dei corrispettivi per dodicesimi, in modo da non creare squilibri finanziari alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale."
La parola al consigliere Bassi.

Andrea BASSI (Lista Tosi per il Veneto)

Grazie, Presidente
Spiace che si arrivi a parlare di questo punto quando la sera è tarda e naturalmente non ci si può fermare a ragionare su tutti gli aspetti della mozione, ma so che da parte della maggioranza c'era anche la volontà di condividerne in parte i contenuti.
Cerco di spiegarmi nella maniera più semplice e veloce possibile.
Come sapete, la Regione riceve dallo Stato i fondi per garantire i servizi di trasporto pubblico locale. Per l'anno 2015 questi fondi erano 406 milioni che sono stati divisi: 256 milioni per il trasporto automobilistico su gomma e navigazione e altri 150 per quello che riguarda il trasporto ferroviario.
Qual è il problema? Il problema è che il trasferimento di questi soldi da Roma alla Regione arriva automaticamente in ritardo e il trasferimento dalla Regione alle aziende, che appunto vanno a svolgere effettivamente i servizi, le varie società locali municipalizzate e così via, arrivano altrettanto in ritardo. Pensate che per l'anno 2015 i soldi sono arrivati solo per il 60% quindi manca un ulteriore 40% per servizi già svolti che queste aziende, ahimè, poi devono andare a reperire in altre maniere dovendo fare riferimento a degli strumenti finanziari e a sostenerne gli oneri.
Nella mozione - adesso il dispositivo è evidentemente vecchio perché è una mozione presentata qualche mese fa – si impegnava la Giunta regionale a "porre in essere tutte le azioni possibili per erogare i finanziamenti dovuti alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale al più presto e comunque entro e non oltre il 31.12.2015", termine che evidentemente è già passato, però soprattutto "riorganizzare per l'anno 2016 il sistema di corresponsione dei corrispettivi per dodicesimi" in modo da non creare squilibri alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale. Non dico che dobbiamo dare tutto subito ma quanto meno mese per mese il dovuto.
Questa è una richiesta che non faccio io ma che è stata fatta anche negli anni scorsi e anche quest'anno è già stata studiata dalle competenti strutture e a mio modo di vedere deve al più presto trovare una risposta.
Non mi dilungherei oltre perché so che l'ora è tarda, attendo da parte della maggioranza – prima mi si diceva che ci poteva essere un parziale accoglimento – quali vorranno essere le modifiche o le proposte in tal senso. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Bassi.
La parola al consigliere Azzalin.

Graziano AZZALIN (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Se il collega è d'accordo io proporrei un emendamento.
Dopo "impegna la Giunta" aggiungere: "dispone che sia inviato a tutti i Comuni del Veneto, anche solo per via telematica, e a tutte le aziende del TPL".
Se il collega è d'accordo proporrei questo emendamento aggiuntivo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Azzalin.
La parola all'assessore Forcolin.

Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta-Lega Nord)

Grazie, Presidente.
Per chiarezza sul tema, che è sicuramente all'attenzione e sul tavolo della Giunta quindi dell'Amministrazione regionale, è chiaro che la sofferenza è data dall'istituzione di questo fondo vincolato di 400 milioni e oltre che viene poi destinati al trasporto pubblico locale. È altrettanto vero che fino a un paio di anni fa esisteva la possibilità di destinare con entrate a libera destinazione, ossia la copartecipazione sull'accise e sulla benzina e sul gasolio per autotrazione, la possibilità di destinare queste risorse e pagare mese per mese una sorta di dodicesimi quelle che erano le incombenze relative alla cassa e quindi alla liquidità.
Da un paio d'anni, invece, il Governo ha tagliato le entrate a libera destinazione e ha obbligato le Regioni ad istituire un fondo vincolato dove queste somme debbono andare ovviamente a trovare conferma.
È ovvio che di fronte a questa scelta e di fronte alla difficoltà del Patto di stabilità per cassa e a delle liquidazioni che arrivano sempre in extremis e verso la fine dell'anno – prova ne è che il 2015 la liquidazione di 162 milioni è arrivata il 20 dicembre, provi a pensare come a questa data si riesca a mettere insieme l'impegno che non è un impegno così, a spot, ma ogni Provincia ha determinate condizioni, ha dei nominativi e delle gestioni che sono provinciali o comunali piuttosto che private e quindi vi è tutto un lavoro che non si fa certo il 20 di dicembre – mettendo in difficoltà ovviamente tutto il sistema.
Adesso sarà il Capogruppo a proporre una modifica del testo perché qui c'è una situazione che va determinata con un impegno preciso del Governo a dare in anticipazione, quindi in dodicesimi di queste somme, altrimenti mettiamo in ginocchio il sistema del trasporto pubblico locale. Non si può continuare con un fondo che ha di fatto ingessato la stessa situazione e ha messo nelle condizioni la Regione di dover fare il tutto, alla fine dell'anno mettendo in ginocchio la situazione.
Pertanto nel contenuto e nella forma siamo sicuramente favorevoli a questa iniziativa che va verso un alleggerimento e a una boccata di ossigeno da parte delle nostre imprese, però è altrettanto vero che non possiamo farlo in questa forma che non abbiamo certo creato noi, anzi se rimaneva gestita come un paio d'anni fa avrebbe già risolto le situazioni che sono citate nella mozione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, assessore Forcolin. Fu cambiata nella Finanziaria 2013.
La parola alla consigliera Silvia Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Inizio con una premessa al titolo della mozione che ritengo non corretto l'obiettivo, cioè "La Regione smetta di strozzare" non lo trovo molto corretto come titolo e suggerirei: "La Regione sostenga le aziende che si occupano di trasporto pubblico locale".
Per quanto invece attiene al dispositivo proporrei a chi ha presentato di integrare il dispositivo con una premessa, un primo punto, che è: "a sollecitare il Governo ad erogare alla Regione i fondi per il trasporto pubblico locale in tempi utili per poter fare gli impegni e i successivi mandati di pagamento e liquidazioni conseguenti".
Magari nell'anno di riferimento.
E poi al secondo rimane il capoverso originale togliendo, appunto, il 2015 e lasciando solo "entro il 31 dicembre".

PRESIDENTE

Mi sembra di aver colto da parte del proponente l'assenso a entrambe le modifiche.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Con queste modifiche la sottoscriviamo.

PRESIDENTE

Molto bene.
Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
La parola alla consigliera Francesca Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico)

Grazie, Presidente.
Chiedendo la sottoscrizione e condividendo anche quelle che sono state le richieste di integrazione della consigliere Silvia Rizzotto, comprendiamo anche quello che ha detto il Vicegovernatore Forcolin, però ci auguriamo che in futuro questo fondo – che un fondo vincolato - venga utilizzato solo per il trasporto pubblico locale anche per evitare i problemi che questa Regione ha avuto negli anni precedenti.
Detto questo, una proposta che non fa parte della mozione ma che comunque è un augurio, un auspicio che facciamo come Gruppo è che vengano date maggiori risorse ai processi di fusione, di cooperazione e anche di innovazione di quelle che sono le aziende che comunque dimostrano eccellenza in Veneto.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Francesca Zottis.
Le posso assicurare che negli anni precedenti il fondo vincolato, proprio perché è vincolato, è stato usato solo per il TPL.
Le assicuro che il fondo vincolato è stato dato agli Enti locali, siano essi Province e Comuni, per questo.
La parola al consigliere Brusco.

Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Il Gruppo chiede la sottoscrizione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Brusco.
La parola al consigliere Barison.

