ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 20/07/2021 n. 27

Resoconto n. 27 - 11^ legislatura
Resoconto 27 a Seduta pubblica
Martedì, 20 luglio 2021
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.55

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno. Abbiamo il numero legale.
Diamo inizio alla 27a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11577 del 15 luglio 2021.
PUNTO
1



APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 26a seduta pubblica del 6 luglio 2021.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

PRESIDENTE

Ho un'assenza del collega Giacomin: non è un congedo, è un'assenza. Mi comunica che oggi non può essere presente per motivi personali.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTI
4 e 5



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE
e
INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Iniziamo con le interrogazioni.
Mi pare che Corazzari abbia ampia delega rispetto ad alcune risposte.
Partirei con l'interrogazione n. 43 della collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 43 del 7 gennaio 2021 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "COVID FOCOLAIO IN TERAPIA INTENSIVA ALL'OSPEDALE DI MIRANO (VE), QUALI LE MISURE DELLA REGIONE PER EVITARE FOCOLAI NEGLI OSPEDALI?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- da notizia diffusa a mezzo stampa si apprende di "un focolaio nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Mirano con almeno 8 infermieri e un medico contagiati" a riprova di una diffusione del virus tale "da penetrare anche nei reparti più blindati come può essere una terapia intensiva" e della "difficile condizione degli operatori" (cfr. Corriere del Veneto ed. Venezia e Mestre);
- il personale sanitario denuncia da tempo il rischio dei troppi falsi negativi relativo all'effettuazione dei test rapidi, in luogo di quelli molecolari, ai sanitari (cfr http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl/articolo.php?articolo_id=89884 );
Considerato che:
- alla luce dei rilievi del personale medico appare verosimile che i focolai all'interno delle strutture ospedaliere, e nello specifico in un reparto di terapia intensiva, possano essere dovuti ad un falso negativo divenuto poi veicolo di contagio;
- dato il rischio che quotidianamente corre il personale sanitario nel fronteggiare la pandemia da Covid e, inoltre, il pericolo al quale sono esposti i pazienti più critici allorquando in una struttura ospedaliera si sviluppi un focolaio, appare opportuno modificare il piano di sanità pubblica.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta consigliera
interroga la Giunta regionale
per sapere come la Regione intende intervenire in relazione ai fatti esposti.".

PRESIDENTE

Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti e a tutte.
Questa è un'interrogazione del 7 gennaio 2021, quindi la data è importante perché stiamo parlando di un periodo chiave per la gestione dell'emergenza Covid. Chiedevo appunto, su segnalazione di alcuni medici e infermieri del reparto di Terapia intensiva dell'ospedale di Mirano quale misura la Regione intendeva intraprendere in quel momento per evitare focolai negli ospedali. Infatti si capiva in quel momento, da notizie diffuse a mezzo stampa, che c'era un focolaio di Covid nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale di Mirano con almeno otto infermieri e un medico contagiati.
Il personale sanitario, tra l'altro, in quel momento denunciava da tempo il rischio dei famosi falsi negativi possibili dei test rapidi in luogo di quelli, invece, molecolari e quindi, considerando questa questione, chiedevo appunto all'epoca come la Regione intendeva intervenire in relazione ai fatti esposti, cioè come intendeva intervenire per limitare la possibilità che ci fossero dei focolai soprattutto in quei luoghi più fragili che sono ed erano appunto gli ospedali.
Ricordo anche che in quel momento - e ne stiamo discutendo anche nella Commissione d'inchiesta - a livello nazionale valeva la nota tecnica ad interim che era stata aggiornata nel 2020, il 23 ottobre, che prevedeva esplicitamente che per lo screening degli operatori sanitari o del personale in contesti ad alto rischio - e quindi nei reparti di Terapia intensiva - la prima scelta doveva essere il test molecolare, mentre l'antigienico, con conferma del molecolare poi, era la scelta alternativa, quindi, di fatto, la seconda.
A partire da queste questioni, chiedo appunto di sapere come la Regione intendeva all'epoca - parliamo del 7 gennaio - intervenire in relazione ai fatti esposti.

PRESIDENTE

Per l'assessore Lanzarin risponde il collega Corazzari. Prego.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"In merito ai quesiti posti è stata interpellata l'Azienda Ulss 3 Serenissima che ha fornito i seguenti chiarimenti.
Nell'ultima settimana di dicembre 2020, l'Azienda ha riscontrato 8 positività per la ricerca del virus SARS_CoV-2 tra il personale sanitario della Terapia Intensiva di Mirano, di cui 7 infermieri e 1 dirigente medico. Nella medesima Unità Organizzativa lavorano 66 operatori tra dirigenti medici e personale del comparto.
La prima positività con tampone molecolare è stata accertata in data 22 dicembre 2020 e dall'approfondimento eseguito è emerso che il contagio è avvenuto nell'ambito di un cluster familiare. A distanza di pochi giorni la Direzione Medica dell'Ospedale, applicando il protocollo aziendale già in vigore, ha proceduto allo screening di tutto il personale della Terapia Intensiva effettuando il tampone molecolare, che ha evidenziato altre 4 positività tutte asintomatiche al momento dell'esame.
L'ultimo caso di positività è stato accertato il 3 gennaio 2021 dal tampone molecolare eseguito su un dipendente che, a causa della sintomaticità, non prestava servizio già dal 29 dicembre 2020.
Per quanto riguarda la gestione dei pazienti nel Reparto di terapia Intensiva di Mirano, l'Azienda sanitaria ha precisato che dal 10 al 30 dicembre 2020 sono stati assistiti 39 pazienti, di cui 18 affetti da Coronavirus.
Tutti gli operatori a contatto con pazienti Covid positivi sono stati dotati ed hanno sempre utilizzato i Dispositivi di Protezione Individuale prescritti (mascherina FFP2, visiera, doppi guanti, tuta e calzari).
Analogamente, il personale addetto all'assistenza dei pazienti Non-Covid ha sempre utilizzato mascherine FFP2 e guanti, oltre a visiere e camici nei casi di assistenza con alto rischio di contagio come ad esempio per le broncoaspirazioni, l'igiene quotidiana, le medicazioni, ecc. nel rispetto delle procedure di sicurezza aziendali.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
In merito ai quesiti posti è stata interpellata l'azienda ULSS 3 Serenissima che ha fornito i seguenti chiarimenti.
Nell'ultima settimana di dicembre 2020 l'Azienda ha riscontrato 8 positività per la ricerca del virus SARS-Covid-2 tra il personale sanitario della Terapia intensiva di Mirano, di cui 7 infermieri e un dirigente medico.
Nella medesima unità organizzativa lavorano 66 operatori tra dirigenti medici e personale di comparto.
La prima positività con tampone molecolare è stata accertata il 22 dicembre 2020 e all'approfondimento eseguito è emerso che il contagio è avvenuto nell'ambito di un cluster familiare.
A distanza di pochi giorni, la Direzione medica dell'ospedale, applicando il protocollo aziendale già in vigore, ha proceduto allo screening di tutto il personale della Terapia intensiva effettuando il tampone molecolare che ha evidenziato altre quattro positività, tutte asintomatiche al momento dell'esame. L'ultimo caso di positività è stato accertato il 3 gennaio 2021 dal tampone molecolare eseguito su un dipendente che, a causa della sintomaticità, non prestava servizio già dal 29 dicembre 2020.
Per quanto riguarda la gestione dei pazienti del reparto di Terapia intensiva di Mirano, l'Azienda sanitaria ha precisato che, dal 10 al 30 dicembre 2020, sono stati assistiti 39 pazienti, di cui 18 affetti da Coronavirus. Tutti gli operatori a contatto con pazienti Covid positivi sono stati dotati ed hanno sempre utilizzato i dispositivi di protezione individuale prescritti: la mascherina FFP2, la visiera, i doppi guanti, tute e calzari. Analogamente, il personale addetto all'assistenza dei pazienti non Covid ha sempre utilizzato mascherine FFP2 e guanti, oltre a visiere e camici nei casi di assistenza con alto rischio di contagio, come ad esempio le bronco-aspirazioni, l'igiene quotidiana, le medicazioni, eccetera, nel rispetto delle procedure di sicurezza aziendali.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Grazie della risposta.
In quel momento il tema vero – e ad oggi, appunto, con questa risposta sappiamo che sono stati fatti dei tamponi molecolari – era che non solo in questo ospedale, ma in tanti veniva rilevato da medici e infermieri il fatto che, in realtà, il controllo periodico di medici e infermieri veniva svolto in alcune strutture, non quelle che si erano, anche in maniera individuale, adeguate a fare i molecolari, anche e troppo con i test rapidi. Quindi apprendo che in quel caso siano stati fatti per il controllo, e per fortuna, dei tamponi molecolari. Apprendo anche, se non ho capito male, ma poi leggerò la risposta per iscritto, che il primo caso è stato rilevato all'interno di un contesto familiare. Credo che, probabilmente, proprio perché sono stati fatti quel tipo di tamponi e anche magari con celerità, il focolaio che rilevavo il 7 gennaio sia stato circoscritto.
Ecco, riporto, come intervento per rispondere a questa interrogazione, il fatto che probabilmente è importante - e lo faremo, spero, nella Commissione d'inchiesta - raccogliere tutti i dati rispetto a medici e infermieri contagiati nei contesti ospedalieri per capire anche come è stato effettuato il tracciamento – in questo caso lo abbiamo capito, nell'ospedale di Mirano – proprio per comprendere se e come l'uso massiccio dei tamponi rapidi, in quei contesti – ripeto: in quei contesti che sono quelli ospedalieri – abbia in quel momento di profonda pandemia modificato e forse reso più difficile il controllo degli operatori sanitari, che da circolare, lo ripeto, dovevano essere controllati in maniera prioritaria, con i tamponi molecolari. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Saltiamo di qualche numero rispetto all'ordine del giorno e andiamo all'IRI 92, che ha la stessa risposta anche per l'IRI 112, sempre della Ostanel, ma anche della IRS 68 della collega Zottis.
Quindi io farei presentare le IRI 92 e 112 a Ostanel. Se la Zottis. Se vuole integrare con la sua... la dà per letta.
È una risposta che comprende tutte e tre queste interrogazioni.
Quindi 92, collega Ostanel e 112 allegata.
Interrogazione a risposta immediata n. 92 del 9 marzo 2021 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "CAREGIVER, QUANDO E CON CHE MODALITÀ SARANNO VACCINATI? LA REGIONE FACCIA CHIAREZZA".
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- la definizione di Caregiver è fornita dalla L. n. 205/2017 art. 1 co. 254: "Persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell'altra parte dell'unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado ovvero di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza domiciliare e continua di lunga durata o sia titolare di indennità di accompagnamento";
- il sito web della Regione Veneto, nella sezione 'emergenza coronavirus' riferisce che la vaccinazione sarà estesa anche alle persone conviventi dei soggetti estremamente vulnerabili, ossia coloro che sono affetti da patologie "severe e/o immunodeficienza rientranti nelle "Aree di patologia" individuate a livello nazionale, identificate sulla base di un maggior rischio e di condizione di fragilità" e nello specifico "pazienti con Fibrosi Cistica, Pazienti Trapiantati per organo solido/emopoietico (o in lista), Pazienti Oncologici e Pazienti oncoematologici (in trattamento o che presentano determinate caratteristiche per le quali sono attualmente seguiti da un centro specialistico ospedaliero)";
- appare evidente come la categoria indicata al primo punto sia più ampia di quella ricompresa nel secondo e infatti risulta alla sottoscritta che molti caregiver si stiano chiedendo quando potrà essere somministrato loro il vaccino, determinante per garantire una efficace protezione della persona assistita.
Considerato che:
- risulta comunque necessario e urgente, in un'ottica di massima precauzione verso le persone assistite, provvedere alla vaccinazione di tutti i caregiver.
La sottoscritta consigliera
interroga la Giunta regionale
per sapere quali siano le modalità e le tempistiche previste per la vaccinazione dei caregiver.".

Interrogazione a risposta immediata n. 112 del 29 marzo 2021 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a: "COVID, A QUANDO UNA CAMPAGNA VACCINALE CHIARA E OMOGENEA IN TUTTO IL TERRITORIO REGIONALE CON SOLA PRIORITÀ ALLE PERSONE FRAGILI?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- recentemente il Presidente della Giunta regionale ha evidenziato come la strategia vaccinale regionale sia di realizzare un sistema di prenotazione unico e di dare priorità alle persone più fragili ossia le persone anziane, quelle malate nonché i familiari dei soggetti affetti da patologie particolarmente gravi, i c.d. caregiver;
- nonostante ciò continuano a verificarsi situazioni dovute a carenze organizzative con differenze tra le 9 aziende Ulss in cui è suddiviso il territorio Veneto;
- ieri, citando alcuni esempi, nel territorio di competenza dell'ULSS 2 Marca Trevigiana sperimentava "una nuova modalità di vaccinazione, con accesso "libero" per la classe 1936, mentre nella ULSS 6 Euganea si cercavano 2.000 persone da vaccinare da un giorno all'altro tramite passaparola; in diversi punti vaccinali sono state segnalate code molto lunghe e confusione generale nelle modalità di accesso, con un impatto nel lavoro del personale sanitario e volontario che è già sotto pressione per il carico di lavoro della gestione di una vaccinazione di massa;
- si ricevono continue segnalazioni, in particolare da anziani over 80 e persone fragili, di una scarsa informazione su come accedere alla vaccinazione e quando anche perché le modalità cambiano da provincia a provincia, generando confusione invece che informazioni chiare e univoche.
Considerato che:
- una campagna di informazioni chiara e univoca è essenziale per l'efficacia di una vaccinazione di massa;
- l'attuale sistema organizzativo frammentato per ULSS non è sostenibile, sia per gli sforzi che il personale sanitario e volontario deve compiere per gestire i centri vaccinali, sia per le persone che vi accedono;
- Azienda Zero è una struttura appositamente concepita per gestire gli aspetti della sanità di dimensione regionale;
- che dalla riuscita della campagna vaccinale regionale dipendono, tra l'altro, la salvaguardia della salute dei cittadini, la ripresa economica, la ripresa della piena attività sanitaria ordinaria degli ospedali;
- che ad oggi le indicazioni fornite ai caregiver sono ancora vaghe e comunque differenti a seconda dell'ULSS competente.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta consigliera Ostanel
interroga il Presidente della Giunta regionale e l'assessore competente
per sapere quali azioni intenda porre in essere per realizzare una campagna vaccinale chiara e omogenea in tutto il territorio regionale con sola priorità alle persone fragili, come da linee guida nazionali.".

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zottis, Bigon Montanariello e Zanoni relativa a "DISTROFIA MUSCOLARE, DISABILITÀ GRAVE, FAMILIARI CONVIVENTI DI DISABILI GRAVI E CAREGIVER SONO STATI COLLOCATI DALLE PIÙ ALTE ISTITUZIONI ITALIANE NELLA CATEGORIA 1, CHE HA MASSIMA PRIORITÀ NELLE VACCINAZIONI ANTI COVID. A CHE PUNTO SIAMO IN VENETO?" (Interrogazione a risposta scritta n. 68)

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- il 10 marzo 2021 la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute, in collaborazione con la struttura del Commissario Straordinario per l'emergenza COVID, AIFA, ISS e AGENAS hanno emanato le "Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti Sars-Cov-2/Covid 19", che contengono un aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità dei soggetti che vengono invitati a vaccinarsi; tali "Raccomandazioni" hanno ricevuto parere positivo da parte del Consiglio Superiore di Sanità e sono state anche oggetto di un confronto con il Presidente e alcuni componenti del Comitato Nazionale di Bioetica.
- sono state stabilite 5 categorie di soggetti che vanno dalla più grave "Categoria 1 - Elevata fragilità - persone estremamente vulnerabili; disabilità grave" alla "Categoria 5: Resto della popolazione di età <60 anni."
- relativamente alla Categoria 1, nell'allegata Tabella 1 al sopracitato documento, sono elencate le "Persone estremamente vulnerabili, intese come persone affette da condizioni che per danno d'organo preesistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19";
- tra costoro sono ricompresi i soggetti affetti da distrofia muscolare;
- sempre all'interno della Categoria 1, nella Tabella 2 sono stati collocati i Disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art.3 comma 3 ed anche i familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri regionali
chiedono al Presidente della Giunta regionale e all'Assessore regionale alla Sanità
- se nella nostra regione sono iniziate le vaccinazioni anti Sars-CoV-2 per le persone appartenenti alla sopracitata Categoria 1, in particolare per coloro che sono affetti da distrofia muscolare, per coloro che soffrono di disabilità grave ai sensi delle 104/1992 e per i loro familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto";
- se dette vaccinazioni non sono ancora iniziate, quando è previsto che inizino ed entro quando si concluderanno;
- quali sono/saranno le modalità con cui i soggetti appartenenti alla "Categoria 1" vengono/verranno convocati per la vaccinazione anti Sars-CoV-2, in particolare si chiede se le convocazioni avvengono/avverranno d'ufficio
- quindi tramite lettera a domicilio, telefonata o email - o se gli interessati devono/dovranno preoccuparsi di presentare richiesta, a partire da quando, con quale/quali modalità/strumenti.".

PRESIDENTE

Prego, Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Queste sono due interrogazioni, una del 9 e una del 29 marzo, il tema è uguale, simile, relativamente alla vaccinazione dei caregiver.
Ricordiamo che in quel momento, appunto... sembra sempre di parlare del passato, perché, ripeto, come l'altra interrogazione che ho appena discusso era di gennaio, queste sono di marzo, la risposta arriva a fine luglio: è ovvio che è difficile, con delle risposte così tardive, poi rendicontare alle persone che queste interrogazioni le hanno anche promosse. E in questo caso erano proprio le associazioni di familiari e caregiver che segnalavano, non solo a me ma ad altri Consiglieri, come si vede con le interrogazioni che abbiamo fatto diverse, ma sullo stesso tema, il fatto che all'epoca i caregiver familiari non sapessero come accedere alla campagna vaccinale.
Nella IRI 92, ma anche nella 112, faccio vedere due cose: da un lato, che la Regione aveva definito una definizione dei caregiver diversa da quella che è contenuta nella legge 205 del 2017, tra l'altro restringendo le categorie che venivano descritte come caregiver. Mentre le persone che sanno di essere dei caregiver - e ricordiamo che il presidente Zaia che ha sbagliato a definire anche in maniera brutta, secondo me, questa figura facendo vedere di non sapere cosa fossero - il tema vero era la Regione Veneto aveva una definizione, i caregiver sanno di esserlo e non rientravano in quello che vedevano nel sito della campagna vaccinale e non sapevano all'epoca come poter accedere alla campagna vaccinale.
Ricordiamo che solo dopo, dopo un po' di mesi, il sistema è stato reso forzabile da queste categorie, ma per mesi, due, hanno faticato in maniera forte a capire come potersi vaccinare, se potevano andare con il familiare, se dovevano prenotarsi online, se dovevano chiedere alle associazioni.
L'IRI 112, che è del 29 marzo, l'ho fatta proprio perché l'altra non era stata risposta e l'interrogazione è semplice: per sapere quali azioni all'epoca - e, ripeto all'epoca, perché parliamo di marzo e non di luglio - si intendevano porre in essere per realizzare una campagna vaccinale chiara ed omogenea in tutto il territorio regionale con la sola priorità alle persone fragili, come da linea guida nazionale, ed in particolare, come la IRI del 9 marzo chiede, come si intendeva procedere nello specifico per la vaccinazione delle persone caregiver di familiari con disabilità.

PRESIDENTE

La collega Zottis dà per letta la sua IRS.
Assessore Corazzari, per la risposta. È la stessa per tutte e tre. Prego.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta congiunta della Giunta regionale)
"Con riferimento alla campagna vaccinale anti covid-19 e, nello specifico, alle vaccinazioni per le categorie prioritarie, esse sono state individuate a livello nazionale con indicazioni che la Regione del Veneto ha diffuso a tutte le Aziende Ulss del territorio.
Le indicazioni sulle vaccinazioni per i disabili ed i loro famigliari e caregiver, in linea con quelle nazionali, sono state date - nello specifico - alle Aziende Ulss del Veneto con la nota del 1 aprile 2021, prot. n.149603 e con la nota del 15 aprile 2021, prot. n.173607, entrambe a firma del Direttore della Direzione Regionale Prevenzione, Sicurezza Alimentare, Veterinaria.
In particolare va precisato che, ai sensi dell'Ordinanza n. 6 del 9 aprile 2021 del Commissario Straordinario all'emergenza Covid -19, le persone vanno vaccinate secondo questo ordine di priorità:
− persone di età superiore agli 80 anni;
− persone con elevata fragilità e, ove previsto dalle specifiche indicazioni contenute alla Categoria 1, Tabella 1 e 2 delle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 (ISS/Ministero della Salute), dei familiari conviventi, caregiver e genitori/tutori/affidatari;
− persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni.
Relativamente alla modalità di accesso alla vaccinazione, per i soggetti fragili ed i caregiver, familiari conviventi, genitori e tutori affidatari, essa avviene mediante la prenotazione sul portale regionale dedicato, fatta eccezione per i soggetti in carico alle cure domiciliari che vengono contattati direttamente dall'azienda ulss competente per territorio la quale ne organizza la somministrazione del vaccino (mediante i medici dell'Assistenza Domiciliare Integrata, i medici di medicina generale disponibili, oppure i medici delle Unità Speciali di Continuità Assositenzale).
Invece, le persone estremamente vulnerabili vengono contattate per la vaccinazione direttamente dai centri specialistici presso i quali sono in cura se hanno le seguenti patologie:
• Fibrosi cistica;
• Insufficienza renale/ patologia renale: pazienti sottoposti a dialisi;
• Patologia onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure; pazienti con patologia tumorale maligna in fase avanzata non in remissione;
• Pazienti affetti da talassemia e anemia a cellule falciformi;
• Trapianto di organo solido e di cellule staminali emopoietiche: pazienti in lista d'attesa o trapiantati di organo solido;
• HIV.
Tutti i dati di dettaglio, relativamente andamento delle vaccinazioni, sono disponibili nel sito istituzionale della Regione del Veneto, all'indirizzo https://regione.veneto.it/dati-vaccinazioni/ .".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Con riferimento alla campagna vaccinale anti-Covid-19, e nello specifico le vaccinazioni per le categorie prioritarie, esse sono state individuate a livello nazionale con le indicazioni che la Regione Veneto ha diffuso a tutte le ASL del territorio.
Le indicazioni sulle vaccinazioni per i disabili e i loro familiari e caregiver, in linea con quelle nazionali, sono state date nello specifico alle Aziende ASL del Veneto con nota 1° aprile 2021 e con nota 15 aprile 2021, entrambe a firma del Direttore della Direzione regionale Prevenzione e Sicurezza Alimentare e Veterinaria.
In particolare, va precisato che, ai sensi dell'ordinanza 6 del 9 aprile 2021 del Commissario straordinario all'emergenza Covid 2019, le persone vanno vaccinate secondo questo ordine di priorità: persone di età superiore agli anni 80; persone con elevata fragilità e, ove previsto dalle specifiche indicazioni contenute alla categoria 1, tabella 1 e 2 delle raccomandazioni ad interim sui gruppi target di vaccinazione anti-Sars.Covid-19 del Ministero della Salute, dei familiari conviventi, caregiver e genitori, tutori e affidatari; persone di età compresa tra i 70 e 79 anni e, a seguire, quelle di età compresa tra i 60 e i 69 anni.
Relativamente alle modalità di accesso alla vaccinazione per i soggetti fragili e caregiver familiari, conviventi, genitori, tutori e affidatari, essa avviene mediante la prenotazione sul portale regionale dedicato, fatta eccezione per i soggetti in carico alle cure domiciliari, che vengono contattati direttamente dall'Azienda ASL competente per territorio, la quale organizza la somministrazione del vaccino mediante i medici dell'assistenza domiciliare integrata e i medici di Medicina Generale disponibili oppure i medici di Unità Speciali di Continuità Assistenziale.
Invece, le persone estremamente vulnerabili vengono contattate per la vaccinazione direttamente dai centri specialistici presso i quali sono in cura se hanno le seguenti patologie: fibrosi cistica, insufficienza renale, patologia renale in pazienti sottoposti a dialisi, patologia onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure; pazienti con patologia tumorale maligna in fase avanzata o in remissione; pazienti affetti da talassemia e anemie falciformi; trapianto di organo solido di cellule staminali emopoietiche; pazienti in lista d'attesa e trapiantati di organo solido; HIV.
Tutti i dati di dettaglio relativamente all'andamento delle vaccinazioni sono disponibili nel sito istituzionale della Regione del Veneto all'indirizzo: regione.veneto.it/dati-vaccinazioni.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, per la replica.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Non mi ritengo per nulla soddisfatta di una risposta così tecnica, che tra l'altro descrive le linee guida nazionali recepite dalla Regione, che conosco; tra l'altro ammette, questa risposta, che le linee guida sono state riprese e recepite il 15 aprile.
Noi sappiamo che la campagna vaccinale è partita a gennaio. Significa che da gennaio a metà aprile, le persone con fragilità e i loro caregiver non sapevano, in questa Regione che ha fatto della campagna vaccinale anche uno dei suoi baluardi per dire: "Siamo la Regione che sta vaccinando di più, vuol dire che da gennaio ad aprile le persone fragili e in particolare i caregiver familiari non sapevano, ed oggi ne ho la conferma, come poter accedere alla vaccinazione.
Guardate che d'ora in poi, ogni interrogazione la farò diversa, cioè interrogherò la Giunta per sapere, al periodo del deposito dell'interrogazione, qual era la situazione, perché rispondere quattro mesi dopo e raccontare cosa è successo dopo il 15 aprile, significa non rispondere allo stato dell'arte in cui questa interrogazione si trovava.
Ricordo 9 marzo-29 marzo per chiedere un sollecito, una campagna vaccinale partita a gennaio dove sapevamo già, e non occorreva che lo Stato, il nostro Governo facesse all'epoca una linea guida. La Regione doveva capire; lo sapeva che i fragili erano le persone da vaccinare prima; sui caregiver non c'è stata alcuna chiarezza. Conosco personalmente delle associazioni di caregiver che non sapevano se chiedere al proprio medico curante, se andare direttamente al punto vaccinale con il figlio o la figlia con disabilità, se dovevano iscriversi nel portale che non riusciva a prendere il loro codice fiscale.
Questa era la situazione al 9 e 29 marzo. Sentire a luglio un racconto diverso non risponde all'interrogazione.

PRESIDENTE

Zottis per la replica alla sua IRS. Prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Devo unirmi alle parole della collega Ostanel, nel senso che la risposta chiaramente è una risposta pragmatica, che va a percorrere quelli che sono stati i passaggi, i protocolli che, come giustamente ha anche detto l'Assessore, possiamo visionare all'interno dei siti ufficiali.
Quindi, oltre ad unirmi sulla questione che i dati che lei ci ha confermato in qualche modo sono partiti... la questione comunque del verificare e del fare, applicare quelli che sono i protocolli nazionali dal 15 aprile, ma oltre a questo, credo che sì in qualche modo era contenuta anche nell'IRS, necessario comprendere, replicheremo le interrogazioni: cosa sia successo, periodo per periodo, cosa sia successo ULSS per ULSS- Perché le segnalazioni sono state diverse, sono state, per quanto riguarda l'aspetto della disabilità e anche l'aspetto comunque sociosanitario. Sono anche informazioni che sono girate in modo pubblico, quindi penso che, insomma, la risposta è una risposta assolutamente formale.
Mi riservo di ripresentare delle interrogazioni molto più dettagliate e anche di comprendere meglio cosa sia successo prima del 15 aprile e cosa sia successo per le diverse categorie non citate oggi dall'Assessore e per le diverse ULSS. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Zanoni, l'ho visto arrivare, quindi andiamo alla n. 46 del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 46 dell'11 gennaio 2021 presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Lorenzoni e Guarda relativa a "SOSPESO IL SERVIZIO DEL CENTRO DI RECUPERO DELLA FAUNA SELVATICA DI TREVISO. LA REGIONE INTENDE GARANTIRE QUESTO IMPORTANTE SERVIZIO PREVISTO DALLA LEGGE?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che il Centro di recupero della fauna selvatica di Treviso, ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale n. 50 del 1993, offre un servizio ai cittadini nel recupero di animali selvatici feriti, in difficoltà o loro cuccioli abbandonati.
Considerato che:
- la convenzione con la Provincia di Treviso per la gestione del suddetto centro è scaduta il 31 dicembre scorso e dall'1 gennaio 2021 la Regione ha in carico questo importante servizio;
- il 2 gennaio 2021 la Polizia provinciale di Treviso ha comunicato alle associazioni ambientaliste la sospensione del suddetto servizio con riferimento al recupero.
Rilevato che:
- nei primi giorni dell'anno, a causa della chiusura del Centro di recupero della fauna selvatica di Treviso, non è stato possibile dare tempestivo soccorso ed evitare la morte di un esemplare di Barbagianni (Tyto alba) e di un Cigno reale (Cignus olor), entrambi specie particolarmente protette e comprese in uno speciale elenco di specie a rischio di cui all'art. 2 della L. 157/1992, rinvenuti in grave stato di sofferenza da alcuni cittadini;
- a seguito dei suddetti episodi le associazioni animaliste trevigiane di Lav, Lac, Oipa, Progetto Riccio Europeo, Wwf e Lipu hanno affermato che: "La Regione, che in piena emergenza Covid ha consentito ai cacciatori di uscire dal comune di residenza per dare sfogo al loro passatempo, sembra non avere dimostrato lo stesso impegno per garantire la tutela degli animali feriti"(...) Ora però la situazione non è più tollerabile, abbiamo dato mandato ai nostri uffici legali di valutare se vi siano gli estremi per segnalare alla Procura della Repubblica l'interruzione di un servizio pubblico imposto dalle norme di settore".
Ritenuto che sia doveroso intervenire affinché sia al più presto ripristinato il servizio del Centro di recupero della fauna selvatica di Treviso per evitare che altri animali selvatici sofferenti e a rischio di morte siano privi di adeguato e tempestivo soccorso.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri
chiedono all'Assessore regionale alla Caccia e Pesca
quando sarà ripristinato il servizio del Centro di recupero della fauna selvatica di Treviso.".

PRESIDENTE

Zanoni, prego per l'illustrazione.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Stiamo parlando dei CRAS (i Centri Recupero Fauna Selvatica): sono dei centri convenzionati con la Regione e le Province dove vengono recuperati quegli animali selvatici che vengono incidentati nelle strade oppure dei cuccioli che vengono abbandonati dai genitori o dove i genitori vengono uccisi da mezzi agricoli o i pulli, i pulcini degli uccelli. Qui vengono recuperati, riabilitati, allevati e rimessi in libertà, come prevede la legge statale e come prevede la legge regionale.
In questo caso stiamo parlando del Centro Recupero di Treviso, che è stato chiuso dal 1° gennaio. C'è stato anche un annuncio della Polizia provinciale che segue questi recuperi dicendo: "Guardate che dal 2 gennaio questo servizio passa in mano alla Regione", però di fatto viene chiuso perché non c'era una struttura.
Sono Centri molto importanti, danno un servizio importante ai cittadini. Nei CRAS attuali ci sono centinaia di cittadini che ogni giorno si rivolgono, perché trovano un pullo di civetta o di merlo, piccoli pipistrelli oppure trovano dei piccini di germano reale e non sanno cosa fare. Questi centri se ne prendono cura. Solo per fare qualche esempio. I picchi, rapaci diurni, anche specie, quindi, super protette.
La chiusura di questo centro di Treviso, all'epoca, portò anche dei disservizi: morirono anche degli animali super protetti, come un barbagianni e un cigno reale, quindi fauna selvatica che compone la biodiversità della nostra Regione, che ha un ambiente che si presta a questi animali anche rari.
La domanda era: quando sarà ripristinato il servizio? Naturalmente, siccome l'interrogazione che ho sottoscritto io, assieme alla collega Anna Maria Bigon, ad Arturo Lorenzoni e a Cristina Guarda, risale all'11 gennaio 2021, la situazione adesso è cambiata. Lo so, penso che ci sarà anche nella risposta, perché dal 1° aprile, nel caso del CRAS di Treviso c'è stata una nuova convenzione e il CRAS è ripartito. Quindi, effettivamente, non ha torto la collega Ostanel, quando dice che si dovrebbe rispondere contestualmente all'epoca.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Collega, se può stringere, perché è scaduto il tempo, la ringrazio.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Bene. Le interrogazioni si fanno per risolvere i problemi. Quindi, grazie, ho concluso con l'introduzione dell'interrogazione.

PRESIDENTE

Grazie.
Do la parola all'assessore Corazzari per la risposta.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"In riferimento all'interrogazione consiliare in oggetto, si rappresenta che l'attività di cura e alimentazione degli animali ricoverati e curati presso il Centro di recupero della fauna selvatica di Treviso è sempre stata garantita. Inoltre, l'attività di recupero della fauna ferita, temporaneamente sospesa, è stata tempestivamente ripristinata a seguito di un incontro avvenuto tra la l'Amministrazione provinciale di Treviso e le Associazioni di protezione ambientale.
Ciò detto, a partire dal 15 gennaio 2021, il Centro di recupero della fauna selvatica in parola risulta pienamente funzionante prevedendo, tra l'altro, un numero telefonico attivo per eventuali segnalazioni e richieste d'intervento e tale numero risulta attivo tutti i giorni dalle ore 08.00 alle ore 18.00.
Da ultimo, si ritiene utile evidenziare come la Direzione competente in materia, non appena avuto evidenza della disponibilità delle risorse economiche stanziate nel Bilancio di previsione finanziaria 2021 per la copertura degli oneri necessari al funzionamento dei Cras ha inviato, alle Province del Veneto, nota ufficiale con cui si chiedeva la disponibilità delle medesime a prorogare, anche per il 2021 e sino al 31/12/2021, la funzionalità e l'operatività dell'attuale assetto organizzativo dei centri provinciali nelle more del completamento del nuovo modello organizzativo a livello regionale.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
In riferimento all'interrogazione in oggetto, si rappresenta che l'attività di cura e alimentazione degli animali ricoverati presso il Centro di Recupero Fauna Selvatica di Treviso è sempre stata garantita. Inoltre, l'attività di recupero della fauna ferita, temporaneamente sospesa, è stata tempestivamente ripristinata a seguito di un incontro avvenuto tra l'Amministrazione provinciale di Treviso e le associazioni di protezione ambientale. Ciò detto, a partire dal 15 gennaio 2021, il Centro di Recupero della Fauna Selvatica in parola risulta pienamente funzionante, prevedendo, tra l'altro, un numero telefonico attivo per le eventuali segnalazioni e richieste di intervento e tale numero risulta attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle ore 18.
Da ultimo, si ritiene utile evidenziare come la Direzione competente in materia, non appena ha avuto evidenza della disponibilità delle risorse economiche stanziate nel bilancio di previsione finanziaria 2021 per la copertura degli oneri necessari e il funzionamento del CRAS, ha inviato alle Province del Veneto una nota ufficiale con cui si chiedeva la disponibilità delle medesime a prorogare anche per il 2021 e sino al 31/12/2021 la funzionalità e l'operatività dell'attuale assetto organizzativo dei centri provinciali nelle more del completamento del nuovo modello organizzativo a livello regionale.

