ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 29/08/2023 n. 107

Resoconto n. 107 - 11^ legislatura
Resoconto 107 a Seduta pubblica
Martedì, 29 agosto 2023
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.45

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 107a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11829 del 24 agosto 2023.
Registratevi su Concilium. Vedo molti presenti in Aula che non sono ancora registrati.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 106a Seduta pubblica di martedì 1° agosto 2023.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Elisa CAVINATO
I congedi sono concessi.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Abbiamo quattro IRI.
Partiamo con la IRI n. 301 della collega Guarda.

Interrogazione a risposta immediata n. 301 del 6 ottobre 2022 presentata dai consiglieri Guarda, Baldin, Ostanel, Lorenzoni, Giacomo Possamai, Camani, Bigon, Montanariello, Zanoni e Zottis relativa a "ATENEO PATAVINO E CARENZA DI ALLOGGI PUBBLICI A FAVORE DEGLI STUDENTI, NON UN FATTO NUOVO MA QUASI UNA TRISTE RICORRENZA CHE SI AGGRAVA DI ANNO IN ANNO: QUALI INTERVENTI SPECIFICI DELLA REGIONE A SALVAGUARDIA DEL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI CHE SCELGONO L'UNIVERSITÀ DI PADOVA?"

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione del 6 ottobre 2022, circa undici mesi fa.
Premesso che in sede di risposta alle interrogazioni a risposta immediata n. 204 dell'ottobre 2021 avente a oggetto "Università di Padova e alloggi per studenti fuori sede: quali interventi urgenti della Regione del Veneto?", e n. 208 sempre dell'ottobre 2021, avente a oggetto "Padova: mancanza di alloggi per studenti. Cosa intende fare la Regione perché non accada più?", insieme con le consigliere Baldin, Ostanel, Camani, Bigon e Zottis e i consiglieri Lorenzoni, Possamai e Montanariello, abbiamo ricevuto la risposta che riportiamo: "L'ESU di Padova ha comunicato di aver interloquito con i collegi universitari esistenti nel territorio di riferimento per agevolare la ricerca di alloggi da parte da parte degli studenti e, allo scopo, ha allo studio la possibilità di attivare un sistema integrato che metta in contatto la domanda e l'offerta di alloggi per fornire agli studenti un servizio che consenta loro di avere un'offerta più ampia di posti letto.
Di omologo tenore, peraltro, sulla medesima questione, è anche la risposta fornita dall'organo esecutivo alle interrogazioni a risposta immediata n. 203 del 2021, con oggetto "Caro alloggi Università di Padova, la Regione intende intervenire?" e n. 202, di pari data, con oggetto "Alloggi per studenti universitari: quali sono le intenzioni della Regione?".
Appreso e constatato che, a distanza di quasi un anno dal deposito dell'interrogazione in premessa, la situazione non è migliorata, anzi è sensibilmente peggiorata, con la presenza di 1.300 idonei non assegnatari dell'alloggio pubblico tra gli studenti che hanno scelto di iscriversi al prestigioso Ateneo, abbiamo interrogato l'Assessore regionale all'Istruzione per sapere quali rimedi nell'immediato intende direttamente attivare a fronte dell'ormai cronica carenza di alloggi da destinare agli studenti dell'Università di Padova.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Donazzan.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, Presidente.
Allo scopo di incrementare l'offerta del servizio abitativo la Giunta regionale, per il tramite dell'ESU di Padova, ha posto in essere numerose azioni per incrementare il numero di alloggi a favore degli studenti universitari.
Molte di queste azioni si sono realizzate nel corso dell'anno 2022, in corrispondenza con l'emanazione di diversi avvisi pubblici da parte del Ministero dell'Università, sostenuti finanziariamente anche con risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Con l'istanza di cofinanziamento del 16 maggio 2022, l'ESU ha partecipato al bando applicativo della legge 14/11/2000, n. 338, recante Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari, approvato con decreto del Ministero dell'Università e della Ricerca il 30 novembre 2021, n. 1257.
Nello specifico, l'ESU ha rivolto domanda per:
- la realizzazione di lavori di manutenzione straordinaria, nonché di efficientamento energetico, e rinnovo degli arredi per la residenza universitaria Galileo Galilei, di proprietà dell'ESU, sita a Padova, in via Magarotto, dal civico 9 al 16. Il complesso residenziale è composto da 45 appartamenti, distribuiti su tre piani, per un totale di 60 posti letto;
- la riqualificazione della residenza San Silvestro, a seguito dei danni subiti per il sisma avvenuto nel 2012, in conseguenza dei quali è stata chiusa all'utenza. Un complesso residenziale composto da appartamenti con stanze singole e doppie in grado di garantire complessivamente n. 60 posti letto;
- l'esecuzione di lavori di ristrutturazione edilizia, manutenzione straordinaria e interventi di efficientamento energetico su una porzione dell'immobile del Collegio delle Missioni Africane, sito in via San Giovanni da Verdara.
Inoltre, l'ESU ha partecipato anche all'avviso pubblico di cui al decreto ministeriale 26 agosto 2022, modificato con decreto ministeriale successivo, con cui sono state previste specifiche procedure di cofinanziamento con le risorse del PNRR, Misura 4, eccetera, destinate al conseguimento della disponibilità di posti letto per studenti universitari, tramite l'acquisizione del diritto di proprietà o comunque l'instaurazione di un rapporto di locazione a lungo termine, oppure per finanziare interventi di adeguamento delle residenze universitarie.
L'ESU ha presentato istanza di cofinanziamento a fronte degli accordi di locazione conclusi a lungo termine per la gestione e il godimento dell'immobile Small Royal Hotel, sito in via Gattamelata a Padova, con una capienza di 40 posti letto; immobile sito in via Minio, a Padova, 22 posti letto; immobile sito in viale 10 Giugno, a Vicenza, 62 posti letto.
Con il decreto ministeriale del 28 novembre 2022 è stata approvata la graduatoria relativa agli interventi ammissibili a finanziamento, tra i quali sono risultati cofinanziati tutti e tre gli interventi proposti dall'ESU di Padova.
Nel momento in cui si redige la presente risposta – quindi stiamo parlando del 22 agosto – l'ESU è in attesa di conoscere gli esiti dell'avviso scaduto l'11 luglio 2023, di cui al decreto ministeriale n. 469 del 12 maggio, finalizzato a potenziare l'offerta di posti letto a favore degli studenti.
L'ESU, pertanto, ha manifestato l'interesse di incrementare l'offerta di alloggi con adeguati interventi di finanziamento presso i seguenti immobili, attualmente non utilizzati a causa della loro vetustà, ubicati in prossimità delle sedi universitarie: la residenza Tartaglia, 116 posti letto, a Padova, la residenza Facciolati, 33 posti letto, a Padova.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Ringrazio l'assessore Donazzan per aver esposto questi dati, che sono sicuramente molto interessanti.
Si apprezza lo sforzo rispetto a questo obiettivo. C'è tuttavia una domanda che mi verrebbe spontanea, anche confrontandomi con la collega Ostanel: alla luce del fatto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza mi sembra che preveda anche una parte di alloggi destinati all'affitto privato, sarebbe utile capire e approfondire ulteriormente quanti di questi elencati saranno destinati a una convenzione privata di affitto allo studente e non alla tariffa agevolata ESU. Vorrei capire se è possibile avere questo dato.
Inoltre, ovviamente, questi dati, sebbene siano sicuramente interessanti e diano un approccio positivo, d'altra parte, però, rispetto ai 1.300 idonei non assegnatari dell'alloggio pubblico degli studenti che si sono iscritti all'Ateneo Patavino, è evidente che tuttavia questi numeri – ossia 60 più 60, 22, 62 ed eventualmente, se l'avviso pubblico scaduto l'11 luglio 2023 darà buon esito per i 116 posti e i 33 – sono ben distanti dal rispondere ai 1.300 idonei non beneficiari di alloggio. Questo ci dice come sia necessario, sia nella prossima tornata di bilancio che in una programmazione pluriennale, agire intensamente, da un punto di vista economico e di impegno di programmazione politica, in questa direzione.
Questa è l'unica osservazione che vorremmo portare – penso di poter parlare a nome anche degli altri sottoscrittori dell'interrogazione – ringraziando per l'impegno che ESU ha messo in atto, insieme a tutti gli uffici e a tutte le persone che sono intervenute, rilevando come questi numeri siano evidentemente in discrasia rispetto all'alta richiesta di 1.300 studenti.

PRESIDENTE

Grazie.
Siamo ancora con la collega Guarda, IRI n. 368.

Interrogazione a risposta immediata n. 368 del 1° marzo 2023 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "FUSTELLE E FARMACI RIMBORSABILI, NEL VICENTINO PRESUNTA TRUFFA AI DANNI DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE: QUALI ACCORGIMENTI PER INCREMENTARE LA PREVENZIONE?"

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Il 1° marzo 2023 ho presentato questa interrogazione sulla scorta dei fatti rappresentati nell'ambito di un servizio giornalistico andato in onda il 28 febbraio 2023 nel palinsesto "Le Iene".
Si apprende, infatti, che nelle pertinenze di una farmacia del vicentino, di afferenza dell'ULSS 8 Berica, sarebbero state rinvenute delle confezioni integre di farmaci rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale e, tuttavia, prive delle etichette rimovibili a lettura ottica, o fustella, a indicare, ovviamente in via di ipotesi, che tali farmaci in realtà non siano mai stati consegnati agli assistiti, da ciò conseguendo l'ottenimento del relativo e indebito rimborso a carico del Servizio sanitario nazionale.
Rilevato che, secondo la ricostruzione offerta dal menzionato servizio, nel quale si dà peraltro conto dell'intervento del Nucleo Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri di Padova, il titolare della farmacia, in relazione ai fatti riportati, è stato denunciato in relazione alla contestata ipotesi di truffa.
Evidenziato che l'intervento di cui in premessa troverebbe origine da una dettagliata comunicazione presentata in forma anonima e considerato che, fatto salvo quanto emergerà dagli approfondimenti giudiziari del caso, i fatti oggetto di contestazione in quanto posti in essere tramite artifici o raggiri per indurre l'Azienda ULSS a erogare il rimborso sono particolarmente gravi perché, oltre al danno patrimoniale e al danno all'immagine, minano alle fondamenta il funzionamento del rimborso erariale delle erogazioni farmaceutiche, in quanto fondato sul reciproco affidamento.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta Consigliera regionale interroga l'Assessore regionale alla sanità per sapere, rispetto a quanto sopra esposto, quali accorgimenti sono attualmente al vaglio o saranno al vaglio della Giunta regionale per incrementare i meccanismi di controllo al fine di prevenire fatti analoghi.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Risponde l'assessore Lanzarin.

Ass.ra Manuela LANZARIN

L'articolo 127 del Testo unico delle leggi sanitarie, approvato con decreto del 27 luglio 1934, stabilisce che nel corso di ciascun biennio tutte le farmacie debbano essere ispezionate dal medico provinciale, che può anche compiere ispezioni straordinarie.
L'articolo 16 della legge regionale n. 31 del 1980 n. 78, nell'attribuire all'ufficio per il Servizio farmaceutico di ciascuna Azienda USL la funzione ispettiva di vigilanza e controllo sulle farmacie pubbliche e private convenzionate, individua nel responsabile del medesimo ufficio la figura professionale sostitutiva del medico provinciale e ribadisce, conformemente a quanto stabilito dal citato articolo 127, l'effettuazione biennale delle visite ispettive ordinarie e straordinarie alle farmacie da parte di apposita Commissione costituita dal responsabile dell'ufficio per il Servizio farmaceutico dell'Unità Sanitaria Locale, da un medico dipendente dell'Unità Sanitaria Locale e da un farmacista designato dall'Ordine dei farmacisti della Provincia.
Tale Commissione è individuata presso ogni azienda USL con propri provvedimenti e ad essa compete la vigilanza sulle farmacie del proprio territorio. L'attività ispettiva è uno strumento di controllo per garantire la qualità delle prestazioni farmaceutiche. Essa mira a verificare la conformità di tutti gli aspetti tecnico-amministrativi dell'attività farmaceutica, tra cui la corretta gestione dei farmaci, inclusa la ricettazione, l'organizzazione e l'idoneità dei locali, il possesso dei requisiti, la salubrità dei locali, la presenza delle apparecchiature e delle sostanze obbligatorie.
Peraltro, con delibera di Giunta del 9 gennaio 2013, la Regione ha provveduto ad approvare il nuovo schema di verbale di ispezione presso le farmacie pubbliche e private convenzionate, che tra le altre identifica chiaramente la necessità di verificare da parte della preposta Commissione l'eventuale presenza di medicinali privi di fustella.
Il rapporto tra le farmacie aperte al pubblico e il Servizio sanitario nazionale è regolato dal decreto del Presidente della Repubblica dell'8 luglio 1998, Regolamento recante norme concernenti l'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con farmacie pubbliche e private. In esso viene sottolineato l'importante ruolo professionale svolto dal farmacista nell'assicurare un servizio pubblico sociale ed assistenziale. Il rapporto instaurato tra il Servizio sanitario nazionale e farmacie non è solo di tipo economico, ma di collaborazione per la migliore utilizzazione delle risorse finanziarie, tecniche e professionali disponibili.
In accordo al sovrarichiamato Regolamento, al farmacista è consentito asportare il bollino della confezione del medicinale solo al momento della spedizione della ricetta, con la contestuale consegna del farmaco all'assistito.
Tutto ciò premesso, posto che è in capo all'azienda ULSS la vigilanza sull'attività svolta per conto del Sistema sanitario nazionale dalle farmacie del territorio, al fine di garantire la corretta gestione tecnico-amministrativa delle farmacie, la Direzione farmaceutica si è attivata per condurre un monitoraggio regionale annuale delle ispezioni effettuate dalle proposte Commissione aziendali sopracitate.
Inoltre, è in corso un'azione di sensibilizzazione con gli ordini professionali e le associazioni di categoria affinché promuovano azioni formative periodiche per la corretta applicazione della normativa vigente.

PRESIDENTE

Per la replica, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore. Sono soddisfatta della risposta.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo alla IRI n. 395 della collega Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 395 del 4 maggio 2023 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "ALLARME SCARLATTINA MA MANCA L'ANTIBIOTICO, LA REGIONE INTENDE INTERVENIRE?"

La collega Baldin la dà per letta.
Risponde l'assessore Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Premesso che la carenza di antibiotici interessa la maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea e il fenomeno è attentamente monitorato dall'Agenzia europea del farmaco (EMA), oltre all'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), tramite i tavoli tecnici dedicati.
Le cause sono legate alla recente ondata di infezioni respiratorie, la quale ha portato a un aumento della domanda di antibiotici come l'amoxicillina da sola e in combinazione con altri antibiotici, soprattutto nelle formulazioni pediatriche. Inoltre, i problemi di capacità produttiva hanno generato forte difficoltà di approvvigionamento.
Nello specifico, le formulazioni pediatriche di amoxicillina e di altri antibiotici, per le quali la ditta titolare di autorizzazione all'immissione in commercio non ha dichiarato ad AIFA lo stato di carenza, ma che non risultano disponibili attraverso la rete di distributori intermedi, possono essere richieste dalle farmacie convenzionate, come previsto dalla normativa vigente, direttamente alla ditta produttrice.
Infatti, vista la scarsa disponibilità del farmaco e per evitare fenomeni di accaparramento che potrebbero privare alcuni pazienti della terapia, il farmaco è disponibile ma è in distribuzione contingentata. La ditta produttrice, pertanto, rende disponibile il farmaco alla farmacia che ne fa richiesta direttamente, ma fornendo le confezioni esattamente necessarie ai loro pazienti.
La problematica è stata portata all'attenzione della Commissione tecnica regionale farmaci che, nella riunione del 18/5/2023, ha analizzato ed approvato la scheda informativa "Carenza di terapie antibiotiche alternative per le infezioni pediatriche più comuni", redatta in collaborazione con la professoressa Tacconelli e le dottoresse Dalla Vecchia, Carrara Elena e Sibani Marcella della UOC Malattie Infettive e Tropicali dell'Azienda Ospedaliera Universitaria integrata di Verona.
Per far fronte alla carenza di antibiotici nella formulazione polvere per sospensione orale e ridurre il rischio di utilizzo inappropriato ad ampio spettro la scheda informativa propone alcune strategie: prescrivere preferibilmente le altre formulazioni di amoxicillina disponibili, come compresse solubili o masticabili, che possono essere utilizzate a dosaggio pediatrico, previa solubilizzazione, divisione e frantumazione; considerare la prescrizione di preparazioni galeniche a base di amoxicillina, posto che il principio attivo come materia prima attualmente è carente. È possibile per le farmacie convenzionate effettuare una preparazione di sospensione per uso orale a partire da compresse/capsule. Il prodotto galenico, in applicazione alla normativa vigente, è però a totale pagamento da parte del cittadino e il costo da sostenere potrebbe costituire un problema. Inoltre, prescrivere delle alternative terapeutiche per le più comuni infezioni pediatriche. La scheda contiene una tabella con i principi attivi in ordine di preferenza secondo i principi degli antibiotici con dosaggi e stato attuale di presenza o carenza sul mercato.
Tale documento è stato redatto nel rispetto della prevenzione dell'antibiotico-resistenza. In continuità con gli anni precedenti, la Regione Veneto segue le indicazioni del presente Piano nazionale di contrasto all'antibiotico-resistenza 2022-2025.
Il documento è stato trasmesso alle aziende sanitarie e IRCCS, alle strutture private accreditate, agli Ordini provinciali dei medici e dei farmacisti, alle associazioni di categoria dei farmacisti, con nota alla Direzione farmaceutica, in data 23.05.2023, con richiesta di ampia diffusione.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, collega Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio della risposta l'Assessore.
Mi dichiaro soddisfatta. Non ho null'altro da aggiungere. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Passiamo alla IRI n. 417 della collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 417 del 17 luglio 2023 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "LA REGIONE CONDIVIDE CHE DEGLI STUDENTI GARANTISCANO LA SICUREZZA ANTINCENDIO ALL'INTERNO DELLE RESIDENZE ESU DI PADOVA AL POSTO DEGLI ADDETTI AL PORTIERATO?"

Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente. Buongiorno, Assessore.
Questa è un'interrogazione che ho presentato quando ho saputo che su Padova, per quanto riguarda l'ESU e i servizi di portierato, c'era la preoccupazione anzi la certezza che sarebbero stati tagliati cinque posti di lavoro del servizio di portierato in ESU, per togliere parallelamente anche un turno di guardiania – quindi sicurezza – tra l'altro in una situazione che avevo già portato in quest'Aula perché, come lei sa, chi lavora nel servizio di guardiania, in particolare attraverso l'appalto CIVIS, prende un salario di 3,96 euro l'ora netti. Chi lavora in questi servizi di portineria oggi prende questo salario che, per usare un eufemismo, non è assolutamente minimo, come lei sa.
A partire da questa situazione, la preoccupazione era quella di vedere che, mentre ad alcune persone che già prendono questo stipendio assolutamente improponibile venivano poi addirittura tolti cinque posti di lavoro, parallelamente usciva la notizia che ESU garantiva il 10% di sconto agli studenti che stavano dentro il servizio di ESU per il posto letto; quindi, il 10% di sconto annuale se partecipavano ad un corso antincendio. Facendo due più due e avendo una preoccupazione, quello che si pensava era che si togliessero dei posti di lavoro per dare la sicurezza antincendio, invece, a degli studenti in cambio di uno sconto per il posto letto.
L'interrogazione chiede se questo è vero, se la Regione intendeva andare avanti a permettere che questa cosa avvenisse, se fosse stata vera. Oggi spero di avere da lei la conferma non solo che questo non è vero, ma che si sta prendendo un provvedimento sia per garantire il servizio di portineria con persone formate, sia per non mettere gli studenti in difficoltà.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Risponde l'assessore Donazzan.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, Presidente.
L'ESU di Padova garantisce il servizio abitativo agli studenti universitari tramite quattordici residenze, all'interno delle quali è operativo il servizio di guardiania, svolto sia da personale posto alle dipendenze dell'ESU, sia da personale dell'associazione temporanea di impresa costituita dalle ditte Sicuritalia e gruppo CIVIS.
L'ESU, con decreto del direttore del 2 luglio 2020, ha aderito alla convenzione del soggetto aggregatore regionale Azienda Zero, alle condizioni previste dal bando e dall'offerta di gara per l'affidamento dei servizi di vigilanza attiva e attività correlate di guardiania, e ha concluso i contratti dei servizi con le società CIVIS - Centro italiano di vigilanza interna e stradale Spa e Sicuritalia - Servizi fiduciari società cooperativa, a decorrere dal 1° agosto 2020 e fino al 31 luglio 2023.
Considerato che il 31 luglio è scaduto il contratto, nelle more di una nuova gara di appalto, l'ESU ha concluso un nuovo contratto temporaneo con le medesime società e previsto la riorganizzazione del servizio di guardiania con l'avvio del nuovo anno accademico 2023-2024. È stato disposto che il servizio di guardiania sia attivo ventiquattro ore al giorno nelle residenze con una dotazione di posti letto superiore a duecento unità, Copernico, Cittadella, Colombo e Ceccarelli, e 8-9 ore al giorno, indicativamente sino alle ore 15.30, nelle altre sei strutture di dimensioni più limitate, ma con un numero di posti letto superiore a venticinque, Goito, Carli, Nievo, Cornaro, Gattamelata e San Raffaele. Nelle altre quattro piccole residenze detto servizio non è stato previsto.
Tutte le residenze universitarie saranno, inoltre, dotate di un servizio di videosorveglianza collegato ad una sala operativa dell'azienda, il cui personale sarà tenuto ad intervenire in caso di necessità. Per garantire la maggiore tempestività e sicurezza degli interventi che si dovessero rendere necessari, il servizio di videosorveglianza sarà collegato anche con una delle residenze nelle quali il servizio di guardiania è operativo ventiquattro ore al giorno.
La nuova organizzazione del servizio consentirà all'ESU di realizzare un risparmio di 400.000 euro l'anno, che potranno essere destinati per sostenere servizi a favore degli studenti.
La sicurezza antincendio all'interno delle residenze universitarie continua ad essere garantita con le figure e con le misure individuate dall'ESU, necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell'evacuazione dei luoghi di lavoro, ai sensi del decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81.
Con il nuovo anno accademico l'ESU ha introdotto la possibilità di selezionare fino a cinque studenti per ogni residenza, i quali svolgano attività di supporto alla portineria e al responsabile della residenza relativamente alla sola gestione degli allarmi antincendio.
La loro collaborazione non sostituisce l'attività che per legge l'ESU è tenuto a garantire ai fini della sicurezza e della prevenzione degli incendi, bensì va considerata quale ulteriore attività che rafforza la tutela della sicurezza all'interno delle residenze universitarie.
Per quanto attiene il salario dei lavoratori delle società con le quali l'ESU ha concluso l'appalto per la gestione del servizio, la fonte del trattamento economico è il Contratto collettivo nazionale di lavoro loro applicato, che è quello per dipendenti da istituti, imprese di vigilanza private e servizi fiduciari, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Ringrazio per la risposta che mette nero su bianco almeno la parte rispetto al fatto che gli studenti non sono sostitutivi di un servizio che deve essere garantito da chi ne ha la competenza.
La questione che però rimane aperta è che la guardiania non viene garantita in tutte le strutture ESU e che soprattutto permane – e lo vediamo nella frase finale di questa risposta – il fatto che il salario che prima citavo di 3,96 euro netti all'ora, da quanto qui leggo rimane, semplicemente perché abbiamo deciso di fare in modo che un servizio di guardiania venga appaltato attraverso gare al massimo ribasso.
Ricordo che in quest'Aula abbiamo invece votato un ordine del giorno che avevo proposto proprio per dire che le gare dei servizi che vengono gestiti su enti a controllo regionale come gli ESU non devono essere gare al massimo ribasso, dove i lavoratori che fanno la guardiania prendono – lo ripeto per l'Aula – 3,96 euro l'ora netti.
Io mi chiedo se nei servizi di portierato sia lecito che chi lavora per CIVIS o Sicuritalia, e tra l'altro abbiamo anche qui vicino degli esempi, debba e possa prendere 3 euro e 96 centesimi netti l'ora. Sinceramente che questo sia stato anche sottoscritto credo sia assolutamente sbagliato. Ritengo che questa questione debba essere presa in carico da quest'Aula e dalla politica, e non continuare semplicemente a scriverlo nero su bianco, come se fosse un dato di fatto.
Se ci sono delle persone che prendono questo salario in questo Paese e in questa Regione abbiamo un problema grave. Rispetto alle residenze senza guardiania, senza un servizio di portierato, quindi quelle che vengono definite, in questa risposta, come piccole, continueremo a verificare che la sicurezza degli studenti venga garantita.
Credo, tra l'altro, che garantire il 10% di sconto sul posto letto, chiedendo in cambio un servizio di antincendio sia in ogni caso qualcosa che porta gli studenti a pensare che facendo un lavoro si possa avere uno sconto sul diritto allo studio, quando in realtà il diritto allo studio dovrebbe essere garantito per tutti. Già lavorano fuori, assessore Donazzan, per pagarsi gli studi e non sono tutti studenti ricchi come lei crede.

PRESIDENTE

Passiamo alla parte legislativa della giornata.
PUNTO
6



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "ISTITUZIONE DEL NUOVO COMUNE DENOMINATO "SANTA CATERINA D'ESTE" MEDIANTE FUSIONE DEI COMUNI DI CARCERI E VIGHIZZOLO D'ESTE IN PROVINCIA DI PADOVA". (PROGETTO DI LEGGE N. 209). GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA. APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 86/2023)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Corsi
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

Siamo al punto n. 6, PDL n. 209.
Relatore è il collega Corsi. Prego, collega.

Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Buongiorno a tutti.
Stiamo parlando di un progetto di legge, n. 209, d'iniziativa della Giunta regionale, relativo all'istituzione di un nuovo Comune denominato Santa Caterina d'Este, mediante fusione dei due Comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este, nella Provincia di Padova.
Preso atto che gli Enti territoriali interessati hanno manifestato parere favorevole alla fusione prevista nel progetto di legge 209, con i seguenti atti: deliberazione del Consiglio di Carceri, n. 7 del 13/3/2023 e del Comune di Vighizzolo d'Este del 13/3/2023.
Visto il parere favorevole espresso all'unanimità nella seduta del 12 giugno 2023 dal Consiglio delle Autonomie Locali.
Preso atto che nella seduta del 7 giugno la Prima Commissione consiliare ha provveduto a far illustrare le motivazioni a sostegno del progetto di fusione ai Sindaci dei rispettivi Comuni.
Dato atto che nella seduta del 12 luglio 2023 la Prima Commissione consiliare ha provveduto ad audire alcuni Consiglieri di opposizione dei due Comuni, il Sindaco del limitrofo Comune di Ponso nonché rappresentanti di associazioni di cittadini di entrambi i due Comuni, al fine di apprendere le rispettive contrarietà e motivazioni del progetto di fusione, formalizzate con nota in data del 16 giugno 2023, atteso che, ai sensi dell'articolo 5 comma 3 della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 , ai fini dell'espressione del giudizio di meritevolezza da parte del Consiglio regionale la competente Commissione consiliare deve acquisire i pareri dei Consigli comunali interessati e svolgere ogni atto istruttorio in base al quale formulare una relazione al Consiglio affinché questo possa decidere circa l'esistenza dei requisiti formali e delle ragioni civiche e di opportunità storico-culturali, sociali, economiche e/o funzionali e istituzionali di realizzazione dei servizi che sono fondamento della variazione proposta. Considerato che lo studio di fattibilità sulla fusione in esame ha fatto emergere un insieme pur univoco di elementi, fra i quali anche elementi coerenti a sostegno del percorso di unificazione dei Comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este.
In particolare, sui seguenti aspetti la nuova struttura organizzativa del Comune unificato comporterà un'ottimizzazione delle gestioni delle risorse umane e la riduzione degli adempimenti degli atti di adozione, senza escludere la istituzione di sportelli decentrati per l'utenza debole: la riorganizzazione della nuova dotazione organica beneficerà dell'introduzione di figure di diversa specializzazione, tra cui anche un agente di Polizia locale; il miglioramento dell'organizzazione dei servizi per l'infanzia, educativi, con lo scopo di consolidare l'attuale offerta degli stessi a fronte di possibili riforme statali che devono gestire la riduzione della domanda per la denatalità; la realizzazione di percorsi ciclopedonali per creare un argine di collegamento fra le aree abitative degli attuali Comuni in linea con le esigenze di tutela dell'ambiente.
Ricordato altresì che anche il Piano di riordino territoriale di cui all'articolo 8, commi 8 e 10, della legge regionale n. 18 del 2012 sia quello allo stato vigente approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1417 del 2013.
Preso atto che nella seduta del 26 luglio 2023 la Prima Commissione consiliare, udite ovviamente, come ho detto prima, le figure interessate, ha espresso a maggioranza parere favorevole, alla luce della normativa sopraindicata i Sindaci dei Comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este in Provincia di Padova in data 29.03 hanno ufficializzato alla Giunta la richiesta di rendersi promotori di una proposta legislativa di fusione dei suddetti Comuni a istituzione di un nuovo Comune denominato Santa Caterina d'Este, trasmettendo i seguenti provvedimenti aventi il medesimo oggetto Deliberazione del Consiglio comunale del 13.03.2023 e deliberazione dell'altro Consiglio comunale del 13.03.2023. Tali deliberazioni sono state pubblicate sull'Albo pretorio on-line dei rispettivi Comuni per quindici giorni consecutivi e sono diventate esecutive ai sensi della legge, così come attestato dai certificati di esecutività trasmessi nel periodo di pubblicazione sull'Albo pretorio non sono pervenute osservazioni di opposizione.
I Consigli comunali dei due Comuni, valutate le ragioni storiche, geografiche, politiche ed economiche, hanno deciso di avviare tutte le procedure burocratiche ed amministrative per ottenere la fusione in un unico Comune.
Al fine di rafforzare tale decisione, hanno fatto redigere uno studio di fattibilità per la fusione, chiedendo nel tempo alla Regione Veneto l'avvio dell'iter previsto dalla richiamata legge n. 25 del 1992, dopo aver sentito il parere delle popolazioni tramite referendum per poter pervenire alla fusione.
Alcuni dati storici. Il Comune di Carceri ha attualmente 1.404 residenti e il Comune di Vighizzolo d'Este ne ha 866. L'unificazione dei due Comuni porterebbe a una popolazione di 2.350 abitanti e rientrerebbe, pertanto, nella soglia demografica dei 3.000 abitanti.
Le motivazioni generali che hanno ispirato questo percorso di fusione sono sostanzialmente quelle che ho elencato prima, alle quali ovviamente si unisce il fatto che l'unificazione porterebbe a maggiori risorse per i due Comuni nei dieci anni successivi, pari a quasi 5 milioni di euro. Ovviamente, nell'ambito della riorganizzazione degli uffici è già stato progettato un polisportello, presente in entrambi i Comuni, che garantirebbe i servizi comunali a livello decentrato, evitando possibili disagi alla popolazione. Tale soluzione consentirebbe, tra le altre cose, la tutela della cosiddetta "utenza debole", che richiede la presenza di uffici quanto più vicini al cittadino.
Passando ad esaminare i benefìci economici della fusione, si osserva innanzitutto che nell'arco di un decennio, come ho detto prima, i due Comuni unificati porterebbero poi a una risorsa di quasi 5 milioni di euro.
Tale attività ha avuto una prima fase nell'estate 2022 con le assemblee pubbliche di presentazione dell'ipotesi di fattibilità della fusione dei Comuni. Gli incontri con le popolazioni dei due Comuni sono stati molto partecipati e hanno portato ad un responso, per quanto riguarda Carceri, del 79,7% e per quanto riguarda Vighizzolo d'Este del 77%. C'è stata dunque una forte adesione alla costituzione di un nuovo Comune che si chiamerà Santa Caterina d'Este.
Ritenuto per quanto sopra, in particolare a fronte di un quadro normativo di contesto e di una conseguente disciplina regionale orientata a favorire il superamento, anche progressivo, delle situazioni di frazionamento territoriale, in primis ricorrendo ai percorsi di fusione, di esprimere giudizio positivo circa la meritevolezza della prosecuzione dell'iter legislativo; visti gli articoli 117 e 133 della Costituzione; visto l'articolo 15 del decreto legislativo del 18 agosto 2000; visto l'articolo 12 della legge regionale statutaria; visto l'articolo 5, commi 2 e 3 della legge regionale 24 dicembre 1992; visto il Piano di riordino territoriale di cui all'articolo 8, comma 8 e 10, della legge regionale, si delibera di ritenere, per le ragioni indicate in premessa e qui recepite quale parte integrante e sostanziale del presente provvedimento, meritevole di prosecuzione l'iter legislativo del progetto di legge 209 d'iniziativa della Giunta regionale relativo a Istituzione del nuovo Comune denominato Santa Caterina d'Este mediante fusione dei Comuni sopracitati, e di disporre la pubblicazione della presente deliberazione nel Bollettino Ufficiale della Regione (BUR) ai sensi della legge regionale 27 dicembre 2011, n. 29 .
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi.
Effettivamente, come ha bene illustrato il fine conoscitore della Bassa Padovana, il collega Enrico Corsi, quello a cui siamo chiamati oggi non è l'approvazione di un iter di fusione ordinario, in cui la condivisione parte dal territorio e arriva in quest'Aula come una sorta di presa d'atto rispetto ad una volontà univoca e omogenea. Noi oggi siamo chiamati invece ad esprimere un giudizio di meritevolezza. Dovremmo, cioè, valutare se effettivamente la richiesta che ci arriva dai Consigli comunali di Vighizzolo e di Carceri sia una richiesta che merita l'attenzione del Consiglio regionale e l'impegno del Consiglio e della Giunta nell'agevolare questo processo di fusione.
Questo avviene perché, molto semplicemente, neppure nei Consigli comunali di Carceri e di Vighizzolo c'è stata l'unanimità, la condivisione piena rispetto a questa proposta di fusione. Quindi oggi siamo chiamati non tanto semplicemente ad accogliere e supportare il processo ordinario di una fusione tra i Comuni, ma siamo chiamati a ponderare una scelta, a decidere se vogliamo essere un legislatore regionale che vuole governare il territorio, che ha l'onore e l'onere di amministrare. Siamo chiamati a ponderare, a bilanciare le valutazioni che faremo, cercando di trovare l'equilibrio tra il favore, che è sempre, almeno nelle intenzioni del legislatore regionale, ma anche nazionale, rispetto a processi di fusione e quindi di razionalizzazione della governance territoriale, ma anche con la capacità di costruire una organizzazione territoriale, appunto, che sia coerente con le ambizioni e gli obiettivi che a livello regionale ci vogliamo porre. Dobbiamo, cioè, ponderare fino a che punto la promozione che la Regione può fare per definire livelli efficienti di governance territoriale si commisura con tentativi strumentali, che dovremo rigettare, di piegare le istituzioni e i processi democratici agli interessi personali dei singoli amministratori locali o dei singoli territori.
Non è una scelta banale, insomma. Mentre quando i Consigli comunali si esprimono all'unanimità, noi, a mio giudizio, abbiamo il dovere di tenere conto della volontà generale emersa dai territori, in questo caso noi saremmo chiamati ad assumerci una responsabilità, divenendo da un lato responsabili di ciò che accadrà su quel territorio dopo la nostra decisione. Anche perché, se prendiamo oggi una decisione sbagliata, scarichiamo su quel territorio un costo che avrà delle conseguenze e degli effetti, e poi cercherò di spiegare quali.
Lo dico in particolare pensando alla Bassa Padovana, relatore Corsi, che è un territorio complicato sia dal punto di vista economico e sociale, ma anche dal punto di vista istituzionale. Tantissimi Comuni, tantissimi piccoli Comuni che presentano, in generale, una difficoltà media elevata nell'erogazione di servizi adeguati ai propri cittadini. Quindi noi stiamo andando a mettere le mani in un territorio già provato da un livello occupazionale ed economico complicato e da un livello istituzionale fortemente frammentato, figlio anche dei personalismi che sulla pelle di quel territorio, in questi anni, hanno contribuito a indebolire ulteriormente quella zona della provincia padovana.
Proprio durante l'importante fase di analisi, istruttoria, che insieme al presidente Sandonà abbiamo condotto in Prima Commissione, abbiamo compreso le ragioni sulla base delle quali nei Consigli comunali le minoranze hanno votato contro a questa proposta di fusione. Le ragioni erano semplicemente il fatto che questa proposta è stata una proposta non condivisa con le Istituzioni, i Consigli comunali, e neppure con la cittadinanza; una proposta emersa molto recentemente, costruita tutta dentro le stanze del potere di Carceri e scaricata poi sui Consigli comunali.
Abbiamo scoperto che non solo i Consiglieri di minoranza e la cittadinanza di quei due Comuni non erano stati adeguatamente coinvolti, ma abbiamo scoperto anche che i Comuni contermini, gli altri piccoli Comuni che stanno attorno a Vighizzolo e a Carceri, che, a nostro giudizio, in maniera virtuosa, avrebbero potuto essere coinvolti in un processo di fusione più ampio, non sono stati coinvolti.
Abbiamo audito in Commissione il Sindaco di Ponso, un Comune contermine a quelli che chiedono la fusione, che ha ufficialmente testimoniato alla Prima Commissione che sarebbe stato disponibile a partecipare al percorso di fusione proposto, se coinvolto per tempo, e che lo è tuttora, tant'è che abbiamo chiesto come mai anziché sospendere questa richiesta e provare a costruire le condizioni per un processo di fusione più ampio, ci fosse, invece, tutta questa fretta, escludendo un Comune che ha esplicitamente detto che sarebbe stato disponibile, insieme a Carceri e a Vighizzolo, a condurre questa fusione.
Quindi, un processo allargabile che noi dobbiamo valutare in questa fase e chiederci perché Carceri ha necessità oggi di chiudere velocemente, senza l'unanimità del suo Consiglio comunale, questa richiesta di questo processo di fusione. Poi, cercherò di dirvi perché, secondo me, il Comune di Carceri, il Sindaco di Carceri ha fretta di farlo.
Questo è il contesto generale in cui noi dovremo andare a esprimere il nostro giudizio di meritevolezza, cioè se questa proposta merita l'impegno, l'attenzione del Consiglio regionale: opposizioni non coinvolte, cittadinanza non coinvolta, Comuni contermini non coinvolti.
I dati del territorio. Facciamo finta che tutto quello che ho detto finora non esiste. Ha senso la fusione, la proposta di fusione tra Carceri e Vighizzolo? Stiamo parlando di due piccoli Comuni che anche qualora il processo di fusione andasse a buon fine realizzerebbero comunque un Comune ampiamente al di sotto dei 3.000 abitanti.
Ci siamo detti, lo dice il legislatore nazionale, lo dice questo Consiglio regionale in diverse deliberazioni, lo diremo tra poco, quando andremo a discutere il Piano di riordino territoriale aggiornato, proposto dall'assessore Calzavara e dalla vostra Amministrazione regionale, che i Comuni con meno di 3.000 abitanti non hanno senso di essere, perché non sono in grado di avere i parametri di efficienza tali da poter garantire servizi adeguati ai cittadini.
Io mi chiedo, allora, quale sia la meritevolezza di agevolare un processo di fusione tra due Comuni che alla fine, anche qualora andasse tutto bene, vanno a costituire un Comune da 2.300 abitanti e quanto, invece, non sarebbe stato più utile costruire le condizioni, verificare le condizioni, testimoniate dal Sindaco di Ponso, di andare a proporre un'aggregazione più ampia che consentisse all'eventuale nuovo Comune almeno di superare la quota di 3.000 abitanti, che è considerata da tutti gli studi la quota minima per poter costituire un Ente territoriale efficiente. Tanto che, in più, nello studio di fattibilità i Comuni di Carceri e Vighizzolo già ci dicono che sono talmente convinti di questa fusione che prevedono, comunque, di mantenere le due municipalità. Quindi, non solo andiamo a costituire un Comune da 2.300 abitanti, ma già ci dicono che ci sarà il Municipio di Vighizzolo e il Municipio di Carceri. Questo è la dimostrazione – è scritto nello studio di fattibilità – di come sia necessario fare un approfondimento maggiore al riguardo.
Vi è, poi, tutta la discussione, certamente interessante, nello studio di fattibilità sul tema della denatalità e di quanto la curva del calo demografico impatti sul territorio in generale, ma in particolar modo su territori complicati come la Bassa Padovana. Quindi, i Sindaci di Vighizzolo e di Carceri sostengono che per contrastare la bassa natalità e per offrire migliori servizi alla non autosufficienza un Comune così grande sarà più adeguato. Intanto bisognerebbe spiegare al Sindaco di Carceri e al Sindaco di Vighizzolo che tutti i servizi sociali erogati dal Comune non saranno erogati in via unitaria, ma saranno erogati dagli ATS o da quelle Unioni di Comuni che verranno individuate – speriamo quanto prima – dalla Regione del Veneto. Ma è chiaro che un Comune di 2.300 abitanti è impossibile che sia in grado di impattare sulle dinamiche della natalità e della denatalità di un Comune. Addirittura, i due Sindaci prefigurano che, rispetto a questo nuovo grande Comune che andremo a istituire, dovrebbe esserci la necessità di affrontare una media di 15-20 nati l'anno. L'anno! Tant'è che una serie di milioni di euro di quei 4,2 che arriveranno grazie alla fusione giustamente su cosa la vogliono investire? Su un nuovo asilo-nido. D'altronde, per 15-20 nati l'anno in un Comune da 2.300 abitanti non vogliamo costruire un asilo nuovo? Sembra geniale come modalità di investire in maniera efficace le risorse nostre, dello Stato e della Regione, che andiamo a destinare a quei Comuni. Quindi, facciamo attenzione a proposito di un uso efficiente delle risorse. Peraltro, persino le Pro Loco – lo dicono nella relazione –, che attualmente sono due, rimarranno distinte. Nel grande Comune di Santa Caterina d'Este ci saranno la Pro Loco di Vighizzolo e la Pro Loco di Carceri. A proposito di coinvolgimento. Anche le società sportive – lo dicono già – rimarranno divise: ci sarà la Virtus Vighizzolo e la Pro Calcio Carceri. La fusione, la fusione!
Pensiamo anche all'impatto dell'organico dei dipendenti: dieci in tutto fra i due Comuni. Quanti dipendenti in più potranno assumere questi due Comuni a seguito del processo di fusione, che migliorerà in maniera rilevante la vita dei cittadini? Un vigile urbano. Un vigile urbano! Non so se vi è chiaro, un vigile urbano!
A seguito della fusione loro quantificano una riduzione delle spese di gestione di 30.000 euro l'anno – lo ripeto, 30.000 euro l'anno – a fronte di 4,2 milioni di euro di nuovi trasferimenti, che come spenderanno? 1,3 milioni per fare questa nuova scuola materna, fondamentale servizio per i 15-20 nati l'anno. Si parla, nella fascia di età 3-6, di 45 bambini al massimo. E già hanno le loro scuole a Vighizzolo e a Carceri. Ma perché non spendere 1,3 milioni della Regione per farne una nuova, dove ci vanno tutti insieme? Poi, l'altra grande opera che realizzeranno, grazie ai 4,2 milioni di euro che la Regione del Veneto, in compartecipazione con lo Stato, gli darà, quale sarà? Una fondamentale pista ciclabile che collega Vighizzolo a Carceri. Del resto, effettivamente cosa può servire alla viabilità della Bassa Padovana per potersi rilanciare? Una pista ciclabile che collega Vighizzolo a Carceri. Quindi, i bambini di Vighizzolo useranno la pista ciclabile per andare nella nuova bellissima scuola materna di Carceri. Infine, faranno una nuova sala del Consiglio. Scusate, dopo la scuola materna e la pista ciclabile cosa può servire a un nuovo grande Comune da 2.300 abitanti, con un vigile urbano in più? Una nuova sala del Consiglio. D'altronde, adesso sì che saranno un Comune importante, per cui servirà una nuova sala del Consiglio, per 1 milione di euro, adeguata al nuovo grande Comune di Santa Caterina d'Este.
Io capisco la necessità di valutare con attenzione tutti i processi di fusione, che sono sempre meccanismi complicati, che hanno un impatto importante, che possono avere un impatto importante, penso, però, che noi dobbiamo anche assumerci la responsabilità di dire dove vogliamo portare questa Regione, qual è l'organizzazione che noi vogliamo dare al territorio di questa Regione, fino a che punto vogliamo continuare ad assecondare le necessità personali che arrivano dal territorio e quando, invece, cominceremo a dire cosa vogliamo che sia la Regione del Veneto e i livelli di governo del territorio in questa Regione.
A mio giudizio sapete perché c'è tutta questa fretta? Sapete perché non si può aspettare di vedere se il processo di fusione può essere allargato a Ponso e anche a chissà cos'altro? Sapete perché non si può aspettare di costruire uno studio di fattibilità che abbia una relazione e un impatto più rilevante sul territorio? Sapete perché non si può, alla luce del Piano di riordino territoriale, che discuteremo tra poco, mettersi intorno a un tavolo e andare a vedere cosa possiamo fare come Istituzione regionale per l'organizzazione territoriale della Bassa Padovana? Non lo si può fare perché il Sindaco di Carceri ha finito il suo mandato, i suoi mandati. Il Sindaco di Carceri è lì dal 2009, è al terzo mandato, e adesso ha fretta perché a maggio finisce e ha bisogno di un Comune tutto nuovo per poter continuare a fare il Sindaco. È una persona che conoscete molto bene, perché ha avuto diversi incarichi dalla Regione e dal partito della Lega, penso a Busitalia Veneto e a Finest. Oggi addirittura è Presidente di ATER Padova. Quindi, non è proprio un Sindaco qualsiasi. È un Sindaco importante del partito di maggioranza relativa di questa Regione, che dopo quindici anni che fa il Sindaco di Carceri vuole continuare a fare il Sindaco. Malgrado in Commissione in molti avessimo sollevato non tanto delle perplessità generali, quanto la necessità di approfondire, di avere il tempo di fare un'istruttoria maggiore, di capire come si poteva coordinare questa richiesta con il nuovo Piano di riordino territoriale, ci sono state forti pressioni politiche e partitiche perché questo progetto di legge arrivasse presto e subito, perché il referendum si potesse celebrare subito, prima della scadenza del terzo mandato del Sindaco di Carceri.
A me va bene tutto, decidete quello che volete, ma noi non siamo disponibili a trasformare questo Consiglio regionale nell'ufficio di collocamento del Sindaco di Carceri, quindi non parteciperemo al voto. Fate quello che volete. Assumetevi la responsabilità di rinunciare al Governo e all'organizzazione del territorio. Poi lo andrete a spiegare voi ai cittadini. Noi, invece, siamo convinti che delle volte – so che è faticoso, soprattutto per chi, anziché di politiche, vive di consenso – le ragioni dei partiti e della politica andrebbero messe in secondo piano rispetto alle necessità del territorio e delle Istituzioni. Il giudizio di meritevolezza implica un'assunzione di responsabilità. Siamo davvero molto colpiti dal fatto che neanche in questa occasione ci sia la volontà di assumersi veramente questa responsabilità.

