ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 21/07/2021 n. 28

Resoconto n. 28 - 11^ legislatura
Resoconto 28 a Seduta pubblica
Mercoledì, 21 luglio 2021
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 11.47

PRESIDENTE

Buongiorno. Abbiamo il numero legale.
Diamo inizio alla 28a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11577 del 15 luglio 2021.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Ha comunicato congedo
Stefano GIACOMIN
Il congedo è concesso.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Riprendiamo dalle interrogazioni rimaste inevase nella giornata di ieri. Avevamo terminato il tempo a disposizione per le interrogazioni nell'inizio della seduta di ieri. Quindi riprendiamo dalla...

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Scusi, Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE

Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

C'è solo il consigliere Giacomin in congedo o ci sono altri Consiglieri?

PRESIDENTE

Solo quello.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

E il presidente Zaia?

PRESIDENTE

No, io non ho comunicazioni.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Bene. Allora lo aspettiamo.

PRESIDENTE

Dicevamo: "Interrogazioni a risposta immediata".
Partiamo dall'IRI n. 110 della collega Guarda. Anzi, son tutte della collega Guarda, quelle di oggi.

Interrogazione a risposta immediata n. 110 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "INCENDIO ALL'OASI DEL BUSATELLO: ATTIVARSI SIN D'ORA PER FAR VALERE I DIRITTI DEL TERRITORIO"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che è di queste ore la notizia dell'incendio di vaste proporzioni (circa 40 ettari distrutti dal fuoco) che ha attinto l'Oasi del Busatello a Gazzo Veronese.
Appreso che già nel 2011 un incendio di natura dolosa colpì tale zona protetta (1);
Ricordato che in data 19 gennaio 2021, l'Oasi del Busatello è stata interessata da un episodio di violenza predatoria, e cioè l'uccisione di fauna con gesto deliberato e attraverso mezzi venefici;
Considerato che:
- la Palude del Busatello costituisce zona SIC-ZPS della Rete Natura 2000, dunque soggetta a speciale protezione ai sensi della vigente normativa;
- ove fosse dimostrata la natura dolosa dell'incendio in questione saremmo di fronte all'ipotesi di un progetto criminoso verso cui la Giunta regionale non può e non deve restare impassibile, azionando invece ogni più idonea leva a propria disposizione a tutela delle proprie ragioni e dell'interesse collettivo.
Tutto ciò sopra premesso, la sottoscritta Consigliera
interroga la Giunta regionale
per sapere se non ritiene necessario, sin d'ora, intraprendere tutte le attività necessarie funzionali alla tutela dell'interesse protetto, anche in relazione all'eventuale costituzione di parte civile.
_____________________

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente. Mi sentite?

PRESIDENTE

Certamente.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Perfetto.
In realtà, questa è un'interrogazione presentata il 29 marzo e che segue anche altri fenomeni di cui avete già parlato ieri. Riguarda quell'area che costituisce zona SIC-ZPS e che ha sede proprio a Gazzo Veronese.
Come voi tutti sapete, questa è un'area che è stata oggetto di diversi attacchi alla biodiversità naturale e sono anche recenti. Io, in questa interrogazione, proprio il 29 marzo, ho voluto parlare di quello che stava accadendo proprio nelle ore precedenti, cioè di un incendio di vaste proporzioni che ha distrutto circa 40 ettari dal fuoco.
Precedentemente, nel 2011, la stessa area era stata interessata da un incendio di natura dolosa.
Successivamente, pochi mesi prima da queste interrogazioni, a fine gennaio, l'Oasi Busatello è stata interessata da un episodio di violenza predatoria di cui avete parlato ieri, cioè l'uccisione di fauna con un gesto deliberato e attraverso mezzi venefici, quindi attraverso esche avvelenate.
Alla luce di questo, alla luce del fatto che questa è un'area che esige speciale protezione, ma perché lo ha scelto la Regione del Veneto costituendola come zona SIC-ZPS della Rete Natura 2000, ho voluto chiedere alla Giunta regionale, ove fosse dimostrata la natura dolosa dell'incendio in questione, quindi di fronte ad un'ipotesi di un progetto criminoso verso cui la Giunta regionale evidentemente non può e non deve restare impossibile, se ritenesse necessario, all'epoca immagino ancora, intraprendere tutte le attività necessarie e funzionali alla tutela dell'interesse protetto - e quindi di quest'area - ma anche in relazione alla costituzione di Parte Civile.

PRESIDENTE

Grazie. L'assessore Corazzari per la risposta all'IRI n. 110.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"Con Deliberazione del Consiglio Comunale di Gazzo Veronese n. 38 in data 11 maggio 1995, è stata istituita la Riserva Naturale del Busatello, ai sensi dell'art. 27 della L.R. n. 40/1984 .
Secondo quanto previsto dalla stessa Legge Regionale n. 40/1984 , l'Amministrazione di Gazzo Veronese ha provveduto alla formazione del Piano Ambientale, strumento di gestione dell'area in argomento; infatti tale Piano Ambientale è stato approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 81 del 17 settembre 2002. Il Comune di Gazzo Veronese, proprietario della Riserva ed ente gestore della stessa, con nota acquisita al protocollo regionale al numero 185401 del 22/04/2021, ha riscontrato la richiesta urgente di informazioni di cui al protocollo n. 168017 del 13/04/2021, inviata da parte della Direzione Turismo, Unità Organizzativa Strategia Regionale della Biodiversità e Parchi.
Il Comune di Gazzo Veronese nella citata nota ha rappresentato, tra l'altro, che l'incendio avvenuto in data 26 marzo 2021 ha interessato una superficie di circa 14 ettari, con danno da ritenersi esiguo in quanto la bruciatura consentita e prevista nel regolamento attuativo allegato al Piano Ambientale per effettuare il pirodiserbo assistito, risulta essere stata appiccata 21 giorni dopo la data indicata dallo stesso regolamento che coincide con il 5 marzo di ogni anno.
In riferimento a quanto previsto dall'articolo 49 delle Norme di Attuazione del Piano Ambientale, ad oggetto "Norme per la gestione della vegetazione palustre - Regole da osservare per l'attuazione del pirodiserbo della canna e dell'erba palustre nell'area di riserva orientata", il Comune di Gazzo Veronese ha inoltre rappresentato l'intenzione di accogliere la proposta del Comitato Tecnico Scientifico della Riserva in merito ad alcune strategie di gestione, sia per la naturale conservazione dell'Habitat, sia per evitare nuovamente fatti di incendi incontrollati che potrebbero causare ingenti danni ambientali.
Nello specifico la proposta prevede:
a) il ripristino rigoroso del pirodiserbo rigidamente regolamentato e controllato, in rotazione annuale su tre zone della palude ben definite, al fine di scongiurare la stratificazione di canne con conseguente interramento della valle e dell'insediamento di essenze arboree ed erbacee quali salicone, rovere e luppolo;
b) la collocazione perimetrale di fototrappole atte a sorvegliare e a dissuadere da eventuali atti vandalici/criminali. Si ritiene che le strategie di gestione che il Comune di Gazzo Veronese adotterà potranno garantire l'osservanza delle Norme di attuazione del Piano Ambientale e la salvaguardia ambientale della palude."

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
Con deliberazione del Consiglio comunale di Gazzo Veronese, n. 38 dell'11 maggio 1995, è stata istituita la Riserva Naturale Busatello, ai sensi dell'articolo 27 della legge regionale 40/84.
Secondo quanto previsto dalla stessa legge regionale, l'Amministrazione di Gazzo Veronese ha provveduto alla formazione del Piano Ambientale, strumento di gestione dell'area in argomento: infatti tale Piano ambientale è stato approvato con deliberazione del Consiglio regionale 81 del 17 settembre 2002.
Il Comune di Gazzo Veronese, proprietario della riserva ed Ente gestore della stessa, con nota acquisita al Protocollo in data 22/4/21 ha riscontrato la richiesta urgente di informazioni di cui al Protocollo del 13/4/21 inviata da parte della Direzione Turismo Unità Organizzativa e Strategia regionale della Biodiversità dei Parchi della Regione.
Il Comune di Gazzo, nella citata nota, ha rappresentato, tra l'altro, che l'incendio avvenuto in data 26 marzo 2021 ha interessato una superficie di circa 14 ettari, con danno da ritenersi esiguo in quanto la bruciatura consentita e prevista dal regolamento attuativo del Piano ambientale per effettuare il pirodiserbo assistito risulta essere stata appiccata 21 giorni dopo la data indicata dallo stesso regolamento, che coincide con il 5 marzo di ogni anno.
In riferimento a quanto previsto dall'articolo 49 delle norme di attuazione del Piano ambientale avente ad oggetto: 'Norme per la gestione della vegetazione palustre. Regole da osservare per l'attuazione del pirodiserbo della canna e dell'erba palustre dell'area di riserva orientata', il Comune di Gazzo Veronese ha inoltre rappresentato l'intenzione di accogliere la proposta del Comitato tecnico scientifico della riserva in merito ad alcune strategie di gestione, sia per la naturale conservazione dell'habitat, sia per evitare nuovamente fatti di incendi incontrollati che potrebbero causare danni ingenti di carattere ambientale.
Nello specifico, la proposta prevede:
a) il ripristino rigoroso del pirodiserbo, rigidamente regolamentato e controllato a rotazione annuale su tre zone della palude ben definite al fine di scongiurare la stratificazione di canne con conseguente interramento della valle e dell'insediamento di essenze arboree ed erbacee, quali salicone, rovere e luppolo;
b) la collocazione perimetrale di foto-trappole atte a sorvegliare a dissuadere eventuali atti vandalici e criminali.
Si ritiene che le strategie di gestione che il Comune di Gazzo Veronese adotterà potranno garantire l'osservanza della norma di attuazione del Piano ambientale e la salvaguardia ambientale della palude.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Guarda, per la replica.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Presidente, non riesco a prenotarmi.

PRESIDENTE

Tengo conto io del tempo. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie.
Chiedo cortesemente se è possibile inviare la risposta direttamente per poterla rileggere nella sua completezza e interezza per un semplice motivo: mi sembra di avere inteso, da quanto espresso dall'Assessore, che questo episodio d'incendio è dovuto dall'attività di pirodiserbo che è sfuggita di mano? Cioè questa è la cosa che non ho compreso nella risposta.
Detto questo, insomma, ritengo che sia non soltanto abbastanza grave come fenomeno ed eventualmente, appunto, provvederò alle opportune osservazioni a seguito di una lettura un po' più precisa. Chiedo scusa perché probabilmente qualche passaggio della risposta mi è sfuggito.
Detto questo, ritengo che, se il problema in oasi di questo genere, già soggette a fenomeni di abusi che hanno interessato proprio la (inc.) sopravvivenza di tutta la biodiversità, intesa come ambientale e faunistica che della flora, probabilmente un'attenzione maggiore per la garanzia del fatto che le diverse pratiche vengano effettuate senza rischi e in maniera assolutamente controllata debba essere perseguita. Questo auguro che non avvenga semplicemente a seguito di eventi di questa natura, ma deve essere previsto già precedentemente.
Detto questo, appunto, chiedo la possibilità di avere la risposta in modo tale da poterla approfondire.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Le faremo avere sicuramente la risposta.
Adesso facciamo l'interrogazione IRI n. 85, che è abbinata anche all'IRS n. 53, quindi la risposta è unica. IRI n. 85, IRS n. 53 sono della Sanità, ma risponde anche in questo caso l'assessore Corazzari delegato dalla collega Lanzarin.

Interrogazione a risposta immediata n. 85 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "GLI ADDETTI DI UNA INTERA FARMACIA DI PORTOGRUARO POSITIVI AL CODIV-19: A QUANDO I VACCINI PER IL PERSONALE DELLE FARMACIE?"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che Federfarma Veneto, con proprio comunicato stampa n.2 del 24 febbraio 2021, ha reso noto che tutto il personale, farmacisti e personale addetto, di una farmacia di Portogruaro (VE) è risultato positivo al Covid-19.
Evidenziato che nel medesimo comunicato stampa Federfarma Veneto rileva la non uniforme prassi interpretativa e applicativa tra le diverse ULSS circa le disposizioni regionali in ordine alla Fase 1 del piano vaccini regionale; infatti, secondo la ricostruzione offerta in detto comunicato stampa, di base tutte le ULSS avrebbero applicato la disposizione regionale in modo restrittivo, convocando per la somministrazione i soli farmacisti ospedalieri: di contro, altre ULSS, nel caso di specie la ULSS 1 Dolomiti – a quanto riportato – avrebbero scelto optato per una applicazione estensiva, vaccinando tutti i farmacisti non solo, dunque, i farmacisti ospedalieri.
Rilevato che sono giunte alla sottoscritta Consigliera specifiche segnalazioni che riferiscono della consegna di un solo vaccino per farmacia.
Considerato che: - giusta protocollo siglato con la Regione del Veneto e di cui alla Dgr n. 1864 del 29 dicembre 2020 "Approvazione Protocollo d'Intesa per l'esecuzione di test antigenici rapidi in farmacia per la sorveglianza Covid-19.", le farmacie" sono di fatto parte formale e sostanziale delle strategie regionali di prevenzione; - anche in ragione di quanto qui precede, il personale delle farmacie è da considerare a tutti gli effetti personale del sistema sanitario regionale e come tale va tutelato.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta Consigliera
interroga l'Assessore regionale alla Sanità
per sapere quali interventi urgenti intende mettere in campo per garantire uniformità applicativa delle disposizioni regionali sul punto in modo da garantire la rapida somministrazione del vaccino al personale delle farmacie?"

Interrogazione a risposta scritta n. 53 presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "LA REGIONE PUÒ VALUTARE LA POSSIBILITÀ DI INSERIRE I FARMACISTI FRA LE CATEGORIE DA SOTTOPORRE PRIORITARIAMENTE A PROFILASSI ANTI COVID-19?"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- con DGR n. 1801 del 22/12/2020 sono state approvate le linee di indirizzo per l'organizzazione del piano di vaccinazione anti Covid-19 e sono state individuate le priorità da seguire per garantire l'attività vaccinale individuando le seguenti aree di intervento per garantire l'attività vaccinale:
- Operatori Ospedalieri;
- Operatori Territoriali;
- Operatori e ospiti delle strutture socio-sanitarie territoriali;
- Lavoratori dei servizi essenziali;
- Popolazione generale;
- in questa fase storica di emergenza sanitaria per il Covid-19 si ritiene più che mai necessario salvaguardare e proteggere, oltre al personale medico e sanitario in genere operante presso le strutture ospedaliere e le RSA, anche tutti gli operatori professionali impegnati nel servizio sanitario, ivi compreso quello di prossimità;
- i farmacisti in qualità di professionisti sanitari specialisti del farmaco offrono un servizio basilare e capillare sul territorio a favore della cittadinanza;
- i farmacisti svolgono l'attività professionale in luoghi chiusi e promiscui, front-office al pubblico, pertanto esposti inevitabilmente al rischio di contagio;
- molte farmacie, specie quelle delle piccole frazioni, sono a conduzione familiare e gestite spesso da una persona, e quindi in caso di contagio della stessa non hanno la possibilità di far fronte a un turn-over, con conseguente rischio chiusura;
- molte farmacie, specie quelle dei piccoli Comuni o frazioni, offrono un servizio unico e insostituibile per il loro territorio;
Considerato che
- il piano regionale parlava già nella fase 1 di vaccinare i farmacisti del sistema sanitario regionale; l'orientamento delle varie ULSS non è stato omogeneo, in quanto ad esempio, la Ulss1 Dolomiti ha interpretato l'indicazione in modo estensivo vaccinando tutti i farmacisti; altre invece hanno limitato tale possibilità ai soli farmacisti ospedalieri.
- l'opportunità di estendere la vaccinazione alla intera categoria dei farmacisti risulta anche ove si consideri ad esempio il recente caso di una farmacia di Portogruaro chiusa per contagio da Covid-19 dell'intero personale, con i residenti della zona trovatisi improvvisamente privi di un servizio essenziale.
I sottoscritti consiglieri
interrogano la Giunta regionale
per sapere se la Regione può esprimere un indirizzo interpretativo univoco in relazione a quanto sopra espresso, auspicabilmente nella direzione di estendere all'intera categoria dei farmacisti, inclusi quindi anche quelli non addetti alle farmacie ospedaliere, l'avvio della profilassi anti-Covid-19 con priorità."

PRESIDENTE

Prego, Guarda, ha la parola.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
In realtà questa è un'interrogazione presentata il 25 febbraio e che risulta naturalmente superata.
All'epoca, verificando appunto anche grazie alle comunicazioni pubbliche di Federfarma Veneto, si rilevava appunto una non uniforme prassi interpretativa applicativa tra le diverse ULSS circa le disposizioni regionali riguardo, appunto, al Piano vaccini regionale per quanto riguarda gli operatori di questo settore, per cui i farmacisti del Veneto e infatti alcune ULSS l'avevano applicato in maniera restrittiva vaccinando soltanto all'epoca i farmacisti ospedalieri, ribadisco, a fine febbraio 2021, altri invece, vaccinando tutti i farmacisti e creando quindi una situazione di disparità che non è l'unica presentatasi all'epoca all'interno del territorio veneto.
Ora, sappiamo perfettamente che l'interrogazione è superata, per cui qualsiasi risposta mi verrà data, naturalmente, sarà neutrale per quanto mi riguarda: all'epoca interrogavo l'Assessore alla Sanità per capire quali interventi intendesse mettere in atto per garantire l'uniformità applicativa delle disposizioni regionali e speriamo che, da quanto appreso, insomma, e imparato in questi mesi nella pianificazione e nella messa in atto del Piano, se ci dovessero essere altre necessità e urgenze si provveda immediatamente a direttive uniche e a non appunto interpretazioni locali che hanno creato notevoli disagi, non soltanto al mondo dei farmacisti ma anche ad altri settori.

PRESIDENTE

Grazie.
L'assessore Corazzari per la risposta all'IRI n. 85 e all'IRS n. 53.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"Le indicazioni per la vaccinazione anti covid-19 del personale delle farmacie sono state date da tempo, sin dalla nota dell'8 gennaio 2021, prot. 6127, a firma del Direttore della Direzione Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria avente ad oggetto: "Campagna di vaccinazioni anti Covid-19: aggiornamento ed avvio della chiamata attiva per la popolazione". La nota, indirizzata a tutte le Aziende Ulss, dava l'indicazione di procedere, parallelamente alla chiamata per la popolazione di età pari o superiore agli 80 anni, con l'offerta della vaccinazione ai farmacisti, senza distinzione alcuna.
I dati attualmente disponibili sulle vaccinazioni dei farmacisti indicano che su 6530 soggetti, solamente 852 non sono ancora vaccinati".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Le indicazioni per la vaccinazione anti-Covid-19 del personale delle farmacie sono state date da tempo, sin dalla nota dell'8 gennaio 2021, n. 6327, a firma del Direttore della Direzione Prevenzione Sicurezza Alimentare e Veterinaria avente ad oggetto: 'Campagna di vaccinazione anti-Covid-19. Aggiornamento ed avvio della chiamata attiva per la popolazione'.
La nota, indirizzata a tutte le aziende ASL, dava indicazione di procedere parallelamente alla chiamata della popolazione di pari età o superiori degli anni 80 con offerta di vaccinazione ai farmacisti senza distinzione alcuna.
I dati attualmente disponibili sulle vaccinazioni dei farmacisti indicano che su 6.530 soggetti solamente 852 non sono ancora vaccinati.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Non ho nessuna replica da fare dato che appunto la risposta arriva notevolmente in ritardo rispetto a quanto presentato.

Interrogazione a risposta immediata n. 143 presentata dai consiglieri Guarda, Zanoni e Bigon relativa a "CENTRI REGIONALI DI RECUPERO DELLA FAUNA SELVATICA IN DIFFICOLTÀ: CHI AIUTA CHI DOVREBBE AIUTARE?"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- l'articolo 5 legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio" e s.m.i. ha istituiti i Centri regionali di recupero della fauna selvatica in difficoltà (da qui in poi, nel testo: CRAS);
- tra i compiti ascritti ai CRAS rientrano le attività di prima accoglienza, ricezione e riabilitazione e pronto soccorso veterinario della fauna selvatica in difficoltà (lett. a), comma 1); va peraltro evidenziato che a tale attività corrisponde l'obbligo di cui al comma 4 della disposizione in commento, che così dispone: "Chiunque rinvenga capi di fauna selvatica morti, feriti o in difficoltà è tenuto a darne comunicazione al Centro regionale di recupero competente per territorio entro ventiquattro ore, il quale decide gli interventi necessari.".
Rilevato che:
- con riferimento all'ambito della provincia di Verona, è pervenuta segnalazione, che risulta altresì trasmessa al Presidente della Giunta regionale, circa specifiche difficoltà nel garantire l'assolvimento dei compiti di cui alla legge regionale n.50 del 1993, in particolare durante le ore serali e notturne;
- inoltre, difficoltà tangibili ed evidenti erano state altresì oggetto di puntuale segnalazione a mezzo interrogazione a risposta immediata n. 46 - a oggi non definita - e avente ad oggetto "Sospeso il servizio del centro di recupero della fauna selvatica di Treviso. La Regione intende garantire questo importante servizio previsto dalla legge?", firmatari i Consiglieri Zanoni, Bigon, Guarda, Lorenzoni.
Considerato che tali difficoltà, oltre a tornare a detrimento sull'effettività della funzione, costituiscono un non esigibile aggravio in capo al cittadino, il quale, visto l'obbligo di cui al comma 4 della citata norma, deve essere invero messo in condizioni di assolvervi, pena, di contro, il rischio di un generale disinteresse e dunque dell'ineffettività della tutela apprestata dalla legge alla fauna selvatica.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
interrogano l'Assessore regionale con delega a Caccia e Pesca
per sapere quali urgenti intende mettere in campo per assicurare la piena operatività dei Centri regionali di recupero della fauna selvatica in difficoltà di cui all'art. 5 della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 "

PRESIDENTE

Prego, Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Non riesco ancora a prenotarmi tramite Concilium, ma provvedo alla presentazione dell'interrogazione che riguarda i Centri regionali di recupero della fauna selvatica in difficoltà, costituiti grazie alla legge regionale n. 50/93 e quindi di competenza di questa Regione. Le funzioni, le sappiamo, sono quelle di prima accoglienza, di ricezione e riabilitazione, pronto soccorso veterinario della fauna selvatica in difficoltà; ciò risponde ad un'urgenza, che è quella di dare la possibilità ai cittadini di svolgere il proprio compito, il proprio obbligo, perché chiunque rinvenga capi di fauna selvatica morti, feriti o in difficoltà è tenuto a darne comunicazione al CRAS (il Centro di recupero competente) entro le 24 ore, il quale decide appunto gli interventi necessari.
Questa interrogazione nasce da alcune segnalazioni, che in questo caso citano il CRAS di Verona, che appunto si ritrova in difficoltà nell'assolvimento dei compiti di quella legge regionale 50/93. In particolar modo nelle ore serali e notturne, praticamente, si denunciava, ancora a maggio di quest'anno la difficoltà di riuscire ad avere assistenza da parte del Centro di recupero fauna selvatica.
Ma la situazione è ripetibile, diciamo, anche nelle diverse Province, con i diversi CRAS in difficoltà, sia per superficie di territori da coprire (pensiamo al CRAS di Rovigo, che copre tre Province), ma anche, per esempio, a quelle del Bellunese, che è sprovvista di CRAS, piuttosto che a quello di Treviso, che ha avuto una storia molto, molto complicata e complessa e adesso vive grazie alle associazioni.
Nella giornata di ieri è stato risposto ad un'interrogazione proprio dall'Assessore competente, sempre sulla questione dei CRAS, preannunciando una riorganizzazione dei Centri; quindi, naturalmente, ci si aspetta anche un chiarimento rispetto alla copertura dei territori sprovvisti e dei servizi al momento non efficaci.
Siccome dobbiamo lavorare a livello regionale per fare in modo di dare tutti gli strumenti ai cittadini per poter assolvere al proprio obbligo di assistenza alla fauna selvatica in difficoltà, proprio per evitare che vi sia poi dopo un fenomeno di disinteressamento, che è gravissimo, si chiedeva all'epoca all'Assessore: quali urgenti azioni intendesse mettere in atto per assicurare la piena operatività dei CRAS?

PRESIDENTE

Grazie. Per la risposta l'assessore Corazzari.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"In riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto, si rappresenta innanzitutto che l'attività di cura e alimentazione degli animali ricoverati e curati presso i Centri di recupero della fauna selvatica situati in Veneto è sempre stata garantita e non ha mai subito interruzione di servizio.
Ciò premesso, si evidenzia che la Legge regionale n. 30/2018 , modificando l'articolo 5 della L.R. n. 50/1993 , prevede, in sostituzione dei previgenti Centri gestiti dalle sedi territoriali di prima accoglienza della fauna selvatica in difficoltà, l'istituzione di Centri regionali aventi le medesime finalità e compiti, autorizzando la Giunta regionale ad affidarne la gestione ad organismi pubblici e privati terzi.
A tal riguardo, la Direzione competente, in accordo con le Province e con la Città metropolitana di Venezia, sta valutando la concreta possibilità di creare una rete regionale di soccorso e recupero della fauna selvatica avvalendosi di strutture pubbliche già esistenti e promuovendo il coinvolgimento di associazioni e volontari formati.
Da ultimo, si riportano alcune delle azioni attualmente in atto nelle Province/Città metropolitana di Venezia volte al recupero e al soccorso della fauna selvatica che prevedono oltre al coinvolgimento dei Corpi/Servizi di Polizia provinciale ittico venatoria, la presenza sul territorio di strutture pubbliche attive (o di prossima attivazione) quali:
- Centro Recupero fauna selvatica presso il Parco dello Storga (Provincia di Treviso) su cui gravitano oggi le province di Treviso e Belluno;
- La struttura in fase di realizzazione gestita dal Parco regionale Delta del Po a Porto Viro dove si posizionerebbero voliere, tunnel di volo e ricovero per piccoli mammiferi. Per tale struttura è già stata deliberata la convenzione (Parco-Università di Padova-Regione) per la realizzazione del centro di stabulazione di Trachemys scripta e il futuro centro per il recupero delle tartarughe marine.
A quanto sopra esposto, si aggiungono le strutture attualmente autorizzate, con apposita convenzione, dalle Province/Città metropolitana di Venezia:
- Verona: la "Clinica veterinaria Verona Lago" di Lazise e "Il futuro della biodiversità locale" a Caprino Veronese;
- Vicenza: il recupero degli ungulati è effettuato da personale volontario formato degli Ambiti Territoriali di caccia (ATC) e dei Comprensori alpini (CA); il recupero dei piccoli animali è a carico di personale formato dell'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA); il recupero dei rapaci è effettuato presso il Centro Recupero Rapaci (convenzione WWF e Provincia); il recupero degli ungulati è ad opera di Colli Berici-Difesa Natura 2000.
- Padova, Rovigo e Città metropolitana di Venezia: sono in essere tre diversi incarichi alla "Clinica del Benvenuto", principalmente per il soccorso e il recupero di piccoli mammiferi ed avifauna.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

In riferimento all'interrogazione in oggetto, si rappresenta innanzitutto che l'attività di cura e alimentazione degli animali ricoverati e curati presso i Centri di recupero della fauna selvatica situati in Veneto è sempre stata garantita e non ha mai subìto interruzioni di servizio.
Ciò premesso, si evidenzia che la legge regionale 30 del '18, modificando l'articolo 5 della legge regionale 50/93 prevede, in sostituzione dei previgenti centri gestiti da sedi territoriali di prima accoglienza della fauna selvatica in difficoltà, l'istituzione di centri regionali aventi le medesime finalità e compiti, autorizzando la Giunta regionale ed affidarne la gestione ad organismi pubblici, privati e terzi.
A riguardo, la Direzione competente, in accordo con le Province e la Città Metropolitana di Venezia, sta valutando la concreta possibilità di creare una rete regionale di soccorso e recupero della fauna selvatica avvalendosi di strutture pubbliche già esistenti e promuovendo il coinvolgimento di associazioni e volontari formati.
Da ultimo, si riportano alcune delle azioni attualmente in atto nelle Province e Città Metropolitana di Venezia, volte al recupero e al soccorso della fauna selvatica, che prevedono, oltre al coinvolgimento dei corpi dei Servizi di Polizia provinciale ittico-venatoria, la presenza sul territorio di strutture pubbliche attive o di prossima attivazione quali il Centro recupero fauna selvatica di Prato dello Storga in Provincia di Treviso, su cui gravitano oggi le Province di Treviso e Belluno, la struttura in fase di realizzazione del Parco del Delta del Po a Porto Viro, dove si posizionerebbero le voliere tunnel di volo e ricovero per piccoli mammiferi. Per tale struttura è stata deliberata la convenzione Parco università e Parco Regione per la realizzazione di un centro di stabulazione di Trachemys scripta, il futuro centro per il recupero delle tartarughe marine.
A quanto sopra esposto, si aggiunga che la struttura attualmente autorizzata e con apposita convenzione con Province e Città Metropolitana di Venezia: la clinica veterinaria a Verona Lago di Lazise e il futuro della biodiversità locale a Caprino Veronese di Vicenza e recupero degli ungulati effettuato da personale volontario formato degli ambiti territoriali di caccia, dei comprensori alpini e recupero di piccoli animali a carico del personale formato dell'Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA); il recupero dei rapaci effettuato presso il centro di recupero rapaci, convenzione tra WWF e Provincia, e recupero degli ungulati opera dei Colli Berici-Difesa Natura 2000.
Per Padova, Rovigo e Città Metropolitana di Venezia sono in essere tre diversi incarichi alla Clinica del Benvenuto principalmente per il soccorso e recupero di piccoli mammiferi ed avifauna.

PRESIDENTE

Per la replica, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Anzitutto mi preme precisare che evidentemente ci sono state delle difficoltà e anche delle mancanze nell'esecuzione del servizio per cui la tranquillizzazione rispetto a questo, evidentemente, non ci sta, sia per l'esperienza di Treviso, ma anche per l'esperienza che prima ho citato, che è quella veronese, che ha visto non un'interruzione della convenzione quanto appunto una mancanza di servizio fisico all'interno del territorio provinciale. Quindi, ritengo che sia da approfondire ulteriormente.
Il fattore di creare un coordinamento regionale potrebbe anche vederci favorevoli, ma allo stesso tempo che non sia un modo per ulteriormente alleggerire i territori di una presenza di assistenza territoriale da parte di centri specializzati e, magari, provvedere come si provvede, per esempio, anche - penso ad ARPAV stesso - ad una chiamata in reperibilità da una Provincia all'altra, quindi creando non pochi disagi da un punto di vista operativo, di tempi di capacità di reazione per l'assistenza al cittadino che richiede l'intervento da parte del CRAS.
Detto questo, ritengo che ci sia necessità di un approfondimento ulteriore, ci sia la necessità di mettere risorse a disposizione dei Centri di recupero di fauna selvatica, proprio perché l'operatività di questo servizio, che è responsabilità della Regione del Veneto, non può vedersi seconda a nessuno, neanche dei settori, magari più popolari da un punto di vista elettorale, che abbiamo visto, invece i fondi li ricevono e magari anche in tempi non allungati, così come accade invece per altri.
Io ritengo che sia necessario nella riorganizzazione, che è stata annunciata ieri e che mi sembra non portare oggi alla risposta che ho ricevuto grandi novità, se non appunto per quanto riguarda la Provincia di Venezia, ritengo sia opportuno rispondere alle richieste dei territori, specie per quanto riguarda sia il territorio padovano che anche quello bellunese, che è quello con una maggiore superficie...

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Passiamo all'interrogazione n. 146 sempre della collega Guarda.

Interrogazione a risposta immediata n. 146 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "SPV E INTERSEZIONE VALLUGANA: E' ANCORA UTILIZZATA?"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che in sede di risposta alla interrogazione a risposta scritta n. 2 del 20 ottobre 2020 avente ad oggetto "Vallugana, tracce di metalli pesanti nei capelli dei residenti: quali azioni di natura precauzionale intende mettere in campo la Regione del Veneto a tutela della salute dei residenti della Vallugana e dei lavoratori impiegati nei lavori?" la Giunta regionale, con riferimento al seguente quesito: "entro quando si concluderanno i lavori presso il cantiere in discorso" riferiva che "(...) quanto al termine dei lavori della galleria, a seguito del completo dissequestro operato dalla Procura della Repubblica di Vicenza delle aree di cantiere, la Struttura di progetto ha richiesto al Concessionario di delineare il nuovo cronoprogramma della realizzazione della galleria, dando indirizzo di porre particolare priorità alla riduzione del disagio causato ai cittadini. Il concessionario ha comunicato recentemente che, compatibilmente con le limitazioni presenti e future dovute all'attuale emergenza sanitaria, prevede di completare gli scavi della galleria entro luglio 2021, dando comunque priorità alle lavorazioni di sfondamento della corsia di sud-lato Malo, in modo da ridurre, già dai primi mesi dell'anno, almeno del 50% il passaggio dei mezzi pesanti da Vallugana."
Evidenziato che:
- ad aprile scorso è stata data notizia del completamento della galleria di Malo (1);
- a detto completamento, come pure riportato dalla Giunta regionale, sarebbe dovuta conseguire la riduzione almeno del 50%, del passaggio dei mezzi pesanti da Vallugana.
Rilevato che sono pervenute alla sottoscritta Consigliera svariate segnalazioni da parte dei cittadini dell'area interessata in cui si lamentata l'impercettibilità di un effettivo e reale mutamento della situazione di fatto rispetto all'inizio dei lavori di scavo della galleria come proseguiti successivamente al sequestro del cantiere di Malo, con l'approvazione della nota variante progettuale, atteso l'immutata frequenza del passaggio dei mezzi pesanti, l'elevata consistenza di rumori e polveri, nonché la permanenza di ventilatori e gruppi elettrogeni ( che dovrebbero essere spostati all'interno della galleria), come di accumuli che arrivano alla sommità delle barriere.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta Consigliera regionale
interroga l'Assessore regionale con deleghe alle infrastrutture e lavori pubblici
per conoscere l'entità della effettiva riduzione del disagio, ivi incluso quello relativo al passaggio dei mezzi pesanti, a carico dei cittadini della Vallugana in Comune di Malo per effetto del completamento della galleria di Malo della SPV".
___________________________

PRESIDENTE

Prego, Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione di fine maggio ed è un'interrogazione molto desiderata, perché informo tutti i colleghi Consiglieri che i cittadini che vivono in questa Val Lugana, in questa valle che è dal punto di vista naturale davvero meravigliosa, stanno soffrendo da anni una situazione di grande e di gravissimo peso dal punto di vista sociale, di vita quotidiana, ma anche da un punto di vista sanitario. Quindi è importantissimo seguire questa vicenda e fare in modo che dalle parole seguano i fatti.
Premesso che nell'interrogazione a risposta scritta presentata il 20 ottobre 2020 avevo chiesto appunto di interessarsi della questione Vallugana, viste le tracce di metalli pesanti nei capelli dei residenti, chiedendo quindi alla Giunta di intraprendere azioni di tipo precauzionale in tutela dei lavoratori e dei rischi della Vallugana. All'epoca la Giunta regionale rispose al quesito: "Entro quando si concluderanno i lavori presso il cantiere di Val Lugana?" rispose così: "Quando al termine dei lavori della galleria a seguito del completo di sequestro, operato della Procura di Vicenza delle aree del cantiere, la struttura di progetto ha richiesto al concessionario di delineare il nuovo cronoprogramma della realizzazione della galleria e della Superstrada Pedemontana Veneta, dando indirizzo di porre particolare priorità alla riduzione del disagio causato ai cittadini. Il concessionario ha comunicato recentemente che, compatibilmente alle limitazioni presenti e future, prevede di completare gli scavi della galleria entro luglio 2021, dando comunque priorità alle lavorazioni di sfondamento della corsia di sud, lato Malo - dando quindi priorità a un'altra parte di questo cantiere - in modo da ridurre almeno del 50% il passaggio dei mezzi pesanti in Vallugana".
Ecco, è evidente che ad aprile scorso è stata data notizia che il completamento della galleria di Malo è detto completamento che, pur come riportato dalla Giunta regionale, sarebbe dovuto...

PRESIDENTE

Grazie.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Chiedo scusa, Presidente, finisco soltanto con questo... con la riduzione di almeno il 50% del passaggio dei mezzi pesanti, rilevato che però questo non è accaduto e che i disagi continuano, ho chiesto alla Giunta regionale e all'Assessore regionale con delega alle infrastrutture di conoscere l'entità effettiva della riduzione del disagio, con anche il minor passaggio di mezzi pesanti.

PRESIDENTE

Grazie.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie mille a lei.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Calzavara perché la collega De Berti è impegnata sul territorio.
Prego, Calzavara.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"In merito all'entità della effettiva riduzione del disagio, ivi incluso quello relativo al passaggio dei mezzi pesanti, a carico dei cittadini della Vallugana in Comune di Malo per effetto del completamento della galleria di Malo della SPV, si relaziona quanto di seguito riportato.
Nella fase iniziale della lavorazione della galleria, nel rispetto del progetto approvato, il traffico dei mezzi di cantiere che interessava la galleria di emergenza "Vallugana" riguardava le attività di scavo e trasporto a discarica del materiale relativo ai quattro fronti di scavo (nord direzione Vicenza; Nord direzione. Treviso; Sud direzione Vicenza; Sud direzione Treviso), nonché, sui medesimi fronti, la fornitura del materiale necessario alle lavorazioni.
Da qualche mese, a seguito del parziale completamento dei lavori in galleria, restano attivi solo due fronti di scavo in transito dalla galleria di emergenza Vallugana e precisamente il fronte nord in direzione Vicenza e il fronte Sud direzione Vicenza.
La riduzione dei fronti di scavo ha comportato conseguentemente un dimezzamento del traffico dei mezzi d'opera.
In aggiunta, va considerato che il completamento dello scavo del tratto di galleria dalla intersezione tra la galleria di emergenza Vallugana e la discenderia ha determinato una riduzione anche di parte del transito riservato alle forniture, che non utilizza così più la viabilità Vallugana bensì accede in galleria direttamente attraverso l'imbocco della discenderia".