PRESIDENTE

Per la replica, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Quello che volevo dire è che c'è stato un buco comunque di funzionalità di questo centro. Ho sentito che c'è un nuovo modello in atto, che dovrà essere messo in opera; nella conclusione della sua risposta lo ha fatto presente. Sarebbe interessante capire perché oggi la situazione dei CRAS in Veneto è tale che la Provincia di Padova non ce l'ha, deve fare riferimento a Rovigo, la Provincia di Venezia non ce l'ha, deve fare riferimento a Rovigo, la Provincia di Belluno non ce l'ha e non si sa a chi faccia riferimento.
Delle tre strutture che ci sono una è a Rovigo, sulle spalle di uno studio veterinario, e poi ci sono due CRAS, uno a Verona, uno a Treviso, che fanno fatica ad andare avanti anche perché i fondi sono sempre limitati e il numero di animali che arrivano è veramente alto.
Io quindi chiederò all'Assessore se può farmi avere questa nota di proroga per il 2021 dei CRAS. L'auspicio è che la Regione, appunto, affronti queste aree della Regione attualmente scoperte – perché figurarsi se i cittadini vanno a consegnare un uccellino, partendo magari dai confini col Friuli in Provincia di Venezia, fino a Rovigo: capisce che la cosa è molto difficile e proibitiva.
Volevo dire una cosa al Presidente del Consiglio. Presidente, per noi Consiglieri che interveniamo a distanza, c'è una difficoltà, quella che non vediamo il conto dei minuti che ci mancano: se fosse possibile un annuncio: "Manca, non so, un minuto" o averlo a video; in qualche modo sarebbe utile anche per noi che interveniamo a distanza.
Chiedo quindi all'Assessore se cortesemente mi fa avere la risposta a questa interrogazione.
Lo ringrazio e ringrazio anche il Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Zanoni.
Adesso passiamo alla risposta dell'IRI n. 149 della collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 149 del 14 giugno 2021 presentata dalle consigliere Ostanel e Guarda relativa a "CANTIERE SPV A CEREDA DI CORNEDO VICENTINO (VI): GARANTIRE CHE I RUMORI E LE VIBRAZIONI PRODOTTE SIANO NEI LIMITI CONSENTITI E GARANTIRE OGNI ACCORGIMENTO POSSIBILE PER LIMITARE I DISAGI PER I CITTADINI".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- da articoli di stampa 1 risulterebbe che i lavori per la costruzione della cosiddetta Superstrada pedemontana veneta (SPV), in Comune di Cornedo Vicentino (VI), in particolare nella frazione di Cereda, starebbero causando forti disagi alla popolazione per i continui rumori, anche notturni, causati dal cantiere;
- secondo il legale di alcuni dei cittadini coinvolti, che sul tema ha diffidato la SIS, "tali rumori che superano in modo alternato i limiti della normale tollerabilità sia di giorno che di notte, giorni festivi compresi, rendono impossibile il godimento delle rispettive abitazioni". 2
Considerato che:
- i cittadini interessati dalla vicinanza ai lavori hanno il diritto, come tutti, di poter godere di una relativa tranquillità, specie nelle ore notturne, senza essere troppo danneggiati dalla presenza del cantiere;
- ARPAV è soggetto preposto, anche per conto degli Enti Locali, al controllo delle fonti di vibrazioni ed inquinamento acustico e della loro diffusione nell'ambiente;
- con risposta del 12.05.2021 prot. 218974 all'interrogazione a risposta scritta n. 83 del 13 aprile 2021 della Consigliera Guarda, la Giunta ha espressamente riferito: "inoltre sono tenuti costantemente monitorati i possibili effetti di disturbo verso le persone che occupano gli edifici, in riferimento ai livelli di soglia previsti dalla normativa".
Tutto ciò premesso, le sottoscritte consigliere Ostanel e Guarda
interrogano la Giunta regionale
per sapere quali verifiche stia conducendo o abbia già condotto per accertare le cause di eventuali superamenti dei limiti previsti, anche predisponendo verifiche sul rispetto, da parte del costruttore, di tutti gli accorgimenti utili a ridurre al minimo vibrazioni ed emissioni rumorose oltre che i relativi disagi per la popolazione coinvolta.".
______________

1 https://www.vicenzatoday.it/attualita/proteste-pedemontana-casa-del-sindaco-9-giugno-2021.html
2 https://www.vicenzatoday.it/attualita/spv-rumori-disagio-valle-agno-26-maggio-2021.html

PRESIDENTE

Risponderà l'assessore De Berti, che è in collegamento da Palazzo Balbi.
Collega, Ostanel, se vuole illustrarla: interrogazione Pedemontana, n. 149.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione che ho depositato assieme alla consigliera Guarda rispetto a un tema su Vicenza, in particolare nel Comune di Cornedo Vicentino, nella frazione di Cereda, dove – e già una interrogazione della consigliera Guarda depositata precedentemente il 13 aprile aveva espresso le stesse questioni - i cittadini di questa frazione spiegano come la costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta stia causando disagi forti per quanto riguarda i rumori, anche notturni, causati dal cantiere.
Secondo il legale di alcuni cittadini che sono, appunto, seguiti da un legale, tali rumori superano in maniera alternata ai limiti della normale tollerabilità, sia di giorno che di notte, e quindi, a partire anche dall'interrogazione che la consigliera Guarda aveva depositato il 12 maggio, interrogo la Giunta per sapere quali verifiche si stiano conducendo o siano state già condotte per accertare le cause di eventuali superamenti dei limiti previsti, anche predisponendo verifiche sul rispetto da parte del costruttore di tutti quegli accorgimenti che sono ex lege, utili a ridurre al minimo le vibrazioni ed emissioni rumorose, oltre che i relativi disagi per la popolazione coinvolta. Grazie.

PRESIDENTE

Per la risposta all'assessore De Berti.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"Come già relazionato in più sedi, unitamente alla progettazione esecutiva dell'opera in argomento, è stato approvato il Progetto di Monitoraggio Ambientale (PMA), redatto secondo le "Linee guida per il progetto di monitoraggio ambientale" della Commissione Speciale VIA, che indicano quali sono le informazioni e i dati da assumere per misurare, registrare e aggiornare lo stato complessivo dell'ambiente e gli eventuali impatti possibili durante la realizzazione dell'infrastruttura. Lo stesso PMA, legato alla dinamica del cantiere, viene aggiornato per consentire l'accoglimento delle "varianze" che progressivamente vengono a presentarsi.
In quest'ottica, nell'espletamento dei propri compiti di alta sorveglianza, la Regione, per il tramite della Struttura di Progetto appositamente istituita, ha sottoscritto con il Concessionario un "protocollo operativo per il monitoraggio e il controllo ambientale dei lavori di costruzione della SPV", in attuazione del quale è stata realizzata una piattaforma informatica al cui interno vengono registrati tutti i dati relativi alle diverse matrici ambientali di interesse: Rumore, Vibrazioni, Acque Superficiali, Acque Sotterranee, Suolo e Sottosuolo, Agronomia, Vegetazione, Fauna, Terre e Rocce da Scavo, Radiazioni, Atmosfera, Rifiuti.
Inoltre, proprio in ragione della complessità dell'opera e della criticità di alcune aree di lavorazione, la Struttura di Progetto si avvale dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), in qualità di supporto tecnico-scientifico e analitico nelle suddette fasi di monitoraggio e controllo ambientale mediante verifica dei metodi di campionamento e controllo, anche in contraddittorio, dei risultati di analisi e prove e con specifiche campagne di misura, riferite alle matrici ambientali di maggiore impatto sul territorio e sulla popolazione direttamente coinvolta dai lavori.
I disagi lamentati dai cittadini di Via Palazzina di Cereda, appresi anche dalla stampa, sono stati segnalati al Concessionario per il tramite del loro legale rappresentante con nota del 26 maggio 2021. Sebbene la stessa nota legale non sia supportata da evidenze oggettive, quali riscontri analitici e strumentali atti a definire l'entità della criticità segnalata, la Struttura di Progetto si è immediatamente attivata per richiedere uno specifico intervento ad ARPAV.
In particolare, in data 9 giugno 2021 è stata formalizzata la richiesta ad ARPAV di procedere con ogni possibile urgenza a un rilievo presso il sito in argomento, al fine di accertare eventuali situazioni di difformità in relazione ai limiti di norma.
Gli esiti dell'attività di monitoraggio, che saranno disponibili a valle della campagna di rilevazione, permetteranno di acquisire gli elementi oggettivi di confronto con eventuali superamenti dei limiti normativi.
Nel frattempo, si è posta la questione al Concessionario chiedendo di porre in atto ogni possibile attenzione che anche la sola manifestazione del disagio merita, in continuità con le modalità operative già seguite per fattispecie analoghe.".

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
Ovviamente premetto che da quando è stato risposto, in concomitanza, sostanzialmente, quasi con il deposito dell'interrogazione da parte della consigliera Ostanel, ad oggi le cose sono cambiate. Ci sono state delle evoluzioni nel procedimento.
Procedo con la risposta.
Come già relazionato in più sedi unitamente alla progettazione esecutiva dell'opera in argomento, è stato approvato il progetto di monitoraggio ambientale redatta secondo le linee guida per il progetto di monitoraggio ambientale della Commissione speciale VIA che indicano quali sono le informazioni e i dati da assumere per misurare, registrare e aggiornare lo stato complessivo dell'ambiente e gli eventuali impatti possibili durante la realizzazione dell'infrastruttura. Lo stesso PMA allegato alla dinamica del cantiere viene aggiornato per consentire l'accoglimento delle varianze che progressivamente vengono a presentarsi.
In quest'ottica, nell'espletamento dei propri compiti di alta sorveglianza, la Regione, per il tramite della struttura di progetto appositamente istituita, ha sottoscritto con il concessionario un protocollo operativo per il monitoraggio e il controllo ambientale dei lavori di costruzione della SPV, in attuazione del quale è stata realizzata una piattaforma informatica al cui interno vengono registrati tutti i dati relativi alle diverse matrici ambientali di interesse: rumore, vibrazioni, acque superficiali e acque sotterranee, suolo e sottosuolo, agronomia, vegetazione, fauna, terre e rocce da scavo, radiazioni, atmosfera e rifiuti.
Inoltre, proprio in ragione della complessità dell'opera e delle criticità di alcune aree di lavorazione, la struttura di progetto si avvale dell'Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (ARPAV), in qualità di supporto tecnico, scientifico e analitico nelle suddette fasi di monitoraggio e controllo ambientale, mediante verifica dei metodi di campionamento e controllo, anche in contraddittorio, dei risultati di analisi e prove e con specifiche campagne di misura riferite alle matrici ambientali di maggiore impatto sul territorio e sulla popolazione direttamente coinvolta dai lavori.
I disagi lamentati dai cittadini di Via Palazzina di Ciareda, appresi anche dalla stampa, sono stati segnalati al concessionario per il tramite del loro legale rappresentante, con nota del 26 maggio 2021, sebbene la stessa nota legale non sia supportata da evidenze oggettive, quali riscontri analitici e strumentali atti a definire l'entità della criticità segnalata. Nonostante questo, la struttura di progetto si è immediatamente attivata per richiedere uno specifico intervento ad ARPAV.
In particolare, in data 9 giugno è stata formalizzata la richiesta ad ARPAV di procedere con ogni possibile urgenza a un rilievo presso il sito in argomento al fine di accertare eventuali situazioni di difformità in relazione ai limiti di norma. Gli esiti delle attività di monitoraggio, che saranno disponibili a valle della campagna di rilevazione, permetteranno di acquisire gli elementi oggettivi di confronto con eventuali superamenti dei limiti normativi.
Nel frattempo, si è posta la questione al concessionario chiedendo di porre in atto ogni possibile attenzione e anche la sola manifestazione...

PRESIDENTE

Assessore, le chiedo se può stringere, perché il tempo è scaduto. Grazie.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Ho finito. Ho l'ultima riga.
In continuità con le modalità operative già seguite per fattispecie analoghe. Gli esiti di ARPAV sono arrivati, sono positivi e la struttura di progetto si è già attivata in tal senso per dare indicazioni al concessionario perché provveda per quanto di competenza. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La collega vuole replicare? Consigliera Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Assessore, per la risposta.
Monitorerò e riporterò la sua risposta ai cittadini.
Mi sembra una risposta almeno organica e positiva rispetto ai contenuti e rispetto alle precedenti, perché almeno ha spiegato la storia. Il tema vero, come credo anche lei fa emergere, è che deve essere garantito il diritto di questi cittadini di vivere, seppur vicino ad un cantiere, nel rispetto dei limiti di legge. Sono felice che ARPAV sia stata coinvolta. Spero che magari anche le interrogazioni e le questioni che abbiamo sollevato abbiano anche magari mobilitato e facilitato. Riporterò al Sindaco, non solo ai cittadini, la risposta.
Cercherò e vedrò anche di avere, se posso, i dati che lei cita, gli ultimi che ha citato nella sua risposta, cioè quelli appena rilevati. Credo che l'interrogazione, in questa maniera, sarebbe effettivamente risposta. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Vi chiedo, anche per le interrogazioni, se vi prenotate, perché così possiamo visualizzare il tempo, sennò non lo visualizziamo.
Passiamo all'interrogazione n. 64 del consigliere Zanoni, sottoscritta anche dai consiglieri Bigon e Guarda.

Interrogazione a risposta immediata n. 64 presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Cristina e Guarda relativa a "STRAGE DI FAUNA SELVATICA ALL'OASI DEL BUSATELLO A MEZZO DI ESCHE AVVELENATE. LA REGIONE INTENDE COSTITUIRSI PARTE CIVILE AL PROCESSO CONTRO IL RESPONSABILE?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
" Premesso che:
- in data 19 gennaio 2021 presso l'oasi del Busatello, nel Comune di Gazzo Veronese, sono stati rinvenuti numerosi animali selvatici morti a causa dell'ingestione di esche avvelenate di mais, quali folaghe, gazze, gallinelle d'acqua dolce, un airone bianco, fagiani, lepri, germani reali, nutrie;
- dalle foto circolate in rete si vede che nella zampa di una delle carcasse, forse un Airone bianco, era presente un anello identificativo del sistema europeo Euring sullo studio delle migrazioni dell'avifauna, a dimostrazione ulteriore del danno causato;
- intervenuta sul posto la Polizia Provinciale di Verona ha rinvenuto l'abbondante presenza di mais trattato con sostanze chimiche.
Considerato che:
- il mezzo attraverso cui è stata causata la morte, e cioè l'utilizzo di esche avvelenate, il contesto, le condizioni e le modalità, ossia le temperature ben al di sotto dello zero e i terreni ghiacciati, sono tali da restituirci il senso della malvagità assoluta che ha presidiato l'azione, atteso che gli animali stremati dal freddo e affamati si fiondano molto facilmente sul cibo avvelenato;
- l'utilizzo di esche e bocconi avvelenati è vietato dalla legge sulla tutela della fauna selvatica ed è sanzionato penalmente dall'art.30 della L.157/1992;
- l'art.544-bis del codice penale sanzione con la pena della reclusione da quattro mesi a due anni chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale.
Evidenziato che per fauna selvatica si intende l'insieme dei mammiferi e uccelli che vivono, stabilmente o temporaneamente, in uno stato di naturale libertà sul territorio e dunque è considerata patrimonio indisponibile dello Stato dalla L.157/1992.
Considerato altresì che risulta necessario un giro di vite o comunque un forte intervento sul commercio e vendita di veleni altamente tossici come quello che parrebbe aver ha causato la strage.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri regionali
chiedono al Presidente della Regione
se intende attivare, sin d'ora, le iniziative funzionali alla costituzione della Regione del Veneto quale parte civile nel processo contro il responsabile anche al fine della richiesta dei danni.".

PRESIDENTE

Per la risposta poi ci sarà l'assessore Corazzari.
Passo la parola al consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Mi sente, Presidente?

PRESIDENTE

Sì, la sento. Oltretutto, può visualizzare il tempo, come aveva chiesto, su Concilium, essendosi prenotato. Grazie.
Basta schiacciare su "Discussione i" e si visualizza tutto.
Grazie.
Non la sentiamo, Consigliere, non si sente niente.
No. Non so se è il volume basso, è proprio flebile.
No, non la sentiamo. Casomai passiamo ad un'altra interrogazione. Se può scendere, intanto, collega, così....

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Va bene.

PRESIDENTE

Ah no, la sentiamo, la sentiamo, è riapparsa la voce. Vada pure, a posto.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Non ho toccato niente: miracoli della tecnologia.
Mi diceva: l'interrogazione IRI 64, vero?

PRESIDENTE

Collega, IRI 64.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Con le colleghe Bigon e Guarda abbiamo denunciato questa strage di fauna selvatica avvenuta il 19 gennaio 2021 presso l'Oasi del Busatello nel Comune di Gazzo Veronese. È un episodio che ha suscitato molto clamore nelle cronache dei giornali, anche nelle televisioni locali e regionali, perché sono circolate queste immagini di centinaia di animali morti, agonizzanti, quali folaghe, gallinelle d'acqua dolce, aironi, fagiani, lepri, germani reali, tutti animali che frequentano questa zona umida, questa oasi e che sono morti a causa di un utilizzo scriteriato di esche avvelenate con sostanze chimiche che hanno causato sicuramente molti più animali morti di quelli che sono stati rinvenuti, perché molti di questi animali si spostano, sono volatili, quindi chissà se mai sono stati ritrovati. Questa violazione di norma è una violazione che comporta dei reati, perché ci sono delle sanzioni penali previste sia dalla legge sulla tutela della fauna selvatica, la legge 157, sia dall'articolo 544 bis del Codice Penale.
Noi viviamo già una situazione molto drammatica per la fauna selvatica a causa dei cambiamenti climatici, del consumo del suolo, dell'agricoltura intensiva a largo uso di chimica e pertanto in quelle poche oasi dove questi animali trovano rifugio dovrebbero essere tutelate e dovrebbero essere anche sanzionati in maniera esemplare quelle persone che, in maniera veramente sciagurata, attuano queste attività senza pensare ai danni che possono creare alle morti e alla distruzione di un patrimonio, che, ricordo, è tutelato dallo Stato, come la fauna selvatica.
Quindi abbiamo denunciato la cosa chiedendo alla Regione Veneto di informarsi per questo procedimento di carattere penale e chiedendo di costituirsi parte civile.
Va detto che tra gli animali morti c'era anche un airone bianco che portava al tasso un anello identificativo del sistema europeo...

PRESIDENTE

Collega le chiedo tempo perché siamo in scadenza inoltrata. Grazie.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Sì, concludo. Sul monitoraggio della migrazione degli uccelli, quindi c'era anche un soggetto che era stato monitorato da qualche gruppo scientifico, magari europeo. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Passo la parola all'assessore Corazzari.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"L'episodio riportato dai Consiglieri interroganti risulta essere stato oggetto di immediata verifica da parte delle competenti Autorità di Polizia Giudiziaria, alle quali la Regione garantisce pieno supporto, anche ai fini dell'accertamento dei possibili profili di carattere sanzionatorio in ordine a quanto accaduto.
Ciò detto, in riferimento alla possibilità che la Regione si costituisca quale parte civile nel processo contro il responsabile dell'accaduto, si rappresenta che sarà cura dell'Amministrazione regionale valutare con la dovuta attenzione le azioni da intraprendere.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

L'episodio riportato dai Consiglieri interroganti risulta essere stato oggetto di immediata verifica da parte delle competenti autorità di Polizia giudiziaria alle quali la Regione garantisce il pieno supporto anche ai fini dell'accertamento dei possibili profili di carattere sanzionatorio in ordine a quanto accaduto.
Ciò detto, in riferimento alla possibilità che la Regione si costituisca Parte Civile nel processo contro i responsabili dell'accaduto, si rappresenta che sarà cura dell'Amministrazione regionale di valutare con la dovuta attenzione le azioni da intraprendere.

PRESIDENTE

Collega, per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ringrazio l'Assessore per la risposta, per quanto sintetica, che comunque ci comunica che sono state fatte delle verifiche sui fatti accaduti e che ci sarà questa valutazione.
Io spero che la valutazione che faranno gli Uffici regionali in merito a questo procedimento porti, nel qual caso ci sia un processo, alla decisione della costituzione di Parte Civile, perché io credo che bisogna dare l'esempio e, quindi, far deterrenza attraverso una costituzione di Parte Civile, perché è giusto che la Regione – e lo sta facendo, ad esempio, adesso col Piano faunistico venatorio - si occupa di tutela della fauna selvatica – dia un messaggio a quei cittadini che la fauna selvatica non la rispettano e la distruggono in maniera sconsiderata, come in questo caso, che c'è l'Istituzione attenta, che tutela questi animali selvatici, naturalmente per la tutela della biodiversità, ma anche nell'interesse di tutti i cittadini del Veneto che tengono a che il loro territorio, con la componente degli animali selvatici, venga tutelato nel pieno rispetto delle norme europee e nazionali, ma anche regionali, che ne prevedono appunto la tutela.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Passiamo all'interrogazione n. 120, sempre del consigliere Zanoni, sottoscritta dalle consigliere Bigon e Camani.

Interrogazione a risposta immediata n. 120 del 12 aprile 2021 presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Camani relativa a "QUANDO LA REGIONE INTENDE RISOLVERE IL GRAVE PROBLEMA DELLA CARENZA DEI MEDICI DI BASE IN PROVINCIA DI TREVISO?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- secondo la ricognizione effettuata dall'Ulss 2 nello scorso mese di marzo, in provincia di Treviso vi sono ben 78 zone carenti per quanto riguarda l'assistenza primaria, che corrispondono a 78 medici di medicina generale che, nella maggior parte dei casi, sono andati o stanno andando in quiescenza senza essere sostituiti, lasciando scoperta una quota di popolazione pari a circa 100.000 utenti;
- in particolare, molti piccoli centri urbani sono ormai completamente sguarniti, con tutti i disagi che ciò comporta, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione, come gli anziani e i disabili, ma anche per chi, più semplicemente, non è automunito; spesso infatti vengono assegnati dei medici di base che svolgono la loro attività in ambulatori fuori comune, e altrettanto spesso, in attesa di nuove assegnazioni, i cittadini si vedono costretti a rivolgersi alle strutture ospedaliere, dove, come noto, non è affatto consigliato recarsi, data l'emergenza pandemica tuttora in atto;
- si evidenzia inoltre anche il disagio di recarsi, in periodi come quello attuale, presso i locali distretti sanitari, per sperare di vedersi attribuire un nuovo MMG.
Considerato che all'accorata lettera di un anziano utente della città di Treviso, preoccupato per la situazione di grave carenza nell'assistenza primaria venutasi a creare nel proprio quartiere e non solo, l'Azienda Ulss 2 ha così risposto: "Nella programmazione 2020 avevamo già chiesto alla Regione nuovi medici di medicina generale per sostituire, tra gli altri, i 3 medici della medicina di gruppo della zona di Santa Bona. I giovani medici che si sono inseriti nelle vicinanze hanno la possibilità di assorbire gli assistiti dei colleghi che stanno cessando l'attività". Inoltre l'Azienda sanitaria ha aggiunto che "sta predisponendo delle modalità di attribuzione del medico senza far spostare gli assistiti dal proprio domicilio" e che "sarà comunque garantita a tutti la possibilità di un cambio medico".
Evidenziato che l'Azienda Ulss 2 non ha dato indicazioni sulle tempistiche né tantomeno sulle modalità con cui verranno assegnati i nuovi MMG, che, potrebbero non essere consone per tutti, se dette attribuzioni verranno effettuate a prescindere dalle esigenze specifiche soprattutto dei soggetti più fragili; nel frattempo, per tutti, i disagi diventano sempre più insostenibili.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri
chiedono all'Assessore alla Sanità
se intende attivarsi con la massima urgenza per risolvere questa intollerabile situazione di grave carenza di Medici di Medicina Generale nella provincia di Treviso.".

PRESIDENTE

Per la risposta ci sarà sempre l'assessore Corazzari.
Collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Mi sente?

PRESIDENTE

Sì, sì, sentiamo. Sentiamo.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ho chiesto la parola così vediamo anche il tempo.
Questa è un'interrogazione che ho presentato il 12 aprile 2021, sottoscritta anche dalle colleghe Anna Maria Bigon e Vanessa Camani, dove appunto denunciamo la carenza di medici di base in Provincia di Treviso, dove ci sono ben 78 zone carenti per quanto riguarda l'assistenza primaria, che corrispondono a 78 medici di Medicina generale, che nella maggior parte dei casi sono andati o stanno andando in quiescenza senza essere sostituiti, lasciando scoperta una quota di popolazione pari a 100.000 utenti. Di questo ne ha dato comunicazione la ASL n. 2 e non solo: recentemente c'è stata una nuova presa di posizione anche delle associazioni sindacali che hanno denunciato questa situazione, che permane e pare che a fine agosto ci sia un tavolo nel quale si debba decidere come risolvere questo problema.
Ci sono stati, devo dire, sui media locali numerosi interventi anche di singoli cittadini che denunciano che cosa comporta non avere più questo numero di medici di base.
La domanda che facciamo al competente Assessore – mi spiace che non ci sia l'Assessore competente, ma sentiremo comunque la risposta che ci darà tramite l'assessore Corazzari – è se si intende attivarsi con la massima urgenza per risolvere questa intollerabile situazione di grave carenza di medici di Medicina generale nella Provincia di Treviso.
Nonostante l'interrogazione sia quindi di inizio aprile, la situazione permane ancora a fine luglio: pertanto ci auguriamo che venga risolta. Sentiamo cosa risponde l'Assessore. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
La parola all'assessore Corazzari.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"In data 19 maggio 2021, l'Azienda ULSS n. 2 "Marca Trevigiana", contattata per le verifiche del caso, ha confermato che le zone carenti per le quali è stata chiesta la pubblicazione per l'anno 2021 sono state 78 e che risultano di anno in anno sempre più numerose le cessazioni di medici (anche prima dell'età massima pensionabile) con conseguente difficoltà per l'Azienda stessa ad individuare il numero di zone carenti da pubblicare.
Per l'anno 2020 le zone carenti pubblicate sono state 63; di queste 9 hanno riguardato l'ambito territoriale comprendente i Comuni di Treviso, San Biagio di Callalta e Silea. Di queste ultime 6 sono state assegnate nel Comune di Treviso ed 1 nel Comune di San Biagio di Callalta. Nel Comune di Treviso, i medici titolari hanno disponibilità di scelte per accogliere gli assistiti dei medici cessati, in particolare dei 3 medici che operavano nella zona di Santa Bona.
Per l'assegnazione del nuovo medico di Medicina Generale a Treviso, al fine di evitare agli assistiti di doversi recare di persona all'anagrafe distrettuale alla luce dello stato emergenziale in corso, l'Azienda ha provveduto a contattare telefonicamente ad uno ad uno i circa 2800 assistiti proponendo la scelta tra i medici aventi disponibilità ad accogliere nuove iscrizioni, iniziando da quelli con ambulatorio più prossimo alla sede di Medicina di Gruppo cessante; ciò è avvenuto in tempi molto rapidi e non sono giunte all'Azienda segnalazioni di disservizi o manifestazioni di scontento da parte degli interessati.
Molti medici, pur presenti nella graduatoria regionale, spesso non accettano le zone carenti proposte o successivamente vi rinunciano: per detto motivo sono state presentate alcune proposte di integrazione dell'Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale, chiedendo che vengano previste specifiche forme di incentivazione all'accettazione e/o penalizzazioni in caso di mancata accettazione/rinuncia alle zone carenti, ma la tematica deve necessariamente trovare una definizione a livello di normativa nazionale.
Al contempo negli ultimi anni a livello regionale è stato incrementato il numero degli studenti ammessi al corso di formazione specifica in medicina generale, che ad oggi annovera quasi 500 medici nel triennio e sono state altresì avviate ed espletate - tramite Azienda Zero - tutte le procedure previste dall'Accordo Collettivo Nazionale vigente per l'attribuzione degli incarichi.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

In data 19 maggio 2021, l'azienda ULSS 2 Marca Trevigiana, contattata per le verifiche del caso, ha confermato che le zone carenti per le quali è stata chiesta la pubblicazione per l'anno 2021 sono state 78 e che risultano di anno in anno sempre più numerose le cessazioni di medici, anche prima dell'età massima pensionabile, con conseguente difficoltà dell'azienda stessa ad individuare il numero di zone carenti da pubblicare.
Per l'anno 2020, le zone carenti pubblicate sono state 63. Di queste, 9 hanno riguardato l'ambito territoriale comprendente i Comuni di Treviso, San Biagio di Callalta e Silea. Di queste ultime, 6 sono state assegnate nel Comune di Treviso ed una nel Comune di San Biagio di Callalta.
Nel Comune di Treviso, i medici titolari hanno disponibilità di scelte per accogliere gli assistiti dei medici cessati, in particolare dei tre medici che operavano nella zona di Santa Bona.
Per l'assegnazione del nuovo medico di Medicina generale a Treviso, al fine di evitare agli assistiti di doversi recare di persona all'anagrafe distrettuale, alla luce dello stato emergenziale in corso, l'azienda ha provveduto a contattare telefonicamente uno ad uno i circa 2.800 assistiti proponendo la scelta tra medici aventi disponibilità ad accogliere le nuove iscrizioni, iniziando da quelli con ambulatorio più prossimo alla sede di medicina di gruppo cessante.
Ciò è avvenuto in tempi molto rapidi e non sono giunte all'azienda segnalazioni di disservizi o manifestazioni di scontento da parte degli interessati.
Molti medici, pur presenti nella graduatoria regionale, spesso non accettano le zone carenti proposte o successivamente vi rinunciano.
Per detto motivo sono state presentate alcune proposte di integrazione dell'accordo collettivo nazionale per la Medicina generale chiedendo che vengano previste specifiche forme di incentivazione all'accettazione e/o penalizzazioni in caso di mancata accettazione o rinuncia alle zone carenti, ma la tematica deve necessariamente trovare una definizione a livello di normativa nazionale.
Al contempo, negli ultimi anni, a livello regionale, è stato incrementato il numero degli studenti ammessi al corso di formazione specifica in Medicina generale, che ad oggi annovera quasi 500 medici nel triennio e sono state altresì avviate ed espletate, tramite Azienda Zero, tutte le procedure previste dall'accordo collettivo nazionale vigente per l'attribuzione degli incarichi.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ringrazio l'assessore Corazzari per la risposta che, penso, venga dall'assessore Lanzarin.
Diciamo che purtroppo vengono confermate queste 78 zone carenti, quindi il problema permane. È bene sapere che la ASL 2 abbia fatto un'opera capillare di interessamento presso tutti gli assistiti, diceva l'Assessore adesso nella risposta, con 2.800 telefonate per cercare di ridistribuire presso altri medici, per quanto riguarda l'area di Treviso, quei cittadini che si sono trovati senza il proprio medico. Questo va dato atto ed è una cosa sicuramente positiva.
Io credo che, considerate le competenze in materia sanità della Regione Veneto, debba essere fatto un approfondimento per cercare di capire perché i medici non accettano le zone carenti o, se le accettano, poi magari ci rinunciano. Al di là delle giuste anche proposte di andare a rivedere la normativa nazionale, credo che comunque la Regione, con queste competenze già attuali, possa fare un approfondimento per cercare di capire meglio perché non vengono accettate queste zone carenti e, di conseguenza, trovare le modalità utili anche di incentivazione affinché questi medici accettino e ricoprano queste postazioni, che appunto sono carenti. Non si parla di qualche postazione, ma parliamo, in una Provincia come quella di Treviso, di 78 zone carenti. Leggevo che si tratta di una popolazione di quasi 100.000 abitanti, quindi stiamo parlando del 10% della popolazione residente nella Provincia di Treviso. Quindi l'auspicio è che si provveda...

PRESIDENTE

Se può chiudere, la ringrazio.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

La ringrazio, Presidente.
Appunto l'auspicio è che si provveda al più presto a trovare questi medici. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Adesso passiamo all'interrogazione n. 129 della collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 129 del 6 maggio 2021 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "CAREGIVER E FRAGILI: COME MAI IL VENETO RISULTA TRA LE ULTIME REGIONI NELLA VACCINAZIONE DI QUESTE CATEGORIE?".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
"Premesso che:
- in odierni articoli di stampa si riportano i dati dell'"Osservatorio malattie rare" da cui si deduce che il Veneto sarebbe in sestultima posizione tra le regioni italiane per percentuale di fragili e "caregiver" finora vaccinati (12,49% della platea);
- dalla stessa classifica emerge che regioni come Molise e Sicilia avrebbero già vaccinato una percentuale del 31% di queste categorie.
Considerato che:
- ancora il 9 marzo scorso la sottoscritta aveva presentato una interrogazione a risposta immediata (N. 92), ad oggi ancora senza risposta, in cui si evidenziava come il sito web della Regione Veneto desse una definizione di "caregiver" che appariva meno ampia di quella fornita dalla L. n .205/2017;
- effettivamente molti soggetti fragili e "caregiver", come riportato anche nell'articolo citato e da diverse segnalazioni ricevute, hanno incontrato diverse difficoltà nel prenotare le sedute vaccinali, non venendo riconosciuto il codice fiscale.
La sottoscritta consigliera
interroga la Giunta regionale
per sapere attraverso quali accorgimenti la Regione Veneto intenda recuperare l'attuale ritardo.".