Massimiliano BARISON (Forza Italia)

Grazie, Presidente.
Anche il Gruppo di Forza Italia chiede la sottoscrizione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Barison.
Ampia sottoscrizione della mozione che, così come modificata, metto in votazione.
Pongo in votazione la Mozione n. 82, come emendata.
LA REGIONE SOSTENGA LE AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI TPL IN VENETO.
"IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
PREMESSO CHE:
- l'articolo 16-bis del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, come sostituito dal comma 301 dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 2012, n. 228 cd. Legge di Stabilità 2013, ha previsto l'istituzione di un "Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale anche ferroviario" nelle Regioni a statuto ordinario;
- la legge regionale 5 aprile 2013, n. 3 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2013" ha istituito il "Fondo regionale per il trasporto pubblico locale" nel quale confluiscono tutte le risorse che lo Stato destina alla Regione del Veneto per il trasporto pubblico locale;
CONSIDERATO CHE:
- il bilancio di previsione per l'esercizio 2015, approvato dal Consiglio regionale del Veneto con legge regionale 27 aprile 2015, n. 7 , apposta sul capitolo 101860 denominato "Fondo regionale per il trasporto pubblico locale", risorse complessive pari a euro 406.109.636,58;
- con deliberazione/CR n. 37 del 7 aprile 2015, la Giunta regionale ha proposto di ripartire il Fondo tra trasporto ferroviario e trasporto automobilistico e lagunare destinando al trasporto pubblico locale automobilistico e lagunare l'importo di euro 256.109.636,58;
- con decreto in data 17 marzo 2015, registrato presso la Corte dei Conti in data 3 aprile 2014 , il Ministro dell'Economia e delle Finanze di concerto con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha concesso alle Regioni a statuto ordinario un'anticipazione del 60 per cento del Fondo nazionale di cui all'articolo 16-bis;
RITENUTO CHE:
- le Aziende che gestiscono il Trasporto pubblico locale hanno incassato acconti da gennaio 2015 a luglio 2015, dovendo comunque far fronte a tutte le esigenze di servizio, utilizzando anche capitali di terzi, con conseguenti gravi ripercussioni nei conti economici;
- più volte le Aziende di trasporto pubblico hanno chiesto di cambiare la legge regionale per consentire a questo settore di poter usufruire di anticipazioni in dodicesimi anziché essere legate a corresponsioni il cui arrivo è incerto e non consente di programmare esercizio corrente e investimenti;
- giungono notizie che il decreto del trasferimento del restante 40 per cento è appena stato licenziato dalla Corte dei Conti e che comunque i flussi finanziari arriveranno non prime della fine del corrente anno;
- le Aziende in questo periodo dovranno sostenere, tra l'altro, i costi per le tredicesime mensilità, il pagamento dei premi assicurativi per i mezzi oltre al pagamento dell'una tantum previsto con la firma del nuovo contratto di lavoro;
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
- a porre in essere tutte le azioni possibili per erogare i finanziamenti dovuti alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale al più presto;
- a riorganizzare, per l'anno 2016, il sistema di corresponsione dei corrispettivi per dodicesimi, in modo da non creare squilibri finanziari alle aziende che si occupano di trasporto pubblico locale;
- a sollecitare il Governo ad erogare alla Regione i fondi per il TPL in tempi utili per poter fare gli impegni e successivi mandati di pagamento e liquidazioni conseguenti nell'anno di riferimento;
DISPONE
che sia inviata la presente deliberazione a tutti i comuni e aziende TPL del Veneto (anche solo per via telematica)."
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Votano a favore anche i consiglieri Bartelle, Ferrari e Finozzi. Il Segretario registri queste votazioni.
PUNTI
15 e 16



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI DALLA LIBERA, FABIANO BARBISAN, BORON, BOTTACIN, BRESCACIN, CALZAVARA, GEROLIMETTO, LANZARIN, MICHIELETTO, RIZZOTTO, SANDONà, VALDEGAMBERI, VILLANOVA, RICCARDO BARBISAN, CIAMBETTI, COLETTO, FINOZZI, FORCOLIN, GIDONI, MARCATO, MONTAGNOLI, POSSAMAI, SEMENZATO, FINCO E GUADAGNINI RELATIVA A "L'EX-CASERMA ZANUSSO SIA MESSA A DISPOSIZIONE DELLA CITTà DI ODERZO A BENEFICIO DEI CITTADINI E PER IL RILANCIO ECONOMICO E SOCIALE DEL TERRITORIO OPITERGINO-MOTTENSE" (MOZIONE N. 70) (DELIBERAZIONE N. 10/2016)

MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI NEGRO, BASSI, CONTE E CASALI RELATIVA A "LA EX CASERMA ZANUSSO DIVENTI UN BENE DEI CITTADINI DELL'OPITERGINO-MOTTENSE E NON UN GHETTO PER CLANDESTINI" (MOZIONE N. 87) (DELIBERAZIONE N. 11/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- da lungo tempo il Comune di Oderzo attende dall'Agenzia del Demanio regionale la definitiva cessione, a titolo gratuito, dell'edificio e dell'area di pertinenza dell'ex caserma Zanusso (dismessa dal 1997), come dalla stessa preannunciato;
- la suddetta acquisizione è estremamente importante per il futuro sviluppo della città di Oderzo in quanto consentirebbe la realizzazione di nuovi e importanti servizi di carattere sociale, culturale, sportivo e naturalistico-ambientale a beneficio della qualità della vita dei cittadini residenti e delle attività economiche del centro storico;
- in questi anni i comitati di cittadini e le associazioni culturali e sportive locali hanno elaborato delle importanti proposte per il recupero dell'area dell'ex caserma al fine di rilanciare le attività sociali e ricreative della città di Oderzo e del territorio circostante;
TENUTO CONTO CHE:
- ad oggi il suddetto trasferimento non è ancora stato definito;
- ulteriori ritardi potrebbero essere causati, come da più parti prospettato, da un diverso utilizzo dell'ex caserma in conseguenza della situazione di emergenza profughi, ipotesi quest'ultima fortemente osteggiata dai cittadini, in quanto creerebbe un ghetto, rendendo impossibile l'integrazione dei migranti a discapito della sicurezza degli Opitergini e della stessa dignità delle persone immigrate;
- un'eventuale accoglienza che si rendesse necessaria andrebbe fatta in modo diffuso, come peraltro indicato dal Santo Padre (una famiglia per parrocchia) o come già prospettato similmente da diversi esponenti laici (una persona ogni mille abitanti);
impegna la Giunta regionale
- a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché gli edifici e l'area dell'ex caserma Zanusso siano messi al più presto a disposizione del Comune di Oderzo per garantire importanti servizi e attività a beneficio della comunità locale e per il rilancio economico e sociale dell'intero territorio dell'Opitergino-Mottense;
- a porre in essere ogni utile iniziativa volta ad evitare che i migranti siano collocati nell'ex caserma Zanusso o in parte di essa."
La parola al consigliere Dalla Libera.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Due minuti soltanto di attenzione.
La storia. Dal 1996 la caserma Zanusso ad Oderzo è chiusa. Siamo riusciti con un forte lavoro da parte dell'amministrazione ad ottenere nel 2014 il parere favorevole, in base alla legge sul federalismo demaniale, da parte del Demanio e di trasferirla al comune di Oderzo. Se non che, a settembre del 2015 è sorto il problema dell'accoglimento dei profughi, perché il Prefetto, per la prima volta da allora, ha chiesto di poter collocare i migranti. L'amministrazione comunale e i cittadini sono contrari a una soluzione del genere. L'amministrazione comunale si è battuta facendo presente soprattutto che collocare in un posto dai 500 ai mille migranti - perché questo è l'argomento di cui stiamo parlando - è un pericolo per la comunità di Oderzo, è svantaggioso per le attività economiche, è un blocco per il turismo di una città d'arte come la città d'Oderzo. Ma è anche un attacco e un pregiudizio alla dignità dei profughi stessi, dei migranti stessi, i quali vengono a trovarsi in una situazione che impedisce l'integrazione, che impedisce l'inserirsi in modo corretto in una comunità.
L'alternativa qual è? L'alternativa è una accoglienza diffusa, uno ogni mille. Oppure, come meglio sostiene il Santo Padre, una famiglia ogni parrocchia. Penso che il Papa che è il punto di riferimento per l'accoglienza, mi sembra che questo sia il concetto, parla a ragion veduta. Non dice accogliamo a destra a manca, ma accogliamo con un certo modo, con un certo criterio, come? Una famiglia ogni parrocchia.
È difficile trovare famiglie, è molto difficile, per cui in modo laico possiamo tradurre uno ogni mille, traduciamo così. Ma questo non sta avvenendo ad Oderzo.
La battaglia che noi vogliamo fare è perché la caserma passi subito alla comunità di Oderzo come era stato promesso e come i cittadini si aspettavano, organizzandosi in comitati, in associazioni, prevedendo progetti, presentandoli anche in comune, aspettativa che in questo ultimo periodo sta in pratica scemando.
Allora, c'è un forte timore, soprattutto dopo quello che è successo anche a Colonia e non solo a Colonia, in molte parti d'Europa, in diverse città d'Europa. C'è un forte timore nei cittadini di Oderzo, che sono 20 mila abitanti, abituati a vivere in una città bella e accogliente. Ricordiamo che Oderzo nell'ultima indagine del Sole 24 Ore è stata definita in provincia di Treviso, per le città sopra i 5 mila abitanti, la città con la migliore qualità della vita. È la seconda città turistica dopo Treviso in provincia di Treviso, quindi si sta vivendo bene.
Abbiamo una penalizzazione enorme e per questo i cittadini si oppongono e hanno paura, perché quello che si è verificato a Colonia è preoccupante perché questi reati odiosissimi di molestie alle donne non sono secondo me l'obiettivo principale, ma sono strumentali ad un altro attacco fondamentale che è uno scontro di cultura. È un attacco alla nostra cultura e alla nostra civiltà. Questo è fondamentalmente in quello che è successo, perché si vuol dire: voi siete in maggioranza e ci date delle regole e volete che noi ci integriamo a queste regole. In realtà non è così perché noi siamo la parte giusta, anche se siamo meno, e dovete voi integrarvi a noi. Quindi è una integrazione a rovescio che è stata proposta con i fatti di Colonia.
Per cui su questo fatto dell'immigrazione siamo sì per l'immigrazione diffusa, ma controllata e verificata. Perché non è possibile accogliere tutta l'Africa, tutta l'Africa non ci starà mai in Europa, quindi ci vuole una normativa europea molto chiara su questo, che dica i limiti e le regole perché possa esservi accoglienza.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- la caserma "ZANUSSO" sita nel territorio del Comune di Oderzo, già dismessa dall'anno 1997 ed inserita nell'elenco dei beni in cui anche l'Ente locale può fare richiesta di acquisizione;
- il Comune di Oderzo risulta già da diverso tempo averne fatto richiesta ed attendere dall'Agenzia del Demanio regionale la definitiva cessione a titolo gratuito dell'edificio e dell'area di pertinenza;
- il sito permetterebbe varie attività strategiche per la Città e per i territori limitrofi già elaborate anche da comitati cittadini e da associazioni locali;
CONSIDERATO CHE:
- alla data odierna l'Agenzia del Demanio regionale non ha dato formale chiusura positiva alla richiesta del Comune;
- ulteriori ritardi potrebbero trasformare la straordinaria opportunità per la comunità dell'opitergino-mottense in qualcosa di fortemente osteggiato dalla Città e dai cittadini stessi;
- notizie varie di stampa, ipotizzano una diversa strategia per l'ex sito militare che sfugge alle logiche ed alle esigenze locali, dando invece risposte ad obbiettivi nazionali come in questo momento sono le problematiche della gestione abitativa dei migranti;
RITENUTO CHE:
- una gestione dei migranti in un unico grande sito oltre a creare un forte malcontento nella popolazione locale, rischierebbe, come già sperimentato in altri grandi siti nazionali, problematiche di natura igienico-sanitaria e di sicurezza interna al sito oltre che al suo esterno;
- la sicurezza di tutti i cittadini dell'opitergino-mottense non possa essere sacrificata per un impegno importante di forze di polizia dedicato nella eventuale gestione e controllo di un sito dalle dimensioni importanti come la ex caserma "Zanusso";
impegna la Giunta regionale e in particolare il governatore Zaia
- a sostenere il Comune di Oderzo in tutte le sedi istituzionali affinché gli edifici e l'area pertinente la ex caserma "Zanusso" sia messa a disposizione della città e dei suoi cittadini;
- a farsi parte attiva in tutti i tavoli nazionali, regionali e locali affinché la ex caserma "Zanusso" non diventi un ghetto per persone lasciate allo sbando di se stesse."
La parola alla consigliera Giovanna Negro.

Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio Tosi)

Grazie, Presidente.
A nome del Gruppo dico che è vergognoso che si trovino un milione e 200 mila euro per sistemare una caserma e non si siano mai trovati i soldi per cederla al comune. Credo che sia vergognoso che spendiamo soldi nostri per mettere a posto e ospitare e abbiamo molti dei nostri in estrema difficoltà e non abbiamo i soldi per sostenerli. Credo che una comunità locale con la difficoltà di chiudere un bilancio, come l'abbiamo nei comuni di oggi, non riusciamo a dare delle risposte.
Dopodiché a nome del nostro Gruppo crediamo che il falso buonismo che sta imperversando in questi mesi, ma soprattutto il fatto di considerare in maniera puntuale e precisa chi viene qui raramente per integrarsi e chi invece viene qui per fare altro, debba essere prontamente rimpatriato senza se e senza ma.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Giovanna Negro.
La parola alla consigliera Silva Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Saluto i cittadini di Oderzo presenti tra il pubblico.
In passato, caro consigliere Piero dalla Libera, ci siamo trovati in più di qualche occasione come colleghi anche dal Prefetto a Treviso per parlare di questo tipo di problemi.
In quelle occasioni, io ricordi in tanti anni che ci siamo trovati, i sindaci tutti compatti si sono sempre espressi contro l'imposizione dall'alto, manifestando anche correttamente quello che ha detto anche lei e che ho apprezzato molto nel suo intervento. Primo una preoccupazione su chi sono queste persone, da dove arrivano, bello "tutta l'Africa in Europa non ci sta" correttamente. Ma anche sulla contrarietà alle grosse concentrazioni di profughi e anche manifestando a volte di avere indisponibilità di spazi perché non è che ce li possiamo inventare. Ma soprattutto dubbi su chi arrivava, se sono veri profughi o meno, perché noi siamo comunque un popolo accogliente e solidale, però questi non sono veri profughi. E poi l'incognita anche sulla durata della loro permanenza da noi.
In poco tempo i dati sono peggiorati anche nella nostra provincia di Treviso. Qualche anno fa si parlava di uno ogni due, tremila abitanti, adesso addirittura siamo arrivati a due ogni mille abitanti con le previsioni 2016, non so quanto andremo avanti, e continueranno a crescere.
Sulla questione dell'accoglienza diffusa, che ora qualcuno sostiene e prima non ci pensava, noi abbiamo ancora dei dubbi. I dubbi sono sempre con la stessa motivazione: chi sono queste persone? Magari potessimo scegliere una famiglia! Non è possibile, quello che ti arriva ti arriva, magari anche minori non accompagnati, con responsabilità non da poco.
Però puntare su una accoglienza diffusa quando si ha il rischio di avere nel proprio territorio una grossa concentrazione non è molto coerente. Infatti, mi pare che ad Oderzo al momento non vi siano ancora ospitati dei profughi. Solo dopo il rischio dell'uso eventuale della caserma Zanusso c'è stata l'iniziativa del Comune a chiedere disponibilità di spazi a privati, perché mi pare che l'appello ai privati sia avvenuto solo a novembre scorso da parte del Comune.
Il dato su Treviso lo trovo preoccupante: nel 2015 era 1.380 profughi nel 2016 si parla già di 1.800 e oltre, quindi più 500. Non vogliamo un'altra caserma Serena, dove ne sono già sistemati 437. Lei ha citato una frase del Papa, io ne cito una del nostro Vescovo Gianfranco Agostino: "Qualche episodio di particolare tensione sociale si è creato anche a causa di scelte improvvide per la loro sistemazione". Una lettera che ha mandato alle varie parrocchie. Perché? Perché vanno concertate con il territorio e non possono essere imposte.
Allora, la nostra posizione è sempre la stessa ed è coerente: basta clandestini, basta buonismo a scopo di lucro, perché purtroppo esempi ne vediamo tanti, basta scaricare sul territorio i problemi, vanno gestiti e vanno accolti i veri profughi.
Sulla questione caserma Zanusso di Oderzo siamo assolutamente contrari alla concentrazione così elevata di presunti profughi, coerentemente con quanto abbiamo espresso anche sull'ipotesi di concentrazione a Quinto di Treviso; però in quell'occasione più di qualcuno ci ha spacciato per istigatori al razzismo, che noi non vogliamo integrarli, perché avevamo dato voce a quei cittadini preoccupati che si trovavano in una zona residenziale e nei condomini tutta questa concentrazione.
La situazione in una caserma è un po' diversa, ma non vogliamo un'altra caserma Serena e chissà cosa ci troviamo. Il Comune ha avviato correttamente una procedura per acquisire quella caserma chiedendola al Demanio a titolo gratuito già dal 2013. Però ad ottobre 2014 il Demanio ha consegnato l'area al Comune al fine di frazionare l'area da destinare ai Vigili del Fuoco che avevano la prelazione. Ma questo non è avvenuto. Solo a novembre scorso i Vigili del Fuoco hanno sollecitato l'iter per proseguire e il Comune subito dopo ha riavviato la pratica per chiedere ai Vigili del Fuoco il parere e definire l'area da frazionare. Quindi un po' di tempo è anche passato per inerzia del Comune, ma adesso si è riattivato.
La Mozione noi la condividiamo, però dobbiamo individuare il ruolo degli enti. Infatti, ricordo che su questa questione la Regione non ha un ruolo, non ha una competenza. Non a caso anche la Mozione stessa che è stata approvata il 30 settembre scorso dal Consiglio comunale di Oderzo non ha mandato come indirizzo la Regione Veneto, è stata mandata al Governo e allo Stato, perché la Regione non è competente.
Quindi, correttamente chiediamo di integrare la Mozione presentata, al secondo capoverso: impegna la Giunta regionale a sollecitare il Governo a porre in essere ogni utile iniziativa volta ad individuare che i migranti siano collocati all'ex Caserma. Quindi con questa integrazione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
Quindi una integrazione alla Mozione Dalla Libera.
La parola al consigliere Barison.