PRESIDENTE

Grazie.
Comunico il congedo – arrivato da poco – della consigliera Cavinato.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Venturini. Prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Oggi come Consiglio regionale siamo chiamati ad esprimere un giudizio di meritevolezza o meno sulla prosecuzione dell'iter del progetto di legge n. 209, che porta alla fusione di due Comuni, Vighizzolo e Carceri, e all'istituzione di un nuovo Comune, Santa Caterina d'Este. In altre parole, detto in maniera immediata, ci dobbiamo assumere la responsabilità di far proseguire o meno questa procedura che dovrebbe portare alla fusione dei Comuni di Vighizzolo e di Carceri.
Prima di arrivare, però, ad esprimere tale giudizio di meritevolezza, vorrei fare una premessa, che nasce dal fatto che confluisce una serie di riflessioni legate alla mia esperienza personale di amministratore, di Sindaco, che ha istituito anche una Unione, l'Unione Pratiarcati, che supera i 40.000 abitanti, e anche alla mia esperienza maturata in ANCI Veneto, che personalmente ritengo un osservatorio privilegiato per capire le dinamiche che sono sottese a tutti quei processi di gestione associata di funzioni, di servizi, di unioni e di fusioni, perché ho avuto l'opportunità di vedere in questi anni nel Veneto i vari tentativi di fusione, alcuni andati a buon fine, altri falliti, le unioni e il disfacimento delle unioni, ed è stato estremamente interessante. Ebbene, sono giunta alla conclusione che per favorire i processi di gestione associata sono necessarie due condizioni. La prima è che ci deve essere una parte politica e istituzionale che sia estremamente convinta del processo che si vuole portare avanti, perché è un percorso impegnativo e travagliato, quello che porta alla gestione associata delle unioni e delle fusioni. Ci vogliono degli amministratori, dei Sindaci, degli Assessori, dei Consiglieri che siano in grado di dialogare tra di loro in modo franco, in cui vengano messi in evidenza nei loro dialoghi gli interessi delle varie comunità, per cercare di trovare un equilibrio.
La seconda condizione è che ci deve essere una parte tecnica che sia capace di costruire una gestione associata che porti ad una unione o che arrivi addirittura ad una fusione, una parte tecnica con competenze e capacità, che non sono scontate, perché bisogna trovare soluzioni adeguate che tengano conto delle istanze che provengono dal territorio, che possono anche collidere. Tuttavia, è necessario questo lavoro di condivisione, che solo persone con competenze tecniche sono in grado di raggiungere. Anche perché è necessaria la mediazione, la mediazione con i dipendenti comunali e con le rappresentanze dei sindacati. In altre parole, ci vuole un salto culturale, ci vuole una capacità di adattamento.
Sono arrivata, poi, ad un'altra conclusione: una fusione non può mai essere improvvisata; anche quando sono evidenti i vantaggi che ne possono derivare, non può mai essere improvvisata. Questo che cosa vuol dire? Che ci deve essere una parte politica, una parte tecnica convinta, competente e pronta, ma ci deve essere anche un'altra parte, che sono i cittadini, che devono essere pronti, e i cittadini possono essere pronti se c'è un lavoro profondo di coinvolgimento da parte degli amministratori. Questo è un lavoro che implica il fatto di dover considerare – non voglio utilizzare il termine "ostacoli" – alcuni elementi con i quali ci si deve confrontare. Il primo di questi elementi che sempre gli amministratori incontrano quando decidono di fare una fusione è lo spirito identitario. Quando tu hai una storia centenaria, millenaria, è evidente che emerge lo spirito identitario, come il sottofondo di campanilismo, che è un tratto tipico culturale dell'italiano, del veneto.
L'altro elemento con il quale ci si deve confrontare è sicuramente il fatto che ci sono delle nuove situazioni che nascono dalla riorganizzazione, dalla razionalizzazione. Queste possono essere percepite come dei disagi dai cittadini, perché magari vengono chiusi degli uffici pubblici, oppure vengono dislocati in altro luogo.
È chiaro che anche su questo aspetto della preoccupazione bisogna intervenire. Un altro elemento del quale va tenuto conto è la paura: ogniqualvolta si introduce qualcosa di nuovo in maniera impattante, i cittadini hanno paura. Bisogna capire le paure e andare incontro per gestirle, perché c'è qualcuno che potrebbe anche agitare queste paure.
Detto tutto questo, quindi, con una parte politica che è convinta e porta avanti il percorso, con una parte tecnica preparata, con i cittadini che sono stati coinvolti e hanno colto il valore della fusione, è evidente che a monte c'è una conditio sine qua non , e cioè che c'è stato un percorso approfondito di valutazione dei vantaggi della fusione. Ci deve essere stata una valutazione ponderata. Meglio, quindi, se prima si è partiti con una convenzione oppure con un'unione che è prodromica rispetto alla fusione.
Dico tutto questo, che per me è una premessa, ed è però parte integrante del mio ragionamento, perché voglio entrare in medias res, cioè nella questione che affrontiamo oggi, cioè la richiesta da parte di due Comuni di potersi fondere.
Premesso che si parte dal 2012, quindi non è da ieri mattina che Vighizzolo e Carceri hanno manifestato la volontà di arrivare a fondersi, e premesso che più del 50% dei cittadini si è espresso nei sondaggi a favore, ci sono le premesse per andare avanti. Quello che nasce da questo segnale che arriva da questi due Comuni è un Comune, Santa Caterina d'Este, di 2.350 abitanti: pochi, vero. Magari si fatica ad individuare le economie di scala, ma dei vantaggi ci sono, gli studi l'hanno dimostrato, soprattutto per organizzazione.
Come amministratori siamo chiamati a cercare l'optimum, cioè il meglio in assoluto, ma quando il meglio in assoluto non si può realizzare, non è che possiamo dire "beh, allora lasciamo perdere tutto", il famoso benaltrismo. C'è ben altro da fare. Dobbiamo fare i conti con la situazione contingente, perché chi effettivamente conosce quel territorio sa benissimo che è già un risultato se Carceri e Vighizzolo hanno deciso di fondersi per la frammentarietà di quel territorio, per la difficoltà, in alcuni casi, di interazione in quel territorio perché, se noi andiamo a guardare bene in quella parte del territorio padovano è vero che si è arrivati ad una fusione.
Borgo Veneto, tre Comuni. Saletto, Megliadino San Fidenzio e Santa Margherita d'Adige hanno costituito il Comune di Borgo Veneto, ma erano in quattro. Uno si è sfilato: Megliadino San Vitale. Altre fusioni non sono arrivate alla fine: Este, Ospedaletto, Castelbaldo, Masi. Aggiungiamo anche che la Provincia di Padova delle sette Province è quella che ha il maggior numero di unioni di Comuni, con il maggior coinvolgimento anche di Comuni, in termini di numero. Bene, in questa parte del territorio padovano non c'è un'unione. Le unioni che c'erano (la Sculdascia e la Megliadina) sono saltate, non ci sono più. Al massimo abbiamo delle convenzioni.
Con Comuni come Piacenza d'Adige (1.300), Castelbaldo (1.400), Masi (1.800), Urbana (2.000) è evidente che noi dobbiamo intervenire. Aspiriamo, come abbiamo detto, all'optimum, ma se non riusciamo ad arrivare lì, perché bisogna coinvolgere e convincere le persone, intanto facciamo dei passaggi intermedi.
Questa realtà, ripeto, va conosciuta e non è vero che le Pro Loco sono due, giusto perché si diano dei dati corretti. C'è un'unica Pro Loco lì, ed è la Pro Loco di Carceri.
Detto questo, poi aggiungiamo anche che la Regione Veneto – e anche questo, Assessore, è un punto fondamentale – una Regione che nel Piano di riordino individua, nel percorso di fusione dei piccoli Comuni, la somma più compiuta di razionalizzazione, di semplificazione e che, nel suo atto fondamentale, che è lo Statuto, si pone come fine la promozione della gestione associata dei servizi e delle funzioni e in via prioritaria, poi, incentiva le fusioni, può permettersi di opporre un diniego a questa richiesta che viene fatta, di andare avanti con la fusione?
Sarebbe incoerente rispetto alla politica che si intende fare da parte della Regione del Veneto, in cui si dice che dobbiamo incentivare le fusioni, perché diventa fondamentale. Anche perché è evidente il favor della Regione, da questo punto di vista, del legislatore regionale.
Aggiungo di più. Questa fusione può essere anche l'innesco per altri processi di riordino territoriale, per altre fusioni. Lo dico proprio per il Comune di Ponso, perché il Comune di Ponso, anzi è auspicabile che possa unirsi. Tempo addietro non era favorevole. Oggi lo è benissimo, perché i tempi maturano, perché cambiano gli amministratori, cambiano le condizioni. Ben venga.
Non è mica detto, perché oggi arriviamo alla fusione di questi Comuni, che andiamo a precludere il coinvolgimento, poi, di altre realtà territoriali vicine. Cerchiamo di farlo magari in tempi relativamente brevi, non nell'ordine dei decenni. Però, ci sono tutte le condizioni per poter coinvolgere anche gli altri Comuni. Scusate, se i cittadini di Carceri, quando gli uffici sono chiusi perché manca il personale perché in ferie, vanno nel Comune di Vighizzolo e viceversa, non sarà già presente un'interazione tra queste due realtà comunali, per cui, a un certo punto, si tratta esclusivamente di arrivare a darsi un'organizzazione più efficiente? Chi conosce quella realtà sa benissimo che questa cosa è possibile. Infatti, nello studio di fattibilità, tra gli elementi fondamentali si mette proprio la riorganizzazione della dotazione organica e la gestione delle risorse.
Vado in chiusura sapendo che la vera partita, ogniqualvolta si procede con una gestione associata, con una unione, con una fusione, è la gestione del personale. Questa è la vera questione ogniqualvolta si decide di mettere insieme dei Comuni, perché il personale ha delle posizioni organizzative, perché ha delle aspettative di carriera, perché ha delle competenze.
Bisogna riuscire a trovare la quadra per continuare e dare al meglio dei servizi ai cittadini. Poi, ci saranno le entrate che andranno ad aumentare, i risparmi che comunque saranno evidenti, il diverso peso che avrà il Comune un po' più grande dei due Comuni precedenti. Tutti questi elementi contribuiranno a consolidare la fusione. Però, è una partita che deve essere giocata tenendo conto di una serie di elementi, a partire dal personale.
Detto tutto questo, ritengo che vada assolutamente manifestato un giudizio, un parere positivo per il giudizio di meritevolezza perché si possa procedere, e di questo ci assumiamo la responsabilità.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti i colleghi.
È interessante il dibattito che abbiamo oggi, perché è articolato su più passaggi. Questo è il primo, poi ne abbiamo degli altri. Credo che vadano valutati tutti insieme, per non essere un po' schizofrenici e tenere delle linee diverse.
Veramente voglio richiamarvi sulla credibilità che il processo di revisione, di aggregazione, di incremento dell'efficienza dell'Amministrazione regionale, che andiamo a portare avanti con il progetto di legge successivo, il n. 185, non venga messo in discussione e renda poco credibile tutto quel procedimento che è importante, partendo da un caso specifico in cui andiamo a contraddire in modo palese tutti i princìpi che cerchiamo di sostenere con quel progetto di legge, che è importante.
Non è il caso, forse, di fare un pensiero e di sollecitare le Amministrazioni locali, che, come ha ben detto la collega Camani, non sono peraltro unanimi nel manifestare il sostegno a questo procedimento, e di sollecitare un'aggregazione che vada nella direzione che noi auspichiamo, che è quella della razionalizzazione dei servizi?
Io non sono d'accordo, collega Venturini, che in questo caso il meglio è nemico del bene. In questo caso rischiamo il peggio. Se possiamo migliorare con ulteriori aggregazioni – ha fatto riferimento ad altri Comuni che possono cambiare il proprio diniego e accettare – sollecitiamo da subito questo. È meglio attendere qualche giorno in questo momento e assecondare un processo di aggregazione che vada realmente nella direzione di creare valore, di ridurre.
Ha detto bene, collega: le unioni e tutte quelle modalità di condividere i servizi sono importantissime. Un Comune di 864 abitanti effettivamente ha difficoltà ad essere capace di dare risposte ai propri cittadini. Iniziamo a dare attuazione al progetto di legge n. 185 e chiediamo agli amministratori di fare uno sforzo in più per essere realmente efficienti. Accettare questa aggregazione veramente mette in discussione il nostro lavoro nel piano successivo.
Non solo, in questo modo noi assecondiamo un uso inefficiente delle risorse di tutti. Del resto, non possiamo dire che un Comune che arriva ad avere 2.300 abitanti fa efficienza. Questo non è il bene, non è neanche il meglio, questo è il peggio. Le finalità sono chiaramente diverse da quelle di creare efficienza, e noi non possiamo assecondarle, ma non perché siamo contro il Sindaco di un Comune, piuttosto che dell'altro, bensì perché mettiamo completamente in discussione quello che giustamente cerchiamo di sostenere per usare bene le risorse di tutti.
La proposta che io faccio all'Aula è questa: respingiamo questa richiesta richiedendo di raggiungere una dimensione minima, che è quella che noi abbiamo individuato come accettabile; chiediamo di avviare una discussione reale con gli altri Comuni. Conosco bene la zona, essendo padovano, e le dimensioni dei Comuni sono veramente piccolissime.
Carceri è il 527simo Comune come dimensioni nel Veneto su 563. È veramente uno dei più piccoli. Anche Vighizzolo non è molto su nella classifica. Siccome anche gli altri Comuni contermini sono veramente di dimensioni molto piccole, chiediamo loro di fare uno sforzo in più. Non credo che questo significhi mettere in discussione il processo, anzi, significa dare valore a questo processo di aggregazione, e significa realmente iniziare a mettere in atto quello che nel progetto di legge che andremo a discutere successivamente cerchiamo di portare come buona amministrazione della nostra Regione.
Qui non c'è un tema di identità. Io credo che le aggregazioni e le condivisioni dei servizi prescindano dalle identità territoriali, quelle rimangono. A Padova, che è il Comune più densamente abitato di tutto il Veneto, il doppio quasi del secondo, con una densità incredibile, c'è un'identità fortissima legata ai quartieri. Quella non è messa in discussione dal fatto di partecipare ad un Comune piuttosto che a un altro. Ciascuno si sente parte di una comunità. Questo resta. Quindi, non si tratta di andare a rispettare una storia o chissà che. La configurazione amministrativa prescinde dalle identità territoriali, quelle restano, per fortuna, perché sono patrimonio di tutti, e tutti siamo gelosi del nostro patrimonio identitario. Ma l'Amministrazione deve rispondere a dei criteri di efficienza, a dei criteri di razionalità, e noi li contraddiciamo in modo palese, se approviamo questo processo.
Torno a dire, quindi, che propongo all'Assessore in primis, ma all'Aula, di mettere in atto da subito i princìpi che cerchiamo di portare avanti, di sollecitare le due Amministrazioni e le Amministrazioni contermini a fare una proposta più dignitosa, più coerente con gli indirizzi che andiamo a dare, e di ripresentarla anche in tempi brevi. Quella potremo sostenerla e spingerla.
Mi auguro che la maggioranza dell'Aula capisca questo spirito, che è uno spirito costruttivo, uno spirito propositivo e che veramente adotti anziché una logica di squadra, andando a favorire magari qualche amministratore che, come è stato detto bene, ha un interesse personale in questo procedimento, a dare priorità a quelli che sono i princìpi.
Sui princìpi dobbiamo lavorare, non sui casi specifici, sennò siamo cattivi amministratori.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Su questa vicenda è chiaro che ognuno ha le sue idee, ognuno ha le sue proposte e ognuno ha le sue visioni, ma io penso che, se c'è stato uno sforzo da parte dei due Sindaci, dei due Consigli comunali che sono i rappresentanti del popolo, e qui siedono tanti colleghi che sono stati Consiglieri, Assessori, Sindaci... Chi è stato votato nel proprio Comune sa benissimo che se si è seduti nel Consiglio comunale, come si è seduti qui, si è rappresentanti del popolo, quindi ognuno può riportare quello che il popolo, chiaramente, vuole fare del proprio destino, come comunità.
È evidente che, dopo tanti anni in cui queste fusioni, soprattutto in quella parte della Bassa Padovana... A me non piace neanche chiamarla Bassa Padovana rispetto all'Alta; io sono nel Comune più a nord della Provincia di Padova. Io la chiamo la pianura padovana, perché dire Bassa Veronese o Bassa Padovana, secondo me, è un po' dispregiativo. Anche quando visitavo quei luoghi da Assessore all'agricoltura mi piaceva più chiamarli pianura padovana, pianura veronese, pianura di Rovigo.
È chiaro che questi paesi hanno avuto una storia molto diversa rispetto alle comunità che noi rappresentiamo. Vi sono città di 50.000, 200-300.000 abitanti. Dobbiamo, cioè, capire il contesto in cui vivono queste comunità; noi che veniamo dalla fascia pedemontana magari abbiamo Comuni che consideriamo piccoli con 8-10.000 abitanti.
Lì, come nel veronese, come nel padovano, come nel rodigino, le attività agricole hanno fatto sì che le comunità si siano sparse in questi grandi territori, formando piccole comunità che, alla fine, si sono spopolate spesso e volentieri anche per crisi economiche legate all'agricoltura, legate a uno sviluppo che non c'è stato rispetto alle fasce più industrializzate o artigiane, quelle prettamente della fascia pedemontana che va da Verona fino al Trevigiano.
Queste sono comunità piccole, ma hanno una grande storia. Ad esempio, Carceri, a chi non l'ha mai visitata consiglio di andarci. Lì finisce la SR10 famosa, che dovrebbe continuare fin dall'altra parte. Comunque, è molto meglio collegata, se prendete l'autostrada fuori da Monselice, rispetto all'Alta Padovana con la 47 (qui con il collega Sandonà chiudiamo la triste storia della nostra 47, fino a Bassano, ma è meglio non dire niente), ma comunque arrivate all'Abbazia di Santa Maria delle Carceri, che è lì dall'anno Mille, quindi ha una storia che ha naturalmente portato questo territorio a essere una presenza storica e agricola, partendo da questi frati camaldolesi fino agli agostiniani, eccetera, fino ai giorni nostri, molto importante, di una bellezza che penso da poche parti si trovi.
Ritornando all'argomento di oggi, cara collega Camani, laddove lei accusa la Lega e la maggioranza di portare avanti questa fusione per il mero scopo politico di mettere lì un nostro Sindaco, personalmente ho sempre dichiarato, da tanti anni, che i discorsi dei secondi o terzi mandati, a qualsiasi livello, li leverei, perché se i cittadini votano una persona, votano un Sindaco, votano (fra poco) un Presidente della Provincia, votano un Presidente della Regione, che sia Tizio, Caio o Sempronio, anche per quattro, cinque, dieci mandati, se i cittadini lo vogliono, è il popolo che decide, non siamo noi. Quindi, se c'è questa volontà popolare, noi dobbiamo solo suffragarla. C'è stato comunque un sondaggio che ha visto, nei due Comuni, più del 75% della popolazione favorevole. Sappiamo quanto sia difficile superare... Quelli vanno a votare adesso ai referendum. Vedremo come andrà a votare lei... I referendum che abbiamo fatto in giro per la nazione se non sono mai arrivati al quorum ci sarà un motivo. Vuol dire che chi va a votare ha il diritto di decidere. Chi sta a casa, sta a casa e non apre bocca, se ne sta zitto. O va a votare e parla, ma se sta a casa sta zitto. Decide chi va a votare, chiuso. Io la penso così. Non penso di dire una bestialità. Quindi, chi non vuole andare a votare, va al mare, va dove vuole, va a fare le sue cose, però sta zitto, non dice più una parola. Decide chi va a votare, perché chiaramente vuol dire che vuole esprimere la propria opinione, nel bene e nel male.
Noi oggi votiamo la possibilità che queste due comunità si fondano, facciano un referendum – giusto, collega Sandonà? – e decidano la loro sorte. Guarda caso, ci dicono sempre che dobbiamo risparmiare sulla politica. Qui eliminiamo un Consiglio comunale. Prenderanno quattro soldi, ma evitiamo questa spesa. È chiaro che, quando ci sarà il Sindaco nuovo non è detto che sarà lo stesso Sindaco di Carceri. Mischiando la popolazione, non è mica detto. Sa quanti si presenteranno? Come fa a prevedere il futuro di una comunità e quello che vuole fare? Non esiste. Poi le decisioni di una comunità, se vogliono farsi un asilo... Abbiamo combattuto in questa Aula sulla natalità, "facciamo gli asili nido", la collega Ostanel si è strappata le vesti, "diamo contributi". Questa è una decisione che avranno preso i due Consigli comunali e se hanno deciso che devono farsi un asilo non stiamo facendo un hub per gli extracomunitari. Facciamo un asilo, non so se avete presente, qualcosa di molto più importante per le comunità e per questi cittadini.
Chi ha amministrato Comuni, cara collega, sa benissimo che ci sono squadre di calcio di serie B, dove abito io, ad esempio, è l'unica della Provincia di Padova, e poi ci sono squadre minori, quelle di Padova, quelle delle frazioni; quindi, è difficile anche eliminare queste competizioni che fanno parte del tessuto sociale. Come per le Pro Loco: quanti Comuni hanno più di una Pro Loco? Andiamo a vedere. Quindi, che problemi ci sono? Probabilmente le manifestazioni le faranno comuni.
A me, tra l'altro, risulta che gli altri Comuni... Magari si attaccassero Ponso, Piacenza d'Adige... Guardi, io andrei ad abitare a Barbona. Non so se ha presente dov'è Barbona. Penso che i padovani la conoscano. Non si chiama Barbona perché sono dei barboni, ma si chiama Barbona... Assessore all'agricoltura, se lei va lì c'è una delle aziende storiche agricole più antiche, con il piazzale fatto di mattoni, alla veneziana, dove seccavano il mais, all'entrata. È una cosa meravigliosa, con tante arcate. È un'azienda biologica molto bella. Quindi, è auspicabile che questi si attacchino, ma se noi non diamo mai il la, se non gettiamo mai un sasso nello stagno, questo non succede. Questo è probabilmente uno stimolo anche alle altre comunità di parlarsi, di ragionare ed eventualmente aggregarsi quando sarà il loro momento. Facciamo gli auguri a questo nuovo Comune che sorge, magari un domani altre comunità si attaccheranno, potranno attaccarsi, potranno dire la loro.
Penso, quindi, che con questo progetto di legge facciamo solo una cosa buona, che supera i campanili e tutte le dietrologie di bassa politica che il PD fa sempre.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'assessore Calzavara.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Ho sentito gli interventi. Chiaramente condivido quanto detto dal relatore, dalla consigliera Venturini e adesso dal capogruppo Pan. Credo che il cammino che abbiamo iniziato girando il Veneto, cercando di capire come riuscire a far sì che questa Regione possa iniziare un percorso... Quello che faremo oggi, e che in particolar modo faremo il 29 ottobre, è l'inizio di un percorso, per far capire ai veneti che si può e si deve cercare di migliorare la qualità organizzativa dei propri Comuni. Questi 563 Comuni del Veneto devono iniziare un percorso di condivisione, di ricerca di quello che li mette assieme, e comprendere come in alcuni casi, iniziando parzialmente a mettersi assieme, si possa arrivare gradualmente ad avere quelle dimensioni che riteniamo possano essere ottimali per la gestione dei Comuni da qui al 2030.
Nel Piano che abbiamo scritto e che torneremo ad affrontare in Prima Commissione abbiamo proprio questa prospettiva: un Veneto fatto di 563 Comuni che nel giro di qualche anno possa arrivare – è un numero che abbiamo messo solo come obiettivo, per dare uno stimolo a tutti quanti a concorrere a questo risultato – a 500 Comuni, cosa che, vi assicuro, è difficilissima.
Se girate un po' per il Veneto – e io, con più di qualche riunione, sia nella fase costruttiva che nella fase di restituzione di questo documento, l'ho fatto – vedrete che la grossissima contrarietà nei confronti della proposta che faceva la Regione del Veneto non era nella visione delle Province, non era nella visione futura degli ATS, non era nella visione di quelle che dovevano essere le unioni, le convenzioni o le Conferenze dei Sindaci. Quando si iniziava a parlare di fusioni, ecco la rivolta da parte degli amministratori locali.
Qui siamo di fronte ad amministratori locali che invece accettano questa sfida e iniziano un percorso che è difficile, perché non è facile dire ai propri cittadini che non si chiameranno più cittadini di Carceri o con un altro nome. Anche soltanto il nome è una rivoluzione culturale all'interno di un Veneto fatto di identità, fatto di persone che dicono "io sono di quella frazione (neanche di quel paese, di quella frazione) e non rinuncio ad essere identificato come tale". Iniziare a far sì che il 29 ottobre sia il primo giorno di tentativo di riordino dei nostri Comuni, con il referendum che riguarda Setteville (Quero Vas e Alano di Piave), Sovizzo (Sovizzo e Gambugliano) e, se oggi passerà, come spero, il giudizio di meritevolezza anche per Santa Caterina d'Este (Carceri e Vighizzolo d'Este), credo che il 29 sera potremo dire che è iniziata una nuova stagione per il Veneto, dove le fusioni sono possibili. Sono possibili perché, se poi approveremo, nel pomeriggio, anche questa modifica, saremo coerenti da questo punto di vista, perché daremo effettivamente la possibilità, con il 30% del quorum, di far sì che chi effettivamente crede nelle fusioni vada a votare e non sia l'astensione il motivo per il quale saltano i referendum o saltano le fusioni, così come è successo negli ultimi periodi, perché il 50% è un numero che ormai è fuori dalla realtà di chi va a votare abitualmente.
Riteniamo che il percorso, tra l'altro, coerente col resto d'Italia, di portare al 30% inizi questa nuova visione del Veneto, che passa anche attraverso percorsi di piccole aggregazioni che potranno in futuro essere ulteriormente ampliate. C'è il tema dell'incorporazione. Se Ponso è così convinto che questo sia il percorso giusto, inizierà una sua valutazione all'interno del proprio Consiglio comunale, per iniziare a convergere verso quello che sarà il nuovo Comune.
Ci sono Comuni in giro per l'Italia... Sono andato a guardare, quelli bravi sono quelli dell'Emilia-Romagna, e allora andiamo a imparare da quelli dell'Emilia-Romagna. Non è che abbiano fatto, in alcuni casi, cose straordinarie: dal Comune di Alta Val Tidone di 3349 abitanti a quello di Vighizzolo d'Este o Santa Caterina d'Este, che sarà di 2350 abitati, non credo che ci sia una grandissima differenza. Anche il Comune di Polesine Zibello di 3348 abitanti non credo che avrà una pianta organica straordinaria che permetterà di fare la rivoluzione di Polesine Zibello. Si fa quello che è possibile. Poi ne hanno fatte altre, ne hanno fatte 14, hanno iniziato un percorso. Noi abbiamo guardato anche a questa Regione, perché riteniamo che quella sia la strada, però in alcuni casi bisogna cercare di portare a casa quello che è possibile, stimolare altri facendo capire che queste cose si possono fare. Ne abbiamo perse quattro che erano nella Provincia di Treviso, per un motivo o per l'altro, che sotto data son saltati.
Bisogna essere consci della difficoltà del momento in cui viviamo e stimolare questi Sindaci a iniziare un percorso che in altri casi vede un risultato che è quello che, in qualche modo, un po' tutti quanti cercheremo di portare a casa in futuro. Il processo di fusione che porterà alla nascita di Setteville, nasce dalla fusione di Quero e Vas, che, quando si sono fusi avevano 1807 e 487 abitanti. Si sono fusi, hanno iniziato a capire che si può lavorare assieme, hanno iniziato un percorso di condivisione con il Comune di Alano di Piave e adesso andranno a generare un Comune di 5793 abitanti. Non è facile in Veneto far dialogare le Amministrazioni perché sono fatte di storie, sono fatte di identità, sono fatte di campanili e sono fatte di amministratori che ci tengono ad essere riconosciuti come tali.
Spero che questo voto favorevole per la meritevolezza della nascita di Santa Caterina d'Este sia la dimostrazione di un Veneto che riesce a dare l'idea di iniziare un percorso, che non si ferma di fronte anche all'opposizione dell'ultimo minuto. Perché di questo trattasi, per quanto riguarda il Comune di Ponso e qualche altro Comitato che è nato, quando si sono accorti che effettivamente questa idea andava avanti e molto probabilmente poteva avere un suo esito con il referendum di ottobre, quindi sono arrivati a lamentarsi di questa iniziativa, secondo loro, non condivisa e non portata avanti coinvolgendo il territorio. Però abbiamo due Consigli comunali, abbiamo la maggioranza che si è espressa e, come diceva bene il capogruppo Pan, la maggioranza di un Comune è comunque espressione di quel territorio, è quello che quel territorio vuole.
Auspico che questo referendum possa effettivamente svolgersi e che si inizi a sistemare anche quelle aree che devono trovare amministrazioni più ampie, che abbiano poi la capacità... Ad esempio, si guarda la Pro Loco, ma non si legge nella relazione che vogliono fare un PAT. È scritto che il Piano di assetto del territorio è lo strumento principe per la trasformazione di un territorio. Se effettivamente queste due Amministrazioni avranno la capacità di dialogare tra loro e dare prospettive di crescita, vedrete che in futuro molto probabilmente quell'asilo avrà bisogno di essere ampliato, perché si creano attrazioni verso i territori. Hanno capito che da soli non possono farcela e, mettendosi insieme, riusciranno a rendere questo Veneto ancora più attraente e capace di dare delle risposte. Naturalmente la risposta non sarà questa dei 2.350 abitanti, ma si inizia un percorso.
Guardate un po' più avanti, non guardate alle prossime elezioni. Le vincerà chi ha il consenso sul territorio, perché le elezioni le vince sempre chi ha il consenso sul territorio, non chi va a raccontare delle storie. Se quel Sindaco ha il consenso, è giusto che trovi uno strumento per misurarsi. Poi, se i cittadini lo ritengono non adatto alla nascita del nuovo Comune, lo manderanno a casa, così come hanno mandato a casa altri Sindaci in tutto il nostro Veneto.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Correlatrice Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Secondo me dobbiamo un po' chiarirci, assessore Calzavara. A me va bene tutto quello che lei ha detto se lei, in questo momento, ritira il Piano di riordino territoriale che avete approvato in Giunta e ce ne presenta uno nuovo. Lei ha impegnato la Giunta, e di conseguenza questo Consiglio, proponendoci una lettura della governance territoriale di questa Regione. E nella lettura che lei ci ha proposto, e che noi in parte condividiamo, io avevo inteso la volontà, da parte della Giunta, per la prima volta dopo dieci anni, di voler programmare, governare i processi di cambiamento in atto, di non volersi limitare a dire "prendo quello che mi viene su", ma di voler dire che questo è un territorio che anche rispetto ad altri più o meno bravi – mi fido di quello che ci dice lei – in questi anni non ha impresso quell'accelerazione che era necessaria non tanto nei processi di fusione tout court, quanto nella pianificazione del territorio, e noi oggi riprendiamo in mano questo tema, definiamo un ambito ottimale di organizzazione dei servizi per i cittadini e attorno a questo principio a cascata vogliamo esercitare una funzione politica per costruire della Regione del Veneto un territorio anche dal punto di vista istituzionale e organizzativo competitivo con le altre Regioni. Io avevo capito questo dal Piano di riordino territoriale che abbiamo discusso lungamente in Commissione e che lei ci ha presentato.
Se vale questo, tutto quello che lei ha appena detto non vale. E vi spiego perché: perché la dimensione ottimale dei Comuni non gliel'ho detta io, me l'ha scritta lei, insieme agli esperti, dentro lo studio del Piano di riordino territoriale; perché l'individuazione dei Comuni ad alta o a medio-alta criticità rispetto alla capacità di offrire servizi ai cittadini l'ha fatta lei, non l'ho fatta io, e in quella lista Vighizzolo non c'è, ad esempio. La necessità di immaginare, soprattutto nei territori particolarmente frammentati dal punto di vista istituzionale, processi di aggregazione che, magari partendo dalle unioni o dalle convenzioni, siano propedeutici alla costruzione di Comuni sia per dimensione che per capacità di offrire servizi al cittadino più efficaci me l'ha detta lei, non l'ho detta io.
Allora, se vale quello che lei ha scritto nel Piano di riordino territoriale, che discuteremo tra poco, non può valere il principio per cui se uno me lo domanda io dico di sì, perché allora dovete cambiare la legge regionale che prevede che, nel caso in cui i Consigli comunali non votino all'unanimità, dobbiamo esprimere un giudizio di meritevolezza. Allora diciamo che, a prescindere da come votano i Consigli comunali, unanimità o meno, siccome l'indicazione della Regione è quella di agevolare tutto, senza entrare nel merito, cambiamo l'iter. Ci risparmiamo una discussione in Consiglio. Se il punto è "va bene tutto pur di agevolare la richiesta del territorio, perché chi ha la maggioranza vince e decide", non fateci perdere tempo con i giudizi di meritevolezza. Andiamo in Commissione, votiamo, come abbiamo fatto con tutte le altre richieste di referendum, che lei giustamente ha citato, che infatti non vengono in quest'Aula perché il processo di condivisione sul territorio non è stato fatto sulla base del braccio di ferro tra maggioranza e minoranza, ma tutti hanno votato convintamente per quel progetto. A proposito, qui ha ragione la consigliera Venturini quando dice che queste cose funzionano non tanto dal punto di vista elettorale o dell'esito del referendum, ma dal punto di vista amministrativo, se c'è condivisione, se c'è un forte ingaggio della politica e della cittadinanza.
Noi stiamo parlando di Consigli comunali di otto persone, non sessanta, in cui non si sono messi d'accordo. In otto! E dove sta la grande condivisione? Il sondaggio a me va benissimo: hanno votato in 700 persone su 2.300. Chi vota vince, ha ragione il capogruppo Pan, ma stiamo parlando di questa roba!
Ora, la dimensione – lo dice lei nel suo studio del Piano di riordino territoriale – non è quella ottimale, ma non è che ci si avvicini ai 5-10.000, sta addirittura molto sotto i 3.000 abitanti, che, se non c'è un'ulteriore proroga, tra un anno saranno obbligati a unioni e fusioni. Quindi, stiamo sotto ogni soglia. Non sono Comuni indicati nel suo Piano di riordino territoriale come Comuni ad alta criticità nell'erogazione dei servizi ai cittadini.
Il Comune di Carceri (e così quello di Vighizzolo) non è mai stato protagonista di alcuna unione sul territorio. A proposito di come – diceva sempre la capogruppo Venturini – uno sperimenta le collaborazioni, l'unione, poi magari l'unione matura in una collaborazione ancora più stringente. Mai fatta un'unione. Dal 2009, da quando è Sindaco, il sindaco Businaro non ha mai fatto l'unione con Vighizzolo, con Ponso o con Piacenza d'Adige.
Io non ho capito quali sono le ragioni di questa fusione. Non le ho capite. Se vado a leggere lo studio di fattibilità, le motivazioni indicate per cui i Comuni ci chiedono di ratificare questo progetto di legge sono numerate 1, 2, 3. Uno: la volontà di far contare di più, tra virgolette, queste comunità, mediante il potenziamento della capacità di rappresentanza e promozione del territorio. Effettivamente, un Comune da 2.300 abitanti, soprattutto se guidato da un Sindaco della Lega così importante, conta di più. Seconda motivazione: a fronte della riduzione delle risorse, aumentare i livelli di risposta. Terza motivazione: potenziamento della struttura organizzativa, con un vigile urbano in più.
Io contesto le motivazioni, perché a mio giudizio la valutazione di meritevolezza si deve dare sulla base delle motivazioni che loro portano, che non sto portando io.
Secondo me, sulla base di queste tre motivazioni, siccome siamo chiamati ad esprimere un giudizio di meritevolezza e non a dire che se me lo chiedono due Comuni, anche a maggioranza, va ben tutto, io semplicemente dico che, in questo caso, non ravviso quelle condizioni di meritevolezza che saremmo obbligati ad esprimere dalla legge regionale. Altrimenti cambiamo la legge regionale e diciamo che, a prescindere dall'unanimità o meno dei Consigli comunali, siccome a noi, al netto delle cose che scriviamo nel Piano di riordino, va bene tutto, anche una fusione che, se va bene il referendum dà origine a un Comune da 2300 abitanti, con un vigile urbano in più e con una pista ciclabile in più, se ci va bene tutto, risparmiamoci la discussione in Consiglio e facciamo come con gli altri referendum. Dico semplicemente questo. Non mi pare di essere fuori dalle argomentazioni.
Se vogliamo davvero essere seri, a mio giudizio, dobbiamo capire se con il processo di fusione, al netto del "chi vota vince", e io sono d'accordo, al netto che ridurremo il quorum al 30%, quindi, anche se votano pochi pochi, quei pochi pochi vincono, noi vogliamo fare una roba seria, perché, ripeto, questa non è neanche una proposta che nasce dal territorio da un tempo lungo. La prima volta che il Sindaco di Carceri parla pubblicamente di fusione è a luglio del 2022, non all'inizio del suo mandato nel 2009. Il primo atto formale è del luglio del 2022. Meno di un anno fa è stato fatto il sondaggio. Stiamo parlando di un tema che, magari, se avesse il tempo giusto maturerebbe anche in maniera diversa dentro la società di Vighizzolo e di Carceri.
È vero che chi ha la maggioranza vince, ma noi avremmo la responsabilità di dare rappresentanza a tutti i cittadini che stanno dentro quei Consigli comunali e che non hanno detto "no, siamo contrari alle fusioni per principio", ma hanno detto "secondo noi non c'è stata condivisione". La delibera dei Consigli comunali sulla richiesta di fusione è arrivata senza che se ne discutesse mai nella Conferenza Capigruppo di quei Comuni. Non c'è stata discussione! Questa richiesta è figlia delle cose che ho sentito oggi: se ho la maggioranza vinco e faccio quello che voglio e le Istituzioni le gestisco e le organizzo come voglio se ho la maggioranza. Non è una novità dentro questo Consiglio regionale e non mi stupisce.
Ecco perché io penso che, se vogliamo dare un giudizio di meritevolezza, approfondiamolo, prendiamoci il tempo per approfondirlo, ma non abbiamo il tempo perché abbiamo fretta, e la fretta, ribadisco, è dovuta al fatto che c'è qualcuno che deve ricandidarsi a Sindaco – facciamo una scommessa, capogruppo Pan – per continuare a svolgere una funzione pubblica che dovrebbe essere un servizio e che invece per qualcuno diventa un mestiere.
Ecco, credo che noi – e chiudo, Presidente – se vogliamo svolgere la funzione che la legge regionale ci affida, cioè di esprimere un giudizio di meritevolezza, dovremmo esprimere voto contrario sui contenuti che ho provato a mettere in evidenza.
Siccome abbiamo capito che questa non è l'intenzione di questo Consiglio regionale e della Giunta, ribadisco che non parteciperemo al voto.