PRESIDENTE

Per la risposta c'è sempre l'assessore Corazzari.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Mi dispiace dover reintervenire sul tema, ma il 6 maggio, anche perché non avevo ricevuto risposta alle due precedenti interrogazioni, chiedevo aggiornamenti e questo per rispecificare il fatto che, quando si presenta un'interrogazione, è perché effettivamente c'è tutta una categoria, in questo caso i caregiver familiari, che ancora al 6 maggio, quindi dopo un mese dalle prime interrogazioni e dopo quattro mesi dall'inizio della campagna vaccinale, avevano poche informazioni.
Ma nello specifico, questa interrogazione chiede una cosa ancora più specifica, perché osservavo all'epoca, il 6 maggio, che i dati dell'Osservatorio Malattie Rare dimostravano che il Veneto era sestultima in posizione, rispetto alle altre Regioni italiane, per la percentuale di fragili e caregiver finora vaccinati, essendo all'epoca al 12,49% della platea vaccinabile. Siamo appunto al 6 maggio 2021. Dalla stessa classifica emergeva che altre Regioni, ad esempio, erano al 31%.
Quindi, non avendo avuto risposta alle due precedenti interrogazioni che oggi ho illustrato, avendo ancora sollecitazioni da parte dei caregiver in Veneto che non sapevano come vaccinarsi, chiedevo all'epoca, 6 maggio 2021, per sapere attraverso quali accorgimenti la Regione Veneto intendeva recuperare l'attuale ritardo rispetto alle altre Regioni italiane.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera.
Per la risposta, l'assessore Corazzari.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"Relativamente alla categoria dei soggetti con elevata fragilità, all'interno della quale rientrano, secondo le "Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19" del 10 marzo 2021, i soggetti estremamente vulnerabili e i soggetti disabili gravi ai sensi della L. 104/1992 (art. 3, comma 3), si precisa quanto segue.
Allo stato attuale (ultimo aggiornamento 31.05.2021), è stato vaccinato con almeno una dose il 75,0% dei soggetti disabili (di cui il 61,4% con ciclo completo) e il 73,3% dei soggetti estremamente vulnerabili (di cui il 55,6% con ciclo completo).
In merito alle presunte difficoltà di prenotazione, si precisa che il portale regionale consente l'identificazione degli aventi diritto mediante codice fiscale; per quanto riguarda familiari e caregiver, è comunque sempre ammessa la facoltà di prenotazione mediante autodichiarazione.
La prenotazione tramite portale è sempre aperta e la vaccinazione di tali categorie è ancora in corso. Tutti i dati di dettaglio sono infine disponibili nel sito istituzionale della Regione del Veneto, all'indirizzo https://regione.veneto.it/dati-vaccinazioni/ .".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Relativamente alla categoria dei soggetti con elevata fragilità, all'interno della quale rientrano, secondo le raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-Covid-19 del 10 marzo 2021 i soggetti estremamente vulnerabili e i soggetti disabili gravi, ai sensi della legge 104/1992, si precisa quanto segue: allo stato attuale – l'ultimo aggiornamento è al 31/5/2021 – è stato vaccinato con almeno una dose il 75% dei soggetti disabili, di cui il 61,4 con il ciclo completo, e il 73,3% dei soggetti estremamente vulnerabili, di cui 55 con il ciclo completo.
In merito alle presunte difficoltà di prenotazione, si precisa che il portale regionale consente l'identificazione agli aventi diritto mediante codice fiscale. Per quanto riguarda i familiari e i caregiver è comunque sempre ammessa la facoltà di prenotazione mediante autodichiarazione. La prenotazione tramite portale è sempre aperta e la vaccinazione di tale categoria è ancora in corso.
Tutti i dati di dettaglio sono infine disponibili sul sito istituzionale della Regione Veneto, l'indirizzo è: regione.veneto.it/dati-vaccinazioni.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, la collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente
Mi dispiace dover dire quello che ho detto anche nelle interrogazioni precedenti. Il sito lo so vedere anch'io e vedere lo stato attuale di quanti caregiver sono stati vaccinati lo vedo anche io. L'interrogazione chiedeva un'altra cosa. Chiedeva, al 6 maggio 2021, dopo che la campagna vaccinale era partita da gennaio e dopo che moltissime realtà e associazioni dei caregiver familiari riscontravano delle difficoltà e dopo aver visto che la Regione Veneto era tra le ultime (sestultima) per percentuali di caregiver vaccinati, chiedevo di sapere - e non ho avuto oggi risposta - quali accorgimenti, all'epoca, erano stati presi, cioè come al 6 maggio pensavamo di raggiungere l'obiettivo che le altre Regioni avevano almeno già raggiunto, cioè il 30%.
Il tema vero, Assessore, è che è vero che oggi un caregiver sa che può forzare il sistema e che può anche, con una dichiarazione, andare a vaccinarsi; ma questo è avvenuto, come lei ha spiegato precedentemente, solo il 15 aprile. Abbiamo avuto un ritardo di quattro mesi rispetto alla chiarezza delle linee guida per queste persone che, in particolare, sono a cura di un paziente molto fragile. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliera.
Passiamo alle ultime due interrogazioni. Interrogazione n. 135 del collega Montanariello.

Interrogazione a risposta immediata n. 135 del 14 maggio 2021, presentata dai consiglieri Montanariello e Zottis relativa a "FARMACIE AMES DI VENEZIA E TERRAFERMA: DEVE ESSERE GARANTITA UN'ADEGUATA DOTAZIONE ORGANICA PER NON INTERROMPERE IL SERVIZIO".

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
" Premesso che:
- "AMES S.p.A." è una società che fornisce importanti servizi ai cittadini, primo fra tutti la gestione di farmacie per conto della Città Metropolitana di Venezia (in totale 18 esercizi);
- le farmacie gestite da AMES assicurano ai cittadini servizi e prestazioni quali: distribuzione di farmaci e preparati e informazioni al cittadino circa la corretta conservazione domestica e l'utilizzo più efficace dei prodotti; misurazione della pressione arteriosa e del peso; prenotazione di visite/analisi; esecuzione di (alcune) analisi di laboratorio; esecuzione di tamponi rapidi; servizio di farmacovigilanza; consegna domiciliare notturna dei farmaci prescritti dalla guardia medica a cittadini con difficoltà motoria; servizi di informazione sanitaria; distribuzione di schede informative sulle malattie più diffuse, sull'igiene, sulla gestione di pazienti affetti da particolari patologie, sull'accesso ai servizi, con particolare attenzione alla prevenzione.
Considerato che:
- da quanto risulta, la pianta organica delle farmacie AMES nel corso degli anni si è ridotta significativamente, sia per quanto riguarda i farmacisti che i commessi;
- da tempo i sindacati chiedono all'azienda di rafforzare gli organici, affinché non si verifichi quanto è già accaduto lo scorso anno, quando diversi esercizi hanno dovuto chiudere per alcune settimane, altrimenti i dipendenti non avrebbero potuto fruire delle ferie spettanti.
Evidenziato che:
- non si tratta di esercizi commerciali qualunque, ma di presidi sanitari fondamentali, punti di rifermento specialmente per la popolazione più fragile e anziana, che può avere serie difficoltà a spostarsi per raggiungere altre sedi farmaceutiche;
- in questo periodo il servizio dispensato dalle farmacie sta diventando cruciale, poiché, come hanno reso noto l'Assessore regionale alla Sanità e lo stesso Presidente della Giunta regionale, presso tali esercizi a breve inizieranno le vaccinazioni anti-Covid19 e ci si aspetta da queste strutture un numero di inoculazioni non inferiore alle 381.000.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri regionali
chiedono al Presidente della Giunta regionale, all'Assessore regionale alla Sanità e all'Assessore regionale al Lavoro
se intendano intervenire con la massima urgenza nei confronti dell'azienda AMES S.p.A. e le istituzioni competenti, affinché sia garantito un servizio pieno, continuo ed efficiente delle farmacie da essa gestite, che può essere assicurato soltanto tramite un'adeguata dotazione di personale.".

PRESIDENTE

La risposta sarà sempre data dall'Assessore Corazzari.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
"Farmacia Ames di Venezia e terraferma: deve essere garantita un'adeguata dotazione organica per non interrompere il servizio". Ames S.p.A. è una società che fornisce importanti servizi ai cittadini, primo fra tutti la gestione di farmacie per conto della Città Metropolitana di Venezia, per un totale di 18 esercizi.
Le farmacie da Ames assicurano ai cittadini servizi e prestazioni quali: distribuzione di farmaci e preparati e informazione del cittadino circa la corretta conservazione domestica e l'utilizzo più efficace dei prodotti, misurazione della pressione arteriosa e del peso, prenotazione di visite, analisi, esecuzione di alcune analisi di laboratorio, esecuzioni di tamponi rapidi - quindi cosa anche molto importante in questo periodo - servizio di farmacovigilanza, consegna a domicilio notturna dei farmaci, guardia medica ai cittadini in difficoltà, servizi di informazione sanitaria, distribuzione di schede informative sulle malattie, sull'igiene e sulla gestione dei pazienti. Insomma, tutto ciò che un presidio sanitario che segue e copre il territorio dovrebbe fare.
Considerato che, da quanto ci risulta, la pianta organica delle farmacie di Ames nel corso degli anni si è ridotta significativamente, sia per quanto riguarda i farmacisti che i commessi. Da tempo i sindacati chiedono all'azienda di rafforzare gli organici affinché non si verifichi quanto è già accaduto lo scorso anno, quando diversi esercizi hanno dovuto chiudere per alcune settimane altrimenti i dipendenti non avrebbero potuto fruire delle ferie spettanti.
Evidenziato che non si tratta di esercizi commerciali qualunque, ma di presìdi sanitari, fondamentali punti di riferimento, specialmente per la popolazione più fragile e anziana che può avere serie difficoltà a spostarsi per raggiungere altre sedi farmaceutiche.
In questo periodo il servizio dispensato dalle farmacie sta diventando cruciale, poiché, come hanno reso noto l'Assessore regionale...

PRESIDENTE

La invito a stingere, consigliere. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

...alla sanità e lo stesso Presidente della Giunta regionale, tali esercizi sono diventati fondamentali.
Chiedo al Presidente della Giunta, all'Assessore regionale alla Sanità e all'Assessore al Lavoro se intendono intervenire con la massima urgenza nei confronti dell'Azienda Ames S.p.A. e le istituzioni competenti affinché sia garantito un servizio pieno, continuo ed efficace dalle farmacie da essa stessa gestite, che può essere assicurato soltanto tramite un'adeguata dotazione di personale.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Passo la parola all'assessore.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"Con riferimento alle premesse riportate nel testo dell'interrogazione, si riferisce preliminarmente che:
• la titolarità delle farmacie comunali è in capo al Sindaco in qualità di Rappresentante Legale del Comune; la modalità di gestione delle farmacie è competenza propria del Comune stesso che adotta i relativi atti secondo la vigente normativa in materia di Enti Locali;
• l'Azienda Multiservizi Economico Sociali SPA–AMES SPA gestisce, così come risulta allo stato dell'arte, per conto del Comune di Venezia n. 14 farmacie (n. 4 ubicate nel Centro Storico di Venezia e isole; n. 10 ubicate in terraferma) e per conto del Comune di Salzano n. 1 farmacia;
• le farmacie aperte al pubblico presenti nel territorio del Comune di Venezia, pari a numero 93, in considerazione dei parametri di legge (art. 1, L. n. 474/1968 e s.m.i.), risultano essere in soprannumero;
• la chiusura delle farmacie per ferie è disciplinata dalla legge regionale 16 maggio 2019, n. 16 "Disciplina dell'orario di servizio, dei turni e delle ferie delle farmacie" di cui si richiama, in particolare, l'art. 4, comma 1 che testualmente recita: "Le farmacie possono usufruire, nell'arco dell'anno solare, di un periodo massimo di ferie pari a trenta giorni, da comunicare all'Azienda ULSS per le successive verifiche in ordine al rispetto della continuità del servizio.".
Ciò premesso, si precisa che ogni Accordo regionale o Protocollo d'Intesa per l'erogazione di servizi tramite le farmacie di comunità, non ultimo il Protocollo d'Intesa integrativo dell'Accordo Quadro nazionale per la somministrazione da parte delle farmacie dei vaccini anti SARS-CoV-2 di cui alla delibera di Giunta regionale n. 556 del 27 aprile 2021, sono condivisi sia con le Associazione di Categoria rappresentative delle farmacie private sia con l'Associazione di Categoria rappresentativa delle farmacie comunali -Assofarm-, pienamente consapevoli dell'impegno cui sono chiamate le farmacie aderenti, proprie associate.
Da ultimo, si precisa altresì che la partecipazione delle farmacie alla campagna di vaccinazione in argomento è in ogni caso su base volontaria.
In considerazione di quanto sopra, pur non avendo Regione alcuna facoltà di intervento diretto nelle scelte gestionali/organizzative di AMES SPA, sarà cura degli Uffici competenti della Giunta regionale invitare l'Azienda ULSS competente per territorio a prestare massima attenzione sulla rappresentata questione, nell'interesse generale di garantire un'adeguata capillarità del servizio farmaceutico in occasione della chiusura delle farmacie in caso di fruizione di ferie secondo la normativa regionale vigente in materia, tenendo in debito conto anche dei servizi dalle stesse erogati.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Con riferimento alle premesse riportate nel testo dell'interrogazione, si riferisce preliminarmente che la titolarità delle farmacie comunali è in capo al Sindaco in qualità di rappresentante legale del Comune. La modalità di gestione delle farmacie è di competenza propria del Comune che adotta i relativi atti secondo la vigente normativa in materia di Enti locali.
L'azienda Multiservizi Economico-Sociali AMES S.p.A., gestisce, così come risulta dallo stato dell'arte, per conto del Comune di Venezia, 14 farmacie: 4 ubicate nel centro storico di Venezia e isole e 10 ubicate in terraferma, e per conto del Comune di Salzano una farmacia.
Le farmacie aperte al pubblico presenti nel territorio del Comune di Venezia, pari al numero di 93, in considerazione dei parametri di legge, risultano essere in sovrannumero. La chiusura delle farmacie per ferie è disciplinata dalla legge regionale 16 maggio '19, n. 16, di cui si richiama in particolare l'articolo 4, comma 1, che testualmente recita che "le farmacie possono usufruire nell'arco dell'anno solare di un periodo massimo di ferie, pari a 30 giorni da comunicare all'azienda ASL per successive verifiche in ordine al rispetto della continuità del servizio".
Ciò premesso, si precisa che ogni accordo regionale o protocollo d'intesa per l'erogazione di servizi tramite le farmacie di comunità, non ultimo il protocollo d'intesa integrativo all'accordo quadro nazionale per la somministrazione da parte delle farmacie dei vaccini Covid, di cui alla delibera di Giunta 556 del 27 aprile 2021, sono condivisi sia con le associazioni di categoria rappresentative delle farmacie private, sia con le associazioni di categoria rappresentative delle farmacie comunali Assofarma pienamente consapevoli dell'impegno cui sono chiamate le farmacie aderenti proprie associate.
Da ultimo, si precisa altresì che la partecipazione delle farmacie alla campagna di vaccinazione in argomento è in ogni caso su base volontaria.
In considerazione di quanto sopra, pur non avendo la Regione alcuna facoltà di intervento diretto nelle scelte gestionali e organizzative di AMES S.p.A., sarà cura degli uffici competenti della Giunta regionale inviare all'azienda ASL competente per territorio un invito a prestare la massima attenzione sulla rappresentata questione nell'interesse generale di garantire un'adeguata capillarità del servizio farmaceutico in occasione della chiusura delle farmacie in caso di fruizione di ferie, secondo la normativa regionale vigente in materia, tenendo in debito conto anche dei servizi dalle stesse erogati.

PRESIDENTE

Grazie, assessore.
Consigliere, vuole replicare? Consigliere Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Guardi, Assessore, capisco che risponde lei per conto terzi, quindi, per galanteria, non mi arrabbio con lei, però questa, più che una risposta, era una presa in giro: abbiamo assistito a un trattato sulle ferie.
Guardi, queste cose non c'è bisogno di venire in Aula per saperle, basta fare il sindacalista per sapere come funzionano i contratti di lavoro. Ma il problema che noi ponevamo non era il problema che i farmacisti sono andati in ferie e hanno diritto di avere le ferie, ma ci mancherebbe anche altro che non li mandiamo in ferie i dipendenti comunali delle farmacie! Il problema che noi poniamo è che la pianta organica è impostata in modo che, quando loro vanno in ferie, i sindacati hanno segnalato che i servizi sono chiusi. Sarebbe come dire che domani un dipendente della Regione va in ferie e non si fa più il Consiglio regionale. C'è un problema oggettivo, no? Dopo dicono: sì, è vero, ma i vaccini è su base volontaria che le farmacie possono chiedere di aderire. In una Regione dove i rapporti istituzionali di filiera hanno un valore e dove quello che decide il Presidente della Regione ha senso, deduco che, se è su base volontaria la volontà di aderire delle farmacie alle vaccinazioni, le prime che lo devono fare sono le farmacie comunali, no? Se non lo fanno per prime le farmacie comunali, chi lo deve fare, per dare anche l'esempio di una lotta territoriale alla pandemia e un contributo addirittura alla campagna vaccinale? Non possiamo chiedere ai privati, su base volontaria, e dopo le farmacie pubbliche: sì, ma è su base volontaria.
Guardi, tra l'altro, la risposta infelice, Assessore - capisco che non è il suo settore, anzi, la ringrazio per avermi risposto - la risposta infelice delle farmacie in soprannumero, guardi che non è un problema; l'importante è che l'azienda parli in maniera chiara con le parti sociali e dica qual è il piano industriale: tenere le farmacie aperte, quelle comunali, o chiuderle? Perché, se è quello di chiuderle, è una scelta, si assumeranno le loro responsabilità e ne parleranno con le parti sociali. Ma non chiuderle, tenerle aperte ed essere sotto organico capisce che, detto alla veneta, è il famoso "taccone peggio del buco"?
Quindi, voglio dire, in qualche modo capisco che non è competenza diretta della Regione – e chiudo, Presidente – però credo che tutto ciò che riguarda la Sanità, in un momento importante come questo, dove la Regione sta facendo incredibili sforzi per garantire presìdi territoriali e sanitari di ogni tipo, deve essere la nostra priorità! E se non lo vogliono capire, visto che la competenza sanitaria è della Regione, glielo facciamo capire, perché la lotta alla pandemia non è di un colore politico o di un altro, la lotta alla pandemia è di tutti, dal punto di vista istituzionale e politico.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Passiamo all'ultima interrogazione. La n. 141 del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 141 del 19 maggio 2021, presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Zottis relativa a "RIPETUTI INCIDENTI NELL'ATTIVITÀ DI VOLO SPORTIVO SUL MONTE GRAPPA: LA GIUNTA REGIONALE INTENDE SOSTENERE LE RICHIESTE DEI SINDACI E DEI CITTADINI DEL TERRITORIO INTERESSATO?"

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'interrogazione)
" Premesso che:
- l'8 maggio 2021 si è verificato l'ennesimo grave incidente avvenuto nell'ambito dei cosiddetti "sport dell'aria" molto praticati in Veneto, in particolare nella zona del Monte Grappa;
- gli organi di informazione locali hanno dato conto di questo ultimo tragico evento, in cui un istruttore di deltaplano, appena decollato da Col del Puppolo per un volo a coppia, pur avendo assicurato la compagna, avrebbe inspiegabilmente tralasciato di mettere in sicurezza sé stesso, precipitando così per oltre 300 metri, e perdendo la vita;
- soltanto un mese prima, il 10 aprile 2021, negli stessi luoghi aveva perso la vita un altro deltaplanista. Dalle cronache si apprende che anch'egli non si sarebbe agganciato correttamente, tradito forse dalla "troppa esperienza";
- nemmeno la pandemia ha limitato gli incidenti conseguenti a queste pericolose pratiche sportive. Il 26 febbraio 2021 "Treviso Today" segnalava infatti: "Borso del Grappa sembra essere zona franca per le misure contro il Covid. Oggi, e spesso soprattutto nei fine settimana, erano presenti furgoni di svizzeri, tedeschi e italiani con numerosi parapendisti a bordo. È pure precipitata una ragazza della provincia di Bolzano con conseguente intervento di soccorso: ma non era vietato lo spostamento tra regioni? Anche i voli in biposto continuano tranquillamente. (...).".
Rilevato che:
- la pratica del volo da diporto o sportivo (deltaplano/parapendio) comporta alti livelli di rischio per l'incolumità di chi li pratica ma non solo;
- gli Amministratori e i residenti delle zone interessate, esasperati dai continui incidenti, chiedono una regolamentazione delle suddette attività e l'individuazione di apposite aree al fine di garantire una maggiore sicurezza. Ciò consentirebbe anche un minor dispendio di mezzi (elicotteri, ambulanze) e di figure specializzate (tecnici e sanitari del SUEM) in soccorso ai praticanti di volo sportivo.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri regionali
chiedono all'Assessore allo Sport e all'Urbanistica
se intende intervenire, per quanto di competenza, affinché siano prese in considerazione le suddette richieste dei rappresentanti del territorio e dei cittadini.".

PRESIDENTE

La risposta all'assessore Corazzari.
Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Questa interrogazione è stata presentata il 19 maggio ed è stata sottoscritta, oltre che dal sottoscritto, anche dalle colleghe Anna Maria Bigon e Francesca Zottis.
Si tratta di una situazione che preoccupa molto le Amministrazioni locali e anche i cittadini, ovvero questa attività di volo sportivo sul Monte Grappa che è purtroppo oggetto di continui incidenti. Se ne registra almeno uno la settimana, ma nell'interrogazione noi facciamo presente due casi che sono avvenuti a distanza di un mese l'uno dall'altro, purtroppo con esiti mortali di chi praticava questo sport.
Il primo, l'8 maggio 2021, nella zona, appunto, sempre del Monte Grappa, a Col del Puppolo, l'altro, del 10 aprile 2021, sempre in quella zona, dove appunto due deltaplanisti hanno perso la vita nonostante avessero grandissima esperienza.
Proprio per questo, perché succedono incidenti anche mortali a persone di grande esperienza, è evidente che servono dei provvedimenti utili alla prevenzione. Gli amministratori residenti nelle zone interessate, esasperati dai continui incidenti, chiedono una regolamentazione delle suddette attività e l'individuazione di apposite aree al fine di garantire una maggior sicurezza. Ciò consentirebbe anche un minor dispendio di mezzi (elicotteri, ambulanze) e di figure specializzate (tecnici e sanitari del SUEM) in soccorso ai praticanti del volo sportivo.
La domanda è all'Assessore allo Sport e all'Urbanistica, se si intende intervenire, per quanto di competenza, affinché siano prese in considerazione le suddette richieste dei rappresentanti del territorio e dei cittadini.
Ai colleghi, soprattutto ai colleghi della Provincia di Treviso, ricordo che avere di continuo i mezzi, gli elicotteri, in particolare del SUEM, occupati in quell'area e ve lo dice uno che abita...

PRESIDENTE

Se può chiudere la ringrazio.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Concludo. Ve lo dice uno che abita tra la direttrice dell'ospedale e quell'area lì, quindi vede spesso l'elicottero andare in questa direzione, vuol dire sottrarre dei mezzi importantissimi ad altri cittadini che magari hanno bisogno nel resto della Provincia, quindi non ce lo possiamo più permettere. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Assessore.
(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto della risposta della Giunta regionale)
"La pratica del volo sportivo fa riferimento alla Federazione Italiana Volo Libero (FIVL), affiliata all'Aero Club Italia (AeCI), per il cui svolgimento è necessario il possesso dell'attestato di volo da diporto o sportivo, che viene rilasciato dall'AeCI a seguito della partecipazione a specifici corsi di formazione.
Nel merito dell'interrogazione tuttavia va rilevato che gli incidenti cui la stessa si riferisce sono stati causati da singoli praticanti impegnati in libere attività individuali, non nell'ambito di una manifestazione sportiva organizzata da una associazione o comunque in un contesto preordinato. Si tratta quindi di azioni soggettive, che non coinvolgono né la Federazione, né un Ente organizzatore, né una Amministrazione pubblica.
La materia del volo libero è regolamentata da una legge statale, la n. 106 del 25/03/1985 "Disciplina del volo da diporto o sportivo", che è stata adeguata alle normative europee in materia con il D.M. 22 novembre 2010 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti "Caratteristiche degli apparecchi per il volo da diporto o sportivo di cui all'allegato tecnico alla legge 25 marzo 1985, n. 106". Con successivo D.P.R. del 9 luglio 2010, n. 133 "Nuovo regolamento di attuazione della legge 25 marzo 1985, n. 106, concernente la disciplina del volo da diporto o sportivo" sono state introdotte nuove disposizioni in materia.
A seguito dei gravi incidenti verificatisi in ambito di volo con utilizzo di deltaplano, l'AeCI ha recentemente diramato alcune raccomandazioni procedurali e indicazioni di sicurezza sulla preparazione dell'involo.
Pur se la materia è di competenza statale, la Regione condivide la forte preoccupazione per il ripetersi drammatico di questi incidenti e interverrà per quanto in suo potere in operazioni di sensibilizzazione per accrescere la cultura della sicurezza tra operatori e appassionati.".

Ass.re Cristiano CORAZZARI

La pratica del volo sportivo fa riferimento alla Federazione Italiana Volo Libero (FIVL) affiliata all'Aeroclub Italia, per il cui svolgimento è necessario il possesso dell'attestato di volo da diporto o sportivo che viene rilasciato dall'Aeroclub Italia a seguito della partecipazione a specifici corsi di formazione.
Nel merito dell'interrogazione, tuttavia, va rilevato che gli incidenti cui la stessa si riferisce sono causati da singoli praticanti impegnati in libere attività individuali, non nell'ambito di una manifestazione sportiva organizzata da un'associazione o comunque in un contesto preordinato. Si tratta quindi di azioni soggettive che non coinvolgono né la Federazione, né un ente organizzatore, né una Amministrazione pubblica.
La materia del volo libero è regolamentata dalla legge statale, la 106 del 25/3/85 'Disciplina del volo da diporto o sportivo' che è stata adeguata alle normative europee in materia e con il DM 22 novembre 2010 del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti 'Caratteristiche degli apparecchi per il volo da diporto o sportivo' di cui all'allegato tecnico alla legge 25 marzo '85, 106 con successivo DPR del 9 luglio 2010, n. 133, 'Nuovo regolamento di attuazione della legge 25 marzo 1985 n. 106' concernente la disciplina del volo da diporto o sportivo sono state introdotte nuove disposizioni in materia.
A seguito dei gravi incidenti verificatisi in ambito del volo con utilizzo del deltaplano, l'Aeroclub Italia ha recentemente diramato alcune raccomandazioni procedimentali e indicazioni di sicurezza sulla preparazione dell'involo.
Pur se la materia è di competenza statale, la Regione condivide la forte preoccupazione per il ripetersi drammatico di questi incidenti e interverrà, per quanto in suo potere, in operazioni di sensibilizzazioni per crescere la cultura della sicurezza tra operatori e appassionati.

PRESIDENTE

Collega Zanoni per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta e lo ringrazio anche per l'elenco delle norme che ha citato e per aver citato anche quelle che sono le competenze da parte dell'Aeroclub, ma anche da parte, appunto, dello Stato con la legge 106.
Accolgo con piacere il fatto che anche la Regione condivide le preoccupazioni e che interverrà con la sensibilizzazione di chi opera in questo settore e chi pratica questo sport.
Io sottolineo, Assessore - e lo dico a tutta la Giunta - il fatto che attualmente c'è un continuo impiego di mezzi pubblici per quanto riguarda i soccorsi aerei in particolare, cioè gli elicotteri del SUEM, di tecnici, di sanitari e di addetti specializzati, perché gli incidenti sono veramente all'ordine del giorno.
Io credo che sia giusto intervenire anche per evitare di sottrarre questi mezzi, perché potrebbe accadere che ci siano delle emergenze in giro per la Provincia e gli elicotteri sono occupati per andare in cerca del solito deltaplanista o del parapendio che si perde in mezzo al bosco, che resta agganciato, come accade, guardate, quasi settimanalmente in quella zona, come ci viene riferito dai cittadini ma anche dalla stampa locale. Io credo che i miei colleghi della Provincia di Treviso siano ben consapevoli di questo problema.
Quindi, vanno trovate delle soluzioni. Veramente auspico che la Giunta regionale trovi quelle utili soluzioni per evitare di mantenere una situazione che potrebbe veramente provocare problemi non solo a chi fa quell'attività, ma anche ai nostri cittadini che si trovano in uno stato di necessità e che hanno bisogno dell'intervento dell'elicottero per incidenti che si possono naturalmente manifestare in tutto il resto della Provincia di Treviso.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, collega Zanoni.
Interrompiamo qui con le interrogazioni. Abbiamo anche sforato l'ora che da Regolamento è destinata alle risposte.
Le rimanenti le facciamo domani all'inizio dei lavori del Consiglio.
Mi sembra di aver colto da parte di qualche Capogruppo la necessità di fare una Capigruppo volante adesso per coordinare i lavori dell'ordine del giorno di oggi e di domani.
Quindi sospendo fino alle 12.15.
Capigruppo in Sala del Leone. Anche chi mi sta ascoltando da remoto, se può scendere in Sala del Leone.
Grazie colleghi.
La Seduta è sospesa alle ore 12.10
La Seduta riprende alle ore 12.22

PRESIDENTE

Colleghi, vi comunico cosa è stato deciso in Capigruppo per ottimizzare i lavori.
Rispetto all'ordine del giorno che vi abbiamo inviato e, visto anche l'orario, si è pensato a questo tipo di inversione di punti: facciamo per primo il punto n. 7 "Nomina del Garante regionale per i diritti della persona".
Poi anticipiamo, rispetto agli altri punti, il 10), l'11), il 12), il 13), il 14) e il 15) che sono le PDA per la richiesta di referendum da parte del Consiglio regionale, con l'obiettivo di cercare di chiudere nella giornata di oggi la discussione generale sulle PDA dei referendum, che sarà una discussione unica, per poi andare alle dichiarazioni di voto, sei dichiarazioni di voto diverse e le votazioni, sia dei quesiti referendari sia della nomina dei Consiglieri delegati a portare e a depositare in Cassazione i quesiti. Questa è un po' in sintesi la decisione dei Capigruppo.
Terminata questa faremo la nomina del Direttore dell'ARPAV e il rendiconto della Regione, che è argomento comunque impegnativo.
Quindi, ecco, questa in sintesi la modifica dell'ordine del giorno.
Iniziamo con il punto n. 7: "Nomina del Garante regionale per i diritti della persona".
PUNTO
7



ELEZIONE DEL GARANTE REGIONALE DEI DIRITTI DELLA PERSONA (DELIBERAZIONE N. 80/2021) .

PRESIDENTE

Ci sono proposte?
Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
A nome del Gruppo Zaia Presidente, Liga Veneta e Veneto Autonomia, propongo il nome del dottor Caramel.

PRESIDENTE

Bene. Distribuiamo le schede per i colleghi presenti in Aula.
Scusatemi, ho subito saltato la relazione. Presidente della Prima Commissione consiliare, la relazione.
La dà per letta, bene.
Possamai, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Solo per ricordare come è andata in queste settimane, anzi, in questi mesi, questa vicenda, nel senso che abbiamo dovuto approvare una legge di 45 giorni di proroga al precedente Garante, che tra l'altro noi vogliamo ringraziare per il lavoro che ha fatto, nel senso che è venuta in Prima Commissione nelle scorse settimane due volte, c'è stato un dibattito proficuo in cui sono intervenute la maggioranza e l'opposizione e ha riconosciuto un grande lavoro fatto alla prima Garante nella storia della Regione.
Dico solo che abbiamo assistito a un teatrino su questa vicenda, francamente incomprensibile, che ha portato appunto, addirittura all'approvazione di una legge che ha prorogato di 45 giorni la Garante. Oggi scopriamo che il nome è quello del dottor Caramel, non certo un nome né nuovo, né piovuto da Marte, per cui diciamo un usato sicuro, ecco, perlomeno da parte della maggioranza, vista la storia del dottor Caramel. Che si sia arrivati dopo mesi a un nome che, evidentemente, ripeto, non è che si sia andati a trovare sulla Luna e neanche in posti sconosciuti, ma che si sia recuperato l'ex Segretario della Giunta regionale dà l'idea di come si sia veramente tirata per le lunghe una questione su un tema importante per i cittadini del Veneto, perché tutti i Consiglieri regionali che stanno in Prima Commissione hanno potuto sentire dalla viva voce della dottoressa Gallinaro quanto importante sia quel ruolo per i detenuti, per i minori e per la difesa civile di tante persone che in Veneto hanno necessità di trovare un appoggio, una difesa e una tutela.
Per cui che si sia tenuto, di fatto, in scacco di fronte alle divisioni politiche di una maggioranza larghissima come quella che governa questa Regione, per poi approvare, ripeto, non certo un nome innovativo o pescato fuori da queste stanze, dà l'idea di come per mesi siamo stati fermi su tensioni che non c'entrano niente con le scelte di merito, ma più con gli equilibri interni alla maggioranza che oggi governa la Regione.
Per quanto ci riguarda, ovviamente, il tema non è la persona – che, per inciso, io non conosco, non ho avuto l'occasione di conoscere, essendo questa la mia prima esperienza in Consiglio – ma è come ci siamo arrivati che è profondamente grave. Per inciso, e questo lo sappiamo bene tutti, il Garante è una figura che storicamente viene condivisa e concertata, così era stato in occasione della prima nomina, la nomina della dottoressa Gallinaro, fra maggioranza e minoranza. Non è stato così in questa occasione, per cui il vulnus, oltre a quello del percorso che ha portato all'individuazione del nome, sta anche nelle modalità con cui si è approdati a questa scelta.
Per cui, evidentemente, noi non possiamo essere favorevoli, non possiamo votare a favore dell'indicazione della maggioranza, ripeto, non certo per il nome, nel senso che non abbiamo gli elementi per dare un giudizio, ma per come ci si è arrivati e per il modo in cui questo nome viene proposto. Grazie.