Massimiliano BARISON (Forza Italia)

Grazie, Presidente.
È il solito problema che si ripete un pò in tutte le province del Veneto. L'abbiamo visto a Padova con il caso dell'occupazione della ex caserma di Bagnoli, Padova provincia, lo vediamo nel capoluogo Padova città in cui è stata occupata l'ex caserma Grandina, lo vediamo oggi con questa Mozione per la provincia di Treviso con l'occupazione di questa caserma.
È l'ennesima prova di una gestione fallimentare dei migranti, dei profughi nel nostro Paese che continua a destare preoccupazione, allarmismo e soprattutto a lasciare un grosso problema irrisolto e sulle spalle dei sindaci, degli amministratori e dei cittadini.
Per questo motivo con le considerazioni che ha fatto la collega Silvia Rizzotto esprimo solidarietà e condivisione con questa Mozione, perché è giusto che la Regione si faccia sentire su un tema che altrimenti rimane esclusivamente sulle spalle dei cittadini. Quindi come Gruppo di Forza Italia esprimiamo un voto favorevole a questa Mozione.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Barison.
La parola al consigliere Dalla Libera, per capire se accoglie le richieste di emendamento proposte dalla Capogruppo Silvia Rizzotto.

Pietro DALLA LIBERA (Veneto Civico)

Grazie, Presidente.
Accolgo la richiesta di emendamento perché in questo modo giustamente attiviamo sia la Regione, ma anche il Governo che è l'organo competente a risolvere la questione.
Soltanto due chiarimenti sull'intervento della collega Silvia Rizzotto. Uno riguarda il fatto che nell'ultimo anno, secondo la consigliera Silvia Rizzotto, il Comune è stato un po' inattivo. La realtà non è così: nel 2014 abbiamo avuto un incontro, al seguito del quale ci sono state date le chiavi per fare il frazionamento del terreno, perché una parte sarebbe dovuta rimanere al Demanio. Soltanto che in questo incontro i Carabinieri hanno fatto una richiesta, hanno chiesto in pratica di poter interpellare l'Opera Pia Moro, proprietaria della caserma dei Carabinieri di Oderzo, dove il Ministero paga l'affitto, per poter fare una permuta. L'Opera Pia Moro permutava la caserma dei Carabinieri di loro proprietà con una parte da individuare della caserma Zanusso.
Fintanto che noi non avessimo avuto la risposta dei Carabinieri su questa loro richiesta non potevamo fare il frazionamento. La risposta che i Carabinieri non erano più interessati, perché l'Opera Pia Moro gli ha detto di no, ci è arrivata a settembre 2015, documentato in Comune quando il prefetto aveva adocchiato la caserma per potervi mettere i profughi. Quindi da parte del Comune non c'è stata nessuna perdita di tempo.
E quanto alle richieste di accoglienza in modo diffuso fatte in precedenza, queste erano state fatte a tutti i sindaci della provincia di Treviso. Oderzo non aveva nessun immobile pubblico da dare e chiedendo ai privati non ha avuto nessuna disponibilità. Le dico anche che quando mi è arrivata quella mattina una delle tante lettere del Prefetto per chiedere immobili da dare per i migranti privati o pubblici, che non ne avevamo, stavo in tutti i modi cercando di risolvere un problema di due sessantenni opitergini che hanno dovuto passare l'inverno in macchina, perché erano stati sfrattati perché avevano perso il lavoro. Non avevano ammortizzatori sociali, non avevano figli e non avevano possibilità di dove andare e hanno passato tutto l'inverno in macchina. Io dovevo trovare il posto per i migranti e non ero capace di trovare il posto per i miei cittadini, che è stato trovato successivamente. Questo era il quadro.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Dalla Libera.
La parola alla consigliera Silvia Rizzotto per dichiarazioni di voto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Con questa modifica che è stata accolta annuncio il nostro voto favorevole, ma anche l'intenzione del nostro Gruppo e del Gruppo Lega Nord di sottoscrivere questa Mozione. Spiace che i consiglieri Zanoni e Guarda abbiamo ritirato la loro firma dalla Mozione, comunque tutto il Gruppo la sostiene.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
Sulla Mozione n. 70 c'è il voto favorevole dei Gruppi Lega Nord e Lista Zaia Presidente.
Il consigliere Guadagnini sottoscrive la Mozione n. 70.
Pongo in votazione la Mozione n. 70 come emendata.
"IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
PREMESSO CHE:
- da lungo tempo il Comune di Oderzo attende dall'Agenzia del Demanio regionale la definitiva cessione, a titolo gratuito, dell'edificio e dell'area di pertinenza dell'ex caserma Zanusso (dismessa dal 1997), come dalla stessa preannunciato;
- la suddetta acquisizione è estremamente importante per il futuro sviluppo della città di Oderzo in quanto consentirebbe la realizzazione di nuovi e importanti servizi di carattere sociale, culturale, sportivo e naturalistico-ambientale a beneficio della qualità della vita dei cittadini residenti e delle attività economiche del centro storico;
- in questi anni i comitati di cittadini e le associazioni culturali e sportive locali hanno elaborato delle importanti proposte per il recupero dell'area dell'ex caserma al fine di rilanciare le attività sociali e ricreative della città di Oderzo e del territorio circostante;
TENUTO CONTO CHE:
- ad oggi il suddetto trasferimento non è ancora stato definito;
- ulteriori ritardi potrebbero essere causati, come da più parti prospettato, da un diverso utilizzo dell'ex caserma in conseguenza della situazione di emergenza profughi, ipotesi quest'ultima fortemente osteggiata dai cittadini, in quanto creerebbe un ghetto, rendendo impossibile l'integrazione dei migranti a discapito della sicurezza degli Opitergini e della stessa dignità delle persone immigrate;
- un'eventuale accoglienza che si rendesse necessaria andrebbe fatta in modo diffuso, come peraltro indicato dal Santo Padre (una famiglia per parrocchia) o come già prospettato similmente da diversi esponenti laici (una persona ogni mille abitanti);
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
- a farsi parte attiva nelle sedi competenti affinché gli edifici e l'area dell'ex caserma Zanusso siano messi al più presto a disposizione del Comune di Oderzo per garantire importanti servizi e attività a beneficio della comunità locale e per il rilancio economico e sociale dell'intero territorio dell'Opitergino-Mottense;
- a sollecitare il Governo a porre in essere ogni utile iniziativa volta ad evitare che i migranti siano collocati nell'ex caserma Zanusso o in parte di essa."
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione la Mozione n. 87.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
PUNTO
17



RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI CIAMBETTI, FINCO, RIZZOTTO, BERLATO, DALLA LIBERA, ZORZATO E BARISON RELATIVA A "ADESIONE DELLA REGIONE DEL VENETO AL PROGETTO DI ISTITUZIONE DELLA NUOVA CIRCOSCRIZIONE DEL TRIBUNALE DELLA PEDEMONTANA VENETA" (RISOLUZIONE N. 7) (DELIBERAZIONE N. 12/2016)

"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- sono decorsi già due anni dalla entrata in vigore della Riforma della Geografia Giudiziaria, introdotta con il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155;
- tale Riforma ha avuto indubbi benefici in numerosi distretti di Corte d'Appello (riducendo, ad esempio da 16 a 9 il numero dei Tribunali in Piemonte, da 13 a 10 in Campania, da 16 a 13 in Lombardia, da 6 a 4 in Liguria,...), razionalizzando così gli organici, diminuendo gli sprechi ed incrementando la efficienza del sistema giudiziario;
RILEVATO, nel contempo, che nella Regione del Veneto, la Riforma non ha avuto un impatto altrettanto positivo. Se si considera, infatti, che la stessa Relazione Finale della Commissione Ministeriale per la Riforma della Geografia Giudiziaria indica in 363.769 il numero di abitanti più idoneo al Tribunale "ideale" presente nella nostra Regione, esclusi i Tribunali di Belluno e Rovigo (province che, per le loro peculiarità geografiche debbono essere considerate a parte), sono presenti, 5 Tribunali che coinvolgono bacini d'utenza di dimensioni morfologiche di due volte / due volte e mezza rispetto a quelli "ideali" (Venezia ha 754.615 abitanti, Padova 813.262 abitanti, Vicenza 859.987 abitanti, Treviso 877.905 abitanti e Verona 903.564 abitanti), con ciò vulnerando, già solo sulla carta, i propositi di efficienza che costituiscono il principale pilastro della Riforma;
CONSIDERATO CHE:
- tale elefantiasi giudiziaria ha particolarmente danneggiato la nostra zona pedemontana, dove la risposta giudiziaria, prima contemporaneamente assicurata da tre Tribunali (Treviso, Vicenza e Bassano del Grappa) e da ben quattro Sezioni Distaccate (Montebelluna, Castelfranco Veneto, Cittadella e Schio), si trova ora quasi integralmente attribuita a due soli Uffici Giudiziari (Treviso e Vicenza), i quali hanno visto più che raddoppiate le proprie precedenti dimensioni, con gravi ripercussioni sulla efficienza del sistema giudiziario;
- le attuali tempistiche del Tribunale di Vicenza sono socialmente inaccettabili (7-8 anni per concludere cause ordinarie e processi esecutivi, centinaia di procedimenti penali e di decreti penali di condanna che vedono estinguersi i reati per prescrizione, con gravissimo danno sia per la società che per l'erario; addirittura un anno di tempo per ottenere la nomina di un amministratore di sostegno...);
- il Tribunale di Treviso sconta particolari difficoltà sotto il profilo "esecutivo": dalle code interminabili presso gli Ufficiali Giudiziari alla necessità di attendere, per le prime udienze esecutive immobiliari, due anni / due anni e mezzo dal deposito della documentazione di Legge, impedendo ai cittadini e alle imprese del territorio, che già hanno faticato ad ottenere il riconoscimento giudiziale dei propri crediti, di poterli realizzare con quella strategica efficienza che si pretenderebbe da una Giustizia appositamente riformata;
- l'edilizia giudiziaria, quale attualmente esistente, è particolarmente insufficiente (il Tribunale di Vicenza è addirittura suddiviso in tre diverse sedi, una delle quali con gravissimi problemi di agibilità) o destinata ad esserlo a breve (il Tribunale di Treviso è palesemente inidoneo ad ospitare l'integralità dell'organico, allorché auspicabilmente raggiunta), arrecando, in tal modo, enormi disagi alla cittadinanza, soprattutto agli "utenti deboli" e ai loro familiari, ed incrementando l'inefficienza complessiva;
- la Regione del Veneto versa mediamente allo Stato centrale diverse decine di miliardi di euro all'anno e che a tale risultato è pervenuta grazie al proprio tessuto economico, che più di tutti ha saputo resistere alla crisi e che tuttora risulta trainante per l'intero sistema nazionale;
REPUTATO, pertanto, strategico sia per l'economia della Regione Veneto e sia, di riflesso, per quella nazionale, tutelare al massimo anche le esigenze delle imprese venete, intervenendo, a loro sostegno, in tutti i settori possibili, primo tra tutti quello della giustizia, migliorandone l'efficienza, soprattutto con riferimento alla zona pedemontana, penalizzata dalla esistenza dei due "mega-tribunali", quelli di Treviso e di Vicenza, che, così come attualmente strutturati, sono inevitabilmente destinati ad una perenne (perché fisiologica) inefficienza;
TENUTO CONTO CHE:
- a Bassano del Grappa esiste una struttura giudiziaria di nuova realizzazione, la quale, assieme ai Palazzi Cerato ed Antonibon (già esistenti e sede del Tribunale che ivi sorgeva), risulta idonea, per volume di spazi giudiziari, a contenere un Tribunale dalle "dimensioni ideali", destinato, cioè, a servire quel numero di cittadini, circa 400.000, che, in base alle indicazioni della Commissione Ministeriale prima citata, è in grado di assicurare la migliore efficienza giudiziaria possibile;
- a tale risultato si può pervenire coinvolgendo i cittadini e le forze economiche e professionali del bacino pedemontano, tutti accomunati dalle medesime esigenze civili ed economiche;
RITENUTO:
- quindi, di poter prospettare la realizzazione di un nuovo Tribunale, da collocarsi presso la Cittadella della Giustizia di Bassano del Grappa, e da estendersi, quanto a bacino d'utenza, a tutta la zona pedemontana veneta, dalla città di Thiene a ovest al fiume Piave ad est, per scendere, a sud, fino a Castelfranco Veneto e a Cittadella, così da costituire una nuova struttura giudiziaria identificabile nel nuovo Tribunale della Pedemontana Veneta, che diverrebbe l'ottavo Tribunale del Veneto e che potrebbe garantire la miglior risposta di giustizia per i cittadini e per le imprese di questo territorio;
- in particolare, di riunire, in tale costituendo nuovo Tribunale, tutti quei Comuni la cui distanza geografica con la città di Bassano del Grappa (sede del costituendo Ufficio), posta proprio al centro ideale del nuovo circondario, è inferiore o di pochissimo superiore alla distanza attualmente esistente rispetto alle attuali sedi di Tribunale (di Vicenza, di Treviso e, quanto al territorio di Cittadella, di Padova), così da consentire a tutti, non soltanto di beneficiare di una struttura "ideale", ma anche di diminuire i tempi di accesso ai luoghi giudiziari;
- che il nuovo Tribunale della Pedemontana Veneta potrebbe inglobare i seguenti 75 Comuni: Altivole, Asiago, Asolo, Bassano del Grappa, Borso del Grappa, Breganze, Bressanvido, Caerano San Marco, Caltrano, Calvene, Campolongo sul Brenta, Campo San Martino, Carmignano di Brenta, Carrè, Cartigliano, Cassola, Castelcucco, Castelfranco Veneto, Castello di Godego, Cavaso del Tomba, Chiuppano, Cismon del Grappa, Cittadella, Cogollo del Cengio, Conco, Cornuda, Crespano del Grappa, Enego, Fara Vicentino, Fontaniva, Fonte, Foza, Galliera Veneta, Gallio, Gazzo Padovano, Grantorto, Loria, Lugo di Vicenza, Lusiana, Marostica, Maser, Mason Vicentino, Monfumo, Molvena, Montecchio Precalcino, Mussolente, Nove, Paderno del Grappa, Pederobba, Pianezze, Possagno, Pove del Grappa, Pozzoleone, Riese Pio X, Roana, Romano d'Ezzelino, Rosà, Rossano Veneto, Rotzo, Salcedo, Sandrigo, San Giorgio in Bosco, San Martino di Lupari, San Nazario, San Pietro in Gu, San Zenone degli Ezzelini, Sarcedo, Schiavon, Solagna, Tezze sul Brenta, Thiene, Tombolo, Valdastico, Valstagna e Zané, così determinando le variazioni nella attuale Geografia Giudiziaria;
CONSIDERATO, altresì (e ciò ad ulteriore riprova della bontà del progetto), che altri due Comuni della provincia di Treviso, i Comuni di Resana e Vedelago, inizialmente non coinvolti in ragione della loro prossimità al Tribunale del capoluogo di provincia, hanno invece espressamente richiesto di essere ricompresi nel circondario del costituendo Tribunale della Pedemontana Veneta, riconoscendo gli indubbi vantaggi che ne trarrebbero le rispettive comunità. Questa soluzione può:
a) porre fine all'enorme spreco di denaro pubblico connesso al completamento (tra ristrutturazione degli edifici già esistenti e realizzazione del nuovo edificio) della Cittadella della Giustizia di Bassano del Grappa (costata circa 20 milioni di euro ed abbandonata ad opere appena completate);
b) migliorare la risposta di giustizia locale, incidendo favorevolmente sulle stesse strutture di Vicenza, di Treviso e di Padova, le quali, per effetto della corrispondente riduzione dei rispettivi bacini d'utenza, vedrebbero, a loro volta, per un verso migliorata l'efficienza del sistema e per altro verso risolti gli attuali (o gli inevitabili prossimi) gravi problemi edilizi, consentendo la prosecuzione della attività giudiziaria in un unico immobile e così ponendo fine, per quanto riguarda in particolare Vicenza, ai disagi e agli sprechi che attualmente gravano sugli utenti finali;
tutto ciò premesso,
esprime
il proprio convinto sostegno alla Giunta regionale per l'adesione al progetto del Tribunale della Pedemontana Veneta, così come configurato nella DGR n. 2743 del 1° dicembre 2015 "Adesione della Regione Veneto al progetto di istituzione della nuova circoscrizione del Tribunale della Pedemontana Veneta";
dispone
la trasmissione della presente risoluzione al Presidente della Repubblica, ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, al Presidente della Commissione Giustizia presso il Senato e presso la Camera dei Deputati, al Ministro della Giustizia, al Presidente della Regione del Veneto e ai Presidenti della Province di Vicenza, Padova e Treviso."
Pongo in votazione la Risoluzione n. 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
La Conferenza dei Capigruppo è convocata giovedì alle ore 14.00.
La Seduta è conclusa. Buona serata.
La Seduta termina alle ore 20.00