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
In merito all'entità dell'effettiva riduzione del disagio, ivi incluso quello relativo al passaggio dei mezzi pesanti a carico dei cittadini della Vallugana in Comune di Malo, per effetto del completamento della galleria di Malo della SPV, si relaziona quanto di seguito riportato.
Nella fase iniziale della lavorazione della galleria, nel rispetto del progetto approvato, il traffico dei mezzi di cantiere che interessava la galleria di emergenza Vallugana riguardava le attività di scavo e trasporto a discarica dal materiale relativo ai quattro fronti di scavo: nord direzione Vicenza, nord direzione Treviso, sud direzione Vicenza, sud direzione Treviso; nonché sui medesimi fronti, la fornitura del materiale necessario alle lavorazioni.
Da qualche mese, a seguito del parziale completamento dei lavori in galleria, restano attivi solo due fronti di scavo in transito della galleria di emergenza Vallugana e precisamente il fronte nord in direzione Vicenza e il fronte sud in direzione Vicenza.
La riduzione dei fronti di scavo ha comportato conseguentemente un dimezzamento del traffico dei mezzi d'opera. In aggiunta, va considerato che il completamento dello scavo del tratto di galleria dall'intersezione tra la galleria di emergenza Vallugana e la discenderia ha determinato una riduzione anche di parte del transito riservato alle forniture, che non utilizza così più la viabilità Vallugana bensì accede in galleria direttamente attraverso l'imbocco della discenderia.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie Presidente, la ringrazio, Assessore, di questa risposta che verificherò anche con i cittadini, perché quanto segnalato anche da parte loro non riporta ai dati da lei citati, per cui il dimezzamento del transito spesso.
Detto questo, dato che siamo alla fine del periodo citato nella risposta all'interrogazione precedente su Vallugana, quella che ho citato all'interno di questa interrogazione, ritenevo opportuno che almeno vi fosse una conferma da parte vostra rispetto alle affermazioni della vostra Giunta, per cui il termine lavori entro fine luglio 2021 in Vallugana.
Ripeto, così come feci allora, che la scadenza dei lavori in Vallugana era prevista per settembre 2020, quindi siamo oltre i termini prescritti indicati all'interno dell'autorizzazione da parte del Ministero della variante per la costruzione della galleria di Malo a seguito non di problemi di natura casuale, eccetera, ma dovuti a sequestri che, appunto, sono intervenuti a seguito di gravi eventi nel tratto di lavorazione del tunnel di Malo, Castelgomberto, della Superstrada Pedemontana Veneta. Uno ha causato anche la morte di un dipendente dell'(inc.) e dall'altra parte, invece, addirittura il cedimento di un intero argine del Poscola, a cui si è affiancato poi il cedimento di un altro terreno con una voragine di 25 metri.
Signori, qui non stiamo a parlare di una lavorazione a zero impatto per un territorio che, ribadisco, non è un territorio vocato ad attività di tipo industriale, con già una presenza importante di territorio antropizzato, ma si tratta di un'area che è anche un'area naturale di estrema qualità, che viene riconosciuta dalla Regione del Veneto, che viene sottoposta a pesanti conseguenze da un punto di vista ambientale e sanitario. Quindi, ribadisco: sollecitiamo il termine dei lavori al 31 luglio.

PRESIDENTE

Grazie. Abbiamo terminato tutte le interrogazioni che erano all'ordine del giorno.
PUNTO
6



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "RENDICONTO GENERALE DELLA REGIONE PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2020". (PROGETTO DI LEGGE N. 59) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 21/2021)

Relazione della Prima Commissione consiliare.
Relatore il consigliere Luciano Sandonà, correlatrice la consigliera Vanessa Camani.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione di maggioranza)
"Signor Presidente, colleghi consiglieri,
il progetto di legge n. 59, relativo al "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020", è stato deliberato dalla Giunta regionale il 30 aprile 2021, mettendo il Consiglio regionale nella condizione di approvalo entro il 31 luglio; nel rispetto, dunque, del termine previsto dall'articolo 18 del decreto legislativo n. 118/2011, una volta espressi i pareri delle commissioni consiliari, oltre che del Consiglio delle Autonomie Locali e all'indomani dell'avvenuta parifica – in data 25 giugno - della Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei Conti.
Il Rendiconto generale è uno strumento imprescindibile, attraverso cui il Consiglio può conoscere e valutare l'attività svolta dall'esecutivo nei dodici mesi trascorsi.
Quello relativo all'esercizio 2020, necessariamente redatto sulla base degli schemi previsti dal decreto legislativo n. 118/2011 (art. 11, comma 1), è composto da:
- il conto del bilancio con relativi allegati, che dimostra i risultati finali della gestione sotto l'aspetto finanziario e fornisce informazioni di natura strettamente contabile;
- il conto economico, che evidenzia le componenti positive e negative della gestione di competenza economica dell'esercizio considerato, rilevate dalla contabilità economico-patrimoniale (affiancata alla contabilità finanziaria, a titolo conoscitivo);
- lo stato patrimoniale, che rappresenta la consistenza del patrimonio al termine dell'esercizio.
Le poste finali evidenziate dal Rendiconto 2020 sono le seguenti:
- il fondo cassa, pari a 1.304,3 milioni di euro (abbr. milioni), si avvicina alla cifra dell'anno scorso, quando ammontava a 1.349,7 milioni; il decremento va ascritto principalmente a due fattori: l'immediata erogazione di cassa a valere sulle risorse del perimetro sanità in ragione dell'emergenza COVID; la buona capacità della Regione di pagare tempestivamente i propri debiti;
- i residui attivi, determinati in 4.230,8 milioni; - i residui passivi, determinati in 4.000,5 milioni;
- il fondo pluriennale vincolato (FPV) ammonta a complessivi 551 milioni (di cui 99,9 per spese correnti e 451,1 per spese in conto capitale): fornisce copertura ad altrettanti impegni assunti o reimputati, per esigibilità differita, negli esercizi successivi al 2021 e nasce dall'esigenza di applicare il principio della competenza finanziaria cosiddetta "potenziata", rendendo evidente la distanza temporale che intercorre tra l'acquisizione dei finanziamenti e l'effettivo impiego di tali risorse;
- il risultato di amministrazione, determinato sommando il fondo cassa con i residui attivi e sottraendo le altre voci: al 31/12/2020 è positivo per 983,5 milioni. Si consolida dunque il significativo miglioramento di tale voce, passata da -677,3 milioni al 31/12/2014 (prima del riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi), a - 316,5 milioni al 31/12/2015, a -15,8 milioni al 31/12/2016, a +355,9 milioni al 2 31/12/2017, a +608,6 milioni al 31/12/2018, a +892,3 milioni al 31/12/2019 e, appunto, a +983,5 milioni al termine dello scorso esercizio.
Nella determinazione complessiva del risultato di amministrazione occorre tener conto delle poste finanziarie accantonate e vincolate per legge.
Per il 2020 la quota accantonata è pari a 2.082,6 milioni; di seguito le voci più rilevanti:
- il fondo anticipazioni di liquidità ammonta a 1.370,5 milioni: tale quota rappresenta le anticipazioni erogate alla Regione negli anni 2013 e 2014, al netto delle quote rimborsate fino all'esercizio 2019 e destinate al pagamento dei debiti del Servizio Sanitario Regionale, come previsto dall'art. 1, commi 692-700, della Legge n. 208/2015 "Disposizioni per la formazione del Bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016);
- il fondo crediti di dubbia esigibilità ammonta a 582,4 milioni (di cui 564,5 attengono alla parte corrente e 17,9 alla parte in conto capitale);
- il fondo residui radiati a finanziamento regionale ammonta a 18,9 milioni (di cui 14 per la parte corrente e 4,9 per la parte in conto capitale); il fondo residui radiati a finanziamento vincolato ammonta a 9,9 milioni (di cui 0,2 per la parte corrente e 9,7 per la parte in conto capitale); in entrambi i casi gli accantonamenti sono pari al 100% dell'importo dei residui stessi, così come rideterminato in occasione dell'operazione di riaccertamento ordinario, che va effettuata annualmente in vista dell'approvazione del Rendiconto; nel caso dell'esercizio 2020, la Giunta ha preso atto del riaccertamento effettuato dalle sue strutture con deliberazione n. 366 del 30 marzo 2021, munita del parere del Collegio dei Revisori;
- il fondo rischi legali ammonta a 10,5 milioni (di cui 4,8 a copertura di spese correnti e 5,7 a copertura di spese in conto capitale), importo frutto di una valutazione effettuata dall'Avvocatura regionale sulla base di criteri prudenziali, fondati sull'esperienza storica maturata attraverso l'ammontare dei pagamenti effettuati, connessi a condanne subite;
- il fondo perdite società partecipate assomma 0,1 milioni;
- la tassa automobilistica da restituire allo Stato (ex legge n. 296/2006, art. 1, comma 321) ammonta a 32 milioni;
- il fondo per la copertura di potenziali conguagli dello Stato su manovre fiscali ammonta a 14,3 milioni: tale accantonamento è stato effettuato ottemperando a quanto previsto dell'articolo 77 quater del d.lgs. 112/2008;
- l'accantonamento per la copertura delle minori entrate relative al contenzioso tributario in materia di IRAP e Addizionale IRPEF ammonta a 15,5 milioni, finalizzati a spese potenziali che potranno esser necessarie per coprire gli eventuali oneri derivanti dal contenzioso tributario in essere nei confronti dei soggetti di cui agli articoli 6 (banche, altri enti e società finanziari) e 7 (imprese di assicurazione) del D. Lgs. n. 446/1997 relativamente alle somme dovute a titolo di manovra regionale IRAP per gli anni d'imposta dal 2003 al 2006; la quantificazione di tale accantonamento è stata effettuata sulla base delle informative fornite dall'Agenzia delle Entrate nel corso delle periodiche sedute della Commissione Paritetica tra la Regione del Veneto e l'Agenzia stessa, aggiornate solo con riferimento al contenzioso tributario, a suo tempo, radicatosi presso la Giurisdizione Tributaria del Veneto.
- l'accantonamento per fronteggiare gli oneri derivanti dalle gestioni liquidatorie delle disciolte ex Ulss di cui all'art. 45 bis della legge regionale n. 55/1994 ammonta a 11,8 milioni;
- il fondo per concorso regionale alla copertura dell'eventuale deficit del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali Milano-Cortina 2026 ammonta a 14,2 milioni;
- il fondo per la copertura dei maggiori oneri potenziali conseguenti alla riduzione in area negativa dei parametri di indicizzazione di operazioni finanziarie ammonta a 2,1 milioni.
La quota vincolata è invece pari a 578,3 milioni e si riferisce ad entrate accertate in corrispondenza delle quali non si è ancora impegnata la corrispondente spesa; tale quota si suddivide in:
- 28,3 milioni per vincoli fissati da leggi e da principi contabili;
- 416,7 milioni derivanti da trasferimenti;
- 133,1 milioni per vincoli formalmente attribuiti dall'ente.
Pertanto il disavanzo finanziario al 31/12/2020 risulta determinato in 1.677,3 milioni, in decisa e costante riduzione rispetto ai 3.184,2 milioni al 31/12/2015, ai 2.868,2 milioni al 31/12/2016, ai 2.552,7 milioni al 31/12/2017, ai 2.201,4 al 31/12/2018 e ai 1.944,5 milioni al 31/12/2019.
Al netto della citata contabilizzazione del fondo anticipazioni di liquidità, il disavanzo è pari a 306,8 milioni, in netto miglioramento rispetto a quello di un anno addietro, quando ammontava a 532 milioni: essendo riconducibile a mutui autorizzati e non contratti, non è imputabile a disavanzo di gestione. Va detto che la riduzione rispetto a sei anni fa è di ben 1.732,2 milioni (ammontava infatti a 2.039 milioni al 31/12/2014, a 1.613 al 31/12/2015, a 1.335 al 31/12/2016, a 1.059 al 31/12/2017, a 757 al 31/12/2018 e a 532 al 31/12/2019).
In termini finanziari questo sta a significare che la copertura finanziaria degli impegni originariamente finanziati con autorizzazione all'indebitamento, viene garantita con il risparmio pubblico regionale; per gli esercizi futuri, quindi, diminuiscono gli eventuali oneri da stanziare per la copertura del mutuo, che ancora non necessita di essere contratto non sussistendo problematiche di cassa.
Focalizzando ora l'attenzione sulle entrate, si rileva che gli accertamenti totali relativi ai vari titoli sono quantificati in 15.189,4 milioni mentre le riscossioni totali (in conto competenza e in conto residui) sono determinate in 15.334,8 milioni.
Escludendo le entrate per conto terzi e partite di giro (di cui al titolo 9, che vede accertamenti e riscossioni rispettivamente per 2.479,4 e 2.483,4 milioni), gli accertamenti valgono complessivi 12.710 milioni e le riscossioni 12.851,4 milioni; il titolo 1 (entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa) assorbe circa l'81% del totale.
Sul fronte delle spese, gli impegni totali relativi alle varie missioni (che rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dalle regioni) sono pari a 14.993,8 milioni mentre i pagamenti totali (in conto competenza e in conto residui) sono determinati in 15.380,2 milioni.
Escludendo i servizi per conto terzi (missione 99, che vede impegni e pagamenti rispettivamente per 2.479,4 e 2.615,6 milioni), gli impegni valgono complessivi 4 12.514,4 milioni e i pagamenti 12.764,6 milioni; la missione 13 (tutela della salute) assorbe circa l'82% del totale, seguita dalla missione 10 (trasporti e diritto alla mobilità) con oltre il 5%.
È necessario ricordare che la legge n. 232/2016 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019) stabilisce che a decorrere dall'anno 2017 le Regioni devono conseguire un saldo non negativo, in termini di competenza, tra le entrate finali, ascrivibili ai titoli da 1 a 5 e le spese finali, ascrivibili ai titoli da 1 a 3, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, della legge n. 243/2012 «Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell'art. 81 sesto comma della Costituzione».
Nelle entrate finali e nelle spese finali in termini di competenza è considerato pienamente il già citato FPV, di entrata e di spesa, in attuazione dell'accordo sancito in conferenza Stato Regioni il 10 ottobre 2019, con il quale le Regioni a Statuto ordinario hanno concordato con lo Stato di anticipare l'applicazione delle sentenze della Corte Costituzionale n. 247/2017 e n. 101/2018 in materia di pieno utilizzo dell'avanzo di amministrazione e del FPV di entrata e di spesa a decorrere dal 2020.
Con riferimento all'esercizio 2020 la Regione del Veneto ha garantito il saldo positivo, rispettando l'obiettivo programmatico di finanza pubblica stabilito in 66,6 milioni dall'articolo 1, comma 841, della legge 30 dicembre 2018, n. 145.
Si diceva inizialmente che l'affiancamento alla contabilità finanziaria della contabilità economico-patrimoniale, a titolo conoscitivo (per la prima volta in occasione del Rendiconto 2016), ha determinato la redazione del conto economico e dello stato patrimoniale.
Il risultato economico dell'esercizio 2020 è accertato nella somma di 215 milioni ed ha portato a una situazione patrimoniale attiva e passiva al 31/12/2020 di 10.006 milioni; il patrimonio netto al 31/12/2020 è determinato in 2.289,8 milioni.
In chiusura, va annotato quanto segue:
- il Collegio dei Revisori dei conti, ottemperando a quanto previsto dalla legge regionale n. 47/2012 , ha esaminato il disegno di legge relativo al Rendiconto 2020 trasmessogli dalla Giunta e, con relazione datata 20 maggio 2021, ha attestato la sua corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria, esprimendosi favorevolmente circa la sua approvazione.
- il 25 giugno 2021, conformemente a quanto previsto dal decreto legge n. 174/2012, la Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha parificato il Rendiconto 2020.
- in considerazione del fatto che il Consiglio delle Autonomie Locali, pur regolarmente convocato per l'espressione del parere di competenza, non ha potuto riunirsi per sopravvenuto impedimento congiunto del Presidente e del Vice Presidente e che risultano decorsi i termini prescritti per il rilascio di tale parere, decorsi i quali è possibile prescinderne, nonché considerato che il progetto di legge n. 59 non pone il tema del conferimento di nuove funzioni al sistema delle autonomie locali, si è ritenuto, attesa l'assenza di diverse richieste nel corso dell'iter istruttorio, di dar continuità all'iter legislativo.
Al termine di questa relazione, si reputa utile ripercorrere i passaggi salienti intercorsi nel corrente anno con riferimento al "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020":
- il 4 maggio il disegno di legge della Giunta regionale n. 11 del 30 aprile 2021 è stato trasmesso al Consiglio regionale;
- il giorno successivo il provvedimento, che ha assunto il numero 59 tra i progetti di legge depositati nel corso della legislatura, è stato assegnato alla Prima Commissione consiliare;
- il 19 maggio la Prima Commissione ha provveduto ad organizzarne l'illustrazione, estesa a tutti i consiglieri regionali;
- tra il 27 maggio ed il 16 giugno, ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento, le Commissioni Seconda, Terza, Quinta e Sesta hanno espresso parere favorevole sul provvedimento, per gli aspetti di rispettiva competenza;
- il 30 giugno il Collegio dei Revisori dei Conti è stato audito dalla Prima Commissione che, successivamente, ha concluso i propri lavori sul provvedimento, licenziandolo a maggioranza dopo aver approvato un emendamento tecnico proposto dalla Giunta regionale, finalizzato ad inserire nel testo un articolo, con relativo allegato, che approva il Rendiconto consolidato, comprendente i risultati della gestione del Consiglio regionale per l'esercizio 2020.
Hanno espresso voto favorevole i rappresentanti dei gruppi consiliari Zaia Presidente (Cestaro, Gerolimetto, Sandonà con delega Bisaglia, Villanova), Liga Veneta per Salvini Premier (Cecchetto, Cestari, Corsi, Favero), Lista Veneta Autonomia (Piccinini), Fratelli d'Italia-Giorgia Meloni (Soranzo).
Si sono astenuti i rappresentanti del gruppo consiliare Partito Democratico Veneto (Camani, Possamai Giacomo)".

PRESIDENTE

Riprendiamo l'ordine del giorno con la cronologia che avevamo in parte modificato ieri.
Ripartiamo quindi dal punto n. 6) all'ordine del giorno.
Il rendiconto è stato reso disponibile dopo la parifica positivamente raggiunta con la Corte dei Conti a fine giugno.
Relatore: il collega Sandonà. Prego.

Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente. Buongiorno colleghi.
Il progetto di legge n. 59, relativo al rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020, è stato deliberato dalla Giunta regionale il 30 aprile 2021, mettendo il Consiglio regionale nella condizione di approvarlo entro il 31 luglio, nel rispetto dunque del termine previsto dall'articolo 18 del decreto legislativo 118/2011 una volta espressi i pareri delle Commissioni consiliari, oltre che del Consiglio delle Autonomie locali e, all'indomani dell'avvenuta parifica, in data 25 giugno, della Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei Conti.
Il rendiconto generale è uno strumento imprescindibile attraverso cui il Consiglio può conoscere e valutare l'attività svolta dall'Esecutivo nei 12 mesi trascorsi.
Quello relativo all'esercizio 2020, necessariamente redatto sulla base degli schemi previsti dal decreto legislativo 118/2011, è composto dal conto del bilancio (con i relativi allegati, che dimostra i risultati finali della gestione sotto l'aspetto finanziario e fornisce informazioni di natura strettamente contabile), dal conto economico (che evidenzia le componenti positive e negative della gestione di competenza economica dell'esercizio considerato, rilevate dalla contabilità economico-patrimoniale affiancata dalla contabilità finanziaria a titolo conoscitivo) e dallo stato patrimoniale (che rappresenta la consistenza del patrimonio al termine dell'esercizio).
Le poste finali evidenziate dal rendiconto 2020 sono le seguenti: il fondo cassa, pari a 1.304,3 milioni di euro si avvicina alla cifra dell'anno scorso, quando ammontava a 1.349,7 milioni. Il decremento va ascritto principalmente a due fattori: l'immediata erogazione di cassa a valere sulle risorse del perimetro sanitario in ragione dell'emergenza Covid e la buona capacità della Regione di pagare tempestivamente i propri debiti. Abbiamo visto anche che i giorni per il pagamento si sono ulteriormente accorciati.
I residui attivi, determinati in 4.230,8 milioni, i residui passivi determinati in 4.000,5 milioni, il fondo pluriennale vincolato, che ammonta a complessivi 551 milioni, di cui 99,9 per spese correnti e 451,1 per spese in conto capitale e fornisce copertura ad altrettanti impegni assunti o reimputati per l'esigenza differita negli esercizi successivi al 2021 e nasce dall'esigenza di applicare il principio della competenza finanziaria, cosiddetta, potenziata, rendendo evidente la distanza temporale che intercorre tra l'acquisizione dei finanziamenti e l'effettivo impiego di tali risorse.
Il risultato di amministrazione determinato sommando il fondo cassa con i residui attivi e sottraendo le altre voci: al 31/12/2020 è positivo per 983,5 milioni. Si consolida, dunque, il significativo miglioramento di tale voce, passata da 673,3 milioni al 31/12/2014, prima del riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi, a 316,5 a fine 2015, a -15,8 milioni a fine 2016, a +355,9 milioni al 31/12/2017, a 608,6 milioni al 31/12/2018, a 892,3 milioni al 31/12/2019 e, appunto, a 983,5 milioni al termine dello scorso esercizio, a fine 2020.
Nella determinazione complessiva del risultato di amministrazione occorre tener conto delle poste finanziarie accantonate e vincolate per legge. Per il 2020 la quota accantonata è pari a 2.082,6 milioni. Di seguito, le voci più rilevanti, che vedremo in maniera molto succinta: il fondo anticipazioni di liquidità, che ammonta a 1.370,5 milioni; il fondo crediti di dubbia esigibilità, che ammonta a 582,4 milioni; il fondo residui radiati a finanziamento regionale, che ammonta a 18,9 milioni; il fondo rischi legali, che ammonta a 10,5 milioni; il fondo perdite società partecipate, che ammonta a 0,1 milioni; la tassa automobilistica da restituire allo Stato, ex legge 296/2006, che ammonta a 32 milioni; il fondo per la copertura di potenziali conguagli dello Stato su manovre fiscali ammonta a 14,3 milioni.
L'accantonamento per la copertura delle minori entrate relative al contenzioso tributario in materia di IRAP e addizionale regionale ammonta a 15,5 milioni.
L'accantonamento per fronteggiare gli altri oneri derivanti dalle gestioni liquidatorie delle disciolte ex USL, di cui all'articolo 45 bis della legge regionale 55 e 94, ammonta a 11,8 milioni.
Il fondo per concorso regionale alla copertura dell'eventuale deficit del Comitato organizzatore dei fondi dei Giochi Olimpici e Paraolimpici invernali Milano-Cortina 2026 ammonta a 14,2 milioni.
Il fondo per la copertura dei maggiori oneri potenziali conseguenti dalla riduzione in area negativa dei parametri di indicizzazione di operazioni finanziarie ammonta a 2,1 milioni.
La quota vincolata è invece pari a 578,3 milioni e si suddivide in 28,3 milioni per vincoli fissati da legge e da principi contabili, 416,7 milioni derivanti da trasferimenti, 133,1 milioni per vincoli formalmente attribuiti all'Ente.
Pertanto il disavanzo finanziario al 31/12/2020 risulta determinato in 1.677,3 milioni in decisa e costante riduzione rispetto ai 3.184,2 milioni del 31/12/2015; ai 2.868,2 milioni al 31/12/2016, ai 2.552,7 milioni a fine 2017; 2.201,4 a fine 2018 e ai 1.944 al 31/12/2019. Quindi, al netto della citata contabilizzazione del fondo anticipazioni liquidità, il disavanzo è pari a 306,8 milioni, in netto miglioramento rispetto a quello, appunto, di un anno addietro quando ammontava a 532 milioni. Essendo riconducibile a mutui autorizzati e non contratti, non è imputabile a disavanzo di gestione.
In termini finanziari questo sta a significare che la copertura finanziaria degli impegni originariamente finanziati con autorizzazione all'indebitamento viene garantita con risparmio pubblico regionale per gli esercizi futuri, quindi, diminuiscono gli eventuali oneri da stanziare per la copertura del mutuo che ancora non necessita di essere contratto non sussistendo problematiche di cassa.
Focalizzando l'attenzione sulle entrate, si rileva che gli accertamenti totali relativi ai vari titoli sono quantificati in 15.189,4 milioni, mentre le riscossioni totali in conto competenza e in conto residui sono determinate in 15.334,8 milioni.
È necessario ricordare che la legge 232/2016 'Bilancio di previsione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017' stabilisce che a decorrere dall'anno 2017 le Regioni devono conseguire un saldo non negativo in termini di competenza fra le entrate finali ascrivibili ai Titoli dall'1 al 5 e le spese finali, ascrivibili al Titolo dall'1 al 3.
Il risultato economico dell'esercizio 2020 è quindi accertato nella somma di 215 milioni e ha portato ad una situazione patrimoniale attiva e passiva al 31/12/2020 di 10.006 milioni. Il patrimonio netto al 31/12/2020 è determinato in 2.289,8 milioni.
Per finire, va notato quanto segue: il Collegio dei Revisori dei conti, con relazione datata 20 maggio 2021, ha attestato la sua corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria, esprimendosi favorevolmente alla sua approvazione.
Il 25 giugno 2021, conformemente a quanto previsto dal decreto legge 174/2012, la Sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha parificato il rendiconto 2020, prima Regione in Italia ad avere avuto la parifica.
Il 23 giugno la Giunta ha trasmesso un emendamento tecnico al progetto di legge in esame.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione di minoranza)

"Signor Presidente, colleghi consiglieri,

il rendiconto 2020 si riferisce ad un periodo storico e ad un contesto economico sociale gravemente condizionato dall'emergenza pandemica, che non ha influito esclusivamente sulle relazioni sociali delle persone ma anche sullo svolgimento dell'attività amministrativa, sia ordinaria che straordinaria.

Non soltanto, dunque, in riferimento alle nuove modalità di erogazione dei servizi pubblici, costretti allo smart working, ma anche, e soprattutto, rispetto agli effetti drammatici sui servizi socio-sanitari, alla pesante contrazione delle attività produttive, agli investimenti pubblici.

Mai come questa volta, dunque, le politiche di bilancio assumono centralità, in un contesto così pesantemente segnato dalle emergenze e anche i numeri, che sarebbero per definizione neutri, si connotano, questa volta, di rilevanza e di valenza politica.

C'è una premessa doverosa: i conti sono in ordine, le regole della finanza pubblica rispettate, gli equilibri di bilancio raggiunti. Siamo una delle prime regioni italiane per PIL e per reddito pro-capite grazie all'impegno laborioso e generoso della nostra gente e abbiamo tutte le risorse per organizzare bene i servizi pubblici. Avere i conti in ordine rappresenta la condizione necessaria, ma certamente non sufficiente.

Per comprendere il contesto generale in cui ci troviamo e come la Regione del Veneto ha affrontato l'esercizio 2020 partiamo dai numeri.

Il risultato di amministrazione del 2020 è pari a circa 983 milioni di euro, confermando il trend, in atto dal 2015, di miglioramento.

Malgrado, dunque, la contrazione degli effetti economici connessi alla pandemia, i saldi della gestione finanziaria rimangono positivi. Questa è, dal punto di vista economico, certamente una buona notizia, che dovrebbe però mettere la parola "fine" a tutte le discussioni attorno alla disponibilità di risorse. Se anche nel 2020, anno terribile, siamo in grado di risparmiare quasi 1 miliardo di euro nella gestione economica, capite bene che ciò significa che non ci sono scuse per non affrontare, e spesso non aver affrontato, le emergenze correnti con tempestività.

E poi, bisogna tenere conto che il risultato di amministrazione, pur positivo e in crescita, risulta ancora incapiente rispetto alla complessiva situazione di disavanzo del bilancio regionale.

Tanto che il saldo positivo annuo determinato in sede di rendiconto, anche quest'anno è destinato prioritariamente alla riduzione del debito pregresso, che determina, per il 2020, un disavanzo di oltre 1,6 miliardi.

Le principali ragioni di questo "debito" sono due.

Da un lato il cosiddetto "Fondo per il rimborso dell'anticipazione di liquidità" (FAL), dall'altro il "Debito autorizzato e non contratto" (DANC).

Il primo, il FAL, che attualmente ammonta a 1.370.583.886,63 euro, rappresenta il residuo delle anticipazioni di liquidità richieste dalla Regione nel 2013 e nel 2014. Tale operazione finanziaria è stata messa in campo a suo tempo per assicurare un immediato sostegno finanziario al sistema delle imprese e dei soggetti che vantavano crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in particolare in riferimento ai debiti sanitari cumulati. Si tratta, dunque, di uno strumento normativo finanziario utile a ridurre lo stock di debiti, ma certamente non dobbiamo spiegarlo a questa maggioranza, visto che si tratta di uno strumento attivato nella IX legislatura (Presidente Luca Zaia).

Dunque, oggi, una parte rilevante del risultato di amministrazione è, di fatto, assorbito dal ripagamento di quell'anticipo.

L'altro elemento che compone il disavanzo è, invece, il DANC, per circa, ancora di residuo, 300 milioni di euro. Anche in questo caso si tratta di una operazione finanziaria che risale al periodo 2002-2015 (Giunte Galan - Zaia) che ha consentito di "spendere" allora senza indebitarsi. Ma anche in questo caso, il conto lo paghiamo tutto insieme oggi.

Quindi FAL e DANC sono due strumenti, derivati dalle scelte gestionali degli anni passati, le cui responsabilità stanno comunque oggi in questa maggioranza vista la "continuità" politica, che ci hanno permesso di non espandere l'indebitamento allora, ma che hanno indubbiamente ridotto la cassa regionale e, di conseguenza, le possibilità di spese di oggi e dei prossimi anni. Tanto che siamo ormai da tempo impegnati in un costante impegno gestionale finalizzato esclusivamente a riassorbire il debito, riducendo moltissimo le possibilità a nostra disposizione per investimenti pubblici. Crediamo che questo, soprattutto in una fase di forte contrazione economica come quella che abbiamo di fronte, non sia una buona notizia per il Veneto.

La scarsa propensione della Regione per gli investimenti pubblici, del resto, si evince anche dallo stock di indebitamento e dall'indebitamento acceso nel corso dell'anno. A parte i mutui contratti per l'adeguamento della rete viaria e gli investimenti previsti da tempo per contrastare il dissesto idrogeologico, troviamo soltanto l'intervento per l'adeguamento del sistema fognario dell'area gardesana, oggetto di procedure di infrazione europea. Null'altro. Tanto che dal 2007 si assiste ad una continua e tendenziale riduzione dello stock del debito (fatta eccezione per l'indebitamento di 300 milioni assunto per la Superstrada Pedemontana Veneta). E questo malgrado i parametri della finanza pubblica ci consentirebbero ancora ampi spazi di potenziale capacità di manovra sul punto.

Ultima considerazione collegata agli aspetti finanziari del Rendiconto: la questione derivati. Scelta legittima (con la normativa di allora) ma certamente spregiudicata e di cui, anche in questo caso, paghiamo tutt'ora le conseguenze (e le continueremo a pagare per diversi anni ancora).

Si tratta di 2 contratti di derivati collar, assunti per surrogare il tasso variabile di due prestiti obbligazionari del 2003 e del 2005, che dal 2009 hanno generato flussi differenziali negativi di notevole ammontare, che si sono tradotti, ovviamente, in corrispondenti flussi di uscita per il bilancio regionale, per un esborso complessivo nel 2020 di oltre 7,5 milioni di euro. Si parla, peraltro, di una operazione per la quale, in base a quanto affermato dalla stessa Regione, oggi è impensabile una estinzione anticipata, proprio a causa della onerosità che implicherebbe.

Quindi un bilancio sano, certo, ma pesantemente appesantito dai costi improduttivi che scelte discutibili del passato ci hanno lasciato in eredità e in attesa di capire come si tradurranno le scelte più recenti, come la Pedemontana e le garanzie sulle Olimpiadi di Cortina.

Su questa impostazione del bilancio regionale pensiamo sia necessario fare alcune valutazioni di carattere generale.

Abbiamo di fronte il cambiamento del paradigma della società italiana e veneta. La pandemia ha profondamente modificato comportamenti sociali, modalità di produzione e organizzazione del lavoro. Saper governare questo cambiamento, costruire le condizioni per una resilienza territoriale, garantire coesione sociale attraverso investimenti strategici di sviluppo, dovrebbe essere l'obiettivo principale che si pongono le amministrazioni pubbliche. L'impressione che si ha, invece, leggendo questi documenti contabili è quella di un ente tutto orientato solo a garantire l'equilibrio della finanza pubblica, fattore certamente importante ma decisamente non sufficiente rispetto a ciò che verrà.

Tenere i conti in ordine, ripagando ratealmente i debiti del passato, senza programmare una importante politica pubblica di investimenti crediamo sia una impostazione inadeguata alla fase storica che stiamo attraversando.

Comprenderete come sia necessario, per esprimere un giudizio pienamente compiuto di questo documento, soffermarsi con la dovuta attenzione sugli effetti di bilancio della pandemia e, in particolare, sul cosiddetto "Perimetro sanitario", tanto che anche la "relazione sulla gestione" dedicata a questo tema costituisce una parte significativa.

Sul punto dobbiamo segnalare subito un elemento di critica di metodologia, rilevato, peraltro, in maniera piuttosto pesante anche dalla Corte dei Conti in occasione del giudizio di parifica.

Il Perimetro sanitario, infatti, costituisce il riferimento fondamentale per il trasferimento dal bilancio regionale ad Azienda Zero dei flussi di cassa relativi al fabbisogno sanitario regionale.

In sostanza, lo schema assunto dalla Regione nella gestione finanziaria in ambito sanitario è il seguente: le risorse sono assunte, direttamente o indirettamente, dalla Regione e immediatamente trasferite ad Azienda Zero, che dal 2019 è l'ente di governance della sanità regionale. Azienda Zero, a sua volta, eroga le somme agli enti del Sistema Sanitario Regionale, sulla base delle indicazioni fornite dalla Regione
stessa.

Dunque, per poter individuare l'effettiva destinazione di tali risorse, che rappresentano oltre l'80% del bilancio regionale, non possiamo affidarci al bilancio della Regione ma dobbiamo ricorrere all'analisi del bilancio di Azienda Zero, con buona pace delle necessità di trasparenza che dovrebbero garantire le contabilità pubbliche. Non solo, durante la pandemia, Azienda Zero ha anche svolto le funzioni di centrale di committenza regionale (CRAV), effettuando direttamente gli acquisti affidati dal Presidente della Regione quale commissario straordinario all'emergenza, cosa che potrebbe aver avuto effetti positivi in termini di efficienza (tutti da dimostrare naturalmente) ma che certamente ha ridotto notevolmente le possibilità di controllo pubblico delle procedure.

Le cifre di cui parliamo sono davvero ingenti.

Il finanziamento assegnato alla Regione dallo Stato per il fondo sanitario regionale ammonta a oltre 9 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,2% rispetto all'anno precedente.

A ciò si devono aggiungere gli ulteriori stanziamenti previsti dalla normativa emergenziale, pari, per il 2020, a 289 milioni di euro, interamente riscossi dalla Regione. In più ci sono le risorse stanziate dall'Unione europea, destinate principalmente all'acquisto di DPI e altri bene di natura sanitaria (sono ulteriori 50 milioni) e i fondi raccolti tramite erogazioni liberali per 39,5 milioni di euro, impiegati per 22 milioni nel perimetro sanitario tramite Azienda Zero.

Si tratta di importi rilevantissimi rispetto ai quali, però, proprio per il meccanismo di trasferimento automatico ad Azienda Zero, risulta realmente problematico individuarne l'effettiva destinazione finale.

Inoltre, come rileva sempre la Corte dei Conti, a fronte dell'integrale trasferimento delle risorse dallo Stato al Veneto, solo un terzo, e quindi poco meno di 100 milioni, sono state assegnate con provvedimento regionale, mentre oltre 200 milioni risultano ancora accantonati in Azienda Zero, con vincolo di destinazione.

In particolare, così come indicato dalle norme statali, una parte rilevante delle risorse emergenziali covid, pari a quasi 100 milioni, è stata destinata, e in gran parte impiegata, per le maggiori spese per il personale. Sul punto, come consentito dalle leggi dello Stato, la Regione ha investito ulteriori 20 milioni di risorse proprie per le prestazioni lavorative del personale sanitario. Sarebbe una iniziativa importante se non fosse che la Regione ha scelto di distrarre tali fondi dallo stanziamento relativo ai LEA. Ora, la questione è molto delicata, e merita un approfondimento, anche perché indicativa di un atteggiamento malsano che si verifica troppo spesso, come abbiamo visto con la vicenda della facoltà di medicina a Treviso.

I fondi statali stanziati per l'erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza hanno per definizione un vincolo di destinazione molto stringente. Far finta di stanziare risorse per offrire servizi ai veneti e poi, anziché investire risorse proprie, utilizzare i soldi che lo Stato ci trasferisce per erogare servizi sanitari essenziali è una operazione discutibile dal punto di vista tecnico e furbesca dal punto di vista politico.

Ma le risorse incassate e non assegnate riguardano anche altri settori importanti del perimetro sanitario. Il tema delle liste d'attesa prima di tutti. 39 milioni a disposizione per corrispondere con strumenti straordinari alle richieste di prestazioni ambulatoriali, screening e di ricovero ospedaliero non erogate nel periodo dell'emergenza sanitaria. Di tali fondi però, ne risultano assegnati soltanto la metà.