PRESIDENTE

Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Mi dispiace molto che non ci sia una relazione per questo punto all'ordine del giorno perché, come avevo detto nell'intervento della volta scorsa, quando avevamo visto il brutto atteggiamento di dover prendere ancora tempo per trovare un nome che andasse bene alle varie anime, evidentemente, della maggioranza, mi aspettavo almeno che accanto al nome ci fosse anche un tentativo di dire magari cosa la persona, indipendentemente da chi sia, avrebbe provato a portare o qual era l'indirizzo e il perché la maggioranza aveva proposto questo nome, che anch'io non conosco, quindi non entro nel merito, ma il tema vero è: perché siamo arrivati fino a qui, e in questo modo, e soprattutto quali saranno il lavoro e anche l'indirizzo che una figura così importante per l'ordinamento regionale avrà all'interno di questa Regione?
Ricordo, perché credo sia importante anche per il dibattito dell'Aula, l'avevamo detto anche l'altra volta, che il Garante ha dei compiti chiave, soprattutto dopo e forse anche, purtroppo, durante l'emergenza Covid che stiamo vivendo.
Pensiamo ad esempio anche a quello che è successo in alcune carceri durante l'emergenza Covid, a quello che è successo anche in alcune RSA. Il lavoro del Garante è quello di garantire la protezione, la mediazione, i diritti delle persone fisiche e giuridiche verso la pubblica amministrazione in ambito regionale e anche e soprattutto - e questo è un tema chiave che riportavo nel mio intervento in Aula anche la volta scorsa - proteggere e facilitare il perseguimento dei diritti dei minori e delle persone private della libertà personale. Questo è un momento chiave, soprattutto per i minori e lo sarà anche nei mesi successivi.
È stato brutto come siamo arrivati a questa nomina, l'ha già detto il collega Possamai, perché probabilmente gli equilibri della politica non devono, io credo, entrare nella nomina di una figura così importante. Nel mio intervento, sempre in Aula, alcune settimane fa, riportavo che forse sarebbe anche giunto il momento di fare una discussione rispetto a come arrivare ad alcune nomine così chiave e dove probabilmente la competenza, l'alto profilo e anche l'esperienza, più che l'esperienza politica e la continuità rispetto alla maggioranza, devono essere i valori che ispirano la scelta di una persona, non tanto a chi va bene e a chi no.
Credo che anteporre la politica ai diritti delle persone che devono essere tutelate con questa figura sia molto grave. Aver visto che in 45 giorni di proroga comunque il nome che è arrivato è un nome che da curriculum sembra avere anche un legame politico non è esattamente quello che mi aspettavo.
Anche io, quindi, non per la persona in sé, ma per la metodologia utilizzata e anche per aver portato quest'Aula a dover rimandare una nomina per evidenti questioni interne alla maggioranza, non potrò sostenere questo nome. Lascio a verbale questo intervento, come avevo fatto l'altra volta, che il tema è proprio anche la strategicità di questa figura, una figura molto, molto importante per questa Regione.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Quindi riprendo quello che stavo dicendo prima specialmente ai colleghi che si trovano negli uffici.
Dovete scendere perché il voto sarà mediante scheda e ci sarà l'appello nominale del Consigliere Segretario per poi depositare fisicamente - ed è bene che lo facciano i singoli Consiglieri - nell'urna la scheda con l'indicazione del Garante appunto per i prossimi anni.
Chiedo agli uscieri di dare a chi è in Aula la scheda e chiedo ai colleghi in ufficio di scendere nell'anti Aula, dove potranno ricevere la scheda, votare, depositare poi al momento dell'appello nell'urna la scheda e poi uscire attraverso Sala del Leone. Grazie.
Distribuiamo le schede.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Iniziamo.
Prima chiamata
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Stefano GIACOMIN
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Giampiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO
Raffaele SPERANZON
Alessandra SPONDA
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI Ha votato
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Procedo alla seconda chiamata.
Fabiano BARBISAN
Anna Maria BIGON Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Joe FORMAGGIO
Cristina GUARDA Ha votato
Daniele POLATO
Enoch SORANZO
Raffaele SPERANZON
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione a pag. 60)

PRESIDENTE

Bene. È terminata la votazione per la nomina del Garante. Adesso gli uffici faranno lo spoglio delle schede.
Io direi, visto l'orario, che possiamo andare avanti con l'illustrazione generale delle sei PDA dei referendum.
PUNTI
10, 11, 12,13,14 e 15



RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DEL DECRETO LEGISLATIVO 31 DICEMBRE 2012, N. 235 "TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI INCANDIDABILITà E DI DIVIETO DI RICOPRIRE CARICHE ELETTIVE E DI GOVERNO CONSEGUENTI A SENTENZE DEFINITIVE DI CONDANNA PER DELITTI NON COLPOSI, A NORMA DELL'ARTICOLO 1, COMMA 63 DELLA LEGGE 6 NOVEMBRE 2012, N. 190". (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 18) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 68/2021)
RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DI DISPOSIZIONI DI ARTICOLO DEL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 22 SETTEMBRE 1988, N. 447 (APPROVAZIONE DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE) NEL TESTO RISULTANTE DALLE SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 19) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 70/2021)
RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DI DISPOSIZIONI DI ARTICOLO DELLA LEGGE 24 MARZO 1958, N. 195 (NORME SULLA COSTITUZIONE E SUL FUNZIONAMENTO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA) NEL TESTO RISULTANTE DALLE SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 20) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 72/2021)
RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DI DISPOSIZIONI DI ARTICOLI DEL DECRETO LEGISLATIVO 27 GENNAIO 2006, N. 25 (ISTITUZIONE DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA CORTE DI CASSAZIONE E NUOVA DISCIPLINA DEI CONSIGLI GIUDIZIARI, A NORMA DELL'ARTICOLO 1, COMMA 1, LETTERA C), DELLA LEGGE 25 LUGLIO 2005, N. 150), NEL TESTO RISULTANTE DALLE SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI". (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 21) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 74/2021)
RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DI DISPOSIZIONI DI ARTICOLI DELLA LEGGE 13 APRILE 1988, N. 117 (RISARCIMENTO DEI DANNI CAGIONATI NELL'ESERCIZIO DELLE FUNZIONI GIUDIZIARIE E RESPONSABILITà CIVILE DEI MAGISTRATI) NEL TESTO RISULTANTE DALLE SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 22) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 76/2021)
RICHIESTA DI REFERENDUM ABROGATIVO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 75 DELLA COSTITUZIONE E DELL'ARTICOLO 29 DELLA LEGGE 352/1970 "NORME SUI REFERENDUM PREVISTI DALLA COSTITUZIONE E SULL'INIZIATIVA DEL POPOLO", DI DISPOSIZIONI DI ARTICOLI DEL REGIO DECRETO 30 GENNAIO 1941, N. 12 'ORDINAMENTO GIUDIZIARIO', DELLA LEGGE 4 GENNAIO 1963, N. 1 'DISPOSIZIONI PER L'AUMENTO DEGLI ORGANICI DELLA MAGISTRATURA E PER LE PROMOZIONI', DEL DECRETO LEGISLATIVO 30 GENNAIO 2006, N. 26 'ISTITUZIONE DELLA SCUOLA SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, NONCHé DISPOSIZIONI IN TEMA DI TIROCINIO E FORMAZIONE DEGLI UDITORI GIUDIZIARI, AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE E FORMAZIONE DEI MAGISTRATI, A NORMA DELL'ARTICOLO 1, COMMA 1, LETTERA B), DELLA LEGGE 25 LUGLIO 2005, N. 150', DEL DECRETO LEGISLATIVO 5 APRILE 2006, N. 160 'NUOVA DISCIPLINA DELL'ACCESSO IN MAGISTRATURA, NONCHé IN MATERIA DI PROGRESSIONE ECONOMICA E DI FUNZIONI DEI MAGISTRATI, A NORMA DELL'ARTICOLO 1, COMMA 1, LETTERA A), DELLA LEGGE 25 LUGLIO 2005, N. 150', DEL DECRETO-LEGGE 29 DICEMBRE 2009 N. 193, CONVERTITO CON MODIFICAZIONI NELLA LEGGE 22 FEBBRAIO 2010, N. 24 'INTERVENTI URGENTI IN MATERIA DI FUNZIONALITà DEL SISTEMA GIUDIZIARIO', NEL TESTO RISULTANTE DALLE RISPETTIVE SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 23) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 78/2021)

Relazione della Prima commissione consiliare
Relatore: consigliere Alberto Villanova. Correlatore: consigliere Giacomo Possamai

PRESIDENTE

Do quindi la parola al relatore, collega Villanova. Prego.
RELAZIONE DI MAGGIORANZA (N.d.r.)

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
La mia sarà una relazione abbastanza tecnica perché immagino che le considerazioni politiche verranno fatte più tardi.
Com'è noto, l'articolo 75 della Carta costituzionale prevede e disciplina l'istituto del referendum popolare abrogativo finalizzato all'abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge, individuando i soggetti proponenti, 500.000 elettori, cinque Consigli regionali, le materie non ammesse a referendum abrogativo: leggi tributarie e di bilancio, di amnistia, di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, i quorum richiesti per la validità del referendum e per l'approvazione del quesito referendario, demandando alla legge le modalità attuative dell'istituto referendario.
La disciplina attuativa è stata definita dalla legge 25 maggio '70, n. 352 'Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulle iniziative legislative del popolo' con la quale, tra l'altro, e per quanto in questa sede maggiormente d'interesse rileva, si dispone in ordine all'iter di presentazione delle richieste referendarie d'iniziativa dei Consigli regionali ed ai fini della verifica di regolarità e successivo giudizio di ammissibilità delle proposte di referendum abrogativo.
Riteniamo che i sei quesiti che proponiamo con queste PDA e ognuna di esse formulate in conformità a quanto richiesto dalla disciplina attuativa dei referendum abrogativi appunto la legge 352 a garanzia della legittimità e regolarità della richiesta referendaria che poi verrà valutata dalla Corte di cassazione.
Sotto il profilo dell'ammissibilità, che viene invece valutata in una fase successiva dalla Corte Costituzionale previo superamento del giudizio di regolarità della Corte di Cassazione, il quesito proposto deve risultare formulato in modo chiaro, cioè intellegibile e comunque non contraddittorio, ed univoco e omogeneo e rilasciare una normativa di risulta auto-applicabile.
Inoltre, e per prima cosa, non deve vertere su materie precluse al referendum, come avevo citato prima.
Da un punto di vista politico si può considerare che questi quesiti abbiano una matrice razionalmente, o meglio, politicamente unitaria e cioè quella di concorrere a promuovere un sistema di giustizia giusta.
Entro nel merito delle singole PDA, dei singoli quesiti.
"La riforma del CSM", PDA 20: questo quesito referendario è diretto a modificare il sistema di presentazione delle candidature per le elezioni della quota dei magistrati componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno previsto dall'articolo 104 della Costituzione.
A tal fine si propone l'abrogazione delle disposizioni dell'articolo 25, comma 3, della legge marzo '58, n. 195 che detta le norme sulla costituzione del Consiglio Superiore della Magistratura che richiedono che la candidatura deve essere presentata unitamente ad una lista di magistrati presentatori. La normativa di risulta apre ad ogni magistrato la possibilità di presentare la propria candidatura all'organo di autogoverno senza la necessità dell'appoggio di una lista di magistrati presentatori.
"Responsabilità diretta dei magistrati", PDA 22: il Presidente quesito referendario è diretto a determinare le condizioni per la configurabilità dell'azione diretta per responsabilità civile contro il magistrato da parte di chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia.
A tal fine si propone l'abrogazione delle disposizioni degli articoli della legge 13 aprile 1988, n. 117, che prevedono che, in caso di responsabilità civile del magistrato si debba agire contro lo Stato anziché direttamente contro il magistrato.
I magistrati saranno così equiparati a quanto previsto in generale per gli altri dipendenti pubblici, per i quali l'articolo 28 della Costituzione prevede che sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti che, in tali casi, la responsabilità civile si estende allo Stato.
"Equa valutazione dei magistrati", PDA 21: il presente quesito referendario è diretto ad attribuire un uguale potere di discussione e deliberazione ai componenti laici (avvocati e professori universitari) e togati (magistrati) in tutte le materie di competenza del Consiglio Direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari.
In particolare, mediante la modifica degli articoli 8 e 16 del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25, attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario, di cui alla legge 25 luglio 2005, n. 190, anche i componenti laici dei due organismi potranno formulare i pareri per la valutazione di professionalità dei magistrati, competenza attribuita attualmente in via esclusiva ai componenti togati.
La normativa di risulta considera quindi una partecipazione paritaria a tutti i componenti dei suddetti organi dell'ordinamento giudiziario nelle discussioni e deliberazioni, senza distinzione di materie tra componenti laici e togati.
"Separazione delle carriere dei magistrati", PDA 23: il presente quesito referendario chiede al corpo elettorale di volersi pronunciare sulla separazione nell'ambito dell'attuale assetto dell'ordinamento giudiziario, delle carriere tra Magistratura requirente e Magistratura giudicante.
È indubbiamente un quesito particolarmente articolata sotto il profilo formale, atteso che coinvolge cinque diversi testi normativi nella sua stesura. Ma tale strutturazione del quesito consegue necessariamente alla complessità della disciplina da cui non può che discendere, a pena di non regolarità della stessa stesura della richiesta di referendum un'altrettanta complessa articolazione della formulazione del quesito. Trattasi, infatti, di non consentire i passaggi nella Magistratura fra i ruoli requirenti, ovvero di Pubblico Ministero e giudicanti, ovvero di giudice, intervenendo sulla disciplina che tali passaggi regola anche nel prevedere i percorsi formativi ed il conseguente giudizio di idoneità che accompagnano i mutamenti di funzione nei termini attualmente consentiti quanto sopra, rimanendo in capo al magistrato la scelta in ordine all'esercizio della funzione, nei termini di scelta non reversibile.
Si ritiene che tale intervento, che muove dalla consapevolezza che diverse sono le funzioni e quindi le attitudini e professionalità richieste per l'espletamento di compiti istituzionalmente diversi, qual è quello del magistrato, Pubblico Ministero e del magistrato giudice, possa concorrere al principio del giusto processo.
"Limiti agli usi della custodia cautelare", PDA 19: il presente quesito referendario interviene sull'articolo 274 del Codice di procedura penale che, trattando il tema delle esigenze cautelari, che legittima misure cautelari, coercitive o interdittive, ivi compresa la custodia cautelare in carcere, individua, elencando i relativi presupposti, le condizioni al ricorrere delle quali possono essere applicate le misure cautelari a carico degli indagati, o comunque di soggetti non ancora condannati in via definitiva. Come è noto, trattasi in estrema sintesi di tre ordini di ragioni, ovvero: il pericolo di inquinamento delle prove, la fuga o il pericolo concreto ed attuale della stessa, la reiterazione del reato.
Non può non richiamarsi sul punto il dettato della Carta costituzionale, che prevede come l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Ne consegue il divieto di anticipare la pena a meno che non si rendano necessarie le sopradette misure cautelari in presenza delle specifiche esigenze prefigurate dalla legge.
Il referendum si propone di limitare la possibilità del ricorso alle misure cautelari escludendo la possibilità di applicazione nella sola ipotesi del ricorrere del rischio di reiterazione della stessa specie di reato per la quale si procede, ferma restando la possibilità di applicare le misure cautelari non solo al ricorrere degli altri presupposti, ma anche quando per la persona sottoposta a indagini o per la persona dell'imputato ricorrano, stanti le specifiche modalità o circostanze del fatto per cui si procede alla sua personalità, come desunta da comportamenti, atti concreti o da precedenti penali, gli estremi di concreto ed attuale pericolo di commissione di gravi delitti con uso di armi o altri mezzi di violenza personale o diretti contro l'ordine costituzionale, ovvero di criminalità organizzata.
"Abolizione del decreto Severino", PDA 18: il presente quesito referendario chiede al corpo elettorale di volersi pronunciare sul tema del complessivo superamento della disciplina, dettata dal decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, recante: "Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190" comunemente nota come Legge Severino. La finalità del quesito va individuata nella volontà di superare gli automatismi della disciplina, che è intervenuta in una materia di particolare rilevanza costituzionale, quale la titolarità dei diritti di elettorato passivo, una disciplina che ha dato luogo a situazioni di significativa incertezza interpretativa e conseguenti contenziosi davanti alla Corte Costituzionale e relative pronunce.
In effetti, la Legge Severino disciplina la sussistenza dei requisiti per la candidabilità alle cariche elettive e la configurazione di fattispecie che possono determinare la sospensione o anche la decadenza dalle stesse. La sua abrogazione rimetterà la disciplina della incandidabilità a cariche elettive e la disciplina in materia di irrogazione delle sanzioni accessorie, della interdizione dai pubblici uffici e della misura della stessa definitiva del Codice penale e delle diverse leggi di settore. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al correlatore, Giacomo Possamai (che me la chiede con Concilium).
Prego, consigliere Possamai.
RELAZIONE DI MINORANZA (N.d.r.)

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Apprezzo lo sforzo del relatore Villanova di tenere molto molto sul piano tecnico la presentazione delle PDA, per cui passerò rapidamente in rassegna i sei quesiti, nel senso che l'ha già fatto in modo anche molto asettico, poi invece passerò a qualche valutazione più politica perché alla fine questi quesiti referendari, o meglio, il complesso dei sei quesiti referendari, di tecnico hanno molto poco: hanno un sapore invece molto molto politico.
Ecco, se dovessi prendere della relazione di Villanova, il pezzo su cui francamente non mi sento di essere d'accordo in alcun modo, è l'idea che ci sia una qualche organicità dentro l'affastellamento di sei quesiti referendari che nulla c'entrano tra di loro, che vanno dalla modalità di elezione del CSM alla riforma della Legge Severino, fino al tema della custodia cautelare.
Dal primo quesito, quindi, la questione legata alle candidature al CSM, alla cancellazione sul vincolo delle firme, visto che attualmente un magistrato che vuole candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme, oggi il quesito referendario invece mira ad abrogare questo vincolo, che è contenuto in una legge del '58, e permettere così a tutti i magistrati di candidarsi nella logica, almeno così è stato presentato dai Radicali questo referendum, perché ecco, lo sottolineo 100.000 volte, ma lo farò meglio dopo, nel ragionamento politico, questi sono i quesiti dei Radicali, non sono i quesiti della Lega. Sarà poi interessante capire perché Salvini ha deciso invece di sposare con forza i quesiti dei Radicali che su tante questioni, almeno negli ultimi decenni, non l'hanno pensata come la Lega o la Lega ex Nord.
Il secondo quesito è sulla responsabilità civile e quindi sulla possibilità di rivalsa diretta sulle toghe: quindi l'obiettivo è di ridurre la specialità della disciplina della responsabilità dei magistrati, permettendo al cittadino leso nei propri diritti dalla condotta del magistrato di poterlo chiamare in giudizio direttamente. Mentre oggi, come tutti sappiamo, ci si può rivalere direttamente contro lo Stato, che successivamente può farlo verso la toga.
Il terzo quesito è sul maggior spazio, mettiamola così, alla componente non togata all'interno del CSM: quindi anche qui c'è un punto che c'era già nel primo quesito, non c'è una riforma organica e un pensiero organico sul CSM, d'altronde, sarebbe difficilissimo farlo tramite referendum, che non può essere l'istituto giusto da questo punto di vista, sebbene l'istituto referendario sia un istituto fondamentale della nostra democrazia e sia un istituto chiaramente di assoluta dignità, ma è difficile fare una riforma organica di cui il CSM con ogni evidenza ha bisogno con un taglia e cuci come questo.
Il quarto quesito è una questione storica del nostro Paese, per cui la separazione delle carriere tra PM e Giudici.
Il quinto è sul carcere preventivo: questo è uno degli aspetti più interessanti e anche qui in sede di valutazione politica ci ritorno tra poco, visto che di fatto la questione centrale è quella della custodia cautelare, cioè la detenzione in carcere prima della sentenza di condanna. Il quesito vuole di fatto limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima dell'emanazione di una sentenza definitiva di condanna: lo fa chiedendo l'abrogazione di un articolo del testo del Decreto Presidente Repubblica 447/88 e quindi chiede che delle tre circostanze per cui ricorre la custodia cautelare, che sono inquinamento delle prove, pericolo di fuga e reiterazione del reato, interviene sulla terza delle tre circostanze.
L'ultimo quesito, lo diceva prima il relatore Villanova, è legato alla Legge Severino, che prevede che in caso di condanna per alcune specifiche ipotesi di reato sia applicata automaticamente la sanzione accessoria dell'incandidabilità: il quesito referendario chiede di abolire questo automatismo sulla incandidabilità, sull'ineleggibilità e sulla decadenza lasciando al giudice la decisione.
Li ho ripercorsi rapidamente perché con ogni evidenza non c'è una ratio di fondo dentro a questi quesiti e c'è ancora meno una ratio di fondo se pensiamo a com'è nato questo percorso. Mi spiego: questi quesiti nascono dai Radicali e la gran parte di questi sono battaglie storiche dei Radicali in Parlamento. Quella sulla custodia cautelare è una, quella sulla separazione delle carriere e un'altra, per cui lì c'è una perfetta coerenza storica rispetto a ciò che si è sempre professato.
Francamente la stessa coerenza storica non la vedo da parte di chi sulla custodia cautelare, per esempio, passa il tempo ad invocarla anche dove oggi, di fatto, non c'è, cioè quando ci stupiamo perché viene arrestato qualcuno e dopo tre giorni è fuori, noi stiamo in questo caso, con queste fattispecie previste dal quesito referendario di fatto allargando le maglie da quel punto di vista. E quindi, mentre dai Radicali è una cosa che ci sta storicamente, dal punto di vista di altre forze questo ragionamento onestamente non ci sta.
Faccio l'esempio concreto perché vedo la consigliera Venturini che scuote la testa: in questo caso vale per tutti quei reati commessi senza uso di armi e mezzi di violenza personale. Per questi casi la custodia cautelare non sarebbe prevista. Facciamo qualche esempio: la rapina, l'estorsione senza l'uso di armi, ma anche l'istigazione al suicidio e la cessione di sostanze stupefacenti, anche di rilevante entità, purché non accompagnate dalla partecipazione ad associazioni per delinquere volte al traffico di droga, in questo caso non ricadrebbero più dentro alla fattispecie.
A me dispiace, ma la discussione su questi referendum è molto poco tecnica e molto politica, perché, al di là del tema storico e cioè della coerenza rispetto a ciò che si è professato negli anni, è oggi in corso in Parlamento e al Governo, in un momento storico particolarissimo, cioè in cui forze molto diverse stanno insieme al Governo, il tentativo di superare una divisione ventennale, anzi ormai quasi trentennale, data dall'inizio della Seconda Repubblica, tra le forze politiche di questo Paese, per costruire le condizioni per una riforma della giustizia che sia condivisa. Per inciso, il primo pezzo è già passato in Consiglio dei Ministri.
Da parte nostra la fiducia nella ministra Cartabia, cioè nella capacità da un lato della Ministra e poi del Parlamento di portare in fondo una riforma organica c'è e noi crediamo che quando si sta al Governo lo si debba fare con coerenza, perché a me Salvini – l'ho detto anche in Commissione – ricorda ogni giorno di più Bertinotti o Ferrero nei Governi Prodi, che la mattina andavano o in Consiglio dei Ministri o alle riunioni di maggioranza e il pomeriggio andavano a manifestare in piazza contro lo stesso Governo di cui facevano parte. Ed è evidente che promuovere un referendum nel mezzo della discussione parlamentare di una riforma della giustizia che – attenzione – stavolta non è appesa alla volontà dei Partiti, stavolta siamo costretti (aggiungo io: per fortuna) a farla perché, dentro alle richieste esplicite che l'Unione europea ci ha fatto nell'erogazione dei fondi, la gran parte dei quali dobbiamo ancora ricevere e li riceveremo nei prossimi anni, ci sono alcune riforme e la riforma della giustizia è una delle riforme cardine da questo punto di vista. Per cui non può essere una cosa che forse facciamo o forse no, la dobbiamo fare.
Intervenire in una discussione delicata in questo modo, forzando con un referendum, è non soltanto controproducente, ma è anche significativo della scarsa fiducia che evidentemente si ha nella capacità della Ministra e del Governo di portare in fondo questa riforma.
Per cui, per quanto ci riguarda, il tema non è assolutamente la contrarietà all'istituto referendario, che è un istituto, ripeto, l'ho detto prima, degno e di assoluto valore, previsto dalla nostra Costituzione, ma è l'utilizzo strumentale e politico che in questo caso se ne fa, addirittura con una doppia via: una è quella della raccolta di firme nei banchetti, anche questa degna e importante nel momento in cui la fa una forza di opposizione. Tutto questo discorso che ho appena fatto, se il referendum fosse stato proposto da Fratelli d'Italia, cadrebbe, nel senso che, vivaddio, chi sta all'opposizione usa tutti gli strumenti previsti dalla Costituzione, tanto più quelli importanti come l'istituto referendario, per fare proposta o battaglia politica. Ma farlo contemporaneamente, stando in maggioranza e all'opposizione, non soltanto è incoerente, ma non contribuisce al successo parlamentare del percorso che si sta facendo.
Un pezzo è la raccolta ai banchetti, dicevo, e l'altro è l'utilizzo strumentale dei Consigli regionali, perché facciamo anche finta che la via sia lastricata di buone intenzioni: se il punto è semplicemente portare i referendum fino in fondo e si sostiene che ci siano centinaia di migliaia di persone – effettivamente mi sembra che ci sia un'adesione importante al referendum che stanno firmando – qual è il senso di promuovere anche la discussione nei Consigli regionali, quindi di inchiodare i Consigli regionali a questa discussione? Perché se l'obiettivo è soltanto arrivare fino in fondo e si ha fiducia nelle firme dei cittadini, non si capisce quale sia il senso del doppio canale. Il senso del doppio canale è banalmente che in questo modo si fa campagna politica in un momento in cui questo aiuta soltanto a terremotare un percorso delicato che noi vogliamo portare fino in fondo, perché siamo convinti della necessità di una riforma della giustizia, ma siamo altrettanto convinti che se si sta al Governo e se si deve condividere un percorso complicato come questo, l'idea che ci sia qualcuno che fa il furbo, la mattina va alle riunioni di maggioranza e il pomeriggio va in piazza, sia il modo migliore per portare verso un burrone, per mettere in difficoltà, un percorso complicato come quello che stiamo affrontando. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Sospendiamo qui i lavori.
Riprendiamo alle ore 14.30.
La Seduta è sospesa alle ore 13.02
La Seduta riprende alle ore 14.47

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Intanto do i risultati della votazione per il Garante.
43 presenti, 43 votanti: 12 bianche, 31 voti per Mario Caramel.
Non avendo raggiunto la maggioranza dei due terzi, faremo una votazione quando finiamo i lavori sui referendum.
Adesso siamo in discussione generale dei referendum.
Come concordato in Capigruppo, faremo una discussione generale unica.
Ci saranno poi sei dichiarazioni di voto per i singoli punti e sei votazioni separate per i singoli punti.
Quindi riprendiamo con la discussione generale sui referendum.
Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ovviamente non ero inibita dal rompere il ghiaccio quanto piuttosto ero incuriosita dal sentire i colleghi della maggioranza quali motivazioni potevano portare alla discussione di questo Consiglio a sostegno di queste PDA.
Ora, per affrontare una discussione generale su tutti i sei quesiti referendari, vorrei partire da un presupposto e cioè che il referendum abrogativo è uno strumento previsto dalla nostra Costituzione, di indiscutibile valore, che compone, insieme ad altri istituti, un quadro fattivo e compiuto della nostra democrazia. Il referendum abrogativo è concepito come mezzo fondamentale a disposizione delle minoranze estranee al potere, a servizio delle legittime richieste dei cittadini per l'abrogazione di leggi ritenute ingiuste o inadeguate. Ma, come sempre accade, anche l'istituto referendario dovrebbe essere misurato secondo una lente che valuta il suo impiego concreto.
Oggi, a mio giudizio, voi assecondando la necessità di propaganda del capo politico della Lega, Matteo Salvini, invece che ricorrere a questo istituto per modificare dal basso delle leggi ritenute ingiuste o inadeguate, lo mettete in campo come mezzo di pressione da parte di chi, appunto, il potere invece ce l'ha già in Parlamento e dentro questa Regione e lo utilizzate come strumento per condizionare o tentare di condizionare quello stesso potere che voi esercitate al Governo, in Parlamento e in Regione dall'esterno. Tanto che non vi limitate a interpretare questa campagna referendaria ricorrendo alla raccolta delle firme dei cittadini, ma cercate di raggiungere l'obiettivo chiedendo, percorrendo la fattispecie prevista dalla Costituzione dell'approvazione di almeno cinque Consigli regionali che, infatti, non sono cinque Consigli regionali a caso, ma sono cinque Consigli regionali vostri, dove cioè avete le persone fedeli alle richieste politiche e partitiche di Matteo Salvini: la Lombardia, per prima ora il Veneto, seguirà l'Umbria, a dimostrazione di come non è una discussione trasversale che riguarda i cittadini, ma è esclusivamente una discussione che investe un Partito politico, una parte politica. E ora, dentro a questo quadro, cioè dentro a un atteggiamento che io giudico irresponsabile, di una forza politica al Governo che piega l'istituto referendario per necessità di visibilità, è sorprendente - e dico anche discutibile - che una forza politica che sta al Governo promuova, o meglio, si accodi a dei referendum già proposti dai Radicali Italiani, a dimostrazione di quanto i contenuti ci interessino poco. La sostanza, la cosa che vi occupa e vi interessa è raccogliere un po' di firme nei gazebi. Dicevo, utilizzate il referendum abrogativo proprio sui temi della giustizia, proprio nel momento in cui è in atto su tale terreno una complessa iniziativa legislativa dello stesso Governo di cui fate parte.
Ora potete fare i gazebi e lì, con i vostri militanti, fare la parte del popolo che lotta contro il potere giudiziario: vi riesce benissimo, fatelo tranquillamente.
Ma vi ricordo che ora siete al Governo, che i vostri Ministri hanno già votato a favore della proposta di riforma sulla giustizia avanzata dal ministro Cartabia, siete in Parlamento e per una forza al Governo e in Parlamento non serve soltanto la lotta, serve la responsabilità e questo vostro atteggiamento mi fa capire perché in tutti questi anni la riforma della giustizia in questo Paese non si sia mai fatta. Non si è fatta perché ci sono forze politiche che, anziché ragionare di una riforma della giustizia nell'interesse dei cittadini, scelgono di cavalcare questo terreno per trasformarlo in arena politica, perché lo sappiamo che la Lega è sempre brava a indicare il problema, a dividere il Paese sui problemi e non è mai capace di trovare insieme, con responsabilità, nel Parlamento e nel Governo, le soluzioni utili. Quindi, male. È un'operazione politica spregiudicata, giocata, come sempre fate, sulla pancia dei cittadini e in questo caso anche sulla testa dell'Esecutivo nazionale. Però, guardate, anche sul piano istituzionale, i quesiti che ci sottoponete sono sconcertanti, non solo per l'occasionalità e la frammentarietà dei quesiti, che peraltro sono tipici dell'intrinseca natura abrogativa del referendum, che non costruisce una norma, ma ne realizza una di risulta, abrogando pezzi di norma, ma anche per l'irresponsabilità che l'insieme di questi sei quesiti ci offre rispetto alla tenuta dell'architettura giuridica e istituzionale degli istituti sui quali si pretende di intervenire.
Ecco perché, dicevo, confermiamo l'importanza dello strumento del referendum abrogativo come presidio di democrazia, ma non possiamo non vedere i limiti dello strumento, dell'inadeguatezza esclusivamente finalizzata ad abrogare pezzi di norme per affrontare questioni complesse: togliere pezzetti di norme non permette di costruire una riforma organica della giustizia, che è ciò di cui avrebbe bisogno oggi questo Paese.
Ora cerco di entrare velocemente nel merito di alcuni quesiti referendari. Su alcuni mi soffermerò di più, perché ritengo particolarmente grave che siano proposti da voi, dalla Lega, dal Partito che in questi anni è sempre stato giustizialista, dal Partito che in questi anni con la scopa voleva scopare via dalla politica i corrotti, i disonesti, che faceva le campagne per la legalità. Quel Partito non esiste più, tanto che il primo quesito referendario che ci sottoponete all'approvazione e sul quale, giustamente, i colleghi di Fratelli d'Italia hanno delle perplessità, perché tutto si può rimproverare a Fratelli d'Italia, ma certo, a differenza della Lega, una certa coerenza sui temi della giustizia gli va riconosciuta.
Ora, voi ci chiedete, con questo quesito referendario, di abrogare la Legge Severino, cioè di tornare al regime dell'incandidabilità previsto prima del 2013. Dove sta la differenza? Che fino a prima del 2013, l'incandidabilità veniva decisa dal giudice come eventuale pena accessoria di una sentenza passata in giudicato. Sulla base della Legge Severino, invece, questa incandidabilità scatta automaticamente. Punto.
Guardate: la legislazione sulle conseguenze degli amministratori locali rispetto a sentenze passate in giudicato o rispetto a misure cautelari esiste già. Lo dico perché qualcuno faceva riferimento ai casi in cui i Sindaci vengono sospesi o rimossi prima della sentenza passata in giudicato. Quella previsione non è stabilita dalla legge Severino, perché la legge Severino interviene soltanto per stabilire il meccanismo automatico dell'incandidabilità per Deputati, Senatori, europarlamentari e membri del Governo: perché la parte della norma Severino che riguarda le incompatibilità e l'incandidabilità degli Enti locali e regionali, infatti, si limita semplicemente a un riordino della disciplina che già esisteva e che continuerebbe ad esistere se abrogassimo la Legge Severino.
Con questo quesito referendario, quindi, voi ci state semplicemente chiedendo di fare in modo che l'incandidabilità di Deputati, Senatori, europarlamentari e membri del governo, in caso di sentenza passata in giudicato per reati gravi contro la pubblica amministrazione, o per reati collegati alla criminalità organizzata, non sia più un automatismo, ma che scatti eventualmente qualora il giudice si pronunci, come pena accessoria, all'interdizione dei pubblici uffici. Stiamo parlando di questo. E dovete spiegare ai vostri elettori come questa questione si tiene con la richiesta di legalità che avete sempre portato avanti.
Il secondo grande tema su cui interviene il quesito referendario della PDA 19 sta esattamente dentro a questo filone, cioè sta esattamente in contraddizione con la necessità di costruire un sistema giudiziario in cui l'equilibrio tra il diritto di libertà dell'indagato e le esigenze di sicurezza sociale, collegate alla custodia cautelare in questo caso, trovino un punto di mediazione utile.
Ora, con questo quesito voi cercate di rivedere l'istituto, appunto, della limitazione della libertà personale prima della sentenza definitiva, che significa custodia cautelare, ma può significare anche arresti domiciliari.
Come sapete, nel nostro Ordinamento deve verificarsi una delle famose tre condizioni perché il Giudice conceda una forma di garanzia di custodia cautelare: gravi motivi, indizi di colpevolezza... no, scusate, pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove e pericolo di reiterazione del reato. Ora voi, con questo referendum, ci chiedete di ridurre sensibilmente le fattispecie in cui, per ragioni di pericolo di reiterazione del reato, il magistrato possa concedere la custodia cautelare.
Questo lo dico perché è curioso, perché nella scorsa legislatura, quando eravamo al Governo, abbiamo proposto una norma che andava a rivedere questo istituto, restringendo esattamente questa necessità e la Lega ha votato contro, perché ci spiegava Matteo Salvini, che quando uno è delinquente deve andare in carcere. Ci spiegava Matteo Salvini che se becco lo spacciatore deve stare in carcere. Voi con questo quesito referendario andate esattamente in direzione opposta e quindi fate in modo che rimangano fuori dall'ambito di applicazione della custodia cautelare una serie di reati: i delitti contro la incolumità pubblica, i reati di istigazione all'omicidio, la rapina, l'estorsione, lo spaccio di sostanze stupefacenti. Per tutti questi reati non sarà più previsto per il giudice la possibilità di disporre la custodia cautelare in carcere o a domicilio e, quindi, il piccolo spacciatore non lamentatevi se poi lo ritrovate nelle strade il giorno dopo, se dovesse passare questo quesito referendario a dimostrazione di come, attorno a questi referendum, non ci sia una convinzione seria e neanche una conoscenza, dico io, delle norme, quanto piuttosto la necessità del vostro leader, Matteo Salvini, di minare alle fondamenta la tenuta dell'Esecutivo nazionale e fare un po' di propaganda sulla pelle delle persone.
Terzo quesito sull'elezione del CSM: anche qua, guardate, il dispositivo prevede una modifica delle modalità di presentazione delle candidature per la composizione del CSM.
Siamo tutti d'accordo, soprattutto dopo una serie di fatti di cronaca noti, che sul CSM si debba intervenire, che si debba costruire un meccanismo attraverso il quale il CSM non sia più un luogo in cui le correnti dei magistrati organizzano il potere giudiziario, ma debba essere un luogo in cui i cittadini, credo, ne possono trovare giustizia. Un meccanismo complesso che ci vorrebbe, che ci porterebbe a dover rivedere tutto il meccanismo di elezione del CSM, che ci dovrebbe portare alla Costituzione, come prevede la riforma Cartabia, di un'Alta Corte che giudichi e sanzioni dal punto di vista disciplinare i magistrati che mal si comportano. E, invece, voi cosa fate? Come al solito: indicate il problema, bravissimi. "Ah, c'è questo problema" e fate in modo che l'indignazione delle persone su questo problema si crei, monti la rabbia contro il sistema, prima quello politico, poi quello giudiziario. Una volta che però abbiamo condiviso che c'è un problema, che in parte è rappresentato dal CSM, la soluzione che voi ci proponete è che dopo il vostro referendum, per eleggere i membri del CSM, non ci si dovrà più preoccupare di raccogliere le firme per presentare la candidatura.
Le correnti della Magistratura vi ringrazieranno. Non devono neanche più fare la fatica di raccogliere le firme. Come al solito, vedete il problema, ma non siete capaci di costruire una soluzione articolata rispetto a un tema che non si risolve con quattro firme in un gazebo, che non si risolve chiamando alle armi i cinque Consigli regionali fatti di soldati fedeli, ma che si risolve con la costruzione politica di una riforma seria di un'istituzione così importante come quella giudiziaria nel nostro Paese.
Il quarto quesito non è pericoloso, è semplicemente inutile. Altra questione che esiste perché il principio di interrogarsi, di riflettere su come costruire le condizioni per cui anche i membri non togati dentro i Consigli giudiziari possano giudicare il comportamento dei magistrati, quindi degli organi inquirenti, è un tema interessante. E allora, colleghi, approfittiamo di questa PDA per capire se tra di noi esiste un'idea su come risolvere questo problema, perché dalla soluzione che ci proponete non c'è nulla di cui parlare. Non è sufficiente eliminare una limitazione funzionale rispetto alle competenze, ai compiti dei membri non togati dei Consigli giudiziari per risolvere il problema di come costruire, organizzare e disciplinare la giustizia nei nostri territori.
Quinto quesito: guardate, su questo ci voglio spendere un minuto in più perché so essere un argomento che suggestiona i cittadini, il dibattito pubblico, la responsabilità civile dei magistrati. Sono vent'anni che la destra cavalca questo tema; sono vent'anni che le forze che si oppongono al giustizialismo ritengono che il problema della giustizia italiana sia la necessità di far pagare i magistrati. Ora, signori, sia chiaro: in questo Paese esiste già la responsabilità dei magistrati, esiste già, per una legge che abbiamo fatto nella scorsa legislatura; solo che per gli atti sbagliati di un magistrato risponde in prima battuta lo Stato, perché la giustizia non è una competenza di una singola persona, è un servizio pubblico che lo Stato ha il diritto di garantire. Allora, se un magistrato sbaglia, il cittadino fa causa allo Stato e viene risarcito in caso di sentenza ingiusta e lo Stato paga i danni provocati dal dolo e dalla negligenza dei magistrati. E poi la legge ci dice già che, se lo Stato ritiene che quella sentenza ingiusta sia stata motivata in maniera dolosa da un'incapacità del giudice, lo Stato si può rivalere sul giudice.
Cos'è che avete in testa? Avete in testa di garantire le tutele al cittadino o avete in testa un sistema in cui potete minacciosamente rivalervi sul magistrato? Perché se il vostro interesse legittimo è di garantire il cittadino di fronte ad una giustizia ingiusta, le leggi ci sono già. Mi pare 11.000 richieste di risarcimento danni allo Stato per sentenza ingiusta, liquidate dallo Stato.
I cittadini oggi sono già difesi dal comportamento scorretto dei giudici. Quello che manca è avere un meccanismo per cui noi il giudice lo possiamo minacciare e dirgli che, se non si comporta bene, gli facciamo causa. Ecco perché io rinnego di principio, dal punto di vista ideologico, questa impostazione altrettanto ideologica, che vede il colpevole nel magistrato e non nel sistema, se non funziona.
Ultimo quesito – vado velocissima, perché il tempo è poco – separazione delle carriere: anche qua, guardate, colleghi, tema annoso. Quante volte, durante le campagne elettorali, abbiamo sentito diverse forze politiche che invocavano la separazione delle carriere? Quindi il tema è giusto. Ma come potete pensare di risolvere questo problema con lo strumento referendario, che abroga in diversi posti numerosissime leggi, andando a costruire un meccanismo dichiaratamente incostituzionale? Perché stabilire per legge che una persona che vince il concorso per entrare in Magistratura e che quindi avrebbe diritto ad avere accesso sia alla carriera di giudice che alla carriera di magistrato, voi imponete che questi possano decidere il primo giorno di lavoro che tipo di carriera intraprendere.
Può essere una posizione politica condivisibile, peccato che sia incostituzionale. Tant'è che io scommetto qua, in questo Consiglio, che la Corte questo referendum lo boccerà: perché è scritto male, perché pensate, intendete intervenire in una materia complessa come la ricostruzione e la riorganizzazione della separazione delle carriere con uno strumento, quello del referendum abrogativo, che certamente non è all'altezza di questo istituto.
Vado a chiudere, spero ci sia occasione poi per rientrare nel merito. Spero, cioè, lo dico al presidente Ciambetti, che è stato il presentatore di questa PDA, che questa, almeno dentro questo Consiglio, non sia una discussione inutile, finalizzata soltanto a far vedere a Salvini che siete bravi nel fare quello che vi dicono. Spero invece che sia l'occasione per confrontarci su un tema vero, il tema della giustizia, di che idea abbiamo dell'assetto del potere giudiziario in questo Paese. Perché se invece si riduce ad una conta tra maggioranza e minoranza per vedere che abbiamo fatto il nostro compitino, finisce male. Per questo vi sfidiamo sui contenuti di queste sei PDA e di questi sei quesiti referendari.
In piazza, nei gazebi, potete andare a fare propaganda e a spiegare che il problema sono i magistrati, il CSM e i giudici cattivi. In quest'Aula non vi consentiamo la propaganda. Se volete, discutiamo dei contenuti.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Qualche giorno fa, sul quotidiano "La Repubblica" è stato pubblicato un sondaggio condotto da Demos che ci dà un dato interessante. È stata sondata la fiducia dei cittadini, degli italiani verso la Magistratura. È risultato che il 64% degli italiani ha poca, se non nessuna, fiducia nei confronti della Magistratura.
Ora, questo sta a indicare che c'è qualcosa che non va. Questo sentiment , noi che facciamo i banchetti e che siamo sul territorio, tanto nei piccoli Comuni quanto nelle grandi città, noi lo sentiamo. I cittadini che vengono ai banchetti per la sottoscrizione dei quesiti referendari ci stanno dicendo che qualcosa non va. Si avvicinano a noi, magari non sapendo dal punto di vista tecnico che cosa prevedono i quesiti referendari, perché magari devono approfondire da un punto di vista tecnico, ma hanno ben chiara un'idea. I cittadini dicono: dovete intervenire nel sistema giustizia. Questo è il messaggio chiaro e lampante che i cittadini ci stanno dando in questo momento.
Noi non stiamo parlando di singoli magistrati, che sono persone che devono essere rispettate, che sono persone che decidono della vita degli altri, soprattutto pensiamo adesso che abbiamo sperimentato anche la privazione delle libertà, che cosa significa adottare dei provvedimenti che incidono sulla libertà delle persone. Sono delle persone, i magistrati, che hanno grandi competenze; naturalmente ci sono i più bravi, i meno bravi, come in ogni professione. Anche in politica ci sono i più bravi e i meno bravi. Però non si vuole intervenire sul singolo magistrato, si vuole intervenire sul sistema. I cittadini ci dicono: voi dovete intervenire sul funzionamento, sulle regole, perché non vanno.
Allora non sono solo i cittadini che ce lo stanno dicendo, è l'Europa che ce lo sta dicendo: addirittura sta condizionando l'erogazione dei contributi ad una riforma della giustizia. Allora noi ci troviamo anche in un momento storico, in un periodo dove riusciamo a fare anche una riforma della giustizia, perché comunque abbiamo un Presidente del Consiglio che è autorevole, abbiamo un Ministro della Giustizia che ha competenze.
La cosa che mi preoccupa è comunque che, essendo noi una democrazia parlamentare, abbiamo una frangia del nostro Parlamento giacobina che non so quanto ci permetterà di arrivare ad una riforma completa della giustizia.
Il quesito è: ma perché andate a fare i referendum visto che è in corso un processo riformatore della giustizia? I referendum vanno fatti perché ci sono i cittadini che ce lo stanno chiedendo, sono i cittadini che sono partecipi, sono i cittadini che vogliono dire che questa giustizia deve diventare una giustizia giusta, perché anche se dal punto di vista tecnico non conoscono gli istituti, però è sulla loro pelle che la giustizia produce gli effetti.
Per questo ci dicono di intervenire e che cosa ci stanno chiedendo i cittadini? I cittadini ci stanno chiedendo che venga garantita una responsabilità, perché a fronte di grandi poteri ci vogliono delle responsabilità. Questo stanno dicendo.
Un Pubblico Ministero che esercita l'azione penale, che è a capo della Polizia giudiziaria, che ha le stesse garanzie di un giudice, ha un grande potere. Allora i cittadini ci dicono: grandi poteri, ci vogliono delle responsabilità.
Guardate, del caso Palamara, i cittadini, quando arrivano ai nostri banchetti magari non hanno letto il libro, magari si tratta di una semplice lettura che si può fare, ma in realtà hanno percepito che cosa le gestioni delle correnti in termini di giustizia possono provocare: quindi non sanno esattamente i criteri di appartenenza, magari correntizia, ma sanno benissimo che ci possono essere delle lotte che poi possono intervenire e creare delle conseguenze nella gestione della giustizia con delle ripercussioni per i cittadini.
Ecco la questione di fondo: i cittadini ci chiedono di intervenire perché percepiscono che qualcosa non funziona.
Ce lo dice l'Europa, il Governo sta intervenendo, ce lo dicono i cittadini, abbiamo in più momenti la percezione di subire anche e di vivere delle barbarie. Se voi pensate la durata dei processi nel nostro Paese, non solo incidono da un punto di vista economico, ma incidono anche da un punto di vista emotivo, incidono sulla vita delle persone. Questo è un Paese dove l'istituto della prescrizione, che è presente in tutti i Paesi, da noi viene considerato un privilegio che deve essere rimosso quando in realtà è una forma di garanzia nei confronti di uno Stato che si dimostra, in alcuni casi, lento e poco efficace. Questo è un Paese dove i processi vengono celebrati sui giornali, dove le persone vengono sottoposte a processo e condannate nei giornali senza possibilità di difendersi. Questo è un Paese in cui la persona che viene accusata di un reato dovrebbe essere informata in maniera riservata della natura e dei motivi dell'accusa che vengono elevati a suo carico. Invece può capitare che l'avviso di garanzia venga notificato a mezzo stampa: quindi viene violato un segreto e non succede nulla. Di fronte a tutto questo un intervento deve essere fatto.
Diceva il consigliere Possamai: "Ma questi sono una serie di referendum affastellati senza senso". In realtà il senso c'è, c'è un filo logico e lo si riesce a cogliere benissimo.
Il cittadino sta dicendo, arrivando a sottoscrivere ai quesiti referendari: ci sono grandi poteri, è necessario un bilanciamento perché ci vogliono delle responsabilità per garantire una protezione. Il filo logico lo si riesce a cogliere e in questo senso allora si capisce perché c'è la separazione delle carriere: perché si vuole evitare la confusione dei ruoli, perché si vuole garantire un bilanciamento e in questo caso si garantisce così il cittadino, gli si dà protezione. Si vuole una responsabilità diretta dei magistrati perché in questo caso c'è un bilanciamento, quindi con un bilanciamento viene garantita la protezione del cittadino. Si vuole una riforma del CSM perché si vuole evitare che ci sia lo strapotere di una corrente su un'altra, per cui c'è un bilanciamento e quindi c'è la responsabilità e la protezione del cittadino. Si vuole garantire un'equità e una parità tra magistrati, tra togati e non togati, perché così si ha un bilanciamento: in questo caso si riesce a garantire la responsabilità e quindi la protezione del cittadino.
Quindi, è evidente il filo che lega i vari quesiti referendari, come del resto la custodia cautelare o, nel caso dell'abolizione della Legge Severino, ci devono essere delle regole per l'esercizio del potere, perché devono garantire i diritti dei cittadini, soprattutto se sono cittadini innocenti che vengono in qualche modo interessati dall'attività della giustizia.
Entrando poi nel dettaglio, quando sarà il momento della dichiarazione di voto per quanto riguarda i singoli quesiti referendari, io dico che è fondamentale dare un segnale, dire che così le cose non vanno, perché ce lo stanno chiedendo i cittadini, perché noi, come Consiglio regionale, che rappresentiamo le istanze dei veneti, dobbiamo far presente che qualcosa deve essere fatto.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola al capogruppo Giuseppe Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Finalmente siamo arrivati a questo tema, perché la riforma della giustizia non sarebbe mai stata fatta in questo Paese e non se ne sarebbe mai parlato se l'Europa non avesse detto: caro Governo Draghi, cari Ministri e cari italiani, se volete che arrivi il pacchettone di miliardi che abbiamo messo per il Recovery Fund dovete riformare la giustizia. Strana questa cosa. Dice: ma come? Riformare la giustizia e non riformare qualcos'altro? Non lo so, la legge sugli appalti, mi viene in mente, o altre cose. Noi, come Lega, abbiamo posto questo tema ancor prima comunque del deposito, se non erro, della riforma Cartabia, insieme agli amici di Forza Italia e ad altri che da tanti anni combattono, come gli stessi Radicali.
Qualcuno diceva: ma avete preso le idee dei Radicali? Certo, adesso i Radicali non esistono quasi più, quindi siamo noi che portiamo avanti certi tematismi. Se, cari amici del PD, foste voi all'interno dei nostri gazebo, il sabato e la domenica, sotto il solleone e sentiste, come ha detto la collega Venturini, la voce del popolo e non la voce delle corporazioni, siete abituati spesso e volentieri a sentire all'interno dei vostri apparati, magari sentireste che i cittadini, e in particolare i cittadini veneti che ci pregiamo tutti di rappresentare, sono delusi, arrabbiatissimi dalla lungaggine dei processi civili, continui rinvii, di magistrati che non arrivano e che cambiano continuamente, di sentenze che non arrivano, di spese assurde di avvocati e magari di una causa civile che può durare anche 10 anni, se non di più. Questo è il tema. La delusione, in questo senso dei cittadini – e il sondaggio che la collega ricordava prima, che ho visto anch'io – dà i, senso dello sconforto, a volte, davanti alle porte del Tribunale. Si spera sempre, e me lo dicono tutti, di non aver mai a che fare. Forse è meglio mettersi d'accordo prima in una sentenza civile tra le parti, piuttosto che entrare dalla porta di un Tribunale perché non si sa mai come se ne viene fuori in questo Paese.
Questo è dovuto a molte cose: da una parte a una classe di giudici e magistrati che arriva da molto lontano, dal '68, dal '70, quindi dalla mentalità di un certo tipo; dall'altra parte, da una corporazione difesa e privilegiata rispetto a tutte, che con questo referendum viene messa in discussione. Ma viene messa in discussione perché il problema non è solo nazionale, ma internazionale. Io avevo visto, tempo fa, il resoconto di un istituto di sondaggi, che diceva che causa la giustizia, in Italia non vengano vengono investiti non so che paccata di miliardi da parte di imprese estere perché hanno paura di scontrarsi con cause di tutti i tipi. Questa è una limitazione anche nell'economia del nostro Paese.
Oggi, quindi, cari colleghi, siamo qui in Consiglio a discutere di un tema importantissimo per il futuro del nostro Paese. Penso che sia sotto gli occhi di tutti la necessità di un sistema giudiziario efficiente e veloce, che oggi si può dire non sia così. Basti pensare che solo gli organici dei magistrati e del personale amministrativo dei Tribunali, che sono carenti in tutta Italia. Tra l'altro, ricordo una riforma in cui sono stati tagliati anche i Tribunali anche in tante città del nostro Veneto, tra cui Cittadella, Bassano, eccetera, e abbiamo fatto grandi battaglie in questo senso. Quella è stata, secondo me, una delle riforme disgraziate, perché aver concentrato tutto sulle città capoluogo non ha fatto altro che allungare di nuovo, forse anche di più, i processi sia civili che penali, eccetera.
Nelle ultime settimane, nei tre weekend trascorsi, noi come Lega, abbiamo raccolto più di 300.000 firme in 1.600 piazze, in centinaia e centinaia di gazebo, dove noi incontriamo i cittadini, dove noi sentiamo le esigenze del popolo: firme che faranno la rivoluzione, perché di questa riforma si parla da anni e non ne siamo mai venuti fuori. Significa rendere quindi la nostra giustizia e l'apparato più snello, migliorato in ogni settore, sia nel civile che penale.
La riforma della giustizia presentata dal ministro Marta Cartabia è una riforma seria, che arriva in Parlamento per utilizzare bene e velocemente i fondi europei e dell'Europa e che taglia i tempi del processo civile e penale.
Noi rispondiamo agli italiani che chiedono e vogliono riforme, invocano la certezza della pena, i colpevoli in galera, eccetera, e se qualcuno vorrà azzoppare la riforma o rallentarla, ci saranno i referendum ad accelerarla. Questo è quello che rispondo ai colleghi di Governo, anche se seduti nelle opposizioni: cioè i referendum che noi abbiamo proposto sono una sicurezza per la stessa riforma che il Ministro sta presentando perché sappiamo benissimo che, soprattutto dai banchi vostri, ci sarà una grande opposizione a questo sistema, perché voi avete sempre difeso questo tipo di apparato di cui vi pregiate di far parte.
Ormai tutti conosciamo i sei punti da sottoscrivere. In sintesi, riforma del Consiglio Superiore della Magistratura, responsabilità diretta dei magistrati, equa valutazione dei magistrati, separazione delle cariche dei magistrati, limiti agli abusi sulla custodia cautelare, abolizione del decreto Severino. Onestamente non capisco la posizione della sinistra, che ricorre a ideologie del passato, nemmeno applicarle oggi nel presente.
Questi referendum sono una bella sfida democratica che può aiutare il Paese a rimettere in piedi un sistema in difficoltà dopo il Covid, che ha visto scremare la fiducia dei cittadini anche per le continue polemiche che hanno colpito la Magistratura. Penso al Presidente della Repubblica: non mi pareva molto felice nell'ultimo CSM che ha presieduto.
I temi sono: la responsabilità civile, la valutazione professionale di magistrati e dare più spazio alla componente non togata come anche la separazione delle carriere tra PM e giudici. Essendo sempre sul territorio come Consigliere regionale ho visto in questi ultimi tre weekend una nuova fiducia negli occhi dei cittadini. Per attuare il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza bisogna cominciare dalle riforme che sono imprescindibili per il destino del nostro Paese.
La sinistra smetta di fare allarmismi di professione.
La Lega c'è. Questa è la prima riforma seria che arriva in Parlamento per utilizzare bene e velocemente i fondi europei e che taglia del processo civile e penale.
Rinnoviamo il massimo sostegno al Governo Draghi e, per quello che riguarda la Lega, non si tocca neanche una virgola del testo. Con questa riforma, infatti, vogliamo colpire il correntismo, vedi se qualcuno ha letto il libricino del Talpa Palamara, forse si è reso conto di cosa siano le correnti all'interno della Magistratura o del CSM e, quindi, fermare questo strapotere e il condizionamento della politica sulla giustizia. È quello che prevede il primo quesito.
Col secondo, invece, vogliamo tutelare i cittadini garantendo la certezza della pena. Questo deve essere un assioma: chi sbaglia paga sempre senza sconti. Eppure oggi il cittadino accusato ingiustamente, quello che da innocente finisce in carcere, non può richiedere direttamente al magistrato di rispondere dell'errore, ma solo allo Stato: 11.000, venivano ricordati, sono stati i risarcimenti. Sì, ma non li ha risarciti il magistrato che ha sbagliato, li hanno risarciti i cittadini, tutti noi li abbiamo risarciti. Se noi sbagliamo, paghiamo di persona, se l'imprenditore sbaglia paga di persona, se l'operaio sbaglia paga di persona. Chi sono questi che non pagano di persona?
Con il referendum, quindi, introduciamo la possibilità di chiamare in causa direttamente il magistrato. Questa iniziativa è significativa per responsabilizzare l'intero corpo e scongiurare negligenze e gli abusi che ci sono stati.
Il terzo quesito: l'equa valutazione dei magistrati prevede una cosa, a mio parere, ovvia: esclude che i magistrati non possano essere valutati solo dagli altri magistrati come invece avviene oggi. Vogliamo estendere anche ai rappresentanti dell'avvocatura, alle università, ai Consigli giudiziari la possibilità di dare voce in capitolo nella valutazione dell'operato dei magistrati che oggi si giudicano solo tra loro. Quando mai succede questo?
Il quarto quesito riguarda un punto altrettanto ovvio: la separazione delle carriere. All'inizio della carriera il magistrato dovrà scegliere la funzione giudicante o requirente, come già accade in altri Paesi e in tutte le grandi democrazie. Se io sono un ingegnere meccanico, scelgo se fare il meccanico magari nella meccatronica oppure far l'ingegnere meccanico da un'altra parte. Penso che uno che si è laureato e ha fatto un po' di carriera prima di diventare magistrato, ne avrà fatta un po', abbia le capacità di scegliere in questo senso.
Don deve più esserci la commistione tra giudici e i Pubblici Ministeri.
Il quinto quesito intende mettere un limite agli abusi della custodia cautelare: ossia, col referendum si vuole eliminare la possibilità di procedere con la custodia cautelare per reiterazione del medesimo reato. In carcere, prima della fine del processo, potranno finirci solo gli accusati di gravi reati.
Infine, l'abolizione del decreto Severino: quest'ultimo, appunto, a tutela di Sindaci e amministratori che oggi si spendono e rischiano per i loro cittadini. Avete visto anche la protesta degli ultimi tempi dei Sindaci a Roma. Chi sbaglia paga, lo abbiamo già detto, ma finché non c'è una condanna definitiva, non è giusto sospendere gli amministratori più o meno temporaneamente dai pubblici uffici o disporne la decadenza dalla carica. Ossia, con questi referendum si elimina il decreto e di conseguenza un automatismo, restituendo ai giudici la facoltà di decidere se applicare o meno l'interdizione dai pubblici uffici.
Mi riservo poi altri interventi, Presidente, in dichiarazione di voto. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega Pan.
Ha chiesto di intervenire il collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Guardate, io mi trovo pienamente d'accordo e finalmente si parla di riforma della giustizia in maniera seria, in questo periodo, sia a livello parlamentare, ma anche attraverso un'azione che parte dal basso, che parte dalla proposta di referendum, perché questi sono rafforzativi, sono referendum abrogativi, come previsto dalla nostra Costituzione e noi ben sappiamo che queste azioni... Qualcuno prima l'ha messo in discussione: "Mah, basta il Parlamento". Io credo di no. Credo che su questi temi così importanti occorra anche una linea di indirizzo e un avallo popolare. Il referendum è uno strumento di partecipazione, è il massimo strumento di partecipazione del popolo su delle decisioni, in questo caso abrogative, e credo che sia ben collocato accanto a un'azione parlamentare dove si va a costruire un nuovo ordinamento giuridico, soprattutto nel rapporto col terzo potere dello Stato dato dalla Magistratura.
Io credo che queste iniziative facciano bene soprattutto ai magistrati, a quei magistrati che non vogliono subire pressioni e condizionamenti, che credono nella legge, nel merito e anche nell'imparzialità della pubblica amministrazione, come principi della nostra Costituzione che, ahimè, abbiamo visto, dalle tristi cronache, violati proprio all'interno degli organi di autogoverno della Magistratura: coloro che avrebbero dovuto darci l'esempio, alla fine sono emerse delle distorsioni, delle storture, che hanno negato quegli stessi principi che loro avrebbero dovuto tutelare per l'intera collettività. Ecco, quindi urge una riforma a 360 gradi, urge una riforma anche per il sistema economico. Già è stato detto prima che il nostro Paese allontana investitori appunto per la lentezza dei processi. Chi viene a investire in Italia ha paura del sistema Italia perché, se entra in un contenzioso, non riesce più a procedere nei programmi di investimento, non riesce più a venirne fuori e passano veramente tanti anni.
Abbiamo 9 milioni di procedimenti pendenti oggi nel nostro Paese; sono 7 milioni, ogni anno, più o meno, quelli che vengono aperti. Gli studi dicono che incidono non meno dell'1% del PIL i ritardi nelle decisioni dei processi, tant'è che per una sentenza di primo grado (la media viene data da uno studio) si attende non meno di 500 giorni.
In un altro studio promosso dalla Banca mondiale, pongono il sistema giudiziario italiano al 150esimo posto su 183. Veramente, quindi, se non c'è bisogno di una riforma della giustizia per questo, penso che solo un politico miope non se ne renderebbe conto. In termini di investimenti: 45 milioni investono ogni anno nel Regno Unito da fuori del Regno Unito, sono gli investimenti stranieri nel Regno Unito...miliardi, pardon, di euro; 30 miliardi in Francia, 20 miliardi in Spagna; solo 5 miliardi in Italia. Uno dei motivi principali dei mancati investimenti in questo Paese è appunto il sistema della giustizia.
Per non parlare poi dei costi che ha. Non è che questo nostro sistema giustizia, oltre che essere inefficiente e inefficace, sia quantomeno economico. Non spendiamo tanti soldi, investiamo poche risorse nella giustizia. Non è vero, perché da noi il costo pro-capite per la giustizia è di 50 euro quando invece nella media europea è quasi la metà, 35 euro. Vuol dire che noi nel sistema giustizia investiamo molti soldi, magari li investiamo male, abbiamo un sistema inefficiente, quindi, quando qualcuno reclama più risorse dice una cosa che non è vera. Dobbiamo usare meglio le risorse perché le risorse in più già le abbiamo, già abbiamo il doppio delle risorse della media europea. Non è vero che non costi niente, il sistema. Le risorse ci sono, ma sono usate male.
Per non parlare poi della responsabilità. Ma scusate: quando noi parliamo di uno Stato dove, dice la Costituzione, "tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, religione", eccetera, di condizioni personali. C'è qualcuno, in questo Paese, che è più uguale degli altri? C'è qualcuno a cui questa uguaglianza non compete? C'è qualcuno che può permettersi con dolo...? Cosa vuol dire con dolo? Vuol dire con volontà dichiarata di commettere un reato, magari perseguendo un politico, facendo un'azione che non è corretta, eccetera, può permettersi di farlo con dolo, vuol dire con volontà e senza rispondere a nulla? Risponde lo Stato, cioè sempre i cittadini: vi pare una cosa normale? Parliamo di dolo, vuol dire, che quando c'è la malafede c'è la volontà di fare un reato, non è un errore, perché errare humanum est, l'errore viene ammesso: uno ne risponde, può sbagliare il magistrato, può sbagliare il politico, può sbagliare l'imprenditore, tutti possiamo sbagliare, ma quando c'è il dolo vuol dire che c'è la volontà di commettere un reato e, di fronte alla volontà di commettere un reato, io non rispondo. Sono uguale alla legge agli altri cittadini? Non mi pare dicerto, perché qualunque cittadino, anche i politici rispondono per dolo o colpa grave e perché i magistrati no? Perché non devono mai pagare? E non ritengo giusto che - prima è stato detto – "Ma intanto lo Stato ha sempre risarcito tutti", lo Stato siamo tutti noi, è un doppio danno questo. Deve risarcire chi con coscienza e piena volontà commette un reato, fosse anche un magistrato, è anche lui perseguibile al pari degli altri, responsabile anche dei danni che fa agli altri, allo Stato tanto quanto tutti gli altri cittadini.
Siamo tutti uguali di fronte alla legge? Se lo siamo tutti rispondiamo quando coscientemente e in piena volontà decidiamo di commettere un reato e, quindi, ben venga la responsabilità che è introdotta all'interno di uno dei quesiti, dove appunto si vuole abrogare questo status di intoccabilità.
Io credo, ripeto, che questo faccia veramente bene alla giustizia italiana, ma faccia veramente bene a tutti i magistrati... e credo che qualcuno di loro andrà a firmare che questo referendum perché alla fine chi è imbrigliato in un sistema e non condivide il sistema vuole togliersi queste catene, vuole superare il sistema delle correnti clientelari che, ahimè, è bandito dalla Costituzione nell'accesso al pubblico impiego, ci sono dei principi di imparzialità, dei principi di meritocrazia, eccetera, e dove invece questo sistema clientelare e di spartizione abbiamo ben visto all'interno dell'organo massimo di autogoverno della Magistratura persiste e insiste ed ha condizionato la vita di questo Paese per lunghi decenni.
Ben venga ancora una volta questa riforma.
Dico e concludo: sono contento, sono veramente contento che la Lega sia nelle piazze, sia promotrice, perché questa è una delle riforme che farà bene, ripeto, non solo alla Magistratura, farà bene ai cittadini, ma farà bene soprattutto all'economia di questo Paese: c'è ha bisogno di finirla con l'uso strumentale della Magistratura da parte di alcuni magistrati, non dico tutti perché ci sono i magistrati a cui va tanto di merito, che hanno avuto il coraggio di combattere la mafia, la malavita, si sono esposti in prima persona e hanno il senso del dovere, il senso dello Stato e il senso di rispetto delle leggi, contro i carrierismi, contro le spartizioni, contro la politica dell'uno contro l'altro, usando la Magistratura e non servendo la legge attraverso la Magistratura.
Ben venga e io molto convintamente, come componente del Gruppo Misto, sosterrò e sostengo tutti i quesiti proposti e mi auguro che quanto prima siano un utile strumento di supporto a completamento di quell'azione necessaria di riforma che necessariamente deve fare il Parlamento.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere.
Ha chiesto intervenire il collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Sinceramente ritengo piuttosto curioso trovarsi a discutere di questo tema in questa sede, considerato che tali contenuti esulano dalle competenze del Consiglio: sarebbe difficile spiegare ai cittadini che, invece, di dedicare il nostro tempo a ciò che la legge ci chiede di gestire, ci dedichiamo a temi di stretta competenza nazionale. Ma forse i cittadini non ci chiederanno conto di ciò, come non ci chiedono conto di molte altre latitanze su temi di competenza del Consiglio: parliamo del ritardo del Piano faunistico venatorio? Parliamo del Piano paesaggistico? Io avrei preferito discutere di questi temi.
La discussione di oggi, d'altra parte, non è nuova: da decenni sul corpo martoriato della giustizia italiana siamo intrappolati in un dibattito tutt'altro che sano e che si tratti di un gioco truccato lo si capisce fin dall'uso stesso dei termini che ci sono imposti per definire, da un lato, le visioni del diritto che si vogliono contrapposte (garantismo contro giustizialismo) e, dall'altro, i termini di schieramenti che si confrontano: garantisti contro giustizialisti.
Il termine "giustizialismo" è universalmente usato per indicare quella dottrina e pratica politica di natura populista che ha avuto origine in Argentina con la dittatura di Peron: non mi pare che abbia nulla a che vedere con definizioni utilizzate a livello internazionale nella teoria o nella filosofia del diritto.
Per contro, il garantismo è inteso come il carattere essenziale di ogni sistema giuridico fondato sullo stato di diritto e sul riconoscimento della intangibilità dei diritti naturali di ogni essere umano da parte dello Stato. È una conquista dell'illuminismo. Il frutto dell'elaborazione del pensiero liberale e democratico che ha portato alla fine degli Stati assolutistici e alla nascita degli Stati liberali e delle moderne democrazie. È il principio che si pone in antitesi a tutti i sistemi autoritari e antidemocratici che ancora oggi non riconoscono il principio della separazione dei poteri e calpestano i diritti umani; tendenza, questa che purtroppo sta riaffiorando anche in alcuni Stati europei, non a caso quelli dove la democrazia ha radici più recenti e meno consolidate.
Se questi sono i termini della questione, è interessante capire quello che in teatro viene chiamato l'osceno, ovvero quello che sta fuori dalla scena, cioè cosa realmente si cela dietro il modo distorto di porre i temi della giustizia? È interessante anche capire in quale maniera questa contrapposizione, tutta italiana, tra garantismo e giustizialismo si intersechi con i referendum sulla giustizia che il Partito Radicale ha proposto, con la rumorosa successiva adesione della Lega che ci ha portato a discuterne oggi in quest'Aula. Poco da dire sulla limpidezza dell'iniziativa politica del Partito Radicale. Al di là del fatto che si possa essere d'accordo o meno, in tutto o in parte, con le soluzioni proposte da questi quesiti referendari, non c'è dubbio che tutti vertono su temi che sono da anni cavalli di battaglia radicale, portati avanti spesso in solitudine, ma con determinazione e coerenza. Al contrario, sulla Lega c'è molto da dire, anzi, c'è da restare esterrefatti. Tutte le battaglie radicali, da decenni, rispondono a una visione molto precisa della politica, una visione netta del ruolo dello Stato in rapporto al cittadino; una visione non ideologica, ma coerente, un filo rosso che lega principi e azione politica. Le pietre angolari di questa visione dello stato di diritto, che conferisce alla legge un valore di laica sacralità, sono: laicità dello Stato come orizzonte di garanzia, garantismo, intangibilità dei diritti civili come diritto assoluto all'autodeterminazione di ciascun individuo di condurre la propria vita, la non violenza come metodo e come fine, come unico modo di declinare il valore della solidarietà e della fratellanza, senza distinzione di sesso, genere, etnia, nazionalità; l'attenzione verso gli ultimi, anche: sempre dalla parte dei più deboli, mi viene da dire. Si pensi all'impegno dei Radicali nelle carceri.
Ma nello specifico del referendum, come mettere insieme la battaglia radicale contro la carcerazione preventiva con la storica guerra leghista contro la Legge Gozzini ed ogni ipotesi di premialità che favorisca percorsi di rieducazione e riabilitazione, con la retorica del "metterli dentro e buttare via la chiave", con le manette sventolate in Parlamento, con la battaglia "Più armi per tutti", cavalcando ogni fatto di cronaca? Come mettere insieme questo improvviso afflato garantista con la firma fresca, fresca, fatta insieme alla Meloni, con il sovranista Orban, che sullo Stato di diritto, la separazione dei poteri e sui diritti civili sta mettendo a rischio la permanenza nel suo Paese, l'Ungheria, nell'Unione europea?
Va bene che la Lega ci ha ormai abituato a giravolte da capogiro. Abbiamo iniziato questa legislatura nazionale sull'onda della campagna elettorale leghista contro l'Euro e l'Europa dei banchieri e siamo arrivati alle dichiarazioni di Salvini come primo fedele sostenitore del Governo Draghi, il banchiere più europeista del mondo. Salvo fare da controcanto quotidiano nella migliore tradizione del Partito di lotta e di governo, che quando è di Governo, gli tocca stare con gli odiati Merkel e Macron, che almeno sui migranti ci danno una mano, e quando è di lotta sta appunto con Orban, che i migranti vuole che se li tengano tutti gli italiani. Com'è che non è evidente a tutti l'incoerenza di questa politica?
Ma tornando all'incrocio tra la faida garantista contro quella giustizialista e l'adesione leghista ai referendum radicali, si può individuare un filo rosso, un filo di natura diversa da quello radicale, che ha portato all'adesione della Lega ai referendum. Un filo che aiuta a svelare l'osceno, il non detto del dibattito ultradecennale sulla giustizia italiana; un filo rosso che si può definire con un altro termine partorito da questo anomalo dibattito nazionale: i garantisti pelosi.
Un film già visto ai tempi di Berlusconi: il film del garantismo che significa impunità per i potenti e per le caste, che piuttosto che difendersi nei processi preferiscono difendersi dai processi e dai magistrati. Un garantismo che non è interessato a garantire che lo Stato svolga il suo indefettibile compito di amministrare la giustizia, fornendo i mezzi indispensabili per svolgere i processi celeri e giusti e facendo le riforme dell'organizzazione della Magistratura, rese indispensabili anche dai recenti fatti di cronaca.
Meglio un garantismo che preferisce preconfezionare i processi che scadono, come lo yogurt, in barba alle vittime e agli imputati innocenti, che non avranno mai giustizia. Meglio un garantismo che preferisce intimidire, punire una Magistratura indipendente, che ha nostalgia del famigerato "porto delle nebbie", il Tribunale di Roma, dove prima di Tangentopoli venivano mandati a morire tutti i processi per corruzione o che riguardavano a qualunque titolo la classe politica, anche per fatti di mafia o di servizi deviati.
A proposito dei recenti scandali che hanno investito la Magistratura, già citati in quest'Aula, è interessante osservare come funziona il dispositivo della narrazione del garantismo peloso, una classe politica che da anni inquina il Consiglio Superiore della Magistratura, blandendo con profferte e minacce i magistrati, favorendone in tal modo le derive corporative e di carrierismo e che oggi, dopo aver avvelenato il campo, sbandierando il vessillo garantista, quel campo intende bruciarlo assieme al principio dell'indipendenza della Magistratura, come un vento che viene dall'est: sembra soffiare sempre più forte il fastidio che le classi politiche al potere avvertono contro il controllo di legalità.
Se non si possono nutrire dubbi sulla limpidezza dei Radicali e sull'animus che ne ha ispirato l'azione politica, la loro storica estraneità al Palazzo ne è testimonianza, né si può negare che alcuni quesiti referendari siano fondati nei contenuti e siano condivisibili, altrettanto non è criticabile aver accettato l'ingombrante appoggio leghista, fare battaglie per obiettivi specifici con chi ci sta, è sempre stato un principio molto laico dei radicali. È invece sulla qualità del consenso leghista ai referendum che è lecito nutrire qualche dubbio, soprattutto in considerazione delle rutilanti giravolte alle quali leghisti ci hanno abituati: come si fa a non restare basiti di fronte a questa improvvisa conversione garantista, peraltro smentita dalle numerose posizioni in senso assolutamente contrario? Perciò è più che lecito il dubbio che ci si trovi di fronte all'ennesima declinazione del garantismo peloso sulla quale io credo sia necessario vigilare.
Credo, infine che, come Istituzione dello Stato dovremmo sostenere in primo luogo il percorso di riforma organico portato avanti dal Governo e, già citato lavoro che sta facendo la ministra Cartabia, auspicando un dibattito franco in sede parlamentare invece che chiedere a questo Consiglio di dedicare il proprio tempo ad un'iniziativa veramente difficile da conciliare con il lavoro avviato dal Governo, che interviene in modo parziale e senza una visione organica delle riforme da attuare.
Pensiamoci bene prima di andare al voto oggi.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto intervenire il consigliere Zanoni.
Collega, non la sentiamo. Collega Zanoni, ci sente? Collega Zanoni, se non interviene, passiamo al collega successivo e casomai le do la parola successivamente perché vuol dire che c'è qualche problema di connessione.
Quindi do la parola alla collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Cito subito all'inizio del mio intervento un dato dell'Ipsos che ha fatto un'analisi per cui la riforma più attesa - e mi dispiace contraddirvi se quello che sentite nelle piazze dal vostro elettorato è diverso - è la riforma del lavoro. Questa è una inchiesta che è stata fatta, una ricerca che è stata fatta in Italia: il 66% degli italiani crede che la prima riforma da fare sia quella del lavoro, il 74% di queste persone sono under 30, il 73% di queste sono donne.
Quindi vero che il polso vostro sulle piazze è diverso, ma è anche vero che probabilmente lì esiste e c'è ovviamente il vostro elettorato che, per fortuna, ancora non è la maggioranza di questo Paese.
Andando, invece, sul perché, appunto, sembra un po' strano che oggi impegniamo il Consiglio regionale a discutere di qualcosa che, appunto, non ha molto a che fare con questo Consiglio regionale, anche perché voi sedete al Governo e probabilmente, come altri colleghi hanno detto, invece di impegnare un pomeriggio di nostra discussione su un indirizzo politico di questo tipo probabilmente è più utile che il lavoro venga fatta nella sede competente cioè quella del Parlamento. Mi aspettavo una cosa diversa, appunto, dalla Lega Veneta, perché parlando spesso e vedendo appunto il dibattito dove si cerca anche un'autonomia rispetto al leader nazionale Salvini, almeno in alcune posizioni, penso e spero e speravo che anche qui dentro ci fosse magari un atteggiamento diverso, ad esempio da quello che è avvenuto in Lombardia che, invece, appunto già tempo fa e, quindi, noi siamo in ritardo, forse voi siete in ritardo, ha già approvato un indirizzo simile appunto nel Consiglio regionale della Lombardia.
Poi facciamo un altro ragionamento. Questa è una riforma. È stato detto che si chiede dalle piazze e dalle persone che vengono a firmare ai vostri banchetti. Io non ritengo sia così e credo che sia più giusto prendere un dato come quello che citavo prima; e due parliamo dei costi; vero un referendum è uno strumento essenziale di democrazia, giusto, lo avete detto, figuriamoci se non siamo d'accordo. A parte il fatto che dovremmo anche chiederci se il tema è quello corretto e se il referendum è lo strumento corretto per una riforma della giustizia, in più i costi di un referendum sono circa 300 milioni di euro, state al Governo, c'è una riforma in corso che, tra l'altro, avete già votato, probabilmente impegnare in questo momento di pandemia 300 milioni di euro dei cittadini italiani per un referendum di sei quesiti quando sedete al Parlamento e avete l'opportunità di lavorare, come è giusto fare lì, per eventualmente modificare e portare le vostre istanze, credo sia una presa in giro anche per il momento pandemico che stiamo vivendo.
Avrei preferito che questi 300 milioni fossero investiti eventualmente in un'altra maniera, magari per aiutare quegli imprenditori e quelle imprese che tanto voi evocate.
Andiamo poi sulla riforma. Avete parlato di riforma organica attraverso questi sei referendum. Li ho letti e studiati, non sono un tecnico, sicuramente alcune cose mi saranno sfuggite, ma mi sembra di poter dire con certezza che non c'è una riforma organica dietro a questa proposta di sei referendum. Non potrebbe essere così perché, appunto, non è lo strumento corretto. I problemi della giustizia sono tendenzialmente tre dal dibattito che si raccoglie in questo Paese: l'eccessiva durata dei processi, l'eccessiva burocrazia legata al sistema giuridico e il numero insostenibile dei procedimenti. Non c'è in nessuno dei sei quesiti referendari qualcosa che incida effettivamente su queste tre questioni, che tra l'altro sono le questioni che i vostri leader politici, Salvini e anche Meloni, nei dibattiti tv o nei giornali, nella rassegna stampa, pongono al centro delle questioni che una riforma organica della giustizia dovrebbe fare. Nei vostri quesiti referendari questo c'è? No.
Cosa c'è però nei quesiti referendari? Mi soffermerò solo su uno dei quesiti, non voglio perdere troppo tempo per quello che dicevo in premessa: l'abolizione della Legge Severino. Io credo che questa sia davvero una proposta che non mi aspettavo soprattutto per il fatto che chi è qui in maggioranza, e quindi permettetemi di citare anche quello che dice Giorgia Meloni, anche se non mi sarebbe piaciuto farlo, ma è così, parlando di quel quesito dice: "Stiamo facendo un passo indietro nella lotta alla corruzione". Io mi chiedo: nelle piazze state spiegando che con l'abolizione della Legge Severino vorreste fare in modo che persone condannate in via definitiva possano essere ancora candidabili?
Facciamo degli esempi noti: parliamo, ad esempio, dell'ex Presidente di questa Regione, Galan. Qualche giorno fa, la Corte europea dei Diritti dell'uomo è arrivata proprio a fare una sentenza su un caso che la Legge Severino prendeva in considerazione, appunto l'ex Presidente di questa Regione. Sapete, immagino lo sappiate, che l'ex Presidente aveva proprio sostenuto che aveva avuto una certa disinvoltura con gli appalti del MOSE prima dell'entrata in vigore della Legge Severino e si era appellato alla Corte europea dei Diritti dell'uomo proprio per dire che a lui non si poteva applicare la Legge Severino.
Non voglio citare anche Berlusconi, su cui questo Paese credo abbia già speso troppe parole, troppo tempo. Ma con condanne definitive, queste persone, ne cito due, ma ce ne sarebbero altre, e come la consigliera Camani ricordava giustamente, quando cercate di giustificare questa, che è una caduta in basso, io credo, non si applica ad un certo tipo di categoria che voi pubblicamente dite essere quella che volete garantire.
Guardando la riforma che voi proponete, che è una non riforma e guardando almeno uno dei quesiti che qui all'interno c'è, davvero mi chiedo se non ci sia anche dell'imbarazzo, forse, in qualcuno di voi oggi qui seduto. Io spero di sì.
Per chiudere su quello che dicevo prima, la Corte di Strasburgo ha dato torto alla richiesta, appunto, di dire che la Legge Severino in quel caso non doveva essere applicata. Davvero, e qui chiudo, vogliamo impegnare un Consiglio regionale per un pomeriggio intero facendo pagare non solo quei 300 milioni di cui parlavo prima, ma anche noi che oggi qui siamo retribuiti e stiamo lavorando su una questione su cui voi avete la legittimità e l'opportunità di intervenire, a livello parlamentare, su una riforma che avete già votato e, nonostante questo che ho già sostenuto, avere pure tra i quesiti – e non entro negli altri, perché non ho voglia di perdere tempo – un quesito che riabilita le persone condannate in via definitiva perché possano essere candidabili e candidate?
Davvero siamo a questo punto? Quello di pensare che la classe politica oggi corrotta...? Certo, deve essere riabilitata, figuriamoci, deve avere l'opportunità di rifarsi una vita, giustamente, ma davvero deve essere quella che viene candidata a dirigere una Regione come la nostra o un Paese?
Io credo che se alle persone nei banchetti spiegaste questo, invece che evidentemente usare in maniera populista altre questioni per giustificare sei quesiti referendari, la reazione sarebbe un po' diversa. Il termometro che ho io, che magari è più piccolo del vostro, non è certo di un Paese che vuole candidare persone che sono state condannate per via definitiva, in questo caso (e ho portato un esempio) per corruzione sugli appalti di un'opera pubblica come il MOSE.
Questi sono i temi che io credo dovremmo discutere. Credo che voi dobbiate, ahimè, portare un impegno del vostro leader nazionale qui dentro, che credo abbia chiesto a tutti i Consiglieri regionali, ovviamente e non solo, di prendere una posizione. Speravo che la Lega autonoma del Veneto non impegnasse in una discussione di questo tipo un Consiglio regionale su dei quesiti che, tra l'altro, spero alcuni colleghi qui dentro, almeno su quello che ho citato della Legge Severino abbiano un'opinione diversa da quei quesiti referendari. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Zanoni, ci sente?