Il Consigliere segretario
f.to Antonio Guadagnini

Il Presidente
f.to Roberto Ciambetti

Resoconto stenotipico a cura di:
Copisteria Sassaro – Stenotype Transcription Multimedia srl

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Giuseppe Migotto

Elaborazione testo a cura di:
Davide Benettelli
Elisabetta Fabris
Gabriella Gamba
Paola Lombardo
Verbale n. 22 - 10^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 22
MARTEDÌ 12 GENNAIO 2016


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE MASSIMO GIORGETTI

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UNITà ASSEMBLEA

INDICE

Processo verbale della 22a seduta pubblica – martedì 12 gennaio 2016
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 109 del 7 gennaio 2016.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 14.40.

Svolge le funzioni di consigliere segretario il consigliere Conte.

Punto n. 1) all'ordine del giorno


Approvazione verbali delle sedute precedenti

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 19a seduta pubblica di martedì 22 dicembre 2015, della 20a seduta pubblica di mercoledì 23 dicembre 2015 e della 21a seduta pubblica di martedì 29 dicembre 2015.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]

ll PRESIDENTE effettua le comunicazioni di rito e comunica che sono in congedo l'assessora Donazzan e il Presidente della Giunta regionale Zaia.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

Interrogazioni a risposta immediata
• n. 68 del 26.10.2015
presentata dai consiglieri Zanoni e Moretti
"Realizzazione a Pederobba di una vasca di laminazione per la messa in sicurezza del torrente Curogna e di una cava di argilla. Quali accertamenti ha fatto la Giunta regionale su questa vicenda dagli aspetti poco chiari?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

• n. 81 del 9.11.2015
presentata dal consigliere Zanoni
"Centraline idroelettriche: la Giunta regionale intende sospendere ogni autorizzazione fintantoché non sarà rispettata la normativa di settore?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

n. 99 del 3.12.2015
presentata dai consiglieri Zottis e Pigozzo
"Comune di Portogruaro. Parcheggio tra via Valle e via Pio X: cosa intende fare la Giunta regionale in merito al modificato progetto originariamente finanziato con i fondi FSC 2007/2013?"

Interviene l'assessore Caner che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Zottis (Partito Democratico) in sede di replica.

n. 36 del 15.9.2015
presentata dai consiglieri Guarda, Ferrari, Moretti, Dalla Libera, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Casali, Conte, Negro, Baldin, Brusco e Scarabel
"Terme di Recoaro: un patrimonio turistico-sanitario da salvaguardare. Quali impegni assumerà la Giunta regionale?"

Interviene l'assessore Forcolin (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Alessandra Moretti Presidente) in sede di replica.

n. 82 del 16.11.2015
presentata dai consiglieri Bartelle, Berti, Baldin, Brusco e Scarabel
"La Regione intervenga urgentemente a salvaguardia del Delta del Po"

Interviene la consigliera Bartelle (Movimento 5 Stelle) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Bartelle (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

n. 96 dell'1.12.2015
presentata dalla consigliera Baldin
"La Regione dica cosa intende fare del porto di Chioggia per renderlo più competitivo"

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

n. 54 del 12.10.2015
presentata dal consigliere Sinigaglia
"Cosa sta facendo la Regione del Veneto affinché le ULSS garantiscano l'erogazione gratuita dei dispositivi protesici per i pazienti mutilati della voce?"

Interviene il consigliere Sinigaglia (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Sinigaglia (Partito Democratico) in sede di replica.

n. 74 del 4.11.2015
presentata dal consigliere Zanoni
"Tratte ferroviarie Belluno-Padova e Montebelluna-Venezia: la Giunta regionale intende garantire agli utenti un servizio adeguato ed efficiente?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico) in sede di replica.

n. 62 del 22.10.2015
presentata dai consiglieri Azzalin, Zottis, Pigozzo e Baldin
"Sovraffollamento sulla tratta Chioggia-Rovigo: la Regione Veneto intende garantire un servizio adeguato agli utenti?"

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Azzalin (Partito Democratico) in sede di replica.

n. 87 del 19.11.2015
presentata dal consigliere Zorzato
"Che fine ha fatto la procedura per l'assegnazione dei contributi ai sensi della legge regionale 39/1991?"

Interviene l'assessora Lanzarin (Zaia Presidente) che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zorzato (Area Popolare Veneto) in sede di replica.

Punto n. 4) all'ordine del giorno


Disegno di legge relativo a "Modifica della legge regionale 16 febbraio 2010, n. 11 "Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2010" (Progetto di legge n. 73/2015) APPROVATO  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) che svolge la relazione illustrativa per conto della Terza Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Zorzato (Area Popolare Veneto), Sinigaglia (Partito Democratico), Ruzzante (Partito Democratico), Salemi (Partito Democratico) e l'assessore Corazzari che lo condividono.

Si passa all'esame dell'articolato.

I due articoli, che compongono il progetto di legge in oggetto, posti in votazione separatamente col sistema elettronico sono approvati.

In dichiarazione di voto interviene il consigliere Sinigaglia (Partito Democratico).

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Conte, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Punto n. 5) all'ordine del giorno


Disegno di legge relativo a "Modifica della legge regionale 26 gennaio 1994, n. 5 "Adesione alla costituzione del centro regionale di studio e formazione per la previsione e la prevenzione in materia di protezione civile in Longarone"" (Progetto di legge n. 72/2015) APPROVATO  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Finozzi (Liga Veneta – Lega Nord) che svolge la relazione illustrativa per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale l'assessore Bottacin (Zaia Presidente).