E ancora. I fondi per l'attivazione e l'implementazione delle USCA, utilizzati solo in parte, quelli per indennizzare le strutture private coinvolte nell'emergenza covid (utilizzati 90 mila sui 13 milioni stanziati), o per affittare strutture covid-hotel (spesi 12 mila euro su 2,6 milioni in cassa).

Infine la questione delle assunzioni, che certamente dipende solo parzialmente dalla Regione, vista la generale carenza di professionisti, ma che lascia sul tavolo un serio problema, inedito solo in parte dato che i reparti maggiormente coinvolti nell'emergenza covid soffrivano già da tempo di un organico sottodimensionato. I numeri però sono chiari: a fronte di 8.405 assunzioni nel 2020, possono essere connesse alle necessità della pandemia solo 1.780, 84 relative alla dirigenza e 1.651 relative al comparto. Le restanti 6.670 assunzioni sono collegate alle normali dinamiche del personale. Capiamo bene come il tema del personale sanitario sia tutt'altro che risolto.

Rimangono, insomma, 200 milioni vincolati da spendere. Chiediamo trasparenza sul punto, quella che non c'è stata nel 2020, complice certamente l'emergenza. Oggi abbiamo il tempo per monitorare passo passo, e intendiamo farlo. Ma questi sono solo alcuni esempi che dimostrano quanto l'ultimo dei problemi nel 2020 fosse di natura economica. Non sono mai mancate al Veneto le risorse per affrontare l'emergenza. Semmai è mancata la capacità di spesa, malgrado la tanto declamata efficienza di Azienda Zero.

Per concludere, con questo rendiconto si chiude, anche dal punto di vista della contabilità pubblica, l'anno più difficile. Ci lascia, in eredità, certamente un bilancio inordine ma a cui serve dare una spinta per la ripresa. L'ordinaria (e ordinata) amministrazione non sarà sufficiente. La necessità di investimenti pubblici che sostengano la crescita e la competitività deve diventare la priorità. Tutti confidiamo che dal progetto Next Generation EU arrivi un contributo decisivo ma, come abbiamo visto durante il 2020, il problema di questa Regione non è la mancanza di risorse, ma spesso la mancanza di progetti."
La parola alla correlatrice Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Buongiorno colleghi.
Il rendiconto 2020 si riferisce ad un periodo storico, ad un contesto economico-sociale gravemente condizionato dall'emergenza pandemica, che non ha influito esclusivamente sulle relazioni sociali delle persone, ma anche sullo svolgimento dell'attività amministrativa, sia ordinaria che straordinaria, non soltanto dunque in riferimento alle nuove modalità di erogazione dei servizi pubblici, costretti allo smart working, ma anche e soprattutto rispetto agli effetti drammatici sui servizi socio-sanitari, sulla pesante contrazione delle attività produttive e degli investimenti pubblici.
Mai come questa volta, dunque, le politiche di bilancio assumono centralità in un contesto così pesantemente segnato dalle emergenze. Anche i numeri che ci ha con precisione illustrato il relatore, che sarebbero per definizione neutri, si connotano invece per questo anno di rilevanza e di valenza politica.
Partirei dunque dai numeri per comprendere il contesto generale in cui ci troviamo e per cercare di capire se e come la Regione del Veneto ha affrontato l'anno della pandemia, con una premessa doverosa, che si evince anche dalla relazione del collega Sandonà: i conti sono in ordine, le regole della finanza pubblica rispettate, gli equilibri di bilancio raggiunti. Ovviamente, vorrei aggiungere: e ci mancherebbe che non fosse così. Siamo una delle prime Regioni italiane per PIL e per reddito pro capite grazie soprattutto all'impegno serio, laborioso, generoso della nostra gente. Abbiamo tutte le risorse per organizzare bene i servizi pubblici. Avere i conti in ordine direi che rappresenta la condizione necessaria, ma certamente non sufficiente.
Tornando ai numeri, dicevo, il risultato di amministrazione del 2020 è pari a circa 983 milioni di euro, confermando il trend, già in atto dal 2015, di miglioramento dei risultati di amministrazione. Malgrado, dunque, la contrazione degli effetti economici connessi alla pandemia, i saldi della gestione finanziaria rimangono positivi. Questa è, dal punto di vista economico, certamente una buona notizia, che dovrebbe però anche mettere la parola "fine" a tutte le discussioni attorno alla disponibilità delle risorse. Se anche nel 2020, anno terribile, siamo in grado di risparmiare quasi un miliardo nella gestione economica e finanziaria, capite bene che ciò significa che non ci sono scuse per non affrontare - e spesso infatti non avete affrontato - le emergenze correnti con tempestività. Poi bisogna tener conto del fatto che il risultato di amministrazione, pur positivo e in crescita, risulta ancora di fatto incapiente rispetto alla complessiva situazione di disavanzo del bilancio regionale, tanto che il saldo positivo annuo determinato in sede di rendiconto anche quest'anno è destinato prioritariamente alla riduzione del debito pregresso, che determina per il 2020 un disavanzo complessivo di circa 1,6 miliardi.
Le principali ragioni di questo debito pregresso sono due e cito le più rilevanti e le più importanti, forse anche dal punto di vista politico: da un lato, il cosiddetto fondo per il rimborso dell'anticipazione di liquidità e, dall'altro, l'ormai famoso debito autorizzato e non contratto. Il primo, il fondo per il rimborso dell'anticipazione di liquidità, che attualmente ammonta a 1.370.583.886,63 euro rappresenta il residuo delle anticipazioni di liquidità richieste dalla Regione nel 2013 e nel 2014. Tale operazione finanziaria è stata messa in campo a suo tempo per assicurare un immediato sostegno finanziario al sistema delle imprese e dei soggetti che vantavano crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in particolare in riferimento ai debiti sanitari cumulati.
Si tratta dunque di uno strumento normativo finanziario, previsto dal Governo, utile a ridurre lo stock dei debiti, ma sono certa di non doverlo spiegare a questa maggioranza, visto che si tratta di uno strumento finanziario attivato nella nona Legislatura sotto la guida del presidente Luca Zaia. Dunque oggi, una parte del risultato di Amministrazione del 2020 è di fatto assorbito per ripagare quell'anticipo di liquidità deciso nel 2013 e nel 2014.
L'altro elemento che compone il disavanzo invece è il DANC per circa ancora di residuo 300 milioni, se non ricordo male: anche in questo caso si tratta di un'operazione finanziaria che risale al periodo 2002/2015, Giunte Galan–Zaia, che ha consentito di spendere allora senza indebitarsi. Ma anche in questo caso, anche rispetto a quell'operazione, il conto lo paghiamo insieme noi oggi.
Fondo per il rimborso in anticipazione liquidità e DANC sono due strumenti derivati dalle scelte gestionali degli anni passati, le cui responsabilità stanno comunque oggi in questa maggioranza, in questo bilancio, vista anche la continuità politica che vi lega alle scelte del passato e che ci hanno permesso di non espandere l'indebitamento allora, ma che hanno indubbiamente ridotto la cassa regionale nel tempo e, di conseguenza, le possibilità di spesa per oggi e per il futuro, tanto che siamo ormai da tempo impegnati in una costante azione gestionale, finalizzata esclusivamente a riassorbire il debito, riducendo moltissimo le possibilità a nostra disposizione per investimenti pubblici.
Io credo che questo, che potrebbe essere un meccanismo virtuoso di gestione dei conti pubblici, soprattutto in una fase di forte contrazione economica come quella che abbiamo, non solo alle spalle, ma soprattutto di fronte, non sia una buona notizia per il Veneto.
La scarsa propensione della Regione per gli investimenti pubblici del resto si evince anche guardando allo stock di indebitamento e dall'indebitamento acceso nell'anno 2020, perché, a parte alcuni mutui contratti per il miglioramento della rete viaria e per investimenti contro il dissesto idrogeologico, trovo soltanto un intervento per l'adeguamento del sistema fognario dell'area Gardesana, oggetto peraltro di una procedura di infrazione dell'Unione Europea. E null'altro. Tanto che dal 2007 si assiste ad una continua e tendenziale riduzione dello stock del debito, che vede come unica eccezione, invece, il debito di 300 milioni contratto per la realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta.
Questo avviene e sta avvenendo malgrado i parametri della finanza pubblica ci consentirebbero ancora ampi spazi potenziali di capacità di manovra di indebitamento. È quindi una scelta politica quella della Regione di non investire risorse pubbliche e di lavorare soltanto ad una politica di bilancio, di contenimento del debito e di riduzione dello stock dell'indebitamento.
Ultima considerazione collegata agli aspetti finanziari del rendiconto, la citiamo ogni anno e dobbiamo farlo anche questa volta: la questione dei derivati. Scelta legittima con la normativa di allora, perché oggi non si potrebbe più fare, ma scelta certamente spregiudicata e di cui anche in questo caso paghiamo le conseguenze tuttora e le continueremo a pagare ancora per diversi anni. Si tratta di due contratti di derivati, assunti per surrogare il tasso variabile per due prestiti obbligazionari, uno del 2003 e uno del 2015, che dal 2009 ha sempre generato flussi differenziali negativi di notevole ammontare, che si sono tradotti ovviamente in corrispondenti flussi di uscita del bilancio regionale per un esborso complessivo nel 2020 di 7,5 milioni di euro. Si parla peraltro di un'operazione per la quale, in base a quanto affermato dalla Regione stessa, oggi è impensabile un'estinzione anticipata proprio a causa dell'onerosità che ne conseguirebbe. Anche in questo caso, quindi, un debito che dura da tempo, improduttivo naturalmente, che ancora per tanti anni siamo costretti e saremo costretti ad affrontare.
È un bilancio sano certamente, ma gravemente appesantito da costi improduttivi di scelte discutibili del passato, che dobbiamo tenere in eredità. Tutto questo ovviamente in attesa di capire come le scelte invece più recenti - mi riferisco a quelle relative alla Pedemontana e a quelle relative alle Olimpiadi di Cortina - si rovesceranno sul bilancio regionale.
Io credo che su questa impostazione del bilancio sia necessario fare alcune considerazioni. Abbiamo di fronte il cambiamento del paradigma della società italiana e veneta. La pandemia ha profondamente modificato comportamenti sociali, modalità di produzione, organizzazione del lavoro. Saper governare questo cambiamento, costruire le condizioni perché il Veneto diventi un territorio resiliente, garantire coesione sociale attraverso investimenti strategici di sviluppo, dovrebbe essere l'obiettivo che ci poniamo e dovremmo costruire le condizioni per poter ritrovare dentro il nostro bilancio le risorse per mettere in campo questo progetto strategico e non, come sempre, sperare e confidare soltanto nelle risorse che possono arrivare dall'Europa o da Roma. L'impressione che si ha, invece, leggendo perlomeno questi documenti contabili, è appunto quella di un Ente tutto orientato a garantire l'equilibrio della finanza pubblica, fattore certamente importante, ma temo non sufficiente per affrontare con la forza e la convinzione dovuta il futuro che verrà. Tenere i conti in ordine, ripagando ratealmente i debiti del passato, senza programmare un'importante politica pubblica di investimenti, credo sia un'impostazione inadeguata alla fase storica molto complicata che stiamo attraversando.
Ora, dentro questa visione di insieme per la quale chiediamo alla Regione un impegno diverso proprio nella progettazione del futuro, credo comprenderete come sia necessario, per esprimere un giudizio pienamente compiuto sul rendiconto 2020, soffermarsi con la dovuta attenzione sugli effetti della pandemia sul bilancio e, in particolare, sul cosiddetto perimetro sanitario del 2020, tanto che nella stessa relazione sulla gestione allegata ai documenti contabili al perimetro sanitario è dedicata un'area molto ampia e molto approfondita.
Sul punto dobbiamo segnalare subito un elemento di critica rispetto alla metodologia, rilevato peraltro in maniera piuttosto pesante anche dalla Corte dei Conti in occasione proprio del giudizio di parifica. Il perimetro sanitario costituisce riferimento fondamentale per il trasferimento dal bilancio regionale al bilancio di Azienda Zero dei flussi di cassa relativi al fabbisogno sanitario regionale. In sostanza, lo schema assunto dalla Regione nella gestione finanziaria in ambito socio-sanitario è il seguente: le risorse sono assunte direttamente o indirettamente dalla Regione e immediatamente trasferite tutte ad Azienda Zero, che dal 2019 è l'ente di governance della Sanità regionale. A sua volta, Azienda Zero eroga le somme agli enti del sistema sanitario regionale sulla base delle indicazioni fornite dalla Giunta stessa.
Questo meccanismo pone un problema serio perché, per poter individuare l'effettiva destinazione delle risorse in ambito socio-sanitario, che ricordo rappresentano oltre l'80% del bilancio regionale, non possiamo dunque affidarci al bilancio della Regione, ma dovremmo ricorrere all'analisi del bilancio di Azienda Zero, con buona pace della necessità di trasparenza che dovrebbe garantire la contabilità pubblica. Non solo: durante la pandemia Azienda Zero ha svolto anche le funzioni di centrale di committenza regionale, effettuando direttamente gli acquisti affidati sia dalla Regione, sia dal Presidente della Regione quale Commissario straordinario dell'emergenza, cosa che potrebbe aver avuto effetti positivi in termini di efficienza nei bandi di gara, ma che certamente ha ridotto notevolmente le possibilità di controllo delle procedure pubbliche e le cifre di cui stiamo parlando, in riferimento al perimetro sanitario in generale, in particolar modo nel 2020, sono cifre davvero ingenti. Il finanziamento assegnato alla Regione dallo Stato per il Fondo sanitario regionale ammonta ad oltre 9 miliardi di euro, aumentato del 2,2% rispetto all'anno precedente. A ciò si devono aggiungere gli ulteriori stanziamenti previsti dalla normativa emergenziale, pari a 289 milioni di euro, interamente riscossi dalla Regione. In più ci sono le risorse stanziate dall'Unione Europea: 50 milioni destinati principalmente all'acquisto di dispositivi di protezione individuale e altri beni di natura sanitaria. Poi ci sono i fondi raccolti grazie alle erogazioni liberali dei veneti: 39,5 milioni impiegati per 22 milioni esattamente nel perimetro sanitario sempre tramite Azienda Zero.
Capite che sono importi rilevantissimi rispetto ai quali però, proprio per il meccanismo di trasferimento automatico alla all'ente socio-sanitario, risulta realmente problematico individuare la reale destinazione e il reale impiego di queste risorse. Peraltro, la stessa Corte dei Conti rileva, infatti, come malgrado ci sia stato un integrale trasferimento dei 289 milioni dallo Stato alla Regione, solo un terzo di questi 289 milioni (quindi poco meno di 100 milioni) sono stati assegnati con provvedimento regionale, cioè oltre 200 milioni che lo Stato ha dato nel 2020 alla Regione del Veneto con la precisa finalità di affrontare l'emergenza sanitaria, sono ancora nelle casse di Azienda Zero senza impiego.
Ci sono alcune di queste risorse il cui mancato utilizzo credo sia particolarmente pesante. Mi riferisco in particolare alla questione delle premialità, che, anche attraverso una legge approvata da questo Consiglio regionale, avevamo sollecitato di elargire ai dipendenti e agli operatori del Sistema sanitario. Per questa finalità le norme statali hanno consegnato nelle mani della Regione quasi 100 milioni. Rispetto a questi 100 milioni, la Regione ha investito ulteriori 20 milioni di risorse proprie per prestazioni lavorative del personale sanitario. La normativa statale lo consentiva, diceva alle Regioni: io vi do tot, ma se volete potete utilizzare altre risorse per una questione così importante come il pagamento delle prestazioni sociosanitarie e abbiamo apprezzato il fatto che la Regione impiegasse 20 milioni di risorse proprie con questa finalità. Peccato che vedendo e leggendo il rendiconto 2020, ci accorgiamo che quei 20 milioni la Regione li ha utilizzati distraendoli dal Fondo destinato ai LEA, cioè, da un lato utilizzando comunque risorse nazionali, perché il Fondo regionale per il finanziamento dei LEA è totalmente a carico dello Stato, ma soprattutto, togliendo risorse che avrebbero dovuto invece per legge essere utilizzate per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Guardate, questo atteggiamento malsano di utilizzo delle risorse per i LEA per finalità difformi da quella che la legge prevede è un atteggiamento che si verifica un po' troppo spesso in questa Regione, come abbiamo visto anche con la questione della Facoltà di Medicina di Treviso, rispetto alla quale la Corte ha dichiarato l'illegittimità di finanziare quell'attività proprio con le risorse dei LEA.
Il problema sta nel fatto che i fondi nazionali stanziati per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza hanno per definizione un vincolo di destinazione molto stringente. Io penso che far finta di stanziare risorse dicendo ai veneti: "Vi offriamo dei servizi in più" e poi, anziché investire risorse proprie, utilizzare le risorse che lo Stato ci trasferisce per erogare servizi sanitari essenziali sia un'operazione molto discutibile dal punto di vista tecnico - infatti, siamo in attesa di vedere se verremo "puniti" per questa cosa - ma soprattutto furbesca dal punto di vista politico. Ma le tante risorse incassate dalla Regione ma non assegnate, riguardano anche altri settori importanti del perimetro sanitario. Il tema delle liste d'attesa, prima di tutto: 39 milioni a disposizione dallo Stato per consentire alle Regioni di corrispondere con strumenti nuovi, innovativi e straordinari alle richieste di tutte quelle prestazioni ambulatoriali di screening e di ricovero ospedaliero che durante il Covid, durante l'emergenza sanitaria, non eravamo stati in grado di erogare ai cittadini. Di quei 39 milioni ne avete usati solo la metà. Oppure i fondi per l'attivazione e l'implementazione delle USCA, presidio fondamentale non soltanto per il sostegno ai medici di Medicina generale e l'attività di prevenzione, ma anche per il famosissimo tracciamento dei contagi: utilizzati solo in parte. Quelli per indennizzare le strutture private coinvolte nell'emergenza Covid: 13 milioni stanziati, importo impiegato 90.000 euro. O quelli per affittare le strutture per realizzare i famosi Covid hotel: lo Stato ci ha dato 2,6 milioni, noi abbiamo speso 12.000 euro.
Infine, assessore Calzavara, la questione delle assunzioni, che certamente dipende solo in parte dalla Regione vista la generale carenza di professionisti, ma che lascia sul tavolo un problema serio, inedito solo in parte, dato che i reparti maggiormente coinvolti nell'emergenza Covid sappiamo che soffrivano già da tempo in questa Regione di un organico sottodimensionato. Però i numeri sono preoccupanti: avete assunto 8.405 persone nel 2020, ma connesse alla necessità della pandemia soltanto 1.780 persone, 84 dirigenti e 1.651 relativi al comparto. Le altre 6.670 assunzioni sono invece collegate alle dinamiche normali del personale, del turnover. Capiamo che non è una responsabilità solo della Regione, ma se abbiamo le risorse, dobbiamo assolutamente mettere in campo un impegno nuovo per affrontare il tema del personale sanitario, che è tutt'altro che risolto.
Rimangono, e concludo su questo tema, assessore Calzavara, 200 milioni nelle casse di Azienda Zero vincolati, perché ricordiamo che, anche se l'esercizio è chiuso, la Regione è comunque obbligata a spendere quelle risorse sulla base delle finalità indicate dai decreti che le hanno stanziate e su questi 200 milioni noi chiediamo all'Assessore, alla Giunta, uno sforzo maggiore di ulteriore trasparenza sull'impiego e sull'utilizzo di queste risorse; quella che non c'è stata nel 2020, complice certamente la difficile situazione della pandemia, ma rispetto a 200 milioni, cioè i due terzi delle risorse straordinarie stanziate dallo Stato, io credo che oggi, alle condizioni date, il Consiglio possa e debba essere coinvolto maggiormente, uscendo da questo meccanismo per cui si erogano le risorse ad Azienda Zero e di fatto decide la dirigenza di Azienda Zero e la Giunta e il meccanismo di spesa su questioni così importanti, alcune delle quali ho cercato di descrivere (le assunzioni, le liste d'attesa, le prestazioni sanitarie di screening non erogate): su queste questioni serve non solo l'impegno, ma anche una maggiore trasparenza in un momento in cui - lo dico perché sembra che anche in questo caso questo tema che viviamo costantemente fuori di qui sia estraneo a questa discussione - in una fase in cui i dati sui contagi anche di questa Regione purtroppo e malgrado la campagna vaccinale imponente messa in campo, stanno progressivamente allontanando le speranze di ripresa, le speranze di esserci messi alle spalle la pandemia. Questo è un elemento con il quale fare una riflessione, un ragionamento collettivo.
Abbiamo cominciato la metà del 2021 con l'inaugurazione della campagna vaccinale, pensando che la pagina più buia della storia del mondo e della Regione del Veneto fosse alle nostre spalle, però guardate che i contagi di questi giorni ci devono far pensare anche in riferimento alle politiche di bilancio da mettere in campo da qui ai prossimi mesi, che il peggio rischia di non essere alle nostre spalle, che le chiusure, seppur selettive, rischiano di essere un'ipotesi con la quale dovremo fare i conti e che, dunque, le pesanti conseguenze sulle imprese, sulle attività produttive e sui lavoratori rischiano di essere e di dover tornare ad essere le nostre priorità. Questo ci obbliga a due, a mio giudizio, passaggi di responsabilità: uno è quello di investire le risorse nel modo giusto, costruendo insieme le condizioni per individuare le priorità e, dall'altro lato, però, ci obbliga, a mio giudizio, a dire, almeno dentro questo Consiglio, delle parole chiare in termini di vaccinazioni, perché sarebbe diabolico, dopo aver investito tempo e risorse in una macchina vaccinale poderosa, dopo aver, malgrado le difficoltà incontrate sulla scarsità delle disponibilità delle dosi, sulla necessità di inventarsi da zero un sistema territorialmente diffuso, sarebbe paradossale oggi veder vanificati tutti quegli sforzi perché c'è una parte irresponsabile, molto elevata di questa Regione, che decide di non accedere all'opportunità della vaccinazione.
Come sapete, raramente condivido le cose che fa e che dice il Presidente Zaia, ma in questa fase, va riconosciuta al Presidente della Regione del Veneto un'intransigenza oggettiva su questo punto. Anche oggi dichiara sui giornali che i medici che non si vaccinano dovrebbero cambiare lavoro. Mi dispiace dirlo, ma ha ragione.
Ora, io credo che questo Consiglio regionale, so che sembra avere poca attinenza con la questione del rendiconto 2020, ma può dare all'esterno un messaggio importante sul punto: noi siamo tutti impegnati a tenere in piedi la baracca, l'Assessore è impegnato anche a chiudere i conti di un bilancio complicato e ciascuno di noi prova a dare il proprio contributo su come pensa di poter fare meglio o di più. Ma il nostro impegno verrà vanificato se i veneti non decidono di darci una mano attraverso la campagna vaccinale. Ad esempio, Assessore, io credo che sia necessario che una parte importante delle risorse che abbiamo a disposizione sia orientata su questo sforzo per una campagna informativa sulle vaccinazioni, per poter essere pronti ad affrontare eventualmente una ulteriore riduzione di organico del personale sanitario nel momento in cui dovessero confermare l'obbligo di mettere a riposo i non vaccinati. Avremo tra qualche mese già da affrontare la sfida della riapertura delle scuole che porrà gli stessi identici problemi che abbiamo affrontato nel settembre del 2020.
Io credo - e vado a chiudere davvero - che guardando i dati di questo bilancio 2020 noi possiamo avere da un lato la serenità di poter contare su tutte le risorse economiche e finanziarie per affrontare le emergenze, ma che per poter risultare vincente nella gestione che ci aspetta, dobbiamo concentrarci sulle priorità, sulle necessità che i cittadini del Veneto hanno e sulla capacità di costruire un grande piano di interventi strategici di rilancio, perché se, come io temo, abbiamo davanti una fase in cui ancora una volta l'investimento privato sarà costretto a contrarsi per via della crisi economica, dovremo essere capaci di corrispondere con un altrettanto poderoso investimento di risorse pubbliche.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Apriamo la discussione generale. Se non ci sono interventi in discussione generale...
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Riprendo varie delle cose che la collega Camani ha detto nella controrelazione perché sono le questioni su cui anch'io vorrei porre l'attenzione e appunto il contributo all'Aula.
I punti critici sul provvedimento che oggi stiamo votando sono, secondo me, cinque. Il primo - ed è quello, credo, più importante, su cui anche la collega Camani si è soffermata - è il disavanzo di più di un miliardo di euro: mi sembra, se non erro, circa un 1,6 miliardi. Il tema vero è: perché e per quale motivo, soprattutto, in un momento come questo di emergenza, nonostante il tema sia, okay, abbiamo messo i conti a posto, soprattutto dopo le gestioni Galan precedenti in cui la spesa pubblica era diversa, quindi questo è molto positivo, perché, nonostante un disavanzo di questo tipo, oggi, come diceva la consigliera Venturini, facciamo meno? Cioè abbiamo disponibilità, ma forse non stiamo facendo tutte le cose che potremmo fare, investendo proprio questo disavanzo, soprattutto in questo momento, su quei servizi che i cittadini richiedono. E sentirsi dire, soprattutto su alcuni settori strategici, che cerco di portare qui in Aula - ad esempio, la cultura - che non ci sono abbastanza fondi per aumentare una dotazione di bilancio anche del quadruplo, come altre Regioni fanno, in realtà, guardando il dato probabilmente non è esattamente così o forse uno sforzo in più, nel corso dei prossimi anni, effettivamente si potrebbe fare.
Un secondo punto - e sono le critiche che, tra l'altro, arrivano anche dal giudizio di parificazione della Corte dei Conti - è il numero di variazioni di bilancio. La settimana prossima avremo il voto su un assestamento: ecco, vedere che la relazione enumera 145 provvedimenti e anzi altri, oltre a quelli complessivi, anche quelli amministrativi, fa vedere che forse il bilancio di previsione può e deve essere uno strumento di programmazione più forte.
Anche all'interno del DEFR c'è un punto di criticità: quello di pensare - e questo lo dice sempre la Corte dei Conti - che forse non è così chiaro come l'azione del Documento Unico di Programmazione stia portando davvero a quei risultati non solo che la Regione vuole raggiungere, ma anche che le Istituzioni nazionali ed europee ci chiedono. Quindi, il suggerimento anche della Corte dei Conti di vedere - e credo sia importante - un rendiconto che fa vedere davvero una tabella di sintesi dove anche si vede un monitoraggio del raggiungimento dei risultati che un documento di programmazione si pone.
Ma torniamo alle cose più critiche, motivo per cui appunto, nonostante i dati, come la Consigliera precedentemente diceva, siano positivi se li guardiamo magari da un punto di vista tecnico, da un punto di vista politico ci sono diverse e forti criticità oltre a quello della spesa. Il tema su cui il giudizio di parificazione sta di più è proprio quello della sanità, è già stato detto, ma credo che soprattutto in un momento come questo il tema sia alquanto importante, cioè vedere che 289 miliardi di euro di trasferimenti dallo Stato alla nostra Regione sono in gran parte trasferiti ad Azienda Zero, ma in qualche modo lì congelati e, quindi, se non una parte, 98 miliardi se non erro, dati davvero al lavoro, ad esempio, della riduzione delle liste d'attesa in questa Regione, credo che politicamente sia una grave criticità. Noi sappiamo e vediamo che il tema delle liste d'attesa, indipendentemente da come la si pensi politicamente, in questa Regione c'è, c'è una questione, viene spesso, soprattutto in alcuni territori, fatta emergere come grave: credo che appunto il limitare il trasferimento o la concentrazione dei fondi nel cercare di produrre un sistema che invece non faccia aspettare così tanto per le prestazioni sanitarie, ecco, questa è una criticità che, se emerge dalla Corte dei Conti, io credo che sia importante prendere in carico e non averla presa in carico è appunto un errore.
Un altro punto sulle partecipate, tema a cui tengo molto, soprattutto perché alcune di queste partecipate lavorano anche nei settori che seguo di più o meglio, sono forse quelli a cui tengo di più, come quello della cultura. Anche qui, la Corte dei Conti entra, ad esempio, sul tema della trasparenza di alcune altre, non di quelle sulla cultura, ma quando parliamo appunto e quando enumera ad esempio il fatto che la Fondazione Milano-Cortina 2026 forse, non essendo nemmeno nel sito della Regione - è vero che abbiamo ancora tempo di aggiornarlo - ma che probabilmente i cittadini abbiano la necessità di sapere tutte le partecipate della Regione Veneto non solo come sono organizzate e cosa fanno, ma anche quanto costano e se sono in grado di elargire in maniera trasparente i contributi che la Regione dà loro verso il cittadino, è un tema di rilevanza molto importante. Cioè non solo la riduzione del numero delle partecipate come viene spiegato e anche indicato, ma quelle che esistono, se politicamente non vogliono essere chiuse, perché non dargli l'adeguata trasparenza che permette al cittadino di vedere effettivamente come agiscono e dove arrivano ad agire queste strutture, che spesso costano troppo, soprattutto nelle loro dirigenze e spesso, ahimè, sono anche opache?
Torno di nuovo sul tema della sanità. Come ho detto prima, sembra, almeno dal giudizio di parificazione, che Azienda Zero abbia distribuito solo 98 dei 286 miliardi che sono stati trasferiti dallo Stato. In particolare, appunto, il tema delle liste d'attesa, ma anche il tema su cui si sofferma la Corte dicendo che "far rimaner quei soldi congelati all'interno di una struttura potrebbe far perdere la possibilità di utilizzarli".
Qui dentro tante volte, non solo durante il bilancio di previsione, ma anche durante gli assestamenti che abbiamo visto e che vedremo, ci siamo chiesti spesso come poter lavorare in questo momento, proprio in un momento di crisi di pandemia, per far arrivare i trasferimenti dello Stato in maniera efficace, veloce, concreta, alle persone che stanno pagando di più la crisi economica e, in questo caso, la crisi pandemica. Ecco, mi chiedo davvero quale sia l'indirizzo politico che sta dietro una scelta di questo tipo. In questo momento storico e soprattutto con i conti che paiono appunto apposto è veramente una scelta politica miope, sbagliata, che va in una direzione ostinatamente contraria a quello che dovrebbe davvero essere l'obiettivo che una Regione si pone in questo momento, in particolare in questo momento.
Chiudo perché i temi più o meno sono questi. Non è tanto una questione di dire: siamo efficaci, abbiamo speso meno facendo il Centro unico di appalti presso Azienda Zero. Apro una parentesi: se poi però la qualità del lavoro e il pagamento che arriva in busta paga ai lavoratori, ad esempio, dei portierati ESU è 4 euro l'ora, allora io mi farei anche delle domande rispetto all'efficacia di un unico ente appaltante. Anche questo noi lo dobbiamo guardare: dobbiamo andare a vedere effettivamente cosa arriva poi ai lavoratori. Ma al di là di questo, quindi se pensiamo che vada bene avere una centrale unica, forse dovremmo monitorarla un po' di più.
E se pensiamo appunto che mettere a posto i conti sia giusto e che sia stato fatto perché, e questo è il punto politico, oggi non stiamo lavorando ad investire? Cioè è come se fossimo dei bravi amministratori del proprio bilancio familiare e poi continuiamo a vivere in una casa che non è adeguata alle esigenze di quella famiglia, perché magari si è ingrandita, abbiamo dieci figli e viviamo in una casa con due stanze.
Questa è la sensazione che si ha. Quindi, in qualche modo, guardando i conti, almeno io, come Consigliera al primo mandato, dico: beh, quando mi verrà risposto che non ci sono i soldi per la cultura, o che non ci sono i soldi per ridurre le liste d'attesa risponderò che non è così. E questo è il punto politico per cui, appunto, mi trovo contraria ad approvare una manovra che ha questa visione, al di là del fatto che sia positivo aver risparmiato e aver messo in ordine i conti e questo è rilevato anche dagli altri documenti, ma politicamente varie lacune permangono.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Ostanel.
Purtroppo, su alcune gare che sono permesse dalla legge anch'io ho parecchi dubbi.
Ci sono altri interventi, colleghi? Vedo la Bigon prenotata, però sospendo qui la seduta. Riprendiamo alle ore 14.15 con Anna Maria Bigon.
Grazie, colleghi. A dopo.
La seduta è sospesa alle ore 13.03.
La seduta riprende alle ore 14.23

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo la seduta.
Riprendiamo la discussione generale sul rendiconto della Regione per l'esercizio finanziario 2020.
Ha chiesto la parola la collega Bigon. Ne ha facoltà, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Io vorrei ritornare sulla questione della sanità. Noi tutti abbiamo visto quanto i tagli hanno inciso sulla sanità pubblica durante la pandemia. Lo abbiamo notato tutti. Negli ultimi anni, a livello nazionale abbiamo avuto 70.000 posti letto ospedalieri in meno, abbiamo avuto 358 reparti in meno all'interno dei nostri ospedali. Una persona si domanda: avranno sicuramente potenziato quella che è la sanità territoriale. In realtà non è stato così e lo vediamo anche nel nostro Veneto. Non si è investito. Perché? Perché all'interno del nostro Veneto abbiamo 562 medici di Medicina generale che mancano, ad oggi, abbiamo i Distretti completamente depotenziati.
La salute mentale - e quindi anche la carenza di psicologi e psichiatri - incide per una spesa della metà rispetto ai minimi previsti a livello nazionale: il 5% del fondo sanitario. In Veneto spendiamo esattamente la metà.
Per quanto riguarda ad esempio, le schede ospedaliere del 2019, noi abbiamo circa la metà di quelli che sono i servizi intermedi e parlo degli ospedali di comunità non attivati, quando in realtà abbiamo disattivato quelle che erano le lungodegenze, anch'esse previste all'interno delle schede.
Per quanto riguarda le USCA, è già stato detto, ma un accenno va fatto, ne sono state attivate poco più della metà di quelle previste e finanziate dallo Stato, con un grande lavoro che avrebbero potuto fare per quanto riguarda il tracciamento e quindi l'attività territoriale durante la pandemia.
I medici ospedalieri vanno via perché nel Veneto, ad esempio - vi do un dato molto semplice - vanno via e si licenziano il doppio della media nazionale: esattamente il 5,9%.
Le liste d'attesa: io vi do solo dei dati per quanto riguarda le visite non fatte e l'attesa rispetto al 2020 fino all'aprile 2021. Nel Veneto si parla di 289.000 visite arretrate per quell'anno e mezzo lì; screening non fatti: 198.000. Abbiamo l'attività chirurgica sospesa, rispetto all'anno precedente, a -30-33%. Quindi si sta prospettando, oltre a questo, un'altra emergenza, che è tutto l'arretrato e tutte le patologie che verranno per la mancanza ovviamente di screening effettuati. E noi vediamo che dall'analisi di questo bilancio, di questo assestamento, 200 milioni non sono stati spesi. Tra l'altro, c'è anche di più: Azienda Zero gestisce la parte burocratica della Sanità, i concorsi sono in ritardo spesso rispetto al reale fabbisogno. Abbiamo delle graduatorie che durano parecchio tempo, che non vengono attivate e che quanto meno non vengono fatte nei tempi necessari. Per cui dobbiamo semplificare e velocizzare, perché già siamo in ritardo nell'applicazione e nel supporto della medicina territoriale, ma per affrontare, prevedere e ovviamente anche curare quella che sarà la seconda pandemia e quindi l'emergenza di tutto l'aspetto sanitario che finora non abbiamo fatto. Investire questi soldi sarebbe stata non solo necessità, ma anche la prova di aver fatto tutto il possibile per cercare di evitare quell'emergenza che adesso ci troveremo. È una cosa molto, molto grave aver speso solo un terzo di quello che è l'aspetto contributivo dato direttamente dallo Stato: 200 milioni sono fondamentali per assumere medici, mancano specialisti per fare le liste d'attesa e quindi fronteggiarle. Pensiamo che 500.000 persone nel Veneto, pensionati, vivono con meno di 1.000 euro al mese, la pensione è circa 800 euro. Come è possibile che questi possano spendere 150-160 euro per una visita specialistica? È assolutamente impossibile. Per cui non si riesce nemmeno fare prevenzione.
Un intervento viene programmato anche nel 2023 ad oggi in Veneto, altrimenti uno se lo deve pagare. È una cosa che la Regione Veneto deve assolutamente prendere in mano. Le cose devono passare dalla Quinta Commissione, devono passare dal Consiglio, dobbiamo discutere ed essere più veloci nell'applicare quelle che sono le spese da fare: è necessario per una sanità territoriale migliore. Ù
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il collega Giacomo Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

La ringrazio, Presidente.
Solo due brevi considerazioni perché molto ha detto la collega Camani in correlazione sul piano sia tecnico che politico e cose importanti ha detto anche adesso la consigliera Bigon sull'aspetto invece più legato alla spesa sanitaria. Il punto, per quanto ci riguarda, è il seguente: veniamo da un anno assolutamente straordinario, in questo caso straordinario in negativo, mentre il ragionamento che abbiamo sentito e quello che emerge dal rendiconto di fatto sta molto più nell'ordinarietà e credo che sia questo l'aspetto che più ci dobbiamo portare dietro nella discussione di oggi, anche nella prospettiva dei tempi che abbiamo davanti e mi immagino in particolare della discussione che avremo nel prossimo autunno sul bilancio preventivo.
Abbiamo discusso anche lo scorso anno, nel senso che nessuno mette in dubbio, perché lo dicono i numeri, l'ha riconosciuto anche la correlatrice prima nel suo intervento, sulla buona tenuta dei conti di questa Regione.
Non è un dato banale, è un dato importante, è giusto sottolinearlo, ma da un lato viviamo un tempo straordinario, appunto come dicevo prima, e dall'altro dobbiamo creare le premesse nei prossimi anni per una ripartenza per cui la tenuta dei conti semplicemente non basta: è vero che la parifica della Corte dei Conti ha riconosciuto appunto questa buona tenuta, ma ha anche sottolineato alcuni aspetti importanti e credo - e mi rivolgo all'assessore Calzavara - che alla luce di giudizio positivo sulla buona tenuta vada fatto tesoro e vada recuperato quel pezzo del giudizio della Corte, perché ci sono alcuni aspetti - e devo dire che in sede di discussione di bilancio preventivo l'anno scorso anche l'Assessore l'aveva riconosciuto - che ci devono portare ad una riflessione.
Al di là della questione e non mi dilungo perché ne hanno parlato prima sia la consigliera Camani che la consigliera Bigon dei soldi non spesi e che stanno in pancia ad Azienda Zero, c'è anche un tema di come viene costruito il bilancio di questa Regione. Penso ad esempio a come ogni anno ci ritroviamo a discutere di quanto poco sia possibile ragionare sugli investimenti perché nei fatti abbiamo deciso che teniamo ingessato questo bilancio (penso alla grande discussione sulla addizionale dell'IRPEF), ma anche coi soldi che abbiamo, senza aggiungere quello di cui discutiamo tutti gli anni, comunque la sensazione è di tenere il freno a mano tirato.
Ripeto: pensiamo che non sia la scelta giusta nella normalità, lo crediamo a maggior ragione in un tempo in cui o sugli investimenti e sul tentativo di ripartire ci crediamo veramente, ci facciamo un lavoro e, Assessore, ha appena iniziato anche lei questo percorso, nel senso che è il primo anno da Assessore al Bilancio, in prospettiva capiamo come portare il Veneto ad investire di più oppure la sensazione è che galleggiamo, non rischiamo il dissesto finanziario e neanche tensioni, ma non riusciamo a dare le condizioni a questa Regione di ripartire. Su questo mi soffermo soltanto due minuti perché avevo promesso di non dilungarmi. È un punto centrale: cioè la contestazione non soltanto su questo rendiconto, ma in generale, che io mi sento di muovere alla maggioranza che governa questa Regione ormai da tanto tempo è l'idea che il Veneto tutto sommato ce la faccia col pilota automatico.
Questo è stato vero per decenni, questa è una Regione che è diventata grande così, sostanzialmente in una situazione in cui la politica consentiva in particolare per semplificare alla piccola impresa, per cui uno scendeva dalle scale, apriva il garage , decideva che quel giorno il garage diventava un'impresa, partiva, due dipendenti e dopo tre anni uno di quei dipendenti fondava un'altra azienda nel garage affianco. Così il Veneto ha costruito la sua forza, la sua storia, la sua grandezza.
Questa cosa qui semplicemente non funziona più o funziona per cercare di mantenere un pezzo di ricchezza. Ma oggi ci sta facendo perdere tantissime posizioni. Io non voglio prendere il solito esempio, ma l'esempio dell'Emilia Romagna da questo punto di vista è strategico. L'Emilia-Romagna decide, 30 anni fa, meno, 25, che il biomedicale come le biotecnologie sono un pezzo di investimento sul futuro e fa una grande operazione, che è urbanistica, di destinazione dei fondi europei, di collegamento con il mondo universitario e costruisce le condizioni di investimento, quindi anche con il bilancio, per costruire un distretto che oggi fa in modo che chi si laurea in Biotecnologie a Verona - e sono tanti e sono veneti - escono da Biotecnologie, prendono la macchina e vanno a Modena.
Questo punto è decisivo e, lo dico all'Assessore al Bilancio: al netto del rendiconto in discussione oggi, è la chiave di che Veneto vogliamo da qui a dieci o vent'anni, cioè un Veneto in cui tutto sommato la politica si accontenta di lasciare che l'esistente funzioni più o meno bene oppure che decide di investire, pubblico e privato insieme, su un futuro diverso.
Io sono profondamente convinto che in questo la crisi che stiamo vivendo è collegata naturalmente alla pandemia, ma il Veneto correva molto meno degli altri al Nord ovviamente, prima di questa pandemia. L'unica condizione che ci consente di fare quel salto è questa: cioè se pubblico e privato insieme con un disegno che prevede anche spesa e investimento se la giocano, perché questa terra ha tutte le condizioni per farcela.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Io non vedo altri interventi in discussione generale, quindi la dichiaro chiusa.
So che c'è un intervento di replica dell'assessore Calzavara.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente.
Solo per rispondere un po' ad alcune osservazioni che sono emerse nella discussione di questa mattina.
Il rendiconto inevitabilmente genera una requisitoria di carattere tecnico, che fa la Corte dei Conti e poi una requisitoria di carattere politico come quella che ho sentito questa mattina, in particolar modo dalla correlatrice Camani, perché trattasi di requisitoria più che di osservazioni insomma e mette in discussione un modello, mette in discussione quello che è stato il Veneto degli ultimi quindici anni, guardando quello che succede oggi senza gli occhi di chi amministrava dieci, quindici o vent'anni fa. Amministrava nella Regione, amministrava nei Comuni, chi faceva delle opere dove magari poi non contraeva il mutuo, chi realizzava tram lasciando ai posteri i debiti della realizzazione di tram all'interno di una grande città del Veneto. Negli ultimi vent'anni c'è stato un po' di tutto, era una finanza pubblica che probabilmente permetteva di fare alcuni interventi dove c'era una visione d'insieme che nasceva anche da risorse che sembravano infinite, che avevano fatto sì che, ad esempio, il Veneto disegnasse l'SFMR, una grande opera dal punto di vista della visione e quindi ricollegandomi un po' anche all'ultimo intervento fatto dal collega Possamai. In alcuni casi ci sono le visioni perché poi devi avere una capacità di pensare che alcune aree siano dedicate a determinate vocazioni, ma poi le devi anche infrastrutturare, le devi infrastrutturare con strade, con ferrovie.
Ricordo l'Emilia Romagna che, quando ha deciso di spostare la fiera più importante da Bologna a Rimini, ha fatto arrivare la ferrovia con fermata alla Fiera di Rimini, insomma: cose che noi ci sogniamo. Ma probabilmente è la capacità tipica dell'Emilia Romagna di dialogare con Governi di centrodestra e di centrosinistra e di portare a casa sempre molto, cosa che il Veneto molto probabilmente da trent'anni a questa parte è riuscito a far poco e ha cercato di farlo attraverso risorse proprie, cercando di avere la capacità, da questo punto di vista, di realizzare delle opere che fossero anche condivise col territorio, cosa che non sempre succede, perché ogni opera pubblica che viene fatta nel Veneto genera inevitabilmente il comitato del no. E sul comitato del no c'è una buona parte di voi che i comitati del no li cavalca. Ecco, giusto per dare anche una responsabilità a chi poi ogni opera pubblica inevitabilmente la vede o come elemento di corruzione o come elemento distruttivo dell'ambiente e mai come un arricchimento di quelle che potrebbero essere alcune vocazioni di un territorio veneto che ha necessità, se vuole crescere, di infrastrutture.
Tornando un po' al rendiconto, è chiaro che vive di alcuni appesantimenti che son quelli che appunto ci tiriamo dietro da anni, nei quali la finanza pensava di poter fare molte cose, alcuni debiti legati alla sanità è stato deciso di caricarli nel bilancio della Regione non forse, come qualcuno dice, insomma, dovrebbero essere incarico negli stanziamenti della sanità perché trattasi poi di debiti della sanità e, invece, sono in carico nel bilancio puro della Regione e appesantiscono ogni anno per 1,370 miliardi, che naturalmente potrebbero essere delle risorse da utilizzare diversamente e potrebbero essere un acceleratore, da questo punto di vista in quelle iniziative, che, una volta che hai le disponibilità, molto probabilmente rientrano poi in una progettazione che in alcuni casi ereditiamo anche dal passato e altre potrebbero essere nuove idee che nel frattempo si sono in qualche modo appalesate.
Credo che in futuro, insomma, fra qualche anno, una riflessione su quello che sta succedendo attraverso l'utilizzo e l'implementazione della Pedemontana, possa ad esempio per farci comprendere come la visione della Patreve rischia di essere una visione d'altri tempi, che se da questo punto di vista ha la necessità di vedere il Veneto organizzato in area metropolitana, non può non tenere, all'interno di quest'area metropolitana, il bacino di Vicenza, di Bassano, che è un'altra area dal punto di vista industriale importantissima, che dovrebbe diventare una sorta di quadrilatero di area metropolitana che mette insieme Venezia, Padova, Vicenza e Treviso.
Credo che ci sia, da questo punto di vista, anche la capacità e su questo credo non ci siano dubbi da parte di molti, circa il 76% dei veneti, della visione del Presidente Zaia, di quello di cui ci sarà bisogno in futuro per il Veneto. Naturalmente lo si fa attraverso un percorso che nel corso di questi anni è stato di attenzione, di parsimonia e di analisi di quelle che potevano essere anche delle sacche di inefficienza all'interno della Regione del Veneto, cercando, anno dopo anno, di andare ad efficientare uffici, capitoli e utilizzare al meglio le risorse che sono a disposizione.
Siamo arrivati a buon punto. Credo che i bilanci nel corso di questi anni, lo vedete in alcuni trend che vi dimostrano come le performance siano assolutamente positive. Speriamo, nel corso di questa legislatura, di arrivare ad alcuni segnali che potrebbero liberare delle risorse che necessiteranno poi di immediata progettualità ed esecuzione.
Alcuni temi che ho sentito. Nella scorsa legislatura, un gruppo oggi poco rappresentato, pensava di aprire questo Consiglio regionale e la Giunta regionale come una scatoletta di tonno usando il tema dei derivati. Non hanno fatto una buona fine: la scatoletta di tonno e i 5 Stelle insomma. Erano qui, alla seconda: "Apriremo questo Consiglio come una scatoletta di tonno", lo dicevano anche a Roma. Hanno usato il tema dei derivati cercando di dimostrare come ci fosse inefficienza dal punto di vista dell'attenzione verso l'utilizzo di strumenti, anche evoluti come i derivati, da parte della Regione del Veneto.
Sono stati puntualmente smentiti dalla Corte dei Conti che, anche in questo caso, anche in questa parifica, dice delle cose ben precise: che il debito è assolutamente sotto controllo, che la percentuale di derivati all'interno dell'indebitamento complessivo della Regione è marginale, che le attuali condizioni di mercato consentono di non liquidare i derivati e quindi di attenzionare costantemente se il mercato può mettere nelle condizioni la Giunta regionale di liquidare questo prodotto, che, all'interno dell'indebitamento complessivo dell'Ente, cuba pochissimo e fa sì che il tasso medio di indebitamento della Regione del Veneto sia tra i migliori d'Italia.
Credo che in un panel di indebitamento avere anche all'interno dei derivati, che in quel momento si potevano fare, sia stato comunque un percorso legittimo, che oggi portiamo in pancia. Poi, chi, con gli occhi di oggi, avrebbe mai pensato che ci sono dei tassi negativi? Magari qualcuno ha delle visioni di quello che succederà nella finanza da qui a 10 anni; ma se oggi uno di voi mi avesse detto che in Germania pagano tassi negativi per il denaro credo che gli avremmo dato il premio Nostradamus o veggente della finanza. Oggi è cambiato radicalmente quello che è il modello di finanziamento del pubblico, quindi è successo quello che è successo. Però usare questo strumento per dire che la Regione non ha attenzione al debito, credo che sia il tentativo di trovare, all'interno di una parifica che viene fatta come prima Regione in Italia... la parifica per tutte le altre Regioni è stata posticipata, noi siamo gli unici che hanno parificato entro il 30 giugno, così come sono stati spostati - poi ne parlerò, magari, per quanto riguarda Azienda Zero - alcuni tempi per l'approvazione dei bilanci. Ancora una volta, credo che il percorso che è stato fatto dal 2015 ad oggi, di dialogo e di leale e fattiva collaborazione tra Istituzioni, Regione del Veneto e Corte dei Conti, ci ha permesso di arrivare, con grande trasparenza e collaborazione, a una parifica che credo complessivamente non abbia messo in evidenza particolari cose.
Voi date per scontato che sia così. Dare per scontato che le cose succedano non è che sia così in tutta Italia; quindi, dire che qua è normale, anzi, che è doveroso che sia così, non è giusto nei confronti, credo, di tutte quelle persone che lavorano affinché questo succeda, perché, per far succedere tutto questo, c'è un gruppo di persone che costantemente hanno la capacità di elaborare numeri e di elaborare anche soluzioni rispetto ad alcune cose che sono emerse nel corso del contraddittorio con la Corte dei Conti, che, dal momento in cui è stato presentato il rendiconto al momento in cui è stato approvato, ha avuto un'ulteriore interlocuzione, dove c'è capacità di spiegare anche un prodotto così complesso come il bilancio della Regione del Veneto.
Per quanto riguarda tutto il perimetro sanitario, sono stati spostati, come dicevo, alcuni termini per la presentazione del bilancio, quindi credo che nel corso delle prossime settimane vedrete in Quinta Commissione quello che è il bilancio di Azienda Zero e delle società sanitarie regionali.
Come è stato detto più volte nelle tante discussioni legate alla pandemia, non c'era il manuale per il bravo gestore dell'emergenza del Covid: credo che non ci fosse nemmeno il manuale per il bilancio in tempi di Covid. E, quindi, credo che, da questo punto di vista, vedremo nel corso dei prossimi mesi quello che realmente è stato il costo dal punto di vista nazionale, ma anche dal punto di vista regionale, per la pandemia. Non lo vedremo immediatamente perché son costi che probabilmente avranno un tempo di analisi, un tempo di evidenziazione che non sarà quello del bilancio 2020, lo vedremo nel '21, lo vedremo nel '22, dove molto probabilmente riusciremo a comprendere anche come le risorse messe a disposizione dallo Stato centrale, piuttosto che le varie azioni che la Regione del Veneto ha fatto nel corso di questi anni (vi ricordo che l'anno scorso, credo a giugno-luglio abbiamo fatto una variazione di 12-13 milioni di euro andando a utilizzare i soldi dell'avanzo del Consiglio regionale ed altri legati a una sorta di pulizia di capitoli non utilizzati dal bilancio stesso) sono la dimostrazione di come ci sia stata reattività cercando di dare il massimo delle risorse disponibili a un settore come questo, dove molto probabilmente non riusciamo ancora a comprendere qual è stato l'impatto reale dal punto di vista finanziario dei costi per cercare di dare delle risposte. Risposte che poi ognuno può valutare come meglio crede e che credo vedremo nel corso ancora purtroppo del 2021 e, speriamo, poco nel 2022.
Io credo che, da questo punto di vista, la soddisfazione di vedere la Regione del Veneto prima Regione d'Italia a parificare, Regione che nel 2020 rispetta ancora una volta il Fiscal Compact, quindi per l'ultimo anno, con l'obiettivo di 66 milioni di euro, sia un elemento di soddisfazione e credo anche di orgoglio per chi fa parte di questa Regione, che dimostra che, con le risorse che ha disposizione continua a erogare servizi, continua ad erogare e a dare delle risposte ai propri cittadini. Poi è chiaro che più soldi hai più cose fai, ma quei soldi li togli anche a qualcuno, quindi non è che arrivano da qualche altra parte.
Qualsiasi tipo di riflessione che vorremmo fare in futuro rispetto a nuove disponibilità nascerà naturalmente dai momenti che stiamo vivendo, che sono momenti difficili, non sono ancora superati, viviamo giorno per giorno quello che potrà essere anche l'evolversi della situazione della pandemia e di tutte le varianti e quindi credo che effettivamente quello che oggi potrebbe essere, in alcuni settori, la sensazione di aver scavallato e di aver dimostrato ancora una volta... non sono molto d'accordo sull'analisi del Veneto piccolino, che non riesce, lo vedremo nel DEFR, la prossima settimana: il Veneto dimostra che è più resiliente di altre Regioni. La capacità di essere piccolo ha dimostrato nel corso degli ultimi anni, nel corso delle ultime grandi crisi come il Veneto, proprio perché ha capacità maggiore di reattività rispetto alle grandi aziende, riesce a risalire e a recuperare PIL rispetto a quello nazionale in maniera più veloce.
Questo Veneto, quindi, che ha nel suo DNA questa capacità di reinventarsi, credo che anche dopo un momento difficile come questo, che vede comunque alcune previsioni importanti dal punto di vista della crescita del PIL, possa dimostrarsi capace, insieme alla politica, di essere un elemento trainante, ancora una volta, di questo Stato italiano, che, in alcuni casi, insomma rischia di non essere così tanto vicino alle Regioni.
Questo - e chiudo - sarà collegato nel bilancio 2021 e in particolar modo nei bilanci che ci porteranno in tutta questa legislatura. Rimane sullo sfondo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: ancora, ad oggi, non abbiamo nessuna notizia sul coinvolgimento o meno delle Regioni nell'attuazione di questo Piano. Credo che sarebbe un'opportunità persa non comprendere che Regioni come il Veneto hanno la capacità di dare risposte immediate, che atterrano immediatamente sul territorio e che danno la possibilità di accelerare quella ripresa, che, speriamo, dal 2022, possa essere per tutti.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non ci sono altri interventi.
Passiamo alla votazione dell'articolato. Sono parecchie votazioni, quindi vi chiedo di prestare attenzione a quello che andiamo a fare nei prossimi minuti.
Siamo sull'articolo n. 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 4.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 5.
Metto in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 6.
Metto in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 7.
Metto in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 8.
Metto in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 9.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 10.
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 11.
Metto in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 12.
Metto in votazione l'articolo 12.
È aperta votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 13.
Metto in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, io passerei... Camani.
Collega Camani, se vuol parlare ha la parola. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Per dichiarazione di voto naturalmente, anche perché la maggior parte delle considerazioni che volevo fare le ho fatte nella correlazione in discussione generale.
Mi dispiace, Assessore, non è stata una requisitoria, anche perché non sono abituata a costruire una relazione tra maggioranza e opposizione come tra accusa e Pubblico ministero e difesa. Mi piacerebbe, anzi, che ogni volta che anche le minoranze provano a introdurre dei contenuti dentro questa discussione non ci sia un atteggiamento in difensiva, ma si provi invece a prendere quel poco di buono che forse ci può anche essere dentro ciò che abbiamo da dire, anche perché credo non sia più tempo non solo di contrapposizioni ideologiche, ma neppure di stare qui a perdere tempo in chiacchiere. Qui non c'è un Partito Democratico che vuole accusare per nulla, c'è un Gruppo consiliare che, dentro i numeri del bilancio, ha provato ad analizzare la situazione della nostra Regione e ha provato a offrire dei punti di vista e di discussione.
Ora, Assessore, lo abbiamo detto, il risultato dell'Amministrazione della Regione del Veneto è positivo per un milione di euro. Abbiamo però anche dovuto dire che questo risultato positivo è assorbito da debiti pregressi di natura prettamente finanziaria ed era questo l'elemento su cui volevo provare a fare una riflessione. Cioè il DANC, il FAL, i derivati, sui quali non ho espresso i giudizi di allora, ma di oggi, sono tutti strumenti finanziari che non si sono tradotti in investimenti concreti. Tanto che, ho sottolineato, l'impegno di questi anni della Regione del Veneto è stato prioritariamente finalizzato alla riduzione del debito e non credo di aver detto nulla di sbagliato.
Penso anche che questa operazione finanziaria sia riuscita non tanto perché è stata brava la Giunta regionale, ma perché, come diceva lei, il Veneto, per una serie di ragioni, è un territorio resiliente. E non è resiliente per merito vostro o per demerito vostro, è resiliente grazie ai fondamentali sani che abbiamo, che sono le imprese, che sono i lavoratori, che sono gli operatori della cooperazione sociale, che sono gli amministratori locali. E io penso che, di fronte a queste forze sane, aver messo in campo in questi anni una politica di bilancio limitata alle regole rigorose della finanza pubblica è stato un atteggiamento limitato, perché quelle regole rigorose della finanza pubblica, che sono in parte quelle imposte dallo Stato e che sono in parte quelle che ci sono state imposte dall'Europa nella fase dell'austerity, oggi devono essere messe in discussione. E sono messe in discussione perché quell'impostazione lì, che avete usato e usate voi nella gestione dei conti pubblici della nostra Regione, è un'impostazione che ha sempre inteso e concepito le Istituzioni pubbliche come aziende private, che devono avere prioritariamente i bilanci in ordine. Ma la Regione del Veneto non è una società quotata in borsa e l'efficienza non è l'unico parametro di valutazione e l'utile, l'avanzo di amministrazione, non è l'unico elemento attorno a cui costruire un punto di vista politico, soprattutto in un momento, in una fase storica in cui, non essendoci nulla di ordinario, anche una gestione amministrativa ordinaria non è sufficiente, lo ripeto, Assessore.
Questo non significa buttare a mare i risultati che abbiamo ottenuto in questi anni di politiche di finanza pubblica rigorose: significa provare a sperimentare modelli nuovi e ce l'ha dimostrato l'Unione Europea che si può cambiare con il grande piano Next Generation EU; ce l'ha dimostrato in parte anche lo Stato italiano facendo 175 miliardi di debito in un anno perché sia l'Europa, sia lo Stato hanno capito che la politica fiscale orientata solo alla correttezza dei conti pubblici in una fase così straordinaria non è sufficiente.
Assessore, in un anno così drammatico, con l'Europa e lo Stato italiano che hanno buttato dentro risorse poderose per affrontare l'emergenza, io le ho chiesto come si tiene questo sforzo che i cittadini italiani ed europei hanno fatto con il fatto che questa Regione si permette il lusso di tenere due terzi delle risorse statali in cassa e non utilizzarle per i cittadini? Come si tiene, rispetto ad una Regione che non programma un'infrastrutturazione viabilistica seria, ma non quella che collega Treviso a Vicenza, quella che consente alle nostre imprese sane di esportare col Nord Europa? Le chiedo come si tiene con il fatto che da oggi in poi i cittadini veneti avranno bisogno di un'infrastruttura sociale fatta di scuole, di asili, di servizi, che sono emergenti e sono emersi durante la pandemia e si aggraveranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni? Come si tiene rispetto al fatto che l'approccio aziendalistico del pubblico, che voi avete reso concreto con l'idea di Azienda Zero e, quindi, investendo di questo approccio anche il settore più delicato, cioè quello socio-sanitario, è un approccio che andava molto di moda negli anni Novanta in Europa e che si è scontrato uscendone rovinosamente contro il virus? Come si tengono, con questo quadro, le aspettative di cui anche lei ci ha parlato rispetto alla sfida del PNRR se, a parte la discussione che abbiamo innescato noi dentro questo Consiglio ancora a marzo, rispetto a una delibera di Giunta vecchia di data e di contenuti e mai più avete inteso venire in Consiglio a discutere con noi di cosa sarà e a cosa servirà il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in questo Veneto? Perché non basta dire: "Speriamo che il Governo ci consenta di spendere quei soldi". È arrivato il momento in cui ci dovete dire come li volete spendere.
Assessore, chiudo spiegando le ragioni del voto contrario del Gruppo del Partito Democratico. Io credo che tutto questo non si tenga più. Può aver funzionato nel passato, lo diceva bene il capogruppo Possamai: ha funzionato proprio per le forze che questa Regione ha, a prescindere, malgrado chi l'amministra.
Oggi questa cosa non si tiene più. Io credo che voi, che avete la responsabilità del Governo e noi che abbiamo la responsabilità di controllo e di vigilanza, questa acquisizione dobbiamo assumerla e che da oggi serva un cambio di passo nelle politiche, nella programmazione e nella valutazione dell'impatto che le politiche e le scelte che noi abbiamo hanno sul nostro territorio.
Ci è andata bene fino adesso, Assessore. Condividiamo la preoccupazione per il futuro e cerchiamo di costruire le condizioni per cui, anche da questa pandemia, il Veneto possa ancora una volta uscire come la Regione più forte.

PRESIDENTE

Grazie, collega Camani.
Consigliere Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Io innanzitutto voglio complimentarmi con l'assessore Calzavara per i suoi interventi molto esaustivi e anche per come ha trattato l'argomento in Commissione. Purtroppo, siamo ancora qui a sentire degli interventi... se non altro abbiamo capito che l'opposizione ci riconosce alcuni tratti positivi di questa gestione dell'Amministrazione regionale e questo è già un punto di partenza e di questo ne prendiamo atto.
C'è ancora la sensazione per cui si dice, se le cose vanno bene in Veneto, le cose che vanno bene in Veneto è perché il Veneto va bene di suo: è tutto garantito, è tutto dato per scontato. Se c'è qualcosa che invece non va o potrebbe andare meglio, allora è colpa di Zaia, è colpa della sua Amministrazione. Io credo che questo sia un punto di vista che sinceramente si scontra con quella che è non solo la percezione dei veneti, perché mi sembra che continui ad essere confermato che i veneti hanno una percezione molto diversa da voi di quella che è l'Amministrazione regionale (però questo è un problema vostro, contenti voi, contenti tutti), ma da tutti gli indicatori: gli indicatori danno il Veneto nei primi posti a livello nazionale e anche internazionale su quella che è la competitività delle proprie aziende, della propria macchina amministrativa, della correttezza dei bilanci, dei tempi di pagamento delle imprese private che lavorano per la nostra Regione. Io non credo che questi siano dei temi che possono essere dati per scontati. I veneti non lo danno per scontato, perché riescono a capire quando un'Amministrazione porta avanti bene la Regione, la premiano, premiano l'attività del Presidente Zaia, dei suoi Assessori e dei suoi Consiglieri.
Sinceramente, pur rispettando quelle che sono le vostre idee e le vostre considerazioni e immagino che voi crediate in quello che oggi ci avete riferito, io voglio anche però portarvi nel campo della sanità, su cui ho sentito alcuni interventi. Sinceramente, sentire delle critiche su quella che è la sanità del Veneto, che si è dimostrata ancora una volta ai massimi livelli nel rispondere a un'emergenza che nessuno aveva previsto e nessuno poteva prevedere, sentire ancora delle accuse o sentire delle illazioni che vengono fatte tuttora, sinceramente è qualcosa che mi fa male, come veneto.
Io sinceramente, voglio rinnovare la fiducia in quello che è stato l'operato in quest'anno dell'assessore Calzavara e, ovviamente, della Giunta. Voglio garantire ovviamente il voto favorevole di quelli che sono i Gruppi Zaia Presidente, Liga Veneta e Veneto Autonomia, il nostro intergruppo, e voglio dire al Presidente e a tutta la squadra degli Assessori di continuare su questa strada perché, mentre voi ci dite che non abbiamo visione del futuro, non sappiamo programmare o comunque sembra che qui si stia a portare avanti una piccola impresa di famiglia, stiamo lavorando per 5 milioni di veneti, stiamo progettando il futuro per i veneti e soprattutto lo stiamo facendo con amore per la nostra terra. Penso che questo tutti i nostri concittadini lo abbiano notato in questi anni di lavoro e lo noteranno anche negli anni a seguire.
Grazie all'assessore Calzavara e garantiamo il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Anch'io volevo ringraziare l'assessore Calzavara perché l'atteggiamento che ha anche negli interventi, per quanto mi riguarda, è sempre comunque positivo e costruttivo. Quindi un grazie all'Assessore.
Rimane però il fatto che nel mio intervento, visto che il capogruppo Villanova ha citato la metafora della casa, credo abbia travisato le mie parole. Il tema vero che abbiamo, credo, fatto vedere nei nostri interventi è che se c'è un disavanzo e abbiamo una casa e una famiglia con due figli, anzi, con dieci figli, nel momento in cui nel momento in cui abbiamo una casa con due stanze e abbiamo dei soldi da poter investire, ecco, poter investire quei soldi per dare delle risposte in più politicamente credo che possa essere, invece, qualcosa appunto su cui noi effettivamente abbiamo un'opinione diversa, ma credo che anche fuori alcuni possano avere un'opinione di questo tipo.
Capisco che sia utile, bisogna ovviamente intervenire in quest'Aula a sostegno di un provvedimento che voi avete portato. Ritengo anche che quando si interviene citando anche gli interventi di alcuni, ecco, bisogna forse comprendere che tipo di messaggio si voleva dare con questi interventi.
Di nuovo, sulle liste d'attesa: il tema per cui in Veneto ci sono liste d'attesa lunghe non è un tema che solleva l'opposizione, è un tema che in moltissimi luoghi e moltissime persone sollevano. Il tema vero è: riusciamo insieme a capire come un investimento maggiore su questo tipo di criticità che esiste e non per forza dover dire che è colpa vostra, ma è un tema che esiste, può essere un atteggiamento, appunto, di ricerca anche costruttiva, di dire come un avanzo di bilancio andrebbe indirizzato e mai negli interventi c'è stata una critica, ad esempio, rispetto al ruolo e al lavoro dei sanitari all'interno degli ospedali.
La critica che ho posto su Azienda Zero, ad esempio, è una critica che viene sollevata da moltissimi lavoratori e l'ho citato prima, che nei portierati ESU, a causa di una gara che è stata svolta ovviamente con regolarità, ma succede che nel momento in cui si arriva al lavoratore, all'ultimo, che è lì che lavora nel portierato ESU durante il Covid, tra l'altro facendo magari in modo che gli studenti che erano rimasti bloccati fuori sede nelle residenze dell'ESU avessero qualcuno con cui parlare lontano dai genitori, ecco, sapere che quelle persone, per una gara di cui la Regione è stata promotrice tramite un'azienda propria, sapere che all'utente finale arrivano un tot di soldi, che sono pochissimi, 5 euro l'ora, ecco, è un tema per me politico. Prenderlo in carico oppure discuterlo in quest'Aula credo che abbia il suo senso.
Anche qui la narrazione del fatto che quando qualcuno interviene in un'Aula sia per demonizzare per forza o dire che va tutto male in Veneto, ecco, anche questa narrazione la trovo, almeno non era l'intento mio, non so, ma non credo nemmeno degli altri Consiglieri, è cercare, quando si discute un provvedimento di dire: ci sono delle cose che potevano essere fatte meglio? Si potevano investire quei soldi in una maniera diversa? Si può pensare che si progetti un futuro se si è bravi a gestire un bilancio pubblico?
Ecco, io credo di sì, soprattutto in una Regione dove tante cose funzionano, è vero, ma dove le diseguaglianze aumentano, dove la parità di salario e soprattutto il Covid hanno imposto degli effetti negativi soprattutto alle donne e queste questioni non sono questioni che fa emergere il centrosinistra in questa Regione, ma che la fanno emergere dei dati e delle inchieste.
Credo che, a partire da queste cose laiche, si possa pensare che un disavanzo di bilancio ottenuto in maniera anche positiva, perché gestioni precedenti invece non l'avevano, questo sì, l'ho detto anche nel mio intervento, allora forse l'idea di poterlo esprimere non è tanto per demonizzare la parte che oggi governa il Veneto, ma è per dire che essere coinvolti nel tentativo di indirizzare un avanzo verso alcune delle aree, che sono quelle più colpite da questa Regione, potrebbe avere il suo senso.
Voterò contrariamente, come ho già fatto per gli articoli, per queste motivazioni, che sono appunto di carattere politico, nel tentativo che gli interventi in quest'Aula abbiano, almeno come credo di aver fatto, un intento costruttivo e positivo e di far vedere quali sono le lacune su cui si potrebbe intervenire nei prossimi anni piuttosto che dire invece che qui non va tutto bene.

PRESIDENTE

Bene. Non vedo altri interventi.
Metto in votazione il progetto di legge n. 59 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Un paio di colleghi che prima votavano, non stanno votando. Aspetto ancora qualche secondo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
8



NOMINA DEL DIRETTORE GENERALE DELL'AGENZIA REGIONALE PER LA PREVENZIONE E PROTEZIONE AMBIENTALE DEL VENETO (ARPAV). ARTICOLO 10, COMMA 3, LEGGE REGIONALE 18 OTTOBRE 1996, n. 32 . (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 15) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 81/2021)

Relazione della Prima Commissione consiliare.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione illustrativa)

L'art. 10 della Legge Regionale n. 32 del 18/10/1996, istitutivo dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (A.R.P.A.V.), individua nel Direttore Generale il legale rappresentante e il responsabile della realizzazione dei compiti istituzionali, nonché della corretta gestione delle risorse finanziarie, patrimoniali e del personale. La succitata Legge Regionale n. 32/1996 è stata in seguito modificata dalla Legge Regionale n. 15 del 16/05/2019 recante "Legge regionale di adeguamento ordinamentale 2018 in materia di affari istituzionali".

Con D.G.R. n. 24 del 12/01/2021 (pubblicata sul Bur n. 9 del 19/01/2021) è stato conferito al dott. Luca Marchesi, già Direttore Generale di A.R.P.A.V., l'incarico a termine di Direttore dell'Area Tutela e Sicurezza del Territorio ai sensi dell'art. 11 della Legge Regionale n. 54/2012 e s.m.i. La medesima deliberazione ha disposto contestualmente di avviare con urgenza la procedura per il conferimento dell'incarico di Direttore Generale dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (A.R.P.A.V.), ai sensi dell'art. 10 della L.R. n. 32/1996 , conferendo incarico per l'espletamento dei relativi adempimenti alla Segreteria Generale della Programmazione. La D.G.R. n. 24/2021 ha altresì conferito, nelle more dell'espletamento della predetta procedura, l'incarico di Commissario Straordinario dell'Agenzia allo stesso dott. Marchesi, in possesso dei requisiti richiesti, precisando che l'incarico è a titolo gratuito e decorre dalla data dell'immissione nelle funzioni di Direttore d'Area.

Con l'Avviso n. 10 del 04/03/2021, pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione n. 33 del 05/03/2021, il Presidente della Regione ha reso nota la raccolta delle proposte di candidatura, da trasmettere entro il giorno 06/04/2021 (primo giorno non festivo utile ex lege) da parte dei soggetti indicati nell'art. 6, commi 6 e 7, della Legge Regionale n. 27/1997 , per il conferimento dell'incarico di Direttore Generale di ARPAV. Nel predetto Avviso è stato individuato come Responsabile del Procedimento il Direttore della Area Tutela e Sicurezza del Territorio.

L'articolo 10, comma 3, della Legge Regionale n. 32/1996 dispone che il Direttore Generale sia nominato dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, tra i soggetti in possesso dei requisiti di cui all'articolo 8 della Legge n. 132 del 28/06/2016 e dei seguenti:

- non aver compiuto il sessantacinquesimo anno di età;

- diploma di laurea e specifici e documentati requisiti, coerenti rispetto alle funzioni da svolgere ed attestanti qualificata formazione ed attività professionale di direzione tecnica o amministrativa in enti o strutture pubbliche o private di medie o grandi dimensioni, dove abbiano svolto mansioni di particolare rilievo e professionalità, con esperienza dirigenziale almeno quinquennale acquisita negli otto anni precedenti alla data di pubblicazione dell'avviso;

- adeguata qualificazione in materia ambientale.

Alla luce di quanto sopra, a seguito dell'istruttoria posta in essere dalla Direzione Supporto Giuridico Amministrativo e Contenzioso (in forza di delega disposta con decreto n. 2 del 26/01/2021 dell'Area Tutela e Sicurezza del Territorio) con decreto n. 4 del 04/05/2021 della medesima Struttura sono stati approvati gli elenchi recanti le proposte di candidatura pervenute entro i termini da parte dei candidati in possesso dei requisiti e le proposte di candidatura risultate non ammissibili.
Nell'ambito di tale istruttoria sono state verificate anche le cause di ineleggibilità e incompatibilità di cui al D.Lgs. n. 39/2013, con le modalità di cui alla D.G.R. n. 1086 del 31/07/2018 e si è dato atto che, in ossequio alla vigente normativa in materia di divieto di cumulo di impieghi/incarichi, il soggetto che sarà nominato dal Consiglio Regionale su indicazione della Giunta, prima dell'accettazione dell'incarico, dovrà rescindere il rapporto di lavoro attualmente ricoperto o essere collocato in aspettativa senza assegni."

PRESIDENTE

Andiamo al punto n. 8) all'ordine del giorno.
La relatrice è la collega Cecchetto, che mi sembrava volesse scendere. Attendiamo un attimo.
Collega Cecchetto, relatrice, prego.

Milena CECCHETTO (Liga Veneta per Salvini Premier)

L'articolo 10 della legge regionale n. 32 del 10 ottobre 1996, istitutivo dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione ambientale del Veneto, che conosciamo con l'acronimo ARPAV...

PRESIDENTE

Collega Speranzon, ci racconta anche a noi meglio quello che stava dicendo?