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Sì, Presidente, sento.

PRESIDENTE

Prego, vada, può intervenire.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La questione dei referendum è una questione molto seria: il referendum è uno strumento di democrazia diretta molto importante. Abbiamo oggi questi sei quesiti all'ordine del giorno perché viene previsto che si possa indire un referendum o con la raccolta delle firme oppure con il voto di almeno cinque Consigli regionali.
Attualmente abbiamo questa raccolta firme dei referendum in corso già aperta, ce ne sono molti, non solo i sei relativi alla giustizia, ma ce ne sono anche altri in corso, però oggi stiamo parlando di quelli della giustizia e stiamo adottando, appunto, quella procedura prevista dalla Costituzione che consentirebbe di indire dei referendum abrogativi se si raggiungono, in questo caso, almeno cinque Consigli regionali. Credo che, come già detto da alcuni colleghi, che questi referendum siano stati strumentalizzati e ciò non giova sicuramente a questo strumento di democrazia diretta importantissimo nel nostro ordinamento giuridico.
Va ricordato, tra l'altro, che un referendum, come in questo caso, un referendum come quelli di cui andiamo a discutere, hanno bisogno di essere sottoposti poi al vaglio dei cittadini: un conto è avere i cinque Consigli regionali, l'altro è avere le 500.000 firme raccolte per poterli indire, un altro conto poi è ottenere il cosiddetto quorum perché il problema dei referendum oggi in Italia è il raggiungimento del quorum. Sappiamo che c'è un quorum che prevede che almeno il 50% più uno degli elettori debbano recarsi alle urne: sotto questa soglia il referendum viene invalidato.
C'era una riforma, che è stata purtroppo bocciata tre anni fa, che prevedeva la riduzione del quorum dei referendum, che di fatto con i meccanismi introdotti veniva ridotto al 30-33% circa degli aventi diritto al voto. Quindi una riforma che avrebbe dato più importanza a questo strumento e avrebbe aumentato la possibilità di successo che questo strumento potesse portare i frutti sperati. Ci sono stati moltissimi referendum che non hanno raggiunto il quorum e questo è un grosso problema oggi in Italia; ecco perché è un peccato che quella riforma sui referendum non sia passata. Ad esempio, nel 2016, lo ricordiamo, la proroga per le trivellazioni marine per idrocarburi raggiunse solo il 31,18% degli aventi diritto al voto; nel 2009 il referendum sui sistemi elettorali, il 23%; nel 2003 la procreazione assistita solo il 25%; sempre nel 2003 la servitù coattiva per gli elettrodotti il 25,4%; sempre nel 2003 il referendum sui lavoratori il 25%, quello sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Poi, nel 2000, le trattenute sindacali solo il 32%; il Consiglio Superiore della Magistratura nel 2000 il 31%. Questo è un referendum che si avvicina a questi, che riguarda la giustizia. Poi, sul sistema elettorale proporzionale, nel 2000, il 32% e così via.
Sul merito: io ho fatto anche una ricerca; ad esempio, ho potuto ascoltare il parere del nostro Capogruppo in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, che si è espresso anche sui contenuti di questi sei referendum, perché il Partito Democratico non ha preso una posizione ufficiale su questi contenuti. Naturalmente il referendum lo considera uno strumento del tutto legittimo e non da demonizzare. Il Partito Democratico sostiene che oggi, nel contesto in cui ci troviamo, con una maggioranza larga, un Presidente del Consiglio indiscutibile, una Ministra autorevole e la spinta dell'Europa, le riforme vere sono a portata di mano. Stiamo in Parlamento, abbiamo a cuore le riforme e non le bandierine. Dedichiamo le nostre energie per cogliere l'occasione, facendo una battaglia parlamentare, non a pensare ad altro. In ogni caso, i quesiti referendari, dobbiamo dirlo, erano nel migliore dei casi largamente sopravvalutati nei loro effetti sulla giustizia.
Io ho sentito alcuni interventi dei colleghi di maggioranza: effettivamente, credo sia giusto fare una riflessione anche su questo, sugli effetti di questi referendum, ancorché superassero la soglia del quorum del 50% più uno, quando alcuni non siano veramente decisamente opinabili.
Vediamo quali sono questi referendum. La responsabilità civile diretta dei magistrati introduce una modifica molto rischiosa, che mette a repentaglio l'autonomia e l'indipendenza della Magistratura, esponendola ai condizionamenti e ai ricatti di grandi poteri economici e criminali. Non per caso non c'è in nessun Paese occidentale questa forma.
Quanto alla separazione delle carriere, non è la separazione delle carriere, ma quella delle funzioni, che è di fatto già prevista nel ddl Bonafede, confermata dalla Commissione Luciani, che riduce da quattro a due i passaggi possibili. Il quesito, oltretutto, è formulato in maniera così complicata che difficilmente passerà il vaglio della Corte Costituzionale.
Quanto alla custodia cautelare, punta a eliminare il requisito della reiterazione del reato tra le esigenze che possono giustificare la custodia cautelare. Nella scorsa legislatura il PD era già intervenuto per innalzare il limite di pena per cui è consentito. Eliminarlo del tutto è molto discutibile, perché priva la Magistratura di una misura importante.
In merito all'abolizione della legge Severino si elimina l'automatismo della incandidabilità dopo una condanna. Principio discutibile, ma francamente non crediamo sia questo il problema della giustizia oggi in Italia e ci chiediamo se l'opinione pubblica sia d'accordo. Si può intervenire sulla Severino, ma con giudizio, non con l'accetta.
Il referendum per raccogliere le firme per la presentazione delle candidature al Consiglio Superiore della Magistratura. Presentata come la panacea per sottrarre le candidature alle correnti, ovviamente, è un puro palliativo. Le correnti si organizzano sul voto, non sulle candidature. Ci vuole un sistema elettorale nuovo, come propongono il ddl Bonafede e la Commissione Luciani.
Infine, sugli avvocati nei Consigli giudiziari si propone che i membri non togati abbiano diritto di voto sulle valutazioni dei magistrati: esattamente l'oggetto delle proposte, anche del PD, oggi al vaglio della Commissione Giustizia nella riforma dell'ordinamento giudiziario.
Anche sui contenuti quindi la discussione è aperta. È stata fatta una campagna referendaria dove sembra che se si dovesse raggiungere, superare l'ostacolo della raccolta delle firme o dei cinque Consigli regionali, ma soprattutto l'ostacolo del quorum necessario perché i referendum siano in grado di raggiungere lo scopo, ovvero quello di cancellare queste norme alle quali, appunto, vengono sottoposte, porterebbe i risultati che invece si vuole, si sta vendendo mediaticamente.
Quindi credo che sia una materia molto delicata, sicuramente è meglio agire con la riforma. Naturalmente, il giudizio dei cittadini, se ci sarà, è sacro, ma diverso è dire che questi referendum risolverebbero le problematiche relative alla giustizia in Italia dal dire che in realtà sarebbero solo un modo per intaccare alcune norme, ma non stiamo parlando di riforma, è solo con le riforme che si può arrivare a una gestione e una legge sulla giustizia al passo con i tempi.
Ecco perché...

PRESIDENTE

Collega Zanoni, la invito a concludere.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Concludo Presidente che in un Governo come questo, con una vasta maggioranza, sarebbe il caso proprio di mettersi a ragionare a tavolino, discutere e trovare un punto d'incontro per arrivare a una riforma organica piuttosto che avventurarsi in dei referendum che, probabilmente, purtroppo non raggiungeranno il quorum.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la collega Scatto, prego collega.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Sentendo gli interventi su questa importante tematica finora ho notato che c'è una sorta di fastidio che è stato provocato alle altre forze politiche non appartenenti alla maggioranza per il solo fatto che qualcuno abbia deciso di intervenire con uno degli istituti per antonomasia definito molto democratico, perché il referendum è l'istituto giuridico, come si è detto, con cui si chiede all'elettorato di esprimersi con un voto diretto su particolari proposte. Quando io sento parlare del vostro elettorato dei vostri gazebo, mi faccio semplicemente una domanda e non mi viene perché appartengo alla maggioranza; la domanda mi viene perché io sono nel mio intimo convinta che questi referendum non abbiano un colore politico.
Prendetemi per visionaria, ma io ci credo alla giustizia, non solo perché fa parte della mia professione, proprio perché tutti i giorni io assisto personalmente a dei fatti che mi lasciano alquanto perplessa: vedo cittadini che, alle volte, ingiustamente sono costretti a pagare, a sopportare dei procedimenti che non sono solo civili, magari sono anche penali, che vanno a scombussolare intere famiglie e vedo dall'altra parte della scrivania delle persone, tra le quali ci sono quelle che svolgono con coscienza il proprio lavoro, ma ce ne sono altrettante che tanto, magari, si arriva in udienza e ti dicono: "Scusi un attimo, avvocato, perché non mi sono ancora letto le carte"!
Io credo che sia ora di finirla con questo sistema! Credo che i cittadini debbano avere delle garanzie! Io, al di là dei singoli sei referendum, credo che i cittadini che vengono ai nostri gazebo, che non sono nostri, che sono nostri nel senso che c'è qualcuno che si è preso a cuore questa cosa, io credo che fareste bene anche voi ad affiancarvi ai nostri gazebo, perché non è una questione di destra o di sinistra, è una questione di civiltà.
Un Paese civile non può sopportare oltre che ci siano delle persone che devono giudicare altre persone. Che ci siano altre persone che devono sopportare le decisioni altrui allorquando queste decisioni vengono prese con molta leggerezza perché tanto si sa che vige il principio che in questo campo chi sbaglia non paga.
Io voglio dire semplicemente questo, io parlo in questo momento da cittadino: in democrazia, il potere appartiene agli elettori, non ai magistrati. Quanto a Salvini, più volte nominato, la Magistratura ha toccato il fondo. Lo ha assolto da una parte e rinviato a giudizio dall'altra per gli stessi fatti.
Io credo che le opinioni vadano combattute con le opinioni, non con la galera. Dobbiamo svegliarci, dobbiamo guardare le cose dallo stesso punto di vista perché non è che con questi referendum si sia diviso il Paese sui problemi. Lo strumento del gazebo, che è lo strumento che ti mette in contatto con il cittadino che alle volte non sa dove fare delle domande, è proprio lo strumento per impedire la supremazia del pensiero unico sul concetto di libertà di pensiero, perché alle volte sembrerebbe che tutto ciò che non corrisponde a quelli che sono i vostri princìpi non sia neppure da prendere in considerazione, per poi tacciare di populisti coloro i quali osano esprimere un'opinione diversa dalla vostra.
Purtroppo, questo modus operandi è diventato tipico anche della Magistratura. Un delinquente deve andare in carcere, certo, e anche chi sbaglia deve pagare, giudici compresi.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Speranzon, prego.

RAFFAELE SPERANZON (Fratelli d'Italia – Giorgia Meloni)

Ascoltando gli interventi che mi hanno preceduto, risulta evidente che un problema c'è in Italia, che riguarda la Magistratura.
Tutti quelli che sono intervenuti hanno sottolineato la necessità che ci sia una riforma organica della Magistratura o comunque che ci siano dei correttivi rispetto alle norme vigenti: questo per permettere ovviamente ai nostri concittadini di avere un servizio migliore, perché poi, alla fine, sappiamo quanto importante sia nella vita di tutti noi, di tutti i cittadini italiani, la Magistratura. Rappresenta uno dei tre poteri sui quali si bilancia lo Stato italiano: potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario.
Quando si affronta il tema di uno dei tre poteri dello Stato, di una riforma che lo riguarda direttamente, bisogna agire con grande attenzione e cautela, ma anche decisione, laddove si intravedano delle lacune, delle storture, delle devianze o delle distorsioni rispetto a quello che è il mandato costituzionale nei confronti della Magistratura.
Quello a cui abbiamo assistito in questi anni, purtroppo, è la cartina al tornasole che sono troppi i problemi che attanagliano questo sistema, sono stati anche citati: la lunghezza dei processi, l'incertezza della pena. Qualche volta la carcerazione preventiva utilizzata anche come strumento distorsivo rispetto a quanto la Costituzione prevedrebbe che, fino a prova contraria, dovremmo essere tutti considerati innocenti e la non colpevolezza fino a che non c'è un terzo grado di giudizio che ci condanna.
È altrettanto vero che viviamo in una società nella quale, purtroppo, non solo la percezione della sicurezza, ma anche tutta una serie di reati, magari non così gravi per le dimensioni, ma odiosi per chi li subisce, fanno sì che ci sia da parte dell'opinione pubblica un forte senso di insicurezza.
Non c'è dubbio che tutto questo dovrebbe essere il Parlamento ad affrontarlo: una riforma di questa natura è indiscutibile che dovrebbe essere affrontata nelle Aule parlamentari, ma è anche vero che se ne parla da decenni e il risultato delle tante discussioni di questi anni all'interno delle Aule parlamentari e fuori dalle Aule parlamentari non ha prodotto praticamente nulla.
Quando non c'è la capacità da parte di chi è delegato dai cittadini a rappresentare le proprie istanze all'interno delle Istituzioni e cioè non c'è la capacità della politica all'interno del Parlamento di trovare quelle sintesi che possano consentire di realizzare una riforma organica, lo strumento referendario diventa uno strumento più che lecito e, vorrei dire, necessario anche nei confronti della politica, perché il referendum nella storia spesso è stato anche utilizzato più che legittimamente come sprono nei confronti delle forze politiche perché trovino il modo di risolvere un problema. Perché quando c'è una carie si va dal dentista e il dentista te la toglie, cioè quando c'è un problema bisogna curarlo, non si può rimandare sempre a chi verrà: il senso di responsabilità è anche quello, appunto, di prendere coscienza della necessità di risolvere portando chiaramente le proprie proposte.
Io, ascoltando alcuni interventi, ad esempio, vedo che anche all'interno del Partito Democratico ci sono non sfumature di differenza, ma ci sono posizioni diverse rispetto ai singoli quesiti: ho sentito l'intervento della consigliera Camani e l'intervento del consigliere Zanoni e, se non ho capito male, mi sembrava di ascoltare sfumature accese di diverse interpretazioni, posizioni sui singoli quesiti.
La cosa che li unisce è la condanna della scelta di una forza politica di utilizzare lo strumento referendario per scavalcare quello che è un dibattito che attualmente è presente nel Parlamento. Io credo che semmai, attraverso lo strumento referendario, quella forza politica voglia dare forza alle proprie posizioni nei confronti di altre posizioni all'interno del Parlamento, perché è del tutto evidente che se quelle posizioni dimostrano di essere sostenute non da una minoranza, non da una piccola percentuale del corpo elettorale, ma da una maggioranza del corpo elettorale nazionale è del tutto evidente che tutte le forze politiche, poi, a quel punto devono interrogarsi sulla necessità di andare in quella direzione per riformare. È chiaro: la Costituzione prevede che ci siano i referendum consultivi, ci siano i referendum abrogativi, non si prevede che ci siano referendum che possono proporre una riforma, ci sono i confermativi. Se da parte del Parlamento c'è la capacità di fare una riforma costituzionale il corpo elettorale può essere chiamato per confermare le scelte dei parlamentari; ma in questo caso stiamo parlando di referendum abrogativi e sappiamo che... ad esempio, io non condivido quanto detto dalla consigliera Camani rispetto alla responsabilità, riferendosi alla responsabilità dei magistrati, alla responsabilità individuale, che invece noi dovremmo individuare come responsabilità del sistema e quindi che quando sbaglia il singolo, la colpa è di tutti.
Ecco, guardate, io questa interpretazione che, vorrei dire, è tipica di certa sinistra, che le responsabilità non sono quasi mai individuali, ma che sono sempre da contestualizzare e da sistematizzare, la rigetto, ma non la rigetto io, lo rigetta anche l'Ordinamento nel quale son costruite le nostre leggi: la responsabilità è individuale e c'è una responsabilità che può essere individuale anche da parte del magistrato, come può esserci da parte di un funzionario della Regione, come da parte di un medico, come da parte di chiunque svolga importanti funzioni per conto dello Stato, per conto di un'Istituzione pubblica.
Quindi, il fatto che un cittadino debba ricorrere allo Stato contro lo Stato quando riceve un danno da un singolo magistrato è qualcosa che non si capisce perché accada, visto che, se invece io ricevo una cura medica sbagliata, io non faccio ricorso contro lo Stato, ma faccio ricorso evidentemente contro il medico che, attraverso una sua condotta che ritengo colposa o dolosa, ha arrecato un danno.
Si tratta semplicemente, come hanno ricordato molti Consiglieri nei propri interventi, di rimettere tutti sullo stesso livello. Cioè, non ci sono caste, perché vanno abolite a tutti i livelli, le caste; non solo, com'è giusto e come è stato fatto in questi anni, per quella politica, ma ci sono tante altre caste e le caste vanno abbattute perché non è giusto che ci sia qualcuno che gode di tutele, privilegi, vantaggi rispetto ad altri, perché non c'è nessun Unto del Signore, perché non c'è nessuno che ha il dono dell'infallibilità, se non per i credenti, ovviamente, il Papa. Poi, per il resto, gli esseri umani il dono dell'infallibilità non ce l'hanno, quindi possono sbagliare. Possono sbagliare i magistrati, possono sbagliare i politici, possono sbagliare i medici, possono sbagliare gli insegnanti, può sbagliare chiunque.
Venendo nel merito, senza entrare nello specifico dei singoli quesiti, sulla responsabilità dei magistrati, come ho detto, come stavo accennando, siamo favorevoli sul quesito che viene posto. C'è solo un aspetto, che chiaramente è legato alla natura del referendum, cioè dello strumento che viene utilizzato, che è appunto il referendum abrogativo: che comunque non viene garantita, attraverso anche la votazione favorevole di questo referendum, la terzietà del soggetto giudicante nei confronti dell'eventuale magistrato che dovesse aver sbagliato le proprie azioni, la propria attività. Tanto che speriamo che possa esserci una riforma che possa prevedere che l'organismo giudicante non sia la Magistratura ordinaria, ma possa essere la Magistratura contabile, che è separata da quella ordinaria, per evitare appunto che ci siano fenomeni di colleganza tra giudicante e giudicato.
Poi, quanto al quesito della separazione delle carriere tra Magistratura requirente e giudicante, pare abbastanza incredibile che chi giudica e chi fa parte della pubblica accusa possa più volte, nel corso della propria carriera, cambiare la posizione, quindi passare da giudicante e requirente o da requirente a giudicante. Questa contiguità, francamente, tra Pubblico Ministero e giudice, praticamente, nella sostanza, ha generato la costruzione di una vera e propria corporazione, che non vede più i distinguo tra chi sta seduto nei banchi dell'accusa e chi dovrebbe giudicare.
Siccome non può essere compromesso, dal nostro punto di vista, quello che deve essere il sano e fisiologico rapporto di antagonismo tra la difesa e l'accusa, dove l'organismo giudicante deve essere parte terza, non possiamo che essere favorevoli rispetto a questo quesito referendario.
Quello sulla custodia cautelare. Lo dicevo prima: non c'è dubbio, ci sono tanti, troppi esempi in Italia di utilizzo eccessivamente esteso della custodia cautelare, che, di fatto, in alcuni casi ha trasformato anche in condanna preventiva, attraverso la custodia, quella che invece dovrebbe essere una legittima garanzia di avere un giusto processo e di essere considerati innocenti fino a prova contraria. Tuttavia, abbiamo dei dubbi rispetto al fatto che, abolendo uno dei tre criteri attraverso i quali viene decisa la custodia cautelare, uno di questi è la reiterazione del reato, uno è il pericolo di fuga e l'altro è l'inquinamento delle prove...
Sulla reiterazione del reato è chiaro che quello è l'elemento che ci fa sospettare la pericolosità sociale degli elementi che vengono trattenuti in custodia cautelare per il rischio, appunto, che possano reiterare il loro reato e siccome anche come forza politica abbiamo sempre contrastato anche certi atteggiamenti poco rigidi o eccessivamente tolleranti nei confronti, ad esempio, degli spacciatori di droga, noi riteniamo che, pur riconoscendo assolutamente le ottime intenzioni da parte dei proponenti, il rischio dei danni che potrebbe produrre l'abrogazione di quel criterio per la determinazione della custodia cautelare, rischiano di essere superiori ai benefici.
Poi la Legge Severino. In questi anni abbiamo assistito a decine di ricorsi da parte di Sindaci, da parte di amministratori, nei confronti di una legge che ha evidenti profili di incostituzionalità, tanto che ci sono ancora sub iudice tantissimi casi per i quali c'è stato un reintegro e si è in attesa, appunto, della decisione delle prese di posizione da parte della Corte Costituzionale. Anche qui il dubbio nasce più che altro sul fatto che, con l'abrogazione, poi, comunque, sarebbero i magistrati, quelli che abbiamo detto che purtroppo sono troppo spesso condizionati nelle proprie scelte dall'appartenenza a questa o a quella corrente, a determinare se quell'amministratore deve rinunciare alla possibilità di candidarsi o deve dimettersi dal suo incarico oppure no, non sulla base, quindi, di criteri definiti, ma a quel punto su una valutazione soggettiva da parte del magistrato. E questo è un aspetto sul quale abbiamo molti dubbi.
Poi c'è il quesito sull'abolizione raccolta firme sulla lista dei magistrati: anche qui siamo d'accordissimo sul quesito e sulle, ovviamente, intenzioni dei proponenti. È chiaro: l'ideale sarebbe poter modificare la norma e prevedere che tutti i magistrati che hanno titolo per poter far parte del Consiglio Superiore della Magistratura possano essere eletti, perché questo prevede la Costituzione, che debba esserci l'elezione, ma possano essere eletti attraverso però magari meccanismi che consentano il sorteggio, ecco. Per esempio, si potrebbe far avvenire l'elezione tra sorteggiati aventi titolo o che, successivamente alle elezioni di un numero superiore a quelli necessari, si possa provvedere a un sorteggio: in poche parole, cercare di limitare il più possibile quella che è l'ingerenza delle correnti che abbiamo visto tra Loggia Ungheria... perché qua si parla tanto dell'Ungheria di Orban, però della Loggia Ungheria non si parla mai, cioè in Italia invece sarebbe bello che invece di parlare dell'Ungheria, che è distante qualche migliaio di chilometri da noi, si parlasse invece della Loggia Ungheria che invece è tra noi e che è molto presente e che è molto inquietante anche, quindi tra Loggia Ungheria e Palamara francamente cercare di contrastare la proliferazione delle correnti con gli effetti deleteri che questa ha nel nostro Ordinamento è un obbligo da parte di forze politiche responsabili.
Poi, infine, il quesito sul diritto di voto per i membri non togati nei Consigli giudiziari. Anche qui devo dire che ho sentito che un po' tutte le forze politiche in questo caso, ho sentito vari interventi, hanno dichiarato una sostanziale adesione a questo quesito che può permettere a quelli che al massimo possono rappresentare un terzo, attenzione, del Consiglio Superiore della Magistratura, che comunque sono in larga minoranza, di poter esprimere attraverso il proprio voto ed esercitare quello che è un diritto che attualmente viene loro negato.
Ritengo che questa opzione che viene data al Consiglio regionale di potersi esprimere su questi referendum sia un'opzione utile innanzitutto per coinvolgerci in un dibattito, che è stato comunque importante, che possa permettere ai nostri concittadini di avere ulteriori elementi anche per poter valutare quale posizione prendere, allorquando questi quesiti, da quesiti referendari proposti, diventeranno quesiti referendari, in una scheda sulla quale potremmo esprimere un giudizio favorevole o contrario.

PRESIDENTE

Grazie, collega Speranzon.
Sospendiamo i lavori per dieci minuti, per permettere il ricambio dell'aria. Mi raccomando la puntualità, alle 16.45.
La Seduta è sospesa alle ore 16.35
La Seduta riprende alle ore 16.49

PRESIDENTE

Prego.

Erika BADIN (Movimento 5 Stelle)

In attesa che rientrino i consiglieri fuori dall'Aula...

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, scusi, c'è stata una pandemia?
Presidente, chiedo: come funziona con il numero legale, in questi casi?

PRESIDENTE

Non si preoccupi, c'è il numero legale, andiamo avanti, collega.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, non mi preoccupo, non è che soffriamo di solitudine, però, insomma, mi sembra un po' troppa solitudine.

PRESIDENTE

Prego, collega Baldin.