Si passa all'esame dell'articolato.

I due articoli, che compongono il progetto di legge in oggetto, posti in votazione separatamente col sistema elettronico sono approvati.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Possamai, Semenzato, Baldin, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Punto n. 6) all'ordine del giorno


Proposta di legge d'iniziativa dei consigli comunali di Este e Ospedaletto Euganeo relativa a "Istituzione del nuovo comune di Este mediamente fusione dei comuni di Este e Ospedaletto Euganeo della provincia di Padova". Giudizio di meritevolezza. RINVIO IN COMMISSIONE (Progetto di legge n. 80/2015) (Deliberazione n. 1/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Finozzi (Liga Veneta – Lega Nord) che svolge la relazione illustrativa per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Ruzzante (Partito Democratico), Sinigaglia (Partito Democratico) che condividono il punto in oggetto e Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) che propone di rinviare in Commissione consiliare competente il punto in oggetto.

Durante l'intervento del consigliere Berlato assume la Presidenza il Vicepresidente Massimo Giorgetti

In discussione generale intervengono i consiglieri Barison (Forza Italia) che chiede il rinvio in Commissione consiliare competente del punto in oggetto, Scarabel (Movimento 5 Stelle) e Salemi (Partito Democratico) che condividono il punto in oggetto.

Sulla richiesta di rinvio in Commissione consiliare competente intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico) che si dichiara contrario e Finco (Liga Veneta – Lega Nord) che dichiara parere favorevole anche a nome del gruppo Zaia Presidente.

Durante l'intervento del consigliere Finco assume la Presidenza il Presidente Roberto Ciambetti

Interviene il consigliere Ruzzante (Partito Democratico) per richiamo al Regolamento, articolo 40 comma 3 che prevede che un quinto dei provvedimenti inseriti nel calendario è riservato alle proposte delle minoranze, chiedendo un parere alla Giunta per il Regolamento sul caso in questione relativamente alla richiesta di rinvio in Commissione consiliare competente.

Il PRESIDENTE risponde al consigliere Ruzzante richiamando il Vademecum del Consigliere regionale dando lettura del punto 9.2.3 della guida al Regolamento e dichiara che non è necessario convocare la Giunta per il Regolamento.

Interviene il consigliere Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) il quale ribadisce la richiesta di rinvio in Commissione consiliare competente e chiede che sia posta in votazione.

Interviene il consigliere Sinigaglia (Partito Democratico) il quale afferma che non ci sono i presupposti per il rinvio in Commissione consiliare.

Interviene il consigliere Scarabel (Movimento 5 Stelle) che richiama l'articolo 98 del Regolamento.

Il PRESIDENTE risponde al consigliere Scarabel.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la proposta di rinvio in Commissione consiliare competente del punto in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Ferrari, Guarda, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera

Astenuti:

Punto n. 7) all'ordine del giorno


Disegno di legge relativo a "Mutamento della denominazione del comune di Costermano, in provincia di Verona, in quella di Costermano sul Garda". Giudizio di meritevolezza (Progetto di legge n. 100/2015) (Deliberazione n. 2/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Montagnoli (Liga Veneta – Lega Nord) che svolge la relazione illustrativa per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Salemi (Partito Democratico), Sinigaglia (Partito Democratico), Dalla Libera (Veneto Civico) e Giorgetti (Forza Italia) che condividono il punto in oggetto.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, il giudizio di meritevolezza del progetto di legge in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Conte, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Punto n. 8) all'ordine del giorno


Programma di attività del comitato regionale per le comunicazioni del Veneto (CORECOM) per l'anno 2016 e previsione finanziaria (Proposta di deliberazione amministrativa n. 8) (Deliberazione n. 4/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Finozzi (Liga Veneta – Lega Nord) che svolge la relazione illustrativa per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Ruzzante (Partito Democratico) che annuncia la presentazione di un ordine del giorno, Scarabel (Movimento 5 Stelle) che chiede di sottoscrivere, a nome del gruppo, l'ordine del giorno, Possamai (Liga Veneta – Lega Nord) che condivide l'ordine del giorno, Dalla Libera (Veneto Civico) che chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno, Finco (Liga Veneta – Lega Nord) che chiede di sottoscrivere, a nome del proprio gruppo e del gruppo Zaia Presidente, l'ordine del giorno, Possamai (Liga Veneta – Lega Nord), Guadagnini (Indipendenza Noi Veneto) che chiede di sottoscrivere l'ordine del giorno e Ferrari (Alessandra Moretti Presidente) che chiede di sottoscrivere, a nome del gruppo, l'ordine del giorno.

Il PRESIDENTE dichiara che l'ordine del giorno è sottoscritto anche dal consigliere Barison.

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Ruzzante, Moretti, Fracasso, Berti, Baldin, Bartelle, Brusco, Scarabel, Dalla Libera, Riccardo Barbisan, Ciambetti, Coletto, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Finco, Fabiano Barbisan, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova, Guadagnini, Ferrari, Guarda e Barison relativo a "Conferimento al CORECOM del Veneto delle ulteriori funzioni delegate di "Seconda fase"" in occasione dell'esame della proposta di deliberazione amministrativa relativa a "Programma di attività del comitato regionale per le comunicazioni del Veneto (CORECOM) per l'anno 2016 e previsione finanziaria (Proposta di deliberazione amministrativa n. 8) (Deliberazione n. 3/2016)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, l'ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Casali, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Moretti, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova
Hanno votato no:

Astenuti:

Punto n. 9) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Villanova, Rizzotto, Barbisan Riccardo, Gidoni, Brescacin, Finozzi, Semenzato, Possamai, Coletto, Moretti, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis e Dalla Libera relativa a "Vaccini: la Giunta regionale si attivi per una corretta informazione" (Mozione n. 59) (Deliberazione n. 5/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale interviene la consigliera Negro (Il Veneto del Fare) che la condivide e propone una modifica.

Il PRESIDENTE dichiara che il primo firmatario accoglie la modifica proposta.

In discussione generale intervengono i consiglieri Salemi (Partito Democratico), Sinigaglia (Partito Democratico) che la condividono, Bartelle (Movimento 5 Stelle), Villanova (Zaia Presidente) in sede di replica e l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che la condivide.

In dichiarazione di voto intervengono i consiglieri Salemi (Partito Democratico) che dichiara voto favorevole e chiede di sottoscriverla a nome del gruppo e Dalla Libera (Veneto Civico) che dichiara voto favorevole e chiede di sottoscriverla.

Le funzioni di consigliere segretario sono svolte dal consigliere Guadagnini.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la mozione in oggetto come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Berlato, Barison, Giorgetti, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Villanova

Hanno votato no:

Bartelle

Astenuti:

Baldin, Berti, Brusco, Scarabel

Punto n. 10) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Scarabel, Berti, Baldin, Bartelle e Brusco relativa a "Sospensione delle concessioni alle centraline idroelettriche" (Mozione n. 36) (Deliberazione n. 6/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Scarabel (Movimento 5 Stelle) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico) che la condivide, Valdegamberi (Zaia Presidente) che si dichiara contrario, Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) che si dichiara contrario, Ruzzante (Partito Democratico) e Azzalin (Partito Democratico).

Per fatto personale interviene il consigliere Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) relativamente alle dichiarazioni del consigliere Ruzzante.

Per fatto personale interviene il consigliere Ruzzante (Partito Democratico) relativamente alle dichiarazioni del consigliere Berlato.

In discussione generale intervengono l'assessore Bottacin (Zaia Presidente) e il consigliere Scarabel (Movimento 5 Stelle) che emenda la mozione in oggetto.

Il PRESIDENTE dichiara che, con la modifica apportata, la Giunta regionale esprime parere favorevole.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la mozione in oggetto come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Barison, Guadagnini, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Ruzzante, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Berlato, Gerolimetto

Astenuti:

Giorgetti, Bassi

Punto n. 11) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Berti, Scarabel, Baldin, Bartelle e Brusco relativa a "Richiesta risarcimento danni al gruppo Volkswagen AG per disastro ambientale e frode in commercio ai danni del territorio veneto e dei suoi cittadini" (Mozione n. 42) RITIRATA  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Brusco (Movimento 5 Stelle) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono l'assessore Bottacin (Zaia Presidente), i consiglieri Berlato (Fratelli d'Italia – AN – Movimento per la cultura rurale) che chiede di discutere congiuntamente anche la mozione da lui presentata sullo stesso argomento e dichiara voto favorevole alla mozione in oggetto, Ruzzante (Partito Democratico) che dichiara voto favorevole e Brusco (Movimento 5 Stelle) che ritira la mozione.