Milena CECCHETTO (Liga Veneta per Salvini Premier)

L'articolo 10 della legge regionale 32 del 10 ottobre 1996, istitutivo dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, che conosciamo con l'acronimo ARPAV, individua nel Direttore generale il legale rappresentante e il responsabile della realizzazione dei compiti istituzionali, nonché della corretta gestione delle risorse finanziarie, patrimoniali e del personale. Tale legge è stata in seguito modificata negli articoli 2 e 19 dalla legge regionale n. 15 del 16 maggio 2019, denominata: 'Legge regionale di adeguamento ordinamentale 2018 in materia di affari istituzionali'.
Ad inizio del corrente anno, con deliberazione 24 del 12 gennaio 2021, la Giunta regionale ha disposto di avviare con urgenza la procedura per il conferimento dell'incarico di Direttore generale ARPAV, ai sensi dell'articolo 10 della legge regionale 32 del '96, conferendo l'incarico per l'espletamento dei relativi adempimenti alla Segreteria Generale della programmazione.
Con l'avviso 10 del 4 marzo di quest'anno, il Presidente della Regione ha reso nota la raccolta delle proposte di candidatura da trasmettere entro il 6 aprile 2021 da parte dei soggetti indicati nella legge regionale 27 del '97 per il conferimento del suddetto incarico.
Ora, l'articolo 10, comma 3, della richiamata legge regionale 32 del '96 dispone che il Direttore generale di ARPAV sia nominato dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta, tra i soggetti in possesso dei requisiti di cui all'articolo 8 della legge 132/2016 e dei seguenti altri requisiti: non aver compiuto il 65esimo anno di età; essere in possesso di diploma di laurea e specifici e documentati requisiti, coerenti rispetto alle funzioni da svolgere e attestanti qualificata formazione e attività professionale di direzione tecnica o amministrativa in enti o strutture pubbliche o private di medie o grandi dimensioni, dove abbiano svolto mansioni di particolare rilievo e professionalità, con esperienza dirigenziale almeno quinquennale acquisita negli otto anni precedenti alla data di pubblicazione dell'avviso.
Deve avere, inoltre, adeguata qualificazione in materia ambientale.
Alla luce di quanto sopra, a seguito dell'istruttoria posta in essere dalla Direzione Supporto giuridico, amministrativo e contenzioso con decreto n. 4 del 04 maggio, tale Direzione ha approvato gli elenchi recanti le proposte di candidatura pervenute entro i termini da parte dei candidati in possesso dei requisiti e le proposte di candidatura risultate non ammissibili. Nell'ambito di tale istruttoria sono state verificate anche le cause di ineleggibilità e incompatibilità di cui al decreto legislativo 39/2013.
In esito a tale istruttoria, con deliberazione 49 del Consiglio regionale del 25 maggio '21, la Giunta regionale ha proposto al Consiglio per l'incarico di Direttore generale ARPAV l'ingegner Loris Tomiato in possesso dei requisiti previsti.
Nella seduta del 9 giugno '21, infine, la Prima Commissione consiliare, valutata la suddetta deliberazione n. 49 del Consiglio regionale ed acquisito ufficialmente il curriculum vitae dell'ingegner Tomiato, ha espresso a maggioranza parere favorevole circa la sua candidatura con i voti dei rappresentanti dei Gruppi consiliari: Zaia Presidente, Liga Veneta per Salvini Premier, Lista Veneto Autonomia, Fratelli d'Italia - Giorgia, Meloni, Forza Italia - Berlusconi, Autonomia per il Veneto.
Si sono astenuti i rappresentanti del Gruppo consiliare Partito Democratico Veneto.

PRESIDENTE

Grazie, relatrice.
C'è un unico nome.
La votazione avviene in forma elettronica segreta: appunto perché si esprime un giudizio sulla persona non apparirà nello schermo chi vota a favore, chi vota contro, ma avremo solamente il risultato finale.
Se non ci sono interventi, io metterei in votazione la nomina del Direttore generale dell'ARPAV.
È aperta la votazione sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 15.
Chi è a favore di Loris Tomiato, vota sì.
Chi non è a favore vota no. Vedete che c'è anche il non voto e anche l'astenuto.
Vedete che i colori sono diversi proprio perché il voto sarà segreto. Vedo dei colleghi che prima votavano, che non stanno votando. Aspetto ancora qualche secondo.
È chiusa la votazione.
Favorevoli 36, contrari 1, astenuti 7, non espressi 2.
Loris Tomiato è pertanto il nuovo Direttore generale dell'ARPAV.
PUNTO
9



PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014-2020 PER IL VENETO. PROPOSTA DI MODIFICA AI SENSI DELL'ARTICOLO 11, LETTERA A) DEL REGOLAMENTO (UE) N. 1305/2013 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO E DELL'ARTICOLO 4 PARAGRAFO 2 TERZO COMMA DEL REGOLAMENTO (UE) N. 808/2014 PER L'ESTENSIONE DEL PERIODO DI PROGRAMMAZIONE AL 2022 E L'INTEGRAZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE PREVISTE DAGLI ARTICOLI 58 E 58 BIS DEL REGOLAMENTO (UE) 2020/2220. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 24) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 82/2021)

Relazione della Terza Commissione consiliare.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione illustrativa)
"Signor Presidente, colleghi Consiglieri
In attuazione della strategia "Europa 2020", che prevede una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva, la Regione del Veneto ha predisposto la proposta di Programma di sviluppo rurale per il Veneto 2014-2020 (PSR 2014-2020), adottata con DGR n. 71/CR del 10/06/2014 e approvata dal Consiglio regionale con deliberazione amministrativa n. 41 del 9 luglio 2014. La proposta di PSR 2014-2020 è stata quindi trasmessa alla Commissione europea tramite il sistema di scambio elettronico SFC2014 il 22 luglio 2014. A seguito della conclusione del negoziato, con decisione di esecuzione C(2015) 3482 del 26.05.2015, la Commissione europea ha approvato il programma di sviluppo rurale della Regione Veneto e ha concesso il sostegno da parte del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale FEASR.
Con DGR n. 947 del 28/07/2015 la Giunta regionale ha infine approvato in via definitiva il testo del Programma di Sviluppo Rurale per il Veneto 2014-2020 ai sensi del Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio. Il testo del Programma è stato successivamente oggetto di ulteriori modifiche, da ultimo approvate con DGR n. 1233 del 01/09/2020.
La presente proposta di modifica del PSR è motivata dai cambiamenti del quadro normativo dell'Unione Europea determinati dal Regolamento (UE) 2020/2220, che modifica i Regolamenti (UE) 1303/2013, 1305/2013, 1306/2013 in relazione al sostegno del FEASR, e dal Regolamento di esecuzione (UE) 2021/73 che modifica il Regolamento di esecuzione (UE) 808/2014. Detti cambiamenti stabiliscono l'estensione al 2022 della durata dei Programmi di Sviluppo Rurale – alla quale si aggiunge il triennio previsto dal principio del disimpegno, cosiddetto "n+3" – e garantiscono l'incremento del sostegno dell'Unione allo sviluppo rurale ai sensi del Regolamento (UE) 1305/2013 per il periodo dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2022 conformemente al quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027. Le modifiche normative stabiliscono inoltre l'importo delle risorse previste dall'European Union Recovery Instrument (EURI) di cui al Regolamento (UE) 2020/2094 destinate allo sviluppo rurale in risposta agli impatti della pandemia del virus COVID-19.
Le risorse attribuite all'Italia dal Regolamento (UE) 2020/2220 sono state ripartite e assegnate al PSR 2014-2020 di ciascuna regione con la Delibera del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021, sostitutiva dell'intesa della Conferenza Stato-Regioni in merito al riparto del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) relativo agli anni 2021 e 2022, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
La Delibera del Consiglio dei Ministri, che è stata acquisita dalla Terza Commissione in sede di istruttoria, stanzia a favore del PSR 2014-2020 per il Veneto complessivamente 392.216.160,50 euro di spesa pubblica, 58.247.827,98 euro dei quali di cofinanziamento regionale da assicurare con idonei stanziamenti del bilancio regionale. La modifica del PSR proposta opera quindi l'integrazione nel PSR 2014-2020 per il Veneto delle risorse previste dall'art 58, c. 1, del Regolamento (UE) 1305/2013 (di seguito per brevità "risorse ordinarie") e l'integrazione delle risorse provenienti dall'EURI, di cui all'art. 58bis del medesimo Regolamento, programmandole sulle Misure del Programma.
Per quanto riguarda la definizione della programmazione delle risorse ordinarie per gli anni 2021 e 2022 sono stati presi a riferimento i fabbisogni individuati nel PSR 2014-2200, raffrontandoli con i seguenti elementi emersi nell'attuazione del Programma:
- gli impatti dell'emergenza sanitaria COVID-19, per i quali è necessario integrare le risorse dell'EURI in determinati ambiti del settore primario e dell'economia rurale, oltre agli impatti perduranti di altri eventi eccezionali (tempesta VAIA) che hanno coinvolto il Veneto negli ultimi anni;
- i primi risultati delle consultazioni del Partenariato regionale condotte con riferimento al periodo di programmazione 2021 - 2027;
- eventuali cambiamenti del quadro normativo nazionale in grado di condizionare l'adesione alle misure; - i risultati disponibili della valutazione in itinere del PSR 2014-2020.
In seguito a questi raffronti, si propone pertanto l'assegnazione delle risorse ordinarie secondo la seguente articolazione per misura e per Focus Area (i valori sono espressi in milioni di euro - Meuro:
(1) 9 Meuro vengono assegnati alla Misura 1 "Trasferimento di conoscenze e azioni di informazione" nelle Focus area 2A, 2B, e nella Priorità P4, integrando le limitate risorse residue per assicurare negli anni 2021 e 2022 la formazione su tematiche inerenti alla gestione globale dell'impresa agricola, la formazione per giovani agricoltori connessa al Pacchetto Giovani e la formazione relativa a tematiche ambientali, continuando così a dare risposta ai fabbisogni FB 02 -03- 04 -05 e dando riscontro alle specifiche Raccomandazioni formulate dal valutatore indipendente in sede di valutazione intermedia del PSR 2014-2020;
(2) in considerazione delle limitate risorse residue programmate per le misure 3 "Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari" e 4 "Investimenti in immobilizzazioni materiali" nella focus area 3A, si propone l'assegnazione di 4 Meuro alla sottomisura 3.2 in risposta al fabbisogno FB11 relativo alla comunicazione e all'informazione sui prodotti agricoli di qualità rivolte a operatori, stakeholders, consumatori e collettività, per sostenere il consumo di tali prodotti di qualità. Si propone inoltre lo stanziamento di 37,2 Meuro sulla sottomisura 4.2 nella Focus area 3A per gli investimenti relativi alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti, per continuare a soddisfare i fabbisogni FB 06-09-10 riferiti alle imprese agroalimentari;
(3) stante il completo impegno delle risorse originariamente programmate, si assicura il necessario sostegno all'ammodernamento, alla competitività e al miglioramento delle prestazioni globali delle imprese nell'ambito della focus area 2A per circa 62 Meuro, in risposta ai fabbisogni FB 06-07-08-10, attraverso lo stanziamento di 54 Meuro per gli investimenti da parte delle imprese agricole (sottomisura 4.1), e di 8 Meuro a favore dell'ammodernamento infrastrutturale dell'agricoltura e della selvicoltura (sottomisura 4.3);
(4) per assicurare il sostegno al ricambio generazionale nel settore agricolo attraverso il Pacchetto Giovani, si stanziano 27 Meuro per il sostegno forfettario al primo insediamento (sottomisura 6.1, focus area 2B) e 27 Meuro per gli investimenti connessi (sottomisura 4.1, focus area 2B), in linea con i fabbisogni FB 03-06-08;
(5) per il contenimento delle emissioni climalteranti di origine agricola e in particolare dei precursori dell'inquinamento atmosferico da PM10, si attiva la sottomisura 4.1 nella focus area 5D, coerentemente con il fabbisogno FB 23, e si stanziano 20 Meuro per investimenti delle aziende agricole di allevamento finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca, precursore del particolato secondario;
(6) si propone lo stanziamento di 2 Meuro nella sottomisura 8.4 "Sostegno al ripristino delle foreste danneggiate da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici" in Priorità 4, al fine di ristorare gli effetti (di lunga durata) della tempesta VAIA di ottobre 2018 con particolare riguardo alla salvaguardia idrogeologica e alla protezione dei suoli forestali (Fabbisogno FB 20);
(7) in modo complementare con il punto precedente, per sostenere gli investimenti in attrezzature e tecnologie forestali per le attività in foreste resi necessari dalle conseguenze della tempesta VAIA si propone lo stanziamento di 1 Meuro relativamente alla sottomisura 8.6 "Sostegno agli investimenti in tecnologie silvicole e nella trasformazione, mobilitazione e commercializzazione dei prodotti delle foreste" programmata per la focus area 2A. Analogamente si propone lo stanziamento di 1 Meuro relativamente alla sottomisura 8.6 programmata per la focus area 5C, con particolare riferimento agli investimenti in tecnologie forestali per l'approvvigionamento di biomasse a uso energetico. Ciò risulta allineato ai fabbisogni FB 06 e FB 22;
(8) stante il completo impegno delle risorse originariamente programmate, si propone lo stanziamento di 100 Meuro per il proseguimento nel 2021 e 2022 degli impegni agroambientali (Misura 10 "Pagamenti agro-climatico-ambientali") e l'attivazione di nuovi impegni triennali con particolare riferimento ai tipi di intervento 10.1.2 "Ottimizzazione ambientale delle tecniche agronomiche ed irrigue" e 10.1.6 "Tutela ed incremento degli habitat seminaturalI", coerentemente con i fabbisogni FB 07-15-16-18- 19-20;
(9) stante il completo impegno delle risorse originariamente programmate, si propone lo stanziamento di 11 Meuro per la prosecuzione nel 2021 e 2022 degli impegni di Agricoltura biologica (Misura 11), coerentemente con i fabbisogni FB 15-16-18-19-20; lo stanziamento integra quello previsto per l'assunzione di nuovi impegni triennali per la sottomisura 11.1 (prima adesione al regime di agricoltura biologica) attraverso le risorse dell'EURI;
(10) si propone lo stanziamento di 18 Meuro per la Misura 13 "Indennità a favore delle zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici", che integra le limitate risorse residue al fine di assicurare il sostegno per il mantenimento dell'attività agricola in zona montana e dei relativi benefici ambientali negli anni 2021 e 2022, coerentemente con i fabbisogni FB 07-16-28;
(11) il Regolamento (UE) 2020/2220 dispone lo stanziamento di almeno il 5% delle risorse FEASR ordinarie a favore della Misura 19 "Sostegno allo sviluppo locale LEADER" nella Focus area 6B e pertanto si assegnano 18,6 Meuro per sostenere le strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo (sottomisura 19.2) e il funzionamento dei GAL negli ulteriori due anni di programmazione (sottomisura 19.4);
(12) Si propone l'integrazione di 3,5 Meuro per l'assistenza tecnica al Programma in ragione dell'estensione al 2022.
Per quanto riguarda l'integrazione delle risorse provenienti dall'EURI, l'assegnazione delle risorse proposta è funzionale alla risposta all'emergenza Covid-19, nel rispetto degli obiettivi e dei vincoli previsti dall'art 58 bis del Regolamento (UE) 1305/2013 relativi alle misure ambientali (comma 4) e alle misure con finalità socio-economiche (comma 5).
A tale proposito sono state considerate le analisi disponibili a livello nazionale e regionale che prendono in considerazione gli impatti principali sul settore primario e su quello agroindustriale delle misure di contenimento del virus.
In questa situazione, viene data rilevanza alle misure volte all'ammodernamento del settore e ad affrontare contemporaneamente, senza abbandonarle, le sfide ambientali a cui si è sovrapposta la crisi COVID-19. Si propone pertanto l'assegnazione delle risorse EURI secondo l'articolazione come di seguito.
Relativamente alle misure di tipo ambientale di cui all'art. 58bis, paragrafo 4, del Regolamento (UE) 1305/2013:
1. si propone lo stanziamento di 14 Meuro per l'assunzione di nuovi impegni triennali relativi alla conversione all'agricoltura biologica (sottomisura 11.1, risorse EURI, focus area 4A/4B/4C), in coerenza con i fabbisogni regionali, la crescente sensibilità da parte degli operatori e gli obiettivi posti dalle strategie europee Farm to fork e Biodiversità;
2. si stanziano inoltre 7,8 Meuro come sostegno agli investimenti (sottomisura 4.1, risorse EURI, focus area 5A) che migliorino l'efficienza di utilizzo delle risorse idriche e le prestazioni ambientali delle aziende agricole.
Per quanto riguarda le misure socio-economiche, di cui all'art. 58 bis, paragrafo 5, del Regolamento (UE) 1305/2013 considerato l'ammontare delle risorse disponibili e al fine di concentrare le risorse in misure efficaci:
3. si propone di stanziare 20 Meuro per il finanziamento di investimenti da parte di giovani agricoltori finalizzati principalmente all'innovazione, alla digitalizzazione e all'ammodernamento dei macchinari e delle attrezzature di produzione (sottomisura 4.1, risorse EURI, focus area 2B in relazione all'art. 58bis, paragrafo 5, lettera 'b' del Regolamento (UE) 1305/2013); tali aiuti si integrano con il sostegno al primo insediamento di giovani agricoltori - finanziato con la sottomisura 6.1 (risorse ordinarie) - i quali appaiono più sensibili alle tematiche della digitalizzazione, dell'innovazione tecnologica, del miglioramento e dell'efficienza energetica, come risulta anche dalla valutazione in itinere del Programma;
4. si propone di stanziare 1 Meuro per il finanziamento di investimenti da parte di giovani agricoltori per iniziative di diversificazione e accesso ai mercati locali (sottomisura 6.4, focus area 2B, risorse EURI, in relazione all'art. 58bis, paragrafo 5, lettere 'a'); tali aiuti si integrano con il sostegno al primo insediamento di giovani agricoltori finanziato con la sottomisura 6.1 (risorse ordinarie), che appaiono più sensibili alle tematiche della diversificazione e dell'accesso ai mercati locali;
5. si assegnano inoltre 8 Meuro per il sostegno alla diversificazione nelle imprese agricole che consenta un migliore accesso ai mercati locali (sottomisura 6.4, risorse EURI, focus area 2A, in relazione all'art. 58bis, paragrafo 5, lettera 'a');
Con particolare riferimento ai punti 1) e 2), la particolare efficacia degli investimenti effettuati dai giovani agricoltori rispetto alle tematiche elencate all'art. 58 bis, paragrafo 5, quali l'orientamento ai mercati locali, il miglioramento dell'efficienza, l'innovazione e l'ammodernamento aziendale, è stata rilevata nella relazione di valutazione intermedia del PSR e dall'inclusa analisi dei criteri di selezione. Detta efficacia continuerà ad essere assicurata mediante pertinenti condizioni di ammissibilità e criteri di selezione.
La proposta di modifica finanziaria si completa con due limitati spostamenti di risorse già programmate, al fine di un loro utilizzo completo e coordinato con le necessità individuate per il periodo di transizione 2021-2022. In particolare, si propone:
uno spostamento di circa 1,7 Meuro interno alla misura 5 "Ripristino del potenziale produttivo agricolo danneggiato da calamità naturali e da eventi catastrofici e introduzione di adeguate misure di prevenzione" e interno alla focus area 3B, per assicurare sostegno richiesto da interventi di ripristino del potenziale agricolo danneggiato da recenti eventi atmosferici o eventi eccezionali, fermo restando l'obiettivo della gestione dei rischi;
uno spostamento di circa 1 Meuro interno alla misura 8 "Investimenti nello sviluppo delle aree forestali e nel miglioramento della redditività delle foreste" e interno alla focus area 5E; in particolare si sposta parte delle risorse residue della sottomisura 8.5 "Sostegno agli investimenti destinati ad accrescere la resilienza e il pregio ambientale degli ecosistemi forestali", che ha portato a termine la programmazione pluriennale dei bandi per il periodo 2014-2020, a favore della sottomisura 8.1 "Sostegno alla forestazione/all'imboschimento", che invece ha utilizzato tutte le risorse programmate, per proseguire nel 2021-22 la strategia del PSR Veneto di sostegno a investimenti in soprassuoli forestali in zone di pianura, fermo restando l'obiettivo della riduzione di gas serra e della fissazione del carbonio, perseguito anche attraverso la costituzione di nuovi soprassuoli arborei in pianura oltre che con il miglioramento di foreste esistenti.
Si evidenzia che le proposte di allocazione delle risorse ordinarie e delle risorse EURI prevedono rapporti di integrazione e complementarietà. In particolare, le risorse ordinarie che assicurano il proseguimento del sostegno all'insediamento di giovani agricoltori si integrano con il sostegno delle risorse EURI agli investimenti.
Inoltre, risulta una relazione complementare tra le risorse ordinarie proposte per le misure agroambientali e le risorse EURI proposte per la conversione all'agricoltura biologica. La distribuzione delle risorse rispetto a misure e focus area rispetta:
il principio di non regressione di cui all'art. 1 comma 2 del Regolamento (UE) 2020/2220 come specificato dall'art. 58bis, comma 3 del Regolamento (UE) 1305/2013, e la soglia minima prevista per il LEADER dall'art. 59 comma 5 del Regolamento (UE) 1305/2013;
le soglie minime relative alle risorse EURI di cui all'art. 58 bis, commi 4 e 5, del Regolamento (UE) n. 1305/2013, e la soglia massima relativa alle risorse EURI per l'assistenza tecnica su iniziativa degli stati membri ai sensi dell'artt. 51 e 58bis, comma 6, del medesimo Regolamento.
Per altro, per estendere il periodo di programmazione del PSR e modificare il piano finanziario in conseguenza dell'incremento di risorse è necessario apportare modifiche in vari capitoli del PSR oltre al Capitolo 10 – Piano di Finanziamento. Il richiamo è relativo a specifici aggiornamenti nella descrizione della strategia PSR (Capitolo 5 del PSR), alle variazioni degli indicatori nel performance framework e nel piano di indicatori (Capitoli 7 e 11 del PSR), e ai regimi di aiuto di Stato (Capitolo 13 del PSR). Per tali punti sono riportate motivazioni e descrizioni di carattere tecnico, che comprendono la riprogrammazione dei valori target rispetto all'anno 2025 quale nuovo riferimento, in linea con la strategia del Programma e il relativo piano di finanziamento e, dove necessario, anche correzioni relative ad assunzioni errate ai sensi dell'art. 5, paragrafo 6, del Regolamento (UE) 215/2014. In conseguenza all'estensione del periodo di programmazione e all'integrazione delle risorse dell'EURI, è proposta anche una modifica al Piano di Valutazione di cui al Capitolo 9 del PSR, per adeguamento delle previsioni pertinenti. Sono inoltre proposte modifiche ai finanziamenti nazionali integrativi (top up) di cui al Capitolo 12 del PSR rese opportune in particolare rispetto alla misura 4, a sostegno degli investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di inquinanti atmosferici (in particolare l'ammoniaca) del settore agricolo.
L'insieme delle proposte di modifica si completa con alcune altre limitate variazioni. Ci si riferisce alla correzione di alcuni refusi e all'introduzione di alcune precisazioni non sostanziali per la misura 3 "Regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari". In particolare per la sottomisura 3.2 viene aggiunta la possibilità di realizzare azioni di informazione e promozione integrata che coinvolgono più regimi di qualità, omogeneizzando al 70% il livello di aiuto previsto per le azioni di promozione. Le altre modifiche al PSR riguardano una precisazione relativa alle condizioni di ammissibilità della sottomisura 4.3 "Sostegno a investimenti nell'infrastruttura necessaria allo sviluppo, all'ammodernamento e all'adeguamento dell'agricoltura e della silvicoltura". Viene inoltre precisata la situazione delle aree svantaggiate del Veneto nel cap. 4 del PSR, a seguito di emanazione del Decreto del MIPAAF n. 6277 del 8/06/2020 "Decreto di adozione della metodologia per l'identificazione delle aree soggette a vincoli naturali significativi diverse dalle aree montane e relativi elenchi".
La rappresentazione dettagliata delle modifiche e delle motivazioni che le hanno guidate, è compiutamente descritta nell'Allegato A al presente provvedimento. Il testo è redatto secondo le modalità espressamente indicate dagli uffici della DG AGRI della Commissione Europea, riportando in carattere barrato il testo eliminato ed evidenziando in colore giallo il testo aggiunto.
L'articolo 11 del Regolamento (UE) n. 1305/2013, del Parlamento Europeo e del Consiglio, stabilisce le procedure per la modifica del Programma di Sviluppo Rurale. In particolare, in base all'impatto delle modifiche proposte al testo del Programma, la procedura di esame ed approvazione del PSR da parte della Commissione europea segue quanto disposto all'articolo 11, lettera a): "nel caso di cambiamenti nella strategia di programma con modifica superiore al 50% dell'obiettivo quantificato legato ad una focus area, variazione dell'aliquota di sostegno del FEASR per una o più misure, o variazione dell'intero contributo dell'Unione o della sua ripartizione annuale a livello di programma, la Commissione approva con decisione le modifiche proposte".
Dal momento che le modifiche proposte non prevedono l'introduzione di nuovi Tipi di intervento né interessano nuovi criteri di ammissibilità e impegni a carico dei beneficiari non si rende necessario l'esame congiunto tra l'Autorità di Gestione del PSR e l'Organismo Pagatore AVEPA delle condizioni di verificabilità e controllabilità così come previsto dall'articolo 62 del Regolamento (UE) n. 1305/2013.
Poiché la modifica proposta incide sull'articolazione tra Priorità e Misure della dotazione finanziaria del Programma di Sviluppo Rurale, secondo quanto previsto dall'articolo 9 comma 2 della Legge Regionale n. 26 del 25 novembre 2011, la Giunta regionale l'ha sottoposta alla valutazione del Consiglio per l'assunzione del provvedimento di competenza.
Va inoltre considerato che l'approvazione delle modifiche al Programma avverrà attraverso una attività negoziale che coinvolgerà la Commissione europea che richiede tempi celeri di risposta e modalità snelle di interlocuzione, il Consiglio, che approva il Programma nei contenuti strategici, autorizza la Giunta, per il tramite dell'Autorità di Gestione – Direzione AdG FEASR e Foreste, a condurre il negoziato. A tal fine, il Direttore della Direzione AdG FEASR e Foreste viene delegato ad apportare gli adeguamenti e le modifiche all'Allegato A che si rendessero necessari a seguito del negoziato con la Commissione europea.
Al fine di procedere alla notifica alla Commissione europea, l'Autorità di Gestione procederà inoltre ad acquisire il parere del Comitato di Sorveglianza in merito alle modifiche proposte al testo del PSR 2014-2020.
Infine si chiede alla Giunta regionale di informare la Presidenza del Consiglio Regionale circa l'esito del negoziato stesso e delle determinazioni conseguentemente assunte.
La Terza Commissione consiliare, nella seduta del 7 luglio 2021, ha espresso all'unanimità parere favorevole all'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta di modifica del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020.
Hanno votato a favore i rappresentanti dei gruppi: Liga Veneta per Salvini Premier (Andreoli, Cecchetto, Dolfin, Pan, Possamai, Puppato, Rigo), Zaia Presidente (Bet, Bisaglia, Centenaro, Giacomin, Gerolimetto con delega Sponda), Fratelli d'Italia – Giorgia Meloni (Formaggio e Razzolini), Forza Italia Berlusconi-Autonomia per il Veneto (Bozza), Misto (Lorenzoni), Partito Democratico Veneto (Zottis con delega Montanariello), Europa Verde (Guarda)".

PRESIDENTE

Punto n. 9) all'ordine del giorno, relatore il collega Gerolimetto.

Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Si rende necessario fare un'estensione del Piano di sviluppo rurale fino al 2022. La precedente programmazione era 2014-2020, ma, come è noto, non si è trovata la quadra, non si è trovato l'accordo a livello europeo per il nuovo PSR e la nuova programmazione della PAC, quindi si rende necessaria una proroga, un'estensione del PSR precedente.
Tramite una delibera del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021 sono stati assegnate alle Regioni le risorse su cui andremo oggi a deliberare.
Ma permettetemi un piccolo inciso. Perché si è dovuto esprimere il Consiglio dei Ministri anche questa volta, come era successo nel 2014? Perché non si è trovato l'accordo in Conferenza Stato-Regioni. E perché non si è trovato l'accordo? Perché cinque Regioni del Sud non ne vogliono sapere di fare la distribuzione dei fondi in merito, con criteri oggettivi, ma vogliono mantenere la spesa storica. Tant'è che cinque Regioni si portano a casa il 50% dei fondi del PSR, ma poi, se andiamo a guardare anche i fondi per i piani operativi regionali e i fondi europei per lo sviluppo regionale, là si portano a casa il 70%.
Anche cinque anni fa il Veneto ha fatto da capofila per riuscire a invertire e a cambiare questa tendenza. Purtroppo, cinque anni fa - sappiamo nel 2014 chi era al Governo - si è proseguito con quel sistema.
Oggi, finalmente si è trovato un accordo post Conferenza Stato-Regioni e finalmente si è delineato un percorso dove le 15 Regioni che si vedevano depauperate dei propri fondi vedranno gradualmente distribuiti i fondi in merito, con dei criteri oggettivi e non sulla spesa storica. Per farvi un esempio, se il Veneto nel settennato 2014-2020 aveva una dotazione di 1,169 miliardi per il PSR, la Sicilia, che ha la stessa superficie del Veneto e gli stessi abitanti del Veneto, si vedeva assegnati 2,3 miliardi. Questo la dice lunga sulla distribuzione delle risorse e su quanto sia iniquo questo modo di distribuire le risorse.
Tra l'altro, poi, c'è anche da fare un'altra considerazione: il Veneto è stata la prima Regione d'Italia a raggiungere l'obiettivo del disimpegno, cioè a raggiungere l'obiettivo che consente alle Regioni di non restituire i fondi europei all'Europa avendo uno stato di avanzamento della spesa, e quindi degli investimenti, mediamente il doppio della media nazionale. Guarda caso, poi, le Regioni che rischiano di restituire e restituiscono fondi all'Europa sono proprio tra quelle cinque che ne hanno una dotazione molto maggiore rispetto a quello che avrebbero guardando i criteri oggettivi.
Ma torniamo a quella che è la delibera di oggi. Assegnati alla Regione Veneto sono 392 milioni di euro, di cui 58 sono il cofinanziamento regionale e 50 milioni di euro provengono dai fondi straordinari per combattere l'emergenza Covid. Ad occhio distratto potrebbero dire: ma quanti soldi vanno agli agricoltori? Invece, se guardiamo di questi 392 milioni, finirà per lo sviluppo rurale delle aziende agricole circa il 30% o poco più, mentre una dose importante, più del 35%, va a finire per misure di investimenti sulle agro-climatico-ambientali, quindi investimenti sull'ambiente.
Non passo al dettaglio di come vanno allocate le risorse, ma sono distribuite sui vari settori in base a delle percentuali abbastanza rigide che sono state già definite al momento dell'approvazione della PAC, ancora sei/sette anni fa.
A discrezione della Regione sono rimaste poco più del 10% di queste risorse che sono state allocate tenendo conto di quello che è successo nei cinque anni precedenti e principalmente sulle misure agro-climatico-ambientali e sui primi insediamenti dei giovani.
Va considerato, però, che l'approvazione di queste modifiche avverrà anche attraverso un'attività negoziale che coinvolgerà la Commissione europea e che richiede tempi celeri di risposta e modalità snelle di interlocuzione.
Il Consiglio che approva il programma nei contenuti strategici, autorizza la Giunta, per il tramite dell'Autorità di gestione a condurre il negoziato: a tal fine viene delegato il Direttore della Direzione ad apportare gli adeguamenti e le modifiche che troviamo poi nell'allegato a questa delibera.
Infine, si chiede alla Giunta regionale di informare la Presidenza del Consiglio circa l'esito del negoziato stesso e delle determinazioni conseguenti ai sensi dell'articolo 9, comma 3, legge regionale 26 del 2011.
La Terza Commissione consiliare, nella seduta del 7 luglio, ha espresso all'unanimità parere favorevole all'approvazione da parte del Consiglio regionale della proposta di modifica del Piano di sviluppo rurale del Veneto 2014-2020.
Non ho altro da aggiungere. Chiedo e spero che questo Consiglio voti all'unanimità questa delibera.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega. Ha chiesto di intervenire la vicepresidente Zottis. Prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
È evidente che, avendo votato in modo unanime in Commissione, per quanto ci riguarda rivoteremo, come Partito Democratico, di nuovo a favore del testo di per sé ringraziando la struttura del lavoro fatto. Perché insomma, come ha ben spiegato il relatore, è un riallineamento, in qualche modo, di quello che è stato deciso anche a livello europeo e a livello nazionale.
È evidente che condivido che c'è bisogno di fare una battaglia in cui la ridistribuzione dei fondi in senso generale, non solo su questo tema, sia fatta sui fabbisogni. Dopo, il numero di abitanti della Sicilia sì, è come il Veneto, la superficie magari no, nel senso che siamo la metà, non so se voleva dire altro, ma questo è un aspetto abbastanza irrisorio.
Quello che ci auguriamo chiaramente è di fare una battaglia insieme, come stanno facendo anche in Commissione Agricoltura a livello europeo, penso che vada ringraziato chi si sta battendo per evitare - e ha evitato fino ad oggi - una rinazionalizzazione della PAC, quindi mantenere un ruolo delle Regioni, così come auspicato anche dalla nostra struttura quando ci è stato presentato questo testo.
Come credo che vada tenuta alta la guardia, come è anche ben definito all'interno delle misure previste, su tutta quella che è la centralità della questione della redditività dell'agricoltura per quello che è il Made in Italy e quindi per tutta quella che è la discussione sui prodotti locali, su quello che è il sistema di incentivo e di reale valorizzazione dei giovani. Perché se c'è un elemento di cui in questi anni abbiamo spesso discusso e che va sicuramente potenziato e che le misure lo prendano in considerazione è quello proprio della formazione, dell'inserimento e della valorizzazione delle imprese giovanili, non sempre così attenzionate, purtroppo.
Come non sempre così attenzionato è stato l'investimento per quanto riguarda l'innovazione unito a quello che deve essere sicuramente il tema della biodiversità e dell'ambiente, che bene viene descritto all'interno delle misure che andremo qui a votare. È evidente che farà il paio col sistema di competitività.
Quindi, per quanto ci riguarda, il tema non è oggi il voto al testo di per sé o alle misure, ma sarà quello che è il monitoraggio del futuro, oltre alle attenzioni che abbiamo detto sulla nuova PAC, ma quelli che saranno i bandi e quelli che saranno i risultati dei bandi stessi.
Se riusciremo a raggiungere gli obiettivi non sono definiti dall'Europa, ma richiesti dal mondo agricolo, per fare comunque in modo che la competitività del sistema agricolo veneto sia sempre più forte e possa veramente avere comunque una competitività a livello internazionale e non solo nazionale, in un sistema da una parte di valorizzazione del prodotto locale e, dall'altra, di metterlo nelle condizioni però di competere a livello internazionale. Credo che qui sia anche il nodo nel dire se vogliamo o non vogliamo realmente non solo formare, ma mettere nelle condizioni i giovani di poter fare agricoltura e quindi di vivere anche di agricoltura e di viverci non solo per il sussidio che l'Europa dà e che a livello ministeriale o a livello regionale noi diamo, ma perché abbiamo creato quelle condizioni di competitività tali e strutturali per le quali abbiamo voglia comunque di investire nel mondo agricolo, ma non solo, di credere nel mondo agricolo e di fare in modo che quel sistema anche del Made in Italy non sia un sistema protezionistico, ma sia un sistema che parte dal valore aggiunto.
Quindi ben vengano anche tutte quelle misure di valorizzazione delle infrastrutture su cui spero che però ci sia un reale monitoraggio puntuale su quanto queste infrastrutture incidano sul livello di competitività.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto intervenire il consigliere Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Io non volevo intervenire, in quanto il collega Gerolimetto aveva ben spiegato la cosa, ma quando ho sentito dire che i giovani del Veneto non sono stati valorizzati in agricoltura, mi spiace, cara collega Zottis, ma penso che è giusto che diamo qualche numero, giusto per dircele, ecco, le cose.
L'agricoltura del Veneto, voi sapete, è comunque composta da più di 65.000 imprese attive, che, giusto per ricordare a tutti, danno un prodotto lordo vendibile, negli ultimi anni, di media, di 6 miliardi e mezzo, che, se mettiamo insieme all'agroindustria, che sono circa altre 4.500-5.000 imprese, fa altri 6 miliardi e rotti. Quindi l'agroalimentare, che è la vera forza trainante anche del mondo agricolo veneto, fa la sua parte importante con aziende molto strutturate e complesse nella nostra Regione.
810.000 ettari di SAU e 10.400 donne in agricoltura, 71.000 addetti tra maschi e donne. Quindi, anche la presenza femminile è un molto aumentata.
Se andiamo a vedere il comparto giovani, negli ultimi anni, grazie appunto agli interventi del Piano di sviluppo rurale, in cui un giovane, che è comunque un imprenditore agricolo, che deve essere un imprenditore agricolo a titolo principale, che naturalmente fa la richiesta nella Misura Giovani, che è la Misura 6, insieme naturalmente alla possibilità di avere più punteggio per quanto riguarda la misura degli investimenti, ha comportato che in Veneto, negli ultimi 5-6 anni, sono sorte circa 7.000 imprese da giovani dai 18 ai 41 anni non compiuti: quindi mi sembra che il lavoro svolto dalla Regione Veneto - quando magari ero anch'io Assessore nella passata legislazione, adesso con l'assessore Caner - sia in questo caso un ottimo lavoro e, quindi, bisogna anche ringraziare in maniera particolare la lungimiranza di tanti che, nel nostro mondo agricolo, lavorano e in particolare anche i nostri dirigenti, che sono tra l'altro tra quelli più preparati a livello proprio nazionale.
Ma un tema che ha sollevato il consigliere Gerolimetto è quello poi della suddivisione. Poi vedo collegato adesso Caner, magari ci dà anche aggiornamenti per quanto riguarda gli sviluppi adesso sul tema, appunto, dell'ormai annosa questione tra il Nord e il Sud. Io adesso non voglio fare il leghista della prima ora, ma lo sono, perché ho combattuto con molti Ministri allora dell'Agricoltura tra cui alcuni della parte anche vostra, che vedevano solo l'agricoltura in certe aree, purtroppo, d'Italia, dove questi fondi non vengono mai spesi del tutto, dove c'è anche la difficoltà di spendere le risorse importanti, dove queste risorse, purtroppo - adesso non me ne voglia l'assessore Montanariello che so che è di quelle parti - esempio la Puglia ha dovuto restituire, mi pare, intorno ai 300-500 milioni, adesso vado a ricordo.
Purtroppo ci sono dei temi in questo senso, che sono anche quelli legati poi al Piano Nazionale di Resilienza, come abbiamo detto, che abbiamo già discusso allora quando ne abbiamo parlato in questa in quest'Aula appunto, vedo temi che rincorrono il 40% delle risorse al Meridione, 70%... cioè, se non c'è un rinnovo della classe dirigenziale in queste Regioni purtroppo rimaniamo sempre lì e quello che avevamo chiesto noi era che queste risorse, soprattutto in quelle Regioni in cui c'è un'agricoltura molto innovativa, ma anche veloce come la nostra, come la Lombardia, ma la stessa Emilia Romagna, che ha una grandissima capacità di spesa dei fondi pubblici, era proprio di non restituire a Bruxelles, ma di ridistribuire alle Regioni che corrono, che riescono a spendere. Almeno teniamo questi fondi, che sono poi tasse nostre che mandiamo un'Europa, ricordo, comunque nei confini nazionali (almeno se li spende qualcuno). Purtroppo, la cecità, a volte, dei Ministri e del Ministero – ricordo un Ministro che proveniva proprio dalle sue terre, Montanariello, che aveva solo in mente il caporalato e mettere a posto questa situazione, più che occuparsi dei fondi europei dell'agricoltura – sicuramente ha creato grandi disagi.
Ricordo anche comunque purtroppo - magari ne parleremo, ho presentato una mozione in questo senso - cosa sta succedendo in Europa per quanto riguarda la difesa dei prodotti tipici, come si sta snaturando, purtroppo, dovuta a tanti vari sistemi che si stanno pensando lassù, quella che è la vera nostra forza, i territori diversi, le Regioni diverse, l'agricoltura diversa, i prodotti tipici che sono diversi, che sono quindi la vera ricchezza della nostra nazione e del nostro Veneto.
Detto questo, entrando nel merito della delibera, ricordo che per i giovani - e poi magari lascio all'Assessore la descrizione della delibera, perché non gli voglio rubare il mestiere - anche in questo caso, sui 390 e rotti milioni, sono previste risorse importanti, che vanno alla formazione (9 milioni); naturalmente poi ci sono altri 27 milioni per quanto riguarda ancora i 40.000 euro che diamo a ogni giovane e altri, mi pare, all'interno sempre della misura degli investimenti, risorse importanti intorno ai 40 milioni per accedere eventualmente per un giovane che volesse comprare un'attrezzatura innovativa, eccetera.
Ma forse, la novità vera di questa discussione, di questa delibera, sono quelle cose che purtroppo vengono definite in Europa, che sono la nuova PAC, quindi tutti quei fondi che saranno destinati a quello che viene definito, anche a livello finanziario, come ring-funding: sono quelle risorse per il 37% destinate alle misure agro-ambientali, climatiche, biologiche, eccetera. La PAC quindi sta cambiando, è già cambiata.
Noi quindi dovremmo stare attenti e lo dico all'assessore amico Caner, che è anche Presidente della Conferenza degli Assessori all'Agricoltura: speriamo che l'Autorità di gestione, per noi così cara, resti a Mestre e non se ne vada a Roma, nel senso che non ci sia la centralizzazione delle autorità di gestione, ma che ogni Regione sia libera, nel vero autonomismo, comunque di gestirsi in proprio le risorse. Il Veneto lo ha dimostrato bene e sta continuando a dimostrarlo bene e tornare indietro sarebbe una vera catastrofe per la nostra agricoltura.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega Pan.
Ne approfitto anche per salutare l'assessore Caner, che vediamo collegato. Benvenuto, Assessore.
Do la parola al collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Intervengo appunto, visto che è intervenuto anche il consigliere Pan, per dire che anch'io voterò favorevolmente, quindi parto da questo presupposto, però, nell'intervento mi piacerebbe sottolineare alcune questioni che a partire anche dal Piano, emergono ancora come potenziali di sviluppo per l'agricoltura in Veneto.
Vado sui giovani, perché è vero che diverse cose sono state fatte; è anche vero che, parlando con le associazioni di categoria, faccio solo un esempio, lo strumento della Banca della Terra, che è uno strumento che in alcune Regioni promuove il comodato d'uso gratuito e favorisce la nascita di imprese giovanili su tantissimi ettari di superficie agricola, in Veneto sta faticando a dare i risultati che io, credo, una Regione come la nostra potrebbe avere, soprattutto con questo strumento che agevola la terra, senza doverla per forza pagare almeno per un comodato d'uso di dieci o vent'anni, come addirittura fa la Sicilia. Anche sul divario Nord-Sud, su alcune cose, credo che noi potremmo invece apprendere anche delle modalità e magari traslarlo nel modello veneto.
Mi piacerebbe discutere, non ora, perché questo è un piano, ma magari poi nei provvedimenti che susseguiranno, forse delle strategie per rendere più concreta una proposta come questa che in altre Regioni sta davvero favorendo l'attività di impresa perché è uno strumento molto snello e facile, diversamente magari dal favorire il fatto che si ripaghi un mutuo in un tot di mesi o annualità, avere un comodato d'uso gratuito della terra è una cosa importante.
Ma al di là di questo, che mi piaceva dire, visto che stiamo parlando di giovani e di agricoltura, vorrei dire anche il motivo per cui mi sento di poter votare a favore di un Piano che comunque cerca di continuare l'incentivo e l'incentivazione, in particolare, su tutta quell'agricoltura che il Piano definisce biologica. Bisogna anche ricordare, riprendendo dei dati, che in Veneto abbiamo il 7-8%, se non erro, della superficie agricola che oggi è coltivata a regime biologico. Altre Regioni sono già sopra il 15. Quindi sapere che i fondi del PSR siano e saranno indirizzati verso un'agricoltura sempre più sostenibile penso possa essere, non solo anche a livello di mercato e quindi di ritorno, perché abbiamo capito anche che all'interno di questo mercato, al di là della tutela dell'ambiente, c'è un ritorno, ma anche proprio dal punto di vista etico e ambientale.
Il relatore aveva o il consigliere Pan, non ricordo, anche citato il PNRR: ovviamente lì ci saranno dei fondi che permetteranno anche di far scalare di più le risorse eventuali che noi poi, a partire da questo Piano, designeremo nelle azioni specifiche e l'integrazione tra quei fondi e i fondi che arriveranno appunto dal PSR potranno forse moltiplicare non solo un passaggio al biologico, come è scritto nel Piano, ma forse cercare anche di andare oltre, quindi limitare, ad esempio l'uso di pesticidi o fitosanitari o diserbanti, anche laddove magari una superficie agricola non è certificata biologica, perché sappiamo che non è sempre la certificazione che fa un'agricoltura a tutela del territorio, ma magari quella che oggi chiamiamo, appunto, biodinamica o naturale.
Di nuovo, visto che c'è anche l'assessore Caner collegato, il fatto che il turismo - e c'è nel PSR - sia uno dei possibili anche alleati di un piano agricolo di un certo tipo, nel senso che noi sappiamo - e lo abbiamo anche discusso in Commissione Sesta - che il lavoro di alcune strutture che comunque collegano l'agricoltura e anche la tutela del paesaggio con un tipo di turismo lento sia una cosa su cui investire e il PSR lo cita, motivo per cu mi trovo a condividerlo.
Ovviamente ci sono delle cose su cui io credo sono un po' le basi per poter dire che poi il PSR sarà effettivo, reale: quanta superficie agricola avremo da coltivare? Questo è un tema più macro, più generale, che va su tutto il tema del consumo di suolo, su cui credo dovremmo intervenire; significa anche il non consumo di suolo agricolo. Se ne sta discutendo molto in questi mesi e credo appunto sia importante permettere il fatto che comunque territorio da coltivare, soprattutto nella nostra Regione, che è già stata consumata, ce ne sia ancora e sempre di più.
Mi fermo e chiudo dicendo un punto che anche qui è raccolto da diverse associazioni di categoria rispetto non solo all'agricoltura fatta da giovani, ma all'agricoltura fatta da donne: ci sono dei provvedimenti, la Regione Veneto li fa, li ha fatti negli ultimi anni. È anche vero che, come avevo proposto ad esempio durante la discussione del DEFR appena arrivata qui, probabilmente c'è un'incentivazione rispetto alle imprese agricole femminili che nascono sempre di più: i dati stanno facendo vedere una crescita importante. Credo che sia un altro volano oltre a quello del ritorno di alcuni giovani alla terra attraverso la Banca della Terra. Perché esistono tantissime filiere dove il lavoro agricolo femminile sta facendo vedere non solo dei gradi di innovazione importante - penso al vino, dove diverse vignaiole sui colli padovani stanno veramente producendo un'innovazione particolare e molto positiva - ma anche tutto il lavoro che - probabilmente anche il lavoro femminile in agricoltura fa - di tutela del paesaggio che sta attorno, anche per un approccio, credo, al lavoro agricolo che forse una Regione come la nostra dovrebbe incentivare ancora di più di quello che sta facendo.
Al di là del Piano, che dà le linee guida, credo anche io, come diceva la consigliera Zottis, che l'idea di monitorare che tutti i provvedimenti che poi usciranno da questo Piano siano in linea con i principi che il Piano fa emergere, che sono condivisibili, sarà il lavoro da fare nei prossimi mesi, nei prossimi anni.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Assessore Caner, vuole intervenire?