PRESIDENTE

Relatore Corsi, prego.

Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Visto che non sono di Padova, ma ho studiato un po' questa proposta di legge, vorrei contestare alcune affermazioni che sono state fatte dalla collega Camani. Innanzitutto, noi oggi non andiamo ad approvare una fusione, ma un referendum che metterà i cittadini nelle condizioni di poter esprimere se desiderano o no unificare due piccoli Comuni in un unico Comune un po' più grande.
Poi, quanto alla fretta, io credo che una cosa che parte dal 2022, non dalla settimana scorsa, non sia esattamente una questione di fretta. Anzi, c'è stata la pubblicazione sull'Albo pretorio e nessuno si è opposto; nemmeno quel Comune che vorrebbe adesso aderire ha fatto espressione di voler partecipare. Ci son state due consultazioni nei due Comuni. È vero, non ha partecipato l'unanimità dei cittadini, però c'è stata una forte maggioranza di chi ha deciso e voluto partecipare a quella questione referendaria.
Credo che oggi chi fa un po' di politica e ha un po' di esperienza sappia benissimo che, più o meno, come ha detto anche prima il capogruppo Pan, è così, cioè non si arriva mai a un quorum del 100%. Addirittura, spesso e volentieri non si raggiunge neanche il 50%.
Credo che poi – visto che lei continua a ribadire che questa è una strategia per la ricandidatura di uno dei due Sindaci – saranno i cittadini a esprimersi. Non è che domani mattina, votando oggi, abbiamo già deciso che ci sarà l'unificazione di questi due Comuni. Ci sarà un voto popolare dove i cittadini avranno modo, sulle questioni e su quello che verrà presentato alla cittadinanza, di dire se vogliono o no proseguire l'iter di unificazione.
Perciò, credo che oggi in Consiglio regionale negare il diritto a due Comuni che hanno espresso, sia a livello comunale consiliare, sia con una consultazione pubblica, il diritto di potersi esprimere su un'unificazione, che certo non porta a un Comune di 10.000 abitanti, ma porta a un Comune di 2.300 abitanti... Ma sappiamo anche benissimo le difficoltà che ci sono oggi nei vari Comuni piccoli nel sostenere i servizi e le attività. Portare un Comune ad una capienza maggiore, avendo anche a disposizione delle risorse, sicuramente darà a queste comunità un'opportunità in più di avere servizi migliori.
Come ha detto prima l'assessore Calzavara, da qui si parte, poi si andrà avanti. Si auspica addirittura che anche la modifica della legge che andremo a votare porti ad una maggiore consapevolezza nei tanti piccoli Comuni che abbiamo sul territorio veneto di unificarsi e di unire i servizi, altrimenti davvero oggi priviamo queste comunità, questi cittadini di moltissimi servizi che, invece, hanno le città di una certa dimensione, dal vigile urbano agli sportelli, a tutta una serie di servizi importanti.
Credo, perciò, che oggi noi dobbiamo assolutamente condividere quello che è arrivato, ripeto, da due Consigli comunali e da un referendum che è stato rivolto alla popolazione. Poi decideranno i cittadini in forma finale e si deciderà se questi Comuni si dovranno unificare e arrivare a un unico Comune di 2.300 abitanti, oppure se la proposta avanzata dai due Consigli comunali verrà bocciata. Questo potrebbe essere anche un boomerang se qualcuno, come sostiene lei, volesse ricandidarsi, perché se ci fosse una bocciatura sicuramente non sarebbe un segnale positivo.

PRESIDENTE

Collega Soranzo, è chiusa la discussione generale.
Per dichiarazione di voto, prego.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Premetto che il Gruppo di Fratelli d'Italia voterà favorevolmente a questo progetto di legge. Vorrei tuttavia riportare questo Consiglio a una riflessione. Collega Camani, non si può portare un impianto di contrarietà annunciando la non partecipazione al voto del suo Gruppo, a nostro avviso, partendo dal presupposto che il tutto è finalizzato a pensare che questa proposta di legge... O meglio, sembrerebbe che la motivazione principale di questa sua o vostra decisione sia il fatto che ci sia un desiderio di un Sindaco appartenente a una forza politica di maggioranza relativa in quest'Aula che sarebbe il vero motivo, la principale motivazione, e che non ce ne sia nessun'altra. Questo è molto riduttivo, ed evito qualsiasi altra definizione, perché credo che non sia corretto.
Voglio però portare il ragionamento su un altro piano di riflessione. Lei ha portato una serie di motivazioni per cui ritiene che questa proposta sia assolutamente irricevibile, perché di fatto non è nella linea del Piano di riordino depositato e presentato dall'assessore Calzavara. Ora, il Piano di riordino sicuramente detta delle linee guida, riporta dei dati messi a disposizione da tutti i Comuni, ma certamente anche il fatto che ci sia un giudizio di meritevolezza significa che quest'Aula ha sempre la possibilità di verificare eventualmente anche altre situazioni.
Lei ha portato all'attenzione questo elemento che non è di poco conto, citando il relatore e alcuni interventi. Collega Camani, credo che lei dovrebbe ascoltare l'intervento, come io ho ascoltato i suoi, ben due, e dovrebbe rispondere a un fatto. Quest'Aula si dovrebbe domandare una cosa. Lei dice che la fusione non si deve fare perché non c'è stato un percorso partecipato, perché alla fine sono otto persone che assumono, tra l'altro a maggioranza, questa decisione nei Comuni. Scusi, collega Camani, lei che è stata una persona impegnata anche a livello amministrativo, mi può spiegare perché le due delibere dei Consigli comunali di Vighizzolo d'Este e di Carceri vengono approvate in Consiglio comunale a marzo, vengono pubblicate sull'Albo pretorio, come prevede la legge per 15 giorni chiunque può depositare osservazioni di contrarietà, ma non è pervenuta nessuna osservazione?
La verità è che coloro che erano d'accordo e volevano partecipare hanno partecipato a quello che è stato il sondaggio tra la popolazione; chi di fatto non ha nessuna contrarietà non si è neanche recato per esprimersi perché, se qualcuno avesse voluto esprimersi contrariamente l'avrebbe fatto, eccome! Vediamo sorgere comitati per il no su tantissime iniziative. Questo non è vero. La politica ha voluto... Lei ha portato la politica a dire di no, ma non può quest'Aula pensare di poter discutere una proposta di legge che si basa su valutazioni o sostanzialmente posizioni politiche. Neppure l'amico, e parlo con grande rispetto del Sindaco di Ponso, che si attiva solo tardivamente, perché le note di contrarietà – abbiamo assistito in Commissione – vengono trasmesse alla Regione da marzo, quando ci sono state le delibere dei Consigli comunali di questi due Comuni, solo a giugno. Solo a giugno pervengono le note e l'amministrazione pubblica parla per atti pubblici, non per parole e neanche per sentimenti.
Aggiungo poi un aspetto importante. Non è vero che questi due Comuni non hanno, nello studio di fattibilità... Poi lei ha elencato tutto ciò quello che non può andar bene e che non conta, ma ci deve essere un profondo rispetto anche della storia. Sono dieci anni che questi Comuni cercano di fondersi, di fare percorsi insieme.
Abbiamo ascoltato che le popolazioni e le comunità di questi due Comuni sono "fuse", appartengono le une alle altre, storicamente, per storia, collega Camani. Per storia. Se lei va a parlare con i cittadini di quei Comuni se ne accorge.
In ultimo, se posso dire, le esperienze ci dicono – ha riportato l'assessore Calzavara l'esperienza di Quero Vas – che di fatto (l'appetito vien mangiando) la verità è che molte fusioni sono state fatte a freddo. Io sono stato un Presidente della Provincia che ha visto il via libera a due fusioni. Quella di Este è naufragata, e c'erano delle motivazioni per cui la fusione di Este, che vedeva un Sindaco della sua forza politica portarla all'attenzione del Consiglio provinciale, ha fallito. Sono scritte negli atti della Provincia di Padova e del Consiglio provinciale, perché lì c'erano state già delle puntualizzazioni, ma nonostante questo anche in quella sede, nonostante fosse un Sindaco non del colore politico del Presidente, non del colore politico della maggioranza, l'abbiamo portata avanti perché c'erano delle volontà. Anche lì, scusi, vada a vedere negli atti com'erano le maggioranze. Lei è stata colei che in quest'Aula ha portato, per tutta la maggioranza, la sua posizione di non partecipare al voto e portando tutti i motivi di contrarietà.
Collega Camani, parlo con lei perché è padovana, parlo con lei perché ha portato a quest'Aula la posizione di tutti i padovani. Sono intervenuti, a parte il collega Corsi che ha fatto grande esercizio, e lo ringrazio, della conoscenza del territorio padovano, altri e l'abbiamo fatto da padovani, però magari i nostri colleghi non conoscono certi percorsi che hanno fatto anche forze politiche. Ebbene, io sono qua a ricordarli. Sono una persona che ormai ha perso molti capelli, ne ha anche moltissimi bianchi, ma non ho perso la memoria.
Ultima cosa. Il Sindaco di Carceri... Io non sono l'avvocato del Sindaco di Carceri, non è esattamente la mia forza politica, ma non si può certamente dire che il Sindaco di Carceri si sia mosso in ritardo. A luglio 2022 chiede alla Regione, come deve essere fatto, l'attivazione di un percorso per la fusione; va in Consiglio comunale insieme al Comune di Vighizzolo, deliberano, pubblicano, rimane lì e solo dopo qualcuno si attiva.
Penso di poter dire, come ha detto il collega Corsi, che, se è vero che questo progetto non funziona, collega Camani, debbano essere sicuramente i cittadini a dirlo, nella sede, nella opportunità che avranno di esprimersi. Credo che quest'Aula abbia il dovere, però, di dare loro la possibilità di esprimersi nella loro totalità. Sicuramente, se c'è oggi un percorso da attivare, le esperienze ci dicono che, come Quero Vas aveva iniziato dieci anni fa un percorso e ad oggi c'è qualcun altro che vuole aggregarsi, nel tempo qualcuno ha dovuto ricredersi e magari ha trovato alcune esperienze, alcuni punti qualificanti che magari dieci anni fa non vedeva e adesso vede e intende aggregarsi a questo processo.
Concludo dicendo che il Piano di riordino non porta criticità, Assessore. Sa perché, collega Camani, non ci sono le criticità? Perché ci sono Assessori che vanno a tagliare l'erba al posto dei dipendenti perché non ne hanno, perché ci sono servizi che vengono svolti dagli amministratori in silenzio perché non hanno né le risorse né l'organizzazione. Questo non sta scritto sulle carte, ma avviene costantemente.
Il Comune di Barbona che citava il collega Pan (che tra l'altro adoro), ha avuto per otto anni, di cui gli ultimi cinque, il prestito di un cantoniere della Provincia, perché non aveva nemmeno la possibilità di avere un dipendente per fare le manutenzioni minime delle strade.
Ho fatto per quattro anni io e per cinque anni il Presidente precedente questa convenzione. Questa è la situazione di questi Comuni. Questa è la risposta che noi dobbiamo dare, evidentemente, se lo richiedono.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Venturini, per dichiarazione di voto.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Ribadiamo il nostro parere favorevole per la meritevolezza del prosieguo della procedura relativa a questo progetto di legge.
Metto in evidenza che laddove si dice che si vada a favorire un soggetto perché possa ricandidarsi prossimamente... Guardate, non è neanche della nostra forza politica. In realtà, noi, con la nostra adesione, vogliamo semplicemente sostenere la proposta perché ne rileviamo la bontà. Vogliamo premiare lo sforzo che stanno facendo gli amministratori in quella parte di territorio dove c'è una grande difficoltà nel riuscire a creare delle interazioni.
Viste alcune inesattezze espresse da parte della consigliera Camani, vorrei ricordare che era il 2018 quando il Sindaco di Carceri inviava una nota al Sindaco di Vighizzolo e a quello di Ponso per iniziare a collaborare in vista di finanziamenti che la Regione veniva a stanziare per le fusioni. Già ora esistono comunque delle convenzioni (scritte e non) di collaborazioni tra i Comuni di Vighizzolo e di Carceri.
Come facevo notare prima, quando un Comune non ha i dipendenti perché sono in ferie i cittadini vanno nell'altro Comune. Evidentemente ci sono già delle interazioni in quel territorio che hanno bisogno di essere, in qualche maniera, sistemate. Si parte da qui oggi e progressivamente, se altri Comuni si aggregano, saremo ben felici nel sostenerli, perché riteniamo che sia fondamentale avviare questo processo di aggregazione del nostro territorio.

PRESIDENTE

Grazie.
Se non ci sono altre dichiarazioni di voto, metto in votazione il giudizio di meritevolezza relativo al PDL n. 209.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 14 GIUGNO 2013, n. 11 "SVILUPPO E SOSTENIBILITÀ DEL TURISMO VENETO" IN MATERIA DI AGENZIA DI VIAGGIO E TURISMO CHE OPERI ESCLUSIVAMENTE IN MODALITÀ ONLINE". (PROGETTO DI LEGGE N. 219) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 22/2023)

Relazione della SESTA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Scatto
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

Andiamo al PDL n. 219.
Relatrice la collega Scatto.
Prego, consigliera Scatto.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo PDL, molto semplice, consente alle agenzie di viaggio di operare in modalità on-line. Esso va a modificare la normativa, in particolare l'articolo 37 della legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 .
Secondo il dettato della legge che andiamo a modificare, fino a questo momento l'attività di agenzia di viaggio deve possedere tutti i requisiti previsti all'articolo 37 della legge n. 11, che il titolare è tenuto a dichiarare alla Regione nel modello di SCIA per apertura di agenzia di viaggio o nel modello di comunicazione di trasferimento di sede dell'agenzia di viaggio. Dunque, si precisa che, al fine di consentire l'attività di agenzia di viaggio, allo stato, l'articolo 37 della citata legge n. 11 del 2013, fra i requisiti richiede nel Veneto un ufficio che sia aperto al pubblico con destinazione d'uso direzionale o commerciale. Dunque, ne consegue che allo stato l'attività di agenzia di viaggio non può essere svolta nell'esclusiva modalità on-line.
Il Veneto ha registrato una diminuzione del numero di agenzie di viaggio iscritte negli elenchi regionali. Questo è successo in particolare durante il periodo dell'emergenza Covid, in cui il numero delle agenzie è sceso drasticamente da 1.175 alla data del 30 giugno 2020 a 1.064 alla data del 31 dicembre 2021. Praticamente, in un anno e mezzo ne abbiamo viste sparire 111.
La riduzione del numero di agenzie di viaggio successivamente è stata più contenuta: alla data del 31 dicembre 2022 il numero di agenzie di viaggio iscritte negli elenchi regionali è risultato, infatti, pari a 1.042. Comunque, sono pur sempre 133 agenzie in meno.
Negli ultimi anni alcune Regioni italiane (Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Puglia ed Abruzzo) hanno disciplinato l'attività delle agenzie di viaggio solo on-line, escludendo la necessità di un ufficio aperto al pubblico, con conseguente riduzione, ovviamente, dei costi di esercizio e di investimento per le suddette agenzie.
Stiamo parlando, quindi, di una proposta legislativa che vuole colmare il vuoto che si è creato e che interessa il fenomeno dell'attività delle agenzie di viaggio e turismo svolta nella sola modalità on-line.
A tal fine si propongono, quindi, le modifiche alla legge regionale n. 11/2013 per consentire che le agenzie possano in Veneto operare anche esclusivamente nella forma virtuale. Infatti, l'articolo 1 del disegno di legge modifica l'articolo 37, comma quarto, lettera c), della più volte citata legge regionale n. 11/2013 , consentendo la modalità di esercizio dell'attività solo on-line alle agenzie di viaggio, con ciò esonerando dal requisito dell'ufficio aperto al pubblico con destinazione d'uso direzionale o commerciale, fermi restando, ovviamente, tutti gli altri requisiti previsti dall'articolo 37, per prevedere, quanto al caso dell'agenzia di viaggio e turismo operante esclusivamente on-line, sia il Comune in cui questa ha sede legale a svolgere la vigilanza sulla stessa, accertando le violazioni, applicando le sanzioni ed introitando le somme. A tal fine, l'articolo 2 della proposta legislativa in esame inserisce, dopo il comma 6 dell'articolo 49 della legge regionale n. 11/2013 , il comma 6-bis, con cui si dispone che per le agenzie di viaggio e turismo operanti esclusivamente in modalità on-line l'attività di vigilanza, accertamento delle violazioni, applicazione delle conseguenti sanzioni e acquisizione delle somme sia svolta dal Comune in cui queste abbiano sede legale.
L'articolo 3 propone la clausola di neutralità finanziaria.
L'articolo 4 dispone la sua entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Do la parola alla correlatrice, consigliera Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Molto brevemente, perché la relatrice, presidente Scatto, ha già sostanzialmente illustrato i contenuti del progetto di legge. Solo alcune considerazioni molto veloci.
Prima considerazione. Questo è un progetto di legge che interviene in un ambito rilevante dal punto di vista economico, l'ambito turistico, che è stato oggetto di cambiamenti profondissimi, ultimi dei quali quelli determinati dalla pandemia, ma che in generale è un settore che è stato coinvolto in maniera profonda da tutte le innovazioni e dai cambiamenti che dal punto di vista geopolitico e dal punto di vista tecnologico hanno investito tutti i comparti economici. Questi cambiamenti globali, a partire dall'apertura di nuovi mercati e dalle innovazioni in ambito digitale, hanno, infatti, determinato un incremento esponenziale dei flussi turistici, che ha coinvolto sostanzialmente tutti i Paesi del mondo. Ovviamente cambiano le destinazioni, cambiano le modalità di trasferimento alle destinazioni, cambia anche la modalità attraverso cui i viaggiatori selezionano le loro proposte e le loro possibilità di viaggio. Dunque, mi pare opportuno che anche a livello regionale si intervenga sulla possibilità di allargare la funzione delle agenzie di viaggio e dei soggetti che organizzano pacchetti turistici alla modalità on-line. Quindi, nulla nel merito della proposta, che in effetti è molto semplice nella sua stesura, riguarda pochi articoli. Consentitemi, però, di fare alcune considerazioni di natura più generale.
Seconda considerazione. Visto che siamo la Regione dell'autonomia, io mi chiedo se, secondo voi, è verosimile, è possibile, è di senso che la materia turistica sia di competenza residuale delle Regioni. Noi oggi andiamo a cambiare una legge regionale, seguendo la strada intrapresa a suo tempo anche da altre Regioni, ma lo scenario a cui andiamo incontro è che potenzialmente ci potrebbero essere venti modalità regionali diverse di svolgere la funzione, il lavoro e la professione di agenzia turistica, per cui farla in Piemonte segue regole diverse che farla in Veneto. Questo elemento di riflessione appare ancora più contraddittorio proprio quando discutiamo di agenzie on-line. Un conto è immaginare un ufficio turistico fisico ubicato in Veneto con regole diverse da quello ubicato in Campania, altra cosa è immaginarlo on-line, per cui la medesima agenzia turistica che svolge il medesimo lavoro on-line, una dichiara di avere la sede legale in Veneto, una in Campania, ma magari lavorano tutte e due da Milano, è sottoposta potenzialmente a due legislazioni diverse, proprio perché la materia turistica è una materia di competenza concorrente.
Lo dico perché delle volte, presi dall'enfasi dell'autonomia e della volontà di avere qualcosa da dire di diverso da tutti gli altri, perdiamo di vista l'obiettivo finale, che dovrebbe essere quello di agevolare le professioni e le imprese all'interno di una normativa il più possibile omogenea, con un livello di burocrazia il più possibile omogeneo. Invece, per esempio in ambito turistico questo è uno degli argomenti che, a mio giudizio, dovrebbe portarci a fare valutazioni più generali sulla distribuzione delle competenze di materia tra Stato e Regioni. Non a caso, la legge quadro sul turismo approvata dal Parlamento qualche anno fa è stata smontata pezzo per pezzo dalle diverse leggi regionali che sono intervenute in questo ambito e che hanno proposto delle cornici legislative differenti l'una dall'altra.
Terza considerazione. Proprio perché non esiste una legislazione omogenea a livello nazionale, io credo che in questo progetto di legge dovremmo porre maggiore attenzione al tema dei controlli, nel senso che è evidente che la funzione di vigilanza e controllo rispetto ad attività commerciali che hanno un luogo fisico è facilmente prefigurabile, immaginabile e costruibile, altra cosa è disciplinare i controlli nel caso in cui l'agenzia di viaggi sia esclusivamente on-line. Questo vale in riferimento sia alla correttezza della prestazione erogata, sia alla garanzia per l'utenza di avere un servizio corretto e coerente con le normative.
La quarta considerazione, che è una sottolineatura più di cornice, riguarda l'iter che questo progetto di legge ha avuto durante questo percorso istituzionale. Sappiamo benissimo che è stato un processo particolarmente accelerato, perché direttamente dal Presidente della Giunta arrivava la necessità e la richiesta di fare in fretta – questo a dimostrazione che quando si vuole si riesce a fare in fretta –, però penso che noi dovremmo avere il tempo di approfondire anche quelle questioni, che ho provato a sollevare, di natura tecnica rispetto a questo PDL per poter fare, pur nella fretta che ci porta a soddisfare le richieste del presidente Zaia, un lavoro preciso e puntuale rispetto a un tema che ci sentiamo nel merito di condividere.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Intervengo su questo provvedimento perché, come ricorda l'Assessore, ma anche la Presidente, quando lo abbiamo visto in Commissione Sesta, avevo sollevato la questione che portare una riforma di questo tipo, molto importante, che anch'io condivido nel merito, in pochissimo tempo, perché c'era stata una richiesta, come ha appena detto la collega Camani, senza però avere il tempo di approfondirla – vi ricordo che quel giorno si è voluto votarla nel giro di poche ore, infatti io era uscita dall'Aula e non l'avevo votata –, mi portava a dire che c'era bisogno di fare degli approfondimenti. Ebbene, da quel momento ad oggi alcuni approfondimenti ho provato a farli e oggi propongo alcuni emendamenti, che sono quelli che, secondo me, porterebbero, per quanto possibile, alcune migliorie al testo. Ad esempio, avrei pensato che un provvedimento di questo tipo avesse bisogno di un percorso diverso in Commissione, con le audizioni almeno di quelle agenzie che ancora oggi si trovano a operare in presenza, perché magari sono quelle agenzie familiari, fatte dalle famiglie che da tempo fanno questo, che faticano a transitare on-line nel momento in cui magari non hanno figli che hanno voglia di aprire l'agenzia anche on-line, perché effettivamente quello che accadrà, io credo, è che la concorrenza delle agenzie on-line sarà impari rispetto a quelle magari più tradizionali, più piccoline, che rimarranno ad avere dei locali, dove pagheranno effettivamente un affitto, e staranno lì a ricevere il pubblico. E questo è uno dei temi su cui, ad esempio, ho fatto un emendamento, tra l'altro prendendo esempio da altre Regioni, come diceva la presidente Scatto, che hanno già normato in questo ambito e su cui oggi possiamo già vedere degli effetti.
Parto da qui, dunque, da uno degli emendamenti forse più importanti, cioè quello di potere o meno vendere il servizio con un incontro fisico. Che cosa significa? Significa che delle agenzie, a cui sarà permesso di lavorare on-line, che non avranno i costi di un immobile, che potranno aprire più facilmente, in realtà quello che faranno, come normalmente si fa, è ricevere il pubblico eventualmente a casa o in altri luoghi, facendo sostanzialmente quello che fa un'agenzia in presenza, anche quando in realtà non pagherà gli stessi costi di quelle agenzie piccoline che, invece, basano tutto sulla presenza, che, tra l'altro, nei Comuni più piccoli sappiamo e sapete esistere più che nei Comuni grandi.
Provando, allora, a prendere esempio da altre Regioni, ciò che ho provato a fare con un mio emendamento è quello di dire che le agenzie on-line non potranno vendere i loro prodotti con un ricevimento pubblico, o in un locale pubblico, o in un locale privato. Tant'è che, ad esempio, per normare questa cosa la Regione Lazio ha stabilito che si può mantenere, ad esempio, la destinazione urbanistica residenziale nel momento in cui uno mette la propria sede dell'agenzia in casa solo se non si ricevono lì i clienti. Del resto, capite bene che sarebbe complicato vedere che qui non c'è una concorrenza sleale. Oppure, le Regioni Lombardia, Campania, Puglia e Toscana non prevedono la necessità di un cambio di destinazione d'uso nel momento in cui si apre un'agenzia on-line se l'attività è on-line, ma poi le Regioni Lazio e Campania prescrivono che queste agenzie non possono ricevere il pubblico a casa, che è un po' quello che io provo a mettere in questo emendamento.
Un altro emendamento è, invece, relativo ai controlli, questione su cui abbiamo discusso in Commissione. E ricordo ai Consiglieri che la CAL ha espresso parere favorevole, ma identificando alcune raccomandazioni, che vi leggo testualmente: "di prevedere strumenti di accompagnamento allo svolgimento della nuova attività di controllo cui i Comuni sono tenuti in virtù di questa legge". Sappiamo bene che la vigilanza e il controllo non sono in capo alla Regione, ma in capo ai Comuni, però la Regione può fare due cose: o chiudere gli occhi e dire "fate voi Comuni", sapendo che i Comuni fanno fatica a fare questo tipo di controlli; o prevedere di aiutare i Comuni, magari con una forma di coordinamento e di supporto, come chiede la CAL, anche facendo la formazione, ad esempio, ai vigili urbani, che saranno quelli preposti a questo tipo di controlli sulla nuova norma, perché magari essendo una nuova norma hanno bisogno anche di capire cosa devono verificare e controllare. Questo è quello che chiede la CAL. Quindi, l'ho messo all'interno di un emendamento, dove si dice, come fanno già altre Regioni, che al fine di garantire la trasparenza e la possibilità di controllo si devono indicare nel sito internet delle agenzie on-line gli stessi dati di autorizzazione che devono essere esposti nei locali dalle agenzie fisiche. In questo modo sarebbe più facile per i vigili urbani fare il controllo per vedere che un'agenzia che ha aperto on-line ha la SCIA, ha la possibilità di essere verificata.
L'altra cosa, di mettere, invece, in un ordine del giorno che ho presentato, a firma anche degli altri colleghi, quello che sostanzialmente il CAL richiede, cioè che la Regione del Veneto non si lavi le mani rispetto ai controlli demandati ai Comuni, che supporti i Comuni in questi controlli, perché quello che noi dobbiamo evitare, nel merito della norma io posso essere anche d'accordo, ma quello che io sto provando ad evitare, è una forma di concorrenza sleale.
Quello che accadendo nelle altre Regioni che hanno già normato è che tante agenzie, anche estere, mettano una sede legale in uno studio commerciale di qualsiasi tipo, dentro la Regione, in questo caso del Veneto, e operino da fuori.
Vogliamo tutelare – almeno io lo voglio – con questi emendamenti la capacità delle agenzie, in questo caso nate in Veneto, spesso a conduzione familiare, che nei nostri Comuni hanno tenuto in piedi anche una forma di presenza nel dare questo tipo di servizi, soprattutto alle popolazioni più anziane che non prenderanno mai un viaggio on-line e non si fideranno di non vedere il venditore. Quindi, per riuscire a tutelare questo tipo di agenzie, che nella nostra Regione sono tante, fatte da una, due o tre persone, genitori e figli che lavorano in quelle piccole agenzie, credo serva mettere delle norme rispetto al controllo.
È per questo che quel giorno mi ero tanto arrabbiata che il presidente Zaia aveva deciso che una norma doveva passare così velocemente, quando in realtà quello che provavo a dire era: fate attenzione, perché la veneticità dei nostri imprenditori, di cui tanto voi parlate, passa anche attraverso queste norme, che vengono approvate in quattro e quattr'otto, non si mettono i controlli e poi succederà che le piccole agenzie a conduzione familiare, nei comunelli del Veneto, chiuderanno. Chiuderanno perché avranno la concorrenza sleale, se non controllata, delle agenzie on-line, aperte non solo da imprenditori veneti, ma aperte da imprenditori ovunque che mettono la sede legale nel nostro territorio.
Siccome questo dovrebbe essere un baluardo della vostra azione politica, almeno così a livello ideale, prendo le vostre parole e dico: iniziamo a fare dei controlli in più, ad avere un ruolo proattivo come Regione per effettuare questo tipo di controllo sulla concorrenza sleale, non perché non possano aprire le agenzie on-line, figuriamoci, ma perché servono anche quelle in presenza.
Quindi, chiedo davvero all'Assessore di fare un ragionamento rispetto a questi emendamenti di buonsenso che non hanno alcuna voglia di fare ostruzionismo in Aula per un provvedimento, ma di mettersi a lavorare per fare quello che io credo andava fatto prima; per rafforzare questa proposta di legge con delle norme un po' più stringenti e che permettano di verificare che le agenzie on-line facciano il loro lavoro come devono.
Altre Regioni, ripeto, non solo dello stesso colore politico del centrosinistra, ma anche del centrodestra, hanno fatto esattamente questo in Italia.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo altre richieste di intervento. Chiudiamo la discussione generale.
Sospendiamo la seduta del Consiglio, con ripresa alle ore 14.30.
Invito anche la Commissione a esprimere un parere sugli emendamenti adesso o dieci minuti prima della ripresa dei lavori. Mettetevi d'accordo, quando volete.
La Seduta è sospesa alle ore 13.02
La Seduta riprende alle ore 14.56

PRESIDENTE

Colleghi, se prendete posto iniziamo la seduta.
Siamo sul progetto di legge n. 219. Abbiamo chiuso prima della sospensione la discussione generale.
Ora iniziamo con l'articolato e con l'esame degli emendamenti.
Emendamento n. A0005, presentato dalla collega Baldin, articolo 1, modificativo, che prevede:
Alla lettera c) del comma 4 dell'articolo 37 della legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 , così come modificato dall'articolo 1 del presente progetto di legge, dopo le parole ", qualora l'agenzia di viaggio e turismo non operi esclusivamente in modalità on line" sono aggiunte le parole "garantendo in ogni caso, al fine di tutelare l'utenza, un recapito telefonico e un luogo fisico quali riferimenti per eventuali contestazioni".
La collega Baldin non c'è, quindi lo diamo per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0005, con il parere contrario da parte del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo adesso sull'articolo 1.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo due articoli aggiuntivi.
Emendamento n. A0001, presentato dalla collega Ostanel, articolo X, comma 1, aggiuntivo, che prevede:
Al progetto di legge n. 219 è aggiunto il seguente articolo:
"Art. X - Modifica all'articolo 38 della legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 "Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto".
1. AI comma 5 dell'art. 38 della legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 dopo le parole "comunicazione di cui al comma 4." sono inserite le seguenti: "Nel caso di agenzia di viaggio e turismo che operi esclusivamente in modalità on line, il titolare è tenuto all'obbligo di pubblicare quanto previsto dai commi 1 e 2 sul proprio sito."
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
L'emendamento ha l'obiettivo di far inserire sul sito delle Agenzie che apriranno on line il numero di SCIA. Quindi, come previsto per quanto riguarda i locali aperti al pubblico, che devono esporre il numero di SCIA, devono fare la stessa cosa i soggetti che aprono un'agenzia on line, mettendolo nel proprio sito. Questo per favorire i controlli da parte dei Comuni e da chi vi è preposto.
Presento anche l'emendamento 4, nello stesso intervento, perché, congiuntamente a questo emendamento, si interviene per prevedere le sanzioni nel momento in cui un soggetto, un'agenzia on line, non riporta la SCIA in maniera visibile nel proprio sito web.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo altre richieste di intervento.
Apriamo la votazione sull'emendamento... Assessore Caner, le chiedo di prenotarsi attraverso l'applicazione, dalla prossima volta.
Prego.