Punto n. 12) all'ordine del giorno

Risoluzione presentata dai consiglieri Finco, Finozzi, Rizzotto, Boron, Brescacin, Sandonà, Gerolimetto, Barbisan Fabiano, Michieletto, Possamai, Montagnoli, Gidoni, Semenzato, Barbisan Riccardo, Guadagnini, Valdegamberi, Barison e Berlato relativa a "Taglio (ennesimo) in sanità a 208 prestazioni ambulatoriali: si ammali chi può. Il governo Renzi si fermi e la smetta di alimentare lo scontro tra medici e pazienti. Inutile il taglio di 13 miliardi di euro: si attuino i costi standard in sanità" (Risoluzione n. 2) (Deliberazione n. 7/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Finco (Liga Veneta – Lega Nord) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono il consigliere Sinigaglia (Partito Democratico) che si dichiara contrario, l'assessore Coletto (Liga Veneta – Lega Nord) che si dichiara a favore e il consigliere Azzalin (Partito Democratico) che non la condivide.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la risoluzione in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Berlato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Ferrari, Guarda, Azzalin, Ruzzante, Sinigaglia, Zanoni, Zottis

Astenuti:

Punto n. 13) all'ordine del giorno

Risoluzione presentata dai consiglieri Guadagnini, Finco, Riccardo Barbisan, Ciambetti, Coletto, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Fabiano Barbisan, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi e Villanova relativa a "Pieno sostegno all'iniziativa del Parlamento catalano finalizzata all'indipendenza della Catalunya" (Risoluzione n. 4) (Deliberazione n. 8/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Guadagnini (Indipendenza Noi Veneto) che illustra la risoluzione in oggetto.

In discussione generale interviene il consigliere Finozzi (Liga Veneta – Lega Nord) che chiede di sottoscriverla.

Il PRESIDENTE dichiara che la risoluzione è sottoscritta dai gruppi Liga Veneta- Lega Nord e Zaia Presidente.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la risoluzione in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Zorzato, Berlato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Ferrari, Guarda, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Azzalin, Ruzzante, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Dalla Libera

Punto n. 14) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Bassi, Casali, Conte, Negro, Fabiano Barbisan, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova, Moretti, Azzalin, Fracasso, Pigozzo, Ruzzante, Salemi, Sinigaglia, Zanoni, Zottis, Berti, Baldin, Bartelle, Brusco, Scarabel, Giorgetti e Barison relativa a "La Regione sostenga le aziende che si occupano di TPL in Veneto" (Mozione n. 82) TITOLO COME MODIFICATO (Deliberazione n. 9/2016)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Bassi (Lista Tosi per il Veneto) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono il consigliere Azzalin (Partito Democratico) che propone una modifica, l'assessore Forcolin (Liga Veneta – Lega Nord) e la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) che propone delle modifiche.

Il PRESIDENTE dichiara che il primo firmatario accoglie le modifiche proposte.

intervengono i consiglieri Rizzotto (Zaia Presidente) la quale, preso atto che le modifiche da lei avanzate sono state accolte, chiede di sottoscrivere la mozione a nome del gruppo, Zottis (Partito Democratico), Brusco (Movimento 5 Stelle) e Barison (Forza Italia) i quali, a nome dei rispettivi gruppi, chiedono di sottoscrivere la mozione in oggetto.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la mozione in oggetto come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Ferrari, Guarda, Zorzato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Ruzzante, Zanoni, Zottis, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Punti n. 15) e 16) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Dalla Libera, Fabiano Barbisan, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova, Riccardo Barbisan, Ciambetti, Coletto, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Marcato, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Finco e Guadagnini relativa a "L'ex-caserma Zanusso sia messa a disposizione della città di Oderzo a beneficio dei cittadini e per il rilancio economico e sociale del territorio opitergino-mottense" (Mozione n. 70) (Deliberazione n. 10/2016)  [RESOCONTO]

e

Mozione presentata dai consiglieri Negro, Bassi, Conte e Casali relativa a "La ex caserma Zanusso diventi un bene dei cittadini dell'opitergino-mottense e non un ghetto per clandestini" (Mozione n. 87) (Deliberazione n. 11/2016)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Dalla Libera (Veneto Civico) che illustra la mozione n. 70 e Negro (Il Veneto del Fare) che illustra la mozione n. 87.

In discussione generale abbinata intervengono i consiglieri Rizzotto (Zaia Presidente) che propone una modifica alla mozione n. 70, Barison (Forza Italia) che condivide la modifica proposta e la mozione n. 70 e Dalla Libera (Veneto Civico) che accoglie la modifica avanzata.

In dichiarazione di voto interviene la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) che dichiara voto favorevole ad entrambe le mozioni e chiede di sottoscrivere, a nome del proprio gruppo e del gruppo Liga Veneta-Lega Nord, la mozione n. 70.

Il PRESIDENTE dichiara che il consigliere Guadagnini chiede di sottoscrivere la mozione n. 70.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la mozione n. 70 come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Zorzato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Ferrari, Guarda, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Ruzzante, Zanoni, Zottis

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la mozione n. 87.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Zorzato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Ferrari, Guarda, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Azzalin, Fracasso, Ruzzante, Zanoni, Zottis

Punto n. 17) all'ordine del giorno

Risoluzione presentata dai consiglieri Ciambetti, Finco, Rizzotto, Berlato, Dalla Libera, Zorzato e Barison relativa a "Adesione della Regione del Veneto al progetto di istituzione della nuova circoscrizione del tribunale della Pedemontana veneta" (Risoluzione n. 7) (Deliberazione n. 12/2016)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico, la risoluzione in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Zorzato, Barison, Guadagnini, Bassi, Barbisan Riccardo, Ciambetti, Coletto, Finco, Finozzi, Forcolin, Gidoni, Montagnoli, Possamai, Semenzato, Baldin, Bartelle, Berti, Brusco, Scarabel, Dalla Libera, Negro, Barbisan Fabiano, Boron, Bottacin, Brescacin, Calzavara, Gerolimetto, Lanzarin, Michieletto, Rizzotto, Sandonà, Valdegamberi, Villanova

Hanno votato no:

Astenuti:

Ferrari, Guarda, Azzalin, Ruzzante, Zanoni, Zottis

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 20.00.

Consiglieri presenti:
AZZALIN Graziano
LANZARIN Manuela
BALDIN Erika
MARCATO Roberto
BARBISAN Fabiano
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Riccardo
MONTAGNOLI Alessandro
BARISON Massimiliano
MORETTI Alessandra
BARTELLE Patrizia
NEGRO Giovanna
BASSI Andrea
PIGOZZO Bruno
BERLATO Sergio Antonio
POSSAMAI Gianpiero
BERTI Jacopo
RIZZOTTO Silvia
BORON Fabrizio
RUZZANTE Piero
BOTTACIN Gianpaolo Enrico
SALEMI Orietta
BRESCACIN Sonia
SANDONA' Luciano
BRUSCO Manuel
SCARABEL Simone
CALZAVARA Francesco
SEMENZATO Alberto
CASALI Stefano
SINIGAGLIA Claudio
CIAMBETTI Roberto
VALDEGAMBERI Stefano
COLETTO Luca
VILLANOVA Alberto
CONTE Maurizio
ZANONI Andrea
DALLA LIBERA Pietro
ZORZATO Marino
FERRARI Franco
ZOTTIS Francesca
FINCO Nicola Ignazio

FINOZZI Marino

FORCOLIN Gianluca

FRACASSO Stefano

GEROLIMETTO Nazzareno

GIDONI Franco

GIORGETTI Massimo

GUADAGNINI Antonio

GUARDA Cristina





IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
Antonio GUADAGNINI



IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI












PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Giuseppe Migotto
Elaborazione testo a cura di Paola Lombardo