Ass.re Federico CANER

Pronto, mi sentite?

PRESIDENTE

Sì, prego.

Ass.re Federico CANER

Bene. Grazie. Buongiorno a tutti.
Molto velocemente, dato che sia il collega Gerolimetto nella relazione – mi vedo in video due volte, non so se c'è qualche errore di collegamento – ha già espresso bene gli elementi della delibera e anche ovviamente il collega Pan, che da ex Assessore conosce molto bene la materia, quindi sono state già dette cose molto importanti relative alla delibera.
Io quindi mi soffermo a sottolineare due questioni che sono state citate, che però ci tengo vengano rimarcate. Innanzitutto ringrazio la Commissione e anche il Consiglio che oggi si appresta alla promozione, ma soprattutto alla Commissione che l'ha già fatto e ha approvato il provvedimento all'unanimità.
Come è già stato ribadito, questo si tratta di un prolungamento della vecchia PAC per altri due anni di fatto. Di conseguenza, noi andremo in questi due anni a investire circa 392 milioni di euro. La cosa interessante è che grazie alla modifica dei criteri che già da subito siamo riusciti ad attuare a livello nazionale, noi porteremo a casa ben 12 milioni di euro in più nel biennio '21-'22. 12 milioni non sono tanta cosa per il momento, perché, come giustamente ricordavano sia il collega Gerolimetto che il collega Pan, dopo vent'anni di battaglie siamo riusciti a far passare questo concetto di passaggio dal costo storico, dalla spesa storica, ai criteri oggettivi. Purtroppo, non siamo riusciti ad applicarli tout-court dal 2021, ma verranno applicati dal 2023. Quindi dal 2023 la ripartizione dei fondi FEASR - e quindi della PAC prossima - sarà esclusivamente su criteri oggettivi, però siamo riusciti a ottenere nel '21 e nel '22 un sistema misto, che opera così: 90% di criterio storico nel '21 e 10% oggettivo, 70% storico nel '22 e 30% oggettivo. Dal 2023 tutto oggettivo.
Già questo cambiamento parziale ci porta, come vi dicevo, ad avere 12 milioni di euro di spesa in più, di possibilità in più da mettere nei nostri bandi e questa è una cosa molto positiva per le questioni che sono state ribadite poc'anzi, penso appunto al pacchetto giovani, al primo insediamento. Ricordo che, ad oggi, l'assessore Pan lo sa bene, perché purtroppo anche prima era così, riusciamo ad accontentare appena il 50% dei giovani agricoltori che partecipano ai nostri bandi proprio per una mancanza di risorse, ovviamente non perché non siamo in grado di metterle a terra, perché, come ben sapete, noi abbiamo speso tutto fino all'ultima lira (anzi euro, scusate) e, anzi, ad averne di più a disposizione - infatti la battaglia la stiamo facendo per questo - ma semplicemente perché, appunto, le risorse che ci vengono assegnate queste sono.
Devo dire che però questo Regolamento prevede che le 12 Misure che vengono applicate, più le altre 4 o 5 relative alla Next Generation EU, praticamente proveniente dalla EURI, che è la stessa cosa, ci portano ad avere un impegno importante sia per quanto riguarda il mondo giovanile e femminile, ma soprattutto su tutti quei criteri legati all'agro-ambiente. In particolare, la Misura 4.1 ha un'attenzione in particolare su quello che è il contenimento delle emissioni climalteranti di origine agricola, in particolare sui precursori dell'inquinamento atmosferico: in sostanza le emissioni dell'ammoniaca, che sono il precursore del particolato secondario.
Questo perché lo dico? Perché sapete che noi siamo, non solo noi Veneto, ma in particolare la Pianura Padana, è in infrazione europea in alcune situazioni e una di queste è proprio il tema del PM 10. Secondo me a torto, spesso viene additata anche l'agricoltura di essere responsabile di questo elemento quando in realtà sappiamo che l'agricoltura incide soltanto per un 19% rispetto invece a tanti altri sistemi che producono PM 10, però, in ogni caso, noi non ci sottraiamo a questo impegno e, oltre a ciò che è già stato fatto in passato, abbiamo aggiunto questi 20 milioni di euro che vanno in questa misura. A cosa servono? Servono per incentivare, appunto, gli agricoltori, che ne so, a coprire, per esempio i vasconi, a comprare macchinari per iniettare liquame sottoterra e quindi evitare che rimanga in superficie e produca appunto ammoniaca, che, come dicevamo, è precursore del particolato secondario e quindi poi del PM10: quindi una serie di iniziative che ci portano ad aiutare il mondo agricolo a fare questi investimenti. Questi sono necessari perché se non facciamo questo gli agricoltori in questo momento non hanno la capacità finanziaria per poter fare investimenti anche di centinaia di migliaia di euro per intervenire a favore dell'ambiente. Siccome questo è un obiettivo che ci siamo dati anche noi, come Agricoltura, che ci ha dato anche a livello europeo (penso all'Agenda 2030, al Green Deal, al Farm to Fork, a tutte quelle politiche che noi conosciamo e che ci porteranno anche nella prossima PAC a investire circa il 40% delle risorse a disposizione sul tema ambientale), la Regione Veneto su questo non solo applica quelle che sono le direttive dell'Unione Europea, ma cerca anche di mettere in campo tutte quelle pratiche che possano consentire di agevolare questo passaggio e questa anche innovazione/evoluzione tecnologica, sostenendo i nostri agricoltori.
Ecco, queste penso siano le due tematiche più importanti che erano da portare alla vostra attenzione. Poi giustamente ci sono una serie di misure ma, insomma, lo vedete dalla delibera, lo vedete anche dalla relazione, quindi è inutile che io stia qui oggi a perder tempo a farvi l'elenco di come questi 392 milioni di euro vengono ripartiti nelle 12 più 5 Misure che vi dicevo, perché siete in grado di farlo anche da soli, però diciamo che l'obiettivo politico era questo.
Penso che dopo vent'anni di battaglie - lo ricordava prima anche l'assessore Pan - siamo riusciti finalmente grazie a un documento importante... e devo dire che da questo punto di vista voglio anche ringraziare il ministro Patuanelli, che su questo è stato molto sensibile, perché ci siamo trovati a fare un documento ben 15 Regioni "contro" le sei Regioni, che, attenzione, non sono sei Regioni del Sud, perché vorrei sfatare questa cosa: qui non si tratta di Nord contro Sud e non si tratta neanche di destra contro sinistra, perché nelle 15 Regioni ci sono le Regioni di centrodestra, Regioni di centro e Regioni di centrosinistra e ci sono Regioni del Nord, del Centro e anche qualcuna del Sud. Il problema è che purtroppo in questi vent'anni si era consolidato un sistema per cui questo riparto era un riparto di tipo politico, che non teneva conto dei criteri oggettivi. Quali sono i criteri oggettivi? Prima sentivo un Consigliere intervenire da questo punto di vista: sono per esempio la superficie agricola utile (la SAU), le superfici boschive a disposizione, il numero delle aziende per Regione, la PLV prodotta. Insomma, una serie di criteri che ci potrebbero ad avere centinaia, forse, di milioni di euro in più. Almeno decine di sicuro.
Dal 2023 quindi noi finalmente avremo parecchie risorse in più da investire nella prossima programmazione PAC. Tengo però a una precisazione, perché siccome ho visto, purtroppo - e ne abbiamo discusso molto in CPA a livello nazionale ora che ne sono anche coordinatore - qualche collega del sud metterla sullo scontro tra Centro, Nord e Sud e magari anche politico. Non è assolutamente così. È proprio, secondo me, un cambiamento di tipo culturale, epocale, importante da portare avanti.
È vero, come diceva il collega Gerolimetto, che in Conferenza Stato-Regioni, alla fine non siamo riusciti a portare un provvedimento unico perché le Regioni non riuscivano a mettersi d'accordo, perché ne basta una che dica di no. Devo dire, però, appunto, che il ministro Patuanelli, anche se non ha portato la proposta iniziale, che era molto più pesante nel riequilibrio...

PRESIDENTE

Assessore, se può concludere, grazie.

Ass.re Federico CANER

Finisco... era molto più a favore delle quindici Regioni. Alla fine ha portato questa ripartizione, però credo sia una cosa positiva soprattutto per la Regione Veneto e anche per le altre Regioni.
Grazie ancora per l'attenzione.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il collega Montanariello. Prego, collega.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve, non volevo neanche intervenire, ma dopo che, con insistenza, l'ex assessore Pan mi ha tirato in causa, in qualche modo, credo, per dovere di cronaca...
Intanto, vorrei ringraziare l'Assessore all'Agricoltura per aver riportato degli elementi, all'interno del dibattito, molto più reali e ferrati in confronto a quelli che aveva portato l'ex assessore Pan.
Guardi, io credo che l'intervento del consigliere Pan sia stato più che altro perché non voleva, Assessore, che questo provvedimento fosse votato all'unanimità, quindi magari ha tentato di creare un po' di divisione in maniera polemica, inutile, sterile, dal punto di vista politico, come spesso ci ha abituato in questi mesi.
Però ci dispiace, consigliere Pan, il provvedimento viene prima delle simpatie personali e in maniera convinta lo continueremo a votare a favore, anche se il suo era un tentativo di divisione di quest'Aula con elementi extra-politici, che rigettiamo al mittente.
Ma son contento più che altro che in genere, quando c'è un Consigliere di minoranza che smentisce un Consigliere di maggioranza, si entra sempre all'interno di un dibattito politico, Presidente, dove ci sono i tifosi e le faziosità. Fortunatamente, l'ex assessore Pan è stato smentito dall'attuale assessore Caner, che ha dato dei dati sicuramente molto più tecnici da persona preparata e sempre presente qual è l'assessore Caner, quindi, consigliere Pan, cosa dire? Siamo al punto che, nonostante lei sia Capogruppo, anche i suoi la smentiscano. La invito la prossima volta a prepararsi meglio, prima di intervenire, onde evitare di portare il Partito che lei rappresenta come Capogruppo sul baratro di figuracce politiche che in temi come questi, credo, si possano evitare al suo Partito, visto che comunque l'Assessore ha dimostrato anche preparazione sul tema.
Non sta a me difendere la Lega Nord, però, consigliere Pan, sia più generoso con il suo Partito visto che l'ha nominata Capogruppo.
Adesso chiudo ogni polemica e vado a bere il caffè.

PRESIDENTE

Grazie.
Per fatto personale, collega.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Non mi sembra di essere stato molto smentito, se non che comunque l'Assessore ha aggiunto qualche altra Regione rispetto a quello che è successo magari nel passato per quanto riguarda alcune Regioni, in particolare la Puglia, la Sicilia, la Calabria, la stessa Basilicata. Adesso potrei fare l'elenco, magari mi manca l'aggiornamento degli ultimi 2-3 mesi. È uscito, ma volevo un po' rispondere invece alla collega Ostanel sulla visione bucolica e un po' idilliaca di quella che è invece la Banca della Terra, in cui c'è una grande differenza...

PRESIDENTE

Collega, però lei sta intervenendo per fatto personale.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sì, ma velocemente volevo intervenire...

PRESIDENTE

No, mi raccomando, resti sul fatto personale.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sì, sul fatto personale dicevo che...

PRESIDENTE

Non posso dare diritto di replica a tutti.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Il fallimento della Banca della Terra in questa Regione c'è perché c'è una visione comunque privatistica della proprietà terriera, rispetto ad altre Regioni.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento. Quindi mettiamo in votazione la proposta di delibera... però si deve prenotare, collega.
Ma non ci sono altri interventi. Va bene. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Do la parola al collega in replica.

Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)

Nessuna voglia polemica, anzi, mi fa piacere che da parte dei banchi dell'opposizione ci sia questa voglia di collaborare assieme e noi la vogliamo la collaborazione. Secondo me è un valore che potremmo avere tutti assieme, però non bisogna dimenticarsi che la riforma della PAC 2014/2020, che non ha trovato l'accordo in Conferenza Stato-Regioni, è stata gestita dal ministro Martina.
Il tema della convergenza posto a livello europeo ha fatto sì che il Ministero abbia deciso come ripartire il plafond dell'Italia: c'era il tema della convergenza, ma poteva benissimo anche, come era stato suggerito anche a livello europeo, fare le tre macro aree omogenee invece che prendere tutta la superficie nazionale e distribuire l'intero plafond. Qual è il risultato? Al Veneto, tra primo e secondo pilastro, sono stati sottratti 100 milioni all'anno; 100 milioni all'anno che sono mancati al Veneto e ormai sono passati sette anni e altri due se ne fanno avanti. Mancherà, alla fine della programmazione, quasi un miliardo di euro al Veneto. Senza dimenticarci questo, siamo comunque disponibili a trovare assieme i percorsi migliori per le nostre aziende e per impiegare al meglio i nostri fondi, però le nozze con i fichi secchi non si fanno.
Nell'ultimo bando sugli investimenti sono state soddisfatte il 20% delle domande, quindi, nonostante siano stati scoraggiati gli agricoltori a far domande comunque è stato soddisfatto solo il 20%. Avessimo qualche risorsa in più... abbiamo la grande energia delle nostre aziende e abbiamo la grande preparazione dei nostri tecnici, che sono capaci di fare i bandi e lo dimostrano anche le ispezioni dell'Unione europea fatte sul Veneto, che non si capiva perché il Veneto riuscisse ad avere il doppio della media nazionale, quindi hanno fatto tutte le ispezioni e non hanno trovato nulla da dire. Quindi abbiamo quindi persone competenti, che fanno le cose bene.
Sul biologico, aggiungerei anche, noi in Veneto siamo seri: abbiamo meno del 10% del biologico. Ci sono Regioni italiane... e non ne faccio questioni di Nord e Sud, non faccio il leghista. Una Regione ha il 24%: io, assieme ad altri colleghi sono andato a fare un giro in questa Regione. Gli chiedevo: "Come fate voi ad avere il 24% di superficie biologica?" E correvamo in autostrada. Si vedeva incolto produttivo a destra e aree secche, anzi, molte stavano già ardendo perché era estate. Come? Questa è tutta superficie biologica?
Noi in Veneto siamo seri e vogliamo continuare ad essere seri. Perciò, biologico fa una produzione biologica, non che si prende il titolo di biologico, punto e basta. Vogliamo continuare ad essere seri e credo che anche questo sia un tema che possiamo condividere.
Il nostro voto sarà favorevole e spero che, come già preannunciato, ci sia una convergenza verso non solo questo momento di voto, ma anche nel prosieguo dell'avanzamento del nostro PSR.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Zottis, vuole intervenire in dichiarazione di voto? Prego.

Francesca Zottis (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarazione di voto.
Guardi, noi non abbiamo fatto polemica quando parliamo. Chiaramente votiamo a favore perché crediamo che queste misure siano assolutamente di sostegno per il mondo agricolo. Ci crediamo e quando parliamo di monitoraggio è proprio perché siamo seri, non è questione di non essere bravi o essere bravi. La questione è che anche il mondo economico, a livello nazionale, regionale e internazionale, cambia continuamente, quindi è necessario monitorare per capire eventualmente come cambiare le cose anche in corso d'opera perché i risultati siano quelli previsti. Questo non lo dico io, lo dicono le fluttuazioni economiche che vediamo tutti i giorni e a cui siamo sottoposti, a cui è sottoposto anche il mondo agricolo tutti i giorni.
Siamo seri perché se c'è una cosa da dire - può dirlo l'Assessore, l'ha detto la struttura - se c'è qualcuno a livello europeo che si sta battendo e si è battuto per ottenere i risultati avuti e per ottenere che non ci sia una rinazionalizzazione della PAC, si chiama Paolo De Castro, mentre alcuni Governi di estrema destra ci stavano portando dentro il baratro sotto questo aspetto.
Credo che se c'è un voto a favore è per la serietà che vogliamo dimostrare e se ci sono delle osservazioni che abbiamo fatto è per la serietà che vogliamo dimostrare. Non è una critica, è un auspicio di quello che è un quadro evidente, che non diciamo noi, lo dicono le associazioni; sono appelli che vengono fatti e che noi riportiamo qui come riportiamo in sede nazionale, come riportiamo in sede europea perché ci crediamo, perché crediamo che il mondo agricolo sia realmente una spinta verso il futuro, che possa fare la differenza, soprattutto in Regioni come il Veneto e, quindi, spetti a noi porre quelle condizioni e cambiare quelle condizioni su tutti i tavoli, man mano che si manifestano eventuali difficoltà o prospettive che il mondo economico ci fa osservare, ci mette in faccia e magari noi non ce ne eravamo ancora accorti o ce ne siamo accorti tardivamente, perché succede.
Grazie. Riconfermo il voto favorevole per la serietà che questa opposizione ha e per la serietà che vogliamo avere verso il mondo agricolo.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non ci sono altre richieste di intervento in dichiarazione di voto, quindi mettiamo in votazione la proposta di deliberazione amministrativa n. 24.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Sospendiamo 10 minuti per permettere il ricambio d'aria.
Il Consiglio riprende alle ore 16.30.
Riunione dei Capigruppo in Sala del Leone.
La seduta è sospesa alle ore 16.19
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta riprende alle ore 16.37

PRESIDENTE

Colleghi, se riprendiamo posto.
Vedo dai video molti Consiglieri collegati, quindi direi che possiamo riprendere la seduta.
PUNTI
16, 17 e 18




RELAZIONE DEL GARANTE REGIONALE DEI DIRITTI DELLA PERSONA ANNI 2017 E 2018. (RENDICONTAZIONE N. 29) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 83/2021)
RELAZIONE DEL GARANTE REGIONALE DEI DIRITTI DELLA PERSONA ANNO 2019. (RENDICONTAZIONE N. 30) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 84/2021)
RELAZIONE DEL GARANTE REGIONALE DEI DIRITTI DELLA PERSONA ANNO 2020. (RENDICONTAZIONE N. 33) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 85/2021)

Relatrice in Aula la consigliera Laura Cestari che svolge congiuntamente la relazione delle tre rendicontazioni per conto della Prima commissione consiliare.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione unificata)

Signor Presidente, colleghi consiglieri,

le rendicontazioni all'attenzione del Consiglio regionale rappresentano la complessiva opera
svolta, nel corso dei due mandati, dal Garante regionale dei diritti della persona, dr.ssa Mirella Gallinaro, nel corso degli anni dal 2017 al 2020.

In precedenza, il Consiglio regionale aveva già avuto modo di valutare in modo assai positivo l'operato del medesimo Garante, nell'esame della relazione presentata per gli anni 2015 e 2016, approvata con deliberazione consiliare n. 90 del 14 marzo 2018.

Ebbene, è mia intenzione presentare oggi in modo unitario le relazioni depositate dal Garante a fronte delle attività svolte nel quadriennio 2017-2020, perché in tal modo si rende trasparente il costante e assiduo percorso che complessivamente ha svolto e, conseguentemente, la coerente e costante tenacia nel perseguire gli obiettivi che, in modo del tutto autonomo, come la legge istitutiva impone, si era proposto di raggiungere.

Nella lettura unificata, è dato cogliere nel suo operato l'avvio di un profondo e articolato percorso culturale e istituzionale di rinnovata e innovativa attenzione al panorama dei diritti umani, con riferimento alle tre aree affidategli, della difesa civica, dei minori e dei detenuti.

Del resto, lo Statuto del Veneto approvato nel 2012 sancisce il più alto riconoscimento della promozione e tutela dei diritti umani, creando per l'appunto la figura del Garante regionale dei diritti della persona. L'articolo 63 ne prevede infatti l'istituzione, rinviando alla legge regionale (la n. 37 del 2013) la definizione delle modalità di esercizio delle funzioni di difesa civica (art. 11), di promozione, protezione e pubblica tutela dei minori di età (art. 13), di garanzia dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (art. 14).

Superate alcune discontinuità, in particolare con la precedente figura del difensore civico, di
cui si è dato ampio conto con la citata relazione per il 2015-2016, nel periodo 2017-2020 sono da una parte state consolidate le esperienze maturate nel passato, soprattutto nell'area della tutela dei minori, e tracciato il percorso istituzionale della novella funzione di tutela dei detenuti.

Ma la caratteristica comune e certamente strategica a tutte le funzioni, che emerge dalle relazioni 2017-2020, consiste nel pieno consolidamento dell'innovativa caratteristica distintiva e trasversale alle attività svolte dal Garante, consistente nell'"operare con strumenti di mediazione, persuasione, facilitazione, orientamento, sollecitazione, raccomandazione" senza avvalersi di strumenti di natura giurisdizionale.

In generale la sua peculiarità è quella di agire senza poteri autoritativi, avvalendosi maggiormente della leva di meccanismi riconducibili a "moral suasion": in questa fine e delicata modalità di intervento sta il fulcro della sua mission.

Ebbene, in tutte le singole relazioni annuali si coglie facilmente l'estrema attenzione del Garante nell'assicurare all'organo che rappresenta la piena aderenza al suddetto modello operativo, in piena sintonia con lo Statuto e con la legge istitutiva.

La sua autonomia, garantita istituzionalmente, è stata dallo stesso perseguita come strategico obiettivo organizzativo, dato che senza un adeguato livello di autonomia ed efficienza organizzativa, vengono a mancare gli strumenti concreti a supporto e garanzia della stessa autonomia, altrimenti tale solo come astratto principio normativo.

E, in effetti, si può notare come il Garante, nel corso dei due mandati, abbia potuto costituire e consolidare una solida organizzazione, dotandola, sia pure nel corso del tempo e con non indifferenti ostacoli amministrativi, di adeguate risorse professionali, sia interne che esterne.

Il Garante si avvale, infatti, della collaborazione dell'Azienda Ulss 3 Serenissima per la costituzione di un supporto altamente specialistico delle singole aree (uno staff di esperti nelle materie di tutela dei minori e dei diritti umani) per l'espletamento delle attività di interesse comune, volte alla promozione, protezione e facilitazione del perseguimento dei diritti dell'infanzia, dell'adolescenza e delle persone comunque ristrette nella libertà individuale. Il personale interno assegnato al Servizio Diritti della Persona, esperto nell'area sociale, coordina le professionalità di cui all'Accordo con l'Ulss 3 Serenissima, garantendo un lavoro di equipe tra professionalità psico-sociali e giuridiche esperte nel campo del diritto minorile, di famiglia e penale.

Il succitato accordo triennale di cooperazione con l'Ulss 3 Serenissima, stipulato ai sensi dell'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241, attualmente in essere, scade al 31/12/2021.

Il raggiungimento di un adeguato livello organizzativo costituisce uno, fra i molti, degli importanti "lasciti" del Garante uscente al Garante che verrà, assieme a quello, anch'esso ottenuto con costanza e dedizione, della certificazione di qualità ISO 9001 delle procedure di intervento del Garante, in tutte e tre le sue funzioni.

Veniamo ora ad illustrare i risultati ottenuti dal Garante nelle singole funzioni.

A) per quanto riguarda la funzione di difesa civica: nel corso dei mandati oggetto di relazione, può agevolmente notarsi la costante tensione per raggiungere e consolidare l'obiettivo strategico di rendere gli interventi del Garante nei concreti casi, posti dai cittadini alla sua attenzione, di lamentate disfunzioni da parte di Amministrazioni Pubbliche presenti nel territorio regionale, metodicamente il meno possibile giurisdizionali, allo scopo di ristabilire, in modo positivo e valoriale, con metodi di orientamento, sensibilizzazione, raccomandazione, la dialettica tra il cittadino, che si ritiene leso da un comportamento dell'istituzione e quest'ultima, avendo ovviamente sempre come faro illuminante il dato
normativo del singolo caso concreto.

Anche nell'ambito del procedimento di riesame del diniego dell'accesso agli atti, di cui all'articolo 25, comma 4, della legge 8 agosto 1990, n. 241 e successive modifiche - caratterizzato da una prevalenza delle connotazioni giuridico formali, nel corso del tempo, sono progressivamente aumentati i casi di esito positivo per i richiedenti, non già in forza di una formale pronuncia del Garante, quanto perché, nel corso della fase istruttoria del riesame, l' Amministrazione interessata ha spontaneamente acconsentito all'ostensione dei documenti richiesti.

Questo dato è particolarmente positivo perché corrisponde all'accentuazione e consolidamento del suddetto metodo non giurisdizionale che, favorendo soluzioni spontanee, persegue tendenzialmente, anche in ambiti formali, obiettivi di riavvicinamento del cittadino alle istituzioni, nel quadro dei principi di trasparenza, accessibilità e partecipazione che informano tutta l'attività amministrativa.

In tale contesto, merita considerazione la particolare attenzione, da parte del Garante, per le richieste di intervento di rappresentanti di amministrazioni locali, nei confronti di attività riguardanti le rispettive amministrazioni, per evitare, nell'esercizio della sopra indicata metodologia di intervento, il coinvolgimento del Garante in dinamiche di carattere strettamente politico, limitandosi a garantire attraverso il controllo dell'accessibilità delle informazioni la correttezza dei rapporti fra consiglieri e organi esecutivi e tra maggioranza e opposizione, evitando pertanto di ingerirsi in valutazioni riguardanti il merito o l'opportunità dell'azione politica.

Tale impostazione si esprime anche nell'esercizio dei suoi eccezionali poteri sostitutivi, nei casi previsti dalla legge, che si sostanziano in nomine di commissari ad acta, riconosciuti in capo al Garante regionale dei diritti della persona ai sensi dell'articolo 136 Testo Unico Enti Locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) e dell'articolo 30, comma 10, legge regionale 23 aprile 2014, n. 11 , "Norme per il Governo del territorio e in materia di paesaggio" e successive modifiche.

L'applicazione dei predetti istituti di natura sostitutiva si pone in discontinuità rispetto a quella del procedente Difensore civico. Il Garante, infatti, ha sempre posto l'attenzione sul carattere straordinario dell'intervento in via sostitutiva rispetto alle Amministrazioni sostituite, che si ritiene possa essere giustificato – come così la lettera e lo spirito delle richiamate norme vogliono intendere – solo qualora, nel caso del potere sostitutivo di cui al richiamato articolo 136 T.U.E.L., il provvedimento richiesto abbia carattere obbligatorio, sia nella sua adozione che nel suo contenuto e non presenti, neanche nel merito, elementi di discrezionalità.

Per quanto riguarda, invece, la fattispecie sostitutiva di cui al citato articolo 30, comma 10, della legge regionale n. 11/2004 , l'intervento del Garante è ammissibile solo ove sussistano condizioni oggettive tali da rendere impossibile per l'organo dell'ente locale competente esprimersi, a causa dell'esistenza di precise situazioni di conflitto di interessi (identificate nell'articolo 78 del T.U.E.L.), in capo ad un numero di componenti dell'organo che deve deliberare, tale da impedire la formazione del cd. quorum strutturale necessario per deliberare (e non già quando l'impedimento in questione riguardi parte o tutta la compagine di maggioranza, ove esso non si risolva nell'impossibilità di formare il predetto quorum strutturale); in ogni caso senza entrare, per via sostitutiva, in valutazioni di merito od opportunità del provvedimento.

B) per l'area tutela dei minori di età: ai sensi dell'art. 13 della legge regionale 24 dicembre 2013, n. 37 il Garante ha assicurato le funzioni di promozione, protezione e pubblica tutela dei minori di età, attraverso le attività sotto specificate:

attività per i tutori volontari dei minori di età: tra le attività prevalenti dell'Ufficio, che vede un lavoro in sinergia con la stretta collaborazione dei referenti territoriali (incaricati dai comuni o dalle Aziende ULSS) per la formazione dei tutori, l'abbinamento con il minore e successivamente l'accompagnamento nel percorso di tutela.

Il Veneto, nell'ambito della tutela volontaria di minori di età ha delle peculiarità importanti rispetto al panorama nazionale. Il Garante, all'entrata in vigore della legge n. 47/2017, che incaricava l'Autorità Garante regionale di mettere a disposizione del Tribunale per i Minorenni un elenco di volontari disponibili ad assumere la tutela dei minori stranieri non accompagnati, poteva contare già su un modello efficace e consolidato di formazione e gestione dei tutori volontari regolata da appositi protocolli con le Autorità giudiziarie per l'individuazione e la segnalazione di volontari formati e disponibili a essere nominati tutori di minore età.

Un modello, quello Veneto, innovativo perché garantisce l'abbinamento, a cura dell'Ufficio del Garante, con il tutore, non solo per i minori stranieri non accompagnati (previsto dalla legge n. 47/2017) ma per tutti i minori di età e perché è sotteso "un lavoro di cura" costante della rete dei tutori per supportarli nell'esercizio delle loro delicate funzioni.

Per garantire quanto sopra espresso è stato necessario sensibilizzare nuovamente i Presidenti dei Tribunali Ordinari e i Giudici Tutelari inviando specifica lettera di presentazione del progetto e in alcuni territori anche alla firma di specifici protocolli di intesa.

processi di facilitazione - ascolto istituzionale - vigilanza - comunicazione tra servizi e contesti educativi: nel corso dei mandati è aumentata l'attività di ascolto istituzionale.

Il Garante infatti attiva forme di ascolto istituzionale nei confronti di servizi sociosanitari, istituzioni scolastiche, comunità di accoglienza ed altre istituzioni pubbliche o private e accoglie le segnalazioni relative a difficoltà nello svolgimento delle procedure di protezione e tutela. L'ascolto istituzionale, eventualmente esteso a famiglie e minori di età e l'accoglimento delle segnalazioni sono finalizzate alla mediazione, alla consulenza, all'orientamento e alla segnalazione alle amministrazioni competenti e, se del caso, all'autorità giudiziaria.

L'attività favorisce la soluzione di difficoltà, di impasse, di conflittualità e criticità che la complessità delle situazioni e del lavoro sociale comportano, ponendo la garanzia dei diritti e il preminente interesse del minore come punto fermo.

Dall'analisi delle richieste poste all'attenzione dell'ufficio, si evidenzia che, sempre più rispetto al passato, risultano complesse e comportano da parte dell'Ufficio l'adozione di azioni articolate che prevedono l'ascolto istituzionale e la costante mediazione al fine di garantire il prioritario interesse del minore coinvolto.

L'art. 8 della legge regionale 24 dicembre 2013, n. 37 conferisce al Garante il potere di consultare gli atti che costituiscono oggetto del proprio intervento e di ottenerne copia per l'adempimento delle sue funzioni.

Per far fronte alla complessità delle situazioni presentate e all'impasse in cui si trovavano a volte i servizi sociali è stato utilizzato maggiormente lo strumento delle convocazioni degli operatori. Lo strumento della convocazione online in periodo di pandemia è risultato essere un metodo molto efficace per riuscire a svolgere le funzioni di ascolto istituzionale, come da legge istitutiva, e si crede possa essere utilizzata anche a conclusione dell'emergenza sanitaria.

Nelle funzioni di ascolto, mediazione e orientamento, si è evidenziato frequentemente come da un singolo quesito posto si celasse invece una situazione di complessità ben più ampia.

Dall'analisi delle richieste è emersa la difficoltà di molti servizi di lavorare in rete in una prospettiva multi-dimensionale. Per far fronte a questa criticità il Garante condivide quanto evidenziato dalle linee di indirizzo nazionali "L'intervento con bambini e famiglie in situazioni di vulnerabilità – promozione della genitorialità positiva": per sostenere la qualità e l'efficacia degli interventi di presa in carico delle famiglie che preveda anche il loro coinvolgimento, è necessario rafforzare le pratiche di collaborazione tra professionisti. Vanno promosse occasioni di aggiornamento e formazione interprofessionale per il monitoraggio degli interventi, lo studio e la riflessività professionale...".

Le numerose richieste sottoposte all'attenzione dell'Ufficio sottendono un costante conflitto tra le diverse istituzioni in merito alle competenze economiche. Non a caso è più volte emerso che per il medesimo minore siano stati entrambi i comuni coinvolti a richiederne, in istanze diverse, il parere al Garante evidenziando così dinamiche conflittuali che sicuramente non garantiscono il superiore interesse del minore.

Le criticità sopra evidenziate portano il Garante, a conclusione dei due mandati, a ritenere che sia sempre più necessario promuovere le relazioni tra istituzioni per una presa in carico integrata delle famiglie in situazioni di vulnerabilità anche attraverso la definizione di protocolli di intesa e linee guida comuni.

Risulta essere prioritario, inoltre, potenziare la formazione degli operatori che si occupano dei bambini e degli adolescenti in condizione di vulnerabilità per la costruzione di prassi e linguaggi comuni in una prospettiva multi-dimensionale e non autoreferenziale della singola professione.

C) garanzia dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale: per quanto riguarda l'attività di tutela di tali persone, è bene evidenziare che il relativo assetto organizzativo si è potuto impostare solo dal 1° ottobre 2017, con l'acquisizione, in comando, di un funzionario assistente sociale esperto nella materia, cui ha fatto seguito il progressivo consolidamento di questa funzione.

Pertanto da fine 2017 ad oggi si è data priorità alla costruzione di quella rete di contatti, collaborazioni non solo con le amministrazioni competenti, quali Ministero della Giustizia, Direzione Regionale Area Sanità e Sociale, Direzione Lavoro, Aziende ULSS, ma anche con le realtà del terzo settore che con il carcere interagiscono.

Al fine di tendere a garantire il diritto alla salute, il miglioramento della qualità della vita, l'istruzione, la formazione professionale, il reinserimento sociale e lavorativo delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale il Garante è presente in diversi tavoli interistituzionali quali: Osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere del Veneto; Tavolo interistituzionale regionale per la gestione del paziente sottoposto a misure di sicurezza - REMS (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza); Protocollo d'intesa per l'attivazione di forme di accoglienza per bambini in carcere con la madre.

Trattasi di un protocollo d'intesa riferito all'Istituto a custodia attenuata per madri detenute (ICAM).

La legge regionale n. 37/2013 all'articolo 14 prevede che il Garante operi a favore delle persone detenute negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei servizi dei centri per la giustizia minorile, nei centri di identificazione ed espulsione, nelle strutture sanitarie, in quanto sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio, nonché a favore delle persone private a qualsiasi titolo della libertà personale.

L'attività del Garante in questi anni si è quindi rivolta principalmente alle persone ristrette adulte, con particolare attenzione a quei territori nei quali, pur in presenza di un istituto penitenziario, non è presente un garante comunale. Nella nostra regione infatti non vi sono allo stato attuale centri di identificazione ed espulsione.

Per quanto concerne le strutture sanitarie non si è ritenuto di svolgere un'attività diretta in questo settore ma di monitorare quelle situazioni relative alle persone sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio che denunciavano un uso improprio di questo strumento.

Il Garante dei diritti della persona del Veneto ha posto particolare attenzione alla promozione e organizzazione di convegni, seminari, giornate di studio e formazione rivolti principalmente agli agenti di polizia penitenziaria e al personale civile degli istituti penitenziari, ma volti pure a favorire la sensibilizzazione e la diffusione della cultura dei diritti della persona e, allo stesso tempo, l'analisi delle problematiche giuridiche, socioeconomiche, educative e psicosociali che influiscono sul soddisfacimento dei diritti fondamentali della stessa, con particolare riferimento alle condizioni dei gruppi sociali maggiormente vulnerabili.

Iniziative quindi aperte ad un pubblico diffuso ovvero rivolte a professionisti e operatori che, nell'esercizio della loro attività, si occupano direttamente delle tematiche e delle questioni poste al centro dell'iniziativa culturale.

Seminari promossi dal Garante.

Nel 2018 è stato siglato l'accordo di Cooperazione, tra il Garante regionale dei diritti della persona e l'Azienda ULSS 3 Serenissima, finalizzato alla collaborazione nello svolgimento di iniziative formative e informative di comune interesse. Tale accordo di cooperazione ha permesso la realizzazione nel dicembre 2018 del Convegno tenuto presso l'Auditorium del Padiglione G. Rama dell'Ospedale "All'Angelo" intitolato "La complessità del sistema penitenziario: disagio psichico nelle criticità del sistema".

Il convegno ha costituito un primo momento di riflessione sulla complessità del sistema penitenziario di cui il disagio psichico rappresenta il paradigma. Il disagio psichico infatti non è solo quello manifestato dalla popolazione detenuta, comunque in crescente sovraffollamento secondo i dati dei diversi osservatori sulle carceri, ma è anche quello relativo a tutti gli attori che, a diverso titolo, operano all'interno del sistema carcerario.

Le criticità del sistema sono state illustrate, con l'utilizzo della lente che il proprio luogo di osservazione permette, attraverso due sessioni:

• nella prima, a carattere generale, il Garante nazionale, l'Amministrazione penitenziaria e il mondo universitario, hanno dato una lettura dello stato attuale della complessità del sistema, proponendo indicazioni prospettiche;

• nella seconda, pensata come tavola rotonda tra gli attori locali, è stata proposta un'analisi delle criticità che quotidianamente si devono affrontare e nel contempo delle buone prassi che si possono e si stanno realizzando.

Nel novembre 2019 il secondo Convegno volto a capire la complessità del sistema penitenziario - "La complessità del Sistema Penitenziario: Occuparsi degli uomini che agiscono violenza di genere" - si è tenuto il 19 novembre sempre presso il Padiglione Rama di Mestre. Il Convegno, in collaborazione tra il Garante regionale dei diritti alla persona, l'Azienda ULSS 3 "Serenissima" e il Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria per il Triveneto ha costituito la seconda tappa del percorso di riflessione sulla "Complessità del sistema penitenziario" volto ad approfondire le conoscenze per facilitare la comprensione della complessa realtà degli uomini che agiscono violenza di genere.

La violenza contro le donne è una delle manifestazioni dei rapporti di potere tra uomini e donne, storicamente ineguali, che hanno portato alla discriminazione delle donne stesse, impedendone la piena realizzazione e dando luogo a un'estesa violazione dei diritti umani e ad ostacoli significativi nel conseguimento dell'uguaglianza di genere.

Questa seconda giornata seminariale desiderava accrescere la conoscenza del fenomeno e le competenze professionali degli operatori che quotidianamente si interfacciano con il fenomeno della violenza di genere in un'ottica di lavoro di rete fra i diversi soggetti e istituzioni operanti nel territorio (servizi, agenzie, ordini professionali e professionisti, sistema della giustizia, forze dell'ordine, servizi sociali, servizi sanitari e servizi per la protezione dell'infanzia, operatori pubblici e privati che intercettano la violenza domestica).

È' a partire da queste considerazioni che l'evento si è svolto in due sessioni:

• nella prima si è realizzata la lettura generale dell'agire violento attraverso l'utilizzo della lente della Magistratura di sorveglianza e di professionisti dedicati, quali uno psicologo psicoterapeuta e un criminologo;

• nella seconda si è dato spazio a riflessioni e confronti fra esperienze degli attori del territorio che operano sia con le vittime delle violenze che con gli uomini violenti.

La numerosa e attenta partecipazione a questi eventi, ed il riscontro positivo manifestato anche nei mesi successivi dai partecipanti incontrati nei più diversi contesti, ha quindi rafforzato l'idea di come sia importante anche nel futuro proseguire l'attività formativa congiunta fra operatori del carcere (agenti di polizia penitenziaria, funzionari giuridico pedagogici, sanitari) e operatori dei servizi esterni, siano essi dipendenti del Ministero di giustizia (UIEPE, Magistratura) che operatori dei servizi socio sanitari dei comuni, delle ULSS del terzo settore.

L'obiettivo di queste formazioni è permettere la reciproca conoscenza di competenze, prassi, modalità operative, risorse e vincoli affinché non sia il singolo caso a dover mettere in contatto i servizi, ma siano i servizi a saper dare risposte rapide e corrette ai singoli casi, così da realizzare quella progettualità congiunta in grado di permettere un reale trattamento ed un successivo reinserimento nella società.

Per i dati numerici riferiti alle quantità di pratiche annualmente trattate dal Garante nel corso degli anni 2017-2020, si rinvia a quanto contenuto nelle singole relazioni annuali.

Riassumendo brevemente i passaggi istruttori intercorsi, si ricorda che i provvedimenti all'esame quest'oggi dell'Assemblea legislativa sono stati assegnati tra il 18 maggio ed il 9 giugno 2021 alla Prima Commissione consiliare, nonché alla Quinta Commissione per gli aspetti di competenza.

Nella seduta n. 28 del 16 giugno 2021 sono stati illustrati ai componenti della Prima Commissione consiliare dal Garante regionale dei diritti della persona, in scadenza di mandato, affiancato dal dirigente regionale della struttura competente.

La Prima Commissione, acquisiti tra il 27 maggio ed il 17 giugno 2021 i pareri favorevoli sui provvedimenti della Quinta Commissione, che si è espressa all'unanimità per quanto di competenza, conclusi i propri lavori sui medesimi nella seduta n. 31 del 14 luglio 2021, ne ha approvato all'unanimità le prese d'atto e la trasmissione per l'esame in Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, della legge regionale n. 37/2013 .

Hanno espresso voto favorevole i rappresentanti dei gruppi consiliari Zaia Presidente (Bisaglia, Cestaro, Gerolimetto, Sandonà, Villanova), Liga Veneta per Salvini Premier (Cecchetto, Cestari, Corsi, Favero), Fratelli d'Italia-Giorgia Meloni (Speranzon con delega Polato), Lista Veneta Autonomia (Piccinini) e Partito Democratico Veneto (Possamai Giacomo)".

PRESIDENTE

Siamo alle relazioni, dico al plurale, del Garante regionale dei Diritti alla Persona, anni 2017-2018, anno 2019 e anno 2020.
In pratica, è il riassunto dell'attività del Garante negli ultimi anni, quindi la rendicontazione n. 29, la n. 30 e la n. 33.
La relatrice, per tutti e tre i provvedimenti è la collega Laura Cestari, a cui do la parola. Prego.

Laura CESTARI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Farò del mio meglio per sintetizzare.

PRESIDENTE

Un attimo, Laura.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Sull'ordine dei lavori: come si svolgerà questa discussione? Un'unica discussione...?

PRESIDENTE

Io farei una discussione unica perché appunto il tema è unico e riassume, ripeto, tutti e tre gli anni.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Va bene. Grazie.

PRESIDENTE

Prego, Cestari.

Laura CESTARI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Cercherò di sintetizzare nel miglior modo possibile i quattro anni di relazione del Garante regionale dei Diritti della Persona.
Prima di iniziare a snocciolare tutta una serie di numeri e di informazioni, vorrei rendere sicuramente un encomio a questa figura tanto importante; lo vorrei fare perché, al di là del compito che è stato assegnato a questo ruolo, il Garante regionale per i Diritti della Persona svolge una missione che esula veramente dal dovere e dai compiti assegnati. È un ruolo difficile, fatto di difficoltà sicuramente, senso di responsabilità che è necessario e senso civico. Per cui dietro a tutti questi dati, talvolta forse noiosi, emerge un lavoro faticoso, emerge un lavoro concreto, del quale veramente dobbiamo essere tutti grati e fieri, anche per l'importante lavoro, direi anche molto positivo, svolto all'interno della nostra Regione Veneto.
Sono tre le aree di cui si occupa il Garante regionale dei Diritti della Persona: difesa civica, tutela dei minori e tutela delle persone ristrette nella libertà personale. Da un punto di vista di difesa civica, volendo accorpare un po' i quattro anni, dal 2017 al 2020, le istanze pervenute più o meno rappresentano una media di 400 annuali. Sulla totalità, diciamo che la maggior parte si riferisce soprattutto al diritto d'accesso ai vari provvedimenti amministrativi e, volendo fare un'analisi un pochino più stringente sulla provenienza geografica, diciamo che quasi tutto proviene dalla Provincia di Venezia, con ben 93 istanze. Le Province che ricorrono meno al Garante, sono quella di Rovigo e quella di Belluno, che registrano sempre in media una ventina di richieste.
Questi dati, ripeto, rappresentano un pochino la media dei quattro anni, quindi 2017, 2018, 2019 e 2020.
Mi soffermerei in particolar modo sulla difesa dei minori. Rileva in questa macroarea soprattutto l'attività dei volontari, volontari che vengono formati proprio in ambito territoriale per rispondere al meglio alle esigenze dei vari territori, all'interno della nostra regione. Dal 2004 fino al 2019 - si esclude il 2020, perché con la pandemia non è stato possibile organizzare i corsi - i volontari formati, che hanno confermato la disponibilità a essere inseriti poi nella banca dati del Garante, sono stati 1.284, fino ad arrivare a 1.300. Tutte queste persone hanno sempre e costantemente partecipato ai vari corsi territoriali che si sono tenuti presso l'Ufficio del Garante, il quale peraltro è già pubblico tutore dei minori, realizzati attraverso la collaborazione dei Comuni e delle varie aziende ULSS del Veneto.
Dunque, analizzando i dati dei quattro anni, le richieste pervenute rappresentano una media circa di 400 richieste, praticamente tutte dalle Autorità Giudiziarie, con la relativa poi conseguente predisposizione della nomina del tutore e quasi la totalità di queste richieste, appunto, riguardava i minori. Nel tempo sono aumentate le richieste provenienti dai vari Tribunali ordinari: questo incremento è da attribuire soprattutto alla variazione nel numero di presenze di minori stranieri non accompagnati nel territorio del Veneto.
Per quanto riguarda i processi di facilitazione, l'attività di ascolto negli anni ha registrato un processo più o meno di diminuzione non così elevato, però evidente, per cui, ecco, è necessario porre una sorta di attenzione su questo punto. Tra le categorie di segnalanti più numerose, a proposito dei minori, sono quelle dei Comuni seguiti poi dai genitori e dalle aziende ULSS.
Per quanto riguarda le segnalazioni provenienti dai genitori, un po' come avveniva anche negli anni precedenti al 2017, le questioni maggiormente poste riguardano soprattutto conflittualità di coppia e familiari, quindi, soprattutto nell'ambito di separazione genitoriale altamente conflittuale. Tra le questioni di rilievo, da un punto di vista legale, volendo guardare alla Regione Veneto, la Regione Veneto vanta sicuramente un valido tessuto di solidarietà e organizzazioni di welfare di cui andare fieri. Tutto è stato fatto veramente per rendere effettivo il diritto di ogni bambino di crescere all'interno di una famiglia, superando quindi anche un po' il concetto di deistituzionalizzazione. Con delibera di Giunta, non adesso, ma già nel 2007, si era prevista una vera e propria quota assegnata ai vari Comuni, alle varie ULSS per questo tipo di problematiche sulla base evidentemente di criteri prestabiliti.
Nel corso del 2017, nel 2018 e anche nel 2019 si sono configurati diversi casi di violazione della riservatezza del minore e diritto alla sua protezione rispetto alla privacy del genitore, ad esempio, nei casi di minori adottati, che hanno evidentemente diritto a non essere rintracciati. Ecco, in alcuni casi si sono verificate violazioni in questo senso, per cui ecco che la figura del Garante regionale per i Diritti della Persona diventa assolutamente rilevante per poter adire e monitorare queste situazioni ed evidentemente anche evitarle per il futuro.
Numerosi poi, nel tempo, sono stati i progetti volti ad offrire un'attenta lettura dei bisogni dei bimbi e degli adolescenti con un focus anche sulla valenza territoriale, perché è chiaro che, ogni Provincia, ogni territorio rappresenta delle peculiarità, rappresenta delle diversità che vanno considerate.
Diverse peraltro le partnership che hanno coinvolto diversi soggetti pubblici e privati e con valenza pluriennale. È stato fatto, insomma, veramente un ottimo lavoro anche da un punto di vista di difesa dei minori.
Per quanto riguarda invece la parte relativa alla garanzia delle persone sottoposte a misure restrittive, il tema è particolarmente delicato per diversi aspetti e forse qui è più evidente l'evoluzione che ha avuto questa materia negli ultimi anni.
In generale, a livello nazionale si registra una crescita del numero dei detenuti, con un vero e proprio sovraffollamento. Il Veneto, in qualche modo, rispecchia la media nazionale, con un sovraffollamento che va da un 118 a un 120%. Lodevole è sicuramente l'attività svolta presso gli istituti penitenziari del Veneto, sempre ad opera del Garante regionale dei Diritti della Persona, con seminari, con incontri, quindi veramente con una grossa dedizione a tutto quello che è il mondo carcerario.
Per quanto riguarda le segnalazioni pervenute dai vari detenuti all'interno delle nostre Province, gli argomenti sono soprattutto: affettività (quindi richiesta di colloqui con i familiari), lavoro (per mancanza magari di trasparenza nei vari criteri), quesiti processuali, quesiti sulla qualità della vita (per esempio lo spazio all'interno delle celle), sanità (quindi visite, trattamenti non ricevuti) ed in generale, i quesiti si pongono da un punto di vista proprio trattamentale.
Cos'è successo con la pandemia? Facciamo quindi un focus proprio sull'ultimo anno. È un po' difficile rendicontare quello che è avvenuto nell'anno 2020 all'interno delle carceri, perché c'è comunanza - passatemi l'espressione - tra quello che è avvenuto dentro e fuori le carceri, almeno sotto l'aspetto emozionale. Partendo dai numeri: il 29 febbraio 2020, i detenuti presenti a livello nazionale erano 61.230, per una capienza regolamentare di 50.931 posti. Veneto più o meno speculare: al 21 febbraio 2020, i detenuti erano 2.638, per una capienza regolamentare di 1.942 posti. Pochi mesi dopo, quindi parlo di dicembre 2020, Italia: 53.364 detenuti, per una capienza di 50.562 posti; Veneto: 2.287 detenuti, quindi in discesa rispetto ai mesi anteriori, contro una capienza regolamentare di 1.908 posti.
Il disagio causato dalla pandemia, unito poi a tutta una serie di misure che sono state adottate e che hanno di fatto isolato il carcere dalla comunità e aggravato l'endemico problema del sovraffollamento, si è percepito con intensità, con sommosse carcerarie e conseguenti distruzioni insomma non solo di edifici, ma anche di materiale. Addirittura, in alcuni casi, in territorio italiano si sono registrati ben 13 morti.
In Veneto, fortunatamente, non si sono registrate queste sommosse. La protesta si è concentrata soprattutto sulla richiesta di uno sfollamento tramite amnistia, tramite indulto e anche qui, indipendentemente da tutte quelle che sono le ragioni della protesta, i Garanti si sono prontamente mobilitati. Qualche norma è intervenuta a proposito anche delle disposizioni del regolamento penitenziario ed è da annoverare veramente, in questo periodo, la sinergia che si è registrata tra le varie Istituzioni, sinergia che forse non sempre è riuscita nel migliore dei modi, ma è comunque importante ed evidente. Pensiamo, ad esempio, agli strumenti telematici: sono state cablate le aule destinate alla didattica a distanza e largamente utilizzati anche i cellulari, quindi maggior uso veramente dei cellulari per permettere di fare delle videochiamate sostitutive ai colloqui visivi.
Per tutto l'anno 2020, nonostante la pandemia, sono stati promossi incontri, seminari, conferenze relative alla salute in carcere in tutta la Regione Veneto, proprio non è stato escluso alcun tipo di istituto penitenziario. La stessa Regione ha dimostrato attenzione dettando delle vere e proprie linee di indirizzo ed un attento sistema di monitoraggio.
Per cui ecco, nel periodo della pandemia è emerso quanto spesso ci si dimentichi, quando si parla di detenzione, l'equo rapporto tra certezza della pena, rieducazione e dignità delle persone. Credo che sia un argomento importante non solo per questo punto, ma anche per altri temi trattati durante questo Consiglio regionale.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Siamo nella discussione generale delle relazioni del Garante: i punti nn. 16), 17) e 18) all'ordine del giorno.
Qualcuno intende intervenire, colleghi?
Se non ci sono interventi, io passerei alla votazione per i singoli punti che vi ho citato.
Partiamo dalla rendicontazione n. 29: "Relazione del Garante regionale per gli anni 2017-2018".
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo al punto n. 17), rendicontazione n. 30: "Relazione del Garante regionale, anno 2019".
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo al punto n. 18), rendicontazione n. 33: "Relazione del Garante, anno 2020".
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
19



PROPOSTA DI LEGGE STATALE DA TRASMETTERE AL PARLAMENTO NAZIONALE, AI SENSI DELL'ARTICOLO 121 DELLA COSTITUZIONE DAL TITOLO: "MISURE URGENTI IN MATERIA DI GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI PUBBLICI, CONNESSE ALL'EMERGENZA DA COVID-19" D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO. (PROGETTO DI LEGGE STATALE N. 3) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 86/2021)

Relazione della Sesta Commissione consiliare.
Relatore il consigliere Alberto Bozza, correlatore il consigliere Giacomo Possamai.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione di maggioranza)
"Il legislatore regionale ha assunto, nel corso degli anni 2020 e 2021, una serie significativa di iniziative a sostegno di quanti operano nel settore della attività motoria e sportiva, certo uno degli ambiti maggiormente incisi dai COREVEprovvedimenti di chiusura delle attività, disposti e reiterati in vigenza dello stato di emergenza epidemiologica da Covid — 19: basta segnalare la legge regionale 20 maggio 2020, n. 17 recante iniziative a sostegno dei soggetti che operano nel settore della cultura e della attività motoria e sportiva, la cui efficacia è stata prorogata per l'anno 2021.
In occasione di incontri e confronti in sede di Consulta regionale per lo sport, organismo con funzioni consultive sulla materia, previsto e disciplinato dalla legge regionale Il maggio 2015, n. 8, recante "Disposizioni generali in COREVEmateria di attività motoria e sportiva ", il tema è stato proposto, d'intesa fra i sottoscrittori del presente progetto di legge, e condotto dal primo firmatario, Cons. Alberto Bozza, nella sua qualità di componente della Consulta medesimo, quale membro di designazione da parte del Consiglio regionale.
D'altro canto il tema del sostegno agli operatori del comparto degli impianti sportivi, ed in particolare, in questa sede, degli impianti sportivi pubblici affidati in regime di concessione a società ed associazioni, era emerso sia nelle interlocuzioni intercorse fra consiglieri regionali ed in particolare con il cofirmatario della presente iniziativa, Consigliere Marzio Favero - che del tema erano stati interessati dai comuni dei rispettivi territori e dalla stessa ANCI Veneto, nel suo ruolo istituzionale e di rappresentanza dei temi alla attenzione dei comuni del Veneto, come peraltro nella sede istituzionale, ovvero in occasione di diverse sedute della Sesta commissione consiliare.
Varie sono le considerazioni emerse: dal contesto, anche giuridico, di perdurante incertezza in ordine a tempi e modalità di possibili riaperture, alle condizioni delle stesse in funzione della concreta possibilità di fruizione della offerta degli impianti sportivi pubblici in regime di concessione: è ciò ridonda sulla effettività di ogni ipotesi di programmazione di riaperture e di gestione della stagione, per non dire degli investimenti anche per la manutenzione degli impianti.
Ora si ritiene, anche sulla base degli elementi acquisiti e degli esiti dei confronti nelle diverse sedi istituzionali e nei limiti di competenza e disponibilità del legislatore regionale, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 121, secondo comma della Costituzione, di assumere una iniziativa di legge statale.
Trattasi infatti di operare con un intervento afferente alla materia "ordinamento civile" che rientra tra le materie di competenza legislativa esclusiva statale ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, così fornendo la necessaria base giuridica per legittimare iniziative da parte degli enti locali proprietari di impianti sportivi in regime concessorio finalizzate non alla risoluzione per eccessiva onerosità del rapporto concessorio, ma alla sua riduzione ad equità, atteso che lo stato di emergenza epidemiologica da Covid-19, che ha avuto inizio fin dal febbraio del 2020, ha significativamente alterato l'equilibrio delle prestazioni e controprestazioni fra ente pubblico proprietario dell'impianto e soggetto che ne ha assunto la gestione e manutenzione.
All'articolo I vengono individuate le iniziative configurate come ammissibili le quali, esemplificativamente, vanno da un prolungamento della durata del rapporto concessorio, ad una revisione delle clausole del medesimo, fino a contemplare la possibilità di una riduzione del canone; in altri termini, si tratta di forme di rinegoziazione del rapporto concessorio, nel quale il rapporto e l'equilibrio originario fra prestazioni e controprestazioni si è alterato per circostanze assolutamente imprevedibili (la sopravvenienza dell'evento pandemico da Covid-19).
Lo scopo è anzitutto quello di garantire il mantenimento degli impianti sportivi pubblici e di evitare un irreversibile non funzionamento degli stessi durante il periodo di sospensione delle attività sportive disposto dalla normativa statale o regionale connessa all'emergenza da Covid-19, con conseguente depauperamento del patrimonio pubblico.
In tal modo, inoltre, si garantisce fin dal momento della riapertura degli impianti l'immediato funzionamento degli stessi, assicurando al pubblico la possibilità di iniziative sportive che favoriscano il benessere psicofisico delle persone.
Dato lo scopo anche sociale delle presenti disposizioni, si è previsto che le COREVEiniziative ivi indicate siano compatibili, e non alternative, con altre misure di sostegno, stabilite da altre disposizioni, statali o regionali.
Si evidenzia che, tra le iniziative previste dall'articolo 1 del progetto di legge, le parti del rapporto di concessione possono concordare la revisione del rapporto concessorio, inclusa la proroga della durata del rapporto, anche con un graduale recupero dei proventi non incassati e l'ammortamento degli investimenti effettuati o programmati, in particolare tenendo conto del tempo necessario a raggiungere la contemporanea presenza di condizioni di convenienza economica e sostenibilità finanziaria del rapporto concessorio, rideterminando l'ammontare del canone concessorio, le condizioni del rischio operativo, del rischio di disponibilità, del rischio di domanda o di altri rischi previsti a carico del gestore.
Come noto, la terminologia utilizzata: «rischio operativo», «rischio di costruzione», «rischio di disponibilità», «rischio di domanda», «equilibrio economico e finanziario», ossia la tipologia di rischi individuata come propri della natura del rapporto concessorio e la necessaria presenza nelle concessioni delle condizioni di convenienza economica e sostenibilità finanziaria, ricalca quanto disposto rispettivamente in sede di definizioni dall'articolo 3, comma l, lettere zz,), aaa), bbb), ccc) e fff) del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 "Codice dei contratti pubblici. " e successive modificazioni.
L 'articolo 2 del progetto di legge considera il caso nel quale fra le diverse soluzioni trovi applicazione, anche, una revisione del rapporto concessorio con la "riduzione del canone concessorio" limitatamente al periodo di sospensione dell'attività degli impianti sportivi, il quale determina un minor introito a valere sul bilancio dell'ente locale. A tal fine si prevede la possibilità di finanziare con risorse a carico del bilancio dello Stato, i Comuni che optano per tale soluzione, mediante un contributo concesso ai sensi di quanto previsto dal Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali di cui all'articolo I comma 823 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 recante "Bilancio di previsione
dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 20212023".
Si evidenzia che al fine di poter accedere al Fondo in questione, come debitamente implementato per far fronte agli oneri conseguenti alla presente legge, la misura della riduzione del canone concessorio deve necessariamente accompagnarsi ad altre misure complementari, volti ad incidere sul rapporto concessorio, attualizzandolo alle nuove condizioni.COREVE
Infine l'articolato si completa all'articolo 3 con la previsione della norma finanziaria, stimata in prima applicazione e all'articolo 4 con la previsione dell'entrata in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Sulla proposta di legge la Sesta Commissione consiliare, nella seduta del 16 giugno 2021, ha espresso a maggioranza parere favorevole alla sua approvazione da parte del Consiglio regionale.
Hanno votato a favore i rappresentanti dei gruppi consiliari: Liga Veneta per Salvini Premier (Corsi con delega della Consigliera Cestari e Favero), Zaia Presidente (Cavinato, Vianello, Cestaro, Villanova, Sandona' e Scatto), Lista Veneta Autonomia (Piccinini), Fratelli d'Italia — Giorgia Meloni (Razzolini, Speranzon e Soranzo), Forza Italia Berlusconi — Autonomia per il Veneto (Bozza).
Astenuta la rappresentante del gruppo consiliare: Il Veneto che Vogliamo (Ostanel)".

PRESIDENTE

Progetto di legge statale n. 3. Relatore il collega Bozza.
Se mi chiedi la parola con Concilium, vado meglio sui tempi. Perfetto.
Bozza ha la parola.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa proposta di legge statale è stata redatta dal sottoscritto insieme al collega Favero e alla collega Venturini.
Io presenterò questa proposta nella prima parte e lascerò poi al collega Marzio Favero il completamento.
Nasce da una necessità del mondo sportivo, in particolare dei concessionari degli impianti sportivi, dati in concessione ovviamente dagli Enti locali, che ne sono i proprietari, dati in concessione a società e associazioni sportive tramite bando o con titoli concessori a titolo oneroso, che durante il periodo della pandemia hanno subìto davvero una importante battuta d'arresto, ma soprattutto un danno incalcolabile, perché, all'interno del comparto sportivo credo che siano davvero i più penalizzati, in quanto sono queste strutture sportive sono rimaste chiuse – pensiamo solo, ad esempio, agli impianti natatori – da quando è iniziata la pandemia, quindi dal febbraio dell'anno scorso, fino a davvero poche settimane fa.
Questa iniziativa nasce proprio per dare una risposta concreta, per chiedere che l'iniziativa possa essere presa ovviamente dal Parlamento per dare lo strumento normativo, lo strumento legislativo ai Comuni soprattutto e concedere loro la possibilità di rinegoziare i termini contrattuali tra le parti in considerazione soprattutto di uno squilibrio contrattuale che si è creato proprio per un evento imprevedibile, per un evento imprevisto, per uno stato d'urgenza che ha imposto la chiusura degli impianti sportivi in oggetto, e che di fatto hanno da una parte preteso che i Comuni potessero richiedere i canoni di concessione a titolo oneroso, dall'altra, la difficoltà del soggetto terzo a corrisponderli in considerazione del mancato introito per oltre un anno di chiusura.
Questa proposta, che nasce anche da un confronto in sede della Consulta regionale dello Sport e da un confronto in sede di Commissione Sesta, nasce proprio per trovare una risposta concreta e soprattutto dare alle società private una tangibile possibilità di ristoro, di recupero e soprattutto di rinegoziazione del contratto e, dall'altra, alle Amministrazioni comunali, ovviamente, non trovarsi nel disagio di giustificare, nei confronti soprattutto della Corte dei Conti, ovviamente, la rinegoziazione di condizioni contrattuali e quindi economiche tra le parti.
Questo articolato, che è molto semplice, ma è molto pregno davvero di sostanza e di significato, dà la possibilità anche di garantire lo stato di mantenimento buono e soprattutto il funzionamento di quegli impianti sportivi oggetto di questo provvedimento e soprattutto garantirne l'efficienza e il mantenimento in buono stato, perché sono tutti impianti di proprietà pubblica, sono tutti impianti dati in concessione ai privati che garantiscono un servizio pubblico essenziale, che è quello dell'attività sportiva e dell'attività motoria, ovviamente tesa a quella politica di sana attività fisica che consente, chiaramente, di aumentare il benessere dei nostri cittadini e soprattutto di tante famiglie e di tanti ragazzi che, usando e sfruttando gli impianti sportivi, svolgono un'importantissima attività motoria, ma soprattutto un benessere psichico e fisico davvero straordinario, soprattutto in un momento come questo, dove anche l'effetto sociale determinato dalla pandemia, specialmente per i più giovani, ha delle conseguenze davvero molto preoccupanti.
Il funzionamento degli impianti e il beneficio dei cittadini, assicurando l'attività motoria, di fatto sono due elementi cardine che consentono una forma di rinegoziazione del rapporto concessorio tra le parti, dando, come è previsto nell'articolo 1, la possibilità di prolungare, ad esempio, quella che può essere la durata del rapporto concessorio tra le parti, dando la possibilità di una revisione delle clausole dello stesso, fino a contemplare la possibilità di una riduzione del canone stesso. Quindi, ripristinare quell'equilibrio originario fra le prestazioni e controprestazioni che, come dicevo prima, si era alterato con le circostanze assolutamente imprevedibili date dalla sopravvenienza, appunto, della pandemia.
Lo scopo, quindi, di garantire, in particolare nell'articolo 1, questo efficientamento degli impianti sportivi, l'evitare il depauperamento del patrimonio pubblico e favorire l'attività, ovviamente, sportiva e motoria. Misure che al tempo stesso non sono iniziative alternative con altre misure di sostegno, ma che sono complementari e, all'articolo 2, c'è proprio prevista la possibilità della riduzione del canone concessorio per il periodo limitato chiaramente alla sospensione delle attività degli impianti sportivi che ha determinato minore introito a favore, ovviamente, del bilancio dell'Ente locale.
A questo fine, si prevede la possibilità di finanziare, con risorse a carico del bilancio dello Stato, i Comuni che cooptano per questo tipo di soluzione mediante il famoso contributo concesso ai sensi di quanto previsto dal fondo dell'esercizio delle funzioni fondamentali degli Enti locali, di cui all'articolo 1, comma 823 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, cioè la legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e il bilancio pluriennale del triennio 2021/2023.
La possibilità per i Comuni che decidono di adottare questi strumenti di beneficiare ovviamente da parte del fondo nazionale di contributo di ristoro, garantendo quindi quella che è anche il minore introito da parte degli Enti locali stessi.
Dicevo, è un provvedimento semplice, ma che è molto atteso, specialmente dalle società e dalle associazioni sportive che svolgono questo servizio fondamentale e importante per i nostri cittadini, che è quello dell'attività sportiva, dell'attività motoria, che sappiamo tutti essere il migliore investimento in campo sociale perché non c'è migliore investimento sociale che quello di portare i nostri ragazzi, le nostre famiglie, uscendo dalle scuole, dai contesti educativi, in quello che è un altro ulteriore contesto formativo/educativo che è quello della sana disciplina sportiva.
Con questo provvedimento, Presidente e colleghi, auspichiamo che a livello nazionale ci sia un recepimento estremamente positivo e che possa essere davvero un progetto anche importante pilota in altri settori per consentire di uscire tutti insieme da questa pandemia.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ho come correlatore il collega Possamai, che intendo sia Giacomo, che non ha chiesto la parola. Equamente distribuiti. Parli pure, collega.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della relazione di minoranza)

"Signor Presidente, colleghi consiglieri,

la correlazione è meramente tecnica, nel senso che è un provvedimento che condividiamo.

Chiede allo Stato di compartecipare rispetto a una difficoltà che vivono direttamente i gestori e le realtà che hanno in mano impianti sportivi, ma che poi di fatto si ripercuote sugli enti locali, sulle amministrazioni.

Il tema è semplice, lo conosciamo tutti dato che in quest'Aula ci sono tanti Consiglieri che hanno fatto gli amministratori. Questo anno e mezzo di pandemia ha dimostrato quanto spesso sia difficile trovare il margine di flessibilità di gestione nel rapporto tra l'ente concedente e il concessionario, e quanto questa cosa sia vera nel campo degli impianti sportivi.

Lo diceva prima il relatore, Consigliere Bozza: nel primo articolo la questione è legata alle parti del rapporto di concessione che possono concordare una revisione del rapporto concessorio ad esempio sull'aspetto legato alla proroga della durata del rapporto, mentre nel secondo articolo si va a individuare il caso in cui, fra le diverse soluzioni, trovi applicazione la revisione del rapporto concessorio con la riduzione del canone, limitatamente ovviamente al periodo di sospensione dell'attività degli impianti sportivi, con la possibilità di finanziare i Comuni che optano per questa soluzione con risorse a carico del bilancio dello Stato.

A noi sembra che complessivamente sia un ragionamento di buonsenso chiedere un contributo allo Stato. Sembra che sia anche un modo per far tesoro delle difficoltà che abbiamo vissuto in questo anno e mezzo. È evidente che sia un iter non semplice quello che attende questo progetto di legge statale, perché di fatto scarica sulle finanze statali una quota rilevante dei costi che in realtà fino a oggi vengono assorbiti a livello locale. Dopodiché, pensiamo che sia perlomeno un segno di attenzione valido da dare a questo mondo, a queste realtà, perché riconosciamo quanto il valore dello sport sia fondamentale e quanto, quindi, anche il valore di chi lo sport lo rende possibile, soprattutto ai ragazzi e alle ragazze, vada incentivato e aiutato."

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La correlazione è meramente tecnica, nel senso che è un provvedimento che condividiamo e che di fatto chiede allo Stato di compartecipare rispetto a una difficoltà che vivono direttamente i gestori e le realtà che hanno in mano impianti sportivi, ma che poi di fatto si ripercuote sugli Enti locali, sulle Amministrazioni e vuole dare, naturalmente, lo diceva bene il relatore Bozza, una maggior flessibilità in questo senso.
Il tema è semplice e lo conosciamo tutti. Questo anno e mezzo di pandemia ha dimostrato che in realtà su problemi precedenti - in quest'Aula ci sono tanti Consiglieri che hanno fatto gli amministratori - quanto tante volte sia difficile trovare il margine di flessibilità di gestione nel rapporto tra l'ente concedente e il concessionario e quanto questa cosa sia vera nel campo degli impianti sportivi.
Lo diceva prima il consigliere Bozza molto rapidamente, nella prima parte, quindi, nel primo articolo, di fatto la questione è legata alle parti del rapporto di concessione, che possono appunto concordare una revisione del rapporto concessorio, ad esempio, sull'aspetto legato alla proroga della durata del rapporto. Mentre nel secondo articolo si va a individuare il caso nel quale fra le diverse soluzioni trovi applicazione la revisione del rapporto concessorio con la riduzione del canone, limitatamente ovviamente al periodo di sospensione dell'attività degli impianti sportivi e la possibilità di finanziare, quindi con risorse a carico del bilancio dello Stato, come dicevo prima, i Comuni che optano per questa soluzione.
A noi sembra che complessivamente sia un ragionamento di buonsenso chiedere un contributo allo Stato su questo fronte. Ci sembra che sia anche un modo per far tesoro delle difficoltà che abbiamo vissuto in questo anno e mezzo. È evidente che sia un iter non semplice quello che attende questo progetto di legge statale, perché di fatto scarica sulle finanze statali una quota rilevante dei costi che in realtà fino a oggi vengono assorbiti a livello locale.
Dopodiché, pensiamo che sia perlomeno un segno di attenzione valido da dare a questo mondo, a queste realtà, perché riconosciamo quanto detto prima in relazione, cioè quanto il valore dello sport sia fondamentale e quanto, quindi, anche il valore di chi lo sport ci concede, e concede soprattutto ai ragazzi e alle ragazze giovani di farlo, vada incentivato e aiutato.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ha chiesto la parola il collega Marzio Favero.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sì, la parola, non la pallottola, mi raccomando.
Solo un commento a margine per sottolineare un aspetto: molto spesso le società sportive che hanno partecipato a bandi pubblici hanno contratto mutui per migliorare l'impiantistica sportiva dei Comuni. Queste società hanno già sofferto negli ultimi dieci anni a causa della crisi economica che ha determinato un calo del pubblico che affluisce agli impianti sportivi. Penso in particolare al segmento delle piscine.
Ovviamente, il Covid è stato una stangata. Molte di queste società oggi hanno difficoltà a onorare i mutui che hanno contratto. Qual è il problema? È che, a dire il vero, la normativa vigente già consentirebbe ai dirigenti, ai Segretari comunali, ai Sindaci di rivedere i contratti, a fronte di fatti eccezionali; ma siccome abbiamo una giurisprudenza complessa, molto spesso contraddittoria, con sentenze diverse, da tara a tara, a seconda delle Regioni, diventa fondamentale cercare di agevolare il processo, creando una specie di ombrello giuridico che faciliti la ricontrattazione delle concessioni e soprattutto della loro durata. Questo, in sintesi, il senso di questa operazione. È un'operazione che non comporta costi aggiuntivi per le Pubbliche Amministrazioni, ma che potrebbe risolvere tutta una serie di situazioni concrete per chi opera nel mondo dello sport.
Chiudo sottolineando una cosa: di solito, gli esponenti delle società sportive sono figure che hanno anche un rilievo morale perché conducono questi impianti non certo per fare lucro, ma per garantire la possibilità a tutta una serie di associazioni sportive di avere un luogo dove svolgere le proprie attività. Qui in Veneto tutte le società hanno sviluppato una particolare attenzione per il settore della promozione dello sport, cioè dello sport giovanile e una particolare attenzione anche per il mondo dello sport dei diversamente abili. È proprio per questo che un po' di attenzione da parte dello Stato sarebbe davvero importante in questa dimensione.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la collega Ostanel. Ne ha facoltà, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Anch'io sono a favore del provvedimento, quindi lo voterò. Intervengo solamente per dire due cose: da un lato, il fatto che l'idea di poter chiedere dei fondi al Governo nazionale è un tema ovviamente importante per quanto mi riguarda e ha anche un obiettivo magari di modificare una lacuna che forse non è stata vista. È anche vero che, come abbiamo discusso in Commissione Sesta, l'impegno sarà quello comunque, all'interno del bilancio regionale, fare in modo che non solo la cultura, come proveremo a fare, ma anche lo sport abbia delle dotazioni diverse in futuro, pareggiando appunto la dotazione di bilancio ad altre Regioni che da anni investono in questi settori in maniera più forte di quanto stiamo facendo noi.
Benissimo l'impegno nel senso che, avendo anche visto il provvedimento e parlato di questo provvedimento con persone che amministrano in alcuni territori e lavorano appunto sul tema dello sport, lo vedono in maniera positiva. È anche vero che ad oggi con i bandi UNIONCAMERE abbiamo dato troppo poco, siamo riusciti a inserire magari dei finanziamenti anche a chi aveva solo il REA e quindi chi era associazione. Bene, c'è ancora molto da fare anche all'interno del nostro bilancio.
L'intervento che faccio, visto che oggi abbiamo discusso il rendiconto, è proprio per dire: investiamo di più anche in alcuni comparti che sembrano non essere centrali, ma in realtà stiamo vedendo invece come lo sono non solo economicamente ma anche socialmente.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi, quindi dichiaro chiusa la discussione generale sul progetto di legge in oggetto.
Passiamo all'articolato. Sono tre articoli, quindi vanno votati comunque con attenzione.
Siamo sull'articolo n. 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 3: "Norma finanziaria".
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo n. 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, metto in votazione il progetto di legge statale n. 3 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Iniziamo a fare qualche mozione. Non sarei, anche parlando prima con alcuni di voi, per fare troppo tardi, oggi. Abbiamo tempo per farne qualcuna.
Partiamo, come previsto dall'ordine del giorno, dalla mozione n. 113, della collega Guarda: "Per un'azione di pace giusta a Gerusalemme, in Palestina, in Israele".
Collega Guarda... Forse non c'è perché prima ho visto che non votava e anche perché non era in grandissima forma a dir la verità. Questa quindi la rinviamo.
PUNTO
21



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BIGON, GIACOMO POSSAMAI, CAMANI E ZOTTIS RELATIVA A "CHIUNQUE OPERA IN CONTESTI SANITARI E SOCIO SANITARI PUBBLICI E PRIVATI DEVE ESSERE VACCINATO CONTRO IL SARS-COV-2.". (MOZIONE N. 58) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 87/2021)

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della mozione)
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- in un anno, la pandemia da SARS-CoV-2 ha provocato oltre 100.000 decessi nel nostro Paese ed oltre 10.000 nella nostra Regione; gli impatti sull'economia e sulla società sono stati pesantissimi; in Veneto, moltissime persone hanno perso il posto di lavoro, anche e soprattutto in settori considerati floridi e trainanti, come il turismo e il suo indotto;
- in questo momento ci troviamo ad affrontare la cosiddetta terza ondata pandemica; la curva del contagio ha preso di nuovo a salire rapidamente, i Covid-hospital, sono stati repentinamente riaperti e i reparti dedicati, comprese le terapie intensive, stanno nuovamente riempiendosi; sia a livello nazionale che regionale si stanno assumendo importanti provvedimenti di restrizione e chiusura ed il Veneto è tornato in "zona rossa";
- l'unica via per uscire da questa insostenibile situazione è una vaccinazione di massa, che ci permetta di avvicinarci nel più breve tempo possibile alla cosiddetta immunità di gregge; purtroppo per noi questo traguardo è ancora lontanissimo: alla data del 24 marzo 2021 il Veneto si collocava al 17° posto tra le 20 regioni italiane per numero di dosi inoculate sul totale di dosi consegnate;
CONSIDERATO CHE:
- recentemente nel reparto di Geriatria dell'ospedale di Rovigo si è acceso un focolaio che ha causato decine di contagi ed alcuni decessi; sembra che ciò sia stato causato dalla mancata vaccinazione di ben sedici tra infermieri e operatori, cinque dei quali sarebbero risultati positivi al SARS-CoV-2;2
- l'articolo 32 della Costituzione stabilisce che: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"; la vita sociale, oltre ad avere dei vantaggi, comporta anche obblighi imprescindibili: il comportamento individuale non deve e non può arrecare danni ad altre persone, specie se si tratta della salute delle persone che appartengono alle fasce più fragili della popolazione;
- le categorie professionali che operano accanto ai malati, agli anziani e ai disabili, hanno come missione quella di proteggere i pazienti; perciò, soprattutto per costoro, vaccinarsi è doveroso sul piano etico e deontologico;
- risulta quindi imprescindibile che tutto il personale sanitario si sottoponga alla vaccinazione anti COVID-19, per assicurare la tenuta dell'intero sistema socio-sanitario; chi non intende vaccinarsi, non ha come missione il bene comune, né la protezione dei malati e dei soggetti fragili, ed anzi, può causare gravissime conseguenze, come il sopracitato caso di Rovigo dimostra;
tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta regionale
- a verificare con la massima urgenza il tasso di vaccinazione del personale che opera in tutte le strutture sanitarie e socio sanitarie, pubbliche e private della nostra Regione, ivi compresi gli addetti alle pulizie e tutti coloro che possono venire in contatto con i pazienti;
- ad agire in modo che, nei contesti sanitari e socio sanitari della nostra regione, soggetti non vaccinati contro il Covid-19 non entrino in contatto con i pazienti, direttamente o indirettamente;
- a farsi promotrice, in sede di Conferenza Stato Regioni e Province Autonome e direttamente presso il Governo, dell'introduzione nella legislazione nazionale dell'obbligo vaccinale contro il SARS-CoV-2 per tutto il personale che opera nei contesti sanitari e socio-sanitari del Paese, pubblici e privati."

PRESIDENTE

Passiamo alla mozione n. 58 della collega Bigon ed altri.
Collega Bigon, intende presentarla?

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Presidente, molto semplicemente, adesso è anche leggermente superata perché, di fatto, è intercorso ed è stato votato un decreto ministeriale. Prevede comunque la vaccinazione e quindi l'attivazione della Regione nelle sedi opportune per l'obbligatorietà dei vaccini per gli operatori sanitari.

PRESIDENTE

Quindi, l'ha ritirata, scusi?

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

La metterei comunque in votazione.

PRESIDENTE

Okay, va bene.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie.

PRESIDENTE

Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ma se la mozione, come dice la prima firmataria, è superata, non vedo perché vada al voto. Sta chiedendo un qualcosa che è già stato ottemperato dal Governo e sul quale il governatore Zaia si è già espresso anche oggi sui giornali: sinceramente mi sembra inutile votare e quindi chiedo il ritiro.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Scusi, Presidente, però...

PRESIDENTE

No, piano. Io ho Possamai che ha chiesto la parola, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

No, non abbiamo chiesto il ritiro da Gerusalemme. Il rinvio.
Comunque, dicevo che però, capogruppo Villanova, gli impegni per la Giunta regionale sono: "Verificare con la massima urgenza il tasso di vaccinazione del personale che opera in tutte le strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private della nostra Regione, ivi compresi gli addetti alle pulizie e tutti coloro che possono venire a contatto con i pazienti", e questa non è superata, nel senso che è un monitoraggio da fare costantemente; "ad agire in modo che nei contesti sanitari e socio-sanitari della nostra regione i soggetti non vaccinati contro il Covid non entrino in contatto con i pazienti, direttamente o indirettamente", e anche questa non è superata, anzi, deve essere ovviamente tenuta presente, da qui ai prossimi mesi, sicuramente; "a farsi promotrice in sede di Conferenza Stato-Regioni e Province autonome e direttamente presso il Governo dell'introduzione del (inc.) nazionale dell'obbligo vaccinale contro il Sars-Cov-2 per tutto il personale che opera nei contesti sanitari e socio-sanitari del Paese, pubblici e privati", anche questa è parzialmente risposta dal decreto di qualche mese fa.
Per cui, in realtà, la mozione, per il contenuto che ha, soltanto in parte è stata scavalcata dagli eventi. Ci sono vari impegni che sono ancora in campo e che, secondo noi, sono impegni da tenere presenti. Devo dire, immagino e credo che l'al 99% di queste cose, spero, vengano attualmente fatte da parte della Regione e che, quindi, il problema dal punto di vista politico non si ponga nemmeno.

PRESIDENTE

In serie vedo Villanova che interviene sul punto e non solo sul ritiro, chiamiamolo; Montanariello, Camani e Pan, in serie, quindi parto con Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Andando a vedere punto per punto come fa il collega Possamai, allora "verificare con la massima urgenza il tasso di vaccinazione", questo ve lo dico anche per esperienza personale, è stato fatto già da diversi mesi, perché già è stato fatto un sondaggio su tutto il personale sanitario pubblico e privato per verificare lo stato di vaccinazione. Mi risulta che siano già arrivate le raccomandate da parte delle ULSS per i soggetti che lavorano nell'ambito sanitario, sia pubblico che privato, per accertarsi sulla vaccinazione, se è fissato l'appuntamento, se non è fissato, se si intende proseguire con l'inoculazione oppure no, quindi questo mi sembra un punto assolutamente superato.
"Ad agire in modo che i contesti sanitari, socio-sanitari nella nostra Regione... soggetti non vaccinati contro il Covid non entrino in contatto con i pazienti". Questo è previsto dal decreto ministeriale e, proprio in questi giorni, si sta cercando di mettere in pratica quello che è previsto a livello governativo, però, come avete visto anche voi, in nessuna Regione in questo momento è stato messo in pratica perché ci sono dei problemi anche dal punto di vista organizzativo per quello che riguarda i turni e le coperture dei turni a livello ospedaliero e non è un problema da poco che non va, secondo me, preso sottogamba, perché stiamo parlando di dover magari far saltare i riposi o le ferie al personale vaccinato per coprire i turni di chi non è vaccinato. Questione che, secondo me, dopo 18 mesi di pandemia va affrontata con un po' di delicatezza. Sinceramente, anche questo mi sembra un punto superato.
"A farsi promotrice in sede di Conferenza Stato–Regioni": questo è assolutamente superato in quanto il decreto è arrivato, quindi sinceramente ribadisco che, secondo me, questa è una mozione che non ha più senso di essere votata in Consiglio e quindi ribadisco la richiesta di ritiro.

PRESIDENTE

Grazie. Collega Camani, prego.
Ho prima lei sinceramente.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Io comprendo le ragioni, il senso delle parole del capogruppo Villanova, però l'abbiamo fatto diverse volte, cioè votare una mozione che appariva superata dai fatti e ne possiamo votare altre anche oggi. Già quella successiva sul Piemonte Covid-free è già superata. Quindi o consigliere capogruppo Villanova, il Gruppo di Zaia intende, ogni volta che c'è una mozione che ritiene superata, chiedere il ritiro, anche di quelle dei Consiglieri di maggioranza e allora le vengo dietro oppure io credo che questa richiesta di ritiro nasconda, o rischi di essere intesa così, un'ambiguità grave sul punto delle vaccinazioni obbligatorie, che sono invece, secondo me, un tema rilevantissimo.
Del resto, stiamo discutendo da mesi, è vero che ce ne sono molte, di presentate, di mozioni molto antiche. Questa è di quattro mesi fa. In linea teorica è molto probabile che tutte le mozioni o le interrogazioni che vengono discusse in Consiglio con tre, quattro, cinque mesi di ritardo possano avere elementi che le possono far considerare superate.
Siccome io penso che il tema che la consigliera Bigon ha posto in questa mozione sia un tema che è purtroppo assolutamente attuale, perché è vero che il Governo ha fatto il decreto per rendere obbligatoria la vaccinazione al personale sanitario, però è vero che quell'obbligo ha dei limiti fortissimi sui territori, ne citava alcuni lei anche prima; certamente il fatto che molti sanitari non si vaccinano, certamente il fatto che se lasciamo a casa o demansioniamo tutti i sanitari non vaccinati, rimaniamo scoperti, però è anche vero che noi rischiamo di dover affrontare la famosa quarta ondata con una parte rilevante del personale sanitario senza la copertura vaccinale. E questo, dal punto di vista politico, è un problema che abbiamo in comune.
Io quindi le chiederei, capogruppo Villanova, proprio per la delicatezza del tema, che io sono veramente convinta, condividiamo, magari di sospendere cinque minuti o di posticiparla di qualche minuto per sistemare la mozione in modo tale che superiamo gli aspetti che sono oggettivamente già stati assorbiti dal decreto del Governo e approfittiamo della discussione di questa mozione per ribadire il sì unanime del Consiglio regionale all'importanza della vaccinazione per gli operatori sanitari, alla necessità che la Giunta verifichi, con massima urgenza, il tasso di vaccinazione, perché lo sappiamo che la Regione lo sta facendo. Sappiamo anche che non è semplicissimo. Infatti, se io oggi vado sul sito del Ministero della Salute e cerco i dati aggiornati delle Regioni, non trovo i dati aggiornati di tutto.
Oggi i quotidiani ci raccontavano come la stessa assessora Lanzarin è molto impegnata nel capire, attraverso le articolazioni di Azienda Zero e delle ASL territoriali, quanti sono effettivamente questi medici e sanitari non vaccinati. Perché non ci sono solo i medici dipendenti del Sistema sanitario regionale, ma ci sono i professionisti, ci sono gli esterni, quindi in realtà non è un dato che le Regioni recuperano con un click.
L'importanza di continuare in questo lavoro, secondo me è un'indicazione che il Consiglio potrebbe e dovrebbe dare alla Giunta.
Io chiedo, comprendendo davvero le ragioni di chi ne chiede il ritiro, ma anche di chi ne chiede la discussione, di lavorare sul dispositivo della mozione, ma di non impedire al Consiglio di votare, confido all'unanimità, un impegno sulla campagna vaccinale, sull'importanza della vaccinazione obbligatoria e sulla necessità di presidiare questo tema da parte della Regione del Veneto.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Faccio fatica a intervenire proprio per il suono e il rimbombo che c'è qua a distanza.
Io credo che sia, da un punto di vista giuridico... mi sentite, perché io non vedo.

PRESIDENTE

Sì, ti sentiamo.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Ecco. Da un punto di vista governativo, effettivamente è stato emesso, come dicevo prima, quel decreto di cui si parlava. Il fatto è l'attuazione che rende importante questa mozione. Quindi, anche i dati che abbiamo visto oggi, che cambiano da USL a ULSS, anzi, non sono certi, perché noi abbiamo degli elenchi che sono stati anche contestati dalla ULSS, nei numeri. Non è vero che sono arrivate già delle disposizioni finali dalle stesse ULSS, per cui effettivamente l'attuazione è fondamentale.
Questa mozione è aggiornata per quanto riguarda questo tipo di provvedimenti e nelle domande finali, indipendentemente dall'obbligatorietà che è stata ovviamente disposta a livello governativo, perché nemmeno la Regione ne avrebbe la competenza.
È vero anche che, indipendentemente appunto dall'emissione e quindi dalla discussione che avviene oggi, dobbiamo assolutamente portarla avanti e soprattutto verificarne i numeri, questo è ancora abbastanza contestato tra i dati a rilievo regionale e quelli forniti dalle varie ULSS per quanto riguarda medici, infermieri ed OSS.
Tra l'altro, un'altra questione è la disposizione relativa al non contatto con i pazienti in modo diretto. Sappiamo perfettamente, è stato dichiarato anche dal Presidente Zaia, ma tutti lo sappiamo, che c'è una carenza di organico, quindi attuare il provvedimento governativo diventerà difficile per quanto riguarda la sospensione. Sappiamo perfettamente che c'è la possibilità anche di emettere il provvedimento di spostamento del sanitario non vaccinato, basta che non sia a contatto, appunto, con i pazienti. La difficoltà sta nell'ospedaliero, però noi dobbiamo assolutamente verificare questo.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Io adesso sinceramente non so se ho capito male, ma era stata la stessa presentatrice della mozione che aveva detto all'inizio: "Mi sembra superata e mi sembra che il decreto del Ministero abbia smentito un po' tutto, comunque, il tema della mozione".
Quindi, per carità, forse ho capito male io, ma mi sembrava che anche i colleghi avessero capito questo e, magari, se la collega Bigon si mette d'accordo con sé stessa, ci dica cosa vuole fare. Adesso sembrerebbe che la vuole discutere, ma magari allora la modifichiamo, vediamo di trovare una soluzione, ma penso che ci sia la volontà anche di far questo.

PRESIDENTE

Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Credo che la consigliera Bigon avesse detto in buonafede: "È superata", ma anche accentuando un'altra problematica che, guardi, Presidente, lo dico senza polemica alcuna, ma che in questo Consiglio, sempre più in maniera insistente, si manifesta. il fatto che molto spesso le mozioni hanno una valenza nel momento in cui le presenti e purtroppo, se uno deve aspettare quattro, cinque, sei mesi per vedere una mozione discutere, probabilmente credo che in giro per il mondo, a volte, o i problemi si risolvono da soli o capita che ci sia qualcuno più virtuoso di noi che fa prima a risolvere il problema che non noi a discutere la mozione, come è avvenuto su altre tematiche di primo livello anche a carattere regionale.
Poi, guardate, è vero anche che ci sono stati decreti, che sotto alcuni aspetti può essere superata, però è vero anche che, dal punto di vista politico, è una mozione mai attuale come adesso, che porta ancora una volta a gamba tesa il dibattito sui vaccini per chi opera a contatto con il pubblico o in strutture come ospedali o qualsiasi altro tipo di struttura a contatto con il pubblico.
L'altra sera ho avuto modo in un dibattito di affrontare questo tema e sa, nelle trasmissioni, Presidente, arrivano i messaggini piuttosto che i dibattiti tra chi ha appartenenze politiche diverse: qua noi stiamo correndo il rischio, con la scusa del vaccinarsi o no, di fare un salto culturale indietro di 100 anni. Badate che l'altra sera c'era gente che metteva ancora in discussione la valenza del vaccino, con tutto che sia innegabile come i vaccini abbiano caratterizzato l'umanità allungando la vita e debellando alcune malattie.
Il fatto che oggi si torni a discutere, che sarà anche superato, è l'occasione perché noi, come Consiglio Veneto, ancora una volta diciamo in maniera puntuale e precisa che se tu lavori con il pubblico, se tu lavori in ospedale, se tu lavori a contatto con, devi fare il vaccino. Non è una questione di libertà, perché alcuni la mettono sulla libertà, "Finisce la tua, inizia la mia"; ci sono molti casi, non solo nel sistema sanitario, dove se tu vai a fare quel tipo di lavoro non può esimerti da alcuni tipi di vaccini.
Faccio l'esempio, capogruppo Pan: quando uno vuole andare a lavorare su una nave, si fa l'antitetanica, altrimenti la Capitaneria non ti dà il libretto di navigazione. Se tu invece sei un no-vax o non vuoi fare quel vaccino, non vai a lavorare sulla nave, punto. Se tu fai l'autoferrotranviere, ti vengono a fare le analisi per vedere se fai uso di droghe o se fai uso di alcol. La teoria del: "Ho fatto uso di droghe leggere dieci giorni fa che ero in ferie, e anche se illegale non c'entra niente per quando ero alla guida" non funziona, perché se tu vuoi portare in giro la gente per il mondo, al netto del fatto che non dovresti fare uso di droghe leggere perché è illecito, non fai neanche abuso di alcol, altrimenti tu non porti la gente in giro per il mondo.
Non è un problema questo di accanimento, del voler restringere la libertà. Se tu lavori in ospedale, se tu lavori in una casa di riposo, fai il vaccino. E se non vuoi fare il vaccino, cambi mestiere. Punto. Non ci deve essere spazio per altre interpretazioni.
Ma voi pensate all'incongruenza di dire che un parente non va a trovare, magari, come è stato in pandemia, in casa di riposo il proprio genitore, il proprio nonno, perché rischia di portare dentro magari il virus, però dentro ci può lavorare qualcuno che non è vaccinato.
Questa è l'occasione per ribadire certi concetti. Anche perché ho visto che anche nella nostra Regione l'ASL di Treviso ha preso delle posizioni, c'è anche una sospensione, c'è anche, nei confronti di un'infermiera, una presa di posizione disciplinare molto forte. Un segnale va dato.
È superata la mozione? Può essere anche superata. Però per noi è l'occasione per dire, per ribadire che siamo favorevoli che se tu lavori a contatto con il pubblico, devi fare il vaccino. Altrimenti cambi mestiere, come fanno i marittimi da cento anni, gli autoferrotranvieri o chi più ne ha più ne metta.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Bigon, è già intervenuta un paio di volte e non posso farla intervenire continuamente, a meno che non sia per dichiarazione di voto: è l'unica possibilità che posso darle in questo momento, però non so se è chiusa la discussione generale.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
No, era solo per intervenire a risposta del collega Pan.

PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
A questo punto, Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Tra l'altro, io faccio veramente fatica a parlare, è ricominciato il problema con l'audio.
Accettiamo eventualmente le modifiche per quanto riguarda tutto quello che è parte della mozione è superato. Volevo precisare però che non è assolutamente ritirabile e questo è stato chiaro sin dall'inizio; è superata solo per quanto riguarda l'obbligatorietà da parte del Governo che ha già disposto in merito.

PRESIDENTE

Solo per informazione pratica, esistono già delle sospensioni in questo momento in qualche ULSS del Veneto, tanto per rendere edotti i colleghi che la cosa è già in corso, per cronaca.
Ci sono delle modifiche? La collega Camani propone delle modifiche, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Propongo le modifiche che ho preliminarmente condiviso con il capogruppo Villanova nel dispositivo: "Premesso che" eliminiamo il secondo capoverso...

PRESIDENTE

Allora, sul "Premesso che"?

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Il primo rimane, il secondo lo togliamo.

PRESIDENTE

Quindi, "in questo momento ci troviamo", eccetera. Okay.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Del terzo capoverso lasciamo tutto fino a "immunità di gregge", cancelliamo dalla parola "purtroppo" alla parola "dosi consegnate".

PRESIDENTE

Okay. Dopo il punto e virgola, si cancella tutto.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

"Considerato che", togliamo il primo punto.

PRESIDENTE

Okay.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Lasciamo il secondo e il terzo.

PRESIDENTE

Okay.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Degli impegni per la Giunta: lasciamo il primo, al quale aggiungiamo, alla fine, "per la tutela della salute dei cittadini veneti"; eliminiamo ovviamente il terzo impegno.

PRESIDENTE

Quindi, il primo rimane modificato, il secondo rimane così com'è, il terzo si cancella. Bene.
Il titolo rimane così?

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

No, bisogna sicuramente modificare anche il titolo. "La Regione agisca affinché l'obbligo introdotto dalla legislazione statale". Va bene, se si può mancherebbe l'impegno, ma se si può, chiudiamo dopo COV-2.

PRESIDENTE

Okay. Benissimo. La presentatrice accetta queste modifiche?

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente, sì.

PRESIDENTE

Bene. Metto in votazione la mozione n. 58 con le modifiche appena dette al microfono dalla collega Camani e concordate anche con il capogruppo Villanova.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della mozione come modificata)
Il Consiglio regionale del Veneto

PREMESSO CHE:

- in un anno, la pandemia da SARS-CoV-2 ha provocato oltre 100.000 decessi nel nostro Paese ed oltre 10.000 nella nostra Regione; gli impatti sull'economia e sulla società sono stati pesantissimi; in Veneto, moltissime persone hanno perso il posto di lavoro, anche e soprattutto in settori considerati floridi e trainanti, come il turismo e il suo indotto;

- l'unica via per uscire da questa insostenibile situazione è una vaccinazione di massa, che ci permetta di avvicinarci nel più breve tempo possibile alla cosiddetta immunità di gregge;

CONSIDERATO CHE:

- l'articolo 32 della Costituzione stabilisce che: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività"; la vita sociale, oltre ad avere dei vantaggi, comporta anche obblighi imprescindibili: il comportamento individuale non deve e non può arrecare danni ad altre persone, specie se si tratta della salute delle persone che appartengono alle fasce più fragili della popolazione;

- le categorie professionali che operano accanto ai malati, agli anziani e ai disabili, hanno come missione quella di proteggere i pazienti; perciò, soprattutto per costoro, vaccinarsi è doveroso sul piano etico e deontologico;

- risulta quindi imprescindibile che tutto il personale sanitario si sottoponga alla vaccinazione anti COVID-19, per assicurare la tenuta dell'intero sistema socio-sanitario; chi non intende vaccinarsi, non ha come missione il bene comune, né la protezione dei malati e dei soggetti fragili, ed anzi, può causare gravissime conseguenze, come il sopracitato caso di Rovigo dimostra;

tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta regionale

- a verificare con la massima urgenza il tasso di vaccinazione del personale che opera in tutte le strutture sanitarie e socio sanitarie, pubbliche e private della nostra Regione, ivi compresi gli addetti alle pulizie e tutti coloro che possono venire in contatto con i pazienti, per la tutela della salute dei cittadini veneti;

- ad agire in modo che, nei contesti sanitari e socio sanitari della nostra regione, soggetti non vaccinati contro il Covid-19 non entrino in contatto con i pazienti, direttamente o indirettamente".
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Come dicevamo prima in Capigruppo, si diceva di chiudere abbastanza presto questa sera.
Quindi interrompiamo qui la seduta. Ricordo ai colleghi Consiglieri che mi stanno ascoltando che in Capigruppo abbiamo concordato la prossima settimana Consiglio martedì tutta la giornata e mercoledì pomeriggio.
La settimana prossima per tutti, anche per chi ha il Green Pass, si accede a Palazzo con i tamponi, quindi consiglio di fare il tampone nella propria ULSS di residenza e, proprio per casi particolari, i tamponi in piazzale, Roma.
Grazie. La seduta è chiusa.
La seduta termina alle ore 17.41
Il Consigliere segretario
Alessandra SPONDA

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI


Resoconto stenotipico a cura di:
Real Time Reporting S.r.l.

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Cristiano Gebbin e Gabriella Gamba
Verbale n. 28 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 28
MERCOLEDì 21 LUGLIO 2021


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 28a seduta pubblica – mercoledì 21 luglio 2021
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, con modalità telematica mista, secondo quanto previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 34 dell'11 marzo 2021.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11577 del 15 luglio 2021.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 11.47.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda .

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]

Il PRESIDENTE comunica che il consigliere Giacomin è in congedo.

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

e

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolame

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 110 del 29.03.2021
presentata dalla consigliera Guarda
"Incendio all'Oasi del Busatello: attivarsi sin d'ora per far valere i diritti del territorio"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 85 del 25.02.2021
presentata dalla consigliera Guarda
"Gli addetti di una intera farmacia di Portogruaro positivi al Covid-19: a quando i vaccini per il personale delle farmacie?"

e la

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "La Regione può valutare la possibilità di inserire i farmacisti fra le categorie da sottoporre prioritariamente a profilassi anti Covid-19?" (Interrogazione a risposta scritta n. 53).


Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI n. 85.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 143 del 20.05.2021
presentata dai consiglieri Guarda, Zanoni e Bigon
"Centri regionali di recupero della fauna selvatica in difficoltà: chi aiuta chi dovrebbe aiutare?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 146 del 28.05.2021
presentata dalla consigliera Guarda
"SPV e intersezione Vallugana è ancora utilizzata?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Calzavara che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020". (Progetto di legge n. 59) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 21/2021)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Sandonà (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Camani (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Interviene in discussione generale la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

La seduta è sospesa alle ore 13.03.

La seduta riprende alle ore 14.28.

In discussione generale intervengono i consiglieri Bigon (Partito Democratico Veneto), Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) e l'assessore Calzavara in sede di replica.

Si passa all'esame degli articoli.

I tredici articoli che compongono il progetto di legge, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Villanova (Zaia Presidente) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 8) all'ordine del giorno

Nomina del Direttore generale dell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV). Articolo 10, comma 3, legge regionale 18 ottobre 1996, n. 32 . (Proposta di deliberazione amministrativa n. 15) APPROVATA (Deliberazione n. 81/2021)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Cecchetto (Zaia Presidente) che svolge la relazione illustrativa per conto della Prima Commissione consiliare.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica e a scrutinio segreto la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto.

Il Consiglio approva

Punto n. 9) all'ordine del giorno

Programma di sviluppo rurale 2014-2020 per il Veneto. Proposta di modifica ai sensi dell'articolo 11, lettera a) del Regolamento (UE) n. 1305/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio e dell'articolo 4 paragrafo 2 terzo comma del Regolamento (UE) n. 808/2014 per l'estensione del periodo di programmazione al 2022 e l'integrazione delle risorse finanziarie previste dagli articoli 58 e 58 bis del Regolamento (UE) 2020/2220. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 24) APPROVATA (Deliberazione n. 82/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Gerolimetto (Zaia Presidente) che svolge la relazione illustrativa per conto della Terza Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Gerolimetto assume la Presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale intervengono i consiglieri Zottis (Partito Democratico Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), l'assessore Caner e il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Interviene il consigliere Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) per fatto personale.

Intervengono i consiglieri Gerolimetto (Zaia Presidente) in sede di replica e Zottis (Partito Democratico Veneto) in dichiarazione di voto.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

La seduta è sospesa alle ore 16.19 per consentire lo svolgimento di una riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari.

La seduta riprende alle ore 16.41.

Punti nn. 16), 17) e 18) all'ordine del giorno

Relazione del Garante regionale dei diritti della persona anni 2017 e 2018. (Rendicontazione n. 29) APPROVATA (Deliberazione n. 83/2021)  [RESOCONTO]

Relazione del Garante regionale dei diritti della persona anno 2019. (Rendicontazione n. 30) APPROVATA (Deliberazione n. 84/2021)  [RESOCONTO]

Relazione del Garante regionale dei diritti della persona anno 2020. (Rendicontazione n. 33) APPROVATA (Deliberazione n. 85/2021)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Interviene la consigliera Cestari (Liga Veneta per Salvini Premier) che svolge congiuntamente la relazione delle tre rendicontazioni per conto della Prima Commissione consiliare.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la rendicontazione n. 29.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la rendicontazione n. 30.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la rendicontazione n. 33.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 19) all'ordine del giorno

Proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione dal titolo: "Misure urgenti in materia di gestione degli impianti sportivi pubblici, connesse all'emergenza da Covid-19" d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto. (Progetto di legge statale n. 3) APPROVATO (Deliberazione n. 86/2021)  [RESOCONTO]

Intervengono i consiglieri Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Sesta Commissione consiliare, e Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Sesta Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Favero (Liga Veneta per Salvini Premier) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Si passa all'esame degli articoli.

I quattro articoli che compongono il progetto di legge, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il Presidente comunica il rinvio della discussione del punto n. 20) all'ordine del giorno.

Punto 21) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Bigon, Giacomo Possamai, Camani e Zottis relativa a "Chiunque opera in contesti sanitari e socio sanitari pubblici e privati deve essere vaccinato contro il SARS-CoV-2.". (Mozione n. 58) APPROVATA (Deliberazione n. 87/2021)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono i consiglieri Villanova (Zaia Presidente), che chiede il ritiro della mozione, Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), Camani (Partito Democratico Veneto), Bigon (Partito Democratico Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) e Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) che propone delle modifiche al testo e al titolo della mozione.

Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) che accoglie le modifiche.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione in oggetto come modificata nel testo e nel titolo.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Gerolimetto, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato martedì 27 e mercoledì 28 luglio.

La seduta termina alle ore 17.41.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BISAGLIA Simona
PICCININI Tomas
BORON Fabrizio
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RAZZOLINI Tommaso
CECCHETTO Milena
RIGO Filippo
CENTENARO Giulio
RIZZOTTO Silvia
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CESTARO Silvia
SCATTO Francesca
CIAMBETTI Roberto
SORANZO Enoch
CORSI Enrico
SPERANZON Raffaele
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FINCO Nicola Ignazio
VENTURINI Elisa
FORMAGGIO Joe
VIANELLO Roberta
GEROLIMETTO Nazzareno
VILLANOVA Alberto
GUARDA Cristina
ZANONI Andrea
LORENZONI Arturo
ZECCHINATO Marco

ZOTTIS Francesca






LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
Alessandra SPONDA






IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI





N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Cristiano Gebbin e Paola Lombardo