Erika BADIN (Movimento 5 Stelle)

Va bene. Rimaniamo in fiduciosa attesa del ritorno dei colleghi consiglieri.
Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo brevemente su questo referendum della giustizia, così osannato e portato avanti da Salvini un po' in solitudine.
Faccio questo intervento più per contestare il metodo con il quale viene portata questa serie di PDA, di proposte di delibera amministrativa, in quest'Aula, non tanto nel merito, che secondo me spetta sempre alla volontà dei cittadini e al voto popolare decidere cosa e come esprimersi su queste proposte.
Stando a quanto si legge dai giornali e anche da quanto dichiarato in quest'Aula, si parla addirittura di 300.000 firme già acquisite, non si capisce quale ragione abbiate di portare questa richiesta di referendum nei cinque Consigli regionali, tra cui questo Consiglio regionale del Veneto. Non si capisce il perché di questa scorciatoia. Se davvero ci sono queste 300.000 firme, quindi manca davvero poco al raggiungimento del numero richiesto, 500.000, andate a supportare i Comitati, chi sta proponendo questa iniziativa, senza portare queste proposte in Aula per trovare appunto un escamotage più veloce.
In questo mio breve intervento, quindi, vorrei concentrarmi su alcune considerazioni di metodo, come ho già detto, proprio per sottolineare il carattere strumentale di questa iniziativa perché balza subito agli occhi che questa richiesta di referendum nasce, cresce e viene sfruttata a fini chiaramente propagandistici.
Ricordo a tutti i colleghi che la riforma della giustizia rientra a pieno titolo nell'agenda del Governo ed è attualmente in discussione in Parlamento.
In questo contesto, un Partito che fa parte del Governo e che quindi dovrebbe a maggior ragione condividere con le altre forze politiche un progetto di riforma, lo ritroviamo in piazza, a raccogliere le firme per un referendum che non è sostenuto né dagli altri Partiti del Governo, né tantomeno dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi e né dagli altri Partiti del centrodestra, come Fratelli d'Italia. Abbiamo sentito qui poco fa che sostiene i quesiti, ma la proposta che sta portando avanti Salvini nelle piazze non mi risulta. Insomma, Salvini lancia l'iniziativa che risulta isolata, non solo all'interno delle forze di Governo, ma anche dello stesso centrodestra e di quei Partiti che, è sempre bene ricordarlo, governano assieme il Veneto da oltre vent'anni, perché questo referendum, come sappiamo, ed è stato ribadito, nasce dai Radicali, ma oltre a quello della Lega, mi risulta abbia il sostegno soltanto di Forza Italia.
In conclusione, quindi, a cosa serve questo referendum? Servirà forse a Salvini che teme il sorpasso della Meloni a destra, per recuperare qualche punto percentuale di consenso; servirà forse alla Lega, la quale ha l'occasione per riempire le piazze con slogan assolutamente vuoti; servirà sicuramente a Forza Italia che trova in questi sei quesiti una vetrina per le proprie posizioni rivendicate da anni: almeno su questo bisogna riconoscere la coerenza di questa forza politica. Ma questo referendum servirà ai cittadini effettivamente? Ne dubito considerato che non sarà questo referendum, bensì il Parlamento a decidere sulla riforma della giustizia. Infatti lo sappiamo e lo sa benissimo anche Salvini che la riforma è già in discussione, dovrà pervenire al voto dell'Aula in tempi utili e in tempi assolutamente brevi se effettivamente vogliamo recuperare queste risorse europee messe a disposizione dall'Europa grazie al lavoro intenso dell'ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Perciò contestiamo alla Lega l'uso propagandistico dell'istituto del referendum e questo è veramente il peggiore dei delitti politici, perché il referendum non va mai strumentalizzato. Per noi del Movimento 5 Stelle, il referendum è lo strumento principe della democrazia e non possiamo accettare di vederlo strumentalizzato da parte dei Partiti. Se si trattasse di un altro Partito il nostro atteggiamento sarebbe esattamente lo stesso.
Adesso è la Lega a farlo e voglio ribadire che questa strumentalizzazione non va assolutamente bene ed è assolutamente grave proprio perché arriva da un Partito che è alla guida del Paese, che fa parte di un Governo nazionale e anche alla guida del Veneto da oltre vent'anni.
Contestiamo anche l'uso strumentale di quest'Aula e degli altri Consigli regionali che, come noi, sono costretti a trattare questi temi, tra l'altro senza che ci sia l'opportuno approfondimento del tema, soprattutto perché Salvini ha deciso di aggredire i temi della giustizia.
Questo dibattito si sviluppa in Parlamento, quella che è la sede più appropriata e non in Consiglio regionale. Perciò qui si fa un uso assolutamente strumentale dell'Aula anche perché, come dicevo in apertura del mio intervento, lo stesso Partito governa e fa banchetti in piazza per la giustizia giusta, costringe poi il Consiglio regionale a riunirsi per fare approvare la richiesta di referendum.
Di nuovo vi chiedo: che senso ha, visto e considerato che è già in corso la raccolta delle firme? Ancora una volta accade che l'Assemblea legislativa regionale, che dovrebbe occuparsi di discutere e approvare le leggi utili al popolo dei veneti, venga invece svilita e ridotta a un teatro dove va in scena la propaganda a senso unico di un Partito. Così non fate un buon servizio ai cittadini veneti che, votandovi, vi hanno investiti di una grandissima responsabilità, quella del Governo, e non mi stancherò mai di ripeterlo: governate qui a Venezia, governate a Roma, avete una proposta di riforma della giustizia? Proponetela.
Partecipate, quindi, alla discussione in Parlamento, nel Governo, non fate propaganda, non rifugiatevi dietro agli slogan inutili senza contenuto della giustizia giusta. Chi non è a favore di una giustizia giusta? La vogliamo tutti e per questo siamo impegnati in una discussione in Parlamento che coinvolge tutte le forze politiche. Non si capisce perché qualcuno senta il bisogno di fare il fenomeno, sfruttando in modo del tutto inappropriato lo strumento del referendum che ne esce così snaturato; tra l'altro lo stesso Salvini di recente qui, nel nostro litorale veneto, esattamente domenica, ha parlato di tutto fuorché proprio della questione della giustizia, parlando del ddl Zan, dei vaccini, eccetera, eccetera.
Voglio quindi ribadire che la giustizia è oggi al centro di un dibattito serio e impegnativo che si sta sviluppando in Parlamento. In questo dibattito il presidente Conte ha assicurato il nostro contributo costruttivo del Movimento 5 Stelle. Ecco, io credo che questo stesso impegno dovrebbe essere garantito da tutte le forze politiche: se Salvini volesse davvero riformare la giustizia, dovrebbe rinunciare agli slogan e partecipare al dibattito parlamentare.
Non ci sono scorciatoie e ogni scorciatoia è una presa in giro per i cittadini italiani e veneti.
Lasciatemi concludere questo intervento spendendo due parole su quello che credo possa rappresentare un contributo costruttivo in linea con lo spirito del dialogo avvenuto ieri tra il presidente Conte e il presidente Draghi, perché questo non è il momento dei distinguo e delle bandierine, ma è l'ora in cui bisogna lavorare assieme per il bene del Paese nell'interesse generale. Anticipo quindi che voglio proporre in quest'Aula un ordine del giorno perché credo sia l'ora di adeguare la normativa sugli istituti di partecipazione popolare e, quindi i referendum, alle raccomandazioni e alle osservazioni dell'ONU rispetto alla possibilità di tutti i cittadini di concorrere al dibattito democratico. Il Movimento 5 Stelle sta presentando questa proposta anche in altre sedi istituzionali, perché si tratta di una battaglia che ci vede impegnati da tempo. Questo ordine del giorno nasce proprio sulla scorta di quelle che sono le linee che guidano la nostra attività istituzionale in quest'Aula; si inserisce perfettamente all'interno di odg ammissibili, proprio per segnalare l'opportunità di promuovere provvedimenti connessi. E non mi fermerò qui, perché ci saranno altri atti, altri provvedimenti di questa natura, che proporrò da qui in avanti.
Illustrerò questo ordine del giorno successivamente, ma ne anticipo i contenuti in breve.
Il presupposto è che il referendum costituisce lo strumento principe di democrazia, la massima espressione della volontà dei cittadini, e non può diventare uno strumento di propaganda. In Italia esistono ancora dei grossi ostacoli alla convocazione dei referendum, con il risultato che i partiti hanno la possibilità di organizzare grandi raccolta firme o, come si sta verificando ad esempio in questo caso, fare approvare la proposta referendaria da cinque Consigli regionali. Tutt'altra storia, quando però i promotori sono normali cittadini, che sono costretti a scontrarsi con le leggi sulla raccolta delle firme. Queste leggi sono a dir poco bizantine e credo che tutti ci avremo avuto a che fare. Non lo dico io, non lo dice il Movimento 5 Stelle, ma l'ha certificato più volte proprio l'ONU tramite il Comitato dei diritti umani. In questo modo si crea quindi una disparità enorme tra i Partiti politici e i cittadini comuni. La conseguenza è che il referendum rischia di tradursi non più in uno strumento del popolo, dei cittadini, ma in uno strumento in mano ai Partiti e in questi casi gli effetti di una richiesta di referendum diventano addirittura controproducenti.
Ricordo, tra l'altro, che proprio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vede la digitalizzazione al centro di questa riforma del sistema anche giudiziario.
Non esiste che il referendum diventi uno strumento di propaganda in mano ai Partiti, come dicevo. Propongo perciò un ordine del giorno per chiedere alla Regione del Veneto di intervenire affinché Governo e Parlamento si impegnino a garantire i diritti politici sul referendum, recependo le osservazioni del Comitato dei diritti umani dell'ONU. Tutti devono poter concorrere alla vita democratica del Paese partendo dallo stesso livello, perché non possiamo permettere che esistano cittadini di serie B e continuerò a battermi perché questo principio venga rispettato. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. È un piacere ritrovarla.
Salvini, che fa cadere il Governo Conte per i temi della giustizia, oggi fa parte di un Governo che, attraverso la ministra Cartabia, ha fatto delle Commissioni sulla riforma del processo civile, penale e sul sistema giudiziario.
Sono riforme fondamentali per avere le risorse che l'Europa mette a disposizione. Più che andare da un banchetto all'altro, Salvini credo che bisogna si concentri sulle riforme, e a lavorare in Aula, nelle Commissioni ed in Parlamento. Riforma del Codice civile, del codice penale, del CSM, sono temi fondamentali e con il referendum corriamo il rischio di allontanare il lavoro del Parlamento.
Con onestà intellettuale, va detto che le tematiche affrontate effettivamente necessitano di un intervento legislativo. Tali problematiche, però, non sono certo risolvibili con l'abrogazione di disposizioni normative senza un'adeguata e preordinata rete riformatrice che disegni percorsi formativi utili a distinguere le funzioni dei giudici, preservando comunque la loro autonomia e la loro indipendenza.
La fretta con cui è stata calendarizzata questa iniziativa, non solo in questo Consiglio regionale, ma anche negli altri, dà tutta quanta l'idea che si voglia intraprendere una scorciatoia, per non dire che si voglia fare una furbata, perché sarebbe poco elegante, anche se spesso ci avete abituati anche a questo.
Noi siamo convinti che la riforma va fatta, ma che la via maestra sia quella del Parlamento, non quella del referendum. Quella dei referendum, oltretutto promossi da chi con una mano sostiene il Governo e con l'altra lo piccona, lui ed il suo operato. È un po' strano, questo connubio, Presidente, tra Salvini, Lega Nord, Lega, Lega Italia o quello che siete ora, e Partito radicale: da garantisti a giustizialisti. Ricordiamo l'impostazione di Salvini, spesso sull'orlo di: "Marcire in galera, buttiamo via le chiavi", che va in direzione totalmente opposta alla filosofia e all'approccio che hanno i Radicali.
Il tema su cosa è stata in questi vent'anni la giustizia va posto, è chiaro, ma il conflitto che c'è stato in passato ha chiaramente impedito una discussione serena in merito.
Oggi c'è una grande opportunità: il Recovery Plan, che ci obbliga a fare questa riforma e che ci obbliga anche a superare quella conflittualità che ha impantanato negli ultimi vent'anni il dibattito per una contrapposizione ideologica, politica da parte di chi governava e una necessità vera e reale del Paese. Un lavoro che, nelle tre Commissioni Cartabia, sembra stia prendendo piede se qualcuno magari smette di picconarle. Non si tratta solo di accorciare i tempi, cosa fondamentale nella giustizia civile, addirittura una necessità per la nostra economia, un fardello che ci portiamo dietro da troppo tempo; e il penale, le garanzie per chi è sottoposto a processo, ma anche per chi entra come vittima nel processo. La cultura della garanzia, il principio costituzionale della non colpevolezza, cosa che ci chiede anche l'Europa, oltre che è scritta nella nostra Costituzione; la cultura delle garanzie, la giustizia riparativa, la riparazione nel rapporto tra vittima e reo.
Sul CSM, interventi importanti che la stessa Commissione Cartabia propone, che però vanno al di là della legge elettorale con cui si decide il CSM.
Questi referendum rischiano a pieno titolo, cari colleghi, di boicottare o delegittimare le riforme in discussione, promuovendo la sfiducia nel Parlamento sponsorizzata da chi ne fa parte, altrimenti il derby tra giustizialisti manettari da una parte e garantisti a corrente alternata dall'altra o impunisti, meglio dire, cosa che potrebbe porre e avere fine dopo trent'anni, non lo supereremo neanche questa volta. Con questo Governo abbiamo l'opportunità di porre fine a tutto ciò, di porre fine al derby tra garantisti e manettari, tra giustizialisti e complottisti. Con questo Governo abbiamo un'opportunità seria di dare una risposta non solo alle esigenze del popolo italiano, ma anche alle richieste che vengono dall'Europa e fare finalmente quelle riforme che non sono abrogare senza progettualità. Oggi la riforma, per la prima volta dopo tanti anni, è apportata dall'Italia, togliendo di mezzo gli estremisti: agitare la bandiera del referendum significa ammettere che il Parlamento non ce la farà a fare la riforma, tanto è che il deputato Costa, che a oggi mi risulta non essere del Partito Democratico, nonostante si usano i cambi da un Partito all'altro, ha detto pubblicamente: "Ma a cosa servono i referendum? Basta approvare i miei emendamenti". Emendamenti divisivi sia chiaro, che non condividiamo, ribadisco, però che danno il senso di come le stesse cose che si chiedono con un referendum sono all'interno di quel dibattito nel lavoro delle Commissioni. Questi referendum sono semplicemente una nuova vetta che Salvini vuole mettere a questo Governo.
Gran parte delle richieste dei cittadini sono risolvibili con la riforma, non con il referendum e la via maestra è la riforma, non il referendum: il cardine della presunzione di innocenza, una durata ragionevole dei processi, un giusto processo, un riequilibrio tra accusa e difesa. Anche questo e soprattutto questo chiedono i cittadini che spesso entrano nel tritacarne della giustizia. Ci sono proposte di emendamenti che vanno in questa direzione, come lo stop delle nomine a pacchetto nel CSM. Tutte cose che potranno avvenire attraverso la riforma, non attraverso il referendum.
Se dopo il Parlamento fallisce e rischiamo anche di perdere non solo questa opportunità, ma anche le risorse che vengono dall'Europa, bene lo strumento del referendum, in un secondo momento, qualora si certifichi il fallimento del Parlamento, non qualora si aiuti il fallimento del Parlamento.
Salvini è al Governo e non può fare due parti nella stessa commedia come troppo spesso gli hanno consentito di fare: lotta da una parte e Governo dall'altra.
Oggi Salvini rappresenta una forza parlamentare di maggioranza e ha il dovere e l'obbligo di favorire l'approvazione delle riforme isolando gli estremismi, isolando le bandiere sventolate solamente per scaldare i cuori dei propri tifosi in un'eterna campagna elettorale che non si ferma mai anche usando temi come quello della riforma della giustizia per dopo avallarle 30 secondi dopo essere salito sul palco e dicendo tutt'altro nei comizi, come ha fatto domenica nella mia bellissima città, quando ci ha onorato della sua presenza e che forse la cosa più importante di quella giornata sia stata una foto fake fatta al gazebo del PD.
È concentrarsi sugli interessi del Paese: se Salvini magari un giorno lo ritenesse opportuno, noi gli diciamo che è pagato anche per concentrarsi sugli interessi del Paese. Cosa che passa dalle riforme, non dai banchetti, non dai selfie, non dalle foto ai gazebi dei propri avversari. Capisco che la logica dei Radicali possa starci in questo ragionamento, sono fuori dal Governo, ma una forza oggi leale al Governo Draghi lavora per le riforme attraverso quale passa all'interesse comune: attraverso i principi costituzionali, non i tour per le piazze e per le sagre. Ai Radicali, dico di ricordare il: "Buttiamo via la chiave" urlato da Salvini e capite la strumentalizzazione che la Lega Nord e Salvini stanno facendo su questi referendum. La cosa più grave è che anche questo Consiglio si presta a questa strumentalizzazione con accondiscendenza eccessiva e mancanza assoluta di reazione. E se da una parte criticare Salvini forse è una cosa lontana, perché è un leader nazionale, dall'altra credo che è molto più semplice riconoscere che oggi noi non stiamo perdendo tempo, perché sarebbe già una cosa positiva perdere tempo: stiamo aiutando a picconare il Governo del quale tutti noi facciamo parte. E io credo che questa sia la cosa più lontana che le Istituzioni dovrebbero fare, non solo per senso di responsabilità, ma per vocazione stessa naturale alla quale un'Istituzione è chiamata, soprattutto nel vostro caso che governate.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Zottis, prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi cogliamo appieno, perché prima siamo stati richiamati alla responsabilità su dei temi centrali che da troppi anni non trovano comunque una riforma della giustizia organica. Siamo stati richiamati alla responsabilità dicendo che dovremmo essere tutti convinti del referendum. C'è solo un piccolo tema: tutti convinti del bilanciamento dei poteri, certo, tutti convinti della certezza della pena per una giustizia giusta che non vuol dire niente, perché ciò che è giusto per me può essere non giusto per lei.
Però, c'è solo un tema che è già stato posto dai colleghi: siamo seduti dentro un Parlamento, abbiamo un Governo in cui quasi tutte le forze politiche sedute dentro quest'Aula stanno insieme, sono stati avviati i lavori. O diciamo e sanciamo che questo Governo è il fallimento totale, che quel luogo della democrazia, dove dovremmo comunque definire le leggi e portare delle riforme per le quali siamo pagati, siamo seduti lì, sono seduti lì i nostri esponenti per fare queste riforme, non sono in grado di farle, quindi non sono in grado di rispondere a quello che è il loro mandato, oppure ha ragione il collega Montanariello: eventualmente il referendum lo faremo dopo, nel momento in cui fra qualche mese ci accorgiamo che quel Governo ha fallito del tutto. Giocare alla maggioranza e all'opposizione nello stesso momento, come troppo spesso succede, non è solo un fallimento, è una presa in giro, perché verso chi ci ascolta dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno: noi dentro questo Governo ci stiamo o non ci stiamo. E se ci stiamo, visto che l'iter è partito, ci stiamo a piene mani e a pieni piedi, dichiarando ciò che ci va bene e ciò che non ci va bene, cercando una sintesi perché ha ragione la consigliera Scatto: dopo anni di incertezze, tutte le forze politiche sono chiamate a dare certezze ai nostri cittadini.
Con il referendum non diamo certezze, perché alziamo il tiro in un Governo dove siamo seduti insieme e, quando si alza troppo il tiro, il tiro finisce fuori e il rischio è di mettere in crisi tutto senza aver trovato la sintesi e senza sapere dove vogliamo far cadere il pallone dopo. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Bigon.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
I problemi della giustizia, come tutti noi sappiamo, sono la lentezza dei processi: abbiamo milioni e migliaia di cause pendenti e quindi i tempi morti della giustizia e l'attuale incapacità dello Stato di provvedere nei tempi ragionevoli a dare una certezza su una sentenza, una risposta, una pena o quanto meno una tutela di un diritto.
Cosa comporta questa lentezza? Comporta da una parte, un danno notevole, ovviamente, al cittadino, che spesso è costretto a rinunciare a declinare la tutela del proprio diritto, pur avendone la certezza di cui lui ne è consapevole; dall'altra parte abbiamo anche un danno evidente all'economia, perché tante volte abbiamo delle ditte che evitano addirittura il recupero del proprio credito anche per i costi, per la lunghezza e non solo, anche gli investimenti vengono evitati. Poi c'è una consapevolezza, che tutti noi sappiamo, sulla mancata certezza della pena, sulla semplificazione dei processi e, quindi, anche sulla mancanza chiara ed evidente, soprattutto in Veneto, di personale, di organico. Mancano magistrati, mancano cancellieri, mancano impiegati.
Quelli che noi intendiamo referendum abrogativi sono delle manovre puramente popolari, propagandistiche e basta vedere quello che sta scritto sulla pubblicità, chiamiamola così, di Salvini, laddove appunto propaganda questi referendum, dove c'è scritto: "Processo veloce, certezza della pena e trasparenza". Non c'è assolutamente traccia di questo all'interno di questi quesiti. Quindi c'è una consapevolezza chiara ed evidente, da parte della Lega, di non essere trasparenti a diversità di quello che loro vogliono fare intendere.
Sappiamo perfettamente che l'Europa ci chiede di intervenire, ci chiede di intervenire sulla riforma della giustizia e anche altre riforme, e noi abbiamo il dovere, dopo anni, di farla questa riforma; ma sappiamo anche perfettamente che ci sono dei luoghi deputati a questo. La Lega è in maggioranza al Governo ed è lì il luogo atto a definire una riforma, dove si vanno veramente a risolvere i problemi dei cittadini, delle imprese, delle associazioni, di tutti coloro che devono tutelare i propri interessi e i propri diritti.
E cosa succede? Succede che nel momento in cui si popolano le piazze, anziché i luoghi deputati a queste riforme, si fa propaganda, esclusivamente propaganda. Aver sentito in questa sede frasi tipo: "I cittadini non entrano nel merito", "Non conoscono spesso l'aspetto tecnico", oppure "I cittadini non hanno letto il libro" (di Palamara, in quel caso), questa è una presa in giro per il cittadino. Bisogna essere sì, trasparenti, anche nelle piazze. E qua, chiunque ha il dovere di essere trasparente anche nelle piazze e di essere corretti.
Se si vuole disertare quelli che sono i luoghi deputati alle riforme che l'Europa si aspetta, perché dobbiamo ripartire costruendo, non possiamo essere scorretti con i cittadini, ma dobbiamo essere chiari. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il presidente Ciambetti. Prego.

Roberto CIAMBETTI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Brevemente, anche per non togliere tempo al resto dei lavori dell'Aula.
Oggi ho sentito tanti interventi, ho sentito tanti richiami alla presenza nel Governo, a luoghi altri deputati a modifiche di questa portata.
Io penso che da inizio anni Novanta ogni Governo, nel momento dell'insediamento, aveva come obiettivo la riforma della giustizia... da inizio anni Ottanta.
Mi ricordo qualche parola scambiata con l'allora ministro Castelli, che nel 2006, forse era prima, il Governo precedente al 2006, tentò una riforma ambiziosa e poi venne stoppato per veti interni nella maggioranza, in particolar modo a quel tempo Pier Ferdinando Casini.
Quello che il ministro Cartabia sta facendo in questo momento è il minimo che l'Europa ha chiesto - e non so se è questo quello che chiedeva effettivamente l'Europa - per permetterci di accedere al Recovery Fund e al Next Generation EU. Ripeto: non so se basta questo all'Europa perché chiedeva una riforma incisiva, una riforma importante della giustizia in Italia.
La giustizia in Italia è, nel ranking internazionale, agli ultimi posti come efficacia, efficienza, come grado anche di risposta di giustizia che chiedono i nostri cittadini e chiedono le nostre imprese.
L'iniziativa referendaria è per dare voce ai cittadini e per dare possibilità ai cittadini di spingere anche quel mandato popolare a modificare effettivamente quello che sarebbe utile modificare nel nostro sistema giudiziario.
Il referendum abrogativo ha dei limiti, ne sono pienamente consapevole, ne sono pienamente convinto, però è quello lo strumento che ci è dato da poter utilizzare per coinvolgere i cittadini in una riforma importante. In un Paese normale, fosse stato un altro Paese, non so mi viene in mente il Regno Unito, Germania, fosse successo quello che è emerso nel caso Palamara, altro che quarta, quinta, ottava pagina dei maggiori quotidiani nazionali: sarebbe successo un terremoto dal punto di vista democratico perché uno dei pilastri che la Costituzione ha previsto per l'Ordinamento di questo Stato, che sia gestito e condotto in quella maniera, penso, ripeto che in un altro Paese, in un Paese normale, avrebbe veramente fatto tabula rasa probabilmente di tutti gli organi di controllo della giustizia.
Quello che con questo referendum si vuol fare è, appunto, cambiare in maniera incisiva specialmente quel tipo di approccio che ha gestito la giustizia in Italia negli ultimi lustri e intervenire per evitare quelle devianze, quelle interferenze anche di carattere politico che, purtroppo, in Italia sono avvenute, che magari si leggevano nelle trame della comunicazione, delle iniziative, delle inchieste sicuramente da metà anni '90 in poi, che probabilmente in qualche caso avevano anche ragione d'essere, ma che forse in qualche altro caso hanno avuto un indirizzo politico, degli obiettivi politici che poco hanno a che fare con la giustizia.
Questa serie di quesiti, che stanno vedendo una raccolta di firme negli uffici comunali, nei gazebi sulle piazze, servono per dare mandato popolare anche a chi è in Parlamento, a spingere chi è in Parlamento per riuscire a cambiare effettivamente le norme basilari della gestione del sistema giudiziario nel nostro Paese. L'affiancamento dei Consigli regionali è un affiancamento istituzionale che porta ulteriore peso a far sì che chi è Deputato possa anche sentire la pressione dai territori per, ripeto, intraprendere una riforma che sia veramente utile ai nostri cittadini e alle nostre imprese.
Grazie per il dibattito che c'è stato oggi, che sicuramente è entrato nei temi, nei singoli quesiti e che fa onore, secondo me, a quest'Aula, ognuno per la propria posizione, ognuno con anche i reciproci obiettivi. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non ci sono altre richieste di intervento, quindi chiudiamo la discussione generale.
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 18.
C'è un ordine del giorno: ODG n. A1.

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "La Regione del Veneto intervenga affinché Parlamento e Governo si impegnino a garantire i diritti politici sul referendum, recependo le osservazioni del comitato di diritti umani dell'ONU". RESPINTO.

(N.d.r . - Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno)
"IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
PREMESSO CHE:
- il 21 aprile 2021 il Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige / Südtirol ha approvato a larga maggioranza (49 favorevoli, 4 contrari e 6 astenuti) la proposta di voto n. 7 con cui si chiede a Governo e Parlamento di impegnarsi ad adeguare gli strumenti normativi e amministrativi per garantire l'esercizio del diritto a promuovere referendum e iniziative popolari senza irragionevoli restrizioni;
- l'intervento si è reso necessario per evitare il ripetersi delle violazioni all'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, adottato nel 1966 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ratificato dall'Italia il 15 settembre 1978 ed entrato in vigore il 15 dicembre 1978 il quale, riprendendo i principi sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, prevede che ogni cittadino abbia il diritto, e la possibilità, senza alcuna discriminazione e senza restrizioni irragionevoli, di partecipare alla direzione degli affari pubblici, personalmente o attraverso rappresentanti liberamente scelti. Al PIDCP si aggiunge un Protocollo Opzionale, anch'esso ratificato dall'Italia, che prevede il potere di ricevere e di esaminare, secondo quanto enunciato nel Protocollo, Comunicazioni provenienti da individui che ritengano di essere vittime di violazioni rispetto a un qualsiasi diritto enunciato nel Patto da parte dello Stato firmatario e al fine di vagliare la corretta applicazione del PIDCP da parte degli Stati aderenti. L'art. 28 istituisce il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, competente a valutare le Comunicazioni presentate.
PREMESSO ALTRESÌ CHE:
- il Comitato ha adottato il 6 novembre 2019 le proprie Opinioni (CCPR/C/127/D/2656/2015) a seguito del ricorso presentato da due cittadini italiani, Mario Staderini e Michele De Lucia, promotori di una serie di referendum promossi nel 2013, senza il raggiungimento delle 500.000 firme richieste. Nella Comunicazione al Comitato viene sostenuta l'indebita restrizione, arbitrarietà ed irragionevolezza delle leggi e delle procedure che disciplinano lo svolgimento dei referendum in Italia. Il diritto costituzionalmente garantito di richiedere un referendum viene assicurato solo da un punto di vista meramente formale poiché nella pratica vi sono troppi ostacoli che rendono questo diritto non effettivo e di conseguenza impraticabile. Nella Comunicazione i due autori elencano le difficoltà riscontrate connesse alla promozione di un referendum: l'obbligo (stabilito dall'art. 75 della Costituzione e dalla legge 25 maggio 1970, n. 352 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo") di raccogliere 500.000 firme in un arco di tempo troppo breve (sei mesi) in relazione a tutti gli adempimenti necessari alla loro autenticazione, la procedura di certificazione dei fogli e di autenticazione delle firme troppo macchinosa soprattutto a causa delle difficoltà a reperire coloro che devono procedere all'autenticazione, il quorum di partecipazione corrispondente al 50% più uno degli aventi diritto al voto e la mancanza di adeguata informazione da parte dei media e delle autorità locali circa i quesiti e le modalità referendarie;
- il Comitato ha accolto quanto denunciato e ha raccomandato all'Italia di rivedere la normativa statale sugli istituti di partecipazione popolare, al fine di garantire che non siano previste restrizioni irragionevoli alla partecipazione dei cittadini. In particolare si suggerisce all'Italia di rendere agevole per i promotori dei referendum l'autenticazione delle firme, di consentire la raccolta delle firme in luoghi dove sia possibile raggiungere i cittadini, di assicurare che la popolazione sia adeguatamente informata sulle iniziative e sulle possibilità di partecipazione;
- infine il Comitato ha ricordato come l'Italia, aderendo al Protocollo opzionale, ha riconosciuto la competenza del Comitato di stabilire se vi sia stata una violazione del Patto e che, sulla base dell'articolo 2 del Patto stesso, l'Italia si è impegnata a fornire un rimedio efficace nei casi di violazione.
CONSIDERATO CHE:
- qualche iniziativa per semplificare il complesso e risalente impianto delle normative sul procedimento pre-elettorale al quale, è bene evidenziarlo, non si applicano le disposizioni di semplificazioni in materia di documentazione amministrativa e il codice dell'Amministrazione digitale, è stata intrapresa ma non in modo sistematico. Nel 2022 è previsto che venga sviluppata una piattaforma integrata con l'Anagrafe nazionale della popolazione residente (attualmente circa 400 Comuni non sono ancora subentrati) che permetterà di sottoscrivere le proposte referendarie, previo accesso remoto sicuro mediante Spid o Carta d'identità elettronica, con la contestuale validazione temporale delle sottoscrizioni e poche ore fa è stato approvato nelle Commissioni Affari costituzionali e Ambiente della Camera dei Deputati un emendamento che anticipa l'utilizzo di firma elettronica digitale per la raccolta firme anche in assenza della piattaforma;
- questo passo in avanti non risolve comunque tutte le restrizioni segnalate dal Comitato: la legge sul referendum continua ad essere di 51 anni fa, i moduli vengono vidimati a mano dalle Segreterie generali dei Comuni e così le certificazioni di iscrizione alle liste dei sottoscrittori, montagne di carta che oltre ai Promotori mettono in difficoltà gli Uffici comunali, costretti a paralizzare l'attività ordinaria. In più di un'occasione sono state segnalate dai Promotori forme di "ostruzionismo", spesso dovute alla carenza d'organico degli uffici stessi. Ed è da sottolineare come i Comitati promotori che non siano diretta emanazione di grandi partiti e sindacati sono di fatto notevolmente svantaggiati per la difficoltà di reperire autenticatori non a pagamento. Tutti ostacoli irragionevoli che violano il Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Tutto ciò premesso,
impegna la Giunta regionale
ad intervenire presso il Governo e Parlamento perché la normativa statale sugli istituti di partecipazione popolare venga rivista e adeguata a quanto rilevato dal Comitato delle Nazioni Unite, così da garantire l'esercizio del diritto a promuovere referendum e iniziative popolari senza irragionevoli restrizioni.".

PRESIDENTE

Se non sbaglio, è già stato illustrato.
È stato consegnato? È stato inviato via mail ai colleghi.
Vuole illustrarlo? Prego, collega.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Velocissima. Tralasciando un po' la parte più tecnica, diciamo che il Comitato che fa capo all'ONU ha evidenziato come nel nostro Paese esistano ancora delle procedure molto difficili, molto complicate e complesse, lunghe per quanto riguarda la promozione di referendum popolari di iniziativa popolare.
Si chiede con questo ordine del giorno di intervenire presso il Governo e il Parlamento perché la normativa statale sugli istituti di partecipazione popolare venga rivista e adeguata a quanto rilevato dal Comitato delle Nazioni Unite, così da garantire l'esercizio del diritto a promuovere il referendum e iniziative popolari senza irragionevoli restrizioni.
Credo sia capitato a ognuno di noi di avere a che fare con una serie di affastellamenti burocratici, montagne di carte, lo vediamo anche qui in quest'Aula oggi. Per cui, insomma, si chiede di fare un'opera giusta e opportuna per ridurre tutti questi adempimenti che non fanno altro che rendere la procedura di referendum molto più complicata nel nostro Paese rispetto ad altri Paesi europei. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo richieste di intervento.
mettiamo in votazione l'Ordine del giorno n. A1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo adesso alle dichiarazioni di voto.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Possamai. Prego, collega.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Gran parte delle argomentazioni le ho esposte prima, ma per lasciare agli atti, in dichiarazione di voto, il voto contrario da parte del Gruppo del Partito Democratico, che non è un voto contrario naturalmente all'istituto referendario; recupero anche le parole della consigliera Scatto, di cui abbiamo grandissimo rispetto: riteniamo che non sia lo strumento giusto per una riforma della giustizia in senso chiaro, in senso compiuto, tanto meno che lo sia in un momento in cui una riforma della giustizia – anzi, più riforme della giustizia, nel senso che i vari rami della giustizia saranno interessati da riforme – in questo momento è in corso. Dicevamo prima che il primo step, il primo passaggio, ha avuto già addirittura un voto in Consiglio dei Ministri.
Il nostro voto contrario, ripeto, non è certamente nei confronti dell'istituto. È contrario ad alcune delle tesi esposte nei sei quesiti, ma non è neanche poi sul merito nel complesso, perché ci possono anche essere alcune parti su cui si può ragionare all'interno di quei quesiti. Ce ne sono alcune, invece, che ci vedono fortemente contrari. Ma è proprio per l'utilizzo strumentale che è stato fatto dell'istituto referendario, che secondo noi fa torto a quell'istituto, perché utilizzarlo per brandire argomentazioni in un momento in cui c'è già un percorso avviato e condiviso, o perlomeno che dovrà portare a una riforma condivisa, che ci sia una parte che sta, lo dicevo prima, contemporaneamente in maggioranza e all'opposizione, cioè nelle piazze a raccogliere le firme, nei Consigli regionali a far approvare le PDA, per portare avanti la proposta e al tavolo del Governo contemporaneamente, per cercare una riforma condivisa, per quanto ci riguarda è inaccettabile come metodo, perché non può essere questo il modo per cui si sta al Governo. Per cui l'excursus storico che prima ha fatto il presidente Ciambetti in termini storici è corretto, ma è una condizione completamente diversa quella che viviamo oggi. Per cui, per quanto ci riguarda - e chiudo con questo punto - il voto è contrario, ripeto, non all'istituto, ma al modo in cui il referendum viene utilizzato e brandito in questa occasione ed è un no convinto.
Evidentemente, questa dichiarazione vale per tutti e sei i quesiti, perché, ripeto, la questione non va nello specifico dei singoli quesiti, ma è rispetto al modo in cui sono stati utilizzati. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
La dichiarazione di voto, in questo caso, è che Forza Italia sostiene questa proposta di delibera e, nel sostenerla faccio alcune rapidissime considerazioni, partendo da quanto dichiarato dalla collega consigliera Ostanel, con riferimento proprio alla vicenda di Galan.
Giusto alcune precisazioni: Galan ha fatto ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'uomo perché diceva che non è stato considerato il principio della non retroattività. Lui dice cioè: viene applicata la Legge Severino per fatti che si sono verificati prima dell'entrata in vigore della legge. In base, infatti, al principio della non retroattività, si applicano le leggi penali e lo si fa per fatti che si verificano dopo l'entrata in vigore della norma.
In realtà, in questo caso il ricorso è stato rigettato a Galan fondamentalmente perché la giurisprudenza dice che le misure previste dalla Legge Severino (quindi la decadenza, la sospensione, l'incandidabilità) non sono misure di natura punitiva o sanzionatoria, ma sono considerate delle cause ostative. Per questo motivo, quindi, non può essere accolta la tesi della non retroattività. Questa è la ragione, da un punto di vista giuridico.
In realtà, una parte della dottrina dice che le misure che vengono applicate con la Legge Severino presentano un carattere afflittivo perché vanno ad incidere su un diritto soggettivo perfetto inerente all'elettorato passivo.
E allora, se noi andiamo a leggere l'articolo 8 o l'articolo 11, vediamo che viene applicata la sospensione, ad un Consigliere regionale piuttosto che ad un amministratore locale, che viene condannato non in via definitiva. Consideriamo che quell'amministratore o quel Consigliere sia innocente e si ritrova così magari una carriera stroncata, si ritrova nell'impossibilità di proseguire nell'attività, si ritrova a finire sui giornali, esposto alla gogna mediatica, per dopo magari verificare che è completamente innocente.
Di fronte a questi automatismi noi riteniamo che sia invece opportuna una valutazione con più gradi di giudizio, con la possibilità, quindi, di valutare l'applicazione di una disciplina, di una sanzione quindi accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici.
Ecco perché noi in questo caso andiamo a sostenere questa proposta di delibera.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie Presidente.
Solo per ribadire quanto già detto nella discussione generale io voto contrario, non tanto sui contenuti della proposta: la riforma della giustizia si è detto più volte oggi pomeriggio in quest'Aula è una priorità del Paese su cui assolutamente massima convergenza, ma sull'utilizzo proprio del ruolo istituzionale di questo Consiglio per sostenere una proposta che, se deve essere popolare, popolare sia.
Non ritengo adeguato l'utilizzo dei Consiglio regionale in Veneto, come nelle altre Regioni dove ciò è stato fatto, per sostenere questa partita. Credo che, come già detto, il luogo deputato alla discussione su questo sia un altro, è il Parlamento e mi auguro che la riforma organica e non fatta per mozziconi, come con i referendum, possa andare avanti rapidamente.

PRESIDENTE

Grazie, collega Lorenzoni.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Passiamo alla votazione della Proposta di deliberazione amministrativa n. 18.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Prego, collega Speranzon.

Raffaele SPERANZON (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Sì, erroneamente ho votato favorevolmente perché avevo la numerazione invertita rispetto alla presentazione, che è diversa rispetto insomma... per cui...

PRESIDENTE

Però resta il voto e lasciamo la dichiarazione a verbale.

Raffaele SPERANZON (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

A verbale chiedo che venga inserito...

PRESIDENTE

Riusciamo? Va bene, quindi riusciamo a correggere.

Raffaele SPERANZON (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Riusciamo a correggere il voto allora.
Io credo di parlare a nome di tutti i Consiglieri di Fratelli d'Italia: hanno votato con l'astensione.

PRESIDENTE

Perfetto.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Io mi sono accorto che non è partito il mio, che era un voto contrario.

PRESIDENTE

Quindi astensione. Bene. Ogni singolo consigliere deve dichiararlo ovviamente al microfono, deve dichiarare al microfono la propria votazione.
Collega Razzolini, se si iscrive poi le do la parola.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, scusi, sull'd'ordine dei lavori, visto che c'è tutto un Gruppo che sostiene di aver votato in maniera scorretta, si può valutare la ripetizione del voto?
Forse è più... lo dico per gli uffici, semplifichiamo il lavoro, se siamo tutti d'accordo all'unanimità. Ripetiamo la votazione.

PRESIDENTE

Rifacciamo la votazione in merito alla proposta di deliberazione amministrativa n. 18.
Fate attenzione per cortesia.
Apriamo, quindi di nuovo, la votazione sulla Proposta di deliberazione amministrativa n. 18.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso, per ogni singolo quesito referendario, dobbiamo nominare un delegato effettivo ed uno supplente, per la consegna dei quesiti referendari in Corte di Cassazione.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 "Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63 della legge 6 novembre 2012, n. 190". DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 69/2021)

Consegniamo le schede.
Ci sono delle proposte?
Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Propongo il presidente Ciambetti e il collega Pan.

PRESIDENTE

Quindi il collega Ciambetti come membro effettivo e il collega Pan come membro supplente.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Esatto.

PRESIDENTE

Iniziamo con la chiama.
Invito i colleghi che sono negli uffici ad avvicinarsi all'Aula consiliare.
Potete consegnare una scheda per la votazione alla collega Baldin?
Iniziamo con la chiama.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Iniziamo con la prima chiamata.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON
Alberto BOZZA
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Stefano GIACOMIN
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonathan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI Ha votato
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata per:
Fabiano BARBISAN Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Cristina GUARDA
Daniele POLATO
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione a pag. 106)

PRESIDENTE

Bene. Mentre facciamo lo spoglio, continuiamo con il punto successivo.
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 19.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Forza Italia sostiene questa proposta perché il problema di questo Paese è che si rischia di passare più tempo in carcere da innocenti che da colpevoli a scontare la pena. Non deve essere concepita la carcerazione preventiva come un'anticipazione della pena, ma deve essere una misura che viene applicata perché, in via cautelare, è necessario intervenire in base ad esigenze che sono di natura cautelativa e devono essere previste espressamente dalla norma. La vera questione è la velocità dei processi e la certezza della pena.

PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Se si pesca lo spacciatore, non è questione di metterlo dentro, si tratta di fargli velocemente un processo e fargli scontare la pena. La vera questione è la carcerazione preventiva solo nei casi che sono espressamente previsti. Dopodiché, la velocità del processo e la certezza della pena permettono di completare quello che dovrebbe essere l'iter della giustizia.

PRESIDENTE

Grazie, collega Venturini.
Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Io penso che la riforma della giustizia non si fa sulla base dei sondaggi e su quello che ci dice la pancia delle persone. Penso che la discussione sul tema della giustizia civile e penale non possa essere piegata alla strumentalità della politica. Io credo che i cittadini non possano essere ancora presi in giro su questi temi.
La questione della giustizia e non la questione dei magistrati, consigliere Speranzon – ha avuto un lapsus freudiano, prima – è un problema italiano ormai da decenni: la ragionevole durata del processo, la presunzione di non colpevolezza, la riforma del processo civile e penale, il Consiglio Superiore della Magistratura, ma aggiungerei anche il tema dell'organico degli Uffici giudiziari, la finalità rieducativa della pena: sono tutte grandi questioni che sono state affrontate dalla politica in maniera più o meno seria, in questi anni, sono tutti temi aperti e seri, che vanno affrontati con rigore.
Io credo che lo dovremmo fare riponendo le spade ideologiche e affrontando, con la voglia di risolvere i problemi, i nodi ancora non risolti.
Penso che l'accesso a un sistema giudiziario efficiente sia un diritto essenziale della democrazia. Peccato che tutte queste questioni, a cui ho brevemente accennato, non hanno alcuna attinenza con gli oggetti della discussione di oggi come il PDA che ci apprestiamo ad approvare ora, che riguarda appunto un intervento legislativo in tema di limitazione della libertà personale prima della sentenza definitiva.
Ora, è certo che la custodia cautelare ha conosciuto gravi abusi in questi anni. Lo abbiamo sperimentato direttamente o indirettamente tutti, tanto che gli indennizzi per l'ingiusta detenzione sono stati erogati dallo Stato e azioni di rivalsa contro le responsabilità dei magistrati sono state attivate dal Presidente del Consiglio dei Ministri e anche il Parlamento è intervenuto spesso sul tema della custodia cautelare.
Nella scorsa legislatura abbiamo proposto una legge, che infatti è stata approvata, che limitava i casi di intervento in ambito di misure cautelari: una legge in cui chiedevamo che il giudice avesse dei paletti più restrittivi prima di decidere di utilizzare limitazioni della libertà personale prima della sentenza definitiva. In quella discussione parlamentare e su quella proposta di legge, fatta appena quattro anni fa, la Lega e Matteo Salvini votarono contro, perché ci avevate spiegato che chi ruba deve andare in galera, che a chi spaccia spetta la galera e va buttata via la chiave. Cioè, quando quel processo lì era attivato dentro le sedi parlamentari e c'era una maggioranza in Parlamento in grado di intervenire in questa direzione, la Lega ha votato contro.
Oggi ci proponete un referendum che va esattamente nella direzione opposta, perché in politica si accetta tutto, ma c'è una cosa che a mio giudizio non paga mai, cioè l'incoerenza.
Ora il punto non è - lo dico anche alla consigliera presidente Scatto - rifiutare il confronto tra punti di vista diversi, è legittimo che ci siano, è anche fisiologico attorno a temi così delicati. Il punto però è rifiutare, questo sì, di utilizzare strumenti sbagliati per battaglie giuste, perché se vogliamo aprire una riflessione sull'opportunità di contenere, ad esempio, la libertà personale prima di una sentenza passata in giudicato, non si utilizza il referendum abrogativo, si utilizzano le prerogative del Parlamento. Tra Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia, Coraggio Italia, solo alla Camera avete oltre 300 deputati. Mi volete dire che non siete in grado di intervenire in maniera efficace su questi temi con interventi che siano omogenei e normativi? Il rifiuto non è il confronto, ma è la contrarietà rispetto all'utilizzo sbagliato per battaglie giuste.
E anche il rifiuto di trasformare ancora una volta la giustizia in terreno di scontro politico. Gli italiani è vero che si lamentano della giustizia che non funziona, ma si lamentano anche del fatto che le forze politiche, anziché discutere, confrontarsi e trovare una sintesi, sul tema della giustizia fanno battaglia strumentale.
Il rifiuto, infine, di mescolare, di confondere le tattiche dei Partiti per qualche voto in più e gli equilibri istituzionali e democratici di questo Paese: sulla pelle della giustizia delle nostre Istituzioni non si fa propaganda politica.
Il rifiuto, insomma, di snaturare l'idea del referendum abrogativo, che non può essere, Presidente, lo stimolo, l'incentivo al Parlamento a fare il proprio mestiere: la funzione del referendum abrogativo è abrogare le leggi ritenute ingiuste e inadeguate. Se si vuole stimolare il Parlamento si fa altro.
Il rifiuto, infine, di mettere in discussione il tentativo reale e concreto di riforma che in questo momento il Parlamento e il Governo stanno provando a perseguire.
Lo dico ai colleghi della Lega, ai colleghi di Forza Italia: il patto di governo che abbiamo fatto a Roma nell'interesse del Paese non si onora a giorni alterni. Non può essere che quando ci fa comodo ci assumiamo e condividiamo le responsabilità del Governo e quando non ci fa comodo andiamo in piazza a fare i cortei contro. Guardate che non funzionano così neanche le coalizioni più variegate e differenti.
L'impegno a trovare la sintesi migliore, seppur difficile, tra le nostre posizioni e le vostre per uscire dalla pandemia, per utilizzare in maniera efficiente le risorse del PNRR, a cui è strettamente connessa la riforma della giustizia, è uno sforzo che o facciamo tutti con lo stesso tasso di responsabilità oppure perdiamo tutti, anzi perde il Paese prima di tutto.
La questione non è non confrontarsi: la questione è essere seri e rispettosi gli uni nei rapporti e nei confronti dell'altro. Quando abbiamo scelto di aderire alla proposta del presidente Mattarella di costruire con il presidente Draghi un Governo multicolore per il Paese, sapevamo che non sarebbe stato facile perché ci dividono tanti punti di vista e tante posizioni su tanti temi. Speravamo però che almeno su una cosa avremmo potuto incontrarci e condividere: la responsabilità che il Governo del Paese richiede e, invece, ci troviamo alla prima curva, ancora una volta, a dividere il Paese tra chi vuole essere responsabilmente forza che produce effetti e chi sta nei gazebi a cavalcare il consenso.
Guardate, su questi referendum la battaglia si farà nel momento in cui e semmai la Corte dovesse ritenerli ammissibili e magari sarà quello il momento di riapprofondire anche le questioni nel merito, ma l'affidabilità delle forze politiche si misura anche in questi momenti e il fatto che questo Consiglio regionale si sia piegato a questo tipo di logica, a questo tipo di responsabilità, io credo che non sia decoroso per nessuno di noi.
Quindi il no convinto a questo quesito in particolare, ma il no a un metodo, il no ad un'incapacità di essere leali nei patti che si prendono con il Paese e per il Paese. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 19.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Vi do il risultato della votazione, che abbiamo fatto prima per i membri effettivi e supplenti (N.d.r - relativo alla PDA 18).
Presenti 46, votanti 45, 7 schede bianche. Ciambetti ha ottenuto 37 preferenze, Pan 37 preferenze. Poi ci sono 1 preferenza sia per Ciambetti che per Zaia, come membro supplente che per effettivo.
Risultano eletti Ciambetti come membro effettivo e Pan membro supplente.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE

Prego, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Molto brevemente. Siccome si è bloccato il video e non abbiamo potuto verificare quest'ultimo voto, se ci può dare l'esito dell'ultimo voto elettronico che abbiamo appena effettuato.

PRESIDENTE

Un attimo solo, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie.

PRESIDENTE

Sono 33 i voti favorevoli, 9 i contrari, 3 gli astenuti.
Passiamo ora alla votazione degli altri due membri effettivi e supplenti.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo del decreto del presidente della repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del codice di procedura penale) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 71/2021)

Vi stanno consegnando le schede per la votazione. Ci sono delle proposte? Immagino siano le medesime.
Collega Villanova, membro effettivo e supplente.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Sì, Presidente, confermo: effettivo Ciambetti, supplente Pan.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Procediamo, allora.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET
Anna Maria BIGON
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI Ha votato
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Cristina GUARDA
È chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione a pag. 113)

PRESIDENTE

Passiamo al punto successivo, che è il numero 12).
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 20
Ci sono dichiarazioni di voto?
Collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso Forza Italia sostiene questa proposta, partendo da una considerazione che ha fatto Carlo Nordio, il quale dice: in realtà, la miglior riforma per poter combattere la degenerazione correntizia sarebbe l'introduzione del sorteggio. Questo, che dovrebbe essere l'obiettivo, che condivido, in realtà è un obiettivo. Nel frattempo viene proposta intanto questa possibilità di presentare le candidature da parte dei magistrati per entrare nell'organo dell'autogoverno, cioè del CSM, senza l'appoggio delle liste di magistrati. Ecco, questo può favorire l'entrata quindi di soggetti nel Consiglio Superiore della Magistratura, anche se magari non appartengono a dei gruppi e quindi in questo modo si contrasta la deriva correntizia.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 20.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Anche in questo caso dobbiamo nominare un membro effettivo e uno supplente per la consegna dei quesiti referendari.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo della legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO. (Deliberazione n. 73/2021)

Collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Propongo sempre come membro effettivo il presidente Ciambetti e come supplente il consigliere Pan.

PRESIDENTE

Bene.
Passiamo alla consegna delle schede.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Iniziamo.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI Ha votato
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Cristina GUARDA
Luciano SANDONÀ Ha votato
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione a pag. 117)

PRESIDENTE

Grazie.
Vi do l'esito del risultato della votazione precedente relativa alla PDA 19:
presenti 47, votanti 47, schede bianche 8. Hanno ottenuto: Ciambetti, come membro effettivo, 38 voti, Pan, come membro supplente, 38 voti, Pan. come membro effettivo, 1 voto, Ciambetti, come supplente, 1 voto, Zaia, come effettivo, 1 voto, Formaggio, come supplente, 1 voto.
Risultano eletti: Ciambetti come effettivo e Pan come supplente.
Passiamo al punto successivo.
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 21
Ci sono dichiarazioni di voto?
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Forza Italia, in questo caso, vota a favore di questa proposta perché introduce un elemento di parità negli organi dell'ordinamento giudiziario: Abbiamo i laici e i togati che hanno uguale potere nella discussione della deliberazione, quindi magistrati, avvocati e professori universitari hanno pari dignità.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 21.
La votazione è aperta.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.

PRESIDENTE

Anche in questo caso dobbiamo nominare i due membri effettivo e supplente.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera c), della legge 25 luglio 2005, n. 150), nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni". DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 75/2021)

Collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Sempre effettivo il presidente Ciambetti e supplente il consigliere Pan.

PRESIDENTE

Bene, grazie.
Consegniamo le schede

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Iniziamo con la votazione.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato.
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Cristina GUARDA
Andrea ZANONI
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione pag. 121)

PRESIDENTE

Grazie.
Vi do l'esito del risultato della votazione precedente relativa alla PDA 20:
presenti 47, votanti 47, schede bianche 8. Hanno ottenuto: Ciambetti come membro effettivo 37, Pan come membro supplente, 37, Pan effettivo 1. Formaggio supplente 1, Speranzon effettivo 1, Soranzo supplente 1.
Risultano eletti Ciambetti come effettivo e Pan come supplente.
Passiamo al punto successivo, che è il numero 14).
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 22
Ci sono dichiarazioni di voto?
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 22.
La votazione è aperta.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Anche in questo caso dobbiamo nominare i due membri.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli della legge 13 aprile 1988, n. 117 (Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 77/2021)

Prego, collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Effettivo il Presidente Ciambetti e supplente il consigliere Pan.

PRESIDENTE

Consegniamo le schede.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Iniziamo la votazione.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Silvia CESTARO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Andrea ZANONI
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione pag. 125)

PRESIDENTE

Grazie.
Vi do il risultato della votazione precedente, relativa alla PDA 21:
presenti 46, votanti 46, schede bianche 7. Hanno ottenuto voti: Ciambetti come effettivo 37, Pan, come supplente 37, Finco come effettivo uno, Finco come supplente,1, Cavinato come effettivo 1, Dolfin come supplente 1.
Risultano eletti: Ciambetti come effettivo e Pan come supplente.
Passiamo ora al punto successivo, che è il numero 15).
PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 23
Ha chiesto di intervenire la collega Venturini in dichiarazione di voto. Prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso Forza Italia sostiene questa proposta perché la separazione delle carriere è la battaglia delle battaglie di Forza Italia.
A dire il vero, il nostro processo diventa accusatorio a partire dal 1988, mutuandolo dall'ordinamento del sistema anglosassone, dove vige il principio della separazione delle carriere, quindi, è consustanziale al processo penale accusatorio il regime della separazione delle carriere.
Attualmente sono possibili quattro passaggi tra magistratura requirente e giudicante. Con la riforma Cartabia si vorrebbero ridurre a due, mentre con questa proposta si vorrebbe rendere la scelta irreversibile da parte del magistrato che deve decidere all'inizio del suo percorso se intraprendere la strada della magistratura requirente o di quella giudicante.

PRESIDENTE

Grazie collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la Proposta di deliberazione amministrativa n. 23.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora alla nomina dei due membri effettivi e supplenti per il deposito dei quesiti referendari.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12 'Ordinamento giudiziario', della legge 4 gennaio 1963, n. 1 'Disposizioni per l'aumento degli organici della magistratura e per le promozioni', del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26 'Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160 'Nuova disciplina dell'accesso in magistratura, nonché in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto-legge 29 dicembre 2009 n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24 'Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario', nel testo risultante dalle rispettive successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 79/2021)

Collega Villanova. Prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Dopo attenta riflessione indico come effettivo il presidente Ciambetti e come supplente il consigliere Pan.

PRESIDENTE

Bene.
Consegniamo le schede.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Procediamo con la votazione.
Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI Ha votato
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Anna Maria BIGON Ha votato
Zanoni Andrea
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione pag. 128)
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PRESIDENTE
Grazie, Consigliere Segretario.
Do l'esito della votazione precedente (N.d.r. - relativo alla PDA 22):
46 presenti, 46 votanti, 7 schede bianche, 37 voti a Ciambetti effettivo, 38 a Pan, un voto a Finco, sia supplente che effettivo, Rizzotto.
Sono nominati effettivo Ciambetti e supplente Pan.
Grazie colleghi, anche per la fiducia. Fosse stata un'elezione a preferenze, sarebbe stata una buona giornata.
Abbiamo terminato con il referendum, a parte, appunto, l'esito dell'ultimo voto sui delegati a depositare gli esiti del Consiglio regionale. Affidiamo il coordinamento tecnico all'Ufficio legislativo, che c'è sempre in questi casi.
Portate pazienza un attimo.
Colleghi, un attimo di attenzione.
Come ho detto all'inizio della ripresa della seduta pomeridiana, nella prima votazione il Garante non ha raggiunto i due terzi degli assegnati, quindi dobbiamo ripetere la votazione sul Garante.
Penso che la proposta sia la medesima.
Collega Villanova, lo dica al microfono, grazie.
Prego, Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Sì, Presidente, la proposta è la medesima, quindi l'indicazione di voto è per il dottor Caramel.

PRESIDENTE

Grazie. Colleghi, se facciamo un po' di silenzio, facciamo presto.
Allora, avete ricevuto tutti quanti le schede? Mi pare di sì da quello che vedo in Aula.
Ripetiamo la VOTAZIONE DEL GARANTE.
Chiedo alla collega Segretario di fare l'appello. Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Marco ANDREOLI Ha votato
Erika BALDIN Ha votato
Fabiano BARBISAN Ha votato
Roberto BET Ha votato
Anna Maria BIGON Ha votato
Simona BISAGLIA Ha votato
Fabrizio BORON Ha votato
Alberto BOZZA Ha votato
Sonia BRESCACIN Ha votato
Vanessa CAMANI
Elisa CAVINATO Ha votato
Milena CECCHETTO Ha votato
Giulio CENTENARO Ha votato
Laura CESTARI Ha votato
Silvia CESTARO Ha votato
Roberto CIAMBETTI Ha votato
Enrico CORSI Ha votato
Marco DOLFIN Ha votato
Marzio FAVERO Ha votato
Nicola Ignazio FINCO Ha votato
Joe FORMAGGIO Ha votato
Nazzareno GEROLIMETTO Ha votato
Cristina GUARDA
Arturo LORENZONI Ha votato
Silvia MAINO Ha votato
Gabriele MICHIELETTO Ha votato
Jonatan MONTANARIELLO Ha votato
Elena OSTANEL Ha votato
Giuseppe PAN Ha votato
Tomas PICCININI Ha votato
Daniele POLATO Ha votato
Giacomo POSSAMAI Ha votato
Gianpiero POSSAMAI Ha votato
Giovanni PUPPATO Ha votato
Tommaso RAZZOLINI Ha votato
Filippo RIGO Ha votato
Silvia RIZZOTTO Ha votato
Luciano SANDONÀ Ha votato
Francesca SCATTO Ha votato
Enoch SORANZO Ha votato
Raffaele SPERANZON Ha votato
Stefano VALDEGAMBERI Ha votato
Elisa VENTURINI Ha votato
Roberta VIANELLO Ha votato
Alberto VILLANOVA Ha votato
Andrea ZANONI Ha votato
Marco ZECCHINATO Ha votato
Francesca ZOTTIS Ha votato
Seconda chiamata.
Vanessa CAMANI Ha votato
Chiusa la votazione.
(N.d.r. - risultato votazione pag. 129)

PRESIDENTE

Grazie al Consigliere Segretario.
Do l'esito della votazione precedente (N.d.r. – relativo alla PDA 23):
46 presenti, 46 votanti, 7 schede bianche. 37 voti Ciambetti, 37 Pan, Finco 1 voto, Rizzotto 1 voto, Dolfin 1 voto e Finco 1 voto come supplente.
Nominati Ciambetti effettivo e Pan supplente.
Vi invito a portare pazienza ancora un attimo che aspettiamo lo spoglio dell'ultima votazione e, dopo questa votazione, se tutto funziona, sospendiamo i lavori, altrimenti ripetiamo la votazione.
Domani si riprende alle 11.30. Riprendiamo con il rendiconto e con l'ordine del giorno che avevamo lasciato questa mattina.
Lo dico ai colleghi: penso, come avevo già detto in Capigruppo, che anche la prossima settimana dovremmo far Consiglio martedì e mercoledì perché l'assestamento e altri temi penso che saranno impegnativi per l'Aula. Quindi, mettiamoci già nell'ordine di idee che martedì e mercoledì faremo Consiglio regionale.
Portate pazienza un attimo.
Comunico l'esito della nomina del Garante regionale dei diritti della persona: 47 presenti, 47 votanti, 9 schede bianche. 38 voti a Mario Caramel, che viene eletto Garante regionale dei diritti della persona.
Dovremmo organizzare per il giuramento del Garante nella prossima seduta, che avverrà il 27 o il 28 luglio.
Bene, con questa votazione chiudiamo i lavori per questa sera.
Riprendiamo domani, alle ore 11.30, con le interrogazioni che rimangono da fare e poi riprendiamo l'ordine del giorno, come concordato in Capigruppo questa mattina, con il rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2020, la nomina del Direttore dell'ARPAV e via dicendo gli altri punti previsti all'Odg.
Grazie e buonasera.
La seduta termina alle ore 18.56
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI

Resoconto stenotipico a cura di:
Real Time Reporting S.r.l.

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Cristiano Gebbin e Paola Lombardo
Verbale n. 27 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 27
MARTEDì 20 LUGLIO 2021


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTI FRANCESCA ZOTTIS E NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 27a seduta pubblica – martedì 20 luglio 2021
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, con modalità telematica mista, secondo quanto previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 34 dell'11 marzo 2021.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11577 del 15 luglio 2021.

Il Presidente CIAMBETTI, dopo un rinvio, dichiara aperta la seduta alle ore 10.55.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin .

Punto n. 1) all'ordine del giorno


Approvazione verbali delle sedute precedenti

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 26a seduta pubblica di martedì 6 luglio 2021.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio

Il PRESIDENTE comunica che il consigliere Giacomin è in congedo.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze

e

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4, del Regolamento

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 43 del 07.01.2021
presentata dalla consigliera Ostanel
"COVID focolaio in terapia intensiva all'Ospedale di Mirano (VE), quali le misure della Regione per evitare focolai negli ospedali?"

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) in sede di replica.

n. 92 del 09.03.2021
presentata dalla consigliera Ostanel
"Caregiver, quando e con che modalità saranno vaccinati? La Regione faccia chiarezza."

e

n. 112 del 29.03.2021
presentata dalla consigliera Ostanel
"Covid, a quando una campagna vaccinale chiara e omogenea in tutto il territorio regionale con sola priorità alle persone fragili?"

e la

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zottis, Bigon, Montanariello e Zanoni relativa a "Distrofia muscolare, disabilità grave, familiari conviventi di disabili gravi e caregiver sono stati collocati dalle più alte istituzioni italiane nella categoria 1, che ha massima priorità nelle vaccinazioni antiCovid, a che punto siamo in Veneto?" (Interrogazione a risposta scritta n. 68).  [RESOCONTO]

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra le IRI nn. 92 e 112.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde congiuntamente per conto della Giunta regionale.

In sede di replica intervengono le consigliere Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e Zottis (Partito Democratico Veneto).

n. 46 dell'11.01.2021
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Lorenzoni e Guarda
"Sospeso il servizio del centro di recupero della fauna selvatica di Treviso. La Regione intende garantire questo importante servizio previsto dalla legge?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Durante l'intervento del consigliere Zanoni assume la Presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 149 del 14.06.2021
presentata dalle consigliere Ostanel e Guarda
"Cantiere SPV a Cereda di Cornedo Vicentino (VI): garantire che i rumori e le vibrazioni prodotte siano nei limiti consentiti e garantire ogni accorgimento possibile per limitare i disagi per i cittadini"

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora De Berti che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) in sede di replica.

n. 64 del 21.01.2021
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Guarda
"Strage di fauna selvatica all'Oasi del Busatello a mezzo di esche avvelenate. La Regione intende costituirsi parte civile al processo contro il responsabile?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 120 del 12.04.2021
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Camani
"Quando la Regione intende risolvere il grave problema della carenza dei medici di base in provincia di Treviso?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 129 del 06.05.2021
presentata dalla consigliera Ostanel
"Caregiver e fragili: come mai il Veneto risulta tra le ultime regioni nella vaccinazione di queste categorie??"

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) in sede di replica.

n. 135 del 14.05.2021
presentata dai consiglieri Montanariello e Zottis
"Farmacie AMES di Venezia e terraferma: deve essere garantita una adeguata dotazione organica per non interrompere il servizio"

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 141 del 19.05.2021
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Zottis
"Ripetuti incidenti nell'attività di volo sportivo sul Monte Grappa: la Giunta regionale intende sostenere le richieste dei sindaci e dei cittadini del territorio interessato?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Durante l'intervento del consigliere Zanoni assume la Presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Il PRESIDENTE sospende la seduta per permettere una riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.

La seduta è sospesa alle ore 12.09.

La seduta riprende alle ore 12.18.

Il PRESIDENTE comunica, come deciso nella conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, l'anticipazione dei punti 7), 10), 11), 12), 13), 14) e 15) all'ordine del giorno.

Punto n. 7) all'ordine del giorno

Elezione del Garante regionale dei diritti della persona (Deliberazione n. 80/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) il quale a nome dei gruppi consiliari Zaia Presidente, Liga Veneta e Veneto autonomia indica la candidatura del dottor Mario Caramel.

In discussione generale intervengono i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, dell'elezione in oggetto.

Dopo la prima votazione, nella quale non viene raggiunta la maggioranza dei due terzi dei votanti, si procede alla seconda votazione come previsto dall'articolo 3 della legge regionale n. 37/2013 .

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione.

Assegnati n. 51
Presenti n. 47
Votanti n. 47
Schede bianche n. 9

Ha ottenuto voti:

Caramel Mario n. 38

Risulta eletto

Caramel Mario

Punti nn. 10), 11), 12), 13), 14) e 15) all'ordine del giorno

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 "Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63 della legge 6 novembre 2012, n. 190". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 18) APPROVATA (Deliberazione n. 68/2021)  [RESOCONTO]

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo del decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del Codice di procedura penale) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 19) APPROVATA (Deliberazione n. 70/2021)  [RESOCONTO]

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo della legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla Costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 20) APPROVATA (Deliberazione n. 72/2021)  [RESOCONTO]

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera c), della legge 25 luglio 2005, n. 150), nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 21) APPROVATA (Deliberazione n. 74/2021)  [RESOCONTO]

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli della legge 13 aprile 1988, n. 117 (Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 22) APPROVATA (Deliberazione n. 76/2021)  [RESOCONTO]

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12 'Ordinamento giudiziario', della legge 4 gennaio 1963, n. 1 'Disposizioni per l'aumento degli organici della magistratura e per le promozioni', del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26 'Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160 'Nuova disciplina dell'accesso in magistratura, nonché in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto-legge 29 dicembre 2009 n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24 'Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario', nel testo risultante dalle rispettive successive modificazioni ed integrazioni. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 23) APPROVATA (Deliberazione n. 78/2021)  [RESOCONTO]



Come concordato nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, si procede congiuntamente con la relazione e con la discussione generale dei sei provvedimenti.

Intervengono i consiglieri Villanova (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

La seduta è sospesa alle ore 13.02.

La seduta riprende alle ore 14.47.

In discussione generale intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier).

Durante l'intervento del consigliere Pan assume la Presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale intervengono i consiglieri Valdegamberi (Gruppo Misto), Lorenzoni (Gruppo Misto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Scatto (Zaia Presidente), Speranzon (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

La seduta è sospesa alle ore 16.35.

La seduta riprende alle ore 16.49.

In discussione generale intervengono i consiglieri Baldin (Movimento 5 Stelle), Montanariello (Partito Democratico Veneto), Zottis (Partito Democratico Veneto), Bigon (Partito Democratico Veneto), Ciambetti (Liga Veneta per Salvini Premier).

Si passa all'esame dell'ordine del giorno collegato alla proposta di deliberazione amministrativa n. 18.

ODG n. A1

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "La Regione del Veneto intervenga affinché Parlamento e Governo si impegnino a garantire i diritti politici sul referendum, recependo le osservazioni del comitato di diritti umani dell'ONU". RESPINTO  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) che lo illustra.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l'ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio non approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Hanno votato no:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

In dichiarazione di voto finale sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 18 intervengono i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE, annullata la prima votazione per problemi tecnici, pone nuovamente in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 18.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

Formaggio, Razzolini, Soranzo, Speranzon

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 "Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell'articolo 1, comma 63 della legge 6 novembre 2012, n. 190". DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 69/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

Il consigliere segretario Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 46
Votanti n. 46
Schede bianche n. 7

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 37
Zaia Luca n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 37
Ciambetti Roberto n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

In dichiarazione di voto finale sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 19 intervengono le consigliere Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Camani (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 19.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Sponda, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis


Astenuti:

Formaggio, Razzolini, Speranzon

Non votanti:

nessuno

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo del decreto del presidente della repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del codice di procedura penale) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 71/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 47
Votanti n. 47
Schede bianche n. 8

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 38
Pan Giuseppe n. 1
Zaia Luca n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 38
Ciambetti Roberto n. 1
Formaggio Joe n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

In dichiarazione di voto finale sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 20 interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 20.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articolo della legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO. (Deliberazione n. 73/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 47
Votanti n. 47
Schede bianche n. 8

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 37
Pan Giuseppe n. 1
Speranzon Raffaele n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 37
Formaggio Joe n. 1
Soranzo Enoch n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

In dichiarazione di voto finale sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 21 interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 21.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del decreto legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e nuova disciplina dei consigli giudiziari, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera c), della legge 25 luglio 2005, n. 150), nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni". DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 75/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 46
Votanti n. 46
Schede bianche n. 7

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 37
Cavinato Elisa n. 1
Finco Nicola Ignazio n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 37
Dolfin Marco n. 1
Finco Nicola Ignazio n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 22.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli della legge 13 aprile 1988, n. 117 (Risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati) nel testo risultante dalle successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 77/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 46
Votanti n. 46
Schede bianche n. 7

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 37
Finco Nicola Ignazio n. 1
Rizzotto Silvia n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 38
Finco Nicola Ignazio n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

In dichiarazione di voto finale sulla proposta di deliberazione amministrativa n. 23 interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 23.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE, preso atto che la richiesta di referendum ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 deve contenere l'indicazione dei delegati del Consiglio regionale del Veneto, uno effettivo e uno supplente, passa alla nomina dei delegati.

Richiesta di referendum abrogativo, ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione e dell'articolo 29 della legge 352/1970 "Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa del popolo", di disposizioni di articoli del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12 'Ordinamento giudiziario', della legge 4 gennaio 1963, n. 1 'Disposizioni per l'aumento degli organici della magistratura e per le promozioni', del decreto legislativo 30 gennaio 2006, n. 26 'Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto legislativo 5 aprile 2006, n. 160 'Nuova disciplina dell'accesso in magistratura, nonché in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell'articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150', del decreto-legge 29 dicembre 2009 n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24 'Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario', nel testo risultante dalle rispettive successive modificazioni ed integrazioni. DESIGNAZIONE DEL DELEGATO EFFETTIVO E DEL DELEGATO SUPPLENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE. (Deliberazione n. 79/2021)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che propone come delegato effettivo il Presidente Ciambetti e come delegato supplente il consigliere Pan.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della votazione, a scrutinio segreto, delle nomine in oggetto.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della votazione:

Assegnati n. 51
Presenti n. 46
Votanti n. 46
Schede bianche n. 7

Hanno ottenuto voti:

delegato effettivo: Ciambetti Roberto n. 37
Dolfin Marco n. 1
Finco Nicola Ignazio n. 1

delegato supplente: Pan Giuseppe n. 37
Finco Nicola Ignazio n. 1
Rizzotto Silvia n. 1

Risultano eletti:

Ciambetti Roberto e Pan Giuseppe

Assume la Presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato domani mercoledì 21 luglio alle ore 11.30.

La seduta termina alle ore 18.55.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BISAGLIA Simona
PICCININI Tomas
BORON Fabrizio
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RAZZOLINI Tommaso
CECCHETTO Milena
RIGO Filippo
CENTENARO Giulio
RIZZOTTO Silvia
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CESTARO Silvia
SCATTO Francesca
CIAMBETTI Roberto
SORANZO Enoch
CORSI Enrico
SPERANZON Raffaele
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FINCO Nicola Ignazio
VENTURINI Elisa
FORMAGGIO Joe
VIANELLO Roberta
GEROLIMETTO Nazzareno
VILLANOVA Alberto
GUARDA Cristina
ZANONI Andrea
LORENZONI Arturo
ZECCHINATO Marco

ZOTTIS Francesca




LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
Erika BALDIN








IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI











N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Cristiano Gebbin e Paola Lombardo