Ass.re Federico CANER

Mi sono dimenticato di registrarmi.
Solo per dire che questo emendamento è accoglibile, così come quello successivo, che è collegato, il numero A0004 (poi la collega Ostanel lo dirà). L'emendamento è accoglibile semplicemente perché chiarisce una normativa che di fatto esiste già, nel senso che all'articolo 49, quello che fa riferimento alle sanzioni, al comma 3, lettera h), già si parla di SCIA, e si ritiene che sia già esplicito il fatto che chi ha un'agenzia debba esporne il numero.
Ovviamente, nel caso di agenzia on line, ritenevamo logico che l'esposizione fosse appunto on line. Quindi, l'emendamento della collega Ostanel non fa altro che esplicitare meglio una norma che, secondo noi, di fatto era già implicita.
Quindi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0001, con il parere favorevole da parte del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. A0002, presentato dalla collega Ostanel, articolo X, comma 1, aggiuntivo, che prevede:
Al progetto di legge n . 219 è aggiunto il seguente articolo:
"Art. X - Modifica all'articolo 38 della legge regionale 14 giugno 2013. n. 11 "Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto".
1 . Dopo il comma 5 dell'articolo 38 della legge regionale 14 giugno 2013 , n. 11, è inserito il seguente:
"5 bis. Nel caso di agenzia di viaggio e turismo che operi esclusivamente in modalità on line è vietato ricevere pubblico ovvero effettuare vendita diretta in locali pubblici o privati".
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente. Questo emendamento lo avevo illustrato anche prima.
L'obiettivo, come accade in altre Regioni, è di fare in modo che le agenzie on line non possano ricevere pubblico e quindi vendere direttamente i loro prodotti in locali pubblici o privati.
L'obiettivo di questo emendamento è fare sì che ci sia una parità di trattamento tra chi ha un'agenzia fisica e chi ce l'ha on line, visto che quelle on line, proprio perché sono tali, non dovrebbero prevedere di avere un luogo dove ricevere i propri clienti.

PRESIDENTE

Grazie.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. A0002, con il parere contrario da parte del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0004, presentato dalla collega Ostanel, articolo 2, comma 01, modificativo, che prevede:
Prima del comma 1 dell'art. 2 del PDL 219 è inserito il seguente:
"01. Alla lettera h) del comma 3 dell'art. 49 della legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 dopo le parole "comunicazione di apertura di sede secondaria di agenzia di viaggio e turismo, ai sensi del comma 11 dell'articolo 34 e del comma 5 dell'articolo 38" sono inserite le seguenti "o nel caso di agenzia di viaggio e turismo che operi esclusivamente in modalità on line che non pubblichi quanto previsto dai commi 1 e 2 dell'art. 38 sul proprio sito".
La collega lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0004, con il parere favorevole da parte del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Decade, quindi, l'emendamento n. A0003, presentato dalla collega Ostanel.
Siamo sull'articolo 2. Ci sono interventi?
Metto in votazione l'articolo 2, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 3.
Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Non ci sono richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
C'è un ordine del giorno che è stato riformulato, presentato dai colleghi Ostanel, Camani ed altri.
ODG n. A0006

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Ostanel, Camani, Zottis, Guarda, Bigon, Zanoni e Lorenzoni relativo a "GARANTIRE UN COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DI CONTROLLO IN CAPO AI COMUNI IN RELAZIONE ALLO SVOLGIMENTO DELL'ATTIVITÀ DI AGENZIA DI VIAGGIO CHE ESERCITA ESCLUSIVAMENTE ONLINE" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 "Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto"". (Progetto di legge n. 219) APPROVATO (Deliberazione n. 87/2023)

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- Negli ultimi anni il Veneto ha registrato una diminuzione del numero di agenzie di viaggio iscritte negli elenchi regionali, in particolare durante il periodo dell'emergenza COVID esse sono scese drasticamente dal numero di 1.175 alla data del 30/6/2020 al numero di 1064 alla data del 31.12.2021;
- Secondo quanto rilevato dall'Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo, nel 2021 l'8% delle Agenzie di Viaggi ha chiuso la propria filiale per lavorare esclusivamente online;
- Secondo una rilevazione di BVA DOXA, il 56% dei viaggiatori dichiara di utilizzare per i propri viaggi esclusivamente canali online;
- Negli ultimi anni diverse regioni, tra cui Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Puglia ed Abruzzo, hanno legiferato per disciplinare le Agenzie di Viaggio che esercitano esclusivamente online;
PREMESSO INOLTRE CHE:
- Il Progetto di Legge n. 219 "Modifiche alla Legge Regionale 14 giugno 2013, n. Il "Sviluppo e sostenibilità del Turismo Veneto"" prevede l'inserimento nella normativa regionale della fattispecie delle Agenzie di Viaggio che esercitano esclusivamente online;
- Nel suddetto progetto di legge il compito di verifica e controllo dell'esercizio è demandato alle amministrazioni locali;
CONSIDERATO CHE:
- I Comuni devono attrezzarsi per poter svolgere questo compito individuando nuove prassi e nuovi strumenti di verifica e controllo;
- Come espresso anche dal CAL è necessario che si garantisca uniformità e omogeneità di azione sia per agevolare il lavoro delle amministrazioni locali, sia per garantire iter chiari alle Agenzie di viaggio;
impegna la Giunta regionale
A prevedere, come indicato dal CAL, sul territorio regionale un coordinamento delle modalità di controllo dello svolgimento delle attività di agenzia di viaggio online e di organizzare a tal riguardo momenti di formazione e divulgazione al fine di agevolare i comuni nello svolgimento della loro attività.
Lo vuole illustrare, collega? Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo è un ordine del giorno che riprende i commenti fatti dal CAL quando aveva dato parere positivo al provvedimento. In Ufficio di Presidenza abbiamo previsto una modifica, che leggo: "Impegna la Giunta a prevedere strumenti di informazione ai Comuni per lo svolgimento delle attività di controllo ai quali sono tenuti ai sensi di questa normativa". Questa è la modifica.
L'obiettivo è quello di dire sostanzialmente che la Regione non si lava le mani rispetto ai controlli che i Comuni devono fare, ma farà in modo di inviare un'informativa ai Comuni stessi per dire loro come dovranno effettuare i controlli tramite la polizia. Penso che questo sia il minimo che una Regione può fare per supportare i Comuni nell'attività di controllo per l'apertura delle agenzie on-line.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altri interventi.
Metto in votazione l' ordine del giorno n. A0006, come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
Assessore, vuole intervenire? Chi vuole intervenire in dichiarazione di voto sul progetto di legge?
Prego, collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
È un parere positivo quello che noi esprimiamo per questo progetto di legge, perché ci rendiamo conto che ci dobbiamo mettere al passo con i tempi. Quello che auspichiamo, in linea con questo emendamento, è un'intensificazione dei controlli, perché stando ai fatti di cronaca si verificano truffe on-line. Sicuramente la presenza fisica è garanzia di maggiore affidabilità, perché è difficile che un'agenzia fisica sparisca nel nulla. Ecco perché sono importanti i controlli e un'azione in sinergia con i Comuni da parte della Regione.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

La dichiarazione di voto è per ribadire quello che è stato detto anche in discussione generale. Abbiamo provato, con degli emendamenti, a rendere più facile per i Comuni, come chiedeva la CAL, la possibilità di fare dei controlli.
Io ho ancora dei dubbi rispetto alla norma, nel senso che, come dicevo all'inizio, bisogna vedere poi effettivamente quello che accadrà quando le agenzie on-line potranno aprire e se queste avranno un impatto sulle agenzie fisiche. È ancora presto per dirlo chiaramente anche rispetto alle altre Regioni che hanno legiferato in materia. Tuttavia, siccome c'è stata una presa in carico di alcune questioni, e tra queste, secondo me, quella più importante è quella di aver stabilito che la SCIA deve essere esposta, la polizia per fare dei controlli dovrà e potrà guardare i siti delle agenzie on-line, invece che andare lì fisicamente. Questa è la cosa più importante, e spero che nell'informativa che la Regione invierà, grazie a questo ordine del giorno, sarà scritto in maniera molto chiara che questa è l'attività che la polizia dovrà fare, cioè, guardare tutte le nuove agenzie, l'elenco, e andare a verificarne il lavoro rispetto a quello che fanno on-line e devono avere la SCIA che glielo permette. Rispetto al controllo di cui abbiamo discusso in Ufficio di Presidenza circa la possibilità di non ricevere le persone, io penso che sarebbe stato importante approvarlo. Non è stato fatto, ma credo che mettere in norma il fatto che non si possano ricevere le persone fisicamente avrebbe permesso di dividere i due mondi: chi ha un'agenzia fisica riceve le persone, chi ha l'agenzia on-line fa un lavoro puramente on-line, e io l'avrei messo in norma. La Giunta ha deciso di non farlo e immagino di aver capito anche le motivazioni. Io non le condivido, ma le ho comprese.
Il voto in questo caso sarà positivo, perché non sono contraria e il Gruppo del Veneto che vogliamo non è contrario alla norma per favorire la possibilità di avere un'agenzia on-line e perché mi sembra che oggi abbiamo raggiunto non l'ottimo, ma un minimo di maggioranza di controllo su quello che poi sarà l'attività di un'agenzia on-line.
Chiedo però all'Assessore un impegno serio rispetto al fatto che nei prossimi mesi o anni, quando la norma andrà in vigore e quando si vedrà come opereranno le agenzie on-line, anche per andare a controllare che non ci siano né frodi né concorrenze sleali – perché questo può ancora capitare con la norma anche un po' messa a posto – si faccia un lavoro di controllo, perché nel caso dovesse accadere quello che io pensavo all'inizio, bisognerà avere l'umiltà di tornare indietro.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Scatto, prego.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Io credo che questo piccolo PDL abbia in realtà dimostrato che c'è la volontà, comunque, di adeguarsi a un mondo che è sempre in fieri, in continuo divenire.
Mi fa piacere apprendere che anche dai banchi dell'opposizione è stata accolta la ratio di questa legge. Non dobbiamo mai dimenticare che, comunque, quello che ci porta a dire che non devono esserci sopraffazioni ma legalità è una pretesa legittima. Non possiamo però pretendere di avere sempre e costantemente un controllo che possa permetterci di dire che andrà tutto bene sempre, perché questo fa parte anche della vita.
Quello che ci interessa è che tutte le cose che vengono fatte siano comunque condivise, portino a qualcosa di aggiuntivo in tema di passo avanti nella gestione dei nostri imprenditori. Dunque, l'impegno della Regione per il controllo mi pare che l'abbiamo dimostrato, come sempre.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ci sono altre richieste di intervento in dichiarazione di voto? Non vedo altre richieste.
Metto in votazione il progetto di legge n. 219 nel suo complesso, come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PUNTO
8



DISEGNO DI LEGGE REGIONALE RELATIVO A "VARIAZIONI DELLE CIRCOSCRIZIONI TERRITORIALI DEI COMUNI DI ARSIERO E DI LAGHI DELLA PROVINCIA DI VICENZA". (PROGETTO DI LEGGE N. 210). GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA. APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 88/2023)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Cestaro
Correlatrice: Consigliera Luisetto

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 8.
La parola alla relatrice, consigliera Cestaro. Prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ai sensi degli articoli 117 e 133 della Costituzione, le Regioni possono modificare le circoscrizioni territoriali dei Comuni, sentite le popolazioni interessate, nelle forme previste dalla legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 "Norme in materia di variazioni provinciali e comunali", che disciplina, per quanto di competenza regionale, le variazioni delle circoscrizioni dei Comuni e delle Province, nonché il mutamento della denominazione dei Comuni.
Le variazioni delle circoscrizioni comunali possono consistere anche nell'aggregazione ad altro di parte del territorio di uno o più Comuni.
Ai sensi dell'articolo 4, comma 3, della suddetta legge regionale, quando uno o più Comuni, anche nel loro insieme, non acquisiscono titolo all'esercizio del potere di iniziativa legislativa per le variazioni delle circoscrizioni comunali, previsto dall'articolo 20 dello Statuto regionale, i relativi Consigli possono presentare le loro richieste di variazione alla Giunta regionale, che, entro sessanta giorni, trasmette al Consiglio regionale il corrispondente disegno di legge o respinge la richiesta, dandone comunicazione motivata alla competente Commissione consiliare.
Alla luce della normativa sopraindicata, i Sindaci dei Comuni di Arsiero e di Laghi in Provincia di Vicenza, con PEC del 16 marzo 2023, hanno chiesto alla Giunta regionale di rendersi promotrice di un disegno di legge di variazione delle circoscrizioni comunali, trasmettendo le seguenti deliberazioni: delibera del Consiglio comunale di Arsiero del 23/02/2023, ad oggetto "Atto di iniziativa per la variazione delle circoscrizioni comunali dei Comuni di Arsiero e di Laghi", come da legge regionale citata; delibera del Consiglio comunale di Laghi, avente stesso oggetto.
Le soprarichiamate deliberazioni comunali sono state pubblicate all'Albo pretorio on-line dei rispettivi Comuni per quindici giorni consecutivi e sono diventate esecutive ai sensi di legge, così come attestato dai certificati di esecutività trasmessi. Nel periodo di pubblicazione all'Albo pretorio sono pervenute osservazioni da parte di quattro consiglieri del Gruppo consiliare SìAmo Arsiero. I Comuni di Arsiero e di Laghi fanno parte dell'Unione montana Alto Astico e sono due realtà confinanti all'interno della Val Posina.
La principale attrazione turistica dell'area è rappresentata dalla presenza di due laghi: il più piccolo ricade in parte sul territorio di Laghi, mentre il lago grande è ubicato interamente sul territorio di Arsiero. I laghetti sono un unicum dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
Nel corso degli anni entrambi i Comuni hanno subìto un generale spopolamento, dovuto al trasferimento delle famiglie in centri abitativi più attrattivi. Le attività economiche presenti nel territorio di Laghi si riducono a poche strutture ricettive e il turismo giornaliero non risulta sufficiente a sostenere le poche attività commerciali presenti.
Potenziare la principale attrazione turistica del territorio, costituita dai due laghetti, darebbe sicuramente impulso all'economia dell'intera vallata, con ricadute positive sul turismo e sul ripopolamento del territorio.
Tuttavia, la realizzazione di questo obiettivo presuppone l'esistenza di una "regia comune", ovvero di una omogeneità di intenti, che potrebbe raggiungersi ricomprendendo sotto il solo Comune di Laghi entrambi i laghetti. Si eviterebbero così sovrapposizioni di competenze e il Comune di Laghi potrebbe continuare, insieme all'Unione montana Alto Astico, la programmazione di interventi finalizzati in primis a impermeabilizzare il lago più grande, che subisce periodicamente uno svuotamento per il verificarsi di fenomeni carsici, a causa dei quali l'acqua viene inghiottita da alcune cavità, con conseguente riduzione del valore naturalistico della zona. Inoltre, è prevista la creazione di percorsi pedonali, la realizzazione di un chiosco e di un'area da destinare a spiaggia balneabile.
Il predetto intervento comporterebbe un incremento consistente degli arrivi e delle presenze turistiche, a vantaggio di tutta la vallata e, dunque, anche del Comune di Arsiero; quest'ultimo, infatti, già dotato di banche, poste, supermercati, distretto sanitario e servizio emergenze 118, diventerebbe punto di riferimento dei servizi essenziali utili al villeggiante.
L'aggregazione della zona dei laghetti dal Comune di Arsiero al Comune di Laghi sarebbe compensata dall'aggregazione al Comune di Arsiero di un'area boschiva denominata "Campoluzzo", attualmente ricompresa nei confini comunali del Comune di Laghi.
In quest'ottica, lo spostamento dei confini comunali con l'aggregazione di tutto il lago piccolo e del lago grande nel territorio del Comune di Laghi faciliterebbe gli interventi previsti, in quanto gli stessi sarebbero promossi e coordinati da un'unica regia.
Il trasferimento territoriale si tradurrebbe, pertanto, in un'occasione di compartecipazione alle iniziative di incentivazione di sopravvivenza della vallata, di ripopolamento e di valorizzazione dell'ambiente naturale.
Quanto all'individuazione delle "popolazioni interessate" di cui all'articolo 133, secondo comma, della Costituzione, occorre ricordare, in via generale, che a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 94/2000 il legislatore regionale è intervenuto riscrivendo l'intero articolo, indicando nel Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, l'organo competente ad individuare le popolazioni interessate al referendum consultivo sulle singole proposte di legge di modifica territoriale, individuazione che andrà fatta tenendo conto dei princìpi indicati dalla giurisprudenza costituzionale e dando per acquisito, come indirizzo generale, il principio che "normalmente" per popolazioni interessate s'intende l'intera popolazione del Comune di origine e di quello di destinazione.
Il legislatore regionale ha, tuttavia, precisato, anche qui sulla scorta dei princìpi derivanti dalla giurisprudenza, che in casi eccezionali si può prescindere dalla consultazione dell'intera popolazione, con riferimento a "casi particolari da individuarsi anche con riferimento alla caratterizzazione distintiva dell'area interessata al mutamento territoriale, nonché alla mancanza di infrastrutture o di funzioni territoriali di particolare rilievo per l'insieme dell'Ente locale".
Pertanto, in base all'attuale quadro normativo, è il Consiglio regionale, su proposta della Giunta, a dover individuare, in concreto, tenuto conto della modifica territoriale per la quale si richiede l'intervento legislativo, quale sia la popolazione che deve essere necessariamente sentita, in ossequio al principio di autodeterminazione delle popolazioni interessate contenuto nell'articolo 133 della Costituzione ed a verificare se ricorrono quei casi "particolari" che portano, ragionevolmente, ad escludere la sussistenza dell'interesse qualificato che giustifica l'interpello dell'intera popolazione dei Comuni coinvolti.
Tutto ciò ricordato, occorre evidenziare che il disegno di legge in esame non prevede che l'iter legislativo sia preceduto da alcuna consultazione referendaria, in quanto nello specifico caso che interessa la variazione delle circoscrizioni dei Comuni di Arsiero e di Laghi è stata valutata in concreto, alla luce della giurisprudenza costituzionale richiamata, l'assenza di una "popolazione interessata" alla modifica territoriale da sentire necessariamente, così da proporre al Consiglio regionale di poter procedere, direttamente con legge, alla modifica rispettivamente delle due aree.
Al riguardo e più in particolare, l'attestazione di entrambi i Sindaci relativa al fatto che "le porzioni del territorio coinvolte dalla variazione circoscrizionale sono inferiori al 10% del territorio comunale e si caratterizzano, trattandosi di territorio prettamente montano, per la totale mancanza di infrastrutture, di funzioni territoriali di rilievo e di abitazioni" depone nel senso di riconoscere la ricorrenza dei "casi particolari" cui fa riferimento la legge già citata. Tuttavia, la contestuale attestazione dei rispettivi Sindaci afferente alla circostanza che sempre nelle stesse aree interessate alla variazione delle circoscrizioni dei Comuni di Arsiero e di Laghi non sono presenti elettori residenti porta a ritenere che la previa consultazione della popolazione interessata dalla variazione delle circoscrizioni comunali, attraverso l'indizione di apposito referendum, non sia necessaria.
Pare utile ricordare, infine, che già in un precedente caso di variazione territoriale la Giunta regionale, anche sulla scorta di un parere (reso sulla questione dall'Ufficio legislativo del Consiglio regionale dell'epoca, ha ritenuto determinante l'assenza di popolazione residente nelle aree interessate, al fine di proporre al Consiglio regionale la relativa modifica. Si tratta della variazione delle circoscrizioni territoriali dei Comuni di Arcole e di Zimella, in Provincia di Verona, attuata con legge regionale nel 2007.
In quel particolare caso si è proceduto con la modifica di alcune aree di entrambi i Comuni interessati, ma la consultazione referendaria ha riguardato i soli elettori residenti nell'area interessata alla variazione circoscrizionale del Comune di Arcole (in tutto 22 elettori con diritto di voto), in quanto non vi erano elettori residenti nella porzione di territorio interessato del Comune di Zimella. Anche in quel caso, il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, facendo applicazione dei criteri contenuti nell'articolo 6 e dei princìpi indicati dalla giurisprudenza costituzionale, nell'individuare la popolazione interessata, tenuto conto della particolarità che caratterizzava l'area oggetto di variazione territoriale, ha escluso dalla consultazione la popolazione dell'intero Comune.
Questo disegno di legge si articola in quattro articoli, che poi verranno esposti in sede di votazione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla correlatrice, consigliera Luisetto. Prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
A seguito delle audizioni e dell'esame in Commissione del progetto di legge n. 210 di iniziativa della Giunta, relativo a "Variazioni delle circoscrizioni territoriali dei Comuni di Arsiero e di Laghi della provincia di Vicenza", siamo chiamati oggi a dare un giudizio di meritevolezza su tale provvedimento.
Si legge nella relazione che entrambi i Comuni, nel corso degli anni, hanno subìto un generale spopolamento, dovuto al trasferimento delle famiglie in centri abitativi più attrattivi. Le attività economiche presenti nel territorio di Laghi sono oggi ridotte a poche strutture ricettive e il turismo giornaliero non risulta sufficiente a sostenere le poche attività commerciali presenti.
Da queste considerazioni iniziali la Giunta deriva la necessità di potenziare la principale attrazione turistica del territorio, ritenendo necessaria allo scopo una "regia comune", da realizzarsi con l'aggregazione di uno dei due laghi ora ricadente nel territorio di Arsiero e da spostare nel Comune di Laghi, che per compensazione cederebbe una zona boschiva denominata "Campoluzzo", a 1.700 metri di altitudine, con un'area di circa 137.000 metri quadrati, della quale non vengono fornite ulteriori specifiche, se non che la stessa e il laghetto oggetto della variazione non sono abitati, non vi sorgono infrastrutture né funzioni territoriali di rilievo. Per questi motivi si ritiene che tali aree ricadano nei casi particolari previsti dall'articolo 6, comma 1, della legge regionale n. 25/1992 , per i quali la Giunta valuta non necessaria l'indizione di un referendum che coinvolga la cittadinanza.
Alla luce di queste premesse è opportuno chiarire alcuni aspetti. Il Comune di Laghi ha oggi 125 abitanti ed è inserito nel nuovo Piano di riordino territoriale tra i Comuni a media o alta criticità del progetto "Fusioni: obiettivo 500 Comuni", quindi tra i Comuni che la Regione ritiene urgente portare ad aggregazione, e confina con il Comune di Arsiero (3.021 abitanti). Entrambi fanno parte dell'Unione montana dell'Alto Astico. Un Comune di 125 abitanti, Laghi, che lo stesso assessore Calzavara, durante le audizioni in Commissione, ha spiegato come non abbia ragion d'essere in un'ottica di efficacia, efficienza ed economicità dell'azione amministrativa, per ragioni demografiche e geografiche, perché un Ente di 125 abitanti non può gestire in autonomia i servizi essenziali alla propria comunità, valutazioni, queste, non soltanto teoriche, ma confermate dallo stato della gestione attuale dei servizi, delegati quasi totalmente all'esterno. Ad oggi, infatti, Anagrafe e Segreteria sono esercitati già dal Comune di Arsiero, il Servizio finanziario e tributi e i Servizi sociali sono esercitati dall'Unione montana e il Servizio edilizia privata e pubblica da un dipendente in comando dal Comune di Zanè. Il Comune di Laghi ha attualmente in pianta organica un operaio e un impiegato di categoria C, che segue alcune pratiche soltanto in fase istruttoria. Il complesso dei servizi e delle funzioni fondamentali è delegato all'esterno.
Secondo il Piano di riordino approvato dalla Giunta regionale lo scorso 7 aprile, l'obiettivo da realizzare è il ridisegno della geografia amministrativa del territorio, per promuovere una riorganizzazione organica e armoniosa che generi una governance virtuosa ai diversi livelli.
Seguendo tale intendimento, il Comune di Laghi è l'archetipo perfetto dell'Ente locale destinato a fusione. Ha pochissimi abitanti e garantisce i servizi solo ricorrendo a Enti esterni e a realtà sovracomunali. Inoltre, è zona montana. Dunque, richiede un'attenzione particolare sul tema della prossimità e della risposta ai bisogni di chi sceglie di vivere in questo luogo bellissimo, ma certamente non vicino ai principali servizi e strutture.
Alla luce di queste considerazioni, quando in Commissione ho chiesto al Sindaco di Laghi perché non avesse valutato una fusione con il Comune di Arsiero, data la situazione e la collaborazione stretta già in essere tra le due comunità, la risposta è stata: "Non ci sentiamo pronti".
Veniamo ora ai temi della promozione turistica e della lotta allo spopolamento, presi in considerazione dalla Giunta regionale e citati nella relazione al PDL n. 210 quali ragioni di utilità del provvedimento.
È bene in questo senso chiarire che Laghi gestisce da tempo il proprio patrimonio ambientale e paesaggistico in una dimensione sovracomunale, in continuità con il Comune di Arsiero nel quadro dell'Unione montana. È sempre l'Unione montana ad essere proprietaria, da decenni, dei terreni circostanti il lago.
Il solo specchio d'acqua è di proprietà del Comune di Arsiero, compresi i quaranta parcheggi adiacenti, della cui gestione e cura si occupa direttamente l'Unione e continuerà ad occuparsene anche se questa variazione dovesse essere malauguratamente approvata.
Dunque, è all'Unione che il Comune nel cui territorio ricade il lago dovrà chiedere il permesso e riferirsi per realizzare iniziative e attività di promozione e sviluppo. Ciò vale oggi per Arsiero e varrebbe domani per Laghi.
Non ha il minimo fondamento la valutazione sopracitata, dove la Giunta motiva, con la creazione di una regia comune, la spinta che questo provvedimento dovrebbe dare nel potenziare l'attrattività turistica di Laghi, arrivando addirittura a contrastare, non si capisce in che modo, lo spopolamento e la riduzione demografica.
Il fatto che il terreno in questione ricada nel Comune di Arsiero o di Laghi è assolutamente irrilevante a questo fine. È del tutto evidente che spopolamento e calo demografico non si risolvono con uno scambio di pezzi di territorio tra i due Comuni, ma necessitano di una regia, di una visione programmatica in materia di gestione aggregata dei servizi, di investimenti e politiche lungimiranti. Purtroppo, però, oggi di tutto questo noi non stiamo parlando.
Veniamo ora a ciò che il Comune di Laghi ha e il Comune di Arsiero non possiede, cioè la vera ragione di questo provvedimento che non troverete scritta in nessuna pagina del fascicolo. Laghi è un Comune di prima fascia nell'attribuzione dei fondi di confine. Sapete, tra le altre, quale parte di territorio è confinante con il Trentino? Guarda caso l'area boschiva denominata "Campoluzzo", a 1.700 metri, ricadente in Comune di Laghi, oggetto della compensazione al Comune di Arsiero priva di infrastrutture turistiche, servizi ai visitatori.
Il vero motivo di questo progetto di legge è dunque far ottenere pochi metri di terra confinanti con la Provincia autonoma di Trento al Comune di Arsiero e sperare nell'ottenimento dei fondi, cosa niente affatto scontata. Se l'Aula, infatti, approverà questo progetto, accetterà di creare un precedente di portata e dimensioni tali da generare conseguenze forse non ben ponderate.
Penso alle richieste che arriveranno da subito dall'Altopiano dei Sette Comuni o dal Bellunese, territori dove numerosi Comuni di seconda fascia saranno, giustamente, legittimati a chiedere e ottenere scambi di territori per accedere ai fondi. Una vera e propria disincentivazione, legittimata per legge, alle fusioni e aggregazioni, l'esatto opposto di quanto scritto e sostenuto dalla Giunta nel Piano di riordino territoriale, la prova che non esiste un disegno reale finalizzato a supportare la promozione delle gestioni comunali associate e una organizzazione efficace dei servizi e delle funzioni fondamentali, coinvolgendo in un riordino complessivo tutti i livelli di governance.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare come – stamattina l'Assessore diceva che dobbiamo creare le condizioni ottimali per arrivare al 2030 – un provvedimento del genere ci porta al 2030. Questa è una mercificazione che svilisce la fatica di chi le fusioni le ha portate avanti, credendoci e mettendosi in gioco anche elettoralmente pur di dare una prospettiva di garanzia, di servizi e futuro alla propria comunità e che vanifica ogni parola scritta nel Piano di riordino, nel progetto di legge che a breve andremo a discutere.
È la rinuncia dell'Istituzione regionale a svolgere il proprio ruolo di programmazione e governo del territorio, nel senso più pieno di questo compito, senza considerare che aprire la strada in questo modo ad analoghe richieste non rimarrà senza effetti anche in termini di accesso ai fondi di confine.
Quale sarà la posizione del Comitato di gestione dei fondi di fronte a questa decisione? Avete valutato che potrebbe essere uno scambio che non raggiunge il proprio scopo e nel contempo mina dalle fondamenta un'idea di territorio e una prospettiva di coerenza?
Per convincerci su Carceri e Vighizzolo stamattina avete sperticato parole sull'importanza di sostenere le fusioni. Bene, ora siamo davanti a una mercificazione dei territori per non andare a una fusione.
Laghi e Arsiero si devono fondere se vogliono dare un senso alla collaborazione che già c'è, che è già in essere, per costruire politiche che garantiscano servizi attraverso risorse certe, in un quadro di reali passi in avanti verso l'efficientamento della pubblica amministrazione, verso una progettazione sinergica dello sviluppo turistico ed economico locale.
Prestare il fianco ad una logica di scambio, lo ribadisco, di mercificazione dei territori, non è degno di questa Assemblea e non è rispettoso delle cittadine e dei cittadini di Arsiero e Laghi, a cui non vengono proposte oggi soluzioni di prospettiva ai problemi della denatalità, dello spopolamento e della carenza di servizi, ma viene offerta una possibile pezza che creerà strappi ben più grandi.
Chiedo a quest'Aula di esprimersi tenendo a mente le argomentazioni illustrate, consapevoli delle responsabilità che abbiamo nei confronti di tutti gli Enti locali di questa Regione e del peso che una decisione favorevole eserciterebbe su di essi.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Visto il tema che, ahimè, conosco abbastanza bene, perché parliamo di Comuni di confine, colgo l'occasione per evidenziare alcuni aspetti.
Tutti sappiamo la storia come è andata, come è nata, ovvero questi stanziamenti per i Comuni di confine che vanno attorno alle Regioni a Statuto speciale, dalla Lombardia fino al Veneto, e per quelle disuguaglianze che si percepivano soprattutto nei territori confinanti rispetto alle Regioni a Statuto speciale.
Oggi cosa abbiamo fatto? Abbiamo spostato la disuguaglianza ai paesi vicini. Francamente, considerare puramente il confine, non sempre rappresenta un atto di equità.
Porto l'esempio di San Mauro di Saline, uno a caso, in Lessinia, il quale è totalmente montano. È un piccolo Comune circondato da Comuni che non sono neanche loro di confine, ma sono delle strisce, con confini strani, per motivi geografici, anche se avrebbe più senso essere di confine questo rispetto ad altri, che non sono neanche di seconda fascia, che non hanno nessuna possibilità, essendo totalmente montani, piccoli, tra i più poveri che esistono, di avere nulla. Hanno meno possibilità rispetto a un Comune a 5 chilometri di distanza che può permettersi di avere milioni di euro per fare magari due palazzetti o altre cose. Ci sono Comuni che hanno soldi in abbondanza e Comuni che non riescono a rattoppare neanche le buche delle strade.
Questo tema volevo sollevarlo perché va trattato, a mio avviso, a livello anche nazionale. Per non creare il confine del confine, i nuovi confini, tra quelli che hanno soldi in abbondanza e quelli che non hanno nemmeno le lacrime per piangere, dovremmo, a mio avviso, avere un criterio più di fascia omogenea di un territorio attorno ai confini e non guardare letteralmente i confini fisici e geografici, perché questi in molti casi sono fortemente discriminanti di uno rispetto all'altro anche se vivono in realtà omogenee o magari addirittura migliori rispetto ad un altro Comune.
Questo fatto si ripete in due o tre situazioni che io conosco personalmente, ma penso si ripeta in tante altre situazioni nel Veneto, magari dall'Altopiano ad arrivare anche al bellunese. Quindi, partire da una logica puramente del "io tocco un Comune perché tocca con pochi metri il confine e si trova pieno di milioni di euro, l'altro che magari è lì vicino, ma per pochi metri non tocca il confine è fuori gioco" mi pare una cosa veramente fuori da ogni ben di Dio.
Al di là del fatto che io dico che la montagna deve essere trattata tutta allo stesso modo e non può esserci una discriminazione all'interno della montagna. Con questo non dico che non vanno bene i fondi ai Comuni di confine, anzi, però dico che, secondo me, vanno creati criteri più omogenei su aree che tengano presente anche le difficoltà di quei territori.
Se c'è un Comune che è particolarmente turistico e ha entrate maggiori, non possiamo addossare ancora soldi a quello e magari quello più vicino, che è prettamente agricolo e un po' più arretrato, non ha nemmeno accesso ai fondi. Dobbiamo trovare un criterio di maggiore eguaglianza. È un invito che rivolgo, ovviamente, a chi ci rappresenta, ma anche a noi che rappresentiamo la voce delle Regioni presso lo Stato. Chiedo di portare questa voce, perché potrei portarvi esempi che gridano vendetta all'ingiustizia tra un Comune e l'altro, pur confinanti, e uno non accede neanche alla seconda fascia perché c'è un intreccio di confini fatti in un certo modo, mentre altri non sanno più dove spendere i soldi o che magari non sono neanche in grado di spenderli.
Pensiamo a un Comune di confine al Lago di Garda – l'ho sentito ieri – che ha rinunciato a milioni e milioni di euro. Malcesine è un Comune straricco del Lago di Garda. È un Comune di confine, ha avuto milioni e milioni di euro. Mi diceva ieri un vecchio amministratore che non è neanche stato in grado di spenderli e ha consegnato 10, 15, 20 milioni di euro per incapacità di gestire questi soldi. Poi ci sono Comuni che non hanno neanche i soldi per asfaltare le strade, come San Mauro di Saline o altri piccoli Comuni, che non sono neanche di seconda fascia.
Togliere, quindi, questa ingiustizia per me è una cosa doverosa. Sono tutti cittadini italiani. Vanno premiate le aree più deboli rispetto a quelle che non hanno bisogno di quei soldi, che non sono neanche in grado di spenderli, magari li sperperano o li usano in cose che non servono.
Facciamo un'azione anche legislativa, magari proposta dalla Regione, a livello nazionale, per dare maggiore equità ed evitare che succeda quello che magari, legittimamente, accade. Io conosco Laghi, è un bellissimo Comune, con un piccolo laghetto. Se parte questa cosa magari ne partiranno anche altre. Non c'è dubbio. Io conosco qualcuno che per pochi metri, non so, come Roverè Veronese – ne dico uno a caso che mi viene in mente – non confina, pur essendo al pari di Bosco. Bosco ha una striscia a nord. Per pochi metri Roverè Veronese non entra in territorio trentino, non essendoci a contatto. Basta cambiare, basta fare una piccola variazione e abbiamo un Comune come Roverè. Di conseguenza, San Mauro entrerebbe in seconda fascia e avrebbe beneficio anche quello. Secondo me, la cosa migliore non è rivedere i confini, ma è rivedere il modo di... Ci sono la Lessinia e il bellunese. Spalmiamo tutto in maniera omogenea, diamo dei parametri in base agli indici di sviluppo o di sottosviluppo, per cui chi è più fortunato avrà qualcosa in meno, chi è meno fortunato avrà qualcosa in più, ma dividiamo le risorse in maniera più equa. Altrimenti, avremo veramente il far west su questo, fra poco.
Ovviamente, non sono neanche convinto che il piccolo per forza debba scomparire. Quando si fa scomparire un piccolo Comune, e lo trasformi, come ho visto, in alcuni casi, in una frazione, prima c'è tutta la partecipazione dei cittadini, degli amministratori, che fanno anche volontariato, succedeva stamattina, c'è gente che si dà da fare, eccetera, ma quando si toglie la municipalità, alla fine si è trasformato in una semplice frazione, e si fa morire. Bisogna stare attenti, non è una regola. Le economie di scala delle volte diventano anche diseconomie, dove il più grande mangia il più piccolo e comporta ancora più abbandono del territorio.
Una organizzazione a livello superiore, come regola generale, può andar bene, però non è sempre il modello giusto. È come si applica il modello, in che modo viene declinato.
Quindi, visti i temi sollevati oggi, vorrei dire che questo potrebbe porre problemi ovunque. A questo punto io mi immagino Roverè Veronese che per pochi metri riesce a ricollegarsi con il Trentino e diventa Comune di confine, e a sua volta salva anche San Mauro, che oggi non è nemmeno in seconda fascia.
Volevo solo porre il tema all'attenzione del legislatore nazionale, affinché, al di là delle modifiche strumentali, si faccia una revisione della politica dei Comuni di confine in maniera più equa e omogenea. Diamo, ripeto, a Malcesine, brava gente, il Comune più ricco del Lago di Garda, straricco di turismo, 15 milioni, 20 milioni che poi nemmeno li spendono, quando magari c'è un altro Comune che vorrebbe 200.000 euro per asfaltare le strade e non li ha.
Questo è il paradosso.

PRESIDENTE

Assessore Calzavara, prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente.
Riprendendo l'ultimo intervento del collega Valdegamberi, è chiaro che stiamo parlando di una realtà non normale in tutto il Veneto, che vede alcuni Comuni della nostra Regione particolarmente privilegiati, Comuni che sono di destra, di sinistra, di sopra o di sotto, che a seconda dei bisogni utilizzano queste risorse in maniera più o meno adeguata e rispondente a quelli che sono i bisogni del loro territorio.
Per questo quando abbiamo guardato questo processo di modifica dei confini tra i due Comuni, abbiamo cercato di capire quale fosse il primo obiettivo, senza fare il processo alle intenzioni. Non possiamo permetterci di fare il processo alle intenzioni alle due Amministrazioni locali, pensando che sotto ci sia l'obiettivo di portare a casa più soldi. Probabilmente ci riusciranno, ma questo fa parte di una normativa nazionale, credo, non più contemporanea rispetto ai bisogni, alla trasformazione e a una situazione che oggi vede alcuni territori particolarmente premiati senza essere necessariamente bisognosi. Del resto, non si capisce perché il Friuli-Venezia Giulia debba essere ancora una Regione a Statuto speciale o perché il Trentino-Alto Adige debba avere quei privilegi che oggi non si giustificano più rispetto a Regioni come il Veneto o l'Emilia-Romagna.
Quindi, si dovrebbe andare a rivedere l'architettura istituzionale di tutto il Paese, cercando di comprendere quelli che sono realmente i bisogni di territori che devono continuare ad essere competitivi e capaci di attrarre nuove opportunità. Per questo quello che ci sembra più importante di questo progetto è il tentativo di due Amministrazioni, di dimensioni diverse... Laghi viene spesso citato – l'ho fatto anch'io quando sono andato in giro per parlare delle fusioni – come un Comune che, per le sue dimensioni, non lo si può neanche definire tale. Più che un Comune di 123 abitanti, (25, 187, quelli che vi sono in alcune parti del nostro Veneto), si deve parlare di un condominio con 123 persone! Però ha le sue caratteristiche, la sua tipicità. Credo che questo percorso per mettere assieme due Comuni come Arsiero e Laghi, per cercare di valorizzare la tipicità di quel territorio e quindi fare progetti di attrattiva territoriale e turistica, come la valorizzazione di questi due laghi, sia il vero obiettivo di queste Amministrazioni, almeno nel medio periodo, nel breve o spero medio periodo. Ma credo che il percorso poi sarà inevitabilmente, come abbiamo visto nel caso prima di Carceri e Vighizzolo, quello di arrivare a una fusione, perché sarà il tempo, se non sarà la legge. È chiaro che, se fosse per me – dal punto di vista esclusivamente personale – queste cose dovrebbero passare attraverso una fusione a freddo. Sono delle scelte. La Francia ha fatto una scelta completamente diversa. Ha lasciato i Comuni, ha lasciato i municipi e ha tolto loro le funzioni, perché questo è successo; quindi, il Sindaco va a tagliare l'erba o ad alzare la bandiera il 4 novembre.
Questa è la scelta che ha fatto un altro Stato. Da noi ancora si mantiene questa forte identità, questa idea che il territorio debba essere rappresentato comunque da Amministrazioni, ma credo che il percorso che dimostreremo nel corso dei prossimi anni porterà queste Amministrazioni inevitabilmente a creare le condizioni per mettersi assieme. Nel momento in cui ho già delegato il 90% delle funzioni ad altri, non vedo perché non si debba pensare che questo territorio, anche attraverso un progetto di marketing territoriale che vede questi due laghi mettersi assieme, possa trovare una nuova forza e proporsi in maniera assolutamente più contemporanea e capace di soddisfare i bisogni dei clienti ma anche dei cittadini che vivono quel paese e che, in Commissione dell'Amministrazione di Laghi, non abbiamo visto particolarmente sofferenti. Anzi, erano assolutamente sereni e contenti di fare un paio di manifestazioni che attirano migliaia di persone nella loro città, capaci di essere attrattivi.
Siamo convinti che, attraverso questa sinergia tra questi due Comuni, questa parte del Veneto avrà capacità di essere ancora più forte e ancora più capace di creare condizioni di crescita economica dei cittadini e dei territori.

PRESIDENTE

Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il problema non credo siano i fondi di confine, collega Valdegamberi; o meglio, lo sono, ma ovviamente questo non è oggetto, purtroppo o per fortuna, della nostra discussione. Il problema, secondo me, è cosa siamo disposti ad accettare per il quieto vivere o, come dire, per accondiscendere alle richieste, quelle più fantasiose, che ci arrivano dai territori.
Guardate, io ho già detto cosa pensavo prima rispetto alla fusione tra Carceri e Vighizzolo, e già pensavo che in quel caso avessimo raggiunto un livello rilevante di irresponsabilità. Poi arriva questa discussione e non so, colleghi, se vi è chiara la questione di cui stiamo discutendo e sulla quale siamo chiamati a esprimerci. Due Comuni, di cui uno praticamente inesistente, di 150 abitanti, che si mettono d'accordo per scambiarsi dei pezzetti di territorio in modo da poter accedere entrambi ai fondi di confine. Punto, assessore Calzavara. E non confondiamo, per favore, la serietà con l'ingenuità. Non facciamo un processo alle intenzioni, ma non siamo neanche deficienti. Non siamo neanche deficienti. Noi non lo siamo e quindi lo dico pubblicamente nell'Aula.
Non siamo né deficienti né ingenui. Tant'è che il Comune di Arsiero mica chiede chissà quale territorio, chiede un corridoietto stretto e lungo che arriva proprio al confine, che non ha altre finalità se non quella. Anche il Comune di Laghi si prende la superficie del lago perché tutto quello che c'è intorno è già, come ha detto la correlatrice, di gestione e di proprietà dell'Unione montana.
Di cosa stiamo parlando? Se io dico che la gestione dei fondi di confine non va bene e poi avvallo operazioni di questo tipo sono corresponsabile in pieno. Se l'obiettivo che ho di riordino territoriale per avere più risorse è quello di moltiplicare i Comuni che possono accedere ai fondi di confine, prendiamo il Comune più grande che abbiamo che sta in centro nella Regione e facciamo tutti i raggi che arrivano ai confini, così ogni Comune può avere il suo pezzettino per accedere ai fondi di confine. È un'idea... Consigliere Formaggio, siamo lì. L'idea che voi state portando avanti, accettando questa richiesta, è esattamente in questa direzione. Non lamentiamoci della disciplina dei fondi di confine, perché finché ci sono Regioni che accettano questo livello di confronto e di discussione, mi pare il minimo che possa accadere.
Quando giustamente l'assessore Calzavara, non io, ha chiesto al Sindaco di Laghi "perché non fate la fusione?" questo gli ha risposto "i miei cittadini non sono pronti"; e l'Assessore "150 persone: vengo io due giorni, suono cento campanelli e li convinco". Non la sto prendendo in giro, Assessore. Non vi sto prendendo in giro io, vi stanno prendendo in giro loro. La fusione non la fanno perché solo un Comune prende i fondi di confine. Il Comune di Laghi oggi fa fatica a chiudere il bilancio, perché una parte rilevante dei fondi di confine sono in quota capitale. Ha ammesso lo stesso Sindaco in audizione che non ha i soldi per erogare i servizi ai cittadini con quelle dimensioni. Ha un dipendente! È ovvio che neanche i fondi di confine sono sufficienti per un Comune così piccolo per erogare servizi ai cittadini. Di cosa stiamo parlando? Di cosa stiamo parlando se anziché non dico imporre, ma fare in modo che in quei territori si sviluppino processi di fusione, noi avalliamo il contrario? Tutti ricorderemo che il Comune di Arsiero ha tentato un processo di fusione, che è andato male per tante valutazioni che abbiamo fatto anche a inizio mattina. E noi ai cittadini di Arsiero stiamo dicendo oggi "chi ve lo fa fare di tentare altri percorsi di fusione, quando i soldi vi arrivano gratis, prendendovi il boschetto che arriva a confine?".
È la coerenza, Assessore, tra quello che noi scriviamo nella progettazione regionale e i fatti concreti che mettiamo in campo per rendere credibili le parole che usiamo nei documenti e nei piani che ci vendete come di riordino territoriale, che in realtà sono filosofia. Perché poi il vostro riordino territoriale passa attraverso queste operazioni, che servono a cosa? A far contenta la Sindaca di Arsiero, che ci guarda dalla tribuna, a far contento il Sindaco di Laghi, che così si tiene l'amicizia con la Sindaca di Arsiero. E la progettazione di questa Regione dov'è? E quando andiamo dalle altre parti del Paese e ci prendono in giro perché abbiamo un Comune da 150 abitanti cosa rispondiamo? Che non solo non facciamo niente per aumentarne la dimensione, ma anche avvalliamo... Perché, dopo questo voto non c'è referendum. Per quello di prima mi avete detto che poi decide chi vota, ma qui non c'è referendum. State anche dicendo che, trattandosi di scambio di porzioni di territorio disabitato, non serve neanche il referendum. Lo decidiamo noi, votiamo oggi e la Giunta domani mattina fa lo scambio dei territori. Stiamo discutendo di questa roba!
A me va bene tutto, ripeto. Ognuno si assumerà le responsabilità delle cose che fa. Mi chiedo soltanto se avete fatto una valutazione di quanti altri Comuni si trovano nella stessa posizione di Arsiero, che vi assicuro domani mattina vi avanzeranno la medesima richiesta. Quanti sono, consigliera Luisetto? Asiago... Una decina. Solo nel bellunese sono una decina, e poi c'è il vicentino. E io pretendo che poi votiate a favore di tutti. È un modo di riorganizzare il territorio – perché no? – assessore Calzavara. Ci abbiamo messo dieci anni a fare il nuovo Piano di riordino territoriale, può essere una nuova soluzione. Dovete votare "sì" a tutti. Quando noi ci assumiamo una responsabilità determiniamo anche un precedente pericoloso. C'è – e guardo il capogruppo Soranzo – un quartiere di Noventa Padovana che forse preferisce andare con Vigonza. Ci sono tante realtà nei territori che iniziano a rizzare le orecchie rispetto a questo tipo di atteggiamento. Attenzione! Il dolo qui dov'è? La cosa grave qui dov'è, rispetto anche al referendum precedente? È che qui non lo si fa per fare un favore al compagno di partito, qui lo si fa per accedere a dei fondi pubblici, cioè per essere corresponsabili, correi di un meccanismo che non premia la virtuosità.
Come diceva il collega Valdegamberi, il problema dei fondi di confine è che io non vado a decidere o a distinguere qual è il Comune virtuoso a cui assegno il fondo e quello non virtuoso a cui non lo assegno. Qui noi andiamo a premiare con i fondi di confine i Comuni che vanno esattamente nella direzione contraria a quella che lei, Assessore, ci ha detto dovrebbe essere la direzione di marcia di questa Regione, cioè le fusioni, le unioni dei Comuni, le aggregazioni territoriali, la dimensione ottimale della governance territoriale.
Questi fanno l'esatto contrario, prendendoci in giro – a cosa servirà mai il boschetto ad Arsiero o il laghetto a Laghi? – e noi gli diamo anche il premio, cioè, facciamo in modo che arrivi il premio. Io credo che sia un atteggiamento molto pericoloso, rispetto al quale io invito ancora una volta la Giunta e il Consiglio a fare un approfondimento di riflessione. Qui non ci sono scadenze elettorali, Sindaci che terminano il mandato; quindi, possiamo anche prenderci il lusso di rimandare il provvedimento in Commissione, valutarlo meglio, costruire insieme ai Sindaci soluzioni decenti, presentabili, non questa mercificazione del proprio territorio. È bruttissimo che un Sindaco arrivi a mercificare il proprio territorio per 500.000 euro.
Torniamo in Commissione e riparliamone, ripensiamoci, valutiamo meglio, andiamo a fare un'indagine dell'impatto che questa cosa avrà negli altri Comuni che si trovano nella medesima situazione. E poi, se siete convinti, tornate in Aula. Ma davvero vi chiedo di evitare di umiliare questo Consiglio regionale con una richiesta che ha a che fare con tantissime cose, tranne che con il governo del territorio.

PRESIDENTE

Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Sarò breve, ma credo che sia un peccato non fare alcune considerazioni. Oggi stiamo discutendo di due operazioni, Assessore, che fanno tutto tranne che rispettare la tanto decantata autonomia che a noi piace invocare ogni volta che dobbiamo rivolgerci agli altri, prima per un motivo, laddove diciamo "va bene, anche se non c'è l'unanimità dei Consigli comunali, anche se al referendum hanno votato solo 700 persone" ... È una cosa sentita.
Prima, Assessore, non ho replicato, però è altamente contraddittorio ascoltare che l'operazione di prima era fortemente sentita dai due Comuni, a fronte di 700 cittadini su 2.000 che votano e di Consigli comunali che non si esprimono all'unanimità. Si può dire che c'è una maggioranza, ma "fortemente sentita" è un'altra cosa. È un'espressione che si sarebbe potuta attribuire, ad esempio, all'esito referendario che abbiamo avuto in Veneto sull'autonomia. Ma quando votano 700 cittadini su 2.000 non è "fortemente sentita". Qua siamo ancora peggio. Qua utilizziamo il fatto che il terreno non è un terreno abitato per dire che possiamo anche non sentirli.
Intanto, Assessore, c'è un problema culturale: anche se il terreno può non essere abitato in maniera attiva, ricordiamoci che fa parte di quel patrimonio identitario e culturale che un Comune o una comunità hanno. Noi siamo orgogliosi di tanti pezzi dei nostri territori, ma non è che, se non sono abitati, un pezzo di laguna possiamo portarlo via, tanto non è abitato e possono decidere gli altri per loro. Assessore, questo è il primo elemento.
Secondo, Assessore. È una cosa ‒ anche volendo impegnarsi per spiegarla ‒ difficile da spiegare. C'è un impegno su uno scambio di territori di due Comuni, dove uno ha 3.021 abitanti e uno 125, e questi due Comuni non fanno una fusione. È inspiegabile. Non c'è un metodo "per". Credo che anche noi su questo, Assessore, dovremmo prendere delle posizioni ben forti.
Uno dei primi emendamenti che abbiamo fatto ‒ che è anche andato a buon fine ‒ all'inizio di questa legislatura è stato un emendamento di Possamai, vicentino, che chiedeva di stanziare, credo, 100.000 euro per chi dovesse fare degli studi sulle fusioni dei Comuni. Noi crediamo, quindi, che le fusioni dei Comuni debbano essere, in una Regione come la nostra, un orizzonte semantico da provare a inseguire. Pur essendo la Regione dei campanili, pur essendo la Regione delle identità culturali, delle comunità, è quello che dobbiamo in qualche modo cercare di raggiungere come obiettivo ed è quello che, in qualche modo, nel Piano di riordino ci diamo come obiettivo.
Se oggi, però, avvaliamo queste scelte, Assessore, facciamo il contrario di quello che diciamo, disincentivando la meritocrazia, disincentivando anche lo scopo del legislatore che decide perché i fondi di confine devono essere dati in prima fascia, in seconda fascia. Guardi, farei una battuta se non fossimo in un'Aula così importante. Mi verrebbe da dire: Chioggia ha una pineta di proprietà in Cansiglio; createci un corridoio per arrivare fin là. Ma non è questo il metodo di ragionamento. È palese che nessuno te lo viene a dire che è per una questione di fondi, ma è altrettanto evidente che è per quello.
Se noi diciamo che stare insieme, che ottimizzare, che costruire... Guardate, la valorizzazione dei territori arriva dalle politiche condivise. Quando noi facciamo le OGD, quando noi facciamo le Conferenze dei Sindaci, quando noi facciamo le Comunità montane è perché dobbiamo creare politiche condivise per valorizzare i territori.
Oggi, Assessore, pur con una cosa che apparentemente può passare come un elemento non fortemente dirompente, come Regione Veneto stiamo dicendo: va bene, potete... Anche perché, Assessore, se fossero due Comuni da 3.000 abitanti l'uno, lei mi potrebbe dire... Ma stiamo dicendo che un Comune di 125 abitanti ha uno scambio di terreno con uno che ne ha 3.021. Capisce, Assessore, che stiamo facendo tutto l'opposto di quello che abbiamo detto. Dopo ce la racconteremo, dopo ce la canteremo, dopo diremo "no, non è così, c'è un tema identitario, culturale". Ma non è così. Lo sappiamo anche noi. Ed è pericoloso far vedere che i fondi destinati a una certa categoria di territori e a una certa categoria di Comuni possono diventare accessibili a tutti: basta fare un pezzo di terra e avere un po'... Come quando c'erano le politiche coloniali, che serviva lo sbocco a mare per poter incidere come potenza. Oggi facciamo la stessa cosa: uno sbocco al confine.
Assessore, intanto credo ‒ e me ne assumo la responsabilità ‒ che sia una porcheria andare a fare questo tipo di manovre semplicemente per attingere un contributo, un penny di più. Non ci dirà mai nessuno che è così. Ma, vivaddio, cosa ci devono dire? Che è così? Diteci qual è un altro motivo per cui debba essere il contrario. Noi pensiamo che possa essere questo. Diteci il motivo per cui debba essere il contrario.
È una porcheria, Assessore. È una cosa fatta da mediatori, da sanseri. Scambi di terreni. Da agenzie immobiliari. Ci siamo ridotti a questo. È una cosa da mediatori. Queste cose si fanno nei campi. Queste cose avvengono nel mondo agricolo, dove ci sono i sanseri che dicono: "Vendi 'sto tocco. Compra 'sto tocco".
Noi siamo la Regione del Veneto. Facciamo un Piano di riordino territoriale e ci permettiamo anche il lusso di fare qualcosa che dice il contrario, e di volerlo anche difendere. Non ha una cornice di tenuta logica, una cornice di tenuta amministrativa. Non c'è nulla di logico in tutto questo, se non l'idea di poter dire: "Vabbè, andare più in là vuol dire avere un po' più di soldi. Perché loro lo fanno e io no?". Guardate, è anche poco politico e poco amministrativo che dei Comuni si prestino a questo. Noi dovremmo impedire queste cose, Assessore. Da domani ‒ non è uno scherzo quello che diceva la collega Luisetto ‒ tutti i Comuni che avranno questa capacità di relazioni con il Comune vicino, che ha disponibilità territoriali per poterlo fare, lo faranno.
Vuol dire, Assessore, che, per fare un piacere a qualcuno, nel giro di due-tre anni noi stravolgeremo la geografia del Veneto. Un conto è stravolgerla per dire "ottimizziamo, mettiamo insieme, facciamo politiche di sistema, politiche di valorizzazione larga, politiche di condivisione". Allora può avere un senso. Ma così noi ci troveremo a stravolgere la geografia veneta, in questo caso. Non oso immaginare, se domani lo chiede Asiago o lo chiede qualcuno, con che coraggio in quest'Aula noi diremo di no. Non dirà nessuno di no.
Assessore, credo che su queste cose qui dovremmo fermarci. Dovremmo pensare che fare il piacere all'amico di partito o al Sindaco amico non è sempre una cosa giusta nei confronti della Regione del Veneto e ricordarci che, quando decidiamo lo facciamo su un interesse collettivo di una Regione che ha più di 500 Comuni e che ha 5 milioni di abitanti.
Oggi stiamo ragionando nel piccolo cabotaggio, Assessore. Nessuno si offenda, ma stiamo ragionando nella nicchia, stiamo ragionando negli affari specifici di un territorio, che non portano nulla di buono alla Regione, nulla di buono alla comunità circostante, nulla di buono ai territori di cui fanno parte. Porteranno di buono due sghei di più nelle casse del Comune.
Se il ragionamento è questo, permetteteci di dire che siamo di gran lunga lontani. Non perché, Assessore, ci permettiamo di dire che siamo dei fenomeni. No. In questa Regione il fenomeno è uno. Ci basta, non ne vogliamo altri. Però ci permetta di dire che forse una visione un po' più ampia bisogna averla. Assessore, da domani con questo provvedimento vi assumete la responsabilità di aprire il mercato delle vacche. Tra l'altro, quest'Aula vede anche una presenza di politici vicentini molto influenti, cominciando dalla Presidenza del Consiglio e finendo agli Assessori. Quindi, sfido che domani non ci sia il Comune di turno che chiamerà i nostri politici per chiedere lo stesso trattamento.
Mi creda, Assessore, io avrei pensato tutto, anche di dover giustificare fusioni che noi vogliamo, ma fusioni che stanno in piedi, fusioni che hanno un pro, fusioni che hanno un senso. Non avrei mai pensato, Assessore, però, di trovarmi a fare il certificatore di quelle che sono politiche da agenzia immobiliare. Assessore, diciamolo: oggi la Regione del Veneto, il Consiglio è occupato a fare un'operazione da agenzia immobiliare, dove scambiamo due terreni.
Assessore, so che dopo lei replicherà. Assessore Calzavara, uso gli ultimi dieci secondi per chiederle, quando replicherà, di dirci, per favore, l'utilità pubblica di questa operazione. Le chiediamo l'utilità pubblica, l'interesse della Regione Veneto su questa operazione qual è. Ce lo dica, perché siamo ignari. Lo vorremmo condividere con lei.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Credo che le criticità di questo atto che andiamo a votare siano ormai chiare. Gli interventi di chi mi ha preceduto hanno sottolineato come andiamo ad avallare nel merito – ricordo che il sottotitolo di questo disegno di legge è "giudizio di meritevolezza" – un'operazione che nelle parole deriva da due deliberazioni dei Consigli comunali di Arsiero e Laghi. L'intento è quello di un incremento consistente degli arrivi e delle presenze turistiche, perché andremmo a unire questi laghi. Un trasferimento territoriale che si traduce (così viene scritto) "in un'occasione di compartecipazione alle iniziative, di incentivazione e di sopravvivenza della vallata, di ripopolamento e di valorizzazione dell'ambiente naturale".
È anche una cosa positiva che si pensi all'ambiente, ma sono sempre parole. Nei fatti andiamo a creare un precedente piuttosto pesante, un precedente che vede questo accordo tra due Comuni per scambiarsi dei territori e per far sì che chi non è Comune di confine lo diventi, per poter attingere ai fondi di confine. Sembra un po' una furbata.
Quello che preoccupa è il principio. Se viene concessa da quest'Aula un'operazione del genere, questa furbata, perché, poi, non concederla ad altri? Si è trovato un escamotage. Ci sono tanti Comuni che sono nei pressi... Prima la collega parlava di un Comune centrale... Può essere. È un po' tirata. Ma facciamo i conti di tutti quei Comuni che sono in prossimità delle aree di confine e che, con piccole operazioni come queste, potrebbero diventare Comuni di confine. Cosa ci troveremmo? La coda dei giudizi di meritevolezza di nuovi progetti di legge per tutti quei Comuni che stanno a qualche chilometro in là e che potrebbero, con degli scambi di favore, ottenere questa nuova geografia per arrivare a questi fondi? Ma chi siamo noi? Che cosa siamo? Cos'è questa Assemblea legislativa, che deve recepire queste furbate?
Credo che, saggiamente, dovreste ripensare a questo atto, rimandarlo in Commissione e rivedere tutto l'impianto.
Hanno bisogno di fondi. Questa è una cosa comprensibile, sicuramente. Parliamo di piccoli Comuni. Però troviamo qualche altra forma. Non andiamo a forzare una legge. Non facciamo la figura di quelli che mettono il timbro su una furbata che è più che evidente.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Intervengo perché, effettivamente, mi sento chiamato a esprimere un parere su una cosa che veramente mi colpisce. Voglio richiamare alcuni dati. Forse non è chiara ‒ nell'Aula, ma sicuramente tra i cittadini del Veneto ‒ la partita. Stiamo parlando di 48 Comuni che confinano con la Regione del Trentino-Alto Adige e che hanno a disposizione per il 2023 24 milioni di euro. Sono 500.000 euro a Comune messi a disposizione per evitare che referendum come quello di Cortina o di Lamon portino il nostro territorio ad essere depauperato del territorio stesso, come abbiamo visto con Sappada: uno degli insuccessi dell'Amministrazione regionale degli ultimi anni. Credo sia stata l'unica Regione che ha perso territorio. E non è una bella cosa.
Giusto, quindi, che ci siano degli ammortizzatori. Il fatto che questi ammortizzatori, poi, vengano gestiti in questo modo è abbastanza curioso. Parliamo di riordino territoriale. Qui parliamo di disordine territoriale. Se vogliamo innescare dei meccanismi di riordino, facciamolo. Ne abbiamo la potestà e ne abbiamo anche la capacità.
Assessore, le voglio richiamare che i Comuni di quell'area che hanno accesso ai fondi sono, come è già stato detto, Laghi (con i suoi 125 abitanti), Posina (555 abitanti), Pedemonte (751 abitanti), Lastebasse (201 abitanti) e Valdastico (1.237 abitanti). Stiamo parlando veramente di un'area che ha una cava, che dà delle entrate e sicuramente dà la possibilità di gestire il territorio, ma dal punto di vista amministrativo stiamo parlando veramente del disordine territoriale. Se vogliamo innescare dei processi virtuosi, lo possiamo fare, facciamolo. Ma in questo momento andiamo nella direzione opposta.
Forse non sono chiare le finalità con cui vengono utilizzati questi fondi. Io voglio richiamare solo una delle cose che sono, tra l'altro, in corso di finanziamento (ma è stato aggiornato il termine per la presentazione del progetto): il progetto Sviluppo turistico Fiorentini. Guardo il collega Giacomin, che ‒ come me ‒ so che frequenta queste zone. Sono stati concessi 11,1 milioni su 16,6 milioni del progetto. È un'area che chi la frequenta sa quanto sia delicata, quanto unico sia questo paesaggio. Ebbene, il Comune di Lastebasse ha fatto una proposta per uno sviluppo turistico della frazione di Fiorentini da 11 milioni di euro, finanziati con i soldi dei Comuni di confine. È questa la finalità con cui noi vogliamo gestire il nostro territorio? Io sono veramente sorpreso.
Capisco la scarsa sensibilità ambientale, ma da qui ad andare a favorire un progetto, che peraltro è antistorico, ce ne passa. D'altronde, ormai abbiamo capito che il turismo non è lo sviluppo immobiliare. A Fiorentini, tra l'altro, c'è stato tutto un problema con la società degli impianti gestita dal Comune di Folgaria e dai trentini, che ha creato un sacco di problemi. È fallita la banca quant'altro. Insomma, è un disastro. E noi andiamo a innescare quel processo che già ha dimostrato tutti i suoi limiti.
Ma non è solo questo. Un altro dei progetti finanziati che mi ha incuriosito è la cabinovia da Recoaro a Recoaro Mille. Questo mi piace, perché questo è in una logica di un turismo sostenibile. Si tratta di soli 1,5 milioni. Non credo che possano fare molto con 1,5 milioni per riattivare la cabinovia. Ma l'idea di utilizzare dei mezzi che non hanno emissioni per raggiungere le località turistiche è buona. Però, poi, quando sono andato a vedere come utilizza, invece, i fondi il Comune di Asiago, che ha avuto a disposizione 3,8 milioni su un progetto da 4,5 milioni – attenzione, perché è curioso –, ho scoperto che li destina al potenziamento del benessere psicofisico della collettività. Sembra un film all'italiana: potenziamento del benessere psicofisico della collettività. Credo che ciascuno di noi, in appena mezz'ora, possa fare bei progetti per il potenziamento psicofisico della propria comunità. Ma vi rendete conto di cosa stiamo parlando?
Vogliamo aiutare il territorio a crescere e a stare bene? Facciamolo. Ma non facciamolo andando a consentire, con mezzucci, di fare una marchetta. Facciamolo proponendo delle aggregazioni e soprattutto supportando queste Amministrazioni. Lo capisco, è difficilissimo amministrare un territorio quando si hanno 200 abitanti, ma allora aiutiamoli a fare dei progetti che siano credibili e che realmente creino sviluppo per il territorio. Qui, invece, creiamo sottosviluppo. Vi rendete conto che in questo modo creiamo sottosviluppo? Parlo dell'area del vicentino, ma potrei parlare anche dei progetti nel bellunese o nel veronese, perché non è che si vedano proposte di grande spessore.
Cerchiamo di innescare processi virtuosi. Restituiamo questa proposta e chiediamo di fare un progetto veramente di aggregazione, perché veramente la Comunità montana possa essere il soggetto intorno a cui costruire proposte interessanti. Vediamo di aiutare queste zone, che sono zone difficili da amministrare, zone difficili da vivere. Aiutiamole a crescere e a prosperare. Così sicuramente non lo stiamo facendo. Mi auguro, poi, che ad Asiago tutti stiano bene e che il benessere psicofisico di tutti gli abitanti cresca moltissimo, però non sono sicuro che quei 3,8 milioni che sono stati dati cambieranno il benessere psicofisico di nessuno.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Vorrei fare pensieri più alti rispetto alla situazione di Laghi e di Posina, Comuni bellissimi, dove ci sono belle cascate, acqua e fonti, dove c'è un bosco e un laghetto, luoghi ideali per andare in gita con la famiglia e fare un picnic.
Vorrei, inoltre, sottolineare alcune questioni. Tanti discorsi mi trovano anche d'accordo su alcune cose. Questi fondi, collega Montanariello, sono stati dati a queste aree dallo Stato italiano quando alcune Regioni sono diventate autonome. Penso alla Valle d'Aosta, perché lì si parlava francese, essendo al confine con Francia e Svizzera, a Bolzano, perché lì si parlava tedesco, dove c'è una popolazione che ha avuto l'autonomia per chiari motivi territoriali e linguistici, a Trento, che non si sa perché abbia avuto l'autonomia, probabilmente perché all'epoca Alcide De Gasperi era Presidente del Consiglio, o al Friuli-Venezia Giulia, al confine con l'ex Jugoslavia, oggi Slovenia, e l'Austria. Guarda caso, però, il Veneto non ha un confine con l'Austria. Silvia, adesso è un pezzo che non vengo su, ma c'è il confine con l'Austria? Allora, come mai noi non abbiamo avuto l'autonomia e solo questi fondi, questa mancia dallo Stato italiano, che ha dato fondi di confine ai poveri Comuni e alle aree svantaggiate confinanti con le Regioni autonome?
Da qui deriva la nostra richiesta di autonomia, cari colleghi, al di là degli spiccioli di Roma, perché questi sono spiccioli, per cui i nostri Sindaci, poverini, devono inventarsi qualcosa per trovare delle soluzioni. Magari tutti avessero un corridoio verde per arrivare al confine con Trento. Io li voterei tutti, tutti, anche Padova, anche Chioggia. Andiamo su, perché forse se arriviamo ad avere l'autonomia per tutti quanti daranno i fondi di confine a tutti i nostri Comuni. D'altronde, al di là di quello che pensiamo o non pensiamo, comunque questi fondi sono stati adoperati per fare gallerie, strade, piste ciclabili, promozione turistica, benessere psicofisico dei cittadini. Magari è una pista ciclabile dove vanno a passeggiare tra Gallio e Asiago.
Questo, pertanto, mi conforta nel dire ai nostri colleghi, soprattutto a quelli della Lega in questo caso, che la nostra richiesta di autonomia deve essere ancora più forte, deve essere ancora più marcata, deve essere ancora più incalzata. Non si può più aspettare. Ma perché mi fa arrabbiare questa cosa? Perché a Roma ci prendono in giro dandoci le briciole di un fondo che serve a pochi Comuni, quando invece dovremmo avere un'autonomia che servirebbe a tutta la nostra popolazione veneta.

PRESIDENTE

Grazie.
Prego, presidente Ciambetti.

Roberto CIAMBETTI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sinceramente non pensavo di dover intervenire oggi su questo provvedimento, ma ho sentito talmente tante imprecisioni, fantasie e anche forse scarsa conoscenza dei luoghi e dei territori di cui si parlava che ho deciso di dire qualcosa.
La prima volta che ho sentito parlare di questo problema territoriale fra Laghi e Arsiero, attorno ai laghetti di Arsiero e ai pascoli di Campoluzzo, è stato 20-22 anni fa, il che mi crea qualche pensiero, perché mi fa capire quanto vecchio sono dal punto di vista amministrativo. Ci sono questi terreni attorno ai laghetti di Laghi, che distano 50-100 metri dalla chiesa di Laghi, dal centro di Laghi, che per metà sono in Comune di Arsiero. Questa cosa ha comportato, da sempre, problemi di gestione, di impermeabilizzazione degli invasi, di sfalcio dell'erba, di accessibilità al percorso attorno ai laghi. Finalmente ci sono due Sindaci, due Amministrazioni, due Consigli comunali che hanno affrontato la cosa e vogliono risolverla, e subito parte questa cortina fumogena messa oggi in moto in quest'Aula.
Ad esempio, in questo momento il Comune di Laghi sta utilizzando il Fondo Comuni di confine per impermeabilizzare i laghi e per avere le autorizzazioni per poter fare i lavori, proprio perché a metà invasi in Comune di Arsiero ha avuto un allungamento dell'iter progettuale incredibile. 20-22 anni fa, quando, ripeto, per la prima volta ho sentito questa storia, non esisteva il Fondo Comuni di confine, non c'era alcun tipo di spinta in tal senso. Quindi, ripeto, la cosa non nasce nel 2012, quando nasce il Fondo Comuni di confine, nasce ben prima. Ma soprattutto trova in questo momento due Amministrazioni che sanno parlare, dialogare, collaborare e che vogliono sistemare definitivamente questa cosa, né più, né meno. Pertanto, si dà un pezzo di territorio del Comune di Arsiero in cambio di un pezzo di territorio del Comune di Laghi. Riordino di pascoli, riordino di invasi.
Sinceramente ho sentito parlare molti colleghi di Fondo Comuni di confine e tutte le imprecisioni che ho sentito oggi in Aula vi assicuro che mi fanno sorridere. Vuol dire che chi vi ha preparati lo ha fatto in maniera un po' superficiale. Anche il razzismo (chiamiamolo così) che il collega Arturo Lorenzoni ha nei confronti di Asiago e di Lastebasse: sono delibere fatte in Consiglio comunale dopo un'approfondita discussione, che possono magari sembrare anche estemporanee, ma quella che riguarda il Comune di Asiago è una serie di interventi che vanno a riqualificare parte del centro storico, parte di viabilità e di percorsi ciclopedonali. Sinceramente la sua superficialità mi ha colto alla sprovvista. Poi, non è che il Comune decide e quel progetto va avanti. Passa attraverso un Comitato Tecnico Segreteria e un Comitato esecutivo Fondo Comuni di confine, che vagliano questi progetti. Molti progetti, se non sono a posto, tornano indietro. Peraltro, se non sbaglio, il progetto di Asiago che lei ha citato lo ha approvato un Presidente che non era di centrodestra, quando lo ha approvato. Sinceramente le cose che ho sentito dire oggi hanno perlomeno una superficialità disarmante rispetto all'argomento toccato.
Mi è strana anche la posizione del PD di oggi. Oggi la giornata rimarrà agli atti per una posizione del Gruppo del Partito Democratico, ma forse anche degli altri colleghi del centrosinistra, che sono contrari a una fusione approvata dai due Consigli comunali – vi siete astenuti dalla votazione –, mentre vogliono imporre una fusione nonostante il Sindaco di Laghi abbia detto in Commissione che i tempi non sono maturi. Se è il Sindaco a dire che i tempi non sono maturi, probabilmente ci sarà un motivo. Non penso che il Sindaco di Laghi, che è una persona posata e di buonsenso, venga a dire una cosa per un'altra, capendo o comprendendo la sensibilità dei propri cittadini. Qua, peraltro, non ci sono calcoli elettorali, perché i 639 abitanti di Laghi sono davvero pochi. Quindi, qua non si fa una marchetta elettorale, come ho sentito dire da qualcuno.
È una situazione, ripeto, che nasce tanto tempo fa e nasce per problemi di gestione del territorio, che può servire a uno sviluppo turistico ed economico di quella zona e può dare anche dignità paesaggistica a una situazione che vedeva lungo il confine da una parte le erbacce che crescevano e le panchine sbilenche rispetto a quello che si faceva dall'altra parte. Ma non perché ci fosse (chiamiamola così) una premeditazione nella gestione fatta dal Comune di Arsiero, ma perché, ripeto, dista 50-100 metri dalla chiesa di Laghi e almeno 10 chilometri da Arsiero. Quindi, è un riordino territoriale che ha un senso.
Posso capire sensibilità diverse, calcoli alla luce delle prossime elezioni nel Comune di Arsiero. Lo sappiamo, comprendiamo quello che avete potuto ricevere dal territorio vicentino. Ma vi assicuro che questa cosa nasce tanto tempo fa e nasce da esigenze di gestione paesaggistica, turistica, di buon senso del territorio. Quindi, evitiamo di dire tante imprecisioni, quelle che ho sentito qui oggi e che mi hanno costretto ad intervenire.

PRESIDENTE

Collega Cestaro, prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
È chiara la vostra capacità di giudicare il libro dalla copertina. Questo emerge con evidenza anche dal giudizio su quanto è stato fatto dal Comune di Asiago riguardo a una scelta più che legittima di utilizzo dei fondi di confine.
Probabilmente deve essere specificato, visto che sembra ormai un processo alle intenzioni nei confronti dei due Comuni, che, se il Comune di Laghi, con un numero molto esiguo di dipendenti, vuole effettuare degli interventi che sono necessari – lo ha ben detto il presidente Ciambetti – per la manutenzione, per la gestione di un territorio che ha una vocazione turistica indiscussa... Se vi prendete la briga di andare a vedere cosa il Comune di Laghi offre come territorio, scoprirete – è un territorio che si estende per 22 chilometri quadrati, quindi è più grande del Comune di Abano – che offre natura, offre un approccio naturalistico di vita in un ambiente incontaminato, ma che deve essere gestito. Se il Comune si deve prendere in carico quello che è un progetto condiviso come Comune di prima fascia anche per la seconda fascia ‒ che è il Comune di Arsiero; è sbagliato, quindi, dire che sono esclusi dai fondi di confine, perché il Comune di Arsiero è comunque di seconda fascia ‒ non ce la farà mai, perché il capofila deve essere il Comune di prima fascia. Ecco perché è molto meglio che, anziché gestire due Comuni assieme due progetti che vanno a individuare due aree sovrapposte, sia un unico Comune a gestire e amministrare il progetto. Credo sia anche questo l'intento del Comune di Laghi nel cercare di prendere in mano la situazione e di avere un unicum all'interno di una superficie lacustre da gestire, senza dover andare a parlare con il Comune di Arsiero ogniqualvolta.
L'altra questione è che il Comune di Arsiero ‒ mi pare di capire ‒ ha una vocazione diversa rispetto a quella di Laghi. Comunque, al di là di questo, che è un processo alle intenzioni, mi meraviglia anche sentire la posizione dove, secondo voi, adesso qualsiasi Comune della Provincia di Belluno o qualsiasi Comune della Provincia di Vicenza potrebbe passare in prima fascia rispetto a Trento e a Bolzano. Vuol dire non conoscere neanche bene la geografia. Andate a vedere le ampiezze, le superfici dei Comuni di confine: sono tutti Comuni che, rispetto a quelli di seconda fascia, hanno distanze di chilometri e chilometri, non di poche centinaia di metri, come in questo caso. Significa che, per riuscire a fare un ragionamento come quello che fate voi, bisognerebbe fare spostamenti di territorio di 10-20-30 chilometri, se va bene, se non di più.
Va bene fare il processo alle intenzioni, va bene voler vedere che la cosa è strutturata per riuscire ad arrivare alla prima fascia, ma far passare il messaggio che da oggi in poi ci sarà un'uscita di tutti quanti i nostri territori, con una facilità così semplice, non è corretto. Non è assolutamente corretto. Sappiamo benissimo che l'uscita di Sappada non parte da un principio come questo, ma parte da una volontà che la stessa Regione Friuli ha espresso, volontà che la Provincia di Bolzano, invece, non ha mai espletato.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Giacomin, prego.

Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ho seguito con attenzione. Vorrei fare alcune piccole e semplici osservazioni. Il mio è un Comune di cintura di Vicenza. Casualmente, c'è un pezzetto di territorio – chi conosce la statale che da Vicenza va a Verona sa dov'è, nei pressi di AC Hotel – dove abbiamo addirittura un pezzo di piazzale che è sotto Vicenza quando l'hotel è sotto Creazzo. In quel rettangolo spesso si sviluppano problematiche dovute alla prostituzione sulla SR11 e dovute all'incidentalità della statale.
Io avevo avviato con il Comune di Vicenza una rettifica di confini cercando, all'inizio, di trovare un accordo. Le cose sono andate avanti. A un certo punto, visto che il percorso non continuava regolarmente, abbiamo portato in Consiglio... Dopo aver scritto all'allora sindaco Variati che avremmo proceduto con la missiva. Una volta portata in Consiglio questa decisione, il Giornale di Vicenza si appropriò dell'informazione e disse: "Creazzo si vuole appropriare di un pezzo di Vicenza". E da lì nacque la polemica che stoppò l'operazione. Ancora adesso il Sindaco attuale si troverà nottetempo svegliato dalla Polizia o dai Carabinieri perché ci sono 300 metri di statale, di cui le Forze dell'ordine non sanno di chi è la competenza.
Se, allora, trovo due Comuni che definiscono in maniera congiunta e pacifica quelle che sono le attribuzioni territoriali rispettivamente, io, nei confronti di questa decisione, non posso che provare rispetto. È la singolarità che esprime le proprie esigenze. Io, purtroppo, a Vicenza questa chiarezza non sono riuscito ad averla. Di conseguenza, non siamo riusciti a definire quella che era una problematica. Io sono stato svegliato tre volte alle 3 di mattina dai Carabinieri per questo ordine di problemi, ma il problema è rimasto irrisolto. E non arrivavamo al confine con Trento. Di conseguenza, non c'erano secondi fini.
Per quanto riguarda Lastebasse, so che c'è un progetto: quello di portare una funivia fino ai Fiorentini. Io sono un amante sciatore e devo dire che quello di Folgaria è il circuito sciistico per me più prossimo. So che su questo hanno trovato consenso, non il Comune di Lastebasse, con i suoi 200 abitanti, ma tutti i Comuni della vallata. È d'accordo anche il Sindaco di Tonezza, che è in tutt'altra posizione. Di conseguenza, anche in questo caso, probabilmente chi è sul posto ha fatto delle valutazioni ed è riuscito a recuperare delle risorse. Lo dico semplicemente: se, arrivato a Lastebasse, parcheggio la macchina, prendo la funivia e prendo il circuito, da utente potrei anche ricavarne qualche convenienza.
Immobiliare. Se Lastebasse, invece di essere un Comune di Serie C, perché è solo di transito, raggiungesse un minimo di appetibilità e portasse a una risistemazione... Lì ci sono tante case abbandonate. È una realtà che sicuramente non ha... Prima di arrivare alla speculazione edilizia ce ne vuole. Secondo me, non sarebbe neanche un male.
Credo, poi, che sullo sfondo ci siano sempre state questioni pecuniare. In questo caso, io sono perfettamente d'accordo con il mio capogruppo Pan. Signori miei, noi dobbiamo porcelo questo problema. Nella seconda metà del Novecento in Europa ci sono stati Paesi che hanno affrontato le riforme al proprio interno in maniera seria. Penso ai referendum della Gran Bretagna. Ne ha fatti due: uno per la Brexit e uno per l'indipendenza della Scozia. Devo dire che la Gran Bretagna ha dimostrato di essere la patria della democrazia. Un'altra realtà, il capoluogo dell'Europa, il Belgio ha promosso una riforma profondamente federale. Noi, invece, a fronte di una previsione costituzionale, siamo ancora lì a fare melina.
Di conseguenza, giuste tutte le iniziative che vengono da questi o da altri banchi per buttare un po' di benzina sul fuoco, sul processo che porta all'autonomia.
Pertanto, da una parte, l'aspetto economico-finanziario deve essere risolto a monte, e sono perfettamente d'accordo; dall'altra, le realtà locali che esprimono una determinata esigenza, che male non fanno ai terzi, che trovano il proprio punto di equilibrio attraverso le esposizioni e il voto democratico delle proprie assemblee comunali, secondo me, non devono avere alcuna critica e alcuna replica.
Grazie.

PRESIDENTE

Non vedo più richieste di intervento sul PDL n. 210, giudizio di meritevolezza.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Collega Luisetto, prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Ovviamente il voto del Partito Democratico sarà contrario. Onestamente speravo, dalla discussione di oggi, di trovare anche qualcun altro che avesse compreso il fondamento del motivo per cui noi stiamo votando contro. Il presidente Ciambetti ‒ e anche la collega Cestaro ‒ prima mi dice che bisogna prendersi la briga di conoscere le cose. Bisogna, però, conoscerle tutte. Se il Comune di Laghi già oggi gestisce i propri servizi fondamentali, dai servizi sociali al territorio, ai lavori pubblici, dando questi servizi fuori e una parte di questi sono gestiti dal Comune di Arsiero, questa collaborazione nei fatti c'è già. Primo elemento.
Quindi, non stiamo parlando di due Comuni. Nella stessa discussione è uscito che sono due Comuni che hanno difficoltà di parlarsi, quindi di gestire il lago. Dall'altra parte della stessa discussione sento dire, invece, che sono già in piena sintonia e che, visto che si parlano, riescono a fare questa operazione. Delle due l'una.
Siccome stiamo parlando di due Enti che collaborano nei fatti, perché i servizi sono condivisi, già questo è un primo elemento che non è di criticità, ma è di risoluzione di una criticità, oltre che di spinta verso un processo di fusione che non è il Partito Democratico che vuole imporre. È l'assessore Calzavara in Commissione che ha sottolineato che sarebbe una grande idea. Oltre al fatto che c'è un Piano di riordino che dice che è una grande idea fare una fusione di questo genere.
Al netto di una grande idea, altra cosa da conoscere è che lo specchio d'acqua del lago di Arsiero che andrà a Laghi è di Arsiero, ma il territorio circostante è dell'Unione montana. I parcheggi, l'erba alta, Presidente, non è del Comune di Arsiero; quindi, non la risolviamo spostando il lago da Arsiero a Laghi. Posto anche che la risolvessimo così, cosa che non è... Lo ribadisco: per la promozione turistica, le attività da fare, tutto il terreno circostante al lago è fondamentale, e comunque passerà da una richiesta all'Unione montana. Ma anche fosse questo, visto che siamo noi tendenziosi e pensiamo che tutta l'operazione serva per far avere i fondi di confine al Comune di Arsiero, spiegatemi che senso ha dare il boschetto al Comune di Arsiero. A quel punto, il Comune di Arsiero può semplicemente cedere il lago al Comune di Laghi. Invece, stiamo parlando di uno scambio di territori. Se dobbiamo essere precisi, dobbiamo essere precisi su tutto. Prima cosa.
La soluzione del problema della denatalità, della riduzione della popolazione, la fatica che fanno queste Amministrazioni... Perché, al netto del disegno che oggi discutiamo, è una fatica che faranno anche domani e nei giorni a venire. Nessuno mette in discussione l'apprezzabilità e il coraggio che hanno le Amministrazioni locali di fare il proprio lavoro su territori come questi, indipendentemente dal colore che hanno (così sgombriamo il campo da illazioni che non mi sono piaciute). Credo che, al netto di questo, il tema sia che solo fondendosi riescono a trovare una strada davvero lungimirante per dare risposte ai cittadini. Non è neanche raggiungere un pezzetto di fondi di confine, ammesso e non concesso che questi fondi vengano dati. Se cominciamo ad avere una pluralità di richieste... E non lo dico io, collega Cestaro, che ci sarà una pluralità di richieste. Lo dicono già i Comuni che si muoveranno per questo. Staremo a vedere. Vedremo che cosa succederà e chi avrà ragione.
La fusione è una strada. Ce lo dice il Piano di riordino, ce lo dice un disegno di prospettiva. Se noi, però, scriviamo in un Piano di riordino una cosa e accettiamo una cosa come questa, ci stiamo sconfessando da soli. Vi state sconfessando da soli.
Quindi, il tema è essere molto chiari e onesti. O ci diciamo la verità e le motivazioni per cui questa operazione viene fatta, che non sono quelle scritte in questo progetto di legge, e nel momento in cui le guardiamo in faccia vediamo anche i rischi... Lo ripeto: il precedente che stiamo creando oggi non è un precedente da poco, non è un precedente che avrà conseguenze limitate, a mio avviso. Spero di sbagliarmi, ma non credo.
Se mettiamo insieme tutti questi elementi e siamo coerenti con il Piano di riordino e con il tempo che ci è voluto ‒ dieci anni ‒ per realizzarlo, con gli incentivi, l'obiettivo di riorganizzare in maniera armoniosa e sensata un territorio, non possiamo considerare questa operazione un'operazione rispettosa e degna di un territorio.
Vi chiedo, quindi, una riflessione in coscienza. Credo che l'obiettivo di questa Regione sia portare le aggregazioni e la gestione dei territori a un altro livello, che non è quello della mercificazione e dello scambio di pezzi di terra, che non risolvono il problema turistico, che non risolvono sicuramente il problema della denatalità e che ci riconducono in un orizzonte molto corto, molto stretto, non di prospettiva e lungimirante.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego, per dichiarazione di voto.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie.
Solo per ribadire il mio voto contrario. La discussione, secondo me, non ha messo in luce i limiti del processo di riordino territoriale e di un'operazione di questo tipo. Lo ribadisco: avallando scelte di questo tipo ci allontaniamo dalle scelte virtuose che vogliamo andare a stimolare con il progetto n. 185. Il fatto che questo progetto sia vecchio e che non si sia mai realizzato fintanto che non c'è stata la possibilità di avere il premio, come è oggi, è significativo. Quindi, è possibile che da tempo si discuta di unire due comunità di queste dimensioni, ha un senso logico, ma farlo adesso, evidentemente, è la prova che le motivazioni non stanno nel cercare soluzioni insieme, ma altrove.
Lo dico con rammarico, con delusione. Qui noi portiamo a perdere fiducia nei processi di aggregazione virtuosi perché, se noi diamo risposte puntuali, come in questo caso, senza una visione d'insieme, ebbene, il differenziale tra le Regioni a Statuto autonomo e la nostra Regione si accresce invece di ridursi. Avremo sempre più una cultura amministrativa povera rispetto a quella tutto sommato forte dei meccanismi dell'autonomia, ma forte anche di una gestione più orientata al risultato che abbiamo nelle Regioni vicine.
La mia raccomandazione allora è questa: aiutiamo questi territori, questi Comuni a selezionare i progetti con maggior attenzione. Le assicuro, Presidente, che ho guardato le schede, più d'una, dei progetti presentati e – devo dire la verità – se fossi stato nella commissione valutatrice molti di quelli che ho visto li avrei respinti, chiedendo una maggiore attenzione, una maggiore cura.
Il fatto che molti dei progetti abbiano fatto fatica ad essere realizzati è la prova che, tutto sommato, quando i soldi arrivano in modo facile non vengono spesi molto bene. Io colgo anche la raccomandazione della collega Luisetto a farci un pensiero: il pensiero l'ho fatto, non ero partito pregiudizialmente contrario, ma la discussione di oggi mi ha portato a rafforzare la mia idea che questa non è la direzione per aiutare il territorio a crescere.

PRESIDENTE

Riporteremo all'ex Presidente del Fondo Comuni di confine.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il giudizio di meritevolezza relativo al PDL n. 210.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Ho capito che poi deve dimostrare a qualcuno cosa ha votato, collega. Attendiamo, ma non tantissimo, altrimenti riporto eventualmente all'interessato la sua posizione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
9



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ASSOCIAZIONISMO INTERCOMUNALE, FUSIONI DI COMUNI E INTESE PROGRAMMATICHE DI AREA (IPA)". (PROGETTO DI LEGGE N. 185) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 23/2023)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Favero
Correlatrice: Consigliera Luisetto

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 9, PDL n. 185.
Sono stati presentati due emendamenti, n. B0011 e n. B0012, da parte di Giunta e correlatrice.
Do venti minuti per eventuali subemendamenti.
Collega Favero, prego.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Intervengo volentieri anche per rassicurare il Consiglio. Il nostro assessore Calzavara ha fatto un buon lavoro in termini di Piano di riordino del territorio e circa le due questioni che ci hanno occupato, penso, per tre o quattro ore, ognuno di noi può decidere che metro utilizzare. Probabilmente la maggioranza ha scelto di cogliere i segnali positivi delle proposte che sono arrivate, per quanto imperfette, mentre la minoranza ha ritenuto di cogliere gli aspetti più critici, ma tutto va bene per una riflessione, che però deve partire da un dato di fatto che non è gradevole.
Il dato di fatto è che le Regioni non hanno la potestà di decidere se i Comuni si possono fondere o unire in modo coercitivo. L'unica cosa che può fare la Regione è cercare di favorire questo processo, anche su un piano di cultura politica. È su questo che verte la proposta di legge n. 185, che è frutto di un percorso condotto dall'Assessore, ascoltando le intese programmatiche di area, i Presidenti delle Unioni dei Comuni montani o i Sindaci (ne sono stati sentiti 223), in 21 incontri. Quindi, il metodo utilizzato è stato quello del confronto. Spetta alla Giunta avanzare questa proposta ai sensi dell'articolo 8 della legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 .
La proposta che oggi è alla nostra attenzione è una proposta che è stata concepita al lume del buonsenso, cercando di individuare un nuovo faro per i processi di aggregazione, fusione o di formazione anche delle intese programmatiche d'area. Questo faro viene individuato negli ATS, gli Ambiti territoriali sociali. Perché gli ATS? Credo vi sia una buona ragione di fondo. Andando di fatto gli ATS a sostituire i vecchi distretti sociosanitari, essi vedono già la presenza di amministratori riuniti in assemblee che sono abituati a parlarsi, a confrontarsi e a condividere problematiche di estrema delicatezza, quali sono quelle sociali abbinate a quelle sanitarie.
L'idea di cercare di avere un magnete, per quanto riguarda il processo di aggregazione, negli ATS è una proposta che merita attenzione. Vale la pena di richiamare qualche dato che ci è stato fornito in quello studio che è stato elaborato per arrivare a questa proposta, perché è un dato che ci deve imporre qualche riflessione.
A livello italiano il Veneto è al terzo posto per numero di Comuni. Significa che la frammentazione amministrativa è molto elevata. Attualmente ce ne sono 563 operativi, di cui 291, cioè il 52%, sotto i 5.000 abitanti. Di questi, 181 hanno meno di 3.000 abitanti. Nell'insieme governano un 15% della popolazione, però un 40% del territorio. Quindi, è facilmente immaginabile per chi abbia fatto esperienza a livello di Enti locali, quali possano essere i livelli di difficoltà che incontrano oggi gli amministratori.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS
Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Il cosiddetto "obbligo associativo" introdotto dal DL n. 78 del 2010 in Veneto ha prodotto l'aggregazione di 24 Comuni, che ha portato alla soppressione, mi pare, di 26 Comuni, portandoci in Veneto all'attuale cifra di 563 Comuni.
Ancora più interessante è il dato che attiene al trend delle Unioni dei Comuni. Nel 2013 avevamo 28 Unioni con 104 Comuni associati; nel 2023 abbiamo 14 Unioni con 51 Comuni associati. Il numero di Unioni si è dimezzato. Attenzione, il dato però va letto in maniera critica perché non corrisponde il numero delle persone amministrate: 494.000 circa erano gli abitanti amministrati nel 2013; 450.000 mila circa, di fatto, nel 2023.
Questo significa che la scomparsa delle Unioni ha interessato soprattutto quelle piccole. Sottolineo questo aspetto perché questo implica che almeno una componente del discorso di oggi è stata viziata dal mancato riferimento a questo aspetto dello studio. Le piccole Unioni hanno maggiori difficoltà a sopravvivere, a dimostrazione di quanto hanno detto molti studi elaborati in questi anni, ovverosia che unire due o tre debolezze non genera di per sé un elemento di forza. Questo non significa essere contrari alle Unioni e alle fusioni, significa che bisogna trovare un percorso evidentemente più convincente.
Il trend delle ex Comunità adesso Unioni montane vede la diminuzione di una sola unità: nel 2013 erano 19, adesso sono 18. Sono diminuiti i Comuni da 171 a 131. Gli abitanti amministrati erano 741.000, oggi sono 588.000.
La cosa interessante è che le ex Comunità montane, adesso Unioni montane, funzionano bene per i servizi associati, meno bene per quelli che dovrebbero essere più propri, per la specificità della montagna.
La proposta di riordino territoriale avanzata dalla Giunta tiene fissi i parametri individuati alcuni anni fa, quindi gli ambiti provinciali metropolitani, gli ambiti delle USL, delle IPA, gli ambiti dei distretti di settore, l'ambito minimo per area omogenea dell'articolo 8 della legge regionale n. 18/2012 , però, come detto prima, introduce come nuovo elemento di riferimento gli ambiti territoriali sociali, che in Veneto sono stati in prima battuta individuati con delibera di Giunta regionale n. 1191 del 18/08/2020.
I contributi annuali per favorire i processi di associazione sono circa 1,8 milioni di euro ad annualità, con delle fluttuazioni dal 2013 al 2022 a seconda delle situazioni che si sono create. È interessante notare che chi beneficia di questi contributi tende a usare meno la leva della fiscalità comunale. Quindi, in qualche modo, questi contributi, invece di essere aggiuntivi, sono sostitutivi, e anche questo dovrebbe essere un elemento sul quale aprire qualche discussione. Ripeto, non dobbiamo dimenticare che il nostro Paese non ha fatto le scelte che hanno compiuto la Francia, come ha ricordato prima l'Assessore, o la Germania.
La scelta francese è stata quella di potenziare il ruolo delle Province, che di fatto sono una specie di consorzi che erogano servizi anche ai Comuni più piccoli. Vi ricordo che in Francia vi sono Comuni che hanno 200-300 abitanti, e magari il Sindaco è lì da 30-40 anni, però i Municipi sono sportelli che erogano servizi e sono gestiti da un ente sovraordinato.
In Germania, negli anni '70 e '80, i Länder, che godono di autonomia e quindi hanno una potestà legislativa senz'altro più forte della nostra, si sono messi d'accordo per ridurre il numero dei Comuni in maniera forzosa. Ne hanno ridotto il numero a un terzo. Lo stesso metro è stato applicato ai Comuni della DDR quando si è disciolta e la Germania si è riunificata.
Questi strumenti non sono nelle nostre disponibilità. Quindi, ciò che può fare la Regione è quello di utilizzare la leva della persuasione.
Il PdL che vi è stato sottoposto è articolato all'interno in cinque Capi, che intervengono sulla normativa regionale in materia di associazionismo, fusioni dei Comuni e programmazione decentrata, e ha ovviamente i suoi riflessi sulle leggi regionali n. 18/2012, n. 40/2012, n. 25/1992 e n. 35/2001. Se mi permettete – il testo lo avete sottomano – mi limito a richiamare quelle trasformazioni che possono avere un significato più prettamente politico.
Parto dal Capo I, che attiene alle modifiche alla legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 "Disciplina dell'esercizio associato di funzioni e servizi comunali".
All'articolo 1 si va a introdurre, al primo comma, il comma 4 dell'articolo 2 della legge regionale 27 aprile 2018, n. 18 , modificato al comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale 24 gennaio 2020, n. 2 , e sostituito dal seguente: "4. Per le finalità di cui al comma 3 i provvedimenti amministrativi adottati dalla Giunta regionale, in attuazione di normative comunitarie, statali o regionali, anche di settore: a) attribuiscono incentivi o contributi, comunque denominati, assegnano un punteggio premiale, oppure una priorità ai Comuni che esercitano tali funzioni fondamentali nelle forme associative disciplinate dalla presente legge". Quindi si ricorre alla leva dell'incentivo.
All'articolo 2 si propone, al primo comma, che nel n. 3 della lettera d) del comma 3 dell'articolo 8 della legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 , le parole "almeno 8.000 abitanti" siano sostituite dalle seguenti: "almeno 6.000 abitanti". Questo evidentemente per favorire il processo.
Si introduce, altresì, al comma 2, un richiamo. Dopo la lettera d) del comma 3 dell'articolo sempre della legge n. 18 è inserita la seguente dicitura: "d-bis) rispetto della dimensione territoriale dell'Ambito territoriale sociale (ATS)". Si introduce, quindi, il riferimento a questa nuova realtà come elemento di riferimento per i processi di aggregazione.
Al Capo II, che attiene alle modifiche della legge regionale 28 settembre 2012, n. 40 "Norme in materia di Unioni montane", all'articolo 4, che è l'articolo di modifica dell'articolo 3 della legge regionale summenzionata, al comma 1, si propone: "Dopo il comma 3 dell'articolo 3 della legge regionale 28 settembre 2012, n. 40 , come sostituito dal comma 1 dell'articolo 12 della legge regionale 24 gennaio 2020, n. 2 , sono inseriti i seguenti: "3 bis. Fermo restando l'obbligo di coerenza con la dimensione ottimale degli Ambiti territoriali dell'area geografica omogenea montana e parzialmente montana di cui all'articolo 7, comma 1, lettera a), della legge regionale n. 18 del 2012, su motivata richiesta, i Comuni interessati formulano, attraverso conformi deliberazioni dei Consigli comunali, approvate a maggioranza assoluta e previa accettazione dell'ingresso deliberata dal Consiglio dell'Unione montana di successiva aggregazione, gli Ambiti territoriali delle Unioni montane possono essere rideterminati nella sola formula dello scorporo e della successiva aggregazione ad altri Ambiti territoriali, salva, in ogni caso, l'appartenenza dei comuni interessati alla medesima provincia e al medesimo Ambito territoriale sociale (ATS). La richiesta è valutata dalla Giunta".
Si introduce, quindi, un elemento di flessibilità. Però, poi si precisa al comma 3 ter: "Salvo quanto previsto dal comma 3 bis ed in considerazione della specialità delle funzioni esercitate dall'Unione montana, non è consentito il recesso di un Comune montano dall'Unione montana di rispettiva appartenenza".
Al Capo III abbiamo le modifiche della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 "Norme in materia di variazioni provinciali e comunali". Io richiamo la vostra attenzione solo sugli articoli 9 e 10 del provvedimento.
L'articolo 9 va a modificare l'articolo 6 della legge regionale summenzionata, la n. 25, introducendo, con il primo comma, il comma 5 bis dell'articolo 6 della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 , modificato dal comma 4 dell'articolo 4 della legge regionale 30 gennaio 2020, n. 3 , che è sostituito dal seguente: "5 bis. Quando si tratti della variazione delle circoscrizioni comunali per fusione di Comuni ai sensi della lettera d) del comma 1 dell'articolo 3 il referendum è validamente svolto per i soli Comuni nei quali ha partecipato almeno il 30% degli aventi diritto ed è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La percentuale di partecipazione è ridefinita nella misura del 25% ove gli iscritti all'AIRE siano superiori al 20% degli aventi diritto al voto".
Sul tema del peso degli iscritti all'AIRE abbiamo già avuto modo di discutere in seno a questo Consiglio in passato. Quindi, abbassare il quorum al 30%, o al 25%, a seconda del numero di iscritti all'AIRE, serve per facilitare il processo che punta, ovviamente, alle variazioni delle circoscrizioni comunali.
Se almeno per uno dei Comuni il referendum è validamente svolto ai sensi del presente comma ed è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, gli esiti del referendum sono comunque sottoposti alla valutazione del legislatore, con riferimento anche ai Comuni per i quali ha partecipato al referendum una percentuale di aventi diritto al voto inferiore di non più di 5 punti percentuali. Altro elemento di flessibilità, evidentemente, per cercare di favorire questo tipo di procedure.
All'articolo 10, inserimento dell'articolo 8 ter nella legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 , "Norme in materia di variazioni provinciali e comunali", si legge "Articolo 8 ter (Misure premiali), comma 1: Salvo quanto previsto (eccetera) nei bandi regionali anche di settore che prevedono la concessione di risorse a favore dei Comuni sono stabilite misure premiali per i Comuni istituiti a seguito di fusioni di due o più Comuni secondo la disciplina di cui alla presente legge regionale".
In altre parole, tanto per le aggregazioni dei Comuni, le Unioni, quanto per le fusioni, si prende la via della premialità nell'accesso ai contributi, nella speranza di sollecitare gli amministratori locali a coltivare una visione diversa.
Al Capo IV, "Modifica della legge regionale 24 novembre 2001, n. 35 'Nuove norme sulla programmazione'", all'articolo 12 mi permetto di segnalarvi in modo particolare il comma 1, che dice: "Il comma 3 dell'articolo 25 della legge regionale 29 novembre 2001, n. 35 , modificato al comma 1, dell'articolo 22, della legge regionale 24 gennaio 2020, n. 2 , è sostituito dal seguente: 3) La Giunta regionale disciplina le modalità di riconoscimento delle IPA, il cui ambito territoriale di riferimento è individuato sulla base dei seguenti criteri".
I primi tre erano già presenti prima: contiguità territoriale, omogeneità economico-sociale, omogeneità delle risorse e delle infrastrutture e dei servizi riferiti a una determinata area geografica. Si introduce la lettera d) "Appartenenza alla medesima provincia e al medesimo Ambito territoriale sociale (ATS)".
All'articolo 5, la lettera d) del comma 3, dell'articolo 25, della legge regionale 29 novembre 2001, n. 35 , come introdotto dal presente articolo, non si applica alle intese programmatiche di area IPA che, alla data di entrata in vigore della presente legge, abbiano acquisito personalità giuridica di diritto privato ai sensi del Titolo II del Libro I del Codice civile, cosa che può costituire un freno a questo processo di riordino.
Chiudo qua, sottolineando una cosa: una diversa collaborazione fra Stato e Regioni, cosa che dovrebbe portarci anche al superamento della riforma del Capo V della Costituzione, come è stata varata con molti equivoci nel 2001, potrebbe portarci ad avere quegli strumenti che hanno avuto le Regioni tedesche, i Länder, nel momento in cui sono intervenute per razionalizzare gli Enti locali. Peraltro, la discussione di oggi ha portato in evidenza come vi possa essere una eterogenesi dei fini nei motivi che spingono gli amministratori locali a voler fondere i loro Comuni. Dovremmo accettarlo come un dato reale.
Vi sono amministratori che sono guidati da una visione molto generosa, che magari hanno fatto anche un percorso intellettuale che li ha portati a leggere il territorio e le sue trasformazioni in modo diverso, cioè, capire che non viviamo più nel Veneto dei tanti Comuni separati, ma in un unico tessuto urbano reticolare che è difficile da gestire. Vi sono altri Sindaci che possono, invece, essere spinti, sì, perché no, è inutile che ce lo neghiamo, dall'idea che il terzo mandato, che non viene concesso per legge, lo si può guadagnare fondendosi con il Comune vicino, tenendo conto del fatto che nel 2023 non è che brilliamo per il numero di persone che si avvicinano alla politica.
Guardate che anche la misura di dover ridurre il numero di persone che partecipano ai referendum per continuare a considerarli validi, significa che viviamo nell'epoca che qualche studioso, qualche giurista chiama della post-democrazia, qualcuno potrebbe anche dire di stanchezza delle logiche della democrazia.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Collega, se può concludere. Grazie.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sì, certo.
Sono questioni che appaiono in filigrana in questo PDL, ma che ne costituiscono la sostanza. Se ci pensate bene – chiudo qui – anche con le intese programmatiche d'area, le intese programmatiche d'area mettono assieme attori istituzionali, i Comuni e le Province, con attori privati, le associazioni di categoria.
Qualcuno parla di neocorporativismo istituzionale. Punto di domanda. Anche su questi temi noi oggi poniamo un primo punto fisso con una proposta che serve a venire incontro alle esigenze del territorio, ma sappiamo che dobbiamo portare avanti un lavoro che dovrà veder coinvolto in modo particolare il Consiglio per le sue competenze.

PRESIDENTE

Grazie.
Do la parola alla correlatrice, la collega Luisetto. Prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il progetto di legge che oggi discutiamo in quest'Aula ha lo scopo di adeguare la normativa regionale in materia di associazionismo e programmazione decentrata al nuovo scenario di contesto previsto dal Piano di riordino territoriale, dove, in sostanza, dovrebbero trovare espressione coerente gli obiettivi che il nuovo PRT mira a realizzare dopo dieci anni dal primo Piano e dopo un lungo periodo di concertazione con i Sindaci, i Presidenti delle Unioni dei Comuni e Unioni montane, i Presidenti di Provincia e Città metropolitane, attraverso workshop e momenti di confronto.
È un Piano che viene descritto come il mezzo mediante il quale viene raggiunto l'obiettivo di razionalizzazione dei livelli di governance, in un'ottica di semplificazione con l'individuazione della dimensione territoriale adeguata all'esercizio delle funzioni comunali e la conseguente costituzione di forme associative strutturate e stabili, il tutto per rispondere all'esigenza di ridurre la frammentazione dei livelli di governo e di conseguire risparmi di spesa nell'utilizzo delle risorse pubbliche, al fine di assicurare efficienza per gli Enti coinvolti ed efficacia dell'azione amministrativa e di governo in ambito regionale, come descritto dall'articolo 1 della legge regionale n. 18 del 2012, richiamata in premessa nel progetto.
Dunque, è una Regione, la nostra, che non si accontenta di realizzare il contenimento delle spese nell'esercizio delle funzioni fondamentali dei Comuni, ma mira a incentivare la promozione delle gestioni comunali associate per assicurare una gestione efficace dei servizi e delle funzioni fondamentali, coinvolgendo in un riordino complessivo tutti i livelli di governance, il tutto ancorato al concetto introdotto nel 2012 di dimensione territoriale ottimale omogenea.
Andiamo per ordine. Nella fotografia fatta dal legislatore regionale nel 2012 è evidenziato come nel Veneto, come nel resto d'Italia, e lo diceva adesso il consigliere Favero, sia presente il fenomeno della cosiddetta "polverizzazione degli enti di livello comunale".
È evidente, si scriveva nel 2012, che non sussiste la dimensione assieme geografica e demografica, non solo idonea per la realizzazione di politiche pubbliche efficaci, ma che permette anche, nel contempo, l'economicità dell'azione amministrativa.
Gli Enti locali si stanno attualmente confrontando con le necessità derivanti dalle maggiori funzioni loro attribuite e con le difficoltà derivanti dalle ristrettezze della finanza pubblica, entrambi fattori che mettono alla prova la loro capacità, sia dal punto di vista tecnico che amministrativo, di rispondere alle aspettative dell'opinione pubblica e della cittadinanza.
Il rischio – si scriveva dieci anni fa – che incombe sulle Amministrazioni comunali è che vi sia un'oggettiva impossibilità da parte di molte realtà comunali ad assolvere ai nuovi e maggiori compiti. Dunque, consapevoli di questa frammentazione organizzativa vasta e di una urgente azione di riordino, si dava vita a un percorso nel quale le gestioni associate venivano considerate lo strumento per superare le problematiche derivanti da ridotte e non adeguate risorse strumentali, economiche e di personale degli Enti locali, sottolineando che se la fusione era il vero obiettivo a cui tendere, per buona parte dei Comuni la gestione associata rappresentava la strada più agevolmente praticabile per adempiere all'obbligo dell'esercizio delle funzioni fondamentali.
Per contestualizzare adeguatamente la proposta oggi al voto, è opportuno chiedersi che cosa sia accaduto nei successivi dieci anni che ci separano da quel primo atto di riordino. Discutiamo, infatti, una proposta che, basata su importanti e condivisi presupposti, arriva però in grandissimo ritardo e si risolve in cinque Capi il cui fondamento viene sancito, pur non essendo ancora formalmente nella sostanza compiutamente definito.
Mi spiego subito: nel nuovo Piano ad essere considerato il fulcro, l'ambito adeguato entro il quale creare le associazioni e aggregazioni programmatiche di gestione, è l'ATS (Ambito territoriale sociale) strumento – è bene ricordarlo – rispetto al quale la Regione Veneto sconta un ulteriore enorme ritardo, che risale al mancato recepimento della legge 328 del 2000, e che solo con la DGR n. 1.191 del 2020 viene riconosciuto quale soggetto di programmazione per il comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro.
In questo senso sono due le considerazioni da porre all'attenzione di quest'Aula. Gli ATS sono strumenti che delimitano geograficamente aree allo scopo di organizzare e gestire le politiche sociali non sociosanitarie. È utile ricordarlo in ogni sede. Scopo ben diverso da quello che la legge n. 18 del 2012 e il Piano di riordino si pongono in merito ad una più ampia e articolata ridefinizione degli spazi ottimali entro i quali esercitare, con efficienza, efficacia ed economicità, funzioni fondamentali dei Comuni che superano l'ambito sociale. Quindi, stiamo parlando di ambiti nei quali si intersecano la Polizia locale, il catasto, la pianificazione urbanistica, le attività di Protezione civile, la gestione dei rifiuti urbani, la riscossione dei tributi, l'organizzazione dei servizi scolastici (per citarne alcuni). Una pluralità di ambiti per i quali, ad oggi, esiste una sovrapposizione disordinata di confini, Enti e realtà sovracomunali.
Dunque, la prima domanda che viene da fare è: l'ATS è coerente nei suoi scopi sociali con questi obiettivi così ampi? Può aderire a questi ambiti con efficacia? A questi quesiti in linea di principio è possibile trovare una risposta condivisa, se consideriamo l'ambito di attuazione degli ATS, quello sociale, pervasivo di tutte le politiche che gli Enti locali sono deputati a gestire.
Tuttavia, dobbiamo prendere atto che dopo dieci anni, un ritardo che non ci possiamo nascondere, oggi si ancori la riorganizzazione dell'intero territorio amministrativo a uno strumento non ancora definito. Costruiamo il tetto su una casa che non ha ancora le fondamenta.
Sappiamo che gli ATS si poggiano su 21 distretti, sappiamo che cosa andranno a gestire, ma della forma giuridica attraverso la quale si sostanzieranno, di come si integreranno con gli Ambiti sociosanitari, delle risorse attraverso le quali, finiti i fondi del PNRR, alimenteremo queste realtà e delle dimensioni ottimali, appunto, per la loro efficace attuazione noi ancora non abbiamo discusso nulla.
Nonostante tali criticità, stiamo riferendo l'intero Piano – e il PDL oggetto della discussione – agli Ambiti territoriali sociali. Ma di quali ambiti discutiamo? Quelli da 40.000 abitanti? Quelli da 300.000 e più? Quelli costituiti in Consorzi, Unioni o quelli verso i quali sembra si voglia andare, che dovrebbero diventare Aziende speciali? Ci sarà libertà di scelta della forma più aderente al proprio territorio o si dovrà convergere su un unico schema?
Vedete, dunque, come oggi valutiamo una proposta importante senza avere la struttura di base a supportarci e con domande aperte che non si pone solo questa minoranza, bensì sono emerse dalla fase di concertazione svolta dalla Regione.
Nei workshop la ridefinizione dei confini o l'individuazione di sub-ambiti corrispondenti a specificità territoriali sono questioni ricorrenti, a cui è necessario dare una risposta. La sostanza di tutto questo è quali economie di scala vogliamo creare attraverso gli Ambiti territoriali sociali e quali servizi di prossimità e vicinanza gli stessi definiscono se li ancoriamo a 21 distretti dalle più diverse dimensioni e caratteristiche.
Nel PDL n. 185 è prevista, ad esempio, all'articolo 3, la possibilità per gli Ambiti territoriali montani di essere rideterminati nella sola forma dello scorporo e della successiva aggregazione ad altri ambiti, salva, però, l'appartenenza dei Comuni interessati alla medesima Provincia e al medesimo ATS. Arriviamo a prevedere eccezioni che stiamo vincolando ad ambiti non ancora costituiti e che rischiano di non tener conto delle realtà di fatto. Penso, a solo titolo esemplificativo, alla realtà delle Unioni montane Bellunese e Val Belluna, in cui una valutazione in atto su possibili convergenze non sarebbe più possibile a causa dell'appartenenza a due ATS diversi di queste Unioni e, dunque, non integrabili.
Parliamo delle Province. Anche qui, il Piano mira ad affrontare il loro ruolo, in attesa di una riforma da parte del legislatore nazionale del Testo unico e della legge n. 56 "dando maggiore enfasi al loro essere" si legge "Ente esponenziale di una comunità territoriale intermedia tra Comuni e Regioni, sia con funzioni di supporto ai Comuni sia come Ente gestore di ulteriori deleghe".
Se consideriamo la Provincia un livello di relazione e congiunzione valido per il supporto ai Comuni, dalla viabilità al trasporto pubblico, ai bandi europei, alle Centrali uniche di committenza, gestione risorse PNRR, la domanda è perché in questi anni la Regione, dopo aver assorbito le deleghe provinciali, non ha restituito alle Province praticamente nessuna funzione o poche e parziali, che avrebbero potuto, invece, rafforzare l'Ente e qualificarlo con maggiore chiarezza quale Ente intermedio. Un esempio è quanto accaduto con la Polizia provinciale, che, pur retribuita dalla Regione, rimane in capo alla Provincia, o con la Protezione civile, con personale regionale, ma che svolge azione a livello provinciale. Quindi, situazioni ibride e di confusione, alle quali non si è mai messo mano e sulle quali si innesta anche il tema nazionale della Provincia elettiva.
Tornare alle urne, rieleggere la Provincia ed eleggere un Presidente e il Consiglio ha senso se si opera un riordino complessivo delle funzioni di questo Ente. È un tema nazionale, però è un tema che si innesta nel nostro Piano. Pensiamo agli ATO e al trasporto pubblico, funzioni che, se destinate alla dimensione provinciale, potrebbero trovare il giusto spazio di risposta ai bisogni. Altrimenti rischiamo di votare un Ente che non ha un'identità ancora chiara, con la prospettiva di nuove sovrapposizioni di ruoli e competenze.
Il quadro che emerge e che questo stesso legislatore regionale definiva, dieci anni fa, di polverizzazione, come detto in premessa, non è di molto migliorato. Non si è fatto molto per migliorarlo. Guardiamo i numeri. I dati aggiornati al 2021 relativamente ai Comuni della Regione Veneto – li citava in parte anche il consigliere Favero – restituiscono una fotografia ancora disordinata, dove i cambiamenti intervenuti sono partiti e si sono realizzati dal basso per esigenze delle comunità locali o per lungimiranza delle Amministrazioni. Direte: bravi gli amministratori locali che ci hanno pensato. Quello che, invece, ci dovremmo dire è che è mancato un disegno di programmazione complessiva, un orientare e accompagnare in modo sistemico questi processi, che si sono realizzati solo parzialmente. Questa è una precisa responsabilità delle scelte e mancate tali della Giunta regionale. Vale per il numero dei Comuni, ma vale anche per la babele di realtà sovracomunali.
Il Veneto, a livello italiano, si diceva prima, è al terzo posto per numero di Comuni: 563, di cui 291 sotto i 5.000 abitanti e 182 con meno di 3.000 abitanti. Questi Comuni sono chiamati ad amministrare il 15% della popolazione veneta e più del 40% dell'estensione territoriale regionale, con l'aggravante – si legge nel Piano – che il territorio dei piccoli Comuni veneti è spesso caratterizzato da rischio idrogeologico elevato e dalla presenza di tutti i fattori di rischio e criticità tipici dei territori montani e pedemontani.
I referendum per le fusioni sono stati 25 dal 2013 al 2020, con il coinvolgimento di 63 Comuni, l'istituzione di 12 nuovi Comuni e con la contestuale estinzione di 29 Comuni, la quasi totalità sotto i 5.000 abitanti, soprattutto a Vicenza e a Belluno. Accanto ai 563 Comuni ci sono 40 Centri per l'impiego, 26 IPA, 19 Unioni montane, 26 Ambiti territoriali scolastici, 49 distretti di Protezione civile, 82 distretti di Polizia locale, 9 ULSS, 26 distretti con 21 Comitati dei Sindaci, 21 ATS, 12 ATO rifiuti e 8 ATO acqua. Quando diciamo "una babele" di realtà sovracomunali.
In questo scenario discutiamo un PDL legato a un complessivo riordino territoriale, nel quale si ribadisce in premessa la volontà di sostenere le fusioni e associazioni dei Comuni, nel quale si dice come la Regione del Veneto vada oltre l'obiettivo statale di riduzione dei costi, sposando una lungimirante visione di efficienza di insieme, e poco fa abbiamo discusso della meritevolezza dello scambio di pezzi di terra tra due Comuni, sostenendo una mercificazione di territori che svilisce la fatica e il lavoro di chi ha operato fusioni o di chi le ha tentate, fallendo, magari perché non sostenuto a dovere.
Sarebbe interessante capire se l'obiettivo dei 500 Comuni, Assessore, entro il 2030 è ancora in essere. Obiettivo che mi chiedo come si pensi di realizzare se assistiamo a scelte che, invece di promuovere le fusioni, accettano scambi o baratti. O ancora: votiamo la fusione tra due piccoli Comuni padovani con un terzo lasciato fuori dalla porta, cui si nega il diritto di far parte di un processo, allargando le dimensioni di un percorso che la Regione non solo dovrebbe sposare, ma contribuire a realizzare secondo i propri intendimenti di principio.
Questa pesante incoerenza non può portare lontano un Piano e, di conseguenza, un PDL, che pure ha basi chiare e recepisce nelle intenzioni le osservazioni di territori che chiedono esattamente l'opposto di quanto deciso questa mattina sulle questioni di Arsiero, Laghi, Carceri e Vighizzolo. Il risultato è che, dopo essere rimasti fermi per anni, rischiamo di fare passi indietro, non avendo costituito le condizioni per spingere, sostenere e promuovere aggregazioni e fusioni.
Con il PDL n. 185 modifichiamo molto poco: ancoriamo il riordino alla dimensione dell'ATS, di cui ho detto poco fa quali siano le criticità; rendiamo quinquennale l'aggiornamento del Piano (sono passati dieci anni, quindi poco cambia); cancelliamo il registro delle forme associative (non perché abbia avuto problemi, ma perché non è mai partito); riduciamo il quorum per le fusioni. Su questo, in un'ottica di promozione spinta a queste aggregazioni, questa è un'azione condivisibile. Ma la domanda è quale sia la regia della Regione, quale l'investimento per le fusioni e le Unioni. Se è quello di Carceri e Vighizzolo, mi sembra lontano da quella funzione di programmazione lungimirante che ci permette di ridisegnare in modo organico un intero territorio.
Introduciamo clausole di premialità dei bandi per dare contributi agli Enti che si fondono e consideriamo le IPA strumenti di partenariato da valorizzare, ma non investiamo a sufficienza per rendere tutto questo efficace. Un esempio è il confronto impietoso tra l'investimento di bilancio della Regione Emilia-Romagna per incentivare le Unioni e quello del Veneto. La prima mette a disposizione, per la sola annualità 2023, per le Unioni, 5.200.000 euro e ulteriori 422.000 euro per le nuove premialità nel PRT 2021/2023, a cui si aggiungono risorse dedicate alle Unioni montane per 4.200.000 euro. Siamo a 9 milioni di euro. In Veneto dal 2013 al 2022 è stata stanziata complessivamente ‒ tra studi di fattibilità, contributi una tantum e per investimenti, contributi straordinari alle fusioni e ordinari, una cifra di circa 19.808 euro e 86,59 (senza circa). Una cifra che la Regione Emilia-Romagna raggiunge in due anni noi l'abbiamo investita in dieci anni.
Non vi sembra contraddittorio promuovere a parole processi associativi e fusioni e non agire per superare le frammentazioni nei fatti? Come andare oltre e agire per superare questa stasi? Anche qua, non ci inventiamo nulla? È sufficiente dare seguito a quanto gli stessi Sindaci hanno chiesto, stabilendo una chiara definizione giuridica attraverso interventi normativi che facciano ordine, tipo seguendo un criterio per tema, per servizio, per sistemare la sovrapposizione esistente delle realtà sovracomunali, incentivando le fusioni con percorsi di formazione-accompagnamento, ma anche con un lungo intervento di sensibilizzazione da parte della Regione come soggetto imparziale, per informare e creare consapevolezza nelle cittadine e nei cittadini, favorendo le attività di concertazione tra territori, mettendo a disposizione risorse.
Bene, in questo senso, la clausola di premialità, ma quanti soldi ci mettiamo per costruire un vero sistema di graduale corresponsione dei benefìci ai diversi livelli di integrazione, strutturando le Unioni montane perché possano puntare ad erogare tutte le funzioni montane e avere deleghe dirette sulle politiche della montagna, definendo strumenti a supporto delle Unioni e di semplificazione, ad esempio in materia di personale?
Sono tutti spunti che sono usciti dai workshop, rafforzando i percorsi di formazione rivolti a tecnici e politici per favorire una cultura aggregativa, potenziare la digitalizzazione, omogeneizzare gli strumenti tecnici e digitali che consentono dialogo e interscambio, adottare una normativa stringente sulle fusioni basata su dati concreti e studi di fattibilità, con supporti di tipo economico, consulenze e percorsi di accompagnamento, con strumenti perequativi e premialità forti, soprattutto dove ci sono situazioni difficili, promuovendo, infine, investimenti in mobilità, viabilità e infrastrutture, con attenzione in ambito montano ai trasporti intervallivi.
Insomma, è necessario programmare, incentivare ed essere coerenti nella scelta della direzione da intraprendere. Questo progetto di legge, che modifica molto poco, è soltanto una ridefinizione di superficie. Ciò che conta è la sostanza a cui si vuol dar gambe con il nuovo Piano, la cornice entro cui operare e le scelte politiche che determinano la forma. Insomma, le fondamenta della casa a cui oggi si vuol provare a mettere un tetto. Fondamenta ancora incerte e che richiedono una visione, oggi, in quest'Aula, ancora non manifesta.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il progetto di legge che l'assessore Calzavara ci sottopone oggi dovrebbe, nelle intenzioni, tradurre in previsioni normative più specifiche i contenuti più generali di pianificazione territoriale che stanno alla base del nuovo Piano di riordino territoriale, un atto importante che la Giunta ha approvato qualche mese fa, come disciplinato dalla legge n. 18/2012, che dovrebbe essere lo strumento attraverso cui l'Amministrazione regionale prova a definire, a razionalizzare i livelli di governance del territorio.
È il secondo Piano di riordino territoriale che vede questa Regione. Il primo risaliva al 2013. Malgrado la legge, peraltro, prevedesse scadenze triennali, solo oggi, a dieci anni di distanza, quindi dal 2013 (primo Piano) al 2023 (secondo Piano), forse vale la pena fare alcune riflessioni di quanto in questi dieci anni questa Amministrazione regionale è stata capace di tradurre le intenzioni di allora in fatti concreti. D'altronde, essendo sostanzialmente la medesima Giunta, con il medesimo Presidente, con i medesimi contenuti del Piano di riordino territoriale, possiamo trarre alcune indicazioni sull'affidabilità degli impegni che vi state prendendo anche oggi. Quindi, dicevo, un Piano che arriva a dieci anni di distanza dal primo, quindi con un ritardo molto significativo, ma siamo abituati ai ritardi con cui la Regione produce i propri piani di pianificazione, ma questi dieci anni sono stati non dieci anni neutri dal punto di vista della politica territoriale, sono stati dieci anni in cui in particolar modo gli Enti locali sono stati coinvolti e in parte anche travolti da alcuni cambiamenti significativi. Penso sicuramente alla legge n. 56, ma anche al decreto legislativo n. 78, quello che dal livello nazionale ha imposto agli Enti locali un'accelerazione rispetto alle forme associative. Sono stati dieci anni in cui molti territori hanno corso lungo una strada di cambiamento anche rispetto ad altre Regioni a noi più o meno vicine, in cui effettivamente una politica territoriale convinta di riduzione della frammentarietà del territorio ha prodotto risultati significativi.
Mi pare incredibile che oggi non si dica una parola – lo dico in particolar modo al relatore, consigliere Favero – rispetto all'incapacità che nei dieci anni appena trascorsi l'Amministrazione regionale ha dimostrato di incidere nei processi di riorganizzazione in corso. La politica avrebbe potuto fare di più in questi dieci anni, la politica della nostra Regione, e forse oggi non ci troveremmo, come anche lei ha evidenziato nella sua relazione, ad essere una delle Regioni con il maggior numero di Comuni, ad essere una delle Regioni con una dimensione media dei Comuni così piccola, non ci troveremmo oggi a dover rincorrere proposte di fusioni alquanto fantasiose.
Dal 2013 ad oggi, quindi in dieci anni – dovremmo mettere questo aspetto in premessa a questa discussione – soltanto 29 Comuni sono spariti dall'elenco degli Enti locali della nostra Regione. Ne rimangono 563, la stragrande maggioranza dei quali con una dimensione per abitante assolutamente inferiore ai limiti ottimali individuati da qualsiasi studio. Anche le unioni, questa cosa su cui tutti gli amministratori locali che oggi si trovano a fare i Consiglieri regionali mi spiegano che bisogna investire, in questi dieci anni si sono fortemente ridotte, anche le unioni che rappresentavano realtà strutturate sul territorio in questi dieci anni si sono indebolite. E lo studio mette in evidenza anche alcune motivazioni che hanno portato all'indebolimento di queste unioni.
Ma la fotografia che noi abbiamo a dieci anni di distanza, dopo che voi avete amministrato la Regione per dieci anni, è una fotografia da questo punto di vista, cioè sotto il profilo della capacità che si è avuta di incidere nelle dinamiche della governance territoriale, abbastanza impietosa. E lo studio che voi commissionate alcune spiegazioni rispetto a questa incapacità che la nostra Regione ha avuto di governare i processi di riorganizzazione territoriale le fornisce, anche in maniera abbastanza evidente. La prima fra tutte è un'eccessiva frammentazione delle zonizzazioni a cui avete sottoposto, voi Regione, gli Enti locali del nostro territorio. Infatti, se era la Protezione civile c'erano dei distretti, se era la Polizia locale ce n'erano degli altri, se erano i servizi sociosanitari degli altri ancora, se erano delle Unioni per altre funzioni altre zonizzazioni ancora, i rifiuti vanno per una strada, l'acqua va per un'altra strada.
Il Sindaco – guardo il capogruppo Soranzo perché l'ha fatto per tanti anni – per dover gestire i servizi e le funzioni del proprio Comune deve andare in dieci tavoli diversi, con interlocutori diversi ad ogni tavolo, a seconda che va a discutere: della gestione dei rifiuti, della gestione delle acque, dell'opera pubblica di bacino, dei servizi sociali o dei servizi sanitari.
Questa è la fotografia e il quadro che ha prodotto i venti anni dell'Amministrazione Zaia rispetto all'organizzazione territoriale del Veneto. Potete dirmi quello che volete, ma è così.
Oggi, allora, andiamo a una nuova stesura, attraverso la quale avete l'ambizione, legittima, di riordinare le Istituzioni territoriali della nostra Regione attraverso la promozione di una gestione associata, che però non può prescindere dall'altra gamba. Io assumo come priorità una gestione più organica e organizzata delle funzioni comunali e, dunque, devo mettere in campo delle azioni incisive perché questo intendimento diventi concreto, cioè quello che non avete fatto in questi dieci anni.
Faccio alcuni esempi di ciò che avete detto che ambite a fare in questo Piano di riordino territoriale, per la verità anche in quello di dieci anni fa, e che poi oggettivamente non avete fatto. È chiaro che se la normativa nazionale, al di là delle diverse proroghe, ci dà un'indicazione di massima che incentiva le unioni e le fusioni tra Comuni, in particolar modo tra quelli piccoli, mettendo addirittura un termine perentorio entro il quale i Comuni con meno di 5.000 abitanti, meno di 3.000 se montani, devono unificare la gestione di alcune funzioni, al netto di quello che dice il legislatore nazionale, patria dell'autonomia, ci vorrebbe un'azione più incisiva della Regione per rendere quell'obbligo cogente a livello territoriale. La Regione Emilia-Romagna non si è inventata tantissime cose, ha semplicemente preso l'indicazione del legislatore nazionale e l'ha resa più cogente, anticipandola a livello locale. Non è che ci voglia il mago. Basta dire: se quella è l'indicazione, facciamola.
Capisco che è antipatico dire di no ai Comuni che sono figli di quei campanilismi che noi conosciamo bene e che abbiamo visto anche nelle discussioni di queste ore. Ma che differenza c'è tra essere un amministratore passivo che registra i sentimenti e i mal di pancia dei territori ed essere un amministratore che prova significativamente a modificare gli assetti del territorio che ha il compito di amministrare? Semplicemente questa. Oppure, ha fatto un'altra cosa, la Regione Emilia-Romagna: ha aumentato il limite della popolazione, portandolo da 5.000 abitanti per l'obbligo a svolgere le funzioni in maniera unificata a 10.000 abitanti. Quindi, teniamo il principio nazionale ma, siccome ci crediamo in questo principio, aumentiamo il vincolo del limite di abitanti. D'altronde, sapete meglio di me, perché ve lo dice lo studio che avete pagato per dirvelo, che la dimensione ottimale dei Comuni per poter erogare in maniera efficiente i servizi ai cittadini è almeno 10.000 abitanti. Allora, se dite che ci credete in questa cosa, mettiamo che il vincolo al di sotto del quale c'è l'obbligo all'esercizio in forma di unione di alcune funzioni è 10.000 abitanti? Obblighiamoli, i Comuni. Ma poi diventate antipatici, assessore Calzavara. Perché, quando convochiamo i Sindaci per fare workshop, dove devono scrivere sui post-it attaccati alla lavagna le loro opinioni, siamo simpatici perché li ascoltiamo, quando li obblighiamo a fare i conti con le loro inefficienze rischiamo di diventare antipatici.
Faccio un altro esempio, anche se l'ha già spiegato molto bene la correlatrice Luisetto. Io sono d'accordo nell'individuare gli ATS, in teoria, come dimensione ottimale per definire la delimitazione geografica di un territorio. Perfetto. Del resto, qual è la funzione prioritaria dei Comuni se non quella di garantire i servizi sociali ai propri cittadini? Perfetto. Ma quali ATS? A proposito di ritardi decennali, a cui ci avete abituato: quali ATS? Quelli della delibera di Giunta? Quelli del progetto di legge in discussione in Commissione? Quelli che chiedono alcuni Sindaci, che sono diversi dai ventuno che ci proponete? Dove sta la valutazione puntuale che vi porta a dire gli ATS? Perché così come sono, lo sa benissimo l'assessore Lanzarin, oggi gli ATS sono ancora un principio sulla carta. Come poi quegli ATS diventeranno calati sul territorio lo vedremo alla fine di un percorso di condivisione con i territori, che anche lo stesso assessore Lanzarin è impegnato a fare. Ma non è la stessa cosa dire che l'ATS di cui state parlando è quello che va da Abano Terme a Piove di Sacco, che va dal Comune di Padova a Limena, e invece è l'ATS Terme Colli e l'ATS Piovese.
Vi faccio l'esempio del mio territorio. Se sono due, ha senso che il territorio Terme Colli discuta dei servizi sociali, dell'acqua, dei rifiuti, della pianificazione urbanistica con i Comuni di Terme Colli. Se lei, però, mi chiede di farlo insieme a Correzzola, fatico a immaginare la pianificazione territoriale di Abano coerente con quella di Correzzola. Banalità, che però trasformano un principio, gli ATS, come bacino omogeneo non solo per i servizi sociali, ma per consentire a un Sindaco di trovare sempre quei venti colleghi con cui discutere di tutto. In base a come lei mi definisce gli ATS, io posso dire se sono d'accordo o no concretamente sulla cosa che mi state proponendo.
Faccio un altro esempio molto semplice sempre sugli ATS e sull'Unione dei Comuni: come si incrociano le Unioni dei Comuni con gli ATS? Se io vado a vedere quello che ci propone l'assessore Lanzarin, legittimamente, l'ATS Alta Padovana comprende il Camposampierese e il Cittadellese. Mi spiace che il collega Pan sia uscito. Ma il Camposampierese ha già la sua unione molto consolidata e rafforzata. Quindi, il Cittadellese va a fare cosa, quali funzioni, insieme al Camposampierese, che vive già di un'organizzazione molto strutturata, non solo in ambito sociale, ma anche in tutti gli altri ambiti?
Faccio questi esempi, che riguardano, per carità, il mio territorio, per dimostrare come un documento scritto da una società esterna a cui affidiamo lo studio funzioni benissimo dal punto di vista teorico, ma io lo posso misurare soltanto nel momento in cui quel Piano generale si traduce in scelte concrete sul territorio.
Faccio un altro esempio, e chiudo, giusto per dire cosa non c'è. A me va benissimo dire che i Comuni sono incentivati a fare convenzioni o unioni. Ma perché non scriviamo per legge quali sono le funzioni rispetto alle quali noi obblighiamo i Comuni ad esercitarle in modo condiviso? Abbiamo detto prima, giusto per stare nei temi di Carceri e Vighizzolo, che questi avranno un vigile urbano in più. Ma perché io già non parto obbligandoli a mettere insieme la funzione della Polizia locale? Per esempio, tutti i Comuni con meno di 5.000 abitanti devono aderire a un distretto di Polizia locale. Così risolvo un po' del problema sulle assunzioni e sulla carenza di personale, che ormai riguarda i piccolissimi Comuni, i medi Comuni, i grandi Comuni. Ecco cosa manca. Ecco qual è il pezzetto che, a livello teorico, è raccontato nel Piano di riordino e che io non vedo nel progetto di legge che affiancate al Piano di riordino territoriale. D'altronde, al netto delle contraddizioni che sono emerse tra il Piano di riordino territoriale e i giudizi di meritevolezza che abbiamo dato nel corso di questo Consiglio, su cui non torno, che cosa rimane tra ciò che è scritto nel Piano di riordino territoriale, in teoria, e come voi pensate oggi di trasformare quelle teorie in azione concreta, in politica concreta?
C'è l'indicazione per gli ATS, perché una serie di modifiche che il relatore Favero ha citato riguarda semplicemente l'inserimento della parolina "ATS" in tutte le leggi che presuppongono un riferimento all'ambito omogeneo. Ma questo non risolve, neanche in questa legge, quali ATS, con quali confini, con quale dimensionamento, mi verrebbe anche da dire con quali risorse economiche, ma questo ce lo dirà l'assessore Lanzarin in un'altra fase. Quindi, mi chiedo: è sufficiente scrivere dentro le leggi di riordino che i servizi devono essere strutturati attorno agli ATS, senza sapere quali saranno questi ATS e quale sarà l'omogeneità garantita a questi ATS, quando ci sono ambiti territoriali da 63.000 abitanti, quello di Chioggia, e ambiti territoriali da 450.000 abitanti? Ma voi davvero mi volete far credere che sia uguale organizzare i servizi per 60.000 persone o per 450.000 e che le valutazioni siano le medesime soltanto perché esiste una roba che si chiama ATS? Poi cosa c'è in questo progetto di legge? Spostate il vincolo temporale per la revisione del Piano da tre a cinque anni. Non cambia niente, tanto c'era il vincolo triennale e lo rinnovate dopo dieci. Mettete direttamente il Piano decennale, così almeno non vi dovete sorbire la solfa dei Consiglieri di minoranza che vi dicono: "Siete in ritardo con il riordino del Piano". Era triennale, mettete cinque, lo fate dopo dieci!
Cos'altro c'è? Cancellate la previsione della costituzione del registro regionale per le forme di gestione associata, che era prevista nella legge del 2012. Mi sono chiesta: perché cancellano questa previsione? Forse questo registro non è utile? Magari avere un sito della Regione dove è scritto quali sono i Comuni associati potrebbe essere utile? Invece no, la cancellate, perché era una previsione che voi avevate messo e che non avete realizzato in questi dieci anni. E non vi ponete il problema di farla o di chiedervi se è utile o meno. Togliamo l'obbligo di legge, così non abbiamo lo "sbatti" di doverla fare.
Cos'altro c'è? C'è un capitolo intero del Piano di riordino territoriale che mi spiega quanto siano importanti le intese programmatiche d'area come strumento attraverso cui le Amministrazioni, in sinergia con le organizzazioni del territorio che rappresentano parti sociali e imprese, pianificano. Mi aspetto, quindi, di trovare un intervento rilevante di valorizzazione delle IPA nel progetto di legge. Invece, non c'è niente. Anche lì aggiungete la parolina "ATS" nella definizione del confine delle IPA, ma non ci mettete nulla.
L'unica cosa veramente significativa che c'è in questo progetto di legge, che è la ragione per cui arriva qui, perché altrimenti sarebbe rimasto nel cassetto della Giunta per altri dieci anni, è il quorum sulle fusioni, che viene sensibilmente ridotto. Perché una proposta di fusione vada a buon fine basta un cittadino su tre che partecipi per il raggiungimento del quorum.
Io non sono pregiudizialmente contraria a questa previsione. L'ho detto prima, ha ragione il collega Pan: chi vota decide anche per chi non vota. Si toglie un argomento forte ai detrattori delle fusioni, nel senso che l'astensione non è più un'opzione in campo per far fallire un referendum, ma è evidente che questa è una proposta che incide sul versante della quantità e non della qualità.
Noi diciamo: non occupiamoci di quelle fusioni, perché quelle fusioni, non sforziamoci di incentivare dall'alto un processo di condivisione e di accorpamento attraverso azioni di moral suasion dall'alto verso il basso. Lasciamo che lo facciano i territori e per portare a casa un risultato che è numerico e non qualitativo, facciamo in modo che vada in porto il maggior numero di referendum possibili. Ma dove sta la valutazione? La mia domanda è retorica, perché abbiamo già visto poche ore fa dove sta la valutazione. Dove sta la valutazione dell'Amministrazione regionale rispetto a quali referendum o, meglio, a quali processi di aggregazione vanno valorizzati in maniera particolare? Dove sta la valutazione dell'Amministrazione regionale per indicare quei territori dove davvero è prioritario ed è strategico intervenire per ridurre la dimensione media?

PRESIDENTE

Concluda, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Vado a concludere.
Ovviamente, in tutto questo aleggia sulla relazione il grande spettro delle risorse che sono sempre le stesse, delle Province che dovrebbero avere funzioni delegate e che non vengono delegate, in virginale attesa che si compia il processo dell'autonomia.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Con il suo intervento chiudiamo la discussione generale.
Ci sono degli emendamenti, quindi diamo venti minuti di tempo alla Commissione. Ripresa dei lavori alle ore 18.15. Subito, a seguire, la Capigruppo in Sala del Leone.
Scusate, Capigruppo in Sala Giunta, subito.
Ripresa alle ore 18.15.
La Seduta è sospesa alle ore 17.45
La Seduta riprende alle ore 18.00
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Colleghi, se ci accomodiamo partiamo con l'articolato.
Verificate i vostri Concilium.
Siamo sull'articolo 1.
Emendamento n. B0002 presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 1, modificativo, che prevede:
La lettera b) del comma 4 dell'articolo 2 della Legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 , come sostituito dal comma 1 dell'articolo 1 del progetto di legge è così modificata:
"b) prevedono, per il caso di recesso di un comune dalla forma associativa o di scioglimento anticipato della medesima, la decadenza del comuni interessati dal benefici di cui alla lettera a)."
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0002. Parere del relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 1, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 2.
Emendamento n. B0009, di pagina 2, presentato dalle consigliere Camani e Luisetto, articolo 2, modificativo, che prevede:
All'articolo 2, prima del comma 1, è inserito il seguente comma:
"01. Dopo il comma 1 dell'articolo 8 della Legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 , è aggiunto il seguente comma 1bis:
"1 bis. Ai fini del riassetto territoriale e funzionale del livello sovracomunale previsto dal piano di riordino territoriale la Regione, in coerenza con le dimensioni territoriali ottimali ed omogenee individuate dal piano, incentiva la costituzione delle Unioni di Comuni e promuove in via prioritaria le fusioni, considerate massimo livello raggiungibile di riorganizzazione amministrativa."
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0009. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. B0001, presentato dall'assessore Calzavara, pagina 3, Capo I, aggiuntivo, che prevede:
Dopo il comma 3bis dell'art. 10 della legge regionale 27 aprile 2012, n. 18 , introdotto dall'articolo 13 della legge regionale 30 gennaio 2020, n. 3 , è inserito il seguente:
"La Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, definisce, altresì, criteri, parametri e standard minimi per la redazione di studi di fattibilità redatti da parte di enti od istituti pubblici e privati con riferimento ad un determinato territorio regionale e messi a disposizione di comuni, insistenti sul medesimo territorio, interessati al processo di fusione".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0001. Il relatore è favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 4.
Emendamento n. B0003, di pagina 16, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 4, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 3 bis dell'articolo 3 della Legge regionale 28 settembre 2012, n. 40 , come inserito dal comma 1 dell'articolo 4 del progetto di legge, dopo le parole "accettazione dell'ingresso, deliberata" sono inserite le seguenti parole: "a maggioranza assoluta".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0003. Il relatore è favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. B0011, pagina 16 bis, presentato dalla consigliera Luisetto (correlatrice), articolo 4, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 3bis dell'art. 3 della legge regionale 28 settembre 2012, n. 40 e s.m.i. così come inserito dall'art. 4, comma 1, dopo le parole: "ed al medesimo Ambito Territoriale Sociale (ATS)" sono aggiunte le seguenti: ", criterio dal quale la Provincia di Belluno, su richiesta dei comuni interessati, sentita la Conferenza degli enti locali bellunesi di cui all'art. 15 della L.R. 25 agosto 2014, n. 25 , può motivatamente richiedere di prescindere ai sensi della lett. a) del comma 86 della legge 7 aprile 2014, n. 56.".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0011. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo ancora sull'articolo 4. Emendamento n. B0010, presentato dalla consigliera Luisetto. Deve essere ritirato, mi pare.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Lo ritiro.

PRESIDENTE

Grazie. Perfetto.
Metto in votazione l'articolo 4, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
L'articolo 5 non ha emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 6.
Emendamento n. B0004, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 6, comma aggiuntivo, aggiuntivo, che prevede:
All'articolo 6 è inserito il seguente comma:
"01. Alle lettere b) e c) del comma 2 dell'articolo 6 quater della legge regionale 28 settembre 2012, n. 40 le parole "censimento generale" sono sostituite dalle seguenti: "censimento permanente".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0004. Il relatore è favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 6, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 7. Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 8.
Metto in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 9.
Emendamento n. B0006, presentato dalla consigliera Baldin, Capo 3, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
All'articolo 9 che modifica il comma 5-bis dell'articolo 6 della legge regionale 24 dicembre 1992, n. 25 , modificato dal comma 4 dell'articolo 4 della legge regionale 30 gennaio 2020, n. 3 , sono soppresse le parole: "Se per almeno uno dei comuni il referendum è validamente svolto ai sensi del presente comma ed è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, gli esiti del referendum sono comunque sottoposti alla valutazione del legislatore con riferimento anche ai comuni per i quali ha partecipato al referendum una percentuale di aventi diritto al voto inferiore di non più di cinque punti percentuali rispetto a quella prevista dal presente comma ed è stata conseguita la maggioranza dei voti validamente espressi."
La consigliera Baldin lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. B0006. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Collega Guarda, sull'articolo. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

La ringrazio.
Vorrei fare un po' di storia rispetto alla votazione di questo articolo. La modifica che è stata prevista all'interno di questo progetto di legge è, in realtà, figlia di una proposta, di un emendamento che avevo presentato insieme al collega Ruzzante e alla collega Bartelle proprio nella scorsa legislatura, bocciato dalla maggioranza, quindi non accolto.
Oggi sono, quindi, felice che la Giunta abbia ritenuto, a distanza di tre anni, come buona l'idea già formalizzata nel 2020, tesa ad agevolare la fusione mediante la riduzione del quorum. Per cui, ringrazio di questa attenzione. A posteriori, magari, se le prossime volte riusciremo a ragionare bene sugli argomenti e sull'essenza degli emendamenti che proponiamo, sicuramente sarà un vantaggio per tutti.

PRESIDENTE

Grazie.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 10. Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 11.
Metto in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 12.
Emendamento n. B0007, presentato dalla consigliera Baldin, Capo 4, articolo 12, modificativo, che prevede:
All'articolo 12 che sostituisce il comma 3 dell'articolo 25 della legge regionale 29 novembre 2001, n. 35 , modificato dal comma 1 dell'articolo 22 della legge regionale 24 gennaio 2020, n. 2 , è soppressa la lettera "d) appartenenza alla medesima provincia ed al medesimo Ambito Territoriale Sociale (ATS)".
La consigliera Baldin lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. B0007. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0005, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 12, comma 3, modificativo, che prevede:
All'articolo 25, comma 4 bis, della Legge regionale 29 novembre 2001, n. 35 , come inserito dal comma 3 dell'articolo 12 del progetto di legge, dopo la parola "disciplina" sono inserite le seguenti parole: ", sentita la competente commissione consiliare,".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0005. Parere del relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0008, presentato dal consigliere Razzolini, Capo IV, articolo 12, comma 5, modificativo, che prevede:
Al comma 5 dell'articolo 12 è aggiunto alla fine il seguente periodo: "oppure con adeguate motivazioni alle IPA che presentano un ambito territoriale adeguato superiore a quello proprio di un ambito territoriale sociale".
Prego, collega Razzolini.

Tommaso RAZZOLINI (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Presidente, l'emendamento viene ritirato. Ringrazio l'assessore Calzavara perché è stata recepita comunque la richiesta di questo emendamento, che andava un po' a discapito dell'IPA. Invece, la formulazione della Giunta va a completare ancora meglio la richiesta che era stata fatta con questo emendamento. Quindi, l'IPA riesce lo stesso ad andare a comprendere un'area che non corrisponde solo all'ATS, ma anche un'area che, a livello economico e sociale, viene inclusa.
Quindi, lo ritiro e ringrazio l'Assessore.

PRESIDENTE

Bene. Viene ritirato l'emendamento n. B0008.
Emendamento n. B0012, presentato dall'assessore Calzavara, Capo IV, articolo 12, aggiuntivo, che prevede:
Dopo il comma 5 dell'art. 12 è aggiunto il seguente comma:
"Eventuali deroghe all'appartenenza al medesimo Ambito Territoriale Sociale (ATS) sono valutate dalla Giunta regionale con riferimento alle Intese Programmatiche d'Area (IPA), che dimostrino una pluriennale attività a beneficio della realtà economica e sociale del territorio di riferimento e di cui i comuni facciano parte di altri organismi associativi riconosciuti a livello regionale".
Non vedo richieste di intervento.
Prego, Assessore.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo perché ci saranno le dichiarazioni di voto che spetteranno ai Capigruppo.
Ho sentito molti interventi oggi, tutti interessanti. Conoscendo il grado di autocritica del Partito Democratico, non mi aspettavo che qualcuno facesse riferimento al disastro della Riforma Delrio. È troppo facile non dire le cose che si sono fatte e i danni che si sono provocati in questo Paese con la Riforma Delrio. È meglio attaccare i tre anni, i cinque anni, la mancanza di programmazione, la non visione. Se quella è la vostra visione e i danni che avete provocato a questo Paese con la vostra visione, ben venga la mancanza di visione. Ben venga la mancanza di visione, perché la vostra visione ha distrutto gli Enti locali in questo Paese.
Molto probabilmente lei, che era anche lì a seguire questi lavori, dovrebbe avere ben conto di cosa ha prodotto in questo territorio e in tutta Italia. E non è un caso che in questo momento, dove, magari, c'è consapevolezza dei danni che avete fatto, in maniera bipartisan si stia correndo per ripristinare le Province. Le Province sono un elemento fondamentale nel governo del territorio. Si è capito che la distanza tra Regioni e Comuni ha bisogno di un Ente intermedio.
Ripristinare le Province probabilmente darà molte di quelle risposte che nel corso di questi anni i territori non hanno avuto. Si cercherà di trovare le risorse e si cercherà di dare quelle nuove deleghe, che io spero questa Regione, nel corso dei prossimi anni, potrà avere dal Governo, e darle ulteriormente al territorio, nell'ottica della sussidiarietà. L'autonomia è portare a casa deleghe e darle più vicine possibili ai territori.
Quindi, quello che porterà a casa il Veneto in futuro darà ulteriore forza ai territori, cercando di dare ai propri cittadini, ai propri veneti la possibilità di interagire il più vicino possibile ai centri decisionali, che molto probabilmente è quello che non volevate voi. Tra l'altro, la Riforma Renzi meno male, con il referendum non è andata in porto così come era sognato dall'Amministrazione Renzi, che vedeva l'eliminazione, probabilmente progressivamente, anche delle Regioni. Perché quella era l'idea di quel referendum. Fortunatamente i cittadini qualche volta ci vedono bene e hanno giustamente bocciato quel referendum, bocciando la riforma e bocciando la vostra visione dello Stato.
Parliamo di un progetto di legge che arriva oggi e non ‒ come era nelle nostre intenzioni ‒ dopo aver approvato gli Ambiti territoriali sociali e dopo aver approvato in Commissione il Piano di riordino territoriale. Arriva oggi semplicemente perché? Perché riteniamo che sia il caso di dare una forza, una spinta a quelle che noi riteniamo possano essere uno strumento di innovazione all'interno dell'architettura istituzionale del Veneto, ovverosia le fusioni. Oggi, quindi, facciamo questa accelerazione, portando questa legge, per permettere a quei sei Comuni che andranno a confrontarsi con i propri cittadini sulla proposta di fusione di poterlo fare basandosi su una norma, che poi si ritrova in tutta Italia, una norma di buonsenso per evitare che i fautori del "no al referendum" possano appoggiarsi sull'astensione. Del resto, è quello che è successo negli ultimi anni. Chi era contrario, sapendo che più del 50% ormai non va più a votare per nessun motivo, si appoggiava sull'astensione. Io sono convinto, invece, che portare il quorum al 30% garantirà una partecipazione superiore al 50%, perché chi è veramente contrario si attiverà per portare i propri cittadini e dimostrare che la mancata fusione è un successo per il proprio territorio, mentre i cittadini che credono che la fusione possa essere uno strumento di crescita del territorio si attiveranno per esprimere il proprio assenso.
Questo è il motivo per cui arriviamo soltanto oggi, non certo per mancanza di visione o per mancanza di coraggio nel fare le norme, ma perché siamo consapevoli che un territorio come questo, che è estremamente complesso dal punto di vista identitario, deve essere progressivamente guidato verso quella che crediamo possa essere una prospettiva, che è quella del 2030 o del 2040.
Leggevo che sempre nella magnifica Emilia-Romagna dal 2014 ad oggi sono state fatte tredici fusioni. Siccome l'Eldorado è sempre di là del Po, ricordo che stiamo parlando di tredici fusioni, che hanno interessato trentatré Comuni. Questa è l'Eldorado, questa è la fantastica terra da ammirare e da cercare di imitare.
Cerchiamo di essere consci di quelle che sono le difficoltà di ogni territorio, cerchiamo da questo punto di vista – e lo faremo in futuro – di mettere risorse adeguate sia per quanto riguarda le IPA, sia per quanto riguarda gli ATS, sia per quanto riguarda tutte quelle forme di incentivazione, affinché i Comuni comprendano che nel loro percorso di fusione avranno sicuramente dei benefìci per il proprio territorio. È qualcosa di complicato, è qualcosa di non particolarmente sentito da parte degli amministratori locali, ma sempre più sentito dai cittadini.
La norma che abbiamo inserito per cercare di dare dei contributi anche alle associazioni che si occupano di queste cose è perché quello che abbiamo capito nei tanti incontri che abbiamo fatto in giro per il Veneto a parlare di fusioni è che, se parliamo di fusioni all'interno della politica, diventa un gioco del "sì" e del "no", della destra e della sinistra. La fusione non è questo. La fusione è qualcosa che dà una prospettiva completamente diversa di organizzazione dei servizi ai cittadini, che non può vedere come obiettivo la prossima elezione, ma deve avere una visione più lunga. Chiaramente noi speriamo di riuscirci, anche se probabilmente non accadrà in questa legislatura.
Questa, peraltro, è la ragione per cui è sbagliata quella visione di un Piano di riordino territoriale con scadenza triennale. Chi l'ha pensata al tempo ha semplicemente sbagliato. La tempistica di un riordino di un'architettura istituzionale dei rapporti tra gli Enti ogni tre anni è semplicemente impossibile da realizzare. Quindi, riteniamo che i cinque anni possano essere un percorso adeguato a verificare se quello che è scritto all'interno del Piano inizia a dare dei risultati. Ci sono tutte le possibilità, attraverso i collegati e gli ordinamentali, di andare a modificare le leggi via via che prende forma questa nuova volontà da parte dei veneti, che però deve essere confermata dalla volontà dei cittadini, dalla volontà delle Amministrazioni comunali, di iniziare un percorso di aggregazione e di riordino di quelli che riteniamo siano dei servizi fondamentali per i cittadini del futuro, che un'Amministrazione con una visione come quella della Regione del Veneto ha al proprio interno del Piano di riordino territoriale.
Su questo – giusto per darvi un'idea della complessità – stiamo approvando il Piano di riordino territoriale e, come dicevo prima, il Governo sta decidendo sulle nuove Province. Quindi, noi rischiamo, anche da questo punto di vista, di arrivare con un Piano di riordino territoriale che magari è vecchio, perché quello che stileranno all'interno delle Province non lo sa ancora nessuno.
Quindi, anche con attenzione rispetto all'evoluzione di un tema delicato come quello delle Province e del riordino degli Enti locali, oggi intanto diamo questa possibilità a quei Comuni che hanno creduto nel processo di fusione di andare con una norma più aderente alla realtà e al risultato che speriamo di poter conseguire. Poi, naturalmente siamo qui ad ascoltare tutti e a cercare di migliorare il più possibile anche il Piano di riordino territoriale e la forma degli ATS che io, per quanto riguarda la parte finanziaria, e l'assessore Lanzarin stiamo cercando di portare all'attenzione del Consiglio regionale, che fra qualche settimana inizierà il suo percorso definitivo di approvazione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Siamo ancora sull'emendamento n. B0012, presentato dalla Giunta regionale.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0012, con il parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 12, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 13.
Metto in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo all'articolo 14.
Metto in votazione l'articolo 14.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG n. B0013

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Camani, Luisetto, Bigon, Zanoni, Montanariello e Zottis relativo a "RIVEDERE DELIMITAZIONE GEOGRAFICA E NUMERO DEGLI ATS" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Disposizioni in materia di associazionismo intercomunale, fusioni di Comuni e Intese Programmatiche di Area (IPA)". (Progetto di legge n. 185) APPROVATO (Deliberazione n. 89/2023)

(N.d.R. - Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
il nuovo Piano di Riordino Territoriale individua gli Ambiti Territoriali Sociali quali ambiti adeguati di programmazione anche per l'associazionismo comunale;
in attuazione della normativa statale, legge n. 328/2000 e decreto legislativo n. 147/2017, la Giunta regionale, con DGR n. 1191/2020, ha definito gli Ambiti Territoriali Sociali quali soggetti di programmazione per il comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro, individuandone 21;
la delimitazione geografica territoriale dei 21 ATS coincide con i territori delle aziende ULSS presenti in Veneto prima delle modifiche introdotte con la L.R. n. 19/2016 .
Tenuto conto che:
nel progetto di legge n. 185 si realizza l'allineamento di alcune disposizioni normative contenute nelle leggi regionali n. 18/2012, n. 40/2012 e n. 35/2001 inserendo il riferimento testuale agli ATS quale ambito geografico omogeneo ai fini dell'esercizio associato delle funzioni comunali.
Considerato che:
gli ATS, come definiti dalla DGR n. 1191/2020, presentano delle forti criticità connesse al loro dimensionamento molto diversificato, con alcuni ambiti che coinvolgono poco più di 60 mila abitanti e altri che arrivano a comprenderne oltre 470 mila;
nella definizione geografica degli ATS, come definita dalla Giunta regionale, esistono anche diversi problemi connessi alla distribuzione territoriale che in alcuni casi non corrisponde ai confini degli Enti locali, con alcuni territori comunali suddivisi in differenti ATS;
Ritenuto che:
l'individuazione di un dimensionamento corretto e la definizione di un ambito geografico coerente, così come una tendenziale omogeneità nell'estensione, risulteranno fondamentali per garantire, da un lato, la valorizzazione della prossimità dei servizi e delle funzioni sociali e comunali e, dall'altro, la gestione associata ed efficiente delle funzioni comunali.
Impegna la Giunta regionale
a rivedere la delimitazione geografica attuale degli ATS, nel rispetto della omogeneità territoriale e dimensionale, tenendo nella dovuta considerazione le necessità emergenti dai Comuni, valutando anche la possibilità di incrementare il numero degli Ambiti.
Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Molto rapidamente. Abbiamo cercato di mettere in evidenza nel corso del dibattito, proprio perché il Piano abbia coerenza, abbia capacità di impattare e abbia efficacia anche nella costruzione di ambiti che non siano solo teorici, ma anche concreti, la dimostrazione di avere una volontà di calare realmente sul territorio la definizione di questi ATS, rispetto ai quali, al netto delle indicazioni di massima date nella proposta della Giunta, cioè di farle coincidere con le ex ULSS, è importante poi verificare se e come quel dimensionamento corrisponda oggi alle necessità concrete di quei territori.
Con questo ordine del giorno, quindi, chiediamo alla Giunta un impegno formale per rivedere la delimitazione geografica attuale degli ATS nel rispetto dell'omogeneità territoriale e dimensionale, tenendo nella dovuta considerazione le richieste che da molti territori stanno emergendo e valutando anche la possibilità, qualora ne emergano le opportunità, di incrementare il numero degli ATS previsti.
Questa è una richiesta che noi facciamo sapendo perfettamente che dalla definizione degli ATS passerà non soltanto la definizione delle nuove politiche sociali, ma anche, a nostro giudizio, potrebbero diventare l'ambito omogeneo per la definizione di una serie di funzioni che i Comuni dovranno necessariamente essere indirizzati a svolgere quanto più possibile in forma associata. Proprio per questo riteniamo strategica la definizione precisa territoriale delle ATS e chiediamo alla Giunta un impegno in questa direzione.

PRESIDENTE

Per la Giunta, interviene l'assessore Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Molto velocemente. L'ordine del giorno, anche confrontandomi con il collega Calzavara, sarà accolto, perché è proprio la direzione su cui ci stiamo muovendo e che è emersa nelle discussioni che ci sono state e nelle interlocuzioni che abbiamo avuto sia in fase di audizione sia dopo.
Voi sapete perché siamo partiti da ventuno ambiti e qual è stata la ratio dei ventuno ambiti, che ci ha accompagnati dal primo Piano povertà 2018 in poi, che è stata ed è oggi la dimensione su cui si è appoggiata tutta la Missione 5 del PNRR. È chiaro, ed è quello che è emerso anche dagli interventi, che siamo consapevoli che ci sono due realtà, possiamo citarle, il veronese e il padovano, che oggi hanno caratteristiche particolari a livello di dimensione e a livello di territorio, sulle quali stiamo facendo un ragionamento e un lavoro proprio per andare incontro alle esigenze che sono emerse nelle fasi delle audizioni.

PRESIDENTE

Grazie.
Metto in votazione l' ordine del giorno n. B0013.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al voto finale del PDL n. 185.
Prego, collega Luisetto, per dichiarazione di voto.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Preannuncio il voto di astensione del Gruppo del Partito Democratico. Da un lato, apprezziamo, ad esempio, l'approvazione di questo ordine del giorno e l'importanza non solo di avere il focus sugli ATS, ma anche di comprendere che c'è una situazione di fatto che va vista e accompagnata, con tutta una serie di specificità, che dobbiamo vedere. Questo anche in riferimento all'emendamento relativo all'Unione del Bellunese e della Valbelluna, che si troverebbero in due ATS differenti e non potrebbero dialogare, e invece con la modifica odierna arriviamo a dare loro la possibilità di dialogare e continuare un percorso che si sta iniziando.
Bene anche che ci sia l'ambizione di guidare, come diceva l'Assessore, questo percorso, e questo Piano di riordino ha moltissimi contenuti in questo senso. Ma, allora, credo che ancor di più si capisca la contrarietà del Gruppo del Partito Democratico rispetto al voto su Arsiero e Laghi di prima su queste basi, con questa prospettiva. D'altronde, se ci diciamo che c'è l'ambizione di creare una riorganizzazione davvero di prospettiva, non possiamo fare dieci passi indietro andando proprio nella direzione opposta, perché chi avrà questo tipo di possibilità che abbiamo dato oggi di sicuro non verrà invogliato a fare percorsi di fusione.
Dall'altro lato, però, c'è una frammentazione che è ancora esistente, una frammentazione con 563 Comuni, che non si può addebitare alla legge Delrio, quella almeno no. Inoltre, c'è un tema, che è quello che ho cercato di far emergere durante l'illustrazione della relazione: è vero che c'è una Provincia che deve trovare ancora un'identità e che ha passato fasi difficilissime, ero Consigliere provinciale in un momento in cui dovevamo ridurre il personale della metà e non avevamo soldi assolutamente per nulla, però ci sono situazioni ibride e di confusione, citavo prima la Polizia provinciale e la Protezione Civile, che ancora devono essere sistemate. Quindi, azioni concrete per arrivare a questo obiettivo ce ne sono e si possono mettere in campo. È compito nostro quello di monitorare che queste azioni vengano realizzate, che questa visione trovi compimento e che questo Veneto del futuro, che immaginiamo con Comuni fusi, più organizzati e in grado di dare servizi, si concretizzi.
Dieci anni sono tanti rispetto allo scorso Piano e non possiamo neanche nascondere che ci sono Regioni che sono già intervenute in tal senso. L'Assessore ha detto che la Regione Emilia-Romagna ha fatto poche fusioni, ma loro hanno un sistema fondato sulle unioni, suddivise in categorie, finanziate con moltissimi fondi rispetto a quelli che ci abbiamo messo noi per dieci anni. Insomma, le azioni che possiamo svolgere sono tante. Lei ha dichiarato che metterete risorse e incentiverete questi percorsi, e su questo fronte ci troverete sempre dalla vostra parte.

PRESIDENTE

Prego, collega Venturini, per dichiarazione di voto.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi sosteniamo questo progetto di legge, lo approviamo, un progetto di legge che interviene sulla normativa regionale in tre materie, che sono l'associazionismo, le fusioni e la programmazione decentrata. Con questo progetto di legge si vuole creare una sintonia tra la normativa regionale e i cambiamenti di prospettiva, che poi trova concretizzazione nel Piano di riordino territoriale.
Si pone, appunto, un'attenzione particolare alle fusioni perché riteniamo che i tre interventi che sono previsti, quindi la rimodulazione del quorum di partecipazione al referendum consultivo, la revisione della casistica relativa alla percentuale di AIRE e, infine, l'eliminazione dei sondaggi preventivi, quando sono già ampiamente previsti negli studi di fattibilità, e l'inclusione di clausole di premialità nei bandi regionali a favore dei Comuni che nascono da fusioni, siano tutti elementi che favoriscono il processo aggregativo dei Comuni.
Noi, quindi, non possiamo che essere favorevoli.

PRESIDENTE

Prego, collega Favero, per dichiarazione di voto.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Intervengo in sintesi estrema, anche perché, dopo ore di discussione su questo tema presumo che vi sia anche un po' di stanchezza nell'ambito dell'Assemblea.
Apprezzo le parole della consigliera Luisetto, la quale, nell'annunciare il voto di astensione, comunque si propone di avere un atteggiamento di attenzione nei confronti del percorso che la Regione sta iniziando con questo Piano di riordino territoriale. Però, non posso non esprimere condivisione nei confronti delle parole dell'Assessore. Io capisco tutto, ma quando noi parliamo di riordino degli Enti locali parliamo sempre di armi spuntate, di fare le nozze coi fichi secchi.
Le Regioni hanno sempre meno soldi, ma dovrebbero spenderne di più per incentivare di tutto. Siamo nell'età dei bonus, per cui le risorse ci sono sempre per tutto. No, lo Stato può permettersi di avere risorse e scialarle, come quelle con il Piano casa, perché si indebita e ha diritto a indebitarsi, gli Enti locali e le Regioni, invece, non hanno diritto di indebitarsi.
Sul tema del riordino degli Enti locali io vorrei ricordare che Delrio, come ha sottolineato prima l'assessore Calzavara, è responsabile di una "schiforma", come la definirebbe il direttore del Fatto Quotidiano, che aveva come obiettivo, intanto, di creare una camera dopolavoristica per rappresentare le Regioni e che ha tolto di mezzo le Province, o aveva l'obiettivo di liquidarle. Sì, sto parlando della legge Delrio. No, era veicolare poi alla riforma costituzionale. Ho seguito il caso, leggendo, tra l'altro, Zagrebelsky, che non mi pare sia un intellettuale iscritto alla Lega.
Vorrei ricordare che quasi tutti i progetti di riforma costituzionale seri di questo Paese puntavano all'autonomia fondata sulle Province. Vorrei invitarvi a leggere uno scritto di Pasquino, altro grande intellettuale della sinistra italiana, che alcuni anni fa sosteneva che la prima riforma autonomistica che si doveva fare era potenziare il ruolo delle Province.
Prima abbiamo richiamato due modelli di semplificazione nella vita degli Enti locali, quello francese, basato sul potenziamento delle Province, che ha trasformato molti Comuni piccoli in sportelli delle stesse, che garantiscono a quei municipi servizi ai cittadini, ma le grandi politiche sono sviluppate su area vasta.
Io mi sono permesso di richiamare anche l'esperienza tedesca, che funziona sul processo federalistico. Lo Stato si è messo d'accordo con i Länder dicendo: abbiamo troppi Comuni, li dobbiamo ridurre a un terzo.
Per carità, i tedeschi hanno una disciplina che a noi è sconosciuta e, quindi, hanno potuto procedere perché c'erano anche le basi culturali. E non mi sto riferendo alla disciplina di estrema destra. La prima cosa che ha fatto Hitler è stata eliminare i Länder e le autonomie dei Länder. Sto parlando di una solida cultura delle Istituzioni. Hanno ubbidito e hanno realizzato delle fusioni, che sono avvenute secondo logica, cosa che qui da noi è impossibile.
Vi ricordo che con la legge Delrio del 2014 si sono innescati anche dei ricorsi – la Regione ne ha fatto uno – proprio sul tema delle Unioni dei Comuni. Risposta della Corte costituzionale, con sentenza n. 50 del 2015: "No, le Unioni sono di competenza dello Stato perché i Comuni sono di competenza dello Stato". Punto.
Le Regioni possono, con legislazione propria, favorire il processo di fusione. Sì, certo, possiamo promuovere il referendum, come dice la legge regionale, ma serve la base di chi rappresenta il territorio, i Sindaci. Per questo posso condividere la riflessione fatta dalla collega Luisetto prima sul fatto che la Regione poi deve sviluppare un'azione, anche, chiamiamola didattica, nei confronti degli amministratori locali, per cercare di diffondere un nuovo modello culturale di gestione del territorio, cosa che non è semplice da farsi, però. Perché? Per lo stesso motivo per cui sono falliti spesso i tentativi di calare dall'alto, all'interno delle Amministrazioni comunali, tutta una serie di idee interessanti anche per quanto riguarda la pianificazione urbanistica, la rigenerazione urbana.
Come fai a indurre persone che hanno pochissimo tempo, che sono quasi senza personale, a dedicare del tempo alla formazione, quando non riescono nemmeno a dare le risposte più pratiche, più concreta ai cittadini? Sarebbe bello formare anche i dirigenti comunali, i funzionari comunali. Lo si fa, ma con spirito burocratico per dire che hanno fatto tot ore di aggiornamento. Senz'altro questo suggerimento di svolgere un'azione di sensibilizzazione va colto, ma rimane un dato di fatto: noi, dal punto di vista dell'architettura istituzionale in questo Paese, non siamo né carne, né pesce. Siamo in deficit per quanto riguarda l'organizzazione e l'architettura istituzionale da quando le Province sono state azzoppate con l'obiettivo di ucciderle in fase successiva. Questo perché la politica oggi la si fa sull'onda dei sentimenti, delle emozioni, non del ragionamento.
Le Province erano un anello fondamentale di trasmissione fra la Regione e i Comuni. Grazie a un processo di dialogo fra Regione e Comuni, molte competenze delle Regioni erano migrate alle Province, che essendo più vicine ai Comuni avevano potuto iniziare un percorso di dialogo territoriale che ha prodotto risultati interessanti, a partire dal 2000 fino al 2011-2012.
Poi è arrivato Monti, uno scienziato, riserva della Repubblica, prelevato dall'Università, che ha dimostrato come in politica prendere gli intellettuali dalle Università e metterli in sala di comando sia un'operazione assolutamente inutile, perché il mestiere del politico è un mestiere diverso e richiede di aver percorso quel cursus honorum che parte, piaccia o meno, dai Comuni, poi dovrebbe portare alle Province e alle Regioni, infine a Roma, sapendo che quando si sposta una leva contemporaneamente se ne muovono decine di altre.
Quindi, abbiamo eliminato le Province senza sapere che cosa fare. Cosa comodissima, perché i soldi, per esempio, per sistemare le infrastrutture stradali o le scuole superiori non è che siano stati distribuiti ai Comuni capoluogo di Provincia o ai Comuni che hanno i poli scolastici. No. Se li è trattenuti Roma quei soldi. Quindi, abbiamo un altro problema. Abbiamo un altro problema: dopo aver tolto le Province non abbiamo avuto nemmeno il coraggio di iniziare un percorso di riforma istituzionale.
Ci si spaventa di fronte a ogni proposta di cambiamento. Cavoli, si vuole avere un Presidente del Governo eletto dai cittadini? Dovrebbe essere un gesto interessante dal punto di vista della partecipazione democratica, visto che la gente, oggi, invece, fa dei suffragi per della gente che non sa se poi, in fase successiva, i partiti decideranno che amministreranno il Paese oppure no. No, si ritorna indietro al passato. Ecco, quale ritorno indietro al passato?
Abbiamo paura di dare autonomia alle Regioni. Strano, perché l'autonomia è responsabilizzazione. Noi, invece, abbiamo delle forze politiche che a Roma, in questo momento, se le stanno inventando tutte per rendere impossibile l'attuazione di una riforma che loro stessi hanno votato nel 2001, perché la riforma del Capo V della Costituzione è stata concessa, obtorto collo, perché l'opinione pubblica chiedeva libertà e autonomia ai territori.
Non si tratta di ragionare contro lo Stato. Si tratta di capire che viviamo nell'epoca che gli studiosi, i giuristi chiamano post-statuale, non nel senso che lo Stato vada abbandonato, nel senso che va rivisto. Lo Stato è stato un vettore anche di democratizzazione quando è stato governato da governanti saggi. Però, è troppo grande per governare le identità locali, troppo piccolo per governare i processi internazionali, economici, di ricerca tecnologica, eccetera.
Noi non riusciamo a concedere un briciolo di autonomia ai Comuni e quando parliamo dei rapporti istituzionali abbiamo i soloni che escono sulla televisione dicendo che qui si vuole fare la secessione dei ricchi, contro i poveri.
Scusatemi, se i poveri sono tali, nonostante tutto l'assistenzialismo che è stato praticato in questi trenta o quaranta anni, significa che il sistema centralista non funziona. È una malattia, un cancro istituzionale a cui noi dovremmo cercare di porre rimedio. Peccato che come Consiglio regionale noi non abbiamo le competenze che hanno i Länder tedeschi, che possono dire: "Ragazzi, amici Sindaci, quanti Comuni siamo, 562? Beh, ce ne bastano 200". Non possiamo. E non abbiamo nemmeno più le Province con cui dialogare per chiedere un po' di coordinamento.
Del resto, al di là delle norme che in questo momento sono in essere, con il buonsenso e con il dialogo si può comunque costruire. Si chiama governo partecipato, governance, per usare una parola inglese, ma io l'inglese non lo amo perché ormai le frasi inglesi sono diventate la foglia di fico per nascondere le risorse. Vi ricordate la mitica spending review di Monti? Un taglio brutale di soldi ai Comuni. Ma era spending review, a invarianza di servizi garantiti. Auguri!

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il PDL n. 185 nel suo complesso, come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Grazie, colleghi. Terminiamo qui la seduta odierna.
Verrete riconvocati, con i consueti metodi, per martedì 5, alle ore 10.30.
Buona serata a tutti.
La Seduta termina alle ore 18.40
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI


Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 107 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 107
MARTEDì 29 AGOSTO 2023


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 107a seduta pubblica – martedì 29 agosto 2023
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 64 del 25 ottobre 2022.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11829 del 24 agosto 2023.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.45.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti

Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 106a seduta pubblica di martedì 1° agosto 2023.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia e la consigliera Cavinato.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 301 del 06.10.2022
presentata dai consiglieri Guarda, Baldin, Ostanel, Lorenzoni, Giacomo Possamai, Camani, Bigon, Montanariello, Zanoni e Zottis
"Ateneo patavino e carenza di alloggi pubblici a favore degli studenti, non un fatto nuovo ma quasi una triste ricorrenza che si aggrava di anno in anno: quali interventi specifici della Regione a salvaguardia del diritto allo studio degli studenti che scelgono l'Università di Padova?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Donazzan che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 368 del 01.03.2023
presentata dalla consigliera Guarda
"Fustelle e farmaci rimborsabili, nel vicentino presunta truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale: quali accorgimenti per incrementare la prevenzione?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 395 del 04.05.2023
presentata dalla consigliera Baldin
"Allarme scarlattina ma manca l'antibiotico, la Regione intende intervenire?"

La consigliera Baldin dà per letta l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

n. 417 del 17.07.2023
presentata dalla consigliera Ostanel
"La Regione condivide che degli studenti garantiscano la sicurezza antincendio all'interno delle residenze ESU di Padova al posto degli addetti al portierato?"

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Donazzan che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) in sede di replica.

Punto 6) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Istituzione del nuovo Comune denominato "Santa Caterina d'Este" mediante fusione dei Comuni di Carceri e Vighizzolo d'Este in Provincia di Padova". (Progetto di legge n. 209). GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA. APPROVATO (Deliberazione n. 86/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Corsi (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Camani (Partito democratico veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Corsi assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale intervengono i consiglieri Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Lorenzoni (Gruppo Misto) e Pan (Liga Veneta per Salvini Premier).

In sede di replica intervengono l'assessore Calzavara e i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto) e Corsi (Liga Veneta per Salvini Premier).

Durante l'intervento dell'assessore Calzavara assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il giudizio di meritevolezza del provvedimento in oggetto.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel, Zanoni, Zottis

Punto 7) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 "Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto" in materia di agenzia di viaggio e turismo che operi esclusivamente in modalità online". (Progetto di legge n. 219) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 22/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono le consigliere Scatto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Sesta Commissione consiliare, e Camani (partito democratico veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Sesta Commissione consiliare.

Durante l'intervento della consigliera Scatto assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Il PRESIDENTE sospende la seduta per permettere all'Ufficio di presidenza della Sesta Commissione consiliare di esprimere parere sugli emendamenti presentati.

La seduta è sospesa alle ore 13.02.

La seduta riprende alle ore 14.56.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. A5 all'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Intervengono, la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra gli emendamenti n. A1 aggiuntivo di un articolo e n. A4 all'articolo 2, e l'assessore Caner.

L'emendamento n. A1 , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato e inserito come articolo 2.

L'emendamento n. A2 aggiuntivo di un articolo, illustrato dalla consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A4 all'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Il PRESIDENTE dichiara decaduto l'emendamento n. A3 all'articolo 2 .

L'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato e inserito come articolo 3.

Gli articoli 3 e 4, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inseriti rispettivamente come articoli 4 e 5.

Si passa all'esame dell'ordine del giorno collegato al progetto di legge in oggetto.

ODG n. A6

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Ostanel, Camani, Zottis, Guarda, Bigon, Zanoni e Lorenzoni relativo a "Garantire un coordinamento delle attività di controllo in capo ai Comuni in relazione allo svolgimento dell'attività di agenzia di viaggio che esercita esclusivamente online" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 14 giugno 2013, n. 11 "Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto"". (Progetto di legge n. 219) APPROVATO (Deliberazione n. 87/2023)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'ordine del giorno in oggetto e la modifica concordata.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto, come modificato.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Barbisan, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Lorenzoni, Luisetto, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Pavanetto, Piccinini, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Scatto, Soranzo, Sponda, Venturini, Vianello, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

In dichiarazione di voto finale sul progetto di legge in oggetto intervengono le consigliere Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e Scatto (Zaia Presidente).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso come modificato.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Barbisan, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Luisetto, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Pavanetto, Piccinini, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Scatto, Soranzo, Sponda, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Punto 8) all'ordine del giorno

Disegno di legge regionale relativo a "Variazioni delle circoscrizioni territoriali dei Comuni di Arsiero e di Laghi della Provincia di Vicenza". (Progetto di legge n. 210). GIUDIZIO DI MERITEVOLEZZA. APPROVATO (Deliberazione n. 88/2023)  [RESOCONTO]

Intervengono le consigliere Cestaro (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Luisetto (Partito democratico veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono il consigliere Valdegamberi (Gruppo Misto), l'assessore Calzavara, i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Montanariello (Partito Democratico Veneto), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Lorenzoni (Gruppo Misto).

Durante l'intervento del consigliere Lorenzoni assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Ciambetti (Liga Veneta per Salvini Premier), Cestaro (Zaia Presidente) e Giacomin (Zaia Presidente).

Durante l'intervento della consigliera Cestaro assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Luisetto (Partito Democratico Veneto) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il giudizio di meritevolezza del provvedimento in oggetto.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel, Zanoni, Zottis

Punto 9) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Disposizioni in materia di associazionismo intercomunale, fusioni di Comuni e Intese Programmatiche di Area (IPA)". (Progetto di legge n. 185) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 23/2023)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE annuncia il deposito degli emendamenti nn. B11 e B12 e assegna 20 minuti di tempo per la presentazione di eventuali subemendamenti.

Intervengono i consiglieri Favero (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Luisetto (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Favero assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis e successivamente il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto).

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Il PRESIDENTE sospende la seduta per permettere all'Ufficio di presidenza della Prima Commissione consiliare di esprimere parere sugli emendamenti presentati

La seduta è sospesa alle ore 17.45.

La seduta riprende alle ore 18.00.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. B2 all'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato.

L'emendamento n. B9 all'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare.

L'emendamento n. B1 aggiuntivo di un articolo, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato e inserito come articolo 3.

L'articolo 3, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inserito come articolo 4.

Gli emendamenti nn. B3 e B11 all'articolo 4, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati.

Interviene la consigliera Luisetto (Partito Democratico Veneto) che ritira l'emendamento n. B10.

L'articolo 4, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato e inserito come articolo 5.

L'articolo 5, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inserito come articolo 6.

L'emendamento n. B4 all'articolo 6, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

L'articolo 6, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato e inserito come articolo 7.

Gli articoli 7 e 8, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inseriti rispettivamente come articoli 8 e 9.

L'emendamento n. B6 all'articolo 9, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'articolo 9 interviene la consigliera Guarda (Europa Verde).

Gli articoli 9, 10 e 11, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inseriti rispettivamente come articoli 10, 11 e 12.

Gli emendamenti nn. B7 e B5 all'articolo 12, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono respinti.

Sull'emendamento n. B8 all'articolo 12, interviene il consigliere Razzolini (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) che lo ritira esponendone le ragioni.

L'emendamento n. B12 all'articolo 12, illustrato dall'assessore Calzavara, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

L'articolo 12, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato e inserito come articolo 13.

Gli articoli 13 e 14, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare e inseriti rispettivamente come articoli 14 e 15.

Si passa all'esame dell'ordine del giorno collegato al progetto di legge in oggetto.

ODG n. B13

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Camani, Luisetto, Bigon, Zanoni, Montanariello e Zottis relativo a "Rivedere delimitazione geografica e numero degli ATS" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Disposizioni in materia di associazionismo intercomunale, fusioni di Comuni e Intese Programmatiche di Area (IPA)". (Progetto di legge n. 185) APPROVATO (Deliberazione n. 89/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) che illustra l'ordine del giorno in oggetto e l'assessora Lanzarin.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Barbisan, Bet, Bisaglia, Brescacin, Camani, Cecchetto, Centenaro, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Luisetto, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Pavanetto, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

In dichiarazione di voto finale sul progetto di legge in oggetto intervengono i consiglieri Luisetto (Partito Democratico Veneto), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) e Favero (Liga Veneta per Salvini Premier).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso come modificato.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Camani, Guarda, Luisetto, Ostanel, Zottis

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 18.40.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
BALDIN Erika
MAINO Silvia
BARBISAN Fabiano
MICHIELETTO Gabriele
BET Roberto
MONTANARIELLO Jonatan
BIGON Anna Maria
OSTANEL Elena
BISAGLIA Simona
PAN Giuseppe
BORON Fabrizio
PAVANETTO Lucas
BOZZA Alberto
PICCININI Thomas
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CECCHETTO Milena
RAZZOLINI Tommaso
CENTENARO Giulio
RIGO Filippo
CESTARI Laura
RIZZOTTO Silvia
CESTARO Silvia
SANDONA' Luciano
CIAMBETTI Roberto
SCATTO Francesca
CORSI Enrico
SORANZO Enoch
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FINCO Nicola Ignazio
VENTURINI Elisa
FORMAGGIO Joe
VIANELLO Roberta
GEROLIMETTO Nazzareno
VILLANOVA Alberto
GIACOMIN Stefano
ZANONI Andrea
GUARDA Cristina
ZECCHINATO Marco
LORENZONI Arturo
ZOTTIS Francesca
LUISETTO Chiara







IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
f.to Erika BALDIN




IL PRESIDENTE
f.to Roberto CIAMBETTI







N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba e Paola Lombardo
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian