ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 05/09/2023 n. 108

Resoconto n. 108 - 11^ legislatura
Resoconto 108 ª Seduta pubblica
Martedì, 5 settembre 2023
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.46

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno. Registratevi su Concilium. Grazie.
Diamo inizio alla 108ª Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 12104 del 31 agosto 2023.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 107ª Seduta pubblica di martedì 29 agosto 2023.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Ha comunicato congedo
Luca ZAIA
Il congedo è concesso.
I consiglieri Baldini e Polato hanno comunicato l'assenza.
La consigliera Cavinato seguirà i lavori da remoto.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Iniziamo con le interrogazioni.
Ne ho due della collega Baldin, che ci ha chiesto di rinviare al prossimo Consiglio perché oggi non è presente.
Iniziamo con la IRI n. 421 della collega Zottis.

Interrogazione a risposta immediata n. 421 del 26 luglio 2023 presentata dai consiglieri Zottis, Montanariello, Bigon, Camani, Luisetto e Zanoni relativa a "LA GIUNTA REGIONALE INTENDE ASSICURARE L'EROGAZIONE, DA PARTE DELL'AULSS 3 SERENISSIMA, DEL 100% DELLE IMPEGNATIVE DI RESIDENZIALITÀ?"

Collega Zottis, prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'interrogazione, che è stata depositata il 26 luglio, si basa sul fatto che risultava, almeno a chi ha sottoscritto l'interrogazione, che per quanto riguarda l'anno 2023 l'ULSS 3 Serenissima abbia rilasciato soltanto l'80% del numero massimo annuo di impegnative di residenzialità e che la stessa Direzione dei servizi socio-sanitari abbia convocato i responsabili dei sopracitati centri servizi per comunicare che fino alla fine dell'anno sarà possibile accogliere nuovi ospiti solo nei casi in cui si verificano decessi o dimissioni.
Per queste motivazioni, i sottoscritti chiedono all'assessore regionale Lanzarin se si intende urgentemente avviare le azioni necessarie per assicurare l'erogazione da parte dell'ULSS 3 del 100% delle impegnative di residenzialità previste dalla DGR n. 996/2022, così da garantire all'utenza la totalità dei servizi previsti per il territorio di competenza.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Risponde l'assessore Lanzarin.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Si riscontra il quesito rammentando innanzitutto che le funzioni di programmazione riferite al Fondo regionale della non autosufficienza sono in capo alla Regione, mentre per quanto riguarda gli aspetti gestionali riferiti a tale livello assistenziale, gli stessi fanno capo all'azienda ULSS 3 Serenissima per il proprio territorio di competenza.
Preme inoltre sottolineare che il numero di impegnative di residenzialità erogabili dall'azienda ULSS a favore delle persone non autosufficienti è spendibile all'interno dei centri di servizi accreditati e le risultanze delle risorse assegnate alla Regione del Veneto all'azienda ULSS sono rapportate al numero delle giornate di assistenza erogate per l'annualità di riferimento.
Con riferimento all'Allegato C della DGR n. 996/2022 recante "Aggiornamento della programmazione del Fondo regionale della non autosufficienza per l'area anziani", con l'aggiornamento dei fabbisogni della programmazione, delibera n. 73 CR del 2022, lo stesso prevede per l'azienda ULSS 3 Serenissima un incremento programmato del numero di impegnative da attivare con decorrenza dal secondo semestre dell'anno 2022 e progressivamente nei successivi anni 2023 e 2024.
L'incremento di spesa nell'ambito della residenzialità per le persone anziane non autosufficienti, erogata e registrata tra l'anno 2021 e l'anno 2022, è parimenti al trend dei primi cinque mesi dell'anno 2023: non risultano in contraddizione con il rispetto e la valorizzazione della distribuzione delle risorse per l'esercizio 2023, riportato nell'Allegato C della DGR n. 996/2022.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

La ringrazio. Grazie, Presidente. Grazie, Assessore.
Rileggerò con attenzione la risposta e anche gli allegati citati dalla risposta, perché momentaneamente, da quello che ho capito verbalmente, non posso ritenermi soddisfatta o comunque parzialmente soddisfatta della risposta stessa, perché è vero che la Regione chiaramente ha alcune competenze e che l'ULSS né altre, ma è anche vero che poi, se ci sono dei problemi nella garanzia stessa di quello che viene previsto dalle delibere regionali, forse bisogna capire anche il perché non vengono attuate.
Attendo, quindi, di rileggere con attenzione la risposta e anche, eventualmente, di interfacciarmi ulteriormente per la risoluzione del problema stesso.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Aspettiamo l'assessore Bottacin, che sta arrivando. É questione di un minuto.
Passiamo all'interrogazione n. 336 del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 336 del 17 gennaio 2023 presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Lorenzoni, Guarda e Baldin relativa a "PM10 ALLE STELLE: MENTRE MOLTI SINDACI RINUNCIANO AI FALÒ DELL'EPIFANIA, IL PRESIDENTE DEL VENETO ACCENDE IL PANEVIN NONOSTANTE IL DIVIETO DI ACCENSIONE FUOCHI ALL'APERTO PREVISTO DALLA DGRV 238 DEL 2/04/2021! QUESTO È L'ESEMPIO CHE VUOLE DARE AI CITTADINI?"

Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'interrogazione è molto più tecnica e volta a tutelare la salute dei cittadini e le norme ambientali di quanto potrebbe sembrare polemica anche dal titolo, pur essendo un titolo rispecchiante un'amara realtà alla quale dobbiamo assistere nella nostra Regione.
Premesso che il Presidente della Regione, in data 5 gennaio 2023, come hanno riportato giornali e tv locali, ha partecipato ad Arcade al cosiddetto "Panevin" in occasione dell'Epifania, si tratta in questo caso di un falò rituale che interessa una catasta di legna e ramaglie dal volume di 500 metri cubi, con altezza di 9,5 metri e diametro di 10 metri, che lo stesso Presidente ha acceso in tale occasione.
In tutto il territorio del Veneto c'è una delibera della Giunta che, in esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia europea del 2020, vieta qualsiasi tipologia di combustione all'aperto dal primo al 30 aprile di ogni anno.
Se i colleghi mi dicono cosa succede, posso aspettare, se li disturbo, e poi magari riprendo, Presidente.
In Veneto ci sono continui sforamenti della violazione della direttiva sulla qualità dell'aria e nella sola Treviso i giorni di sforamento dei livelli massimi di PM10 sono stati 65 contro i 35 consentiti.
Io sintetizzo. C'è una delibera regionale, che è pubblicata anche sul sito della Regione, che vieta queste accensioni. Quando è stato acceso quel falò da parte del Presidente della Giunta regionale eravamo in massima allerta. Ho chiesto alla Regione che cosa intenda fare affinché il nostro Presidente rispetti le leggi che lui stesso ha emanato.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Bottacin. Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Grazie, Presidente.
In via generale, i falò dell'Epifania (Panevin), che si svolgono sul territorio regionale, per gli effetti di quanto previsto dal nuovo accordo Bacino Padano, approvato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 836 del 6 giugno 2017, sono direttamente collegati alle condizioni meteo favorevoli o meno alla dispersione degli inquinanti e all'eventuale attivazione delle misure temporanee (il primo livello è arancio, il secondo livello è rosso) al verificarsi di condizioni di accumulo e di aumento del PM10.
Infatti, nel citato accordo, all'Allegato 1 (Criteri per l'individuazione e la gestione delle situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti), al punto b) specifica che le misure temporanee sono articolate su due livelli in relazione alle condizioni di persistenza dello stato di superamento del valore di 50 microgrammi su metro cubo della concentrazione di PM10 registrata dalle stazioni di rilevazione.
Il primo livello (arancio) scatta dopo quattro giorni consecutivi di superamento misurato nella stazione di riferimento del valore di 50 microgrammi per metro cubo della concentrazione di PM10 sulla base della verifica effettuata da ARPAV nelle giornate di lunedì e giovedì, giornate di controllo, sui quattro giorni antecedenti e prevede, tra le specifiche misure temporanee da attivare, anche il divieto assoluto per qualsiasi tipologia (falò, barbecue e fuochi d'artificio a scopo di intrattenimento, eccetera) di combustione all'aperto, anche relativamente alle deroghe consentite dall'articolo 182, comma 6 bis, del decreto legislativo n. 152 del 2006, rappresentate dai piccoli cumuli di residui vegetali bruciati in loco.
È un divieto che viene mantenuto anche per il secondo livello (rosso), attivato dopo il decimo giorno di superamento consecutivo misurato nella stazione di riferimento del valore di 50 microgrammi su metro cubo della concentrazione di PM10.
In esecuzione della sentenza della Corte di giustizia europea del 10 novembre 2020, con la quale lo Stato italiano è stato condannato per aver superato in maniera sistematica e continuativa i valori limite applicabili alle concentrazioni di particelle PM10 posti dalla direttiva 2008/50/CE, la Giunta regionale, con deliberazione n. 238 del 2 marzo 2021, ha approvato, altresì, un pacchetto di misure straordinarie da estendere a tutto il territorio regionale nel triennio 2021-2023, i cui interventi riguardano principalmente i settori agricoltura, trasporti, energia e ambiente.
Tra le varie misure afferenti al settore dell'agricoltura è prevista la conferma del divieto di combustione all'aperto di residui vegetali su tutto il territorio regionale dal 1° ottobre al 30 aprile e il potenziamento dei controlli sul territorio del rispetto del divieto.
Nondimeno, in ordine a quanto precede, merita di essere rammentata la disciplina recentemente introdotta dall'articolo 10 del decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69, la quale statuisce che:
1) fermo restando quanto previsto dall'articolo 182, comma 6-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, fatta salva la possibilità di adottare speciali deroghe per motivi sanitari e di sicurezza e per altri motivi previsti dalla normativa vigente, nelle zone individuate ai sensi del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, appartenenti alle Regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, in cui risultano superati i valori limite giornaliero e annuale di qualità dell'aria e ambiente previsti per il materiale particolato PM10 dall'Allegato 11 al medesimo decreto legislativo n. 155/2010, le pratiche agricole di cui al medesimo articolo 182, comma 6-bis, del decreto legislativo n. 152/2006 sono ammesse solo nei mesi di marzo, aprile, maggio, giugno, settembre e ottobre;
2) la disposizione di cui al comma 1 si applica nelle zone interessate da superamenti del valore limite, comunicati alle competenti autorità europee entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello di monitoraggio e per il periodo che intercorre tra il 1° ottobre di tale anno e il 30 settembre dell'anno seguente.
Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e le Regioni pubblicano sul proprio sito internet istituzionale l'elenco di tali zone entro il 30 settembre di ciascun anno.
In relazione allo specifico quesito si rammenta che i surriferiti interventi sono, comunque, rafforzativi e integrativi di quanto già previsto dal Piano regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera, aggiornato con deliberazione del Consiglio regionale n. 90 del 19 aprile 2016, le cui previsioni sono attuate dai Comuni, sotto il coordinamento dei Tavoli tecnici zonali, come indicato all'articolo 5 della normativa generale di Piano.
Peraltro, come stabilito dall'articolo 7 della menzionata normativa generale di Piano, in caso di inerzia del Comune, tutte le iniziative di loro competenza devono essere adottate in via sostitutiva dalle Amministrazioni provinciali competenti per territorio.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Prego, collega Zanoni, per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Per par condicio, chiedo anch'io di avere un po' di tempo in più, visto che sono stati dati due minuti e mezzo...

PRESIDENTE

No, il tempo in più l'ho dato per concludere degnamente la risposta.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Va bene, allora non spreco il mio tempo.
Volevo aggiungere che la situazione relativa all'attenzione di questo Panevin è stata fatta in una situazione di massima allerta, allerta arancione, quando i pediatri, a livello regionale, denunciavano, come anziani e bambini, anche gli anziani quindi oltre che i bambini, non potevano e non dovevano fare attività all'aperto perché c'era una situazione di inquinamento terribile in tutta la nostra regione, soprattutto in pianura.
L'Agenzia europea dell'ambiente ha individuato circa 70.000 persone ogni anno che muoiono in Italia a causa dell'inquinamento dell'aria. Tutto questo viene confermato dall'Agenzia europea dell'ambiente e non solo, anche dall'Istituto Superiore di Sanità, proprio in questi giorni.
Io ringrazio l'Assessore per la risposta, ovvero per le parti della risposta dove praticamente conferma per filo e per segno quanto da noi denunciato in questa interrogazione, ovvero che ci sono precise disposizioni di legge nazionali, statali, europee, c'è una disposizione regionale che vieta queste accensioni. Viene scritto, me lo dite voi nella risposta, che non si possono attuare nemmeno le deroghe per le piccole combustioni. Abbiamo visto molti Sindaci fare dei giochi di luce al posto dei Panevin, proprio perché preoccupati per la salute dei propri cittadini.
Io dico adesso che abbiamo un problema. Abbiamo un problema, e io mi rivolgo soprattutto ai colleghi di Fratelli d'Italia, che magari sono più svincolati, diciamo così, da quanto il nostro Presidente vuole fare nella nostra Regione. Il problema è che abbiamo un Presidente di Regione che è andato contro le proprie regole, contro le leggi dello Stato, contro le leggi dell'Unione europea in un periodo terribile per tutti i cittadini.
Voi non sapete quante telefonate riceviamo noi Consiglieri locali e anche regionali dopo quel falò; persone che per due o tre giorni non possono aprire casa, perché viene affumicato un intero paese. Viene prima la festa con il brûlé, con il fuoco, con le danze e i balli o viene prima la salute dei cittadini, la legalità e il rispetto delle leggi? Dobbiamo dare queste risposte e noi politici amministratori dovremmo dare l'esempio. Non dobbiamo dare l'esempio contrario, l'esempio della legge che modifico e adatto alle mie volontà e alle mie esigenze di propaganda e di pubblicità nel territorio.

PRESIDENTE

Grazie, collega Zanoni.
Collega Valdegamberi, è un'interrogazione, non c'è discussione.
Colleghi, abbiamo terminato con le interrogazioni.
PUNTO
6



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICA ALLA LEGGE REGIONALE 16 APRILE 1985, n. 33 "NORME PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE" IN MATERIA DI TRATTAMENTO DI DATI RELATIVI ALLE MISURE PER IL CONTENIMENTO DELL'INQUINAMENTO DERIVANTE DAL TRAFFICO VEICOLARE". (PROGETTO DI LEGGE N. 198) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 24/2023)

Relazione della SECONDA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Rizzotto
Correlatore: Consigliere Zanoni

PRESIDENTE

Andiamo al punto n. 6: PDL n. 198.
Collega Rizzotto, relatrice, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
La Regione del Veneto, per ridurre le emissioni in atmosfera, per migliorare la qualità dell'aria e assicurare il rispetto degli obblighi comunitari, intende attivare misure di intervento comuni, coordinate con le altre Regioni del bacino padano.
Quindi, per fronteggiare l'inquinamento atmosferico presente in tale ambito, in coerenza con le politiche comunitarie, ritiene di promuovere, in conformità al Regolamento europeo 2016/679 del Consiglio del 27 aprile 2016 e del decreto legislativo n. 196 del 2003 e agli altri standard di sicurezza informatica, accordi per la condivisione di un sistema integrato per la gestione delle limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti mediante il monitoraggio delle percorrenze e dello stile di guida.
Il progetto sperimentale MoVe-In, avviato dalla Regione Lombardia, al quale la Regione del Veneto intende aderire, prevede una modalità innovativa per il controllo delle emissioni dei veicoli inquinanti attraverso il monitoraggio delle percorrenze, dell'uso effettivo del veicolo e dello stile di guida adottato tramite l'installazione sul veicolo di una scatola nera (black-box) fornita da operatori privati TSP (Telematic Service Provider).
È un servizio tramite il quale i cittadini proprietari di veicoli soggetti a limitazioni della circolazione possono richiedere una deroga chilometrica ai divieti vigenti, monitorabile in base all'uso effettivo del veicolo e allo stile di guida adottato.
I proprietari dei veicoli inquinanti, stipulando un apposito contratto, possono far installare da un soggetto privato specializzato (TSP) un dispositivo black-box a bordo dei propri veicoli, che consente di rilevare le percorrenze reali attraverso il collegamento satellitare ad un'infrastruttura tecnologica dedicata e abilitata a gestire le limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti.
Il soggetto che aderisce al progetto, previo accesso mediante identità SPID o Carta nazionale dei servizi, si registra sulla piattaforma informatica dedicata, gestita da Aria SpA, società in house di Regione Lombardia, che gestisce il sistema informatico del servizio MoVe-In, inserendo i dati del veicolo di cui è proprietario, i propri dati anagrafici e quelli di contatto, quindi posta certificata o e-mail. Successivamente a tale registrazione, l'utente può scegliere un TSP tra quelli accreditati sul territorio veneto per l'installazione del dispositivo.
Questo progetto di legge, all'articolo 1, va ad inserire nell'ordinamento giuridico regionale un'apposita norma per il trattamento dei dati nel rispetto del Regolamento UE 2016/679 correlati al progetto MoVe-In. Quindi, noi trattiamo qui proprio del trattamento dei dati della privacy.
L'articolo 2, concernente la norma finanziaria, quantifica le risorse necessarie complessivamente, nel triennio 2023-2025, per gli interventi previsti, in 250.703 euro, precisando che per la relativa copertura finanziaria si farà ricorso a una parte delle risorse trasferite dallo Stato nell'ambito del programma di finanziamento volto a promuovere l'attuazione di interventi per il contrasto dell'inquinamento atmosferico e conseguentemente il miglioramento della qualità dell'aria e del territorio delle Regioni del bacino padano, di cui al decreto del Direttore generale per il clima e l'energia e l'aria del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 412 del 2020.
Abbiamo acquisito il parere della Prima Commissione. Ringrazio anche il Legislativo per il supporto. Faccio presente, comunque, come abbiamo detto anche in Commissione, che su questa proposta che riguarda il trattamento dei dati personali si è espresso in maniera favorevole anche il Garante per la privacy e che questo progetto riguarda tutte le province della Pianura Padana, del bacino padano. È già stato avviato, oltre che in Lombardia, anche in Emilia-Romagna e in Piemonte, quindi manca il Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al correlatore Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo è uno dei tanti provvedimenti che le Regioni del bacino padano stanno attuando per contrastare un inquinamento che è unico in Europa per quanto riguarda la sua datazione e per quanto riguarda anche la sua gravità, che è quello appunto dell'inquinamento dell'aria.
è un dispositivo utile a introdurre un sistema di monitoraggio dei veicoli, in particolare dei veicoli inquinanti, a titolo di volontario, dove il soggetto aderisce a questo progetto, deve attuare alcune procedure burocratiche e poi ha a bordo un dispositivo che monitora le pratiche di guida tramite questa black-box.
È una norma che è già in vigore in Lombardia, e non solo, e che quindi, una volta approvata questa norma che consente in particolare di superare il problema delle norme sulla privacy, consentirà, con questa modifica, di essere attuata anche nella nostra Regione.
Gli interventi che si stanno facendo per superare questo stato di inquinamento dell'aria nella nostra Regione sono molti. Abbiamo un inquinamento datato. Come ricordavo prima nell'interrogazione, abbiamo anche, purtroppo, subìto una condanna da parte della Commissione europea, dopo una lunga procedura di infrazione a causa del superamento dei valori limite per quanto riguarda la direttiva sulla qualità dell'aria, e quindi dobbiamo correre.
In realtà, non è stato fatto molto, perché da anni registriamo continui sforamenti dei valori limite della qualità dell'aria e quindi continuiamo a registrare anche il bollettino che ogni anno viene dato da parte della Commissione europea tramite l'Agenzia europea per l'ambiente che, come ricordavo prima, imputa all'Italia un numero di morti a causa dell'inquinamento da polveri sottili, ovvero PM10-PM0,5, pari a 70.000 persone, morte prematuramente.
Credo che interventi come questi siano utili. Dopo bisogna vedere come verranno applicati e che numero di veicoli interesseranno. Il problema è che bisogna credere a queste misure. Io credo che vedendo quello che sta accadendo in Veneto si crede poco.
Qui stiamo prevedendo delle misure per un numero molto limitato di veicoli, per poterli monitorare, per poter risparmiare emissioni che vanno a contribuire a questo inquinamento. Quindi, quando dico "ci si crede poco", mi riferisco al fatto che basta una nottata per creare un forte inquinamento. Altro che una Euro 0, Euro 1 o Euro 2! Un inquinamento di migliaia e migliaia di auto, tutte nello stesso colpo. Mi riferisco proprio al tema dell'interrogazione precedente, che è strettamente connesso a questa legge, relativo al fatto che abbiamo ancora deroghe vietate dalla legge al divieto di combustione all'aperto. Mi riferisco a quella enorme catasta di legna bruciata il 5 gennaio 2023, cioè il 5 gennaio di quest'anno, il giorno precedente all'Epifania, alta 9,5 metri e dal diametro di 10 metri, quando eravamo in emergenza arancione, quando avevamo ogni giorno gli alert che arrivavano dall'ARPAV per quanto riguarda questo problema e appena dopo aver registrato, a causa dei botti del primo dell'anno, un valore di 199 microgrammi al metro cubo a Treviso, quando il limite di legge è di 40, 50 se rapportato al parametro che riguarda i 35 sforamenti l'anno. Quindi, è una situazione veramente da non credere, perché la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra.
Se decidiamo di attuare tutte queste norme per limitare quelle piccole porzioni di inquinanti che vengono immessi in atmosfera da questi veicoli datati, facciamo una serie di norme per contrastare anche queste forme di inquinamento. Abbiamo addirittura norme regionali, come la delibera citata, che vietano anche le deroghe, perché addirittura, come ha letto prima l'assessore Bottacin, vengono eliminate anche quelle deroghe che potevano essere attuate per poter bruciare in loco piccoli cumuli di residui vegetali. Erano deroghe a favore degli agricoltori. Quando fanno le pulizie dei loro appezzamenti e hanno queste ramaglie, venivano previste queste deroghe. Quindi, abbiamo norme precise, abbiamo una serie di disposizioni che sono più che chiare, che vengono confermate dalla stessa Giunta regionale, però abbiamo ancora una tradizione che oggi non può essere più consentita dal momento che le cose sono cambiate.
Abbiamo una densità di abitanti molto più elevata, abbiamo, rispetto a 20-30 anni fa, una popolazione molto più presente anche nei piccoli centri, siamo arrivati a quasi 5 milioni di abitanti. Tant'è vero che, a causa di questo e delle attività connesse, abbiamo una costante violazione della direttiva sulla qualità dell'aria, che già è una direttiva di manica larga, perché pone dei limiti che, in realtà, consentono comunque un determinato inquinamento di fondo, considerato, colleghi, che si consentono massimo 35 sforamenti l'anno dei famosi 50 microgrammi per metro cubo. Nel contempo, abbiamo la registrazione, da parte di pediatri e medici, di un numero costante di malattie respiratorie e bronchiti e abbiamo questi alert, che tutti noi conosciamo bene perché tutti leggiamo i giornali, da dicembre fino a gennaio in particolare, tant'è che pediatri, medici, associazioni e quant'altro lanciano appelli sui giornali chiedendo addirittura di non portare fuori gli anziani e i bambini.
Ebbene, di fronte a tutto questo abbiamo episodi come quello di Arcade. Non è che sia un fatto fuori dal mondo, quello di Arcade, il problema è che non è fatto da un'associazione locale, non è fatto da un Sindaco. Abbiamo molti Sindaci anche un po' bizzarri e li abbiamo visti agire nel territorio, che adesso magari sono anche qua che fanno i Consiglieri regionali e magari hanno anche dei precedenti. Va beh, pazienza. Ma il vertice della Regione non può permettersi di attuare azioni che sono in pieno contrasto con le norme dello Stato, con le norme regionali, ma, ahimè, addirittura in contrasto con una norma che lui stesso ha firmato, che è quella delibera che, per recepire la sentenza di condanna, vieta ogni tipo di combustione all'aperto.
Ci sono Sindaci, nel territorio, che si sono ingegnati, perché hanno detto: siccome comunque la tradizione c'è, non rinunciamo alla tradizione, facciamo questi incontri serali e, al posto della luce del fuoco, al posto delle fiamme, al posto delle cataste, che creano inquinamento, creiamo dei giochi di luce. Quindi, molti Sindaci, di tutte le appartenenze politiche, che naturalmente hanno capito che non si possono affumicare ulteriormente i cittadini che vivono un problema sanitario, perché questo è un problema sanitario, hanno deciso di adottare queste alternative.
Io auspicherei che il nostro Presidente di Regione fosse un Presidente virtuoso nei confronti di questi problemi, che trovasse soluzioni e che spingesse per queste soluzioni, non che queste soluzioni debbano venire dai Sindaci dei piccoli Comuni del Veneto. A mio avviso, questo è un problema politico non indifferente, anche perché chi rappresenta la massima Istituzione politica a livello regionale deve dare l'esempio. Ebbene, che esempio stiamo dando ai cittadini, che esempio stiamo dando anche ai Sindaci, se il vertice vìola una norma da lui stesso emanata? Qual è l'esempio? Secondo me, quindi, non è solo una questione strettamente legata agli allarmi dei pediatri e dei medici, agli allarmi dei cittadini, che non possono tenere le finestre aperte per due o tre giorni perché affumicati, ma questa è anche una questione di legalità, che vale per qualsiasi cosa. Chi siede nei posti di comando politico-amministrativi di una Regione deve dare l'esempio, anzi deve condannare quando qualcuno si permette di violare delle norme regionali, non solo, naturalmente, seguendo le vie delle norme e delle sanzioni, ma anche politicamente. Queste cose vanno denunciate. Bisogna denunciare chi vìola le leggi.
Tornando alla norma, ne abbiamo viste tante di norme. L'assessore Bottacin ne ha affrontate tantissime. Il lavoro è immane. C'è questo tavolo che dura da anni. Si cerca di fare tutto il possibile. A mio avviso, ci sono ancora temi irrisolti, che riguardano determinate emissioni nel territorio, penso a quelle aeree. La Commissione europea ha previsto norme che riguardano limitazioni ai veicoli di trasporto, all'agricoltura, all'industria. Ci sono moltissime norme che limitano l'inquinamento. Però, per quanto riguarda il traffico aereo siamo praticamente all'anno zero. Credo che si debba finalmente pensare anche a questo.
Ritengo che una Regione che si sta impegnando in tal senso, anche se i risultati non sono dei migliori, dovrebbe attivarsi nei tavoli nazionali facendo presente anche questo problema. Del resto, in Veneto – lo sappiamo tutti – abbiamo aeroporti molto importanti, con traffici molto consistenti. I masterplan dei principali aeroporti prevedono addirittura un incremento di questo traffico entro qualche anno. Quindi, bene affrontare con norme come questa il problema dell'inquinamento dell'aria, ma bisogna avere una visione generale e cercare di andare a colpire anche le grosse emissioni, naturalmente dando l'esempio, un esempio di legalità e di rispetto di quelle norme che già ci sono, ma che abbiamo visto fanno molta fatica a risolvere il problema. Tant'è vero che a livello di Unione europea anche i rappresentanti seduti oggi in quest'Aula sono andati a dire che auspicano che la direttiva sulla qualità dell'aria venga modificata e sia di manica più larga. Io credo che questa sia la strada sbagliata. Abbiamo leggi che sono state fatte per garantire la salute dei cittadini europei, dobbiamo puntare a rispettare quelle leggi.
Aggiungo, tra l'altro, che non possiamo scherzare col fuoco. Sembra quasi un doppio senso, ma qui si sta scherzando col fuoco. Dico questo perché abbiamo una sentenza di condanna della Commissione europea e siamo in una fase molto delicata per il nostro Paese e per le Regioni a causa di questa violazione della direttiva sulla qualità dell'aria. Perché? Perché stanno calcolando le sanzioni. Si parla di sanzioni veramente consistenti. Ebbene, credo che lo sforzo che dobbiamo fare attualmente, anche in previsione del prossimo bilancio, sia quello di investire risorse per risanare l'aria, perché sarebbe veramente un controsenso pagare centinaia di migliaia di euro per le sanzioni quando, invece, potremmo investire quei soldi per risolvere il problema.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Guarda. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Qui si tratta semplicemente di un passaggio necessario per consentire alla Regione del Veneto e alla Giunta di poter aderire a questo percorso, che è già in essere in Lombardia: Parto da un presupposto. Quest'anno, come gli scorsi anni, Europa Verde in particolar modo vi ha posto due questioni, le ha poste alla Giunta, così come ai Consiglieri di maggioranza.
La più urgente è emersa a marzo di quest'anno, quando in Commissione Prima e in Commissione Seconda è stata presentata, a seguito della procedura di infrazione e della condanna rispetto alla qualità dell'aria, l'evoluzione delle politiche regionali e dei risultati ottenuti, che evidentemente, seppur presentati con una certa soddisfazione, in realtà si scontravano fortemente con i dati reali vissuti proprio quest'inverno, con Vicenza – giusto per citare una città capoluogo – che già nel mese di marzo aveva superato 20 delle 35 giornate tollerate di superamento dei limiti in termini di emissioni per la qualità dell'aria. Quindi, oggettivamente parlando, quando ci siamo confrontati su quel tema vi ho detto e ho chiesto ai tecnici di Giunta: si hanno in previsione ulteriori iniziative per consentire alla Regione del Veneto di implementare le misure esistenti, considerate positivamente dai tecnici della Giunta, così come di aggiungerne altre che potrebbero realmente aiutarci a raggiungere un obiettivo di qualità dell'aria, viste le emergenze e le denunce anche degli stessi pneumologi che lavorano all'interno dei nostri ospedali per la qualità e la sicurezza della salute specie dei più piccoli e delle persone più fragili? Ebbene, la risposta è stata: no. Questa cosa non mi andava assolutamente bene e immagino che non andasse bene nemmeno a voi, avendo parlato magari anche con i diretti interessati, gli stessi primari dei nostri ospedali. Quindi, interpreto questa evoluzione verso l'adesione al servizio MoVe-In come un'apertura all'implementazione di azioni che possano rendere più socialmente accettabili alcune limitazioni, venendo incontro in particolar modo, penso, alle famiglie con più difficoltà economiche che evidentemente in quelle aree devono andare, per motivazioni di lavoro o familiari, con la propria automobile non adatta e non accettata all'interno di quelle limitazioni e che, quindi, non vi possono entrare. Pertanto, capisco e interpreto questa adesione a questo principio di deroghe come un tentativo per cercare di implementare le iniziative per ridurre l'impatto ambientale delle auto, venendo incontro alle persone che più sono sottoposte a limitazioni. Questo, da un punto di vista sociale, può avere un certo tipo di interesse.
Attenzione, però: in realtà questo è uno strumento che non crea una differenza a seconda della possibilità delle persone di accedere a determinati servizi, di poter pensare ad alternative di servizi, ad alternative all'uso dell'auto. Quindi, essenzialmente normalizza una deroga. Così come per una persona con un reddito basso che magari non riesce a sostituire la propria auto, così come per una persona che possiede un'auto altamente inquinante. E questo principio di normalizzazione delle deroghe non sono convinta sia la strategia più giusta per affrontare un tema, il tema per cui rispetto alla qualità dell'aria non gestita soltanto, attenzione, nelle giornate ecologiche o con limitazioni temporanee, ma gestita in un'ottica annuale, a trecentosessanta gradi, i progetti per la riduzione delle emissioni nell'aria, in particolar modo delle auto, sono progetti importanti, che non possono essere trasformati in una logica di deroga per alcuni e non per altri. Non possono essere sostituiti da una diseducazione attraverso la deroga, devono essere, invece, utilizzati per fare educazione e per consentire alla gente di poter cominciare a ragionare sulle proprie alternative dall'utilizzo dell'auto.
Apro, pertanto, alla discussione e alla possibilità di aderire a questa misura in più, ma – attenzione – che sia affiancata da un percorso che renda davvero il cittadino consapevole delle proprie alternative. Quindi, arrivo alla seconda proposta, che in questi anni vi abbiamo continuato a ribadire all'interno in particolar modo delle discussioni di bilancio, ma anche in occasione della discussione sulla Giornata ecologica. Cominciamo ad investire i nostri soldi, magari cercando di spostarli da alcuni investimenti che potrebbero essere servi di una logica dell'utilizzo del trasporto privato, e basta, verso la logica dell'investimento nel trasporto pubblico, verso la logica per cui nel momento in cui io do l'indicazione di una limitazione rendo disponibile e gratuito il trasporto pubblico locale, per consentire alle persone di poter avere la propria alternativa, senza per forza pensare al trasporto privato, nelle città in particolar modo, come all'unica soluzione soltanto perché è più facile?
Alla luce di tutto questo, non mi metto ad ostacolare un percorso che aggiunge opportunità per raggiungere degli obiettivi, ma credo che questo sia uno strumento da utilizzare con estrema cautela e da utilizzare in particolar modo per cercare di venire incontro, invece, alle persone che hanno necessità di essere assistite in quest'epoca di cambiamenti, vale a dire le persone che non possono accedere e aderire all'acquisto di auto nuove oppure ad altri servizi.
La naturale evoluzione di questa misura, quindi, è quella di una Regione del Veneto che finalmente scommette sul proprio trasporto pubblico locale e di interconnessione fra le zone più rurali e le zone più cittadine, le zone dove sono presenti insediamenti industriali, a favore, dunque, dei lavoratori, e che investe realmente in sistemi, anche sperimentali inizialmente, per consentire al cittadino di normalizzare la ricerca di un'alternativa all'auto, che evidentemente è la cosa più semplice da prendere in considerazione.
È un cambiamento che capisco che per chi è cresciuto o vive in una logica di conservazione è difficile da un punto di vista culturale e di abitudine quotidiana ma, oggettivamente parlando, è un cambiamento, che già si sta vedendo perlomeno nelle città che stanno sviluppando progetti ad hoc, penso, per esempio, alla città di Londra, che consente a chi ha più possibilità per riuscire a bypassare i limiti economici relativi a restrizioni eccetera di educarsi alla scelta, scelta che evidentemente deve essere corrisposta verso una riduzione dell'utilizzo del trasporto privato e un aumento, un sostegno al trasporto pubblico, un invito che in questo momento noi possiamo sperimentare in particolar modo consentendo alle persone di poter accedere ad un prezzo che sia onesto o addirittura gratuito di un sistema di trasporto pubblico che ad oggi non a tutti è consentito e che è ancora limitante in particolar modo per chi non ha redditi alti o per chi ha famiglie numerose.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Intervengo volentieri su questo progetto di legge, che credo sia opportuno, anche se tardivo. Mi riferisco ai tempi con cui ci stiamo muovendo, vista la direttiva europea che ha messo i Paesi sulla strada della riduzione delle emissioni. Badate, qui non stiamo parlando di gas climalteranti, ma stiamo parlando di emissioni di macroinquinanti, quindi tutte quelle polveri che escono dai motori a combustione interna, che minano fortemente la salute delle persone. Ebbene, questa direttiva europea è stata emanata il 2008 e recepita dall'Italia nel 2010. Quindi, non stiamo parlando di qualcosa di nuovo, ma stiamo parlando, tuttavia, di qualcosa di estremamente pericoloso.
Ricordo l'attività di ricerca svolta negli anni Novanta sugli effetti dei macroinquinanti soprattutto sulla salute della parte fragile della popolazione, i bambini e coloro che soffrono di patologie respiratorie, ricerca che metteva in evidenza una correlazione tra la concentrazione di polveri e l'insorgenza di patologie che sorprendeva gli stessi ricercatori. Ricordo benissimo la curva del piombo e di un idrocarburo presente nelle benzine che poi sono state eliminate dalla marmitta catalitica (adesso non ricordo il nome) e la correlazione tra l'insorgenza di leucemia infantile e la presenza di benzene nell'aria a Milano: era una curva che faceva tremare i polsi a chiunque. Ebbene, la normativa europea nel 2008 ci ha sollecitati e la normativa italiana successivamente è intervenuta.
Voglio ricordare alcune date, perché sono importanti. La Regione Lombardia ha deliberato, in merito all'utilizzo di strumenti per l'introduzione di meccanismi di flessibilità nell'introduzione dei limiti, il 25 febbraio 2019, istituendo quel meccanismo chiamato "MoVe-In". Lo stesso principio è stato adottato in Piemonte il 30 luglio 2021 e in Emilia-Romagna il 1° gennaio 2023. La Giunta regionale del Veneto ha deciso di utilizzare, secondo me a ragione, lo strumento messo a punto dalla Regione Lombardia – è vietato non copiare quando c'è qualcosa di buono – con la delibera n. 1045 del 23 agosto 2022. È passato un anno da allora. Io dico, allora: è certamente positivo che andiamo a copiare dai nostri vicini. Ma mi chiedo: perché ci abbiamo messo tutti questi anni? Perché avete impiegato quattro anni e mezzo per recepire uno strumento che indubbiamente ha degli elementi di valore? Del resto, la norma rigida sul divieto di circolazione delle Euro 5 a diesel, poi via via fino alle Euro 2 e alle Euro 3 a seconda dei "semafori", ha avuto l'effetto che non abbiamo fatto nemmeno una multa, perché nessuna Amministrazione ha avuto il coraggio di dire: fermi tutti, il semaforo è rosso, io ti impedisco di andare ad aprire il banchetto della frutta e della verdura in centro città perché hai un mezzo vecchio. Ma questo è comprensibile, quando la norma è rigida. Questa è la ragione per cui la Regione Lombardia ha introdotto un meccanismo di flessibilità, dando un credito limitato.
Non è una deroga a continuare ad emettere le polveri, è un meccanismo che consente a chi è proprietario di un veicolo di questo tipo di avere un certo numero di chilometri quest'anno, un numero inferiore il prossimo anno, fino ad azzerarlo, dando vita così ad uno scivolo verso un sistema più sostenibile.
Noi non l'abbiamo fatto. E in questi cinque anni l'effetto è stato che non abbiamo adottato nessuna misura di contenimento delle emissioni per non andare a infierire sulla parte più debole della popolazione. Ma qual è stata la conseguenza di questa scelta? Ed è questo che rimprovero gravemente a questa maggioranza. La conseguenza è stata quella di minare la credibilità di un processo di miglioramento della qualità dell'aria. Il cittadino, infatti, ha pensato: ma sì, son tutte balle; fanno le direttive a livello europeo, ma tanto dopo quante multe ha dato il Comune? Zero. Quindi, non ci credono neanche loro. Ed è un atteggiamento comprensibile.
Io dico, allora, che stiamo arrivando finalmente ad avere dei meccanismi che rendano fruibile la cosa. Poi, però, è indispensabile che questo meccanismo trovi concretezza nel fatto che chi, a questo punto, non rispetta le regole, chi non adotta la black-box, chi non rispetta le regole del MoVe-In venga sanzionato. Sennò, perdiamo ancora più credibilità. E su questo voglio sollecitare questa maggioranza: stimolate i vostri Sindaci a rendere visibile lo strumento, a invitare i proprietari di auto a provvedere. Daremo dei tempi. Sarà la Giunta che stabilirà quanti sono i chilometri il primo anno, quanti il secondo e così via. Ma facciamolo in modo credibile. Sennò, ci stiamo parando la schiena con uno strumento, ma senza avere la credibilità politica che questo strumento sia efficace.
Sono d'accordo su quanto diceva la collega Guarda: qui il tema è più ampio, qui il tema è che questa Regione non ha una politica dei trasporti finalizzata alla sostenibilità. Abbiamo un Piano regionale dei trasporti che è ben fatto nella parte introduttiva, così come il Piano sulla sostenibilità – le introduzioni dei documenti di questa Amministrazione sono condivisibili –, il problema è che nella parte operativa, nella parte d'azione è assolutamente latitante. Io ricordo il progetto sul riordino dei trasporti del Presidente Zaia, presentato il giorno in cui ci siamo trovati qui per la prima volta: è ancora lì. Come molti degli altri nove progetti che ha presentato. D'altronde, qui facciamo la politica degli effetti speciali, non facciamo la politica della sostanza. E io vorrei che i cittadini del Veneto sapessero che dei nove progetti ne è andato avanti uno o due, mi pare. Avevo fatto anche la rassegna, ma adesso non ricordo esattamente. Questa è la sostanza: una politica degli annunci, non una politica dei fatti, sui trasporti in modo particolare.
Possiamo fare tante cose in tema di trasporto pubblico. Penso a tutti coloro che usano gli automezzi per lavorare, gli artigiani, i commercianti. È una fetta importante. E MoVe-In va nella direzione di consentire loro la flessibilità e il transitorio. Ma dobbiamo avere un'idea, un progetto, una direzione in cui andare per accompagnare i trasporti. Anche perché c'è tutto un aspetto legato all'evoluzione dell'industria che, secondo me, non è secondario, e andare sempre al traino ha l'effetto di perdere la parte manifatturiera della transizione verso una mobilità più sostenibile.
La mia raccomandazione, allora, è la seguente: vi diamo fiducia su questo progetto – lo dico fin da subito – ma dobbiamo essere vigili che questo progetto sia l'inizio di un percorso virtuoso e non sia un pararsi la schiena per consentirvi di dire che avete fatto quello che dovevate fare, come avete fatto con i nove progetti di legge presentati dal presidente Zaia il primo giorno di attività di questo Consiglio. È una fiducia a tempo, usatela bene.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Quando si parla di questi temi bisogna sempre stare attenti a non cadere nelle contraddizioni e nelle ideologie. Si ripete spesso che il catino della Pianura Padana è tale proprio perché è circondato da montagne, da sud a nord, da est a ovest, per cui non ci sono le correnti atlantiche che spazzano via i cieli del Belgio, della Francia, dell'Inghilterra, e non ci sono per ragioni orografiche, ragion per cui si concentrano maggiormente le sostanze inquinanti. Anche se non inquinassimo niente, anche se ci fossero le semplici emissioni, rimarrebbero ferme. L'aria è molto più ferma e rimangono qui. Ciononostante, l'Europa ci condanna, facendo leva su uno status particolare di questo catino, che non c'è in nessun'altra parte d'Europa, perché sono tutti territori aperti, senza montagne attorno, quindi non ci sono situazioni analoghe, permettendosi di applicare norme che sono valide in contesti totalmente diversi e che difficilmente sono raggiungibili, anche avendo le migliori intenzioni e producendo i massimi sforzi.
Io, comunque, vorrei dire a questa Europa che nei nostri territori c'è un'aspettativa di vita più lunga rispetto a tutti gli altri, si vive più a lungo e c'è la migliore qualità della vita. È un dato inconfutabile. Se questi PM10 dovessero uccidere, dovremmo morire prima degli abitanti di Londra, di Bruxelles, di Parigi. Invece, i dati dicono l'esatto contrario. Andate a vedere. L'aspettativa di vita in Veneto e Lombardia è ai primi posti in Italia, è l'aspettativa maggiore: 83,6 anni in Veneto contro 82 anni in Belgio e neanche 81 anni nella citata ecologica Londra.
Badate, con questo non voglio dire che il PM10 fa bene e fa vivere più a lungo. Dico soltanto che la dobbiamo smettere di fare ideologia e di condannare l'Italia, attaccandoci addirittura sul Panevin (da noi si chiama "bruielo"), attaccandoci sulle tradizioni, perché bisogna cancellarle. Tutto questo per via dei popoli tristi del nord, dove vivono questo stress quotidiano, questo clima cupo, in un mondo senza più tradizioni, sotto l'ideologia di Greta Thunberg, che ogni giorno li stressa, e stressa anche noi ormai. Questo stress fa più morti del PM10. Ormai questa politica quotidiana di sentirsi quasi vittime, quasi colpevoli di stare al mondo, coloro che stanno alterando il clima, che stanno cambiando l'umanità, crea uno stress che è più dannoso per la salute degli stessi PM10. Quindi, voi siete più dannosi per la salute dei PM10. Questo è il problema. Siete voi che provocate più morti del PM10 con questa politica continua di far sentire sempre colpevoli, una politica che continua a colpevolizzare la gente, a farla sentire in difetto, perché magari ha acceso un fuocherello, quando abbiamo avuto un Nord Stream che ha inquinato, per l'azione dei vostri amici, tanto quanto l'inquinamento – studi fatti – con emissioni di CO2 e di metano, tutte sostanze a effetto serra, pari all'1% di tutto l'inquinamento tedesco di un anno.
Abbiamo aerei che circolano ovunque nel cielo che inquinano e non si è mai messo in discussione nulla. Abbiamo incendi – è avvenuto anche qui in Pianura Padana – di fabbriche con fumo nero per giornate intere.
Non prendiamocela con il fuocherello della tradizione, non facciamo queste speculazioni, perché noi stiamo veramente arrivando al punto di fare una politica ideologica che sta veramente stressando la gente. Lo dico sinceramente, lo dico con cognizione di causa: guardate che lo stress fa più danni dell'inquinamento alle volte; porta a infarti, porta ad accorciare l'aspettativa di vita.
Partiamo dal risultato: noi viviamo più a lungo. Siano gli altri ad adeguarsi. Cerchino di capire il perché e si adeguino loro all'Italia, non che l'Italia deve adeguarsi ai parametri degli altri. Credo che la qualità della vita sia data dal vivere anche le tradizioni, dal vivere queste cose con semplicità e non sentirsi ogni giorno uno che ti fa sentire in colpa, ti colpevolizza su tutto, ti fa sentire in crisi perché usi la macchina e hai inquinato.
Smettiamola. Qui dentro c'è molta politica, molta demagogia, ci sono grandi interessi dietro a questo atto, che si nascondono spesso attraverso un problema, che, sì, c'è, ma viene usato strumentalmente, che è quello della salute.
D'altronde, dove non si vuole o dove si vuole, pensiamo, per esempio, a questi bomboloni di gas che arrivano dall'America e che inquinano dappertutto, lì non si batte ciglio, non si dice nulla. Dove ci sono interessi, lì va bene tutto. Andiamo a colpire il poveraccio che non ha i soldi per cambiare la macchina, che, poverino, la mattina prende la sua auto e deve stare attento al giorno in cui circola, se può andare in un posto o in altro.
Basta stress! Lasciamo in pace la gente, perché il modello italiano, il modello veneto è quello che permette di vivere più a lungo, fino a prova contraria. Quando vivranno più a lungo gli altri, seguiremo i loro modelli.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Pavanetto, prego.

Lucas PAVANETTO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Naturalmente è sempre difficile poter intervenire dopo il collega Valdegamberi, che però toglie un po' di stress dall'Aula, sicuramente, rendendo più leggere alcune parti della discussione, però con il concetto base che ha sicuramente del buono, soprattutto per quanto riguarda le tradizioni.
Detto questo, ringrazio a nome del Gruppo il presidente Rizzotto e la Commissione per questa modifica, che è opportuna e necessaria. Spesso e volentieri, infatti, come si diceva poc'anzi, vengono fatte le norme, che sono restrittive, ma poi non vengono precedute da interventi necessari, che sono quelli tipo la sostituzione delle auto, mettendo in moto un circolo che possa aiutare il semplice cittadino o chi non ha la forza di poterlo fare economicamente, di poter pian piano avvicinarsi a quello che poi la legge impone.
Come al solito, noi arriviamo con la legge che impone un divieto, senza però pensare a chi questo divieto lo subisce e non può andarvi contro. Abbiamo visto migliaia di incentivi, che però spesso e volentieri sono insufficienti. La stessa cosa magari vale anche per il servizio pubblico.
Io adesso faccio solo un esempio banalissimo. Chi viene bloccato da queste norme, posso pensare, visto che tutti quanti noi abbiamo a che fare con il garage comunale di Venezia, vede all'interno del garage comunale centinaia di auto molto vecchie. Ci sono realtà, infatti, soprattutto come quella veneziana – faccio un esempio banalissimo – dove spesso e volentieri le auto vengono utilizzate per pochi chilometri all'anno e non c'è la necessità di doverle cambiare.
Questo strumento, quindi, rende giustizia a un sistema che invece impone un blocco orizzontale e dà la possibilità a tutti di muoversi in maniera libera, sulla base naturalmente del rispetto di quello che si va a produrre.
Una battuta, consigliere e collega Zanoni: io credo che l'ottimo sia nemico del buono, quindi penso che – ho ascoltato molto bene la sua relazione – questa modifica possa essere interessante e puntuale su una cosa. Poi si è spaziato anche sui Panevin e su altre cose che, come dicevo prima, la legge taglia in maniera orizzontale, però è anche vero che ci sono delle questioni che riguardano le tradizioni, che riguardano il nostro passato che, secondo me – parlo dal punto di vista personale, ma penso di condividere il pensiero di tutti i colleghi Consiglieri –, fanno parte del nostro vivere e penso che non abbiano ammazzato alcuno.
Dopodiché, sulla misura dei Panevin, magari possiamo anche discuterne. Da parte nostra, da parte del Gruppo consiliare di Fratelli d'Italia, quindi, naturalmente il nostro voto sarà favorevole, come già fatto in Commissione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Assessore Bottacin, prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Grazie, Presidente.
Alcune considerazioni. La prima. Suggerisco all'opposizione di fare una colletta per prendere le pastiglie per la pressione a Valdegamberi, perché ha detto che si sente stressato. A parte le battute, è nota la vicenda, che è stata ricordata dai vari interventi, della condanna europea che vede condannato il Paese per lo sforamento del PM10 e gli ossidi di azoto.
Per quanto riguarda, per esempio, gli ossidi di azoto questo non riguarda il Veneto, ma riguarda altre Regioni del bacino padano. Quindi, non per dire che siamo messi meno peggio di altri, però questo va considerato. Questo anche tenendo conto che negli ultimi quindici anni, ed è stato riconosciuto da chiunque, anche da associazioni ambientaliste tipo Lega Ambiente, c'è stata un'importante riduzione in Veneto dei principali inquinanti dell'aria, che ha superato il 50%, e non è avvenuta casualmente questa riduzione, perché non vorrei che ci si dimenticasse di tutta una serie di interventi che sono stati realizzati da parte di questa Regione, anche prima che arrivassi io.
Sono state investite cifre di ben oltre il miliardo di euro negli ultimi tre anni sulla qualità dell'aria attraverso diverse misure. Non esiste solo la misura limitativa della circolazione dei veicoli, questa è una delle tante, ma soprattutto si è puntato su misure incentivanti per andare ad aiutare chi si trova ad avere un veicolo anziano.
In modo particolare sono stati fatti i bandi per la rottamazione delle auto, bandi per la rottamazione dei veicoli commerciali. Anche gli artigiani fanno pochi chilometri e hanno difficoltà ad accedere con il vecchio Ducato nei centri urbani dove c'è il blocco del traffico. La rottamazione delle stufe per l'acquisto di stufe di nuova generazione, pompe di calore, la sostituzione del parco autobus, la sostituzione dei treni, l'elettrificazione delle linee dei treni, le ciclabili, il bike sharing, l'efficientamento energetico degli edifici. Insomma, abbiamo un Piano Aria, siamo stati fra i primi in Italia ad approvare il Piano Tutela e Risanamento dell'atmosfera – ripeto, io non c'ero ancora, è stato aggiornato – che prevede una settantina di misure, non una. Quindi, dire che non è stato fatto nulla mi sembra un po' riduttivo.
Ho fatto qualche tempo fa anche una verifica sulle malattie legate in qualche maniera alla qualità dell'aria e ho riscontrato che la media in Veneto non è superiore alla media nazionale. Anche in questo caso vuol dire che da qualche altra parte, se qui c'è l'inquinamento dell'aria, ci sarà qualcos'altro, evidentemente. Però, non entro su questi dati, non entro sulla competenza della mia collega.
Autorevoli Università hanno evidenziato che il raggiungimento dei parametri previsti dalla normativa europea, soprattutto quelli in esame, quindi con un'ulteriore riduzione, non sono realizzabili tecnicamente nel bacino padano. Non lo dico io, lo dicono autorevoli Università che hanno fatto degli studi non commissionati da noi (Torino, per esempio, Politecnico) ...
Collega Lorenzoni, non ho detto questo. Ho detto che non è possibile raggiungere gli obiettivi. Ho anche detto che noi abbiamo raggiunto una riduzione di oltre il 50% dei principali inquinanti, con tutta una serie di misure che noi abbiamo messo in campo e che stiamo continuando a mettere in campo e lo facciamo insieme alle altre tre Regioni del bacino padano, in maniera assolutamente coordinata.
Il MoVe-In nasce in accordo fra le quattro Regioni, ancora qualche anno fa, e proprio noi abbiamo chiesto alla Lombardia di fare la sperimentazione. Ecco perché noi siamo entrati dopo la Lombardia, ecco perché il Garante della privacy, mi riferisco a un paio di emendamenti, dice "Cercate di unificare la banca dati. Visto che c'è quella della Lombardia, fatela tutta in quella della Lombardia", e ci ha dato già il parere favorevole rispetto a questo progetto di legge. Parlo, ovviamente, degli aspetti relativi alla privacy.
Questa non è una deroga, non è assolutamente una deroga. Le deroghe ci sono, sono previste delle Amministrazioni comunali. Sono, per esempio, quelle che riguardano i mezzi di soccorso perché, al di là degli ultimi anni in cui, soprattutto, il Governo Draghi, ha spinto a un forte investimento, per esempio, nei mezzi dei Vigili del fuoco, abbiamo mezzi dei Vigili del fuoco, che non sono Euro 5 e neanche Euro 4 e neanche Euro 3, però si spostano. Quelle sono deroghe, anche perché non si può porre una limitazione sui chilometri che possono fare, visto che sono mezzi di soccorso.
Le nostre ambulanze sono molto più nuove, per esempio, ma evidentemente lo Stato ha meno risorse da investire per quanto riguarda i mezzi di soccorso statali. Non entro nel merito di questo, ma quelle sono le deroghe.
Questo, invece, è uno strumento che aveva lo scopo di aiutare chi non può permettersi di sostituire l'auto e penso alla persona anziana che deve andare in ospedale ad accompagnare la moglie o il marito due o tre volte all'anno per fare degli esami e non ha il mezzo pubblico che passa davanti a casa ed è impossibile avere il mezzo pubblico che passa davanti a casa, in qualsiasi ora, in una regione come il Veneto, che ha una dispersione abitativa rilevantissima. Non possiamo neanche pensare che tutti vadano a vivere in città, perché sennò manca il presidio del territorio. È bene che ci sia un presidio del territorio, soprattutto nelle aree montane che riguardano gran parte del territorio veneto. Per cui era riferita a questa.
D'altro canto, non si può neanche chiedere a una persona di sostituire l'auto se fa 150 chilometri all'anno per andare a fare una visita o per andare a fare la spesa una volta a settimana al supermercato, perché nel suo paesino non c'è neanche più il negozio di alimentari.
Ecco a cosa serviva questo strumento. D'altro canto, è una semplice operazione aritmetica: se un Euro 6 ha delle emissioni, ma anche un'auto elettrica delle emissioni di PM10 perché è un falso clamoroso continuare a dichiarare che sono a emissioni zero, non è così...
Dal tubo di scarico. So che lei è elettrotecnico e sostiene l'elettrico, io sono meccanico, mi lasci sostenere la meccanica. Il più grosso gruppo mondiale al mondo, la Toyota, ha appena messo in campo un motore a combustione interna a idrogeno. L'ha fatta debuttare anche in pista la Yaris a idrogeno, con motore a combustione interna, a differenza della Hyundai, che invece utilizza l'idrogeno, ma non con il motore a combustione interna. Sono scelte tecniche queste, non entro nel merito. Però, anche l'auto elettrica ha delle emissioni di PM10 in atmosfera.
Al di là di questo, ho fatto un breve calcolo. Ovviamente uno dice: "sostituite le auto di tutti", cosa che tecnicamente non si può fare, perché non è che possiamo comprare le auto a tutti, ma proprio giuridicamente non è possibile, ma se anche fosse possibile servirebbero circa 45 miliardi di euro. Non è chiaramente praticabile. Parlo di sostituire fino agli Euro 4. Poi abbiamo quasi un milione di auto Euro 5, quindi la cifra non dico che raddoppia, ma arriva sui 70 miliardi.
Quello a cui ho assistito oggi è un dibattito sulla qualità dell'aria, molto interessante, per carità, ci siamo confrontati più volte, però riporto il tema su quello che è il progetto di legge di oggi. L'obiettivo non è di consentire di bypassare a chiunque. Come stavo dicendo, anche le Euro 6 hanno delle emissioni in atmosfera. Si pone il tema: inquina di più un Euro 3 che fa 150 chilometri all'anno o un Euro 6 di un rappresentante che fa 150.000 chilometri all'anno? Se noi cominciamo a declinare tutto quanto non ne veniamo più fuori. E allora abbiamo fatto questo ragionamento, tenendo conto che anche l'Agenda 2030 parla di sostenibilità ambientale, sì, ma anche economica e sociale, proprio in quella linea abbiamo stabilito di verificare se questa strada era praticabile.
È stata fatta la sperimentazione in Lombardia, ha funzionato e quindi, dopo aver verificato la sperimentazione in Lombardia, che ha dato esito positivo, abbiamo avviato la procedura. È uno strumento volontario, non è obbligatorio mettere la scatola nera. Chi vuole, può utilizzare questo strumento. È uno strumento in più e non è una deroga perché, come ha detto il collega Lorenzoni, non è che uno può andare in giro quanto vuole. Poi si riduce nel corso del tempo. Ovviamente l'auto diventa sempre più vecchia. Dopo tanti anni, anche le auto che si trovano sul mercato dell'usato non saranno più Euro 4, ma saranno Euro 5 o Euro 6 e quindi anche le persone che hanno meno possibilità di sostituire l'auto avranno, fra qualche anno, la possibilità di farlo, perché poi ovviamente la tecnologia va avanti.
Riteniamo, quindi, che dal punto di vista sociale sia doveroso fare questo tipo di intervento.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non vedo altre richieste di intervento, quindi chiudo la discussione generale.
Sospendiamo la seduta per cinque minuti, in modo da dare il tempo alla Commissione di esprimere un parere sugli emendamenti.
Ripresa dei lavori alle ore 12.05.
La Seduta è sospesa alle ore 12.00
La Seduta riprende alle ore 12.05

PRESIDENTE

Colleghi, vi invito a prendere posto, così riprendiamo la seduta del Consiglio. Grazie.
Emendamento n. C0001, presentato dalla consigliera Baldin, articolo 1, pagina 1, modificativo, che prevede:
Al comma 2 dell'articolo 58-ter della legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 "Norme per la tutela dell'ambiente" così come inserito dall'articolo 1 del presente progetto di legge, le parole "avvalendosi anche di sistemi già operanti presso altre amministrazioni regionali" sono soppresse.
Ricordo che la collega Baldin non è presente.
Metto in votazione l'emendamento n. C0001, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Ho un problema con Concilium, quindi lascio a verbale il mio voto di astensione.

PRESIDENTE

Registriamo a verbale il voto di astensione della collega Ostanel.
Emendamento n. C0002, presentato dalla consigliera Baldin, articolo 1, pagina 2, modificativo, che prevede:
Al comma 4 dell'articolo 58-ter della legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 "Norme per la tutela dell'ambiente" così come inserito dall'articolo 1 del presente progetto di legge, le parole "consentendo di condizionare le percorrenze dei veicoli stessi al loro effettivo potenziale inquinante, localizzandone ì relativi tratti stradali" sono soppresse.
Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. C0002, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. C0003, presentato dalla consigliera Baldin, articolo 1, pagina 3, modificativo, che prevede:
Il comma 7 dell'articolo 58-ter della legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 "Norme per la tutela dell'ambiente" così come inserito dall'articolo 1 del presente progetto di legge è soppresso.
Non ci sono richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. C0003, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo adesso sull'articolo 1.
Ci sono interventi? Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 2.
Ci sono interventi? Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo adesso alle dichiarazioni di voto. Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

È una norma, questa, come abbiamo detto anche in fase di discussione generale, utile a recepire alcuni provvedimenti necessari per monitorare una serie di veicoli, dando la possibilità a chi è provvisto di veicoli vecchi e poco utilizzati – prima è stato fatto l'esempio degli anziani –, qualora sprovvisti di mezzi pubblici, di poterli utilizzare, venendo monitorati mediante la tecnologia prevista da questa norma.
È evidente che lo stato attuale dei veicoli presenti nella nostra Regione, come in molte altre, vede, purtroppo, moltissimi mezzi in esercizio che non rispettano i canoni attuali, soprattutto quando ci sono le restrizioni per allerte legate al superamento dei valori di inquinamento. Questo ci dice, evidentemente, che i controlli in Veneto sono quasi pari a zero perché, se andiamo a vedere le sanzioni fatte per questo tipo di violazioni ci accorgiamo che siamo messi molto male. Probabilmente non ci sono i mezzi, non c'è la forza e forse neanche la volontà di effettuare questi controlli per fare queste sanzioni. Pertanto, riscontriamo una situazione dove un intervento di questo genere almeno consente, a norma di legge, di andare a monitorare tutti questi veicoli.
L'importo messo in legge difficilmente sarà sufficiente, perché effettivamente è un importo abbastanza limitato, 250.000 euro. Peraltro, come è stato detto in precedenza, si tratta di fatto di un'adesione a carattere volontario. Certo è che noi ci avvaliamo di un servizio che è stato implementato, pur dichiarato conforme con la normativa sulla privacy, da un'altra Regione, per cui se dovessimo fare una critica sarebbe la seguente: perché la nostra Regione, candidata a diventare Regione autonoma in ventiquattro materie, non è riuscita fino ad oggi a dotarsi di un sistema del genere? Speriamo sia anche per un fattore di sostenibilità economica e, quindi, di economia di scala.
Il nostro, comunque, sarà un voto favorevole, perché si tratta dell'applicazione di norme previste, che hanno le finalità appena dette.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Il mio voto sarà favorevole per alcune delle motivazioni che sono state dette anche dai colleghi, ma soprattutto per il fatto che ci siano persone, come ha detto anche l'Assessore, che hanno bisogno di un certo tipo di automobili per potersi muovere.
I punti, però, secondo me, da mettere in evidenza sono due. Il primo è che questo progetto ha in sé una parola chiave, che è quella del monitoraggio. Ebbene, anche nelle altre Regioni che l'hanno già approvato, Lombardia ed Emilia-Romagna, ho provato in questi giorni a cercare dei dati che mi permettessero, ad esempio, di capire quanto viene usata questa misura, quali sono le fasce di popolazione che utilizzano di più questo tipo di dispositivo, quindi gli anziani, oppure i giovani, che spesso non si possono permettere l'auto, se non usata, soprattutto nei primi anni, quando i loro contratti sono assolutamente precari. Allora, se noi riteniamo che questa sia una misura transitoria per far utilizzare l'auto ad alcune categorie che non possono permettersi altre auto, cosa su cui sono assolutamente d'accordo, il tema del monitoraggio deve esserci. Quindi, io richiederò, se il progetto di legge verrà approvato, che la parte della valutazione di quello che accadrà tra uno o due anni sull'uso di questo dispositivo venga portata in Aula e che venga relazionato come il Veneto e come i veneti utilizzano questo tipo di dispositivo, perché sappiamo che siamo in una Regione particolare.
Se l'Emilia-Romagna ha l'autobus gratuito per gli studenti, se l'Emilia-Romagna ha un trasporto pubblico che funziona meglio del trasporto pubblico veneto, se invece in Veneto nei piccoli Comuni, che vari di voi hanno governato, non si arriva a scuola se non portati dall'auto del genitore, quindi abbiamo un problema contestuale per il fatto che la Regione del Veneto non ha investito abbastanza negli anni sul trasporto pubblico, siamo una Regione particolare e sappiamo che questo dispositivo potrà essere usato in maniera particolare, quindi dobbiamo fare necessariamente un monitoraggio.
Bene, quindi, che ci sia un'attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Spererei che fosse presa in carico anche quando parliamo di addizionale IRPEF. Prima ho condiviso il discorso dell'Assessore sulle auto dei ricchi e le auto dei poveri, ma allora dovremmo ragionare sul fatto che chi guida le auto d'élite potrebbe contribuire un po' di più al nostro stato sociale. Forse su questo non tutti i membri della Giunta sono d'accordo. Allora, questo discorso che è stato fatto forse dovrebbe essere fatto anche a livello più generale, e cioè essere dalla parte delle fasce più deboli non può significare soltanto garantire loro di guidare un'auto che costa poco.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Come annunciato precedentemente, Europa Verde sosterrà questo progetto di legge, al fine di consentire alla Regione del Veneto di poter aderire a questo sistema. Tuttavia, auspichiamo – lo ribadisco – che questa sia l'apertura di un nuovo percorso, che riteniamo positivo, nella direzione di due obiettivi, quello della giustizia ambientale e quello della giustizia sociale, per consentire anche a chi non può di poter essere accompagnato verso le misure più sostenibili, e che questo principio venga seguito da un upgrade, e cioè l'investimento nel trasporto pubblico. Questa è l'unica strategia che ci consentirà di organizzare le nostre città in maniera tale da venire incontro sia alle esigenze sociali che alle esigenze di natura ambientale.
Per queste ragioni ho apprezzato quanto è stato dichiarato da alcuni rappresentanti della maggioranza rispetto alla necessità di dover raggiungere questi obiettivi e di non dover sottovalutare il parametro della sicurezza sanitaria e della previsione di ciò che possiamo fare e che è nelle nostre possibilità per fare meglio, il che non significa mirare all'ottimo e dimenticarsi degli obiettivi intermedi, ma significa mirare a ciò che si può fare di più, nel massimo delle nostre potenzialità, sapendo che soltanto se miriamo al 100% riusciremo a raggiungere determinati tipi di obiettivi, senza procrastinarli.
Ammetto che, in realtà, da questa discussione è anche emersa l'esistenza ancora di frange che non hanno ben compreso gli obiettivi ambientali e sanitari che stanno dietro a queste scelte. Mentre capisco che molti di voi lo hanno compreso, alcuni non l'hanno fatto. Quindi, il consigliere Valdegamberi prima ha pensato di risolvere in ideologia e demagogia una situazione che è reale ed emergenziale, ed è sotto gli occhi di tutti, quantomeno di chi sceglie di riconoscerla, di non negarla di fronte alle evidenze scientifiche, come quelle che abbiamo a disposizione, ma anche di fronte agli eventi che abbiamo affrontato anche in questa estate.
Non si può negare che si tratti di un'emergenza quando, nel bel mezzo di un'estate come questa, si sono registrate temperature record in ogni parte del mondo, con tempeste e grandine sempre più presenti e sempre più numerose, proprio per effetto di questa emergenza, che non si può definire un cambiamento. Come si fa a sminuire e a screditare i fenomeni estremi collegati all'intensità e alla frequenza del cambiamento climatico che hanno visto Venezia sommersa da 187 centimetri di acqua e che hanno distrutto 43.000 ettari di foresta durante la tempesta Vaia? La frequenza di questi eventi – non possiamo negarlo – ci dà un'indicazione. E questo solo fermandoci alla nostra Regione, solo nel periodo più recente.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per cortesia.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Guardandoci intorno, è stato detto di non stressare i cittadini.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per cortesia. È il secondo richiamo.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Guardi, Presidente, non si preoccupi, non mi disturba, ma perché è la stessa serietà con cui affronta i discorsi che gli sto contestando adesso.
Quando si dice di non stressare i cittadini, bisognerebbe essere conseguenti, non limitarsi alle dichiarazioni ad effetto. Si dovrebbe illustrare come affrontare lo stress collettivo di un mondo in cui le alluvioni, come quelle che hanno colpito l'Emilia-Romagna e le Marche, saranno all'ordine del giorno. Si dovrebbe illustrare come gestire lo stress di incendi, come quelli a cui stiamo assistendo sia in Sardegna che in Grecia, che in California, che in Australia. Per cui, quando si dice che non bisogna stressare i cittadini, cominciamo a capire quali stress dobbiamo gestire e come aiutare i cittadini che si trovano di fronte a queste emergenze, che sono le vere emergenze, e che non vengono fermate, se non verranno fermate, se non si interviene con l'operazione di riduzione delle emissioni, che ci consentirà in futuro di non avere l'aumento oltre i 2 gradi, visto che quello di 1,5 gradi lo abbiamo già abbandonato come obiettivo, che aumenterà considerevolmente la riduzione della qualità di vita anche nei nostri territori.
L'OMS parla di 1,5 milioni di morti in Europa per inquinamento e cambiamento climatico. E questo escludendo le conseguenze indirette che questa crisi può avere sull'economia e sui territori.
Quindi, piccoli passi. Questi sono piccoli pezzi di un puzzle che deve essere letto in una visione complessiva, non perché è un favore fatto a un'Istituzione o a un'altra, ma perché teniamo alla qualità di vita dei nostri concittadini. Sappiamo quali sono le nostre potenzialità e le nostre problematiche, anche geografiche, non soltanto produttive di emissioni. Dobbiamo valutare, quindi, in maniera complessiva le azioni da mettere in atto.
Aggiungo che l'unica tradizione cui il mondo sensibile alla materia ambientale, ma anche il mondo della salute sta chiedendo di rinunciare è la tradizione dei combustibili fossili, degli abusi e del troppo, che ‒ come si sa, come dice l'antico proverbio ‒ stroppia. Abbiamo visto come il nostro troppo nei decenni, dal dopo l'epoca industriale in poi, abbia creato le conseguenze che oggi dobbiamo affrontare. Per cui, bene questo primo passo.
Noi aspettiamo e siamo disponibili a poter ragionare, a voler ragionare con voi sulla priorità di un investimento, per fare in modo che questo pezzo del puzzle venga seguito dagli altri che ci consentano di ridurre non soltanto le emissioni, ma anche le spese e i costi che non soltanto i cittadini, ma anche le Istituzioni affrontano per le emergenze, che siano sanitarie o ambientali.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

È sempre bello sentire la maestra Guarda dare lezioni.

PRESIDENTE

Siamo in dichiarazione di voto.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

La mia dichiarazione è che, ovviamente, voto a favore di questo provvedimento. Però, visto e considerato che le considerazioni fatte mi hanno tirato in ballo, credo vada precisata una cosa. La mia passione è sempre stata la storia. Ho letto cronache, anche recenti, anche del 1800. Penso alla mia vallata, senza andare a cercare chissà quali cataclismi alla fine dell'Impero romano. Basterebbe leggere un po': le inondazioni, i terremoti, le frane, gli allagamenti che c'erano. Non c'erano le CO2 che ci sono adesso, eppure ci sono stati fenomeni anche nel 1800. La mia vallata è stata colpita da forti alluvioni, che hanno smembrato contrade, paesi, eccetera. È ovvio che noi abbiamo una memoria molto corta, di breve respiro. Spesso c'è anche la causa dell'uomo, la mancata manutenzione, come abbiamo visto in certi corsi d'acqua, eccetera, ma dovremmo andare a vedere le cronache del passato. Cambieremmo idee su molte cose e ci accorgeremmo che quello che sta succedendo adesso non è altro che un qualcosa di mediamente normale nella storia. È successo molto di peggio nel passato e succederà anche nel futuro.
È vero che c'è l'aumento della temperatura. Chi lo nega? C'è un aumento della temperatura. C'è stata nel passato. Guarda caso, gli aumenti della temperatura del passato sono sempre stati associati a momenti di benessere. La caduta dei grandi Imperi, come l'Impero romano, è coincisa con un abbassamento delle temperature. Ed è coincisa perché, quando si abbassa la temperatura e non si riesce a maturare le messi, i popoli che stanno ai confini dell'Impero in luoghi molto più freddi fanno pressione per venire nel bacino del Mediterraneo più caldo per poter mangiare.
Quindi, dovremmo rivedere un po' tutta la storia. Non è detto che con più caldo siamo alla catastrofe e moriamo tutti. La storia insegna che i momenti di sviluppo della popolazione e delle civiltà sono coincisi con periodi di maggiore caldo.
Non entro nel merito da cosa è causato questo caldo in più, se dal sole, dalle macchie solari. Non lo so. Sta di fatto che "più caldo" non significa "peggio". La storia ci insegna che "più caldo" uguale "più benessere". Freddo e meno caldo uguale "malattia", uguale "fame", uguale "non benessere". Questo dice la storia. Il resto sono ideologie.

PRESIDENTE

Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Un intervento conclusivo, ovviamente, per manifestare il voto favorevole della maggioranza, ma anche per motivare perché non sono stati accolti gli emendamenti presentati dalla collega Baldin: andavano a snaturare questo progetto.
Come è stato detto, anche durante la discussione, il trattamento dei dati personali di chi aderisce volontariamente a questo progetto, così come sono stati proposti in questo progetto di legge hanno avuto un parere favorevole da parte del Garante della privacy, che ‒ come ha detto anche l'assessore Bottacin poc'anzi ‒ ha anche detto di cercare, magari, di utilizzare lo stesso sistema informatico, invece di cambiare. Questo per rispondere a qualcuno che prima ha fatto commenti un po' fuori luogo.
Seconda cosa. Non abbiamo ancora tanti dati sul monitoraggio perché è ancora un progetto nuovo. Verranno nel tempo. Ma MoVe-In vuol dire proprio Monitoraggio Veicoli Inquinanti.
Una nota finale vorrei farla. Sono sempre state fatte considerazioni, anche con toni accesi, anche in Commissione. Voglio ricordare a tutti che, comunque, in merito all'inquinamento atmosferico, alle fonti di inquinamento dell'aria, il traffico veicolare è una delle minori fonti di inquinamento atmosferico, di emissioni inquinanti. Ricordiamoci questa cosa. Non è che risolvendo il problema veicolare abbiamo risolto il problema della Pianura Padana. Quando vengono le rendicontazioni in Commissione sulle infrazioni che abbiamo come Regione, come anche le altre Regioni del bacino padano, viene sempre messo in evidenza questo aspetto, che il nostro bacino ha una caratteristica particolare, morfologica, dove non circola l'aria. Quindi, per quanto noi possiamo fare, non potremo mai, come diceva anche l'Assessore, utilizzare certi sistemi e risolvere questo problema.
Le principali fonti di inquinamento e di emissioni in atmosfera sono dovute al riscaldamento domestico e anche al settore agricolo. Questo va ricordato. Quindi, questo è un piccolo tassello nell'insieme delle fonti di inquinamento. Cerchiamo di andare avanti anche con questo, però non è che questo risolva tutto. Tutto qua.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Solo per rinnovare la manifestazione di appoggio, di fiducia a termine a questo progetto di legge, che ritengo vada nella direzione giusta, ma anche per ricordare che la deriva che ha preso la discussione è abbastanza curiosa.
Stiamo parlando delle polveri. Non stiamo parlando del riscaldamento globale. Sono due cose completamente diverse. L'intervento del collega Valdegamberi era completamente fuori dal seminato. La CO2 è un conto. Gli effetti climatici, purtroppo, sono dimostrati con una affidabilità, ormai, nella modellistica, che non è in discussione da nessuno. Sappiamo che il clima ha una sua variabilità enorme, ma oggi abbiamo preso una deriva. Ricordo che le 420 parti per milione non sono mai state raggiunte nell'ultimo milione di anni. È sempre stata tra le 150 e le 300 parti per milione la CO2 in atmosfera. Oggi siamo a 420 e non sappiamo quale sia esattamente il tempo di ritardo per vedere l'effetto sul clima.
"Incremento di temperatura uguale incremento di benessere" era vero su temperature che stavano due gradi sotto rispetto all'attuale. Due gradi sopra significano uscire dalla possibilità di vivere...

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per favore.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

...in tutta la fascia tra i due tropici. Ed è una cosa che ha degli effetti, dal punto di vista socioeconomico, potenzialmente devastanti nel medio e lungo termine. "Medio e lungo termine" vuol dire anche nel termine di vita di molti dei presenti in quest'Aula.
Una cosa. Siamo tutti consapevoli che la maggiore fonte di polveri è rappresentata dalle combustioni per il settore industriale e il settore del riscaldamento, ma dobbiamo lavorare sul marginale. Dobbiamo lavorare sul marginale, signori. Non dobbiamo fare un ragionamento sulle medie, sennò rimaniamo fermi e rimaniamo sottosviluppati. Spero sia chiaro il concetto tra valore medio e valore marginale. Se non riusciamo a limitare i valori marginali di emissioni, e il settore dei trasporti è un settore importante... Anche perché non conta solo il microgrammo. Conta dove il microgrammo viene emesso. C'è una funzione dose-risposta che è molto diversa per un'emissione in un camino di un'azienda o allo scarico di un'automobile. Purtroppo, lo scarico di un'automobile in ambito urbano, soprattutto nelle città venete, che sono caratterizzate dalla presenza dei portici, significa avere alte concentrazioni di polveri dove le persone vivono. E questo lo dobbiamo evitare. Capisco che c'è chi vive in montagna e questo problema non lo sente, non lo vive...

PRESIDENTE

No, collega Valdegamberi, l'ho lasciata parlare. Adesso lasci concludere il collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Chi vive in città, però, vive situazioni, soprattutto con persone fragili, che sono di estrema... Non fare questo significa non prendersi la responsabilità delle scelte.
Dico, allora, grazie alla Giunta, che con quattro anni di ritardo si è mossa, ma procediamo, ora, a un passo diverso.

PRESIDENTE

Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il PDL n. 198.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Lascio a verbale il voto favorevole perché mi esce l'App di Concilium. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PUNTO
7



PROPOSTA DI LEGGE STATALE DA TRASMETTERE AL PARLAMENTO NAZIONALE, AI SENSI DELL'ARTICOLO 121 DELLA COSTITUZIONE DAL TITOLO: "MODIFICHE AL DECRETO LEGISLATIVO 7 SETTEMBRE 2012, N. 155 (NUOVA ORGANIZZAZIONE DEI TRIBUNALI ORDINARI E DEGLI UFFICI DEL PUBBLICO MINISTERO, A NORMA DELL'ARTICOLO 1, COMMA 2, DELLA LEGGE 14 SETTEMBRE 2011, N. 148)" D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO. (PROGETTO DI LEGGE STATALE N. 33) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 90/2023)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Finco
Correlatrice: Consigliera Luisetto

PRESIDENTE

Continuiamo con l'ordine del giorno. Siamo al punto n. 7, PDLS n. 33.
Relatore il collega Finco. Prego.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Con la presente proposta di legge alle Camere si apportano modifiche al decreto legislativo del 7 settembre 2012, n. 155, il quale, unitamente al decreto legislativo del 7 settembre 2012, n. 156, ha riformato le circoscrizioni giudiziarie italiane in attuazione della delega conferita con il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148.
La riforma del 2012, infatti, ha operato la soppressione di diverse sedi di tribunale e delle relative Procure della Repubblica in tutto il territorio nazionale.
La Regione del Veneto ha visto coinvolte, oltre alla sede del tribunale di Bassano, anche le sedi distaccate di Cittadella, Este, Adria, Castelfranco Veneto, Conegliano, Montebelluna, Chioggia, Dolo, Portogruaro, San Donà di Piave, Pieve di Cadore, Legnago, Soave e Schio.
Già dal momento della sua entrata in vigore, però, la riforma ha subìto pesanti critiche per i risvolti pratici, che comportavano la chiusura di importanti presìdi di giustizia e del relativo apparato amministrativo.
Proprio per questo motivo, nel 2013 alcune Regioni ‒ l'Abruzzo, che è stato il promotore, ma anche il Piemonte, le Marche, la Puglia, il Friuli, la Campania, la Liguria, la Basilicata e la Calabria ‒ hanno promosso un referendum abrogativo per la parziale soppressione dei decreti legislativi n. 155 e n. 156.
Di conseguenza, la Corte costituzionale, con sentenza n. 12/2014, a seguire con sentenza n. 5/2015, dichiarò l'inammissibilità delle richieste referendarie, in sintesi, sia perché l'abrogazione, a seguito dell'eventuale accoglimento della proposta referendaria di una disposizione abrogativa, è inidonea a rendere nuovamente operanti norme che, in virtù di quest'ultima, sono già state espunte dall'ordinamento, sia per mancanza del requisito della necessaria omogeneità, atteso che i quesiti riguardavano la legge delega e l'intero testo dei due decreti legislativi attuativi, ovvero il n. 155 e n. 156 del 2012. Ciò in quanto se, da un lato, è vero che un nesso lega i tre testi legislativi sopramenzionati, tutti volti a comporre il nuovo disegno dell'organizzazione giudiziaria nelle sue varie articolazioni, al fine di semplificarlo e di alleggerirne i costi, dall'altro lato l'intervento del legislatore si sostanziava in un'architettura complessa, a fronte della quale, poiché la riforma è sottoposta all'abrogazione popolare come un aggregato indivisibile, l'elettore si troverebbe a dover esprimere un voto bloccato su una pluralità di atti e di disposizioni diverse, con conseguente compressione della propria libertà di scelta.
In concreto, l'eventuale accoglimento e la conseguente abrogazione della legge delega e dei due decreti relativi alla riorganizzazione della magistratura ordinaria e degli uffici del Giudice di Pace, da un lato, non avrebbero consentito una compiuta espressione della reale volontà dell'elettore e, dall'altro, avrebbero determinato un vuoto normativo non colmabile in via interpretativa.
La concentrazione dell'attività giurisdizionale presso i capoluoghi di Provincia e la conseguente soppressione delle sedi decentrate ha, infatti, reso più gravoso l'accesso alla giustizia, anche a causa, molto spesso, della conformazione ed estensione territoriale. Si aggiunga che l'attuata riforma, che ha come presupposto il contenimento della spesa pubblica e una migliore organizzazione territoriale degli uffici, non ha prodotto né una minore spesa, né una migliore resa soprattutto in termini di accelerazione dei processi giudiziari.
Tra gli impatti più importanti vi è quello patito dal Tribunale di Vicenza, che si è visto costretto ad assorbire sia la propria sezione distaccata di Schio, un territorio di circa 200.000 abitanti, sia tutti gli uffici del Giudice di pace della Provincia, sia il Tribunale bassanese, raggiungendo il numero di 860.000 abitanti per Tribunale rispetto a quello medio previsto di 300.000. Oggi, infatti, i tempi di attesa per una causa di primo grado sfiorano i nove anni, contro i sette del 2010 e contro i due dell'ormai ex Tribunale del Grappa.
Comprensibile quindi il forte contraccolpo derivato da tali chiusure, che hanno danneggiato un'area, quella del distretto produttivo della Pedemontana veneta, tra le più rilevanti dal punto di vista industriale. Si stima infatti che in tale territorio insistano circa...

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, se vuole continuare la discussione precedente, vada fuori. Grazie.
Prego, collega.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Si stima, infatti, che in tale territorio insistono circa 50.000 imprese, che contribuiscono a produrre il 10,6% della ricchezza del nostro Veneto, un territorio che è per il 40% ovviamente in zona montana, rappresenta il 2% dell'export nazionale e ha un numero di imprese pari a 26,6 per chilometro quadrato: un numero veramente importante anche rispetto alla media nazionale, che è di 17 imprese per chilometro quadrato. Ha quattro distretti industriali e ha sei aree ad elevata specializzazione manifatturiera, creando un valore aggiunto di circa 14 miliardi di euro.
Da qui la proposta di ripristinare un servizio evidentemente essenziale per i cittadini, che ha portato ad una mobilitazione collettiva e la contestuale creazione di un comitato, che ringrazio, perché se oggi, dopo 11 anni, siamo ancora qui a parlare del Tribunale della Pedemontana è grazie al lavoro che ha fatto questo comitato, che non ha mai mollato, ma ha sempre sensibilizzato il territorio e le varie realtà economiche e sociali al fine di chiedere giustamente il ripristino di questo importante presidio di giustizia.
A fianco dei promotori, poi, si sono posti diversi amministratori locali: prova ne è l'indizione da parte del Comune di Bassano del Grappa di diversi incontri territoriali. Ad oggi già 68 Sindaci, unitamente ai rispettivi Consigli comunali, hanno aderito a tale iniziativa, approvando provvedimenti ad hoc per manifestare il proprio indirizzo. Comuni questi che rappresentano un totale di quasi 500.000 abitanti suddivisi nelle Province di Vicenza, Treviso e Padova.
Non solo. Vi sarebbero anche dei benefici da un punto di vista ambientale ed economico a seguito dell'apertura di un Tribunale della Pedemontana. Basti pensare che ciò garantirebbe il riutilizzo di una struttura in disuso come l'edificio denominato Cittadella della Giustizia: un'opera di 11.000 metri quadri, già ultimata e collaudata, per un costo complessivo per le casse dello Stato di circa 20.000.000 di euro, destinata a servire 75 Comuni, 500.000 abitanti, appartenenti attualmente ai Fori di Vicenza, Padova Treviso, che troverebbero una più vicina allocazione nell'area pedemontana, nel rispetto dell'articolo 5 della Costituzione, ovvero, nel più ampio decentramento amministrativo dei servizi che dipendono dallo Stato.
Un Tribunale, quello della Pedemontana, favorito da una ramificata linea di infrastrutture ferroviarie e stradali, quali la Superstrada Pedemontana Veneta, di nuova realizzazione, che permettono un rapido accesso al territorio e al Comune di Bassano del Grappa anche ai soggetti fuori Provincia.
Ove ripristinato, il plesso giudiziario si identificherebbe come un Tribunale di area perché andrebbe a soddisfare il fabbisogno dei Comuni limitrofi. Questo, secondo me, rappresenta anche un modello di come gestire i servizi: stiamo parlando infatti di un Tribunale che sorgerebbe in un'area trasversale, fra tre Province, che hanno tutta una serie di collegamenti, economici, infrastrutturali e viari; quindi, in una logica di territorio che guarda anche al di fuori dei confini provinciali, perché oggi i Tribunali sono strutturati su scala provinciale.
La stessa Regione del Veneto, che non ha mai abbandonato questa battaglia del territorio – fin dai primi giorni il presidente Zaia ha manifestato più volte la sua volontà di sostenere questa battaglia, questa iniziativa – con deliberazione della Giunta regionale n. 1721 del 1° dicembre 2015 e successiva risoluzione del Consiglio regionale del 12 gennaio 2016 ha aderito al progetto di istituzione della nuova circoscrizione del Tribunale della Pedemontana Veneta.
La presente proposta di legge, che riprende quella già depositata dalla Regione Lombardia, segue a quelle presentate anche dalle Regioni Abruzzo, Toscana, Sicilia, Marche, Calabria, Campania e vuole quindi modificare il sistema delineato dal decreto legislativo n. 155 del 2012.
In particolare, l'articolo 1 prevede le finalità, l'articolo 2 introduce l'articolo 8-bis del decreto legislativo n. 155 del 2012 e conferisce la possibilità alle Regioni di richiedere al Ministero della Giustizia, mediante apposite convenzioni, il ripristino del servizio delle funzioni giudiziarie nelle sedi soppresse, o la costituzione di nuovi Tribunali e delle relative Procure, sempre che il nuovo circondario abbia una popolazione residente di almeno 100.000 abitanti.
Al fine di salvaguardare i procedimenti pendenti si dispone che gli stessi rimangano incardinati presso l'ufficio giudiziario territorialmente competente alla data antecedente a quella di entrata in vigore della legge. Sono inoltre a carico della Regione le spese di gestione e manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza delle strutture. Viceversa, rimangono a carico dello Stato le spese relative alle retribuzioni dei magistrati e del personale amministrativo e di polizia giudiziaria.
È conferito poi al Ministero della Giustizia il termine di cento giorni per la riformulazione o la determinazione delle piante organiche dei Tribunali ordinari e delle Procure della Repubblica ripristinati o istituiti. Sono conseguentemente oggetto di adeguamento la tabella A allegata al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 55, la tabella A allegata al Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12, la tabella A allegata alla legge del 26 luglio 1975, n. 354, e la tabella N allegata al decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1951, n. 757.
L'articolo 3 prevede l'abrogazione del comma 4 bis dell'articolo 8 del decreto legislativo 155 del 2012, così come introdotto dall'articolo 1, comma 397 della legge 27 dicembre 2013, n. 147, il quale prevedeva la possibilità di stipulare apposite convenzioni tra il Ministero della Giustizia e le Regioni o le Province autonome al fine di utilizzare gli immobili adibiti a servizio degli uffici giudiziari periferici e delle sezioni distaccate soppresse per l'esercizio di funzioni giudiziarie nelle relative sedi, con spese di gestione e manutenzione degli stessi e di retribuzione del personale di servizio a carico del bilancio regionale. Tale articolo è superato dall'introduzione dell'articolo 1, comma 4 della presente proposta di legge statale.
L'articolo 4 prevede la clausola di invarianza finanziaria.
Nella seduta del 14 giugno del 2023 la Prima Commissione consiliare ha proceduto a illustrare l'articolato. Il 5 giugno 2023 lo ha esaminato e lo ha approvato con il voto favorevole dei rappresentanti consiliari di Zaia Presidente, Liga Veneta per Salvini Premier, Veneto Autonomia, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Si sono astenuti i rappresentanti dei Gruppi consiliari Partito Democratico ed Europa Verde.
Vedete che con questo testo per la terza volta torniamo a parlare di Tribunale della Pedemontana. Vuol dire che è un argomento al quale tiene molto anche la Regione del Veneto. Io ringrazio innanzitutto i capigruppo Villanova e Soranzo per aver sostenuto questo importante progetto di legge, ma è un sostegno che viene dato anche a un intero territorio. Un territorio che va al di là dei colori politici perché si sono schierati tutti a favore, dalla destra alla sinistra e qualcuno che magari qualche anno fa aveva delle perplessità oggi sostiene in maniera decisa questo progetto di legge proprio perché c'è la necessità di migliorare i tempi della giustizia sul nostro territorio.
Di progetti di legge statale ne abbiamo visti diversi nel corso di questa legislatura e spesso diciamo: eh, ma poi i progetti di legge statale vengono messi nel cassetto e poi chissà che fine faranno. Invece, già era iniziata una discussione nella passata legislatura, a livello parlamentare, con il Presidente della Commissione Giustizia del Senato Ostellari. Da febbraio dello scorso anno, proprio su sua volontà, sono partiti una serie di incontri a livello locale, dove abbiamo incontrato nuovamente tutti i Sindaci del territorio, i Presidenti delle Province, che su Vicenza e Padova non rappresentano una specifica parte politica, ma rappresentano la casa dei Comuni, quindi con colori anche diversi. Abbiamo incontrato tutte le categorie economiche, a livello locale e a livello regionale; abbiamo incontrato i sindacati, abbiamo incontrato gli ordini professionali, abbiamo contattato, praticamente, tutte le realtà associative, imprenditoriali e politiche del nostro territorio e tutti si sono dimostrati a favore, tranne, va beh, i tre Ordini degli Avvocati di Vicenza, Padova e Treviso. Loro, ovviamente, legittimamente, hanno espresso le loro perplessità. Però qua siamo di fronte a un territorio che rappresenta, comunque, piaccia o no, 500.000 abitanti, più di 50.000 imprese; un territorio che è tra i più produttivi a livello nazionale e che ha tutta la volontà di chiedere il ripristino di questo importante presidio di giustizia, anche perché, ricordiamocelo, da 11 anni abbiamo una Cittadella della Giustizia in completo stato di abbandono, dove, come ho ricordato prima, lo Stato ha investito più di 20.000.000 di euro e siccome lo stabile è di proprietà del Comune e l'investimento l'ha fatto il Ministero, è giusto anche trovare una soluzione il prima possibile, altrimenti saremmo di fronte all'ennesimo spreco di denaro pubblico.
La Regione del Veneto, con l'approvazione di questo documento, chiude un percorso a livello locale. Dopodiché la palla passerà a livello governativo e a livello anche parlamentare. So che è iniziata anche l'analisi del testo delle altre Regioni; anche qua ci sono Regioni di destra e di sinistra.
Poi il Governo farà una proposta di revisione giudiziaria. So che c'è la problematica relativa al personale e questo sarà uno dei temi che verranno, ovviamente, affrontati, però è giusto che il territorio dia un indirizzo. A livello locale l'hanno già dato, ora lo diamo a livello regionale e poi la palla passerà allo Stato, speriamo per una risposta positiva a questa che è un'esigenza non tanto di fare un piacere a un territorio, piuttosto che a un altro, ma per rendere più agevole, ovviamente, il sistema giustizia a cittadini e imprese. Ripeto, imprese che oggi, anche per investire, hanno bisogno di una giustizia veloce e non dove ci si impiega dieci anni per una semplice causa.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il progetto di legge in esame, di rilievo nazionale ma d'iniziativa regionale, interviene sulla riforma della cosiddetta geografia giudiziaria per provare ad introdurre una disciplina finalizzata al ripristino degli uffici giudiziari soppressi.
Il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, ha infatti predisposto una nuova organizzazione dei Tribunali ordinari e degli uffici del Pubblico Ministero e, unitamente al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 156, ha riformato con legge delega le circoscrizioni giudiziarie italiane. Si è trattato insomma di una vera e propria riforma, quella del 2012, portata avanti dalla ministra Severino, che ha operato la soppressione di trentun sedi di Tribunale e delle relative Procure della Repubblica, e di tutte le 220 sezioni distaccate di Tribunale in tutto il territorio nazionale. Questa grande operazione di riforma della geografia giudiziaria nazionale è avvenuta mantenendo ovviamente tutto l'organico, che è stato ricollocato e riorganizzando.
I principi e i criteri direttivi della riforma, che sono contenuti all'articolo 1 della legge, sono, penso io, ormai noti a tutti: la riduzione del numero degli uffici giudiziari di primo grado, la ridefinizione, attraverso criteri oggettivi e omogenei, della presenza dell'assetto territoriale degli uffici giudiziari, anche al fine di razionalizzare il servizio giustizia nelle grandi aree metropolitane, la riorganizzazione territoriale degli uffici inquirenti, la soppressione, appunto, delle sedi distaccate, il riequilibrio delle competenze territoriali, demografiche e funzionali, il trasferimento automatico dei magistrati e del personale amministrativo dei Tribunali e delle Procure soppresse negli organici delle nuove funzioni trasferite, la riorganizzazione degli uffici del Giudice di Pace. Il tutto, ovviamente, ripensando e tornando con la mente alla fase storica del 2012 e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anzi, semmai con qualche risparmio, figlio appunto della riorganizzazione. Erano gli anni in cui l'Italia era sottoposta al giudizio complicato dell'Unione europea, a un passo dal fallimento della finanza pubblica.
In questa ingente operazione di riscrittura della geografia giudiziaria nazionale, la Regione Veneto ha visto coinvolte le sedi di Bassano del Grappa, Cittadella, Este, Adria, Castelfranco Veneto, Conegliano, Montebelluna, Chioggia, Dolo, Portogruaro, San Donà di Piave, Pieve di Cadore, Legnago, Soave e Schio. Tutte sedi territoriali chiuse con la riorganizzazione del 2012.
La questione sembrava archiviata nell'ambito della spending review e della nuova organizzazione della giustizia italiana, ma oggi, su spinta di alcuni territori, sembra che il ministro Nordio intenda valutare una revisione dell'assetto paventando – siamo alle dichiarazioni, per ora – la possibile riapertura di sedi giudiziarie soppresse e l'eventuale rimodulazione delle relative competenze territoriali.
Tanto che oggi al Senato la discussione è già cominciata: è da diversi mesi che la Commissione Giustizia del Senato si confronta sui progetti di legge d'iniziativa parlamentare e d'iniziativa regionale, in cui ciascuna Regione avanza le proprie richieste di apertura: l'Abruzzo, la Calabria, la Toscana, la Lombardia, la Puglia e molte altre Regioni. Oggi, con questo PDLS intende, anche la Regione del Veneto, accodarsi alle richieste di tante altre Regioni sullo stimolo, sulla spinta delle dichiarazioni del ministro Nordio.
Tutti i testi presentati sono già confluiti – del resto, sono tutti uguali i testi presentati, le necessità di Bassano sono uguali a quelle del tribunale calabro, o dell'Abruzzo – in un unico testo base su cui la Commissione Giustizia del Senato sta ragionando. Sono stati già inseriti nel Collegato alla legge di bilancio 2022, e sono già stati inseriti nel Documento di economia e finanza licenziato già dal Consiglio dei ministri.
La Calabria, quindi, vorrebbe riaprire il Tribunale di Corigliano-Rossano; l'Abruzzo sta tentando di scongiurare la chiusura dei Tribunali di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano, e così tutti gli altri territori, tutte le altre Regioni hanno la necessità di garantire alcuni presìdi.
Anche il Veneto vuole provare ad incassare qualcosa potendo contare su un Guardasigilli veneto e su un Sottosegretario alla giustizia addirittura iscritto alla Lega: se non lo riaprite stavolta il Tribunale di Bassano non so quando riuscirete ad aprirlo.
Riemerge anche la richiesta, che arriva in questo Consiglio regionale, partita una decina di anni fa, per la riapertura del Tribunale di Bassano, per rappresentare il territorio vasto dell'Area Pedemontana, che potrebbero riutilizzare le strutture dell'edificio Cittadella della Giustizia, oggi in disuso, destinata a servire 72 Comuni, 500.000 abitanti, coinvolgendo Comuni oggi appartenenti ai Fori di Vicenza, di Padova e di Treviso. Questa è la discussione. La richiesta nasce dal territorio, adesso va di moda dire così, quindi nasce dal basso, dal territorio. Si fonda però principalmente sulla volontà di rivedere l'assetto geografico della giustizia e, come altre Regioni, anche il Veneto chiede la riapertura di alcuni Tribunali minori. Appunto noi chiediamo la riapertura del Tribunale di Bassano sulla base del principio di prossimità, diceva il relatore Finco. Una scelta politica legittima, un principio politico legittimo, che deve essere compiuta però, a mio giudizio, nella piena consapevolezza delle implicazioni e delle eventuali conseguenze concrete che questa scelta politica potrebbe produrre.
Sulle opportunità della riapertura del Tribunale della Pedemontana ha già detto il relatore. Io le condivido, quindi mi limito... La congestione del Tribunale di Vicenza, il coinvolgimento del territorio trasversale, le richieste dal territorio, dal basso, importanti, una struttura già pronta di proprietà del Comune. Non so perché non la stia riutilizzando, però c'è e quindi vediamo se riusciamo a farla funzionare con il compito per cui era stata pensata.
Capiamoci però su cosa significa e quanto io credo questa discussione, perlomeno a livello di Consiglio regionale. A differenza delle discussioni che avvengono nei Consigli comunali, che sono chiamati a rappresentare sì le istanze di un singolo territorio, noi dovremmo avanzare una proposta al Parlamento che prova ad avere una lettura quantomeno di rango regionale rispetto, perché no, alla geografia giudiziaria della nostra Regione.
Prima questione, relatore Finco: il territorio, è una richiesta che nasce dal territorio. Sappiamo benissimo che l'area del bassanese spinge da oltre un decennio, anche attraverso i suoi amministratori locali, attraverso le imprese del territorio, per vedere realizzata questa opportunità. Se vogliamo essere seri dobbiamo anche dire che ci sono altri territori che esprimono invece molte perplessità. Penso al territorio di Castelfranco, che ha detto e ha avanzato dubbi sul fatto che un territorio in Provincia di Treviso si vedrebbe spostata la competenza giudiziaria sotto un'altra Provincia; la Provincia di Padova, il Foro di Padova, che anziché avere un unico riferimento nel Tribunale del Comune di Padova verrebbe divisa con alcuni territori che vanno da una parte e altri vanno dall'altra. Ma anche diciamo – ma su questo torno dopo – la città di Vicenza.
Ovviamente ogni territorio vorrebbe, anche dal punto di vista dei servizi giudiziari, avere una certa geografia. Io non ho pregiudizi. Non ritengo che i confini provinciali siano intangibili. Mi chiedo però una cosa e non la chiedo al relatore Finco ma all'Aula: mi piacerebbe sapere, rispetto alla proposta che ci viene avanzata oggi, cosa resta, in quest'Aula, della discussione che abbiamo fatto sette giorni fa sul riordino territoriale della Regione del Veneto, in cui voi ci avete spiegato che i servizi e le funzioni della Regione devono essere riorganizzati in maniera innovativa da questa Giunta attorno ai territori provinciali e attorno agli ATS. O facciamo la ATS della Pedemontana, che si prende un pezzo dell'Alta Padovana, un pezzo di Conegliano e il bassanese e allora vi seguo perché ha un senso. Ma mi avete spiegato che dovete riorganizzare il territorio del Veneto attorno ad ambiti omogenei e dopo sette giorni mi spiegate che, per le funzioni giudiziarie, c'è un altro ambito diverso che vi inventate oggi e si chiama Pedemontana. Ma va bene. Anche qua io non esprimo un giudizio. Dico che, a mio modo di vedere, in politica molto spesso serietà fa rima con coerenza; credibilità nell'avanzare una richiesta fa rima anche con capacità di tenere quella richiesta dentro una lettura più complessiva che va oltre le richieste del territorio bassanese.
Torno al tema del territorio. Io penso che non possiamo in questa sede non riportare i timori, che io ritengo purtroppo fondati, dei vicentini che vedono, dietro a questa operazione, il rischio concreto di vedersi sottrarre dell'organico oggi in servizio al Tribunale di Vicenza, perché è evidente che il Tribunale della Pedemontana sarebbe una sede distaccata del Tribunale di Vicenza e il rischio è che del personale giudicante e amministrativo possa essere trasferito nel nuovo Tribunale di Bassano.
Lo definisco un rischio concreto perché tutta questa discussione senza un impegno vero, che oggi non si vede, sul fronte dell'incremento di organico per la giustizia italiana fa che qualsiasi decisione noi assumiamo non ha senso, non ha valore.
La questione è legata, infatti, ai costi di gestione e la persistente scopertura di organico di magistrati e personale amministrativo nei Tribunali già esistenti è un dramma di questo Paese e il Ministro della Giustizia, Nordio, al netto delle dichiarazioni stampa, non ha ancora messo in atto nessuna procedura di assunzione, di estensione dell'organico dei magistrati e del personale amministrativo. Del resto, questa stessa norma che lei ci sottopone, così come i suoi omonimi abruzzese, calabro e siciliano, è una norma a invarianza finanziaria. Allora, come faccio a riempire di personale un Tribunale in più se non spendo soldi in più per il personale che là ci deve andare a lavorare? Lo dico perché capisco il senso politico dell'operazione, ma ritengo che non sia giusto prendere in giro i cittadini.
Faccio un esempio che riguarda la nostra Regione e rispetto al quale mi sarebbe interessato aprire una discussione dentro questo Consiglio regionale: la Corte d'Appello di Venezia. La carenza di cancellieri esperti raggiunge il 69,2%, quella degli assistenti giudiziari è del 37,8%. Nei Tribunali la situazione è addirittura peggiore. Quello dei minori di Venezia, carenza di assistenti giudiziari per il 33,3%, arriva all'80% la carenza di esperti cancellieri. Al Tribunale di Venezia la carenza di assistenti giudiziaria è del 41,8%. Sono questi i numeri che spiegano l'allungamento dei tempi dei procedimenti dentro i Tribunali, non i chilometri di distanza che mi separano da casa mia al Tribunale. La situazione è drammatica a livello regionale. Di assistenti giudiziari ne manca il 40% a Padova, il 36,8% a Rovigo, il 35% a Treviso, il 31,9% a Vicenza, il 27,8% a Belluno, il 27,1% a Verona e potrei continuare così. Potrei raccontarvi di quanti Giudici di pace mancano. Non c'è alcun assistente giudiziario a Conegliano.
Potrei raccontarvi di quanto la giustizia di prossimità, relatore Finco, non si fa costruendo un palazzo di giustizia vuoto, senza cancellieri, senza magistrati e senza personale amministrativo. I servizi ai cittadini vanno garantiti con serietà, occupandosi certo di Bassano, di Padova, di Venezia e di Treviso, ma sapendo che la prossimità si deve costruire dappertutto, prestando attenzione in particolare alle sedi disagiate, garantendo investimenti adeguati sul trasporto pubblico e - approfitto della presenza della vicepresidente De Berti - sulla viabilità, garantendo l'innovazione e le connessioni su tutto il territorio. Solo per citare alcuni piani che non sono trattati nella discussione di oggi.
Da lungo tempo gli uffici giudiziari nazionali e di questa Regione scontano un'acuta gravissima sofferenza che oggi ha raggiunto picchi e vette mai viste, e ripeto, il ministro Nordio, a parte venire a Venezia e sottoscrivere protocolli... Ma abbiamo capito che il Presidente della Regione del Veneto è l'esperto dei protocolli: lui sottoscrive i protocolli, poi rimangono protocolli.
La situazione dell'organico dei Tribunali di questa Regione è inaccettabile. Se la prossima volta viene il ministro Nordio, spiegategli questa cosa: che faccia qualcosa di utile.
Aggiungo: come si tiene, relatore Finco, l'ipotesi della creazione di un nuovo palazzo di giustizia nel cuore economico – ce l'ha spiegato lei – della nostra regione? Con la carenza del personale.
La Procura di Vicenza, per citare un esempio, da luglio avrà a disposizione nove sostituti sui quindici previsti in organico: ma di cosa stiamo parlando? Quali nuovi Tribunali vogliamo aprire con questi numeri? Dove e con che personale intendete riempirli?
Il Governo Meloni, su questo, dopo più di un anno, non ha dato un segnale che sia uno. A leggere le dichiarazioni del Ministro dell'Economia Giorgetti, rispetto alle disponibilità economiche e finanziarie di questo Governo per il prossimo anno, dubito che sarete in grado di incrementare gli organici dei Tribunali e dei Palazzi di giustizia. Il gioco delle tre carte, a un certo punto, quando si passa dall'opposizione al Governo, finisce.
Chiudo velocemente. Si può certamente dire, relatore Finco, che in un mondo perfetto sarebbe preferibile avere il Tribunale sotto casa, vicino alla nostra sede, vicino alla nostra impresa, purché ci sia il personale adeguato, e perché bisogna bilanciare i valori tra la prossimità e i valori legati alla qualità dell'amministrazione della giustizia.
Nel Paese dei mille campanili vale tutto, inclusa la possibilità non neutra, dal punto di vista del consenso elettorale, di avvicinare il Foro locale alla propria impresa o alla propria casa: ma siamo sicuri che un Tribunale vicino alla propria abitazione e alla propria casa, è sufficiente per garantire il presidio di legalità e il diritto alla giustizia dei cittadini di questa regione? Quanto la prossimità coincide con la giustizia?
Vi faccio alcuni esempi: ormai, tutte le democrazie moderne che si fondano su un'idea condivisa di giustizia stanno percorrendo la strada della specializzazione degli organi giudicanti. Lo abbiamo visto col PNRR, che finanzia la qualificazione dei giudici dei procedimenti fallimentari, specificandoli; lo abbiamo visto con i giudici del lavoro; il nuovo giudice per la famiglia avrà una competenza specifica.
I fatti di aggressione, molestie e violenza contro le donne di quest'estate e le conseguenti pronunce dei tribunali ci dimostrano quanto servirebbe specializzare i giudici che si devono occupare di decidere sulla violenza contro le donne. Ormai tutta la giustizia europea si sta orientando verso l'incremento delle competenze e della specializzazione dei giudici.
A fronte di una carenza di organico strutturale come questa, quanti giudici servono nel tribunale di Bassano che siano in grado sia di decidere con serietà sulla causa di condominio che sulla grande causa che coinvolge imprese di diritto, magari, internazionale? Può lo stesso giudice essere capace sia di risolvere la lite di condominio, ma anche di giudicare il diritto internazionale e finanziario? Mi chiedo quanto il concetto di giustizia di prossimità stia dentro il concetto di giustizia assoluta, cioè di avere una persona competente che giudica quello che devi fare.
E poi, e chiudo davvero, la prossimità è necessaria per i luoghi che davvero rendono faticoso raggiungere il tribunale o per i luoghi collegati con una superstrada al tribunale più vicino, che sia Vicenza, Padova o Treviso? Se mi aveste detto di fare un tribunale a Belluno, dove davvero non c'è modo di arrivare... Se per fare da Feltre a Belluno serve un'ora e mezza, uno ci pensa. Ma proprio lei mi dice che Bassano è al centro delle grandi infrastrutture venete. Quindi, non mi pare sia un luogo disagiato. Lo dico perché non le possiamo riaprire tutte. Dobbiamo scegliere quali riaprire. Io non capisco perché Bassano sì, Chioggia no, Dolo no, Portogruaro no. Perché? Se mi convincete che Adria... Chiudo davvero, Presidente. Se mi convincete che per questo Consiglio regionale la prossimità della giustizia è fondamentale a Bassano e non a Chioggia, io non ho problemi. Me lo dovete spiegare. Non ho capito perché Bassano sì e Cittadella no. Guardo il consigliere Pan, che so che ci terrebbe al tribunale.
Chiudo davvero. Ci sono tante questioni dietro questo progetto di legge statale. Credo che noi, al netto di fare da cassa di risonanza, da catena di trasmissione dei 68 amministratori di Bassano, dovremmo rappresentare tutti gli amministratori della Regione del Veneto e dovremmo mettere sullo stesso piano il bisogno di giustizia di prossimità che hanno tutti i cittadini del Veneto. Oggi, con la proposta che ci sottoponete, io non ho capito se esaudiamo questo impegno che noi abbiamo con i cittadini di tutta la regione.
Se poi, invece, mi dite ‒ chiudo davvero, e mi rivolgo al relatore ‒ che questo progetto di legge statale, in realtà, serve solo per mettere una bandierina in Senato, in modo che, quando Nordio dovrà promettere un po' di sedi distaccate, ne prometterà una all'Abruzzo, una al Veneto, una alla Campania, e allora meglio avere Bassano, allora non discutiamo dei problemi della giustizia, facciamo finta di non essere al Governo e di non avere un Guardasigilli veneto, e va bene tutto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Adesso sospendiamo i lavori. La ripresa è prevista per le ore 14.30.
La Seduta è sospesa alle ore 13.08
La Seduta riprende alle ore 14.44

PRESIDENTE

Colleghi, possiamo riprendere i nostri lavori.
Siamo in discussione generale. Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan. Prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Vedo che l'argomento è molto sentito. Va bene, ascolteranno via etere.
Su questo argomento, intanto, si sono già espressi sia il relatore, il collega Finco, che la collega Camani. È chiaro che qui c'è un territorio, territorio che qualcuno conosce poco bene, visto che sostiene che da Feltre a Belluno ci vuole un'ora e mezza...

PRESIDENTE

Lasciamo parlare chi sta intervenendo, perché dà fastidio quando succede a noi.
Prego, collega.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

è il collega Zanoni che mi disturba, pensando al calendario della caccia, immagino.
Dicevo, c'è un territorio, che è quello Pedemontano, un territorio che comprende la Valsugana in gran parte, il Bassanese, l'Asolano, quindi Castelfranco Veneto, ma anche l'Alta Padovana – tutti sanno che io sono di Cittadella –, e sappiamo come sia stata una sofferenza per noi, che ci consideriamo da millenni ormai una presenza storica nel territorio della nostra Provincia, la chiusura di due importanti funzioni, che sono state quelle del tribunale, che, ahimè, purtroppo è stato accorpato, come tanti tribunali territoriali, in quello di Padova, e quelle della Camera di commercio, questione che magari affronteremo successivamente, se più avanti arriveremo alla mozione che tratta proprio questa tematica. Quindi, stiamo vedendo uno Stato che, poco alla volta, sta sottraendosi dai territori, per accentrare le funzioni ai cittadini, alle imprese, a chi comunque lavora sulla nostra area in posti che, spesso e volentieri, sono posti angusti, molto difficili da raggiungere, anche lontani. C'è il collega di Chioggia. Io capisco anche gli altri territori. Ma anche noi, che siamo schiavi della strada statale 47, per andare da Bassano a Padova ci impieghiamo un'ora e mezza, lungo una strada in cui c'è una concentrazione di imprese che in Veneto penso non ci sia da nessun'altra parte.
Se andiamo a vedere il numero di imprese da Bassano – c'è anche l'assessore Lanzarin – a Cittadella, a Castelfranco, il Quadrilatero, l'ex Esagono, metto dentro anche Marostica e Asolo (per chi si ricorda di questo progetto), se andiamo a vedere la concentrazione di cittadini, di abitazioni, di imprese, di artigiani che c'è in questo territorio, ci si rende conto che portar via certi servizi a questo territorio significa allungare i tempi, significa disturbare i cittadini, significa che i cittadini devono fare strada e perdere giornate di lavoro e, di conseguenza, economie proprie per spostarsi per andare al tribunale di Padova. Tra l'altro, il tribunale di Padova, come quello di Vicenza, è in centro città, quindi è anche difficilmente raggiungibile, oltre al parcheggio e a tutte le altre cose. Lo stesso dicasi per il tribunale di Treviso: da Castelfranco a Treviso ricordo che sono circa quaranta chilometri. Quindi, chi conosce bene questo territorio capisce una funzione di questo tipo quanto importante sia.
A me piace anche il nome di questo posto, che si chiama Cittadella della Giustizia. Almeno ci consoliamo, noi di Cittadella, che resta il nome, perché quanto al resto ci hanno portato via tutti e tutto. Almeno è rimasto quello. Tra l'altro, il sottoscritto fa parte anche del Comitato promotore, insieme a tanti Sindaci dell'Alta Padovana, e su questo tema sono state fatte, come qualcuno ha ricordato, anche diverse iniziative di incontro, grazie al nostro Sindaco di Bassano, Elena Pavan, insieme al nostro Sottosegretario alla giustizia, Andrea Ostellari, che hanno riunito Sindaci più volte, hanno riunito categorie economiche di ogni ordine e grado, tra cui anche CGIL, CISL e UIL, che hanno sottoscritto quel protocollo. Collega Montanariello, l'hanno firmato anche i sindacati. Gli stessi Sindaci, ben 70 Sindaci, l'hanno firmato e sottoscritto, oltre, naturalmente, alla Regione e al nostro Presidente. E tra questi Sindaci – vorrei ricordarlo alla nostra Capogruppo del PD – ci sono anche quelli del PD. Ci sono anche molti Sindaci del PD, anche della Valsugana.
Mi viene in mente il compagno Mauro Migliorini – ci conosciamo da tanti anni – di Asolo. È un ciclista, che tutti sanno viene spesso anche a Cittadella a farsi i suoi giri in bicicletta. Ma anche qui, seduta in mezzo a noi, c'è una collega, ex Sindaco di Nove, Chiara Luisetto, che ha sottoscritto e firmato questo protocollo, giustamente, perché fa parte di questo territorio. Quindi, o vi mettete d'accordo tra di voi, oppure diteci cosa dobbiamo fare. Del resto, è chiaro che anche da un punto di vista politico ci sono tanti problemi, ma naturalmente i Sindaci, di qualsiasi colore essi siano, hanno a cuore i propri territori, le proprie imprese, le proprie attività. Si è parlato, quindi, di quanto importante sia avere un nuovo tribunale, dato che non parliamo dei 100.000 abitanti previsti per legge, ma di 500.000 abitanti. Quindi, ci vorrebbero addirittura cinque tribunali per soddisfare le esigenze del nostro territorio.
Capisco, i soldi, mi fa segno la collega. Sappiamo bene come il nostro Stato sia indebitato per 3.000 miliardi. Abbiamo un buco enorme, per cui ormai uno in più o uno in meno non importa. Tuttavia, i soldi sarebbero molto facili da trovare, se ci fosse la volontà, come il personale. Se lo Stato risparmia qualche pieno di nave o su qualche altra attività, con aerei eccetera, per andare magari a tirar su gli immigrati fin fuori dal porto di Sfax, in Tunisia, magari trova i soldi anche per finanziare questo nuovo tribunale. Tra l'altro, ricordo che la struttura edile è già pronta da un bel pezzo.
Noi abbiamo contrari a questo progetto sapete solo chi? Gli Ordini degli avvocati, quegli stessi avvocati, i baroni, la casta della giustizia, come quella della medicina, che, guarda caso, sfruttano centinaia di giovani laureati in giurisprudenza nei loro studi a scrivere le loro cose per 300, 400, 500 euro al mese. Sai quanti, risparmiando magari su qualche pieno di motonave che va in Tunisia, ne assumiamo facendo concorsi a questi ragazzi, che sono bravissimi, laureati nelle migliori università, tra cui Padova, che è un'eccellenza in giurisprudenza? Quindi, collega Camani, mi stupisce che lei difenda la casta degli avvocati di Padova, lei che è figlia del popolo. Magari non conosce il territorio, perché in mezz'ora si va da Feltre a Belluno in autostrada. Belluno ha l'uscita autostradale. Magari se, invece di stare ad Abano, frequenta un po' più l'alta... Magari la invito io. Venga a visitare la nostra bella Alta Padovana, se ci passa ogni tanto. Sa quanti cancellieri di tribunale potremmo assumere, quanta gente farebbe i concorsi? Io spero che il ministro Nordio li faccia, che il sottosegretario Ostellari metta mano a questa legge.
Sono d'accordo su una cosa con lei: ci vuole la specializzazione. Quella sì. I giudici devono essere specializzati. Abbiamo avuto tanti di quegli esempi di giudici o magistrati – non faccio nomi, Di Pietro, ad esempio – che poi hanno fatto politica, che hanno fondato partiti, che hanno fatto di tutto in questa nostra povera società. Quindi, la specializzazione è giusta. Ci vogliono sicuramente giudici preparati, giudici che siano specializzati, giudici che sappiano anche condannare velocemente. Del resto, i nostri cittadini sono stanchi di vedere criminali che rubano, che uccidono, che stuprano le nostre donne, che entrano nelle nostre case. Abbiamo visto a San Fior ultimamente episodi molto gravi di rapine violente. Per non parlare dei femminicidi. Proprio oggi c'è stato un altro femminicidio a Roma. Non so se avete visto il telegiornale. Guarda caso, questo femminicida era un marocchino. L'altro giorno è accaduto a Bolzano, e a uccidere una ragazza è stato un turco. L'altro giorno quei due che hanno impiccato una povera ragazza erano due romeni. Me li ero segnati. Ho una lista così lunga che potrei stare a elencarveli fino a domani mattina. Ecco, a uccidere una tabaccaia l'altro giorno è stato un altro marocchino. E andiamo avanti con tutta questa gente che stiamo importando dalle coste tunisine, dal Nord Africa, consumando un sacco di milioni al giorno – lo ripeto, un sacco di milioni al giorno – per andare a prenderli in mezzo al mare. Anzi, gli forniamo di tutto e di più appena arrivano o addirittura li portiamo, con i ponti aerei, negli alberghi di tutte le nostre città.
Mi chiedo, allora: quanti milioni risparmieremmo se bloccassimo tutto questo? Quanti milioni potremmo investire sulla giustizia? Sarebbe veramente bello – ci sono esempi tangibili negli Stati Uniti, in Canada, in Australia – che la giustizia fosse giustizia. Da noi purtroppo non accade a chi ha stuprato, ha ucciso, ha rubato, ha rapinato – proprio l'altro giorno a Sainz hanno scippato l'orologio, ed erano tre di loro, anche quelli, tre ragazzini, che vediamo davanti alla stazione di Milano tutti i santi giorni e tutte le sante notti – che queste persone siano condannate da una giustizia vera, da una giustizia veramente giusta, da una giustizia che li tenga in carcere, e non li molli il giorno dopo perché un giudice gli dà immediatamente i domiciliari.
Guardi, noi della Lega sappiamo benissimo che giustizia vogliamo. Io spero che veramente il ministro Nordio, che è un veneto e che ha le idee chiare in questo senso, ci dia una mano sul tribunale di Bassano, ma non per avere un tribunale vuoto o una giustizia lenta, una giustizia che arriva dopo dieci anni per una causa civile o dopo vent'anni, se ci va bene, per altri tipi di cause, quelle economiche e finanziarie, che fa scappare anche molte imprese e investitori esteri, bensì per avere una giustizia vera, puntuale, precisa e veloce.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanariello. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Con molto interesse seguo questo dibattito oggi, pur rendendomi conto che, come poche volte, discutiamo alla fine di quelli che sono i dubbi esistenziali dell'uomo e non del progetto di legge statale che dovremmo discutere, forse perché sapendo già la sorte dei progetti di legge statale licenziati dal Veneto evidentemente qualcuno, in maniera distratta o fin troppo acuta, preferisce occupare il tempo parlando di tante altre cose. Anche noi, ovviamente, vorremmo fermare i femminicidi, le rapine, la delinquenza. Però, credo che si debba mettere d'accordo con il collega Finco: o cambiamo il titolo al progetto di legge, oppure, collega Finco, aggiungiamo un articolo 5 "Varie ed eventuali", come si fa nelle sedute dove bisogna trovare i dieci minuti di tempo da dare, in modo che tutti si possano sfogare e arrivare a casa, collega Finco, con la loro testimonianza di presenza che gli permetta anche quel giorno di marcare il territorio. Per fortuna, noi uomini lo facciamo in maniera diversa da altre specie di mammiferi questo marcare il territorio, sennò sarebbe un disastro qui in Aula.
Desidero, comunque, provare a fare miei alcuni concetti che ho sentito. Intanto, prima il collega Pan diceva che noi potremmo assumere tanti giovani bravi, competenti e capaci nei tribunali. Mi tocca dare una brutta notizia a chi mi ha preceduto. Non vorrei che la distrazione, per parlare di altro, sia stata tale da averle impedito di leggere l'articolo 4, che dice: "Dall'applicazione della presente legge non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato". Capisco, colleghi, che ci deve essere la strumentalizzazione assoluta e onnivora su tutto, ma non potete venirmi a dire, per tentare di illudere qualcuno che ci ascolta, che noi potremmo assumere tanti giovani belli, capaci, e magari, come piacerebbe dire a qualcuno, ci scegliamo anche età, statura fisica, razza ed etnia. Non assumerete un bel nulla! Non assumerete un bel nulla! Non assumerete una foglia di fico, nemmeno se diventa secco! Questo semplicemente perché è il vostro stesso progetto di legge che dice che sarà a saldo invariato e che non metterete un euro. A meno che non pensiate di pagare chi verrà a lavorare con i granchi blu, che il presidente Zaia ci spiega che dobbiamo mangiare, voi non sarete in grado di assumere nessuno, niente e nessuno, perché non mettete un centesimo, non prevedete di mettere un centesimo. Magari poi ci direte: forse il Governo, quando arriverà, noi chiameremo. noi sentiremo. No, oggi stiamo licenziando questo. Il "se" e il "ma", come dicono a Ferrara, sono il destino di altri popoli, non del nostro.
Questo, quindi, è il primo elemento: voi non assumerete nessuno. A chi ci sta seguendo da casa dico che chi ha promesso assunzioni di giovani belli, alti e capaci ha fatto una promessa che non potrà essere mantenuta. Non assumerete nessuno. L'articolo 4 dice, infatti, che è a saldo invariato, intanto. Sa com'è, Presidente? Alla fine, noi siamo quelli che non vogliamo generare nuovi posti di lavoro. No, non assumerete nessuno perché nel progetto di legge avete scritto (diciamolo alla veneta) che è a schei zero, a saldo invariato. Quindi, collega Finco, glielo ricordi al suo Capogruppo.
C'è un passaggio, inoltre, che non ho capito: giustizia territoriale. Ma chi è contro le sedi territoriali? Guardate che noi non siamo contro le sedi territoriali, semmai siamo contro lo strabismo che si ha nei confronti dei territori. Adesso, scusatemi, perché mai in un progetto di legge, innanzi a una situazione che vede decine di tribunali o di sedi periferiche chiuse in Veneto, noi oggi dovremmo ragionare su quella? Scusatemi, voi volete dirmi che noi riapriamo quel tribunale? Bene, benissimo. Ma, allora, perché non possiamo riaprire quello di Chioggia, quello di Dolo o quello di San Donà? Perché non possiamo ragionare su quello di Chioggia? Peraltro, l'elenco del sistema infrastrutturale di cui dispone Bassano – lo diceva prima il collega Finco – a noi, che vengono dalla parte sud della provincia di Venezia, ci fa invidia, ci fa gola. Vi invidiamo. Vorremmo noi un po' di quelle strade che avete detto finora. Purtroppo, noi, metaforicamente parlando, siamo alla frutta con le infrastrutture.
Collega Finco, lei ha elencato un'ora di infrastrutture. Vi invidiamo. Noi infrastrutturalmente siamo messi come il Burundi. Non abbiamo un treno, abbiamo una strada della morte e abbiamo una parallela che per metà è larga e per metà è stretta. E l'ha definita il Sindaco di Chioggia, che appartiene alla Lega, "strada della morte", non io. Allora perché, collega Finco, non possiamo ragionare sul fatto che insieme a quello della Pedemontana si apre anche quello di Chioggia? E perché non quello di Dolo? E perché non quello di San Donà? Perché dobbiamo ragionare sempre in maniera distratta e strabica?
Assessore De Berti, sa perché io parlo sempre di Chioggia? Perché voi ve ne siete fregati talmente tanti anni della parte sud della provincia che io oggi ho argomentazioni per parlare vent'anni e dirvi i vent'anni che avete maltrattato la città di Chioggia! Non abbiamo treni, non abbiamo strade! E pensate a fare le Autostrade del Mare, le Pedemontane, i treni Rock. Assessore De Berti, schiacci il bottone e intervenga, se vuole intervenire, che è sempre un piacere poterla sentire, e la ringraziamo anche quando ci dice qualcosa.
Qualcuno, quindi, è contro le sedi territoriali distaccate? No. Guardate che siete voi che nelle cose ancora più importanti della giustizia ci avete detto che le sedi territoriali non servono a nulla. Guardate che è vostro il Piano sociosanitario che dice che bisogna concentrare tutta una parte e togliere i presìdi territoriali, per fare l'Hub and Spoke". E perché, scusate, su quello vale e sui tribunali no? Chiedo. O i presìdi periferici hanno valore sempre, o non hanno valore mai. Io dico che hanno valore sempre. Però, su questa cosa ci volete dire perché dobbiamo fare un progetto di legge? Badate, noi siamo d'accordo. Vi pare che non lo dobbiamo aprire? Ma perché i Consiglieri di Verona, di Padova, di Rovigo, di Belluno e di Venezia non dovrebbero interrogarsi su qual è l'elemento che mette in secondo piano la territorialità di altri posti del Veneto che hanno pari dignità? Tanto, collega Finco, io al suo posto, visto che stiamo facendo una cosa che... E poi entreremo anche nel merito del grande interrogativo: perché lo facciamo? E non può essere solo quello di dire: lo fanno tante Regioni. Secondo me, ci sono ragioni e ragionamenti più insiti su questo. Ma a questo punto, visto che lo facciamo a costo zero, mettiamoci dentro tutti, no? Scusate, è a costo zero? Allora, mettiamoci dentro tutti. Ma vi dico di più: mettiamone anche due di quelli nuovi che non ci sono. Perché fermarci ai vecchi? Mettiamone anche due di nuovi. Perché non farlo se è a costo zero? Mettiamone anche uno ad Abano così facciamo contenta la capogruppo Camani. Mettiamone anche uno a Selvazzano. Perché fermarci, collega Finco? È una legge dove diciamo che c'è l'invarianza finanziaria, perché essere avidi, collega Finco?
Voi, tra l'altro, oggi avete un'occasione storica. Presidente, un'occasione storica che forse oggi viene un po' sottovalutata da questo dibattito, che necessariamente non può vedere una visione comune. Se domani il ministro Nordio dice "diamo un segnale, riapriamo qualche sede in giro", perché come Consiglio regionale del Veneto dobbiamo dare l'indicazione di una sede ben specifica, quando ci sono altri Sindaci che hanno fatto la stessa battaglia? Io chiedo. L'area sud della Provincia di Venezia ha tre Sindaci della Lega e sta facendo la stessa battaglia: perché, se domani il ministro Nordio dice "riapriamo qualche sede" noi dovremmo dire "sì, il Veneto mi ha indicato quella"? Colleghi, perché? Presidente, perché dovremmo dire al ministro Nordio che la nostra sede preferita, se si dovesse fare una graduatoria, sarebbe quella? Del resto, è vero che il PDLS il presentatore lo fa valere per tutti, ma è anche vero che nella relazione si parla solo di un tribunale. Allora, io dico: perché noi, di fronte all'opportunità, magari per trovare un equilibrio dopo le fughe in avanti del Ministro, di dire "sì" a due o tre sedi, come Veneto indichiamo quella? Qual è il ragionamento e lo studio che sono stati fatti per dire che quella è la più opportuna? Perché lo ha proposto il collega Finco? Mi fido del collega Finco. Ma perché come Veneto dovremmo indicare quella e non un'altra?
Tra l'altro, visto che finora abbiamo parlato di migliorare i tempi della giustizia, vi faccio notare che questo progetto di legge fatto così peggiora i tempi della giustizia. D'altronde, se noi decidiamo di aprire nuovi tribunali senza assumere nuove figure professionali, non ci vuole uno scienziato per capire che quelle che hai le devi dividere. Finora, infatti, abbiamo detto e ridetto che mancano giudici, mancano cancellieri, mancano funzionari, mancano impiegati, manca tutto. Quindi, io non capisco il nesso che c'è nel dire che miglioriamo i tempi della giustizia. Guardate – lo ripeto –, lo avete scritto voi: riaprire... Magari aspetto, Presidente.

PRESIDENTE

Vada pure, collega.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Vedo che c'è una riunione nel Consiglio. Comunque, se la fate senza urlare, non mi disturbate. Non che sia invidioso, però mi devo concentrare.
Io credo che questi provvedimenti fatti così, a saldo invariato, peggiorino i tempi della giustizia. Guardate, due sono le cose: o mettiamo soldi e troviamo nuove risorse anche in termini di personale, o non posso capire qual è il piano B per dire che, a saldo invariato, miglioriamo i tempi della giustizia. No. Vorrà dire che tutti quei soggetti che lavoravano nel tribunale – vi faccio l'esempio che conosciamo noi – che da Chioggia sono andati a quello di Venezia dovranno ritornare a quello di Chioggia. Lo stesso varrà per quello di Bassano.
Voi avete una grande occasione, che, secondo me, sapete che è un'occasione che non vi porterà da nessuna parte, e allora tentate di mischiare le acque. Voi oggi avete un'occasione storica su questo tema, perché avete un Guardasigilli veneto e avete un Sottosegretario padovano. Dovete dirmi voi, in questo momento che avete decantato la filiera di Governo, che ruolo avete a venirci a proporre, con un Ministro veneto e un Sottosegretario dello stesso partito del proponente del progetto di legge, che ne riapriremo solo uno. Del resto, il ragionamento che facevano i colleghi della maggioranza sull'importanza delle sedi territoriali vale solo in alcuni territori, non in tutti. D'altronde, il Veneto a due, ma anche a tre velocità lo conosciamo. Lo dicevamo prima sui trasporti. Quindi, le sedi territoriali servono solo ad alcune parti, non servono dappertutto.
Tra l'altro – lo ripeto – oggi avete il Ministro della giustizia che è veneto e il Sottosegretario della Lega che è di Padova. Io non vedo motivi per cui dovreste fallire in questo vostro intento. Anzi, dovreste fare di più, spendervi per la nostra Regione. Se credete davvero nell'importanza delle sedi distaccate che avete detto, non potete fermarvi al ragionamento unico del Tribunale della Pedemontana. E chi può dire che non è un'opera che ai cittadini può servire? Guardate, non siamo mica così stupidi. Però, dovreste fare di più. Dovreste uscire fuori dalla vostra nicchia di filiera di territorio e dire: abbiamo il Ministro che è veneto, abbiamo il Sottosegretario che è di Padova, questa volta chiediamo almeno la metà delle sedi periferiche che hanno chiuso. Collega Finco, io l'avrei messa come scommessa. Avrei lanciato il cuore oltre l'ostacolo. Il Ministro di Fratelli d'Italia e il Sottosegretario della Lega: quando ci capita più che questa maggioranza può risolvere questi problemi? Altro che migliorare i tempi della giustizia. I problemi che richiamava il collega Pan non dovrebbero più esistere con voi al Governo. Quelli che secondo la vostra idea li hanno creati sono stati mandati a casa dai cittadini. Ora che ci sono quelli bravi questi problemi li dovrebbero risolvere.
È per questo che dico al collega che la lista dei problemi di questa settimana non può farla al PD. Non è che abbiamo smesso di governare la settimana scorsa. Un po' di rodaggio lo avete avuto. Quindi, va bene essere additati quando governiamo, ma non si può essere additati anche quando siamo ininfluenti e all'opposizione. Se serve, lo facciamo pure per senso di responsabilità. Però, probabilmente non sarei proprio d'accordo su questo. D'altronde, tante disquisizioni tra quello che fate e quello che dite ce le ricorda quotidianamente sulla stampa Forza Italia, con il suo Segretario. Quindi, vuol dire che non è un problema solo di maggioranza e minoranza, ma è un problema che si sta un po' più diffondendo di stanchezza di quello che avete detto, fatto o promesso nel Veneto. Tant'è che le prime campane vengono proprio da destra. A noi danno poco spazio. Non abbiamo tanto fiato per urlare. Però, la vera fortuna è che ve lo dicano da casa vostra. Pensi un po' come cambia il mondo, accipicchia. Perbacco, come cambia il mondo!
Tornando a questo progetto di legge statale, ci auguriamo che abbia una sorte migliore di quelli che lo hanno preceduto finora. La statistica, d'altronde, parla chiaro: mi pare che soltanto uno sia andato a buon fine, per cui siamo al 99,9%. Però, questi ragionamenti sono spesso più territoriali che politici, più territoriali che di visione, più territoriali che volti a mettere insieme i pezzi della nostra Regione. Questi progetti di legge, dove la relazione ci dice che sono progetti di legge territoriali, non hanno un'idea di Regione che sta insieme, non hanno un'idea di visione che sta insieme. Mettono in difficoltà anche i colleghi Consiglieri che sono in quest'Aula. Non oso immaginare, infatti, cosa potremo rispondere domani se a me o ai miei colleghi, tornando a casa, ci diranno: scusate, potete farlo uguale a quello del vostro collega, ma nella relazione mettete San Donà, Dolo e Chioggia? Che cosa gli risponderemo? Mettono in difficoltà anche i Consiglieri, questi progetti di legge, sapendo che non porteranno a nulla. Ci sarà magari una prima pagina di giornale, ma sono ragionamenti di nicchia. Abbiamo fatto proprio adesso un piano di riorganizzazione del territorio che dice una cosa, lavoriamo per gli accorpamenti dei Comuni e dopo facciamo tutt'altra cosa e su un problema che riguarda dieci sedi territoriali noi veniamo qua con una.
Bene, oggi state dicendo a tutto quanto il Veneto che nella Regione c'è chi conta e c'è chi non conta. Ahimè, noi a Venezia siamo dalla parte di quelli che non contano. Lo dico con rammarico, ma è così. Io voglio Bassano come sede periferica, ma voglio anche tutte le altre, altrimenti non è più un ragionamento politico, è un ragionamento di nicchia.
Noi non diciamo "no" a questo progetto di legge, diciamo "no" alla miopia politica, diciamo "no" allo strabismo politico, diciamo "no" a due pesi e a due misure, diciamo "no" a quei ragionamenti fin troppo territoriali da creare mal di pancia nei territori stessi. Non è una cosa normale lavorare su un progetto di legge, su una sede distaccata di un tribunale e dire che tutto è a posto, solo gli Ordini degli avvocati non sono d'accordo. Non stiamo facendo un ragionamento di legge sulle caldarroste alla sagra paesana che, se l'Ordine degli avvocati non è d'accordo possiamo anche farcene una ragione. No, stiamo ragionando su un tribunale e stiamo dicendo che tanto solo gli Ordini degli avvocati non sono d'accordo. I politici sono d'accordo. Ma chi volete non sia d'accordo quando si porta un servizio nel territorio?
Secondo lei, possiamo dire che non siamo d'accordo quando si porta un servizio al territorio? È una di quelle cose talmente ininfluenti e politicamente, sottolineo, inutili che è anche inutile dire che non sei d'accordo. Cosa devi dire, che non sei d'accordo? Noi siamo d'accordo davvero, solo che non riusciamo a capire come si possa riaprire un tribunale senza mettere i soldi. È un grande dilemma che ci poniamo.
Sicuramente non saremo noi a dire che non siamo d'accordo. Noi abbiamo fatto le battaglie. Noi con il collega le abbiamo fatte anche a casa nostra le stesse battaglie. Non è che non siamo d'accordo, non capiamo dove finisce la finzione e inizia la realtà. Non capiamo dove finisce il magheggio, il prestigio e inizia la parte reale della discussione. Non capiamo dove finiscono le menzogne politiche nel pensare che si possa assumere gente, diceva uno, avere la giustizia più veloce diceva l'altro, riaprire i tribunali diceva un altro ancora, però alla fine di tutto c'è scritto "senza spendere uno scheo".
Noi vorremmo capirlo questo nuovo modello di baratto veneto che abbiamo creato. Cos'è, un baratto amministrativo? Cos'è? Li paghiamo? Non ci convince questo, collega. Non ci convince questo.
Gli ultimi trentuno secondi che ho li userò tutti fino in fondo, perché questa è un'occasione ghiotta per evidenziare le vostre contraddizioni, non per dire che noi siamo quelli contro il territorio. Noi siamo quelli – che sia ben chiaro – contro due pesi e due misure, contro gli strabismi e contro i progetti di legge in cui non si capisce dove finisce l'illusione per buttare un po' di fumo negli occhi ai cittadini e dove inizia la realtà, perché a casa mia, collega Finco, collega Pan, senza soldi non si è mai fatto nulla, tantomeno aprire un tribunale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
È un progetto di legge statale. È come dire "vorrei, ma non posso". Siccome vorremmo reintrodurre i tribunali di prossimità in Veneto, ma non abbiamo i fondi, allora spostiamo – non abbiamo i fondi, non abbiamo le competenze, è materia dello Stato questa – il tiro a Roma e mandiamo un progetto di legge a Roma, un progetto di legge statale.
I contenuti della norma che ci dicono "vogliamo i tribunali di prossimità" chi non li condivide? Chi non condivide il fatto di avere vicino a casa, nel territorio, i tribunali? Chi non condivide una cosa del genere? Però, tutto ha un costo. È una questione di costi. È una questione di fondi.
Guardando le disposizioni e il comma 2, vedo che si possono riattivare queste sezioni distaccate, laddove abbiamo un circondario con almeno 100.000 abitanti.
Se penso alla mia Provincia, e io ricordo bene le sezioni distaccate che c'erano in Provincia di Treviso, perché me le sono fatte tutte, c'è stato un periodo dove viaggiavo su decine di udienze, partecipazioni a udienze come teste dell'accusa in tutta la provincia di Treviso, andavo ad Oderzo, a Castelfranco, a Treviso capoluogo, Mogliano, Conegliano, Montebelluna. Effettivamente è una comodità, per gli imputati perlomeno, recarsi a farsi processare in prossimità delle proprie abitazioni. Guardando a Treviso, quindi, considerando che a Treviso abbiamo più di 900.000 abitanti, con questa regola noi potremmo riattivare tutte le sezioni distaccate che vi ho letto adesso.
Viene detto – lo dice l'articolato del progetto di legge – che c'è l'invarianza finanziaria. Però, c'è un'altra cosa curiosa in questa legge: al comma 4 si dice che le spese di gestione e di manutenzione degli immobili e di retribuzione del personale di custodia e vigilanza delle strutture sono a carico del bilancio della Regione richiedente. Quindi, siamo noi, sono i cittadini veneti che dopo devono pagare.
Mi chiedo, di fronte a una legge statale del genere, che viene approvata a Roma, perché dovremmo riaprire solo la ex sezione distaccata del Tribunale di Bassano e non anche le altre, insomma. Rischieremo all'interno della stessa Regione di creare cittadini di serie A e di serie B.
Se fossimo in un periodo di vacche grasse, dove c'è disponibilità finanziaria, eccetera, chi direbbe di no a questo? Si fa, è una cosa utile avere anche i tribunali vicini a casa. Il problema è che non ci siamo con i fondi. Anzi, paradossalmente, con una norma statale come questa, potremmo ritrovarci nella situazione in cui, ad esempio, l'Emilia-Romagna con i conti a posto potrebbe riaprire le sezioni distaccate delle sue nove province, ma il Veneto, magari tra qualche anno, tra cinque o dieci anni, perché prima che venga approvato un procedimento del genere, con questa maggioranza, potrebbero passare anche diversi anni...
Tra cinque o dieci anni, visto che è stata già citata, pensate a che buco dovremo coprire a causa della Superstrada Pedemontana Veneta? I soldi che ci saranno serviranno per coprire quel buco, altro che per aprire nuove sezioni distaccate.
Quindi, colleghi, ribadisco che, se da un lato è condivisibile il fatto di avere queste strutture vicine ai cittadini, dall'altro bisogna fare i conti con i costi e i fondi a disposizione. Abbiamo già visto che in questo periodo in Italia stiamo spendendo moltissimi milioni di euro che poi graveranno sulle spalle di chi verrà dopo, delle nuove generazioni, perché buona parte sono a debito. Io credo che dovremmo fare una riflessione su questo aspetto, perché questo è l'aspetto che conta. Non abbiamo neanche la capacità di definire quanto ci verrebbe a costare, perché è stato detto che c'è l'invarianza finanziaria, però chiedo anche al collega Finco, che ha fatto il progetto di legge, per quanto riguarda la Regione Veneto, visto che il comma 4 lo ha scritto lei, collega, quanto ci verrebbe a costare non dico solo il Tribunale di Bassano, ma tutti? Perché non bisogna fare differenze tra i vari cittadini. Parlo di tutti. Quanto ci verrebbe a costare questo comma 4 dell'articolo 8-bis? Qui si dice che siamo noi Regione a dover mettere i soldi. Questa è la questione.
La questione è strettamente economica, quindi dobbiamo anche dire ai cittadini che magari domani leggeranno il giornale, e qualcuno, magari per far sintesi, intitolerà "si riapre il Tribunale di Bassano", dovremmo anche spiegare che ci sono dietro dei meccanismi particolari che vedono questa norma spedita a Roma con un iter molto lungo, e se mai dovesse essere approvata, dovremo anche dopo fare i conti e cercare di capire dove la nostra Regione potrebbe trovare i soldi per aprire queste sezioni distaccate dei tribunali, chiuse da una decina d'anni, che vogliamo riaprire con questa norma.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la consigliera Luisetto.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Come opportunamente ricordato dal consigliere Pan, all'epoca dell'inizio del percorso del Tribunale della Pedemontana, io ero tra i Sindaci che hanno sottoscritto convintamente questa prospettiva di riapertura, anche perché Bassano arrivava da una storia travagliata, con la chiusura di una struttura nuova. Era una fase in cui chiudeva l'Agenzia delle entrate, chiudevano servizi in vari luoghi, e veramente diventava difficile.
È un progetto di legge, dunque, che si muove su una storia che non comincia ieri e non parte da un anno zero. È un percorso che ha coinvolto moltissime amministrazioni locali, categorie economiche e forze sociali. È una mobilitazione che ho visto crescere con l'allora Sindaco di Bassano del Grappa e a cui abbiamo preso parte con l'obiettivo di dare risposte a un territorio, è stato ricordato da più parti, che ha un tessuto imprenditoriale di piccola e media impresa e non solo, fondamentale per la nostra provincia e per il Veneto tutto.
È rimasto orfano di questo presidio di giustizia fondamentale, ed è tanto più essenziale che le azioni successive a quella mobilitazione siano coerenti con quegli obiettivi e con quelle aspettative, ma soprattutto che lo siano in una fase in cui sono cambiate alcune condizioni, ci si è riorganizzati in questi anni, perché in questi anni c'è stato il silenzio totale, ci sono state delle interlocuzioni a livello territoriale, ma a livello nazionale non c'è stato più un prosieguo di ragionamenti su questo punto.
Quindi, quello che stavo dicendo è questo: c'è stata una mobilitazione, c'è stato un percorso, ci sono state delle prese di posizione. Di fronte a quelle prese di posizione di dieci anni fa, di otto-dieci anni fa, di che cosa parliamo oggi?
È fondamentale che le azioni che mettiamo in campo siano coerenti, ma anche che non si prestino a divisioni territoriali. In quest'Aula oggi abbiamo sentito parlare di esigenze di tanti tribunali che sono stati chiusi, di prossimità, di territorio e ognuno ha delle giuste rivendicazioni rispetto a quello che il proprio territorio ha perso.
Secondo me, è necessario che, nel momento in cui si tenta di dare una risposta a un bisogno, lo si faccia con l'onestà intellettuale di chi davvero prova a trovare una soluzione. Vengo alla domanda che mi pongo e che mi sono posta quando ho visto questo progetto di legge: è una soluzione al problema del Tribunale della Pedemontana, alle questioni territoriali, a come è distribuita la giustizia sul nostro territorio?
Più che una soluzione, la percepisco come un tentativo; un tentativo che ha due punti deboli. Il primo è quello del personale, dell'organico e, quindi, il fatto che c'è un altro Tribunale, quello di Vicenza, preoccupato del proprio organico, preoccupato di una perdita di professionalità, di una ridistribuzione diversa sul territorio. Ed è per questo che ho presentato un emendamento, proprio per tentare di fare chiarezza anche su questo punto e dare consapevolezza che non si deve favorire un luogo per penalizzarne un altro, ma ci deve essere una visione di insieme di territorio che tenga insieme le varie esigenze.
L'altro aspetto è quello delle risorse. Lo diceva prima la Capogruppo, che cosa abbiamo chiesto al ministro Nordio? Questo è un progetto di legge uguale a tutti gli altri che sono stati presentati fino adesso nelle altre Regioni. Possiamo osare un po' di più? Possiamo chiedere qualcosa rispetto all'ambito delle risorse? Perché, come dicevano i colleghi Zanoni e Montanariello, è difficile credere che si possa riaprire un tribunale senza soldi, senza risorse, senza la concretezza di previsioni economiche stabili che diano futuro, perché il tema non è l'annuncio, non è lusingare un territorio o addirittura dividerlo rispetto ad altri, il tema è trovare soluzioni di prospettiva. Io credo che sia fondamentale fare questo.
Da Sindaci quando ci siamo impegnati su questa battaglia lo avevamo fatto proprio con l'obiettivo di creare soluzioni di prospettiva, non certo di dividere territori o mancate risposte. Quindi, è un PDLS – è stato ricordato – a invarianza finanziaria. Quindi, la domanda che i Consiglieri si sono posti è: come faremo a far vivere le strutture se non chiediamo allo Stato, lo stesso che con il ministro Giorgetti alcuni giorni fa diceva che non ci sono più soldi, di investire?
Aggiungere una richiesta di questo tipo sarebbe costato troppo poco, sarebbe costato poco nel progetto di legge, ma avrebbe permesso di renderlo, a mio avviso, più forte.
Colgo anche lo spunto, di cui parlava la Capogruppo, del tema delle specializzazioni e dei temi. Questo, per esempio, è un tema che potrebbe valorizzare i territori, le periferie. Ragioniamo su un territorio rispetto a una specializzazione. Si parlava di diritto del lavoro, della famiglia. Nel caso del Tribunale della Pedemontana, tutto il tessuto imprenditoriale, le imprese guardano con interesse a una soluzione che sia credibile e reale, di prospettiva, ma cerchiamo di farlo facendolo bene. Altrimenti, rischiamo di fare un annuncio che, oltre a dividere, neanche arriva all'obiettivo.
Concludo dicendo una cosa che non c'entra con il tribunale, ma, siccome è la quarta volta che il consigliere Pan la dice, o in Aula o in Commissione, mi tocca rispondere: il 72% degli uomini che agiscono violenza è italiano. Lo è per effetto di ciò che è scritto nel rapporto D.i.Re. di quest'anno. Ci sono stati presentati gli esiti del rapporto regionale in Commissione sociosanitaria. Si vada a riguardare gli esiti.
Quindi, invece di elencare le nazionalità di singole persone che salgono alla ribalta della cronaca, si vada a vedere i dati interi, perché il 72% degli uomini ‒ lo ribadisco ‒ che agiscono violenza sono italiani. Non perché questo significhi che una violenza vale più o meno in base a chi la commette, ma perché la responsabilità del legislatore è quella di garantire le risorse necessarie in tutto il territorio e garantire anche le condizioni – e torniamo al tema dell'intesa Stato-Regioni, che ha ancora un grande punto di domanda sulla testa dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio – perché ci si possa occupare di queste situazioni e le si possa prevenire.
Chiudo con questo, anche se non era in tema, perché è la quarta volta che me lo dice e dovrà rispondere di questi dati.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Scatto.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Io sono un avvocato, consigliere capogruppo Pan. Francamente, non ho mai sottomesso nessun tirocinante. Non credo di appartenere a una casta. Sono stata anch'io tirocinante e da tirocinante ho usato il mio tempo per imparare un mestiere, che è quello di avvocato.
Io non dico mai "faccio l'avvocato", io sono un avvocato e per questo mi sento di intervenire. Non devo difendere un Ordine, perché è un Ordine che si difende molto bene da solo, non devo difendere nessuna categoria, ma semplicemente uno stato d'essere, consigliere Pan. è un dovere che mi sento, altrimenti non avrei fatto questo intervento.
Ciò detto, la presentazione da parte del consigliere Finco di questo PDLS apre un po' il Vaso di Pandora della giustizia. Secondo me, oggi si è un po' verificato quello che noi, in gergo giuridico, chiamiamo un qualche cosa che fuoriesce dal petitum, ossia non è tanto importante, cioè lo è, il problema del Tribunale di Bassano, lo è effettivamente come è rappresentato dal problema di tutti gli altri tribunali di prossimità (e non) perché è il problema della giustizia. Non è il problema portato quest'oggi in Aula, è un problema che ci vede coinvolti tutti.
Per cui, è difficile dire: voi lo fate per questo motivo, voi dite Bassano, no Venezia, piuttosto che Dolo. Non è questo il problema, il problema è che il problema ce l'abbiamo. Tutti ce l'abbiamo. Tutti, nessuno escluso.
Diceva giustamente la capogruppo Camani che, per quanto riguarda il tema della famiglia, sulla competenza del tribunale si sta cercando un po' di dare delle indicazioni che possano servire all'utenza, ma, signori, finché non abbiamo a disposizione chi lavora negli uffici giudiziari possiamo fare ben poco. Io stessa ho fatto votare all'unanimità qui dentro ad aprile dell'anno scorso una mozione che riguardava nella fattispecie il Tribunale di Venezia perché fosse riconosciuta come sede disagiata. Ho chiesto l'applicazione di quelle misure che possano incentivare la venuta di personale all'interno degli uffici giudiziari.
Non è di così facile soluzione. Io ho parlato con la segreteria del ministro Nordio perché, quando presento una mozione non lo faccio per farmi il selfie o per scrivere il comunicato stampa. La mozione va seguita. In una telefonata di un paio di mesi fa l'assistente del ministro Nordio mi ha detto: "Presidente, noi sappiamo che c'è questo problema, e come se lo sappiamo, però deve essere un'unione di forze, Comune, Regione, Ministero".
Signori, il problema, al di là delle competenze, ce l'abbiamo tutti. Non voglio parlare del problema dei giudici, perché quello è un altro problema e non è questa la sede, però, ripeto e ribadisco, non è il problema del Tribunale di Bassano.
Comunque, sottolineo anche che per un avvocato che si deve spostare per fare le udienze una cosa è andare al Tribunale di Dolo, altra cosa è andare al tribunale che è a 50 chilometri. È lavoro, sono costi per i clienti, per i nostri assistiti e soprattutto ne va anche di quella che è l'ergonomia, perché poi i tempi si dilatano – questo è un altro discorso ancora – e di tante cose la giustizia ha bisogno. È un problema che va veramente discusso in tutte le sedi possibili, però avendo la coscienza che non è un problema di chi è al Governo adesso o di chi lo è stato prima. È un problema che per troppo tempo è stato lasciato e adesso non è più sostenibile.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Bet.

Roberto BET (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io sul tema di questo progetto di legge statale, complimentandomi con il collega Finco. Voi state discutendo del Tribunale di Bassano. In realtà, il progetto di legge statale introduce un nuovo modello di organizzazione della giustizia, perché noi abbiamo il dogma che la giustizia debba essere gestita a livello centrale dal Ministero di Grazia e Giustizia. In realtà, non ci rendiamo conto che la giustizia regionale deve avere un'organizzazione regionale.
Il collega, attraverso il modello della convenzione, introduce un'opportunità data ai territori di riorganizzare a livello regionale la giustizia secondo le esigenze del proprio territorio. Esigenze del proprio territorio che devono essere espresse dai Consigli regionali, dai Consigli comunali, dagli Ordini, da tutti quelli che hanno degli interessi in gioco, ma che poi si rapportano al Ministero della Giustizia e chiedono un'organizzazione diversa; organizzazione diversa della giustizia, che in uno Stato unitario come quello italiano pare sia un dogma. In realtà non è così, perché in Sicilia ci sono quattro Corti d'Appello, in Calabria due Corti d'Appello, in Campania due Corti d'Appello, in Puglia altrettanto. Forse non avete capito, ma ogni Corte d'Appello vuol dire un'organizzazione del settore della giustizia civile, della giustizia penale, i dirigenti, i cancellieri.
Se la Regione del Veneto, 50.000 aziende, il 10% del prodotto interno lordo nazionale, 14 miliardi di euro, non ha diritto di organizzare al suo interno uno dei servizi fondamentali che rende competitivo il sistema veneto...
Il ministro Nordio ha detto: "Il 2% del PIL viene perso a causa della lentezza della nostra giustizia". Gli investimenti sul nostro territorio, da parte delle aziende estere, non arrivano perché le aziende straniere non si fidano del modello di organizzazione della giustizia che c'è in Italia. Non si fidano perché non ottengono sentenze in tempi brevi.
Noi siamo da anni in una situazione di sottorganico. Anch'io ho presentato una mozione nel 2021 in cui chiedevo una maggiore attenzione dal punto di vista dell'organico nel Tribunale di Venezia, in quello di Treviso, in tutto il settore della giustizia e, tra l'altro, in quella mozione ricordo il Gruppo della minoranza si è astenuto e devo ancora capire il perché.
Tra l'altro, chiedevo che l'organizzazione delle assunzioni avvenisse su base regionale, perché è inutile che continuiamo a fare concorsi nazionali con personale che arriva dal Sud Italia e dopo chiede la mobilità e scappa da Venezia, scappa dai tribunali locali perché preferisce ritornare nel suo paese natio. Così abbiamo tribunali del sud a pieno organico, al 100% di organico, che però hanno delle inefficienze incredibili. Tribunale di Vallo della Lucania: 2.200 giorni per avere una sentenza in un processo civile. Vi pare un Paese normale?
Poi, abbiamo il Tribunale di Bolzano, anche lui con il 30% di personale in meno, che è all'avanguardia, è uno delle eccellenze in Italia per tempistica nelle sentenze e per cause iscritte e cause chiuse in Italia.
Ritornando al progetto di legge, credo che questo sia il modello su cui spingere, tant'è che noi attendiamo anche, nel processo di riforma autonomista delle ventitré materie che attendiamo vengano attribuite alla Regione del Veneto, ci sia anche quella dell'organizzazione della giustizia di pace. Potremmo estenderla anche all'organizzazione della giustizia civile e penale in generale. Non dobbiamo avere paura di questo, perché un sistema regionale di giustizia non vuol dire avere leggi diverse, vuol dire avere un'organizzazione diversa, più efficiente, che garantisce tempi e servizi migliori rispetto a quelle che lo Stato centrale, che un Ministero di Grazia e Giustizia oggi e per sessant'anni non è riuscito a garantire.
Spero che il progetto di legge del collega Finco venga preso in considerazione in tempi stretti e venga approvato velocemente a livello nazionale. È chiaro, collega Pan, che l'Ordine degli avvocati si lamenta e dice che è inutile che apriamo un altro tribunale. Dividere le povertà è inutile.
Voglio ricordare che l'Ordine degli avvocati, soprattutto l'Ordine degli avvocati veneti, collabora quotidianamente all'organizzazione e al supporto della giustizia con convenzioni, offrendo servizi, garantendo i servizi essenziali che la giustizia dovrebbe offrire ai nostri cittadini, alle nostre imprese. Se non ci fossero gli Ordini degli avvocati, la pazienza e la disponibilità di tantissimi avvocati che sopperiscono alle assenze, alle carenze, alle difficoltà, alla mancanza di cancelleria all'interno dei tribunali... Ci sono stati momenti in cui l'Ordine degli avvocati portava perfino la carta igienica nei tribunali. Ricordiamocelo.
Dobbiamo portare rispetto per questa professione, che, con tutte le critiche che si possono fare a tutte le professioni, qui in Veneto si è sempre data da fare per cercare di far andare avanti le cose con grande umiltà, con grande pazienza e con grande disponibilità, soprattutto in un momento storico, oggi, in cui la professione di avvocato è tendenzialmente mortificata da una legislazione che oggi ci viene a dire perfino il font di word che dobbiamo usare per scrivere gli atti e quante pagine dobbiamo usare quando scriviamo gli atti.
Quindi, un minimo di rispetto per questa professione che, comunque, collabora e garantisce il servizio di giustizia e, a volte, è essenziale per garantire ai nostri cittadini, alle nostre imprese il funzionamento del sistema economico.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Soranzo.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Inizio il mio intervento dicendo al collega Pan di cercare di rinsaldare questa situazione, che anche personalmente ho vissuto. Ricordo il provvedimento dell'Ordine degli avvocati di Padova, che ha acquistato anche la carta igienica. Lo ricordo perché è stato anche dibattuto.
È anche vero, però, che questo Consiglio regionale deve intervenire al di là delle valutazioni degli Ordini, dei portatori di interesse. Deve avere una visione un po' più distaccata, sicuramente, sempre, però, tenendo in considerazione tutti i contributi e anche le osservazioni di tutti i portatori di interesse, tra cui anche questo Ordine.
Colleghi, cominciamo a mettere ordine. Io desidero partire ringraziando il collega Finco. Ho voluto condividere con lui questo progetto di legge statale. L'ho fatto a nome di tutto il Gruppo di Fratelli d'Italia. L'ho fatto anche perché l'assessore Donazzan è entrata e lavora nel Comitato per l'istituzione di questo tribunale della Pedemontana veneta, ma, di fatto, partendo da una riflessione. Dobbiamo cominciare a dirci le verità, colleghi. Dobbiamo cominciare a dirci le verità senza paura di affrontare queste verità. Quest'Aula per troppo tempo in questi mesi si è trovata a dibattere, da parti diverse di questo Consiglio, su tante difficoltà che noi siamo chiamati ad affrontare. In questi giorni il Partito Democratico correttamente sta facendo pressione, come la stiamo facendo noi in maniera diversa, per recuperare risorse della sanità. Qualche mese fa lo stesso collega Montanariello lo faceva sulle infrastrutture. Qualche tempo ancora prima lo facevamo su un altro settore. Ora cominciamo a mettere ordine.
Abbiamo visto cambiare posizione negli interventi la collega Camani, perché aveva piacere di ascoltare il mio, e lo faccio volentieri. Quando dico che dobbiamo cominciare a dirci la verità, cominciamo a guardare la storia. Nel 2010-2011 accade un fatto: arriva una lettera da quella che è l'Unione Europea, dai rappresentanti delle banche a un Presidente del Consiglio, che allora era il presidente Berlusconi. In quel momento l'Italia sembra cadere nel precipizio perché, di fatto, ha un buco enorme e non riesce a far fronte ai conti dello Stato. Inizia un periodo in cui agli italiani viene raccontato che la politica dell'austerity è la politica giusta, la direzione giusta. Viene raccontato ai cittadini, agli imprenditori, ai commercianti, ai lavoratori autonomi, ai liberi professionisti, ai sindaci, agli amministratori, ai Corpi dello Stato, alle Forze dell'ordine, alle Forze armate.
Bene. Da quel momento in poi accade, per fare un esempio... Noi sappiamo benissimo che ci sono studi che raccontano che i tagli maggiori della sanità sono venuti in un periodo molto preciso, e alla guida non c'era il centrodestra, collega Camani, e tutta la minoranza. Non c'era. Se vuole glieli cito. Non è il mio studio. Li guardo perché devo leggerli, ma glieli cito. I tagli maggiori arrivano negli anni dal 2015 al 2019, quando al Governo ci sono Letta, Renzi, Gentiloni e Conte. Un fantastico combinato disposto, straordinario. Se vuole le dico anche quanto: 25 miliardi sulla sanità. è uno studio. Sono dati ufficialmente pubblicati.
Poi, guardi, possiamo discutere sul fatto che gli studi possono essere diversi, i dati possono essere diversi, ognuno può portare il proprio. Il problema, gentili colleghi, non è quello di chi fa la conta a chi la dice più grossa o che studio porta. La verità è che ci è stato raccontato che negli anni Duemila la globalizzazione era la risposta al nostro Paese, che la produzione non serviva. Oggi, invece, stiamo vedendo che la globalizzazione era esattamente il modello sbagliato. Se noi oggi reagiamo meglio è perché non abbiamo completamente distrutto quel tessuto produttivo che è la piccola e media impresa, mentre per la globalizzazione tutto il resto sta morendo. La Germania ne è un esempio: è in recessione perché ha perseguito il modello della globalizzazione.
Andiamo avanti anche di più su questo ragionamento. Io lo uso, questa volta, il tempo, colleghi. È giusto cominciare a mettere i puntini sulle "i". Non si può raccontare che questo Governo in dieci mesi o poco più può risolvere il problema di undici anni. Non si può neanche raccontare, e lo si può dire, che i Sindaci non hanno vissuto il Patto di stabilità. Io ero uno di quei Sindaci. Non potevo assumere, non potevo spendere. Non avevamo i soldi perché c'era qualcuno che in quegli anni ci diceva ‒ la politica dell'austerity ‒ che dovevamo fare cassa noi, come dovevano farla i cittadini italiani con i propri risparmi, per fronteggiare un debito pubblico che era inarrestabile e che ci avrebbe ucciso.
Poi che cosa succede? Succede che tra tanti decreti ci sono anche questi due, che sono del Governo Monti, dove tutti abbiamo partecipato, perché tutti, di fatto, eravamo sotto un "ricatto". Tutti hanno dovuto dare seguito a questi decreti, che oggi hanno previsto che cosa? Molti degli amministratori che ci sono l'hanno vissuto. L'ho vissuto anche da Presidente della Provincia. Abbiamo tagliato i fondi alle Camere di Commercio. Quei tagli ai fondi delle Camere di Commercio, quella austerity ha indebolito quel tessuto di competitività delle Camere di Commercio. Abbiamo venduto le caserme dei Vigili del fuoco. Abbiamo venduto le Prefetture, cartolarizzato le caserme dei Vigili del fuoco, perché il modello era che dovevano essere vendute e poi le prendevamo in affitto. Le prendevamo in affitto con i soldi pubblici, vendendole, magari, ai privati o agli istituti di credito. Addirittura, il Governo Renzi ha creato anche un soggetto che faceva questa operazione.
Andiamo a vedere, poi, che cosa è accaduto. Arriva il Covid. Nella sanità, dove abbiamo bloccato le assunzioni, demolito con i tagli la sanità, poi arriva il Covid. E che cosa abbiamo fatto? L'austerity non c'è più, i soldi si trovano, le iniezioni di denaro arrivano, perché c'è l'emergenza. Quindi, di fatto, abbiamo fatto esattamente il contrario di quello che raccontavano negli anni 2010 in avanti. Questa è la cosa incredibile. Ma i veneti non sono mica nati ieri. Non ci dimentichiamo mica. Grazie a Dio una cosa c'è. Ha ragione, e la ringrazio, perché ha anticipato un aspetto interessantissimo. C'è un aspetto interessante con i decreti Monti, che poi hanno visto l'approvazione in Parlamento con forze diverse, certamente, da quella situazione iniziale. Ha visto quell'inserimento di un principio, che è la convenzione.
Mi dispiace non ci sia il collega Montanariello, perché questo progetto di legge statale, collega Finco, prevede la norma di invarianza finanziaria come tutti i progetti di legge statali. Cara minoranza, cara opposizione, care forze di minoranza che contribuiscono a un ragionamento utile alla Regione Veneto, ai cittadini veneti, non si può costruire su due pilastri, ancora una volta... Da una parte, quindi, dire: perché a Bassano e non a Chioggia? Vogliamo mettere i veneti l'uno contro l'altro? Invece il ragionamento è un altro. Sarebbe quello di dire: partiamo con Bassano perché c'è bisogno di rinforzare la giustizia, perché la giustizia è PIL, perché con il PIL probabilmente riusciamo ad attrarre nuovi investimenti, nuove aziende, nuovi posti di lavoro, perché sappiamo che cosa siamo noi veneti.
Il collega Bet, citando l'aspetto della convenzione, che rinvia a valle l'individuazione, eventualmente, di risorse finanziarie e anche di personale umano e strumentale... Il progetto di legge, di fatto, rinvia a valle questa individuazione. Non si può, per chi ci ascolta, in questo Consiglio dimenticare che voi Consiglieri di minoranza lo sapete, perché lo avete esattamente citato nelle note del progetto di legge statale. Sulla norma finanziaria si legge esattamente la clausola di invarianza finanziaria per il bilancio dello Stato, evidenziando che trattasi di oneri eventuali e comunque connessi a variabili concrete, non determinabili a priori, che saranno valutati e regolati nella fase operativa di attuazione, si ricorda, su base convenzionale Stato-Regioni, che è quello che ha anticipato il collega Bet.
Quindi, teorizzare che non ci sono i soldi, per cui stiamo parlando di aria fritta, è assolutamente ingiusto, è assolutamente non corretto e ‒ mi sento di dire ‒ neanche perfettamente onesto dal punto di vista intellettuale.
Aggiungo un altro aspetto. Perché il Veneto si muove come le altre Regioni, ed è giusto che si muova, e abbiamo sottoscritto e sosteniamo questo progetto di legge, collega Finco? Lo facciamo perché... Ha ragione. Alcuni casi li ha citati il collega Bet. Ma se andiamo a prendere i dati ISTAT 2017, se noi guardiamo le imprese, dove di fatto la risposta deve arrivare, per creare un modello nuovo, una risposta diversa di attrazione, anche di investimenti, non solo per i cittadini italiani, per avere la risposta della giustizia su tanti temi civilistici di cui abbiamo bisogno, e non solo, oltre a quelli penali, noi vediamo che... Prendiamo, per esempio, la Regione Lazio, che, di fatto, ha poche più imprese del Veneto solo perché molti portano la sede legale a Roma per motivi di diversa natura, certamente non produttiva. Il Veneto è la seconda Regione, di fatto, operativamente, per numero di imprese.
Quando si va a vedere il rapporto "imprese e tribunali" si scopre che ci sono Regioni che hanno molti più tribunali del Veneto avendo una percentuale di imprese di molto inferiore. Questa è una distonia fortissima che, tra apporto imprenditoriale e offerta di giustizia, crea un evidente danno.
Possiamo dire, quindi, che quel tipo di approccio, quel tipo di modello che in quegli anni ci è stato proposto ha creato un danno alle Regioni, ha creato un danno al sistema, ha creato un danno all'Italia, facendo credere che era la strada giusta, che invece è conclamata, oggi, clamorosamente sbagliata. Ed è stata smentita anche nella sanità con l'iniezione di quei soldi e risorse che adesso noi stiamo correndo ad assumere.
Anzi, adesso la stessa parte che ha tagliato si arrabbia perché non riusciamo ad assumere velocemente quelle risorse, quelle persone, che dovremmo formare in quattro e quattr'otto, visto che adesso i soldi li abbiamo trovati. La domanda è: perché li abbiamo cancellati all'inizio? Perché abbiamo tagliato la spesa e abbiamo distratto risorse che erano formate? Perché non abbiamo continuato a investire con le risorse anche nella formazione di quelle figure? Perché, di fatto, il modello era diverso. E non lo dice Soranzo, non lo dice Fratelli d'Italia. Lo dice la storia, lo dicono i dati, lo dicono i documenti. Credo che ormai lo abbiano compreso tutti.
Questa distonia, di fatto, ha ormai trovato riscontro anche nel PNRR. Ci dicono dall'Europa che ci danno i soldi solo se facciamo la riforma della giustizia, se torniamo competitivi riformando la giustizia. E allora perché non cogliere l'unico aspetto fantastico ‒ tutto il resto, invece, letteralmente abbiamo capito che non funziona ‒ di quella previsione del decreto Monti, dei due decreti Monti, che di fatto è la convenzione? Prevedere, ricostruire e ridisegnare una giustizia che sia su principio territoriale, regionale e che cominci a dare quelle risposte ‒ se si possono dare quelle risposte ‒ al territorio.
Credo ci sia un'altra valutazione da mettere a fuoco. Qualcuno ha chiesto perché Bassano, in fondo, e non altre realtà. Sicuramente questo Consiglio regionale ha il dovere di battersi per Bassano, perché quei Comuni hanno iniziato un percorso. Questo Consiglio credo debba ascoltare tutto il Veneto e cogliere tutti gli input nel momento in cui arrivano, in qualsiasi momento, nel tempo più veloce possibile, dal territorio. Se oggi stiamo discutendo di questa richiesta di questa istituzione, del ripristino di un nuovo tribunale, di un tribunale di nuova concezione, come lo volete chiamare, è perché c'è un compendio che ha visto l'investimento nell'edilizia pubblica di 20 milioni di euro, che giace lì, che è disponibile. Anche questa non è certamente una sottolineatura di cui fregiarsi ed essere più felici, visto e considerato che sono sempre soldi pubblici. Oggi quella disponibilità c'è e, a nostro avviso, va colta.
Infine, credo di poter dire che, come Fratelli d'Italia, abbiamo affiancato e affiancheremo... Lo abbiamo affiancato anche con il ministro Nordio, essendo molto leali con i veneti nel dire che il lavoro che ci aspetta non è facile, nel reperire le risorse. Sicuramente, quando si parla di reperire le risorse per funzionare senza tagliare le risorse agli altri tribunali, precisando che avranno risorse completamente diverse dagli altri tribunali delle altre province, quindi, non ci sarà un trasferimento, un depotenziamento di altre strutture, questo è stato chiaro fin dall'inizio. Questo è il punto.
Per cui, si migliorerà, si vuole migliorare la risposta dell'offerta del sistema di giustizia, della geografia della giustizia in Veneto e non depotenziarla. Nella direzione che ci chiede l'Europa. Questa volta l'Europa, dopo anni, cambia idea e porta nei requisiti del PNRR questa formula. Ci chiede, dopo averci tagliato le risorse, che a sua volta ci ha visto tagliare o far tagliare ai vari Governi... Quindi, un'apertura anche di giustificazione la voglio fare. Nessun premier è contento di fare tagli di quella portata se non totalmente obbligato, forse. Ricordiamoci che in Europa non esiste un Parlamento europeo nella sua storia che abbia avuto una maggioranza di centrodestra, cosa che, invece, noi ci auguriamo avvenga l'anno prossimo. Su questi modelli, su queste politiche il nostro Paese e altri Paesi oggi stanno soffrendo e oggi hanno tanta strada da recuperare proprio a seguito di quella cecità e di quella visione che si è raccontata nei fatti completamente sbagliata.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Devo ringraziare anche i colleghi, perché il dibattito è stato interessante e ha portato un po' di contenuto. Mi limiterò a sottolineare tre o quattro questioni rispetto alle quali vale la pena fare un piccolo approfondimento, a mio giudizio.
Abbiamo detto che riteniamo un valore imprescindibile la cosiddetta giustizia di prossimità, cioè ci state spiegando che il livello di qualità della giustizia di un territorio si misura sulla base della vicinanza tra il servizio e il cittadino, il punto di contatto, di accesso del cittadino alla giustizia.
Ora io vi chiedo sinceramente, ma per capire il vocabolario, se ce l'abbiamo, condiviso dentro a questo Consiglio regionale: ma noi dobbiamo tutelare la prossimità della giustizia per le imprese, che è l'unica parola di cui vi riempite la bocca? Nella fase – lo dico al collega Bet – del giudizio del processo telematico non c'è nessun processo di ingiunzione di pagamento o di fallimento che viene rallentato perché devo andare da Padova a Bassano, perché tutta la giustizia civile, la stragrande maggioranza della giustizia civile, che è quella che riguarda le imprese, avviene ormai su base telematica.
Io non accetto l'idea che per le imprese serva il tribunale sotto casa. Dov'è che serve il Tribunale sotto casa? Parole non sentite dalla discussione di oggi. Il Tribunale sotto casa serve per garantire tutele ai cittadini portatori di fragilità, non a quelli che devono andare dall'avvocato per le ingiunzioni di pagamento che le fai in via telematica. Quelli non hanno bisogno di un tribunale ma di una prestazione di giustizia, che è diverso. Allora se la prossimità, cioè la necessità di una prestazione di giustizia per il cittadino fragile che non ha modalità per recarsi al Tribunale, è il problema, la risposta esiste già e si chiama Ufficio di prossimità, che io credo non deve essere prioritariamente orientato alle ingiunzioni di pagamento delle imprese, ma deve essere orientato a tutti quei servizi che i cittadini fragili ricercano: l'amministrazione di sostegno, gli istituti di protezione giuridica, il rilascio dei documenti, perché no? È lì che il cittadino, quando personalmente deve avere la prestazione di giustizia, ha bisogno della prossimità.
Mi dispiace che la presidente Scatto, in questo momento, non sia in Aula, ma davvero il mio problema è se l'avvocato anziché 10 chilometri ne fa 15 per andare in tribunale? Con tutto il rispetto che ho per chi svolge quella professione, noi siamo qui per evitare che gli avvocati facciano 5 chilometri in più o per evitare che il cittadino, che deve fare la richiesta di tutela o di affidamento di un minore, trovi l'ufficio di prossimità, il servizio giudiziario vicino? Quindi capiamoci: stiamo discutendo di come far fare alle imprese velocemente le ingiunzioni di pagamento o se fare avere al minore che ha bisogno di tutela la vicinanza al servizio giudiziario? A maggior ragione, dunque, dovrei parlare di quelle pratiche per cui non serve un legale, perché il mio problema è che il cittadino che ha bisogno, appunto, di una prestazione giudiziaria, che non ha bisogno dell'avvocato, possa accedere velocemente al servizio. Altrimenti io pago l'avvocato e va lui in tribunale al posto mio, onestamente. A proposito di chi fa le leggi a servizio delle caste forensi e chi, invece, prova a ragionare sui servizi per i cittadini.
L'ufficio di prossimità – lo dico agli Assessori, lo dico anche al relatore Finco – esiste già la possibilità di attivarlo. La Toscana ne fa a decine da una decina d'anni. Esistono già, consigliere Bet, le convenzioni tra i Comuni, le Regioni e il Ministero della Giustizia per aprire degli uffici di prossimità. Esiste già da anni questa roba. Di cosa stiamo parlando?
A proposito di co-organizzazione: dove è stata la Regione del Veneto dal 2012, quando hanno chiuso tutte le sedi distaccate, cosa ha co-organizzato rispetto a quello che avrebbe già potuto co-organizzare? Poi, mi dispiace, ma l'organizzazione dei giudici di pace la potremmo fare se lo Stato ci concederà l'autonomia prevista per farlo. Se vuole estendere l'autonomia anche alla giustizia penale e civile, mi pare che si debba cambiare la Costituzione ed è un po' più complicato, ma proviamoci se ritenete che cambi.
Io so che per quello che già si poteva fare – co-organizzare la giustizia sui territori attraverso l'attivazione di uffici di prossimità – non l'avete fatto. Quando ho la possibilità di fare la scelta autonoma non la faccio, però ne voglio di più. Inspiegabile.
Seconda questione. Mi va bene tutto, ma soldi, risorse, dove sono? Mi dispiace informare il capogruppo Soranzo che dal 1° gennaio 2024 l'Europa rimette in funzione il Patto di stabilità. L'Europa ripristina i parametri che erano stati bloccati con la pandemia.
Giorgetti l'ha capito e sta già dicendo a tutti i Ministeri, Nordio in testa, che risorse nazionali aggiuntive non ce ne saranno. Problemone che non è del Governo Meloni, è dell'Italia e degli italiani oltre che di altri Paesi.
Le risorse nazionali non ci sono: non ci saranno per la sanità, non ci saranno per le infrastrutture, non ci saranno per la giustizia e, grazie a questo Governo, probabilmente non ci saranno neanche per il PNRR; facciamo un progetto di legge statale a invarianza finanziaria che è tale perché sono non quantificabili le risorse necessarie. Io mi chiedo, e lo chiedo a lei, capogruppo Soranzo, al relatore Finco, al consigliere Bet: quando noi diciamo che è un'innovazione fantastica – a parte che è copiata e incollata dai progetti di legge di tutte le altre Regioni, quindi non è che se l'è inventata proprio Finco, ma non importa, facciamo finta che ha condiviso l'intuizione di qualcun altro –, quando noi diciamo che questa cosa della convenzione tra le Regioni e il Ministero della Giustizia è una figata, abbiamo capito che vuol dire che i soldi per riaprire la sede del Tribunale di Bassano li mette la Regione del Veneto? Che per la vigilanza, il controllo, la pulizia, la manutenzione li mette la Regione del Veneto?
A me va bene l'invarianza finanziaria sul bilancio dello Stato. Ma io chiedo, visto che non l'avete scritto in legge, dichiaratemelo: esattamente, la Regione del Veneto, dopo che l'assessore Calzavara mi spiega che non ci sono i soldi per niente, perché gli ospedali di prossimità, quelli che dipendono dalla Regione, li tagliamo, a proposito del concetto di prossimità, mentre i Tribunali di prossimità che deve aprire lo Stato con i soldi nazionali, li vogliamo riaprire; ma nel bilancio della Regione del Veneto, relatore Finco, quanti soldi stanziamo per riaprire il Tribunale di Bassano? Perché a spanne, per la Cittadella della Sicurezza, 11.000 metri quadri, solo per scaldarla e raffrescarla, qualche decina di migliaia di euro l'anno li mette, deve metterli, la Regione del Veneto.
Dichiaratemi – ci sono un po' di Assessori, manca quello al bilancio, purtroppo – che nel giorno in cui c'è la possibilità di stipulare le convenzioni, voi mi trovate 150.000 euro all'anno per finanziare, per riscaldare, per rinfrescare il Tribunale di Bassano.
Stiamo litigando da tre anni sui 10.000 euro per una prestazione sanitaria o per finanziare la copertura di una buca. E voi mi spiegate che davvero in questo contesto finanziario-economico regionale, dove non abbiamo una lira per niente, basta fare una convenzione e li mettiamo noi i soldi?
Ecco, capogruppo Soranzo, dove sta, e concludo, la presa in giro dei cittadini. In quelle petizioni, quei 68 amministratori locali credono che noi stiamo facendo una roba seria. Invece, e chiudo davvero, cosa stiamo facendo esattamente? Qui io non ho niente contro il Tribunale della Pedemontana, non ho niente contro i 68 amministratori che sperano di vedere ripopolato il palazzo di giustizia di Bassano. A me va benissimo, non entro neanche se non in termini di provocazione nella discussione Bassano, Chioggia, Schio. A me va bene tutto. Abano sarebbe l'ideale, ma mi rendo conto che non abbiamo il palazzetto della giustizia. Mi va bene tutto, ma deve essere chiaro che voi ci state chiedendo, e chiudo, di votare un progetto di legge statale soltanto per mettere un pallino lì dicendo: caro Nordio, se mai quella roba che annunci la dovessi fare, c'è anche il Veneto. E allora mettiamo la bandierina. Basta fare una telefonata, come diceva la Scatto, alla sua assistente per ricordarglielo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Dolfin.

Marco DOLFIN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Io prima di tutto credo che ci sia da fare un plauso al consigliere Finco che ha posto questa argomentazione, perché credo che parlare di giustizia qualche volta, insomma, e specialmente nelle sedi distaccate chiuse, vada nella direzione di porre l'attenzione su un tema, quello che dicevo appunto della giustizia in generale, perché il tema giustizia in Italia è un problema serio non solo sul tema tribunali, aperti o chiusi o parzialmente aperti, ma riguarda il sistema giustizia proprio nel suo contesto generale, delle normative. Più volte vediamo la cronaca quotidiana dei giorni d'oggi e si vedono tutta una serie di difficoltà di interpretazione di leggi e di fatti criminali che avrebbero menzione, che avrebbero motivo proprio di riprendere in mano tutte le leggi e le normative in Italia per cercare di trovare anche quell'input in più di leggi proprio nella loro applicazione.
Poi, il tema delle carceri, non dimentichiamolo, è un altro tema legato al mondo della giustizia. Quante volte si parla di carceri, appunto, di sovraffollamento e denunce da più parti? Ragionare quindi anche sul tema principale, che è quello legato appunto al tema delle aperture, laddove abbiamo queste strutture abbandonate a loro stesse, dimostra ancora una volta il fallimento dello Stato a livello di tema giustizia. Ma lo dico in maniera trasversale anche perché potrei leggere l'elenco degli ultimi Ministri che si sono succeduti nei Governi, Severino 2011-2013, Cancellieri 2013-2014, Orlando 2014-2016 Governo Renzi, Governo Gentiloni, sempre Orlando, 2016-2018. Bonafè ha aperto una parentesi, il Conte 1, poi il Conte 2, 2019-2021, Cartabia. Insomma, come vedete, ce n'è per tutti i gusti e per tutti i piaceri. Ma non è questo il tema.
Dunque, io ringrazio che il collega abbia posto l'attenzione sul Tribunale della Pedemontana. Ma attenzione. Qualcuno direbbe: come, ma Chioggia? Visto che Chioggia è quasi sempre nel centro del mondo e spesso e volentieri in quest'Aula se ne discute e se ne parla. Io rammento anche, forse qualcuno si è perso per strada o continua a fare il demagogo, senza offesa per nessuno, che proprio in certi momenti della storia della comunità clodiense, quando si è, purtroppo per motivi legislativi di caratura nazionale, deciso di chiudere il Tribunale, c'era soltanto il Giudice di pace, si è deciso di fare altro sul Tribunale di Chioggia e si è arrivati a fare un protocollo d'intesa tra il Ministero degli Interni, la Prefettura di Venezia, il Ministero della Giustizia, il Comune di Chioggia, l'Agenzia del Demanio. Ossia cosa? Fare il nuovo Commissariato. Questo è il motivo per cui oggi non sono qua con la bandierina anch'io a dire: dopo il Tribunale della Pedemontana voglio che anche a Chioggia sia riaperto in tutta la sua funzionalità e struttura il Tribunale di Chioggia. Questo è un dato di fatto. Si è deciso altro e, guarda caso, chi ha deciso mi sembra che sia anche qualcuno che gli era vicino e dunque, a maggior ragione, insomma, c'è una volontà diversa rispetto a quella di voler portare avanti la riapertura totale del tribunale.
Ben venga, io mi auguro che comunque sia funzionale il tutto, che il Commissariato venga a istituirsi e che ci sia la possibilità di continuare con la doppia valenza, anche con la presenza del Giudice di pace. Ma questo lo dico fuori dai denti, cioè senza nessun tipo di problema perché dobbiamo essere realisti e dobbiamo considerare tutte le opportunità che ci vengono date dal territorio, perché so bene che si può partire certamente dal Tribunale di Bassano per arrivare a tante altre realtà del nostro territorio, però dobbiamo anche capire le scelte che sono state fatte sul territorio e Chioggia ha fatto un'altra scelta. Dunque, dobbiamo esserne tutti consapevoli e tutti coerenti.
Poi dopo non rientro nel merito delle questioni che spesso e volentieri si pongono, la Romea, la logistica, tutto il resto. Sappiamo che sono temi che ci appartengono, ci mancherebbe altro. Sono temi che stiamo affrontando, ma sono temi che vanno sottolineati e hanno anche delle competenze. Io lo dico e lo ripeto sempre in questa sede. Ci sono competenze e competenze. Come la giustizia è di competenza a livello nazionale, anche la Statale Romea, come la ferrovia, è di competenze a livello nazionale. Non possiamo nasconderci dietro a un dito, perché, ripeto, altrimenti saremo dei demagoghi che ritornano qua a dire sempre le solite situazioni di negatività del territorio, ma sinceramente questo non mi si addice perché, insomma, io voglio essere qua propositivo e voglio cercare, in qualsiasi maniera, di portare linfa, certamente, al territorio regionale, ma anche, ovviamente, al territorio che rappresento però, con gli strumenti che ho a disposizione. Non posso, certamente, chiedere all'assessore De Berti di volere una nuova Statale Romea, quando, ovviamente, la Statale dipende esclusivamente dal Ministero delle Infrastrutture.
Ovviamente oggi c'è anche il nostro Ministro, a maggior ragione tireremo la giacchetta al nostro Ministro e lo stiamo già facendo in tutte le sedi dovute, proprio per cercare di portare a casa un problema che è datato nella notte dei tempi. Solo il nome Romea fa capire da dove deriva e fa capire da quanti anni abbiamo a che fare con questa situazione.
Dunque, non me ne voglia nessuno, non voglio neanche distogliere l'attenzione sul tema della giustizia, però io volevo sottolineare questo aspetto e volevo, appunto, fare un plauso al collega perché, partendo dal tema del Tribunale di Bassano, sicuramente si potranno avere delle giuste attenzioni da parte dei Ministeri competenti anche per altre realtà del nostro territorio. Ma partendo bene e avendo sempre ben chiara la luce che il tema giustizia deve essere focalizzato e attenzionato, appunto, da parte del Governo e dei Governi che verranno, perché, ahimè, possiamo raccontarci quanto vogliamo, possiamo avere la sede nuova, possiamo avere i banchi nuovi, più personale a disposizione, però oggi si necessita sempre più di avere una giustizia certa, celere, perché un Paese è evoluto quando ha una giustizia equa, certa e funzionale. Cosa che, ahimè, purtroppo – non me ne voglia nessuno – oggi, in questo Paese, tarda ad esserci e ad avvenire.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questa discussione aiuta a capire una cosa, una notizia che possiamo ribadire, visto che lo sapevamo già: mentre decidiamo, questa maggioranza ha fatto tantissimi interventi; quindi, vuol dire che molto vi interessa diffondere sul territorio i servizi dei Tribunali, della sicurezza eccetera. Per quanto riguarda, invece, i servizi di cura va benissimo accentrarli, perché io non ho sentito la stessa enfasi e lo stesso numero di interventi quando qui dentro parliamo di servizi sanitari di prossimità. E tra l'altro stiamo parlando di un territorio diverso, ovviamente, ma vicino, penso all'Alto Vicentino, dove, invece, i presìdi sociosanitari, e non solo, sono stati chiusi, ma nonostante le richieste dei tantissimi Sindaci e cittadini e manifestazioni continue, noi lì, però, non stiamo intervenendo.
Il collega Finco – ho visto il labiale – dice "questo non c'entra niente con il progetto di legge", invece c'entra. Entro anche nel merito.
C'è una cosa che hanno già detto gli altri colleghi: mi pare incredibile che non ci si accorga, nonostante in quest'Aula ci siano delle persone che fanno questo di lavoro, che molti servizi legati alla giustizia si sono diffusi attraverso degli sportelli telematici, che le stesse procedure possano essere fatte senza il dispendio di un ufficio in presenza, e anche con il relativo personale. Soprattutto, mi pongo un'altra domanda: il luogo di cui stiamo parlando in queste ore in cui siamo qui a parlare, io credo, di una bandierina, e lo ripeto, visto che anche l'intervento precedente ha parlato di altre bandierine che invece non sono state posizionate perché qualcuno ha trovato una soluzione... io mi chiedo: in otto, dieci anni in cui quell'immobile, quel Tribunale è rimasto vuoto, quali sono state le proposte fattive che localmente, o in questo Consiglio regionale, sono state fatte per fare in modo che quell'immobile potesse essere, ad esempio, ceduto al Comune? Che potessero essere, ad esempio, aperti dei servizi di prossimità come degli ambulatori di prossimità, come un'anagrafe, come dei servizi che avrebbero potuto fare in modo che quella via che voi conoscete meglio di me, perché ci vivete, via Marinali, diventasse una via non come oggi, ma una via piena di attività?
Si parla di un arco temporale di dieci anni. Se si vogliono mettere delle bandierine, si mettano delle bandierine che poi generano qualcosa, fanno accadere delle cose. Invece, quello che noi stiamo votando oggi, ma io lo so, come per tantissimi altri progetti di legge che stiamo votando qui dentro, statali e non statali, purtroppo, nell'effettività delle cose, della vita normale delle persone... tra cinque, sei, sette anni mi piacerà vedere se in quel luogo si è aperto il nuovo Tribunale della Pedemontana, perché io dei dubbi li ho.
Dei dubbi li ho rispetto al fatto che è un progetto di legge statale; dei dubbi li ho rispetto al fatto che qui dentro non c'è alcuna dotazione per avere una garanzia che del nuovo personale permetterà non solo a un edificio di essere riscaldato e affrescato, ma di funzionare.
Io ho seri dubbi che questo possa accadere. Se noi stiamo qui per ore a discutere di una cosa che serve a qualcuno piuttosto che agli abitanti, cioè, piuttosto che alle persone che lì andrebbero a fruire di un servizio, che possono usufruire telematicamente, allora io mi chiedo perché non siamo qui a discutere su cosa fare di quell'immobile che localmente sta producendo delle difficoltà da otto, dieci anni? Perché non abbiamo fatto un lavoro, come quello che è stato sventolato prima, magari di convenzionamento con alcuni enti per mettere lì quello che poteva servire? Se volete i servizi di prossimità della giustizia, okay. Io, ad esempio, avrei immaginato altro perché lì, per quello che posso conoscere io, è anche altro e soprattutto altro quello che serve. Allora davvero mi chiedo perché oggi siamo arrivati, otto-dieci anni dopo, a parlare di un immobile che fa problema, che rimane vuoto, per mettere dentro delle funzioni che con questo progetto di legge non verranno messe al suo interno, che non farà cambiare quel luogo? E quindi la domanda è: perché stiamo facendo tutto questo? Ripeto: la dignità di un Consiglio regionale, io credo non sia solo quella di mettere le bandierine, ma sia quella di far accadere le cose.
Sul tema, e chiudo, che si è discusso più ampio della giustizia e non del caso specifico: io potrei anche dire che tantissimi temi all'interno di questo progetto di legge potrebbero anche essere condivisibili nel merito. Ma siccome sappiamo perché lo stiamo votando e siccome sappiamo localmente cosa c'è dietro a quella questione, insomma, io credo che non possa essere che critica la posizione di una Consigliera che dal territorio, invece, ha raccolto esattamente dei pareri diversi da quelli del proponente, cioè il fatto che in otto-dieci anni lì non è stato fatto nulla e con questo progetto di legge noi non vedremo quel luogo rinascere come i cittadini stanno chiedendo.

PRESIDENTE

Si chiude la discussione generale con la replica del relatore.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, ringrazio l'Aula perché comunque sono state tre ore di dibattito su un tema importante con, ovviamente, posizioni diverse tra maggioranza ed opposizione. Mi spiace solamente, e parto proprio dall'ultimo intervento che ha definito questo progetto di legge, e dico che non è il progetto di legge di Finco, Villanova e Soranzo, ma è un progetto di legge, ripeto, magari a qualcuno darà fastidio, che nasce dal territorio. E quando voi dite che questa è una bandierina, state offendendo quei 70 amministratori locali, tre Presidenti di Provincia, 50 associazioni di categoria, gli Ordini professionali dell'intero territorio e non sono gli Ordini professionali del comunetto o della piccola area. Sono dei rappresentanti a livello sì territoriale, ma si sono espressi a favore anche quelli a livello regionale.
Faccio alcune precisazioni. Perché in dieci anni non è stato fatto nulla all'interno dell'attuale sede del Tribunale di Bassano del Grappa? Non è stato fatto assolutamente nulla perché altrimenti noi oggi non saremmo in Aula a parlare della riapertura del Tribunale, ma saremo qui forse a parlare di tante altre cose perché magari quel Tribunale oggi sarebbe diventato sede di altri enti dello Stato. Tanto è vero che oggi il modello Bassano, il modello Tribunale della Pedemontana è stato preso a livello nazionale perché è una di quelle poche realtà dove ci sono ancora gli immobili, lo stabile, ma noi oggi parliamo ancora di Tribunale della Pedemontana rispetto ad altri tribunali che sono stati chiusi o rispetto ad altre sedi distaccate che sono state chiuse perché Bassano era l'unica realtà territoriale che, oltre ad avere il tribunale, aveva anche la Procura. Quale altra realtà veneta aveva il tribunale e la Procura? Nessuna di queste realtà. Poi grazie al lavoro del comitato, che ha fatto un lavoro portato avanti negli anni, per ben dieci anni, è stato fatto uno studio di ben cento pagine - è consultabile, lo potete trovare anche nel sito della Regione - dove sono stati riportati dati per portare avanti la battaglia del Tribunale della Pedemontana.
Altra precisazione: non si chiama Tribunale di Bassano del Grappa. Il Tribunale di Bassano del Grappa era un tribunale piccolo che riguardava 25-30 Comuni. Oggi stiamo parlando di un tribunale d'area, che riguarda tre Province e che riguarda tutta la fascia pedemontana del nostro territorio.
Abbiamo fatto la nostra parte con questo progetto di legge come l'hanno fatta altre Regioni a livello nazionale, solo che altre Regioni, guarda caso le Regioni del Mezzogiorno, questo progetto di legge l'hanno approvato all'unanimità. Regioni dove governa anche il centrosinistra. Mentre noi veneti su questo ci dividiamo e facciamo la battaglietta, ma la bandierina, ma qua, ma là. La parte meridionale di questo Paese, che magari sta chiedendo l'istituzione del tribunalino di Pizzo Calabro o di non so quale altro Comune, ha fatto una battaglia unitaria. E questo a volte fa anche la differenza tra Nord e Sud: le battaglie per il bene del territorio vanno fatte in maniera compatta e, ripeto, oggi si sta parlando del Tribunale della Pedemontana perché è un progetto fondato e non è perché noi dobbiamo salvare il campanilino e quindi siamo qui che stiamo difendendo i confini, ma perché è un tribunale che ha tutte le ragioni per essere nuovamente ripristinato.
Prima ho sentito la collega Camani che ha detto: "Ma avete fatto un progetto di legge, state parlando di ambiti ottimali per quel che riguarda la riorganizzazione dei servizi". Certo, però su scala della giustizia è possibile anche avere un'altra idea e ragionare anche al di fuori di quelli che sono i confini provinciali.
Lei ha parlato della politica che deve essere fatta di coerenza. Bene, lei, collega Camani, ha fatto la parlamentare. Si è candidata nel 2013, è stata poi insediata nel 2014 e il responsabile giustizia del Partito Democratico, il 13 ottobre 2012 a Chiavari, quando c'è stata l'assemblea fondante del super Comitato dei sei Tribunali da salvare, cosa dichiarò? Che il Tribunale di Bassano del Grappa doveva essere salvato in quanto aveva i requisiti in base alla legge delega, così come anche acclarato nei pareri delle Commissioni Giustizia della Camera, perché ovviamente lui riteneva che questo fosse un Tribunale che aveva tutte le carte in regola per rimanere aperto. Tant'è che il Partito Democratico ha inserito questa cosa anche all'interno del programma elettorale del 2013 che prevedeva una revisione della giustizia a livello territoriale, rispetto a quanto aveva fatto il Governo Monti e lei ha fatto parte anche di questo Governo.
La Segretaria, allora, del Partito Democratico, una certa senatrice Rosanna Filippin, che ben tutti voi conoscete, cosa disse? "Pieno sostegno..." quando venne nominato Orlando. Certo, Orlando non è di Bassano del Grappa, però. La Filippin cosa dichiarò? "Pieno sostegno alla nomina del ministro Orlando, in passato responsabile del settore giustizia del PD e componente della Commissione Giustizia della Camera. Una grande opportunità per il nostro tribunale. Intendo ricordare al mio compagno di partito le promesse fatte riguardo la nuova geografia giudiziaria". Tanto è vero che il bravo Orlando, insieme ad altri amici del PD, ha presentato questa mozione dove dice chiaramente, non ve la leggo tutta, di escludere dall'elenco degli uffici di tribunale e di Procura della Repubblica soppressi, quelli di Pinerolo, Bassano del Grappa, Chiavari, Lucera, Rossano Calabro e Urbino. Questo è un altro dato.
Altro dato. Tre Sindaci: Variati, Manildo e Bitonci, tranne Bitonci, gli altri mi sembrano siano di una chiara parte politica: "Un Tribunale dell'area pedemontana veneta di Bassano del Grappa lo chiedono i tre Sindaci di Vicenza, Padova e Treviso, con una lettera inviata al premier Renzi e al Ministro della Giustizia Orlando. A parlare di Bassano e del suo tribunale, dichiarano i Sindaci Variati, Bitonci e Manildo, sono per la prima volta i primi cittadini delle città capoluogo nelle quali oggi funzionano i Tribunali dopo la chiusura delle sedi distaccate. Con l'accorpamento di Bassano a Vicenza, i Sindaci conoscono bene la situazione dei palazzi di giustizia, dopo che la recente riforma della geografia giudiziaria ha previsto i tribunali solo nei capoluoghi. "Per questo – continuano – avanziamo a Renzi e a Orlando una proposta che vede in Bassano, che ha un palazzo di giustizia nuovo e pronto per essere utilizzato, la sede di un Tribunale dell'area pedemontana veneta, ovviamente con il parere favorevole preventivo dei Comuni coinvolti"".
Questo è un altro pezzo di carta che fa storia all'interno di tutto quello di cui stiamo noi parlando oggi.
Il ministro Nordio ha detto più volte del personale proprio, quindi, se verranno istituiti nuovi Tribunali non verranno portati via i dipendenti dei Tribunali provinciali, ma avranno del personale proprio. Per quel che riguarda, invece, il saldo invariato: certo, perché noi, ovviamente, l'impegno di spesa lo faremo quando avremo una convenzione in mano. Andiamo a fare un impegno di spesa su quali basi? Quando verrà fatta una convenzione tra la Regione del Veneto e il Ministero, si deciderà quanti soldi ci vorranno per l'apertura del nuovo Tribunale della Pedemontana e poi di conseguenza si agirà.
A me dispiace questa presa di posizione. Mi dispiace anche di vedere la collega Luisetto, che è un Sindaco del territorio, che dieci anni fa faceva le manifestazioni in piazza per difendere questo tribunale, che oggi si è vista estromessa dal ruolo di correlatrice ed è stata messa anche in minoranza all'interno del Partito Democratico, perché improvvisamente la linea del PD è quella di dire "no" alla costituzione del Tribunale della Pedemontana. Questa è la realtà. Prendendo in faccia tutte quelle realtà che da dieci anni a questa parte si battono per avere una garanzia di giustizia, di crescita economica di una delle aree più importanti del nostro territorio.
Io sono contento della discussione di oggi. Veramente vi siete tolti la maschera e avete messo in mostra al territorio il vostro vero volto. A differenza di tanti vostri amministratori, che non siedono qui dentro, ma sono sul territorio ogni giorno, che sanno quali sono le esigenze del territorio e che hanno avuto il coraggio, di destra e di sinistra, di portare all'interno dei loro Consigli comunali delle delibere per chiedere l'istituzione del Tribunale della Pedemontana, voi oggi vi siete nascosti. Anzi, avete avuto il coraggio di fare la bella figura fino ad oggi. Adesso, improvvisamente, avete detto che non si può istituire questo tribunale perché non ha senso, tirando fuori che voi vorreste anche la riapertura di Schio, di Legnago, di Soave, di Chioggia.
Collega Montanariello, lei che lavoro ha fatto a Chioggia per chiedere la riapertura della sede distaccata del tribunale? Cosa ha fatto lei, da Consigliere comunale, anche di maggioranza, per tutto questo? Ci sono dei territori che hanno lavorato per anni per chiedere la riapertura di un presidio di giustizia e ci sono territori che, invece... Le è andata bene. Forse non c'era l'esigenza e non si sono mossi. Poi, se un domani arriverà la richiesta da altri territori, la valuteremo. Ma non voglio che passi assolutamente il concetto che questa sia una marchetta da fare a un determinato territorio.
Questa è l'esigenza di un territorio, che in dieci anni ha difeso un suo diritto e ancora adesso lo sta portando avanti.
Ringrazio i colleghi per la pazienza che hanno portato. Ringrazio anche l'opposizione, perché finalmente hanno preso posizione su questo importante progetto di legge, che sicuramente ha fatto chiarezza anche nei confronti degli elettori e di tutto il mondo produttivo del nostro territorio. Finalmente sappiamo da che parte sta l'opposizione di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Collega Luisetto, per fatto personale, prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Innanzitutto, nessuno mi ha estromesso da nessuna parte e non rinnego un secondo, come ho già detto durante il mio intervento, le prese di posizione di questi anni. È un territorio che ha fatto, in un percorso lungo, delle richieste, come è stato legittimo e come è stato sostenuto dalle varie prese di posizione che lo stesso consigliere Finco ha citato.
Non credo che additare una minoranza, un'opposizione con questi toni serva a ricomporre ferite o contrapposizioni di visioni tra richieste diverse. Penso che, se si vuole arrivare ad una presa di posizione comune, non siano questi né i toni né i modi. Anche perché le considerazioni fatte dal Capogruppo, dal consigliere Montanariello e anche dal consigliere Zanoni sono tutte considerazioni che non negano l'importanza di una giustizia diffusa. Parlano di una riorganizzazione, però, coerente, che abbia risorse e un organico dignitoso, che non ci si faccia la guerra tra territori.
A me dispiace aver sentito questi toni e questi modi, che non credo facciano bene né alla proposta di legge né al territorio che ci fregiamo di presentare.

PRESIDENTE

Grazie.
L'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione, presieduto dalla vicepresidente Camani, si trova qui in Sala del Leone. C'è un emendamento su cui dare un parere. Non do tempi. Prima fate e meglio è.
Un minuto. Perfetto.
La Seduta è sospesa alle ore 16.33
La Seduta riprende alle ore 16.34

PRESIDENTE

Collega Corsi, Segretario dell'Ufficio di Presidenza della Prima...
Riprendiamo i lavori. Siamo sull'articolato.
Siamo all'articolo 1, che non ha emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 1.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 2.
Emendamento n. A0001, presentato dalla consigliera Luisetto, articolo 2, comma 1, modificativo, che prevede:
Il comma 6 dell'articolo 8 bis del decreto legislativo 7 settembre 2012 n. 155 così come introdotto dall'articolo 2 della presente legge è così sostituito:
"6. Entro cento giorni dalla stipula delle convenzioni di cui al comma 1, il Ministero della Giustizia provvede alla definizione delle piante organiche dei Tribunali ordinari e delle procure della Repubblica, ripristinati o di nuova istituzione ai sensi dei commi 1 e 2, e alla loro copertura senza modificare le piante organiche dei Tribunali ordinari e delle procure della Repubblica istituite ai sensi della presente legge."
Intende presentarlo? Prego, consigliera Luisetto.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Con grande rammarico, mi dispiace molto che questo emendamento sia stato bocciato, perché per me era significativo di un equilibrio che, con questo progetto di legge, mi avrebbe personalmente permesso, ad esempio, di votare a favore. Era un emendamento che prevedeva il rispetto della sede di Vicenza come di quella territoriale di Bassano nello stesso equilibrio, nella stessa logica e con una dotazione di personale, affinché non si facesse la guerra tra due territori.
Credo fosse un emendamento di buonsenso. Mi spiace molto che non sia stato accolto.

PRESIDENTE

Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Vede, relatore Finco, che ha dato parere contrario a questo emendamento, dov'è che non riusciamo a trovarci d'accordo? In questo Consiglio regionale certamente ci sono i rappresentanti della comunità della Pedemontana, ma ci sono i rappresentanti anche di altri territori, per esempio della città di Vicenza. Guardo il presidente Ciambetti, ad esempio. Ma non solo. È certamente il più autorevole.
Con questo emendamento l'abbiamo esattamente sfidata sulle chiacchiere che ci ha propinato finora e le abbiamo chiesto di passare dalle chiacchiere ai fatti. Le abbiamo chiesto: se davvero c'è l'intenzione di chiedere al Governo di valutare la possibilità di concedere alla nostra Regione la riapertura di un tribunale, dobbiamo avere la certezza e la garanzia che questo avvenga lasciando invariata la dotazione organica degli altri tribunali già sottodimensionati della nostra regione, pensando in particolar modo al tribunale della città di Vicenza, che è evidentemente, per ovvie ragioni, quello che rischia di essere il punto di caduta per tenere in piedi i due tribunali con il medesimo organico, calcolando ‒ torno su un argomento che abbiamo già discusso lungamente nella fase di discussione generale ‒ che i tribunali di Venezia, di Vicenza, di Treviso, di Padova, di Belluno e di Rovigo già hanno una carenza strutturale di personale.
Siccome questo è uno dei nodi più critici che riguarda la richiesta che fa la Regione del Veneto, ma che riguarda le richieste che fanno anche tutte le altre Regioni, abbiamo detto: colleghi, anziché impegnarci tra di noi a chiacchiere, lo scriviamo anche nel progetto di legge? Se anche quello che presenta lei, consigliere Finco, ha tre parole diverse da quello presentato dalla Lombardia, dalla Toscana, dalla Puglia, dall'Abruzzo e dalla Calabria, non cambia tanto. Almeno diciamo che ci impegniamo, come Regione del Veneto, più e meglio degli altri, non soltanto a dare soddisfazione alla battaglia decennale di un territorio, ma ad essere coerenti tra ciò che diciamo e ciò che facciamo e che per noi l'invarianza della pianta organica dei tribunali attuali, in particolar modo di quello di Vicenza, è un punto imprescindibile da cui partire per la discussione.
Lei ha dato a questo emendamento parere contrario. A meno che me lo spieghi, non c'è alcun pregiudizio di natura tecnica né politica contro questo emendamento, se non che voi sapete già che le dotazioni organiche non potranno rimanere invariate. Ma allora non raccontiamoci la storia dell'orso. Non raccontiamola ai cittadini del bassanese, della Pedemontana e, soprattutto, non raccontiamola ai cittadini della città di Vicenza.
Volete fare una roba seria? Pretendete che il Governo riapra la sede del tribunale della Pedemontana senza modificare le piante organiche dei tribunali ordinari e delle Procure della Repubblica attualmente istituite.
Cosa c'è, consigliere Finco, che non le torna di questa formulazione? Il parere contrario su questo emendamento disvela, in maniera evidente, quello che abbiamo cercato di sostenere nel corso di tutta la discussione generale. Fare raccolta di consenso in un territorio sulle spalle di un altro territorio, magari della medesima Provincia, mi sembra un'operazione di speculazione politica davvero molto preoccupante.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, prego

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Hanno già detto tutto le colleghe. Il collega Finco prima faceva un po' di ironia dicendo che gli amministratori locali, in realtà, negli anni hanno lavorato, si sono battuti e che noi qui dentro stiamo facendo finta di non sentirli. Questo emendamento era esattamente, ad esempio, la richiesta che arrivava da delle persone che io ho potuto sentire sul territorio e che non sono le stesse che ha sentito la collega Luisetto per fare questo emendamento. Dicevano una cosa molto semplice. Se nasce il tribunale della Pedemontana, la domanda è: come verrà fatto? Male, come ci testimonia il fatto che questo emendamento è stato non approvato, non accettato, o verrà fatto con un minimo di criterio, pensando che gli altri territori non saranno, poi, contro, avranno una contromossa nell'avere lì vicino un altro luogo che, invece, drena personale amministrativo, e non solo, anche giudiziario, per permettere a quel luogo di funzionare?
Il tema è sempre quello. Lo stiamo facendo per chi? La domanda è: per chi è questo PDL? Una volta che rispondiamo al "per chi" capiamo anche come votare.

PRESIDENTE

Facciamo due minuti di sospensione.
La Seduta è sospesa alle ore 16.41
La Seduta riprende alle ore 16.51

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Mi pare ci sia una richiesta di modifica.
Collega Luisetto, prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Propongo la seguente modifica, a seguito della sospensione: "Alla fine del comma 6, sono aggiunte le seguenti parole: 'senza modificare le piante organiche dei Tribunali ordinari e delle procure della Repubblica istituite ai sensi della presente legge'".

PRESIDENTE

Relatore, con questa modifica?

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Sì, accettiamo la modifica suggerita.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0001, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 2, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al voto finale sul PDLS n. 33.
Collega Camani, prego, per dichiarazione di voto.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Devo dire, relatore Finco, che è un vero peccato, un'occasione perduta.
Se fossi stata in lei, non avrei perso tempo a ricostruire il pensiero politico del ministro Orlando, del segretario Filippin. Mi sarei un po' più concentrata sui temi, perché l'obiettivo di questa discussione non è dimostrare chi è più coerente, non è detto che mantenere la stessa posizione per quindici anni sia sinonimo di maggiore intelligenza, perché in questi quindici anni il mondo è cambiato.
L'idea che basti citare dichiarazioni di dieci anni fa per riconoscere coerenza e serietà mi sembra una banalizzazione eccessiva, che un tema così delicato non merita. Ora nessuno mette in discussione la legittimità della richiesta di un territorio, costruita dal basso, che rimane nel tempo, che è anche il prodotto di un passato ormai abbastanza antico.
Mettiamo, però, in discussione, relatore Finco, le modalità con le quali lei ha portato dentro a questo Consiglio regionale questo tipo di istanza e aggiungo anche la finalità con la quale l'ha fatto.
Provo a spiegarmi meglio. Noi le abbiamo posto delle questioni, a mio giudizio, molto serie, peraltro riprese anche da colleghi della maggioranza. La prima questione riguarda gli organici dei palazzi di giustizia, riguarda la consistenza numerica di giudici, di cancellieri e di soggetti del comparto giustizia.
Le abbiamo posto questa questione perché noi non siamo abituati a sventolare bandierine e siamo abituati, quando si prova a rispondere ad una legittima aspettativa, ad essere seri.

PRESIDENTE

Se volete, interrompiamo una mezz'oretta e poi riprendiamo.
Bene, sospendo la seduta.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Prego, Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Peccato anche perché è una questione seria e c'è poco da ridere.
La seconda questione che le abbiamo posto, l'abbiamo posta a lei, ma l'abbiamo posta all'attenzione dell'Aula, è chiederci quale tipo di valore di priorità diamo ai servizi ai cittadini, cioè cosa è, secondo noi, prioritario a fronte di una carenza di risorse, a fronte di una oggettiva difficoltà strutturale, nazionale e regionale.
Siccome non si possono accontentare tutti, se non nel mondo delle favole, noi abbiamo provato ad aprire una discussione su quali sono i servizi di giustizia di cui i cittadini della Regione del Veneto hanno più bisogno, dovendo scegliere, a prescindere dall'appartenenza territoriale.
Terza questione. Le abbiamo posto un tema di competenze e abbiamo chiesto se dal 2013, quando il ministro della giustizia Orlando diceva "teniamo aperte sedi in Veneto, in Liguria, in Campania e in Calabria", se da allora ad oggi la necessità di costruire una specializzazione anche negli organi giudicanti non sia diventata prevalente rispetto alla distribuzione capillare dei giudici stessi.
Abbiamo posto delle questioni che certo non mi devo porre nel momento in cui faccio il Sindaco del Comune di Nove, ma me le pongo nel momento in cui faccio il Consigliere regionale, sono Vicepresidente del Consiglio regionale, esprimo come forza politica il Ministro della giustizia e il Sottosegretario al Ministero della giustizia. Se gioco a fare l'arruffapopoli, non mi pongo questi problemi. Se, invece, provo a governare, questi problemi me li devo porre.
Poi le abbiamo posto una questione di risorse. Lo ha detto benissimo il capogruppo Soranzo, nessuno si diverte a non dare risorse alla sanità, agli Enti locali, alla giustizia, ma dentro un contesto nazionale che è quello in cui si trova oggi il Governo Meloni e si sarebbe trovato anche un qualsiasi altro Governo di qualsiasi altro colore politico: la crisi economica, il Patto di stabilità dell'Europa. Soldi per aprire il Tribunale della Pedemontana, della Calabria o di Palermo o non so di cosa, fatico a pensare che ci siano.
Se devo scegliere tra aprire il Tribunale della Pedemontana o assumere dieci cancellieri in più, faccio fatica a decidere che la priorità è il Tribunale della Pedemontana, io personalmente. Quindi, le abbiamo posto un problema di tenuta complessiva, perché a Roma non stanno discutendo soltanto della richiesta del presidente Finco per il Tribunale della Pedemontana, perché ci sono altre dieci Regioni nella nostra medesima condizione, dove anche lì i Sindaci del territorio, le categorie, le Amministrazioni avanzano la medesima e legittima aspettativa che avanza lei. Dubito che ci saranno i soldi per aprire tutte le sedi che dal territorio legittimamente chiedono di aprire.
Le abbiamo posto questo problema e le abbiamo detto che un conto è una deliberazione di un Consiglio regionale o comunale, una mozione, una lettera, altro conto è un progetto di legge statale, cioè un atto formale che noi stiamo mandando a Roma, in cui diciamo che per questa Regione, in ambito di giustizia, la priorità è riaprire la sede del Tribunale della Pedemontana.
Io non so se sia proprio esattamente la priorità dal mio punto di vista, tant'è che le ho detto che per me bisognerebbe considerare anche la carenza di organico, bisognerebbe considerare le criticità che persistono su altri territori. Al Tribunale di Venezia la situazione l'ha raccontata meglio di me la presidente Scatto, e quant'altro. Le abbiamo posto queste questioni e le abbiamo anche posto una questione che invece è di nostra diretta competenza: le risorse regionali. Lei non può dire, perché non ci credo, che nel momento in cui ci sarà la convenzione la Regione metterà i soldi, perché i conti del bilancio di questa Regione ormai li conosciamo tutti e sappiamo che ce ne sono pochissimi a disposizione.
Voglio sapere se questo Consiglio regionale ritiene davvero, tra tutte le necessità che ci sono, di dedicare 100 milioni all'anno alla riapertura del Tribunale della Pedemontana, perché io dico che è importante il Tribunale della Pedemontana, dico che sono importanti le case di riposo, dico che sono importanti le borse di studio, dico che è importante il trasporto pubblico locale. Oggi faccio fatica a dire che la priorità, in un bilancio ristretto, è il Tribunale della Pedemontana, se davvero alle parole voglio far seguire i fatti.
Il problema è complesso e soluzioni semplicistiche di bandiera non sono più percorribili. Onestamente, presidente Finco, speravo che nel giorno in cui dall'opposizione siete passati al Governo nazionale, almeno questa semplice cosa fosse chiara.
Dov'è che non ha funzionato – e chiudo –, a mio giudizio, il percorso che ci ha portato qui? Nell'incapacità di fare una sintesi attorno a questioni generali. Noi non stiamo facendo una raccolta di firme per rappresentare un pezzo del territorio. Noi dovremmo dimostrare qui di avere la capacità di persuasione del Consiglio regionale. Ciascuno di noi, pur essendo il collegio elettorale provinciale, rappresenta la Regione del Veneto, non rappresenta una porzione di esso, rappresenta la Regione del Veneto. Dovremmo trovare una sintesi e questa sintesi ha il compito di trovarla chi propone il progetto di legge.
Per tutte queste ragioni, e davvero non avendo nulla in contrario alle istanze del territorio che però, consigliere Finco, non si misurano sulla base del "e tu, Montanariello, a Chioggia hai fatto la battaglia", non è un braccio di ferro, il Governo e l'organizzazione delle politiche territoriali non deve essere misurato sulla base da quanto dura la battaglia a quante firme ho raccolto o quanti voti prendo alle elezioni. Dovrebbe essere una lettura complessiva degli equilibri che voi, che governate la Regione del Veneto e lo Stato italiano, dovreste essere capaci di tenere.
Io penso – e davvero chiudo – che sarebbe molto più serio tornare in quei territori che in questi dieci anni lei ha frequentato per sostenere queste battaglie e con molta serenità spiegare loro che la battaglia si può fare, ma che le condizioni non sono così semplici. Se anche questo progetto di legge statale oggi ottiene il voto favorevole della maggioranza dell'Aula, non vuol dire niente, perché la battaglia vera la dovrete fare rispetto al Ministro della giustizia, rispetto al sottosegretario Ostellari, rispetto all'Unione europea e rispetto ai soldi che non ci saranno.
A me va bene tutto. Vi aspettiamo qua tra due anni quando scommetto che gli organici dei palazzi di giustizia saranno invariati, quando scommetto che non sarà stata aperta nessuna sede distaccata, quando scommetto che la situazione drammatica della giustizia italiana e veneta resterà la stessa cosa.
Noi annunciamo il voto di astensione, perché non siamo contro il Tribunale della Pedemontana, ma siamo contro questo meccanismo sistematico di presa in giro dei cittadini. La politica si misura in base ai risultati, non in base al braccio di ferro della maggioranza dentro quest'Aula.

PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, collega Finco, prego.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Molto velocemente.
Sia chiaro, come avevo detto prima, anche durante la discussione, non è che ho presentato questo progetto di legge senza sapere che cosa doveva fare, ma l'ho presentato, giustamente, dopo essermi confrontato con il Sottosegretario alla giustizia, che ha la delega proprio sui tribunali, e dopo aver concordato con lui, che è in stretta relazione con il ministro Nordio, come impostare anche il progetto di legge, come muoversi sul territorio. Di conseguenza ho portato qua questo testo.
Le problematiche del personale sono a conoscenza del Sottosegretario e ovviamente anche del Ministro. Se da parte loro c'è stata un'apertura su questa tematica, vuol dire che ci sono le possibilità. Altrimenti, non capisco per quale motivo un Sottosegretario sia venuto per ben sette volte in sei mesi a ricevere cittadini, associazioni e Comuni, anche perché ci ha messo la faccia e posso dirle che in dieci anni è la prima volta che vedo un Ministro e un Sottosegretario che sia sui media, sia venendo sul territorio, ci mettono la faccia e danno la loro parola per garantire l'impegno, per dare seguito alle richieste del territorio. Quindi, di conseguenza, noi ci siamo mossi.
Per quel che riguarda, invece, sempre l'investimento e le risorse da mettere a bilancio, anche su questo avevo chiesto a loro un parere. Da Consigliere regionale, io penso a fare bene il mio lavoro e cerco di fare ovviamente le cose che più mi competono.
Loro mi hanno detto: "È difficile oggi capire quanti soldi mettere a bilancio per garantire le spese dell'immobile piuttosto che del personale. È qualcosa che andremo a identificare successivamente, quando sarà approvata la nuova geografia giudiziaria e quando partiranno le convenzioni con le Regioni interessate".
Quindi, se con chi amministra oggi la giustizia in Italia – e fortunatamente il Sottosegretario è anche del mio partito – concordiamo una linea da tenere, io mi fido di quello che mi dice il mio Sottosegretario, che forse magari sa qualcosa di più rispetto a lei, che è Capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto.
Quindi, penso di aver fatto una buona azione. Ringrazio i colleghi che l'hanno sostenuta. Voi, giustamente, avete portato avanti la vostra battaglia. Guardi, io non volevo buttarla in politica, prima, ma siccome durante la discussione lei...
Quando ho illustrato il progetto di legge, ho portato dati e non ho fatto nessuna argomentazione politica, non ho nemmeno citato i Sottosegretari, i Ministri. Voi avete iniziato: le bandierine, il vostro Segretario, il Sottosegretario della Lega, lo fate solamente per strumentalizzare il territorio, per portarvi a casa i consensi... Allora, se volete buttarla in politica, andiamo a vedere anche voi cosa avete detto qualche anno fa. Però, non voglio ritornare su questo argomento.
Ringrazio, comunque, i colleghi che hanno manifestato l'interesse nel sostenere questo progetto di legge, che sicuramente per la Regione del Veneto rappresenta un qualcosa di importante, nella speranza di vedere una nuova geografia giudiziaria di questo Paese.

PRESIDENTE

Prego, collega Soranzo, per dichiarazione di voto.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
L'abbiamo sottoscritto e l'abbiamo dichiarato: siamo assolutamente convinti e ovviamente voteremo a favore di questa proposta di legge.
Vorrei, comunque, lasciare a quest'Aula e agli atti due rapide considerazioni. Collega Camani, è vero che è prova di intelligenza cambiare idea, però è anche vero che dagli errori e dalla storia degli errori bisognerebbe imparare. Il fatto che lei dichiari che si astiene vuol dire che in fondo, in fondo voi non avete cambiato idea, nonostante i conclamati errori di programmazione, di convinzione e di visione che avete avuto in questi 10-12 anni.
L'altra questione, invece, è di carattere assolutamente politico-amministrativo. Al nostro ministro Nordio, che ringrazio, insieme a tutto il Gruppo consiliare di Fratelli d'Italia e all'assessore Donazzan, in Veneto abbiamo voluto, insieme ai colleghi della Lega e ad altri componenti del Governo, dire con chiarezza come la pensiamo, e lo abbiamo detto in occasione di questa proposta di legge e di questa richiesta del territorio. Quindi, collega Finco assolutamente viene dal territorio. Ed è un dovere che questo Consiglio regionale ascolti, come dicevo, tutte le richieste del territorio. Questa è una delle richieste. Ma, come dicevamo poc'anzi con i Consiglieri regionali del mio Gruppo, Fratelli d'Italia, dove ci sarà bisogno – questo lo vogliamo dire chiaramente –, dove ci sarà da spendersi, dove ci sarà da impegnarsi fino all'ultima goccia di sangue per raggiungere strumenti, risorse, sedi, provvedimenti che possano aggiungere un punto di legalità, che possano dare una risposta al territorio, che possano dare efficienza al sistema veneto, come lo facciamo quando si parla a livello di Governo per tutto il Paese, sarà sempre impegnato in prima linea.
Vogliamo assolutamente che tutti sappiano che, di fronte a una platea dove un Ministro fa dichiarazioni e indica la strada, rispetto a cui nei fatti e nei provvedimenti sta lavorando per tradurle in realtà, anche il Consiglio regionale vuole tradurre la propria linea politica in linea amministrativa. È necessario che anche il Consiglio regionale, che rappresenta la sede istituzionale dove, di fatto, si approvano gli atti amministrativi e le proposte di legge, dia riscontro non solo alle linee politiche, ma anche alle convinzioni.
Oggi abbiamo questa proposta di legge, ma ce ne saranno altre di altre parti del Veneto, e noi saremo pronti come Consiglio regionale a proporre tutto ciò che è necessario per ripristinare quello che, di fatto, era funzionante e che qualcuno ha voluto in qualche modo demolire, e l'ha demolito in tanti altri settori. Oggi ce lo chiede il territorio, ce lo chiede anche l'Europa, che ha cambiato idea. Di fatto, oggi noi dobbiamo lavorare per porre le basi affinché, nel momento in cui si discuterà una riorganizzazione della giustizia anche in questo senso, ci sia anche la proposta del Veneto, per questa sede in questo caso, ma per tutte le sedi che il Veneto riterrà dal territorio di richiedere.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Il mio voto sarà di astensione. Io rispetto il lavoro del collega Finco, ma quando prima ho parlato di bandierina intendevo dire una cosa specifica, e cioè che si pensa a un progetto di legge statale sostenendo che al prossimo bilancio – lo verificherò – ci sarà un emendamento o una proposta della Giunta, o ci sarà l'anno dopo, oppure tra due anni, come diceva la collega Camani. Io prima, mentre lei parlava, l'ho segnato in agenda per il 5 settembre 2025 – non so dove sarò, non so dove saremo – e verificherò se il tribunale sarà aperto. L'ho segnato, perché vorrò andare a vedere effettivamente quale sarà l'esito di questo progetto di legge statale. Tuttavia, vi dico sinceramente che ho dei dubbi, rispetto alla discussione che abbiamo fatto oggi, che questo progetto di legge sia un qualcosa di realizzabile.
Sappiamo bene, nonostante lei abbia sentito il sottosegretario Ostellari, i motivi per cui un Sottosegretario può essere più presente, che non sono sempre e solo quelli della volontà politica di fare qualcosa, e sappiamo che per fare quello che lei ha proposto in questo progetto di legge statale noi – voi probabilmente, perché siete stati al Governo sicuramente più di me – avremmo già potuto fare dei passaggi, cose che non sono state fatte, e quest'Aula oggi ne ha discusso ampiamente.
Il voto di astensione, quindi, è un voto legato al fatto che localmente alcune perplessità sono state raccolte e, allo stesso tempo, a come oggi l'Aula ha discusso e al fatto che prima ha detto "no" e poi "sì" a un emendamento della collega Luisetto, il che mi fa pensare che la convinzione con cui è stato detto quel "sì" non fosse una convinzione vera e decisa sul fatto che davvero non toccherà gli status del personale di altri tribunali vicini. Quindi, avendo dei seri dubbi, il voto sarà di astensione.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Anch'io per confermare il mio voto di astensione, come atto di fiducia rispetto a un'impostazione generale, ma molto critico. Molto critico perché, come è emerso chiaramente dalla discussione, noi dobbiamo lavorare per razionalizzare le poche risorse che abbiamo a disposizione, a livello regionale e a livello nazionale, mentre qui andiamo nella direzione opposta. Come la settimana scorsa siamo andati nella direzione opposta acconsentendo a una fusione tra due Comuni di 700 e 1.500 abitanti, per un totale di 2.200 abitanti. Inneschiamo processi amministrativi complessi per arrivare a soluzioni inefficienti. Ebbene, questo non credo sia fare il bene dei cittadini. L'ha detto bene la collega Camani: qui si fa l'interesse di 50.000 veneti – forse, è tutto da vedere – e il disinteresse degli altri 4.950.000, che non hanno nessun beneficio.
Se abbiamo delle risorse, usiamole per dare servizi reali. Ci sono settori in sofferenza. Penso all'Alto Vicentino: nella sanità mancano i servizi di base. Lì hanno fatto manifestazioni con decine di migliaia di persone per chiedere che restino i servizi sanitari. Se c'è un euro, quindi, mettiamolo sui servizi che servono e spingiamo i processi di razionalizzazione dell'organizzazione del sistema della giustizia, così come di tutti gli altri sistemi. Questo, purtroppo, non lo stiamo facendo. Prendiamone consapevolezza. Poi possiamo trovare tutte le scuse politiche che vogliamo per cercare di giustificare o rispondere a qualcuno che ha un interesse che, legittimamente, chiede, ma non è questa la politica che serve.
Cerchiamo di cambiare registro, perché stiamo andando nella direzione sbagliata. Qui lo dico non per una posizione politica, ma per una posizione di consapevolezza dei cittadini del Veneto. È vero che questo è un peccato veniale in una Regione che investe nelle piste da bob, ma anche i peccati veniali, se si possono evitare, evitiamoli.

PRESIDENTE

Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il progetto di legge statale n. 33, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Interrompiamo qui la seduta.
La Capigruppo si riunisce subito in Sala del Leone. Grazie.
La Seduta termina alle ore 17.14
Il Consigliere segretario
Alessandra SPONDA

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 108 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 108
MARTEDì 5 SETTEMBRE 2023


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 108a seduta pubblica – martedì 5 settembre 2023
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 64 del 25 ottobre 2022 e dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 49 del 29 agosto 2023.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 12104 del 31 agosto 2023.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.46.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti

Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 107a seduta pubblica di martedì 29 agosto 2023.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che è in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia; inoltre, hanno comunicato assenza i consiglieri Baldin e Polato; inoltre, una consigliera segue la seduta da remoto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze

Il PRESIDENTE comunica che la trattazione dell'IRI 380 e dell'IRS 331, presentate dalla consigliera Baldin, verrà rinviata alla prossima seduta di Consiglio.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 421 del 26.07.2023
presentata dai consiglieri Zottis, Montanariello, Bigon, Camani, Luisetto e Zanoni
"La Giunta regionale intende assicurare l'erogazione, da parte dell'AULSS 3 Serenissima, del 100% delle impegnative di residenzialità?"

Interviene la consigliera Zottis (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Zottis (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 336 del 17.01.2023
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Lorenzoni, Guarda e Baldin
"PM10 alle stelle: mentre molti sindaci rinunciano ai falò dell'Epifania, il Presidente del Veneto accende il panevin nonostante il divieto di accensione fuochi all'aperto previsto dalla DGRV 238 del 2/04/2021! Questo è l'esempio che vuole dare ai cittadini?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto 6) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Modifica alla legge regionale 16 aprile 1985, n. 33 "Norme per la tutela dell'ambiente" in materia di trattamento di dati relativi alle misure per il contenimento dell'inquinamento derivante dal traffico veicolare". (Progetto di legge n. 198) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 24/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Rizzotto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare, e Zanoni (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Zanoni assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale intervengono i consiglieri Guarda (Europa Verde), Lorenzoni (Gruppo Misto), Valdegamberi (Gruppo Misto) e Pavanetto (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

In sede di replica interviene l'assessore Bottacin.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale e sospende la seduta per permettere all'Ufficio di presidenza della Seconda Commissione consiliare di esprimere parere sugli emendamenti presentati.

La seduta è sospesa alle ore 12.00.

La seduta riprende alle ore 12.05.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. C1 all'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Gli emendamenti nn. C2 e C3 all'articolo 1, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono respinti.

Gli articoli 1 e 2, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico Veneto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Guarda (Europa Verde), Valdegamberi (Gruppo Misto), Rizzotto (Zaia Presidente) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Bozza, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Luisetto, Maino, Michieletto, Montanariello, Pan, Pavanetto, Piccinini, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Punto 7) all'ordine del giorno

Proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione dal titolo: "Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 (nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148)" d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto. (Progetto di legge statale n. 33) APPROVATO (Deliberazione n. 90/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Camani (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Finco assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

La seduta è sospesa alle ore 13.08.

La seduta riprende alle ore 14.44.

In discussione generale intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Montanariello (Partito Democratico Veneto), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Luisetto (Partito Democratico Veneto), Scatto (Zaia Presidente), Bet (Zaia Presidente), Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Camani (Partito Democratico Veneto), Dolfin (Liga Veneta per Salvini Premier).

Durante l'intervento del consigliere Dolfin assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In discussione generale interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Chiusa la discussione generale, intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), in sede di replica, e Luisetto (Partito Democratico Veneto), per fatto personale.

La seduta è sospesa alle ore 16.33.

La seduta riprende alle ore 16.34.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'emendamento A1 all'articolo 2 intervengono le consigliere Luisetto (Partito Democratico Veneto), che lo illustra, Camani (Partito Democratico Veneto) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

La seduta è sospesa alle ore 16.41.

La seduta riprende alle ore 16.51.

Interviene la consigliera Luisetto (Partito Democratico Veneto) che propone una modifica all'emendamento A1, accolta dal relatore Finco.

L'emendamento n. A1 all'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato, come modificato.

L'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato.

Gli articoli 3 e 4, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla competente Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale sul progetto di legge statale in oggetto interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto).

La seduta è sospesa alle ore 16.55.

La seduta riprende alle ore 16.55.

In dichiarazione di voto intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), che riprende il suo intervento, Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge statale in oggetto nel suo complesso, come emendato.

Il Consiglio approva.

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Luisetto, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Zanoni

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 17.14.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BARBISAN Fabiano
MICHIELETTO Gabriele
BET Roberto
MONTANARIELLO Jonatan
BISAGLIA Simona
OSTANEL Elena
BORON Fabrizio
PAN Giuseppe
BOZZA Alberto
PAVANETTO Lucas
BRESCACIN Sonia
PICCININI Thomas
CAMANI Vanessa
POSSAMAI Gianpiero
CAVINATO Elisa
PUPPATO Giovanni
CECCHETTO Milena
RAZZOLINI Tommaso
CENTENARO Giulio
RIGO Filippo
CESTARI Laura
RIZZOTTO Silvia
CESTARO Silvia
SANDONA' Luciano
CIAMBETTI Roberto
SCATTO Francesca
CORSI Enrico
SORANZO Enoch
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FINCO Nicola Ignazio
VENTURINI Elisa
FORMAGGIO Joe
VIANELLO Roberta
GEROLIMETTO Nazzareno
VILLANOVA Alberto
GIACOMIN Stefano
ZANONI Andrea
GUARDA Cristina
ZECCHINATO Marco
LORENZONI Arturo
ZOTTIS Francesca
LUISETTO Chiara







IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
Alessandra SPONDA




IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI







N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian