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Seduta del consiglio regionale del 27/11/2024 n. 155
Mercoledì, 27 novembre 2024
SOMMARIO
- COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
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- DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA REGIONALE (DEFR) 2025-2027. ARTICOLO 36 E PARAGRAFI 4.1 E 6 DELL'ALLEGATO 4/1 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 118/2011; ARTICOLO 7 E SEZIONE III DELLA LEGGE REGIONALE n. 35/2001 . (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 78) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 98/2024)
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- PRESIDENTE
- Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
- PRESIDENTE
- Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
- PRESIDENTE
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- PRESIDENTE
- Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
- Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
- PRESIDENTE
- PRESIDENTE
- Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
- PRESIDENTE
- Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- PRESIDENTE
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- PRESIDENTE
- PRESIDENTE
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- PRESIDENTE
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- PRESIDENTE
- Renzo MASOLO (Europa Verde)
- PRESIDENTE
- Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
- PRESIDENTE
- Ass.re Francesco CALZAVARA
- PRESIDENTE
- Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
- PRESIDENTE
- Lucas PAVANETTO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)
- PRESIDENTE
- Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
- PRESIDENTE
- NOMINA DI UN COMPONENTE DEL CONSIGLIO DI INDIRIZZO DELLA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA. APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 99/2024)
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.58
PRESIDENTE
Diamo inizio alla 155a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 16022 del 20 novembre 2024
con integrazione del punto 7.1 come stabilito in occasione della seduta della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 26 novembre 2024.
PUNTO
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COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
Luca ZAIA
Il congedo è concesso.
DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA REGIONALE (DEFR) 2025-2027. ARTICOLO 36 E PARAGRAFI 4.1 E 6 DELL'ALLEGATO 4/1 DEL DECRETO LEGISLATIVO N. 118/2011; ARTICOLO 7 E SEZIONE III DELLA LEGGE REGIONALE n. 35/2001 . (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 78) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 98/2024)
Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Sandonà
Correlatrice: Consigliera Luisetto
PRESIDENTE
Ricordo che ieri sera, con le relazioni dei relatori, scusate la ripetizione, abbiamo aperto il punto n. 7, quello relativo alla PDA n. 78.
Siamo in discussione generale. Ci sono interventi?
Prego, collega Ostanel.
Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Intervengo in apertura. Si vede che c'è traffico sulla linea, mancano anche alcuni dei miei colleghi. Sono felice di poter intervenire per prima e di aprire un dibattito su un documento che dà la direzione, dà la linea a quello che poi discuteremo tra qualche settimana, cioè il bilancio reale economico di questa Regione. Come sappiamo e diciamo ogni anno, stiamo discutendo un documento narrativo, un librone, che in qualche modo, poi, identifica le priorità, identifica le questioni su cui poggiano le scelte di bilancio.
Non è vero, quindi, che questo è solo un documento ‒ come tanti immaginano ‒ inutile, narrativo, che nessuno legge. Questo, invece, è il documento che dà la possibilità a un Assessore, eventualmente, di andare in Giunta e di chiedere che quell'impegno venga riconosciuto. Non richiamo a caso questa questione, visto che proprio ieri abbiamo chiuso questa discussione con un tema a me caro, quello della cultura, dove, evidentemente, ci è voluta una Consigliera di minoranza per riuscire, all'ultimo minuto, in una variazione, ad aggiungere quei fondi che sarebbero stati necessari per coprire tutte le persone che avevano fatto domanda, gli enti. Oltre al Comune di Padova, c'era il Comune di Treviso, con il vostro sindaco Conte, che rimaneva fuori.
Ci vuole una Consigliera di minoranza che fa un emendamento e che continua a parlare di cultura in quest'aula. E poi un Assessore ‒ oggi non presente, ovviamente, perché ieri era qui e evidentemente ha fatto tardi ‒ dice che vanno più fondi nella cultura. Se scriviamo in un documento che vanno più fondi nella cultura, forse quell'Assessore può un giorno – speriamo, sennò magari lo facciamo accompagnare da qualcuno in Giunta – rivendicare il fatto che nelle linee di mandato di una Regione c'è questa direzione.
Evidentemente, quindi, questo documento ha tutto il senso non solo di essere discusso, ma di essere emendato, di essere portato nella direzione in cui, non tanto le minoranze, non tanto Il Veneto che Vogliamo, non tanto i movimenti civici, quanto i cittadini del Veneto vogliono andare.
Cerchiamo di vedere i dati non belli di questa NADEFR. Nel 2022 nelle Regioni del nord-est la percentuale di persone in condizione di povertà assoluta è in aumento rispetto al 2021: dall'8,1 all'8,8. È vero, così come in Italia, però abbiamo un aumento della povertà assoluta in una regione che cresce, eccellente, come voi dite, come il Veneto. Non è vero, quindi, che il nord-est, rispetto ad altre regioni, corre. Il tema della povertà in questa regione esiste ed è il motivo per cui ieri abbiamo fatto una lunga battaglia sulle borse di studio. Non perché ci piacciono gli studenti, non perché pensiamo solo a quello, ma perché dietro a questa battaglia c'è una questione di equità. Evidentemente c'è un pezzo di visione politica, credo la vostra, che forse si è dimenticata che in questa Regione serve parlare di povertà, serve parlare di povertà assoluta, serve parlare delle persone che a fine mese non arrivano, per le quali quei 7.000-10.000 euro investiti per mandare i loro figli all'università sono una scelta (o quello o fare la spesa).
L'uscita precoce è un altro dato che troviamo in questo documento che voi proponete. L'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione è stabile, ma la media italiana era molto più alta tempo fa. Adesso ci stiamo stabilizzando, ma in realtà continuiamo ad andare giù rispetto a un po' di anni fa. Quindi, stiamo regredendo.
L'Emilia-Romagna, più piccola di noi, incamera di tassazione 400 milioni l'anno, il Piemonte 615, il Veneto 10. Quante politiche di redistribuzione avremmo potuto fare se, invece, negli anni avessimo deciso di fare una politica diversa per quanto riguarda entrate, contribuzioni e investimenti? Ieri avete presentato questo maxiemendamento, di cui abbiamo anche letto oggi sui giornali. Lei sa, Assessore, che tendo ad essere coerente quando parlo. Mi viene da dire che se per anni abbiamo chiesto di avere un'addizionale IRPEF è perché crediamo che la contribuzione, anche delle persone che possono contribuire; quindi, un'addizionale IRPEF progressiva sarebbe stata utile per non trovarci, ad esempio ieri, a dover dire agli studenti che non abbiamo soldi e non possiamo permetterci di pagare loro le borse di studio.
Non sarò io a dire che non è corretto in generale pensare a una manovra IRAP, ma cosa ho detto e cosa le ho continuato a dire in questi mesi? Le ho continuato a dire che certe scelte si fanno in una certa modalità, che si coinvolgono le categorie, che si decide, magari, di colpire diversamente, con una richiesta di contributo, alcune aziende piuttosto che altre. Le piccole aziende, ad esempio, a mio parere, andavano lasciate totalmente fuori. Ci sono realtà aziendali, invece, a cui avremmo potuto chiedere qualcosa in più. L'equità è un'asticella. L'equità è una decisione politica di quanto si vuole essere equi quando si fa una manovra che richiede un contributo da parte o delle realtà aziendali o delle famiglie e delle persone.
Siccome ci deve essere coerenza in un discorso, si può anche immaginare di fare un lavoro di questo tipo, ma il discorso è come lo si fa. Voi avete sbagliato anche nel tempismo. Si poteva fare anni fa. Le categorie, ad esempio, su un'addizionale IRPEF progressiva erano d'accordo. Ricordiamo il Presidente Zaia aver aperto e ricordiamo il Presidente Zaia aver fatto un passo indietro. Paura della sua ombra.
Oggi, invece, ci troviamo ‒ e lo abbiamo visto ieri ‒ a fare una manovra di tassazione IRAP dove il criterio di equità non è assolutamente inserito, dove il criterio di partecipazione delle categorie economiche alle scelte non è stata una delle questioni, dove il tempismo è assolutamente sbagliato, e sappiamo che i tempi in politica sono importanti. Fare una manovra di questo tipo oggi e non un anno fa cambia la questione.
Non so se qui dentro ci rendiamo conto ‒ sempre con lo sguardo rivolto a quest'Aula o al Veneto ‒ che fuori di qui stanno succedendo tragedie globali che non ci permettono di dire dove saremo tra un anno, un anno e mezzo o due. Quelle imprese oggi, rispetto a un anno fa, a due anni fa (è vero, la guerra c'era, ma l'escalation internazionale globale non era così alle porte un anno fa), avrebbero sicuramente potuto contribuire in maniera diversa, mentre oggi si trovano a dire: "Io l'incertezza sul futuro ce l'ho così forte che una manovra oggi è diversa rispetto all'inizio di questa legislatura". Anche le famiglie. All'inizio di questa legislatura, se avessimo deciso di inserire, ad esempio, un'addizionale IRPEF, che, ricordiamo, avrebbe toccato solo il 6% della popolazione veneta, per come Il Veneto che Vogliamo l'aveva proposta, assieme anche alle altre minoranze... Si era detto di cercare di lavorare solo con il 6% delle famiglie che in questa regione può permettersi di contribuire in qualche modo.
Lo dico in apertura perché tutto quello che diremo rispetto anche ai contenuti di un documento narrativo, che spiega la linea politica di questa Regione, non può essere realizzato se non abbiamo le gambe per correre.
Questo gran libro, o librone, un po' librone dei sogni, ha una grande contraddizione in termini. È come quando, correggendo i compiti, ci si rende conto che lo svolgimento è buono, ma è pieno di errori di grammatica. Lo svolgimento riguarda i grandi obiettivi. Ogni tanto, leggendo il NADEFR, penso che negli anni abbiamo fatto un lavoro che ci ha portato ad avere degli obiettivi comuni. Poi vado a vedere le azioni, vado a vedere quello che effettivamente sappiamo mettere a terra, e qui casca il palco. Casca il palco perché, ripeto, noi non abbiamo, come le altre Regioni, deciso di incamerare per poi investire, incamerare per poi redistribuire. Questo è il grande vulnus di un documento narrativo che apre la discussione relativa al bilancio, ma fa cadere il palco, il palco di grandi obiettivi, alle volte condivisibili, ma quando li andiamo a mettere a terra non rimane niente. È come quella sabbia fina. Lei vive sul litorale, quindi lo sa bene. È come fare una bella passeggiata la mattina sulle spiagge di Jesolo, prendere la sabbia e vederla cadere tra le dita.
Abbiamo visto anche il report della Corte dei conti. Dobbiamo inserirlo all'interno di questo ragionamento. Ne abbiamo già parlato, ma in questo documento (dove ancora le Olimpiadi vengono citate, e poi ci tornerò) penso ci sia una delle questioni gravi: il tema di come inserire i giovani e le politiche giovanili all'interno di questo quadro politico e di direzione politica.
Parlo ancora dei giovani, per poi tornare alle Olimpiadi. Questo è il quarto anno che noi guardiamo questo documento. Io continuo, dal primo anno che sono qui, a prendere questa tabella. L'ho riportata ogni anno. Riguardo ogni anno il file del discorso che ho nel mio computer: lo apro, clicco su "aggiorna" e vedo sempre la stessa cosa. Quindi, visto che copiamo, almeno copiamo bene, cioè iniziamo a prendere in mano la situazione. Continuiamo a vedere la Missione 6 "Politiche giovanili, sport e tempo libero", obiettivi strategici. La consigliera Ostanel ha detto questa frase qui dentro per quattro anni consecutivi: "Promuovere la realizzazione del grande evento Olimpiadi 2026. Obiettivi operativi prioritari: partecipare all'organizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026. Obiettivo strategico: promuovere l'attività sportiva anche potenziando le infrastrutture sportive. Obiettivi: sostenere lo svolgimento di iniziative di promozione della pratica motoria" eccetera; "partecipare all'organizzazione dei Giochi olimpici, incentivare il turismo sostenibile e la diffusione della mobilità dolce. Obiettivo: partecipare all'organizzazione dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali Milano-Cortina". Questa è la Missione "Politiche giovanili".
Per non tornare sul fatto che alcuni di questi giovani, in particolare i NEET, in questo documento li rappresentiamo (li avevamo visti così) sdraiati. Se sfogliate il documento, c'è l'immagine di un giovane stilizzato che si distende sulla tabella come fosse sul divano. Abbiamo i giovani, in questa regione, che vengono dipinti così. Non diamo loro le borse di studio. Quello che devono fare nella Missione 6 (politiche giovanili, sport e tempo libero) è, per tre obiettivi su quattro, partecipare all'organizzazione dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026. Quelli che non fanno niente, cioè i NEET, che non studiano e non lavorano, sono dei lazzaroni distesi sopra la tabellina. In quella tabellina noi diciamo che la Regione del Veneto sui NEET non è così male, rispetto alle altre Regioni sta un po' meglio.
Torno al discorso delle Olimpiadi Milano-Cortina. La Corte dei conti, in maniera molto chiara, ha evidenziato ‒ l'ho già detto in quest'Aula, ma lo ripeto ‒ una serie di gravi preoccupazioni sulla gestione delle opere legate alle Olimpiadi Milano-Cortina. Sottolineano la mancanza di trasparenza su come la Fondazione Milano-Cortina sia stata gestita e parlano di un deficit (e noi lo abbiamo anche visto) patrimoniale importante. Dal punto di vista della governance, emerge una frammentazione degli organi decisionali e una mancanza di coordinamento. Il Consiglio olimpico congiunto non è ancora stato convocato. Sono dati che non mi sto inventando io, ma che cito quasi testualmente. Guardando questo e vedendo come interpretiamo nel DEFR la questione giovanile, intendiamo dire ai giovani ‒ come è successo ieri ‒ che il futuro che noi proponiamo loro è quello di un grande debito, che qui cercheremo ogni anno di pagare, piano piano, senza incamerare risorse, e che, quindi, il loro futuro è esattamente quello che di solito si ritrovano quando vanno in banca a chiedere un mutuo, cioè un "no, non te lo do perché non hai abbastanza stabilità"? È questo quello che stiamo dicendo alle giovani generazioni di questa regione? Andate da un'altra parte, perché in Emilia-Romagna la borsa la prendete, qui non abbiamo fondi per fare niente; abbiamo deciso, per un pugno di voti in più, di non fare manovre sensate, anche di introiettare fondi per investire. Qui non c'è niente per voi. Anzi, l'unica cosa che qui c'è per voi è, da parte della Regione, ovviamente, di partecipare alle Olimpiadi, di fare i volontari gratuitamente.
So che a questo discorso mi verrà risposto che non è vero, che il Veneto ha tante opportunità, che corre. Certo, assolutamente. Ma sa cosa io non riesco più ad accettare, dopo quattro anni in quest'Aula? Che ai veneti debba essere sempre detto "vai avanti tu", "fai tì, che te si' bravo", come diceva spesso mio nonno ("Va' avanti. Fa', Elena. Vai. Qualsiasi cosa succeda, tì va' avanti"). Tipico di questa regione, connaturato nella nostra cultura. Siamo lavoratori, vero? Lo sappiamo tutti.
Parliamo solo dei giovani. Vogliamo dire che questa Istituzione, qua dentro, è capace di fare qualcosa per loro? Per quattro anni non abbiamo fatto niente, se non, dopo un lavoro anche con l'assessore Calzavara, arrivare a portarci verso il pagamento delle borse di studio. Pensiamo al fatto che la legge sui giovani, qui, in questa Regione, noi non solo non ce l'abbiamo, ma le proposte che abbiamo, una a prima firma del Presidente Zaia, una a prima firma della collega Brescacin, una a prima firma mia, sono ancora ferme in Commissione, quella del Presidente Zaia dal primo giorno di legislatura, quella della collega Brescacin da dicembre dell'anno scorso e la mia da gennaio di quest'anno. La nostra Regione non ha un testo quadro sulle politiche giovanili, e non ci mette un euro. Cosa diciamo ai nostri ragazzi? Ragazzi, "rangève" e partecipate come volontari ai Giochi olimpici Milano-Cortina.
Questa cosa non solo a me non basta, ma credo sia un'ingiustizia anche rispetto a quanto abbiamo discusso ieri, che va assolutamente cambiata. La tabella della Missione 6 "Politiche giovanili, sport e tempo libero", dopo quattro anni che la rimettiamo uguale, dovremmo semplicemente toglierla. Togliamo anche il NEET disteso sulla tabellina, vi prego, e iniziamo a occuparci della questione giovanile. La questione giovanile c'è, è grave, è più grave delle questioni, credo, di altre popolazioni che vivono in questa regione. Guardare al futuro non è facile in questo contesto globale, figuriamoci in una regione dove ti giri e non hai un'Istituzione che fa le cose che fanno le Regioni vicine. Basta guardarle per capire. Alle volte parlo anche con i colleghi che vivono in Lombardia: per il bilancio che hanno e la capacità di incamerare alcune risorse per scelte che loro hanno fatto e noi no, alcune dotazioni importanti le hanno.
I dati parlano molto chiaro. Nel 2023 il Veneto ha registrato un saldo migratorio negativo di 3.759 giovani. Tra il 2011 e il 2023 il saldo migratorio negativo ha portato alla perdita di 34.800 persone sotto i 34 anni. Lo ripeto: non penso che i giovani non debbano andare via e formarsi. Le biografie contano. Se io sono stata due anni in Canada e sono tornata dopo aver lavorato lì, penso anche di aver appreso cose che non avrei appreso se non fossi andata via, ma sono riuscita a tornare perché avevo una borsa di ricerca che mi aveva dato la Commissione europea, che mi aveva fatto rientrare in Italia. I cervelli si formano e si fanno rientrare. I cervelli che noi facciamo uscire non li facciamo rientrare. Nessuno di noi si chiede, dentro questo documento narrativo, come farli rientrare.
Questo è l'ultimo documento in cui possiamo chiederci se riusciremo finalmente a occuparci di questa situazione con una legge quadro. A me non interessa niente se approviamo la legge della consigliera Ostanel. A me va bene che approviate la prima a firma del Presidente Zaia, quel documento lì. I ragazzi ci stanno aiutando a scrivere la legge. La legge che ho proposto è stata scritta da dei giovani, non l'ho scritta io. Aiuteremo a emendare la legge del Presidente Zaia, aiuteremo a emendare la legge della consigliera Brescacin, ma riusciamo a scrivere nero su bianco, in questo documento, che abbiamo un anno di tempo per approvare e dire ai giovani di questa regione che stiamo istituendo un quadro normativo che permetta loro di essere visti non come dei volontari che vanno ad aiutare Jannik Sinner, che amo, alle Olimpiadi di Cortina? Che ci occupiamo di loro e abbiamo trovato una dotazione di bilancio? Magari riusciremo a fare in modo che questa Regione li faccia rientrare con una serie di politiche, che basta copiare dalle altre Regioni, che attraggono dopo aver fatto uscire le loro risorse.
Penso anche all'emergenza abitativa. Credo abbiate letto i dati sulla città di Padova, che sono peggio di altre città. C'è una questione importante rispetto a città che crescono tanto perché hanno università più importanti che attraggono studenti da fuori e perché sono meta di turisti ‒ che qua non ci sono più ‒ che in mezz'ora di treno arrivano lì. La questione abitativa su Padova sta esplodendo. Possiamo dire a un giovane padovano che la Regione del Veneto lo aiuterà con degli incentivi, delle politiche incentivanti per quanto riguarda l'accesso alla casa? Questa cosa c'era nella legge che voi avevate fatto anni fa, che si chiamava "Veneti nel mondo", la legge che piace molto all'assessore Corazzari, che è andato a celebrare in Brasile. Un po' di anni fa, qui dentro, in quest'Aula qualcuno ‒ non sono riuscita a trovare chi ‒ ha proposto quella legge. Mi sarebbe piaciuto andarci a parlare. Poi è stata tolta. C'è un "omissis". Oggi vediamo "Veneti nel mondo", leggiamo la legge e vediamo gli "omissis". Sono andata a vedere e l'"omissis" è che qui dentro qualcuno aveva detto "incentiviamo i giovani veneti che rientrano a trovare un alloggio".
Basterebbe, quindi, rifare quello che un po' di anni fa quest'Aula aveva fatto, ma che poi, evidentemente, per mancanza di fondi (quello di cui parlavo prima), non è più riuscita a fare.
Il punto di emergenza per me è rappresentato dai ragazzi più giovani che vivono in questa regione. I dati lo dimostrano. Sono esattamente questi. In questo documento di programmazione, che ci guiderà nei prossimi anni, dobbiamo finalmente porre attenzione a una popolazione che non ce la fa. Vediamo ogni giorno la fragilità dei ragazzi più giovani. Non si può sempre fare riferimento al Covid. È una fragilità collegata al fatto che magari noi, ai nostri tempi, vedevamo un futuro diverso davanti, mentre oggi le ragazze e i ragazzi più giovani faticano a vedere un futuro davanti chiaro come lo vedevamo noi, hanno più bisogno delle Istituzioni di quanto ne avevamo noi.
Lei forse, Assessore, quando era giovane sapeva dove sarebbe andato. Io forse un po' meno. A un certo punto, però, sapevo dove sarei andata. Io sono sicura che chi di voi ha figli sta ragionando su come aiutare i propri figli a capire dove andare. A me piacerebbe che l'Istituzione regionale si ponesse di fronte al fatto che è utile che anche un'Istituzione si occupi di loro, mentre oggi qui noi non abbiamo davvero niente. Basta guardare la Missione 6 (politiche giovanili, sport e tempo libero).
Tra l'altro, mi dispiace dirlo, ma dobbiamo farlo con urgenza. Cito sempre il Presidente Zaia perché, quando si apre il bilancio, si spera sempre di vederlo in Aula, ma è "Waiting for Godot" come ogni anno. Chissà quando arriverà, se arriverà. Intanto parliamone. Quando lui va a presentare i libri dice sempre questa frase: "I giovani devono andare via. Io ero con la mia macchina, la guidavo" la Dyane, due cavalli. Lui è andato fino in Spagna. Come ben sapete, li ho letti tutti. Quello sull'autonomia non lo leggerò. Gli altri li ho letti tutti e li ho citati anche in Aula di fronte a lui, se vi ricordate, riportando le pagine. È troppo facile scrivere libri, parlare fuori da quest'Aula. Quando i fatti parlano, poi ci si mette in difficoltà.
Nel suo libro, quando racconta dei giovani che devono andare via, dice: "È giusto che vadano via, devono imparare" come ha fatto lui, ho fatto io, hanno fatto in tanti qui dentro. Dobbiamo lasciarli andare. Poi tornano. Come se fosse facile rientrare. Dico che dobbiamo fare presto perché i dati stanno dimostrando che la metà di quelli che vanno via, quindi il 50%, sta scegliendo di rimanere lì, e questo dato sta crescendo. Se una volta chi usciva voleva rientrare, questo dato, invece, sta diminuendo. Perché? Perché stanno vedendo che qui le cose non cambiano, che le opportunità che hai quando sei all'estero sono diverse da quelle che hai nel Paese in cui sei nato. Esattamente come capita alle persone che migrano per ragioni economiche e che noi non vogliamo, tante volte, accogliere.
Bisogna fare presto. Abbiamo il dovere di fare presto, in particolare per quanto riguarda i giovani. Ci dobbiamo occupare di loro. Il Presidente Zaia dice che vanno, poi tornano, che è giusto, che sono liberi di andare e di tornare. Non sono liberi. È la condizione che noi creiamo qui il motivo che li fa tornare o meno. Anche se mi dite che è una questione nazionale e non regionale, io vi dico che ognuno di noi è eletto per fare la propria parte. Le altre Regioni lo fanno, le altre Regioni hanno le borse di rientro dei cervelli, le altre Regioni hanno incentivi per l'abitazione, le altre Regioni hanno manovre agevolative per le imprese, in particolare sconti rispetto alla tassazione IRAP per le imprese giovanili, hanno tutta una serie di questioni che portano i giovani a tornare. Se non facciamo presto rimarranno tutti lì e l'emorragia dei giovani veneti ‒ ve lo ricordo ‒ è più alta delle altre Regioni del nord Italia.
Torno su un'altra delle questioni che riguardano la Missione 6, quella di cui mi voglio occupare di più oggi, anche in relazione a quanto abbiamo detto ieri.
Fatemi andare anche sul tema di cui parlavo prima, l'emergenza abitativa. Abbiamo raggiunto dei risultati. A me piace, quando li raggiungiamo insieme, rivendicarli. Ringrazio, quindi, l'assessore Calzavara e l'assessore Corazzari per aver copiato bene. C'è una proposta di legge che ho depositato in riferimento a questa cosa incredibile, io credo, di questa Regione. L'ho sempre vista come una norma di Robin Hood al contrario: la Regione del Veneto che ruba... Passatemi il termine. È un'interpretazione estensiva, tipo "omertà". Posso dire "rubano" con le virgolette? Questa Regione "ruba" ‒ tra virgolette ‒ i soldi ai Comuni e alle ATER, incamera il valore locativo dei loro immobili e poi lo rimette nel bilancio. Questo fino a quando, però, la consigliera Ostanel ha avanzato una proposta di legge e ha detto che ‒ basta ‒ i soldi delle ATER e dei Comuni rimangono alle ATER e ai Comuni. Le sembra giusto, collega Pan, che la Regione incameri il valore locativo di tre o quattro immobili pubblici del suo Comune e lo utilizzi per fare altro? Un Comune ‒ lei è autonomista ‒ avrà il potere di tenere le proprie risorse, no?
L'assessore Corazzari ha accettato, facendola propria. Il progetto di legge della consigliera Ostanel andrà al macero, ma almeno in questo documento abbiamo copiato bene, perché abbiamo inserito finalmente che lo 0,4% del valore locativo degli immobili rimane ai Comuni e alle ATER. È vero, noi perdiamo dei soldi incamerati, ma li lasciamo ai Comuni che fanno politiche abitative. Perché vi dico che questo è importante? Per la nostra situazione sull'accesso alla casa in questa regione. In questo documento, nella missione dedicata (purtroppo non scriviamo nero su bianco le cose che ci interessano, ma lo dovremmo fare), dobbiamo pensare che sul tema della casa abbiamo un'urgenza e dobbiamo immaginare un modo, quindi capire come, sia in termini di narrazione, sia in termini di bilancio, riuscire a fare un lavoro che permetta a chi vuole rientrare di avere un posto dove stare.
Un altro tema si collega a quello che dicevo prima, cioè alla questione dei giovani, alla questione della casa, alla questione di quelle persone da cui ho iniziato questo discorso, cioè le persone che fanno più fatica. Quando una Regione si mette a fare un lavoro – questa è la mia impostazione, la mia visione – credo che l'Istituzione debba stare più vicino a chi ha più bisogno rispetto a chi ne ha meno. Dovremmo iniziare a occuparci esattamente di quelle persone che stanno più ai margini.
Lo Stato ha approvato una norma per riconoscere il medico di base anche a quelle persone senza fissa dimora che vivono nei nostri Comuni, che una casa, quindi, non ce l'hanno. Sapete perché ve lo dico? Perché i dati stanno dimostrando che le persone senza fissa dimora nei nostri Comuni sono sempre di più, stanno aumentando. Cittadini italiani. Sennò il collega Pan avrebbe subito fatto un intervento in questo senso. Tra questi – basta andare a chiedere i dati alle realtà che si occupano in particolare di bassa soglia – purtroppo ci sono tantissimi uomini che, nel momento in cui vengono allontanati dalla loro famiglia, faticano a stare in piedi con un lavoro, che evidentemente non permette loro un accesso a una casa degna di questo nome.
Abbiamo un'emergenza di quella povertà assoluta, che spesso noi non vediamo, che le Istituzioni faticano a vedere, che stiamo decidendo di non prendere in carico. Io non ho visto in questo documento un'attenzione, una citazione a tutte quelle marginalità gravi che i nostri Comuni oggi devono prendere in mano da soli. Un'attenzione in particolare alle persone più ai margini penso si debba continuare a porre, anzi si debba porre, perché noi, invece, qui non la stiamo assolutamente ponendo.
In questo documento – durante la discussione degli emendamenti sarò molto più precisa – c'è un'altra grande questione che decidiamo di vedere, ma decidiamo di vedere in parte: il tema della disabilità, della disabilità grave, Assessore. In questo documento credo dovremmo lavorare ad una delle questioni fondamentali: in ristrettezza di bilancio, raccogliamo sempre più segnalazioni – ne abbiamo parlato anche in Aula poco tempo fa ‒ rispetto al fatto che a tanti ausili necessari per la vita quotidiana è più difficile accedere. È come se una persona con disabilità nei Comuni facesse più fatica di una volta ad accedere a quei diritti di base, agli ausili di base. Faccio l'esempio banale dei pannolini: è come se venisse data una quantità sempre minore, sempre più in ritardo. L'unica soluzione ‒ un po' come accade quando fatichiamo ad avere una visita nel pubblico ‒ sembra quella di andarseli a comprare (quando è possibile farlo).
Queste segnalazioni ci vengono fatte anche rispetto all'ISEE, non tanto quello familiare, quanto quello individuale, l'ISEE sociosanitario. C'è una questione che in questo documento, credo, dovremmo inserire in maniera specifica. Noi dobbiamo comprendere che, in ristrettezza economica ed evidentemente anche nel fatto che alcuni enti locali stanno rispondendo in maniera diversa alle persone con disabilità, dobbiamo ritornare alla base e dire: calcolo davvero la tua necessità in base all'ISEE della tua persona e non rispetto all'ISEE della famiglia. Perché noi abbiamo delle persone con disabilità che stanno sempre più facendo fatica ad accedere ai diritti di base rispetto ai loro ausili.
Chiudo su una questione. Avrete capito che la questione giovanile è quella su cui ho tagliato la maggior parte degli emendamenti che ho fatto. La questione degli ultimi è uno dei tagli che ho provato a dare in questa manovra emendativa, che spiegheremo, ovviamente, dopo la fine della discussione generale, la questione sicuramente legata all'accesso ai servizi di base per quanto riguarda le persone che hanno disabilità. C'è anche una questione di cui in quest'Aula abbiamo discusso molto e su cui, credo, saremmo arrivati a un risultato se avessimo, qui dentro, fatto un lavoro diverso. Anche qui, ci sono dei tempi, ci sono dei timing in politica. Mi chiedo davvero se noi abbiamo voglia, dopo le sentenze della Corte costituzionale, che ha modificato quanto noi discutevamo qui a gennaio quando abbiamo parlato di accesso a una procedura di fine vita degna di questo nome... Riporto in Aula un tema che ha diviso la politica da entrambi i lati, ma su cui la Giunta, in particolare il Presidente, di cui abbiamo parlato prima, che non è presente, ha speso e spende pubblicamente parole, dicendosi a favore. Oggi c'è una questione: si sono susseguite una serie di sentenze che hanno modificato l'impianto normativo che noi all'epoca qui stavamo votando.
Io vorrei ‒ e ho scritto un emendamento in questo senso ‒ che questa Regione dicesse: lasciando perdere di chi è il progetto di legge, riusciamo a prenderci la responsabilità di dire che questa Regione ha una procedura... Anzi, ce l'aveva. Ad oggi non è certa. L'accesso agli atti fatto poche settimane fa ha mostrato che ci sono persone che hanno perso la vita prima che potessero accedere alla loro richiesta legittima, cioè sono morte prima di poter accedere all'accompagnamento che richiedevano. I tempi certi, che era esattamente il tema di cui discutevamo qui, non vengono garantiti. Oggi le sentenze della Corte aprono un quadro normativo.
Vi chiedo semplicemente (e lo riporto in quest'Aula perché probabilmente è una delle ultime volte in cui si può fare una discussione politica, poi ci sarà anche l'intervento durante il bilancio, ma sarà più sui numeri; qui stiamo parlando di direzioni): riusciamo a dire che oggi scriviamo in un documento che, al di là del progetto di legge, la Giunta, questa Regione si prende la responsabilità di monitorare cosa sta accadendo, di dare una linea guida ‒ lo può fare anche senza la volontà politica di questo Consiglio ‒ rispetto a dei tempi certi, rispetto al fatto che non deve più esistere che quanto è contenuto nelle sentenze della Corte non venga poi garantito?
Penso, e lo dirò, semmai arriverà, anche al Presidente Zaia nelle prossime settimane, quando guarderemo la parte economica, che dovremmo dare una direzione chiara a questo documento, proprio a partire da tutte quelle persone che nella loro vita quotidiana soffrono di più. Questo è il taglio di quest'anno. Ogni anno uno interpreta una parte qui dentro, in particolare quando è in minoranza; quindi, sa che non può dettare tutta l'agenda. Se dobbiamo prendere un punto di sguardo, un punto d'entrata in un documento così grande, in un libro dei sogni, allora gli ultimi sono quelli su cui io credo di dover posare l'attenzione, in particolare oggi. Tra gli ultimi ci sono esattamente quelli che proprio negli ultimi giorni di vita chiedono di accedere a un diritto che è sancito dalla Corte. Se anche la politica avesse fatto un ragionamento diverso, a livello nazionale, come a livello locale, noi oggi non avremmo nemmeno bisogno di discuterne. Siccome ancora non è così, semplicemente poter dire che tempi certi e procedure chiare, dopo sentenze della Corte, ci portano a dire che c'è la necessità di valutare una procedura, allora forse questo è l'ultimo momento in cui possiamo scriverlo nero su bianco. Se è vero quanto il Presidente dice, tra le tante cose che dice fuori di qui, inserirlo anche in un documento che dà la programmazione proprio verso quelle persone che più soffrono penso che oggi sia nostro compito farlo.
PRESIDENTE
Ha chiesto la parola il collega Zanoni. Prego.
Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti i colleghi e le colleghe.
È un documento che stabilisce quello che serve fare per la nostra regione, per i cittadini, per i loro diritti, per il loro futuro, per la loro sicurezza, anche ambientale, visto quello che sta accadendo con l'emergenza climatica. Abbiamo visto che i cittadini oggi possono svegliarsi nel cuore della notte e trovarsi con i piedi nell'acqua oppure con il pianoterra allagato. È una cosa che accade più frequentemente di quanto accadesse un tempo. È un po' come un terno al lotto: oggi tocca alla provincia di Ravenna, domani tocca a Valencia, un giorno potrebbe toccare anche a qualcuno dei nostri Comuni, dei nostri paesi.
È, quindi, un'occasione per mettere in chiaro gli obiettivi per una Regione che dia sicurezza ai cittadini in tutti i sensi, anche nei servizi, certezza nei servizi, certezza nei diritti, il diritto di vivere in un ambiente sano, in un ambiente pulito, il diritto di respirare aria non avvelenata, come stiamo invece respirando da più di vent'anni. È un'occasione importante, questa, per stabilire il Veneto del futuro, gli obiettivi e come raggiungere questi obiettivi.
Purtroppo, come abbiamo visto prima, ci sono questioni emergenti che fino a qualche anno fa, bene o male, ci toccavano da lontano. Mi riferisco, ad esempio, al numero dei cittadini che, man mano che passa il tempo, entrano nella cosiddetta "categoria dei poveri". Abbiamo stime che parlano del 15% dei veneti, 700.000 cittadini che non si possono permettere il soddisfacimento dei bisogni primari: cibo, cure sanitarie, vestiti, mobilità, che spesso i servizi pubblici non garantiscono, perché molto carenti. È un momento importante, quindi.
Questo documento mette sicuramente in chiaro gli obiettivi. Il problema è che per raggiungere questi obiettivi fondamentali per i cittadini servono risorse, e le risorse mancano. Tanto è vero che viene introdotta, con questa manovra, anche una tassa che colpisce le aziende, quindi il mondo produttivo veneto, che deve pagare per degli errori. Non dobbiamo dimenticarci che se, come titola oggi un giornale, è un bilancio "da canna del gas", questo problema non è piovuto dal cielo, ma deriva dal fatto che questa maggioranza, questo Governo negli anni ha commesso errori imperdonabili. Mi riferisco alla Superstrada Pedemontana Veneta, che sta creando questi buchi che comportano una serie di tagli importanti. Arriveranno queste nuove tasse. Ha detto bene prima la collega: sono tasse che vanno a colpire tutti, anche i piccoli.
Ieri ricordavo un comunicato stampa della Regione che annunciava che sarebbero stati messi a disposizione dei fondi, per le piccole e medie imprese, per la digitalizzazione, cosa strategica, importantissima. Nel mondo della globalizzazione e nell'era dell'intelligenza artificiale, la digitalizzazione è fondamentale. Giustamente, l'assessore Marcato ha proposto di fare un programma per aiutare queste aziende. Ricordavo ieri come, alla fin fine, i soldi siano utili per 200 aziende su migliaia e migliaia di piccole aziende che abbiamo nella nostra regione. Queste aziende ‒ che rappresentano lo 0,0 per cento ‒ avranno questi fondi, mentre le altre non l'avranno e dovranno anche pagare una nuova tassa. Capite che c'è qualcosa che non quadra in tutto questo. Cerchiamo di dare un aiuto, diventa un aiuto-bandiera perché riguarda lo 0,0 per cento delle aziende del Veneto e, in più, le tassiamo.
Ho trovato il dato: sono 122.000 piccole aziende per la digitalizzazione. C'è questo bando che ne va ad accontentare 200 su 122.000. Inoltre, aumentiamo loro le tasse. Se qualcuno sa far di conto, la cosa che vien da dire è che i conti non tornano. Ci sono degli obiettivi, però non mettiamo il carburante necessario affinché questi programmi facciano strada e arrivino agli obiettivi che vogliamo.
In compenso, verranno spesi soldi per le Olimpiadi, come se queste creassero un beneficio alla collettività, ai nostri cittadini. Sicuramente qualcuno avrà dei benefici, ma non saranno certamente quei beneficiari a cambiare le sorti della nostra regione. Anzi, sotto un profilo ambientale, lo abbiamo visto e denunciato più volte, alcune delle attività di queste Olimpiadi creano anche problemi ambientali, che andranno a rovinare territori che non potranno più essere ammirati e fruiti anche per altre attività, come quella turistica.
Un'altra questione che, a mio avviso, è giusto sottolineare riguarda le future generazioni, la speranza che possiamo dare alle future generazioni per crescere, progredire in Veneto con queste basi, con questi presupposti. Noi abbiamo due emergenze: c'è un'emergenza economica, lo abbiamo visto, abbiamo 700.000 poveri in Veneto; e poi abbiamo l'emergenza sanitaria, dove, sempre per carenza di fondi, abbiamo problemi per garantire i servizi ai cittadini. È inutile fare gli elenchi, ormai li conosciamo tutti. Medici di medicina generale ce ne sono pochi, vanno in pensione e quelli che arrivano sono meno di quelli che vanno in pensione. Vi è la questione delle impegnative delle case di riposo: quei pochi fortunati che riescono a trovare un posto nelle case di riposo hanno il problema delle tariffe, che sono incredibili, perché le impegnative della Regione sono poche e non sono sufficienti.
Abbiamo anche l'emergenza abitativa, lo ricordava prima la collega. Per quanto riguarda le ATER, abbiamo 5.960 appartamenti non fruibili, a fronte di migliaia e migliaia di famiglie che avrebbero bisogno di trovare casa pagando prezzi d'affitto moderati. Inoltre, nella nostra regione – anche questo è un dato che grida vendetta – abbiamo circa mezzo milione di case sfitte.
Naturalmente, in questa situazione dobbiamo affrontare la questione degli sfratti. Ci sono situazioni in cui queste famiglie non riescono a pagare l'affitto. Un caso è emerso dalle cronache proprio nella mia provincia, la provincia di Treviso, che con il collega Renzo Masolo abbiamo denunciato e sul quale abbiamo interessato la Giunta regionale con un'interrogazione. Manca questa offerta prevista dalle norme dello Stato e della Regione. Abbiamo tante belle normative sulla carta, però non sono tradotte in realtà. Quindi, c'è anche l'emergenza abitativa.
Per non parlare della disoccupazione giovanile. Anche qui ci sono obiettivi molto belli, ma la disoccupazione giovanile continua, insiste e spesso si traduce in giovani che vanno a cercare fortuna da un'altra parte.
Pensiamo alla questione degli asili nido. Si parla di decremento demografico, si parla di politiche per la famiglia, però poi non riusciamo a garantire la possibilità, per le giovani coppie, di avere accessibilità agli asili nido, magari anche gratuita, per dare una mano alle nuove generazioni.
Per non parlare delle persone non autosufficienti. Ho già accennato prima al fatto che c'è un grossissimo problema. Il denominatore comune di tutti questi problemi, comunque, resta sempre la mancanza dei fondi, colleghi.
Ci sono anche questioni ambientali molto importanti nella nostra regione. Ci sono obiettivi importanti in questo documento, ma come facciamo a raggiungerli se non abbiamo i mezzi per finanziarie le soluzioni? Ad esempio, sull'inquinamento dell'aria da vent'anni siamo in procedura di infrazione. Abbiamo già subìto due condanne. Siamo recidivi e stiamo aspettando ‒ penso ormai da un giorno all'altro ‒ che la Commissione europea stabilisca la sanzione che il nostro Stato deve pagare per la violazione della direttiva sulla qualità dell'aria. Dopodiché spetterà al Governo italiano, ai sensi di una normativa statale, definire, tramite la cosiddetta "legge di rivalsa", approvata da uno dei primi Governi Berlusconi, quanto ciascuna Regione, complice nella violazione della direttiva dell'aria, dovrà pagare. Anche in questo caso mi pare che in bilancio non ci siano grosse previsioni di accantonamenti per pagare questa ormai certa sanzione. Nel frattempo, i cittadini si ammalano. I pediatri tra poco partiranno con gli allarmi.
Ditemi se vi disturbo, così smetto per un attimo e continuate tranquillamente. Non vorrei disturbare i colleghi, Presidente.
PRESIDENTE
Collega Zanoni, le assicuro che siamo in condizioni accettabili, altrimenti sarei intervenuto.
Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Mi fido, Presidente, e continuo.
Pensiamo alle ripercussioni causate dal fenomeno dell'inquinamento ambientale sulla salute dei cittadini. L'obiettivo è il disinquinamento, ma come si fa a disinquinare se i bandi che vediamo approvati dalla Regione prevedono fondi, ad esempio, sulla rottamazione delle vecchie stufe, la rottamazione delle auto inquinanti, sul finanziamento di sistemi di produzione di energia non inquinanti, che sono briciole rispetto a quello che servirebbe? Non è certamente la via per risolvere questo problema.
Un altro problema di cui si parla poco in questo documento riguarda la questione del consumo del suolo. Noi oggi siamo interessati da un progetto di legge, il n. 244, di riordino della materia urbanistica ed edilizia, che non affronta un problema che ogni anno, verso dicembre, viene evidenziato dai rapporti dell'ISPRA. L'ISPRA ogni anno diffonde i dati sulla differenza del suolo rispetto all'anno precedente, mostrando quanto ne è stato consumato. Di solito questo problema viene sottaciuto, viene minimizzato, quasi ridicolizzato. Usavate il capro espiatorio per dire che non c'è tutto questo consumo di suolo, citando il consumo del suolo causato dalla Pedemontana. Anche se la Pedemontana è da tanto che, per quanto riguarda le strutture e le opere, è terminata. Adesso l'alibi non ci sarà più, perché è partita definitivamente a maggio; quindi, non potrete più utilizzare ‒ sono ben determinati ‒ gli 800 ettari, perlomeno per l'asse centrale, di territorio consumato. Anche qui, non si vuole trovare una soluzione, non si vuole mettere un freno a questo fenomeno, che interessa soprattutto la nostra regione e la Lombardia.
Questo è un primato, purtroppo, che riguarda tutta la nostra Europa. È un primato a livello europeo quello del consumo di suolo. Anche qui ci sono obiettivi, ma la strada per porre fine al consumo di suolo, o ridurlo, non viene percorsa. Questa norma poteva essere l'occasione, in questa legislatura, per porre veramente un freno al consumo di suolo, invece sarà un'altra norma che mette, sotto un profilo di coordinamento, magari, le norme a posto (effettivamente ne avevamo tante e questa è un'esigenza che viene sollevata spesso dai Comuni, anche dai liberi professionisti; non si capiva più quante norme avevamo), ma che non coglie l'occasione importantissima di porre fine al consumo di suolo.
Perché dico che è importantissimo? Perché quello che è accaduto in Emilia-Romagna, quello che è accaduto a Valencia, quello che è accaduto in molte altre regioni europee (anche se ne hanno parlato poco i telegiornali), paesi che si sono trovati sott'acqua, centinaia di morti, persone che si sono trovate al primo piano con l'acqua fino al soffitto e con metri cubi di fango all'interno delle proprie case, è dovuto all'emergenza climatica, al cambiamento climatico, ma è dovuto molto spesso al fatto che quest'acqua non trova più una via di fuga, non trova più terreno libero che possa assorbirla, quindi va a finire dentro le case. Il consumo del suolo è uno dei motivi per i quali ci sono, poi, queste esondazioni di fiumi.
Parliamo dei centri logistici, dei poli logistici. Ne stanno sorgendo moltissimi nel territorio. Non si parla di uno o due ettari. Spesso si parla di 10, 20, 30, 50 ettari e più. Vi rendete conto cosa vuol dire coprire superfici del genere e mettere tetti che convogliano in tubature che spesso vanno a finire in qualche corso d'acqua? Corsi d'acqua che, per centinaia di anni, avevano avuto una determinata portata adesso si ritrovano a dover incamerare tutte quelle acque che non vengono più assorbite dal suolo, ma che vengono convogliate grazie alla cementificazione e all'asfalto.
Ridurre il consumo di suolo, quindi, è un sistema anche di prevenzione di queste catastrofi. È solo questione di tempo, purtroppo. Tutti gli indici ci dicono che queste bombe d'acqua spaventose colpiscono a turno e colpiranno anche il Veneto. Quindi, meglio evitare di piangere i morti e impegnarci ora per porre fine a questo criterio smodato di consumare il nostro suolo.
Colleghi, se per altre iniziative, tipo le borse di studio o le impegnative per le case di riposo, per la sicurezza stradale, servono tanti soldi, e soldi non ne abbiamo, per scrivere norme chiare che limitano il consumo del suolo si sta un attimo ed è a costo zero.
C'è un'altra questione, quella del diritto a un ambiente pulito, del diritto a un ambiente vivibile, alla tutela della biodiversità, alla tutela del nostro paesaggio. Ieri il collega Formaggio ha fatto un comunicato stampa gridando "vittoria" perché il Governo italiano non ha cassato la norma sugli appostamenti fissi, che è stata votata il 2 ottobre. È una vittoria di Pirro. Sapete perché, colleghi? Perché è stata una decisione politica.
Come avevo promesso in quell'occasione, ed è un tema importante, che ha molto a che fare anche con questo documento che stiamo votando, avevo sollevato alcune questioni. Guardate che è incostituzionale. Il Governo adesso l'ha approvata, quindi non dovrebbe essere incostituzionale. Come avevo promesso, avevo segnalato alla Presidenza del Consiglio dei ministri tutte le illegittimità. C'è stato il Ministero della cultura, l'ufficio legislativo, che su quel provvedimento ha detto chiaramente che la norma regionale del Veneto sugli appostamenti fissi non andava bene.
Vi riporto solo alcune parole di questo documento che il Ministero della cultura ha mandato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, proponendo di impugnare la norma perché incostituzionale: "Si rappresenta sin d'ora che, in assenza di un corretto adeguamento della disposizione normativa regionale censurata alle indicazioni offerte, di modo da renderla conforme al quadro normativo vigente, come sopra illustrato, si renderà necessario procedere con gli strumenti di tutela offerti dall'ordinamento, proponendo impugnativa innanzi alla Corte costituzionale". Mi spiace che non ci sia il collega Formaggio.
Ancora: "Si osserva che la formulazione della norma, così come posta, appare troppo generica e aperta a libera interpretazione da parte dell'utenza. Il tenore letterale delle disposizioni sembrerebbe consentire la violazione della normativa nazionale in merito alla individuazione delle opere e delle attività in grado di comportare l'alterazione permanente dello stato dei luoghi".
Se quella norma, colleghi, che avete votato non è stata impugnata dal Governo è semplicemente perché è stata operata una decisione politica. L'ufficio legislativo del Ministero della cultura ha proposto chiaramente l'impugnativa di fronte alla Corte costituzionale. Ormai sappiamo che la legalità per questo Governo vale poco. Grazie al vostro Governo, l'abuso in atti d'ufficio adesso si può fare. Ditemi di no.
Passo alla Superstrada Pedemontana Veneta, e vado verso la conclusione. Mi spiace che non ci sia l'assessore De Berti. La Superstrada Pedemontana Veneta è quella questione che mina tutti gli obiettivi di questo provvedimento. È un errore che, grazie al buco che crea in bilancio, non permette a questo Consiglio di approvare una norma che soddisfi tutti gli obiettivi relativi ai diritti sociali e ai diritti civili (istruzione e quant'altro) dei cittadini del Veneto.
Ieri è stata fatta una ricostruzione molto di parte. È facile fare una ricostruzione dimenticando le parti più importanti. Volevo ricordare una delle parti più importanti che ieri l'Assessore non ha ricordato, ovvero che il traffico giornaliero medio scelto dalla Regione del Veneto, cioè i 27.000 veicoli che facevano stare in piedi la terza convenzione, è stata una scelta politica, causa, a mio avviso, dell'impianto che si è dimostrato fallimentare della Superstrada Pedemontana Veneta sotto un punto di vista economico.
C'erano tanti studi che definivano il traffico giornaliero medio. È stato preso un dato, in quel 7 marzo 2017, in base al quale si sarebbero raggiunti i 27.000 veicoli del traffico giornaliero medio, utili a garantire l'equilibrio tra entrate di pedaggio e uscite di canone, perché con degli sconti sulle tariffe si poteva arrivare a questo. In realtà, gli sconti non si sono più fatti ed è saltato tutto l'impianto. Io ho anche la tabella che era stata presentata. Giusto per dire le cose come stanno. Prendo una delle tabelle che aveva presentato il Presidente Zaia in quella giornata. Non so nella scorsa legislatura chi era presente a quell'appuntamento. Ricordo che è venuto anche con un filmino, che è stato proiettato, con tanto di musica, dove ci hanno mostrato le vedute aeree della Pedemontana riprese con il drone. Mancavano solo le ragazze pon-pon in quella seduta. Non si era mai visto rappresentare qualcosa con tanto di filmini e con tanto di musica.
Sapete come è stato calcolato? Mi dispiace che non ci sia l'assessore De Berti. Quei 27.000 veicoli/giorno medi sono stati calcolati dicendo che si sarebbe applicato uno sconto sulle tariffe contrattuali del 23% per i veicoli leggeri e del 16% per i veicoli pesanti. Anche dagli stessi vostri documenti risulta un obiettivo fantasioso. Gli sconti non sono mai stati applicati, quindi il traffico giornaliero medio di 27.000 veicoli ancora non si è realizzato. Poi l'Assessore ci ha detto che adesso siamo a 21.000 veicoli di traffico giornaliero medio. È un dato che viene calcolato su base annua. Non so quali mesi abbia utilizzato per calcolare questo tipo di traffico. Se io prendo due mesi di picco, ma non considero anche tutti gli altri, credo ci sia qualcosa da discutere.
Inoltre, non mi è piaciuto lo scaricabarile ‒ perché ha citato anche i Governi di sinistra ‒ fatto sui Governi di sinistra, dando responsabilità addirittura anche al povero Delrio, che non c'entra niente in tutto questo, dicendo anche che c'era il commissario. Io sono andato a vedermi un po' di numeri. All'epoca, quando è stato individuato il commissario, eravamo nel Governo Berlusconi Quater, durato dal 29 aprile 2008 al 23 dicembre 2012. Colleghi, chi era il Ministro dell'agricoltura del Governo Berlusconi Quater? Era il nostro Presidente di Regione, Luca Zaia, che è stato Ministro dell'agricoltura dal 29 aprile 2008 al 14 aprile 2010. Quando è stato definito il commissariamento della Superstrada Pedemontana Veneta? Il 15 agosto 2009. Cosa vorreste dirci? Che Berlusconi nomina un commissario per un'opera strategica del Veneto senza sentire e senza un accordo ben preciso con l'unico Ministro del Veneto che avevamo all'epoca seduto ai tavoli del Consiglio dei ministri?
È giusto, quando si ricostruisce la storia, ricostruirla perbene e dire le cose fino in fondo.
Sempre a proposito di costi, questi costi e questi buchi che stanno minando tutti questi obiettivi di questo bel documento che ci state presentando oggi, è stato anche detto che le strade vanno mantenute. Colleghi, vi siete mai chiesti quanto costa mantenere un'autostrada? Se è come dice l'Assessore, le proporrei di andare a ritrattare la terza convenzione e di andare a vedere quanto costa in manutenzione qualsiasi tratto di autostrada che abbiamo in Veneto, di tirare fuori il costo annuo/chilometro e di dire alla SIS, visto che le strade vanno mantenute e che la legge è uguale per tutti: "ti riconosco questi costi", non dei costi esorbitanti, che ci sono costati un occhio della testa. Se dovessimo raffigurare la nostra regione oggi, nei confronti di quello che deve tirar fuori per la Superstrada Pedemontana Veneta, se la dovessimo raffigurare come una donna, questa donna avrebbe un occhio solo, purtroppo, perché ci è costata un occhio della testa. È un'opera che ci è costata troppo. Non si può dare la colpa agli ambientalisti perché non hanno voluto la strada a quota campagna, ma l'hanno voluta in trincea. Lì sono state fatte delle scelte e delle richieste da parte dei Sindaci. Non se la prenda con gli ambientalisti. Gli ambientalisti volevano una strada con un minore impatto. Si potevano fare tanti tipi di strada.
C'era il progetto della Pedemontana dei Sindaci, all'epoca. Dopo, naturalmente, Berlusconi e Galan hanno deciso tutt'altra opera. Se fosse stata adottata quell'opera, non saremmo mica qui a rompervi le scatole adesso con la questione del buco della Pedemontana, se si fossero ascoltati i Sindaci all'epoca.
Diamo le responsabilità a chi veramente è responsabile. Bastava ascoltare i nostri Ministri. La collega Bigon mi suggerisce, giustamente, anche Delrio.
Colleghi, dicono che la storia si ripete. Speriamo che non si ripeta, anche se i primi dati ci dicono che si sta ripetendo. Nonostante quello che ci è capitato, nonostante i ritardi del cantiere, nonostante i contenziosi e il fatto che non ci abbiano restituito l'IVA, nonostante il fatto che non li abbiamo mai sanzionati per i ritardi, il fatto che adesso pare ci chiedano 360 milioni di euro per gli aumenti dei materiali, la storia si ripete. Perché? Perché alla stessa azienda diamo da fare una Superstrada, la Treviso-Mare, una strada che, tra l'altro, in questo caso esiste già, e che è gratuita.
Pensate, abbiamo una strada che è gratuita, che si poteva sistemare con qualche rotonda e con qualche bretella, ma bisogna farne una nuova perché bisogna fare un project financing. A chi diamo questo nuovo project financing? A chi lo diamo? Andiamo in cerca sul mercato di qualche azienda affidabile? No, lo diamo alla SIS, che ci ha dato una galleria che è un gioiello, come dice il collega Lorenzoni. È un gioiello come una lama d'acqua. Avete presente i giochi d'acqua che ci sono nei centri tipo Gardaland? È una lama. Io l'ho vista, colleghi. Non è un gocciolamento, non è un'infiltrazione. C'è un giunto che si è rotto e proprio trasversalmente c'è una lama d'acqua. Come vi dicevo ieri, non so come verrà risolto quel problema.
Parlando degli obiettivi sulla sicurezza stradale, colleghi, volevo raccontarvi anche questa cosa, che molti di noi sanno perché è passata in Seconda Commissione, che riguarda gli interventi a favore della mobilità e della sicurezza stradale. Sono stati fatti dei bandi e sono state fatte due delibere, nel 2022 e nel 2023. Sono stati assegnati dei fondi e in questo caso, naturalmente, si trattava di messa in sicurezza delle strade, messa in sicurezza magari di qualche incrocio, di marciapiedi, di qualche pista ciclabile.
I nostri Sindaci, trasversalmente parlando, anzi, la maggior parte di questi Sindaci sono del vostro colore politico, hanno presentato 309 progetti, di cui 301 sono stati dichiarati in regola con le norme previste dal bando, cioè finanziabili, ma il problema è che di questi 301 progetti ne sono stati finanziati solo 79, quindi il 26%, perché purtroppo – il giornale diceva: "Bilancio alla canna del gas" – non ci sono i soldi. Avere tanti obiettivi, ambiziosi, ma non avere i soldi poi ti porta in queste situazioni, in cui su 301 progetti finanziabili, ne sono stati finanziati solo 79 e non ne sono stati finanziati 222.
Per il 74% dei Sindaci che hanno bisogno di fare degli interventi di sicurezza nei nostri paesi per tutte queste opere che sappiamo benissimo che poi sono le opere che chiedono i cittadini, perché si è verificata una serie di incidenti in quel posto, in quell'altro lo stesso, ci sono difficoltà per attraversare la strada, eccetera, i soldi non ci sono.
Questo per non parlare dell'altra grande opera importante non pervenuta, che è la metropolitana di superficie, l'SFMR, un progetto molto ambizioso, previsto in cinque fasi, di cui è stata praticamente finita la prima fase, ci è costata un miliardo di euro, sono stati fatti i parcheggi scambiatori. Era importantissima per portare via traffico su ruota e portarlo su ferro, su rotaia. Si tratta di un obiettivo importante che avrebbe affrontato due temi importantissimi per i nostri cittadini. Il primo è la diminuzione del traffico, aumentando la sicurezza e diminuendo gli incidenti, perché quando vai a togliere veicoli e li porti su rotaia, vai a creare questo effetto così importante. Il secondo obiettivo, molto importante anche questo, era creare delle città più vivibili, perché avrebbe consentito di abbattere il traffico, che genera soprattutto l'inquinamento dell'aria, ma anche l'inquinamento acustico, con doppi benefici.
Anche questo è morto. D'altronde, quando non si hanno i soldi, succede questo. Ecco perché, riconducendo la questione alla Pedemontana, quella Pedemontana, fatta con quel tipo di convenzioni – su una cosa posso dare ragione all'Assessore: non è solo la terza convenzione che è nata male, ma anche la seconda e anche la prima. La terza è stata la ciliegina sulla torta – ha portato i cittadini in una situazione tale da vedere le loro legittime richieste, che vengono anche dai loro rappresentanti locali, cioè i Sindaci, non assecondate.
Sicuramente è un documento importante, dagli obiettivi importantissimi, alcuni non affrontati sicuramente a dovere, tant'è vero che c'è una manovra emendativa molto nutrita, proprio per porre rimedio a molte lacune, ma che, come denominatore comune ha il non avere le risorse utili a percorrere quelle strade necessarie per raggiungere questi obiettivi. Così i nostri giovani scappano all'estero, gli anziani non sanno che futuro avranno, i figli di questi anziani non sanno che pesci pigliare, i nostri cittadini sono costretti a vivere in mezzo allo smog e all'insicurezza, tra poco avremo il terrore di doverci svegliare con i piedi a mollo, perché con queste bombe d'acqua, mai viste prima, con queste precipitazioni e con questo consumo del suolo, non si sa che cosa aspettarsi.
È una situazione sicuramente poco rosea, minata da scelte fatte dalla vostra compagine politica, che hanno sicuramente pregiudicato la possibilità di trovare quei fondi e di mettere i fondi necessari a risolvere tutta questa serie di problemi.
PRESIDENTE
Grazie.
Il collega Valdegamberi ha chiesto la parola. Prego.
Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Volevo fare alcune considerazioni in merito agli interventi che ho ascoltato e che mi hanno preceduto. Si dice che si aumentano le tasse quando per ormai dieci e più anni non si sono toccate le tasche dei cittadini. Infatti, se avessimo applicato le altre aliquote, tra IRPEF, IRAP e quant'altro, previste in altre Regioni a noi vicine, e magari alcune anche governate da chi poi si lamenta di questo, avremmo avuto circa 400 milioni di euro in più di entrate, che per dieci anni sono pari a 4 miliardi. Sono soldi che sono stati lasciati nelle tasche delle imprese e dei cittadini.
È vero, la critica che è stata fatta è stata quella di aver tagliato i servizi. A questo riguardo vorrei fare alcune considerazioni. Prendo alcuni dati su base nazionale di uno studio della CGIA di Mestre, dati che spesso ci si dimentica di considerare. Il costo dell'inefficienza della macchina burocratica della pubblica amministrazione in Italia è stato stimato in 180 miliardi circa. Ricordo che l'inefficienza della pubblica amministrazione sono delle tasse occulte che noi paghiamo e che non riceviamo poi in contropartita in termini di servizi. Rappresentano un livello di inefficienza e inefficacia della macchina burocratica pubblica.
Quindi, quando si dice che aumentiamo le tasse per dare maggiori servizi, dobbiamo considerare quante di queste risorse poi si trasformano effettivamente in servizi, se poi vengono fagocitate all'interno dei meccanismi della pubblica amministrazione e solo magari una parte residuale o una parte magari importante, comunque non tutta viene erogata in termini di servizi. Questa è una considerazione che va fatta.
Spesso si fa riferimento al problema dell'evasione. L'evasione, secondo le stime dei Ministeri, in Italia è di circa 86 miliardi di euro. Se guardiamo rispetto ai 180, l'inefficienza, il costo dell'inefficienza, dell'uso inefficiente delle risorse è un costo, per la collettività, che è due volte quello dell'evasione.
Noi parliamo spesso di evasione, ma ci dimentichiamo di considerare come poi le risorse che vengono pagate, con sacrificio, dai cittadini e dalle imprese, vengano utilizzate, in che modo vengano utilizzate e qual è il grado di efficienza e efficacia nell'utilizzo di queste risorse.
Faccio questo ragionamento per arrivare poi a un altro. Oggi assistiamo anche a un calo di trasferimenti che viene dato alle Regioni, agli Enti locali e questo lo reputo un qualcosa di negativo, considerato il fatto che negli ultimi dieci anni la spesa, per esempio la spesa militare, è salita del 60%. Quindi, anche adesso nei capitoli di bilancio dello Stato si incrementa la spesa militare, che continua a crescere, come è cresciuta prima con i vari Governi e con responsabilità bipartisan.
Faccio un esempio, tanto per capire come, alla fine, è sempre questione di priorità, nelle scelte non solo nazionali, ma anche locali.
Questa spesa militare, nel corso degli anni, è aumentata di 13 miliardi per nuove armi. Non ho mai visto la sinistra strapparsi le vesti o fare manifestazioni. Anzi, spesso sono i più bellicisti, quelli in prima fila: "Bisogna mandare armi, soldi". Faccio un ragionamento molto bipartisan.
Se prendessimo come esempio semplicemente la voce delle armi, più 13 miliardi, che è l'aumento rispetto alla spesa storica, prendiamo un 20% di questa voce, che sono circa 2,6 miliardi. Di questi 2,6 miliardi al Veneto, nel quadro del riparto nazionale, se non vado errato, va l'8 o 8,5%. Adesso non ricordo la percentuale di riparto dei fondi nazionali, di spettanza alle Regioni. Potessimo distribuirli alle Regioni, più di 200 milioni verrebbero dati alla Regione Veneto. Rispetto a 30 o 60 milioni di addizionale, 200 milioni è una cifra ben consistente. Basterebbe diminuire del 20% solo la spesa per nuove armi.
Dico solo questo per far capire, anche quando si ragiona di grandi numeri, come le questioni sono sempre questioni di scelte, questioni di priorità. Se si vogliono trovare le risorse, basta decidere dove allocarle, perché questo è un esempio.
Non aggiungo altro, lo lascio come elemento di riflessione per evitare speculazioni varie. Ho fornito solo alcuni spunti di riflessione, perché, ripeto, è sempre questione di priorità.
PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto la parola la collega Camani. Prego.
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Come hanno ben inquadrato i colleghi che sono intervenuti prima di me, come sappiamo, il Documento di economia e finanza regionale rappresenta il documento di programmazione annuale principale attorno a cui e dal quale dovrebbero discendere poi tutti gli altri documenti che avremo in ordine del giorno nelle prossime settimane, a partire ovviamente dal bilancio di previsione.
Devo registrare in premessa che esiste una distanza abissale tra il contesto nel quale noi ci muoviamo, dai dati di fatto attraverso i quali dovremmo costruire la nostra proposta di programmazione e la proposta politica contenuta in questo documento di programmazione.
Per cominciare ad esprimere un giudizio compiuto, che abbia qualche elemento di oggettività rispetto a questo Documento di economia e finanza, dobbiamo, a mio giudizio, avere ben chiaro il quadro di riferimento nel quale ci muoviamo, che non è un quadro di riferimento che propone la consigliera Camani, ma è il quadro di riferimento certificato nella parte di premessa di questo documento, il quadro macroeconomico, che, partendo dal contesto internazionale e arrivando fino alla declinazione delle condizioni dello stato di salute della nostra Regione, racconta le variabili con le quali dovremmo misurarci e sulla base delle quali dovremmo costruire la nostra programmazione.
Il quadro di riferimento che emerge da questo documento – se lo vogliamo ancora più aggiornato, basta andarsi a leggere, come sono certa che tutte le colleghe e i colleghi hanno fatto, l'ultimo rapporto di Banca d'Italia, che ha un focus specifico proprio sulla nostra Regione – ci presenta un contesto nel quale il prodotto interno lordo è ai minimi storici a livello europeo per una serie di variabili di geopolitica internazionale, a livello nazionale, ma anche a livello regionale. Faccio notare che dall'anno scorso, e per la prima volta, l'indicatore della crescita del PIL regionale veneto procede esattamente con lo stesso ritmo di crescita del contesto nazionale. Per la prima volta il Veneto non corre ad una velocità diversa dal resto del Paese, ma, anzi, in maniera leggermente più lenta rispetto al trend nazionale.
C'è un dato molto preoccupante che riguarda gli investimenti privati, che per la prima volta arrivano in terreno negativo anche in questa Regione. Questo è un dato che andrebbe letto non soltanto nell'attualità, ma anche in prospettiva perché, quando calano gli investimenti privati, significa che c'è un'aspettativa negativa rispetto all'andamento del trend economico.
La manifattura, che è il comparto produttivo più importante anche della nostra Regione, ha tutti gli indicatori con segno meno: la produzione, il fatturato, l'utilizzo degli impianti. Inizia a calare o, meglio, cresce molto meno del solito anche il reddito disponibile, in particolar modo quello analizzato in termini reali, cioè al netto dell'impatto che ha l'inflazione nel nostro territorio: soltanto un punto e mezzo in più rispetto all'anno precedente. Contemporaneamente, aumenta la propensione al risparmio delle famiglie venete. Il combinato disposto di questi due elementi ci dà e ci conferma il segnale negativo rispetto alle aspettative sui prossimi anni e sugli anni che abbiamo davanti.
Ci sono alcuni dati molto interessanti che, secondo me, dovremmo provare a leggere e comprendere insieme, che riguardano, in particolar modo, l'andamento del tessuto produttivo della nostra Regione. Per la prima volta quest'anno si contrae il numero di aziende attive nella nostra Regione e si contrae non in maniera omogenea, ma chiudono principalmente le piccole imprese, quelle non strutturate, le imprese individuali, le imprese artigiane, mentre sembrano consolidarsi le grandi realtà e le società di capitali.
Questo è un dato che dovremmo imparare a leggere, perché significa che la letteratura su cui abbiamo infarcito i nostri programmi elettorali del "piccolo è bello" – giusto, assessore Marcato? – è fallita, e non lo dico io, lo dicono gli indicatori. Ed è ovvio che sia così, perché in un mondo globalizzato, con una competizione che si alza, abbiamo due strade davanti: o mettiamo in campo strumenti efficaci, che contribuiscono al consolidamento delle piccole realtà all'interno di filiere o di distretti, ma direi più di filiere, oppure ovviamente il tessuto produttivo fatto all'80% di piccole e piccolissime imprese, è destinato ad arrancare.
Anche l'export presenta dei segnali molto preoccupanti per la nostra regione, che è un territorio che ha sempre fondato il proprio successo produttivo su questo asset. Andiamo in crisi perché va in crisi la Germania, che è il nostro principale mercato di riferimento, in particolar modo per l'automotive e la siderurgia, ma va in crisi anche tutto il settore del lusso, quindi calzaturificio e comparto moda, a seguito anche della crisi cinese.
Per la prima volta anche sul comparto lavoro iniziamo ad avere alcuni indicatori che ci dovrebbero preoccupare, perché è ovvio che, se noi guardiamo i dati in percentuale, sembra che attraversiamo una fase di piena occupazione, ma sappiamo benissimo che, in realtà, la percentuale cresce perché diminuisce il numero assoluto di lavoratori sul mercato. Quindi, ci troviamo in una condizione in cui, malgrado le imprese cerchino lavoratrici e lavoratori, non li trovano per una serie di ragioni, non da ultima quella del cosiddetto "mismatch", che in questa Regione evidentemente non ha prodotto politiche adeguate.
Dentro questo contesto di lettura macroeconomica molto preoccupante, che dovrebbe preoccuparvi e preoccuparci, abbiamo anche degli elementi congiunturali particolarmente significativi. Come sapete, da quest'anno è stato riattivato il patto di stabilità e crescita europeo, che fa tornare gli Stati membri in una modalità di contenimento della spesa pubblica sul modello di quello dell'austerity, tanto che il Governo italiano ha dovuto adottare un piano strutturale di bilancio pesantissimo, che prevede tagli lineari a tutta la spesa pubblica, inclusi enti locali e Regioni.
Ci muoviamo in un contesto in cui c'è un finanziamento per il comparto sanità gravemente insufficiente – e poi su questo dirò alcune cose – e, dunque, in generale, dobbiamo affrontare una fase con un impianto della finanza pubblica e delle regole generali fortemente restrittivo, che ci ritroviamo noi, come tutte le altre Regioni italiane.
La relazione riporta anche una parte significativa sul decentramento della finanza pubblica, che riprenderò quando guarderemo il bilancio della Regione Veneto e, in particolare, la questione legata alla legge di stabilità, perché, in realtà, se devo fermarmi ad analizzare la parte del decentramento della finanza pubblica riportata in questo Documento di economia e finanza, si leggono alcune pagine molto interessanti di fantasia politica, di teoria di finanza pubblica, che nulla hanno a che fare con il contesto reale nel quale ci muoviamo, ma ne discuteremo sicuramente nelle prossime settimane.
Abbiamo un quadro complicato, abbiamo un contesto internazionale che vede diversi teatri di guerra ancora aperti, alcuni con effetti diretti – penso a quello ovviamente russo-ucraino – sull'economia dei nostri territori. Indipendentemente dal giudizio politico che vogliamo dare, è evidente come anche l'elezione di Trump negli Stati Uniti d'America incrementi il livello di incertezza dell'economia europea.
In questo contesto, dicevamo prima, anche la Regione del Veneto arranca sia sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo sociale. Vanno male – lo certifica il vostro Documento di economia e finanza, basta leggerlo, Consigliere e Consiglieri – gli indicatori sulle azioni e gli effetti per il miglioramento delle politiche di contrasto al cambiamento climatico. Vanno molto male in questa Regione, è scritto nel documento, gli indicatori sulla produzione dell'energia rinnovabile, quindi sul cammino della Regione del Veneto rispetto alla riconversione ecologica. Vanno molto male gli indicatori sociali. C'è un incremento della povertà assoluta e relativa, c'è un incremento del disagio sociale, c'è un incremento delle differenze e diseguaglianze tra le persone.
Dentro questo contesto, che non vi sto dicendo io, ma che ho desunto leggendo la prima parte del Documento di economia e finanza, la programmazione che voi ci proponete nelle missioni nelle quali si articola la proposta programmatica della Giunta Zaia, sembra avvenire davvero in modo totalmente asincrono rispetto alla realtà.
Citerò solo alcuni esempi. Parto dalla discussione attorno all'autonomia. Se stiamo sostenendo che la finanza pubblica è blindata dentro uno schema di gioco che prevede tagli, austerity e rigore, oggi proporre un atteggiamento – uso questo termine perché non posso usarne altri, visto che sotto il profilo normativo e tecnico siamo bloccati dopo la sentenza della Consulta – rivendicativo, che sembra poter lasciare intendere che si possa prefigurare uno scenario della finanza pubblica in cui ci arrivino maggiori finanze, maggiori risorse, significa vivere in un altro pianeta rispetto alla realtà, tanto che persino i vostri Ministri a Roma vi dicono che la riforma sull'autonomia, se mai dovesse produrre un qualche risultato, lo farà a costo zero.
Dunque, se il tema è qual è lo strumento che mettiamo in campo per contrastare questa tendenza alla restrizione e alla difficoltà, uno strumento senza soldi, secondo me, siamo fuori strada e affrontiamo una guerra complicatissima con le armi sbagliate, totalmente sbagliate. Anzi, la affrontiamo soltanto, come sempre abbiamo fatto, sventolando una bandierina di propaganda, che va benissimo, che può essere argomento di talk show o anche tema di libri interessanti da pubblicare, ma non può essere un argomento serio, che noi utilizziamo, nel momento in cui dovreste spiegarci come intendete, sotto il profilo economico-finanziario, affrontare la crisi di cui vi ho parlato.
C'è un tema enorme che riguarda il mondo del lavoro e la connessione che questo ambito dovrebbe avere con le politiche di formazione. Se diciamo che in Veneto ci sono imprese che cercano dei lavoratori e delle lavoratrici e non li trovano, abbiamo un problema che richiederebbe un focus specifico di politiche pubbliche regionali, proprio perché questa è la Regione della produzione, del lavoro e dei lavori.
Invece, il dato che noi vediamo sugli andamenti occupazionali è preoccupante. Ieri citavo il dato record delle ore di cassa integrazione autorizzate, 8 milioni. Non lo vedevamo dal 2014. Se sono un amministratore regionale, mi pongo il problema di ciò che avverrà nei prossimi mesi. È vero che le ore di cassa integrazione sono quelle autorizzate e non ancora quelle utilizzate, ma questo dà il segnale dell'aspettativa che le imprese hanno. Intanto le chiedono, perché nel mirino hanno le difficoltà che dovranno affrontare. Se questa prospettiva, questo mirino, questo focus ce l'hanno le imprese e non la Giunta della Regione, è un problema.
C'è la questione del sistema economico di cui vi parlavo prima. Se vediamo che le performance delle nostre imprese non reggono di fronte alla congiuntura di cui abbiamo parlato, dobbiamo inventarci degli strumenti per evitare che la crisi congiunturale del nostro sistema produttivo si trasformi in crisi strutturale, perché già le stiamo lasciando sul campo delle imprese che non sono in grado da sole di affrontare questa fase complicata.
Peraltro, per la prima volta, anche nella nostra Regione inizia a manifestarsi quel fenomeno, che è già accaduto in contesti più avanzati sotto il profilo imprenditoriale (penso alla Lombardia), di aumento della distanza tra i top player, cioè le imprese che per dimensioni e capacità innovativa sono riuscite, anche in questa Regione, a diventare delle eccellenze, che sono sempre meno, ma esistono, e la massa delle altre piccole imprese che rimane indietro rispetto a questa modalità di realizzazione e di sviluppo economico.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Enoch SORANZO
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Faccio un esempio molto semplice: se il Governo Meloni taglia al 100% i fondi dell'automotive, che erano previsti, è un problema per tutto il Paese, ma è un problema principalmente nella Regione che fa della manifattura e della filiera dell'automotive una punta di diamante del proprio sistema produttivo.
Se il Presidente Zaia mi risponde che la sua soluzione è convertire il comparto automotive Veneto nell'eurospaziale, come ha avuto modo di dire, dimostra di vivere fuori dal mondo. Noi qui non abbiamo gli stabilimenti Tesla, noi qui abbiamo una serie di piccole e piccolissime imprese che stanno dentro la filiera dell'automotive, a partire dai carrozzieri, che non possono essere convertiti a fare i reattori per i razzi spaziali. È quello che dicevo prima: la differenza tra i problemi delle imprese e delle persone e le proposte che voi avanzate dentro questo documento.
C'è un tema enorme che riguarda i giovani, lo ha detto benissimo la vicepresidente Ostanel, incentrando su questo una parte significativa della sua relazione, che però dovrebbe essere al centro della nostra discussione.
Abbiamo le Università più eccellenti d'Italia, e lo certificano gli indicatori. Abbiamo dei talenti che non siamo in grado di trattenere qua. Qualche giorno fa ho sorriso vedendo un post del Presidente Zaia in cui raccontava la vicenda di – nome di fantasia – Jonathan, ragazzo veneto, Matteo, mi pareva fosse, Matteo, un ragazzo veneto eccellente, che ha studiato Ingegneria dell'automotive all'Università di Reggio Emilia ed è stato assunto con un incarico molto significativo a Maranello, in Ferrari. Il Presidente Zaia diceva "guarda le eccellenze venete".
Le eccellenze venete sono i giovani veneti che vanno a studiare nelle Università in Emilia e trovano da lavorare nelle imprese ultratecnologiche di Reggio Emilia e di Maranello. Queste sono le eccellenze venete dal vostro punto di vista. Non che non lo sia Matteo o Jonathan, ma il Presidente di una Regione dovrebbe celebrare i giovani veneti che in questa Regione studiano, hanno capacità e possibilità di formazione, e possibilità e capacità di realizzazione professionale.
Se io fossi il Presidente della Regione del Veneto, l'esperienza di Matteo la citerei come certificazione del fallimento delle politiche regionali rispetto alle opportunità per i giovani. Altro che eccellenze!
C'è il tema della cura del territorio, su cui ha parlato lungamente il collega Zanoni, e dirò solo alcune cose. Su questo abbiamo due problemi enormi da affrontare, certificati in questo documento e dimenticati dalle politiche che portate avanti.
Il primo problema riguarda la cura del territorio. C'è una questione che riguarda l'inquinamento in questa regione enorme. Ricordo che l'inquinamento dei PFAS in Veneto è l'episodio di peggiore inquinamento di acque a livello nazionale. Poi, è vero, avete fatto una legge in cui avete diminuito il livello accettabile di PFAS, ma fare una legge che diminuisce il livello di PFAS accettabile nell'acqua, senza togliere il PFAS dall'acqua, a me sembra una presa in giro. C'è un tema enorme di inquinamento dell'aria, connesso ovviamente alla morfologia e a tutto quello che volete. Non è un indicatore che migliora nel tempo, è un indicatore che peggiora: i nostri figli vivono in un contesto ambientale inquinato nell'aria e nell'acqua.
C'è un tema enorme che riguarda il consumo di suolo. Anche qua, la distanza è siderale tra ciò che dite e ciò che fate. Se diciamo che il consumo di suolo è un problema generale, se diciamo che è sbagliato occupare territorio con nuove edificazioni, se diciamo che ha un effetto negativo sia sul piano degli ecosistemi, sia sul piano della tenuta idrogeologica della nostra regione, mi spiegate perché il Veneto, anche nel 2024, è la regione in Italia che ha consumato più nuovo suolo? C'è qualcosa che non funziona: se nell'analisi del problema dite che questa è una criticità e non mettete in campo politiche che invertano questa rotta, siamo destinati all'estinzione politica, mettiamola così.
Infine, sempre a proposito di cura del territorio, c'è il grande tema delle azioni di mitigazione e di contrasto al cambiamento climatico. Se il cambiamento climatico è in corso – e poi su questo dirò un'altra cosa – e se noi abbiamo visto, purtroppo, sperimentando sulla pelle delle venete e dei veneti, che gli effetti dei cambiamenti climatici sono sempre più devastanti, anche nella nostra regione, malgrado tutti gli interventi che abbiamo fatto di messa in sicurezza, ci vorremo porre due problemi, prima o poi?
Il primo è rivedere alla radice quel Piano di interventi di mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, perché non basta più qualche bacino di laminazione. Evidentemente, in un territorio così fragile bisognerebbe avere la capacità di inventarsi programmi più innovativi.
Presidente Sandonà, a me l'idea che un'altra Regione sia messa peggio di noi, non consola, ma questo fa parte della poca ambizione. Evidentemente, a lei e ad altri basta sapere che Bonaccini va più sotto di Zaia. Io non mi accontento, perché non sono qui per rispondere alle cittadine e ai cittadini dell'Emilia-Romagna, ma a quelli del Veneto e, in particolare, Presidente Sandonà, a quelli della zona dove abita lei, a quelli del Camposampierese, per esempio, che nell'ultimo anno sono andati sotto due volte. Se lei vuole andare a Camposampiero a spiegare che non si lamentino perché tanto a Ravenna vanno sotto di più, se vuole, andiamo insieme a spiegarglielo. Potete rispondermi con tutte le battute che volete. Se questa è la risposta che voi date ai cittadini che vi chiedono maggiore attenzione in territori che vanno sotto, ne prendo atto. Mi lasci dire che a me non sembra sufficiente, soprattutto perché dove sta lei si va sempre sotto, malgrado i bacini di laminazione.
Passo all'ultima questione connessa esattamente a questo argomento. Una volta che siamo andati nel Camposampierese a spiegare che non si devono lamentare perché vanno comunque sotto meno di Ravenna e di Cesena, o noi affrontiamo alla radice il tema delle politiche di contrasto al cambiamento climatico o non andiamo da nessuna parte. L'atteggiamento per cui "ma cosa vuoi che succeda, non siamo noi, una piccola Regione, che cambia il contesto globale" è una spiegazione che vale fino a un certo punto.
Se tutti fanno questo ragionamento, e devo dire che da quando la destra governa il mondo tutti fanno questo ragionamento, a partire dagli Stati Uniti d'America, con Trump, che ha già annunciato che vuole uscire dagli accordi di Parigi, se cominciamo così, se pensiamo che non sia nostro dovere e nostro compito occuparci di politiche serie per contrastare il cambiamento climatico e quindi per rivedere al fondamento il nostro modello di sviluppo, se non lo facciamo tanto dal Veneto quanto dagli Stati Uniti d'America, finisce male e non saremo mai in grado di mettere in campo soluzioni di mitigazione dei danni sufficienti.
Credo che queste siano alcune delle sfide che io mi aspetterei di poter discutere all'interno di una sessione che dovrebbe riguardare la programmazione, le linee generali, gli interventi di prospettiva, magari non tutti immediatamente realizzabili, che la Regione del Veneto prova a mettere in campo. Ci sono, poi, un'altra serie di macro-argomenti, per tornare a parlare di persone, che sono totalmente assenti dal vostro interesse ed è un elemento altrettanto preoccupante. Ne citerò solo alcuni, quelli che, invece, a me sembrano cruciali, ma magari ce ne sono sicuramente altri. Anzi, spero che nel corso del dibattito ne emergano anche altri.
Colleghe e colleghi, io non so se voi vi siete accorti, immagino di sì, che all'interno della nostra Regione, non solo della nostra Regione, esiste un problema enorme che si chiama crisi abitativa. Quando parlo di crisi abitativa non mi riferisco soltanto all'edilizia residenziale pubblica, cioè alla necessità di trovare un alloggio a quelle persone che per condizioni soggettive non sono in grado di accedere, alle condizioni di mercato, ad una casa: il disoccupato, il disabile, l'anziano. Ormai il problema della casa ha travolto anche quella che un tempo consideravamo la classe media, cioè una famiglia normale che lavora, che ha uno stipendio normale – accettando, in premessa, ovviamente, che la definizione "stipendio normale" è inaccettabile, ma su questo poi tornerò –, e non è in grado di accedere a una casa nel mercato del lavoro.
Io ho un'amica che sta cercando casa a Padova. A Padova vendono monolocali da 40 metri quadri a 250.000 euro. L'assessore Marcato lo sa. Affittano bilocali da 50 metri quadri a 950 euro al mese. Ovvio, Padova è una città universitaria, quindi ha la pressione abitativa non soltanto dei residenti, ma anche degli studenti, ma non è che a Cittadella o ad Abano la situazione sia molto diversa, non è che a Rovigo la situazione sia diversa.
Se noi vogliamo affrontare con serietà un tema che è strettamente connesso alla coesione sociale della nostra Regione, dovremmo porre il problema della casa in testa alle nostre politiche regionali che, lo ricordo, mi dispiace che non ci sia l'assessore Corazzari, è una delle competenze delle Regioni, insieme allo Stato. Mi riferisco alla necessità di garantire l'accesso alla casa non soltanto ai fragili, ma anche alle persone, ripeto, normali, che hanno una condizione soggettiva accettabile e che alle condizioni di mercato non sono più in grado di trovare casa. Questo avviene mentre il patrimonio pubblico regionale degli alloggi sta disfacendosi in assenza di manutenzioni continuative.
C'è tutto il tema delle fragilità. Oggi non c'è l'assessore Lanzarin, ma so che ha ben presente il problema. No, scusate, c'è. Ci sono una serie di questioni che riguardano la disabilità e la non autosufficienza, lo sa bene la vicepresidente Bigon, che ormai non sono più affrontabili con le armi ordinarie.
Le famiglie non sono più in grado di sostenere il costo dei servizi di cui queste persone hanno bisogno, e che sono certo servizi sanitari, ma sono principalmente servizi di natura sociale, o socioassistenziale. In tutti questi anni siamo sopravvissuti soltanto perché abbiamo sfruttato il lavoro del terzo settore, della cooperazione sociale, che ha sopperito a ciò che il pubblico non era in grado e che non è in grado di garantire. Avete interpretato in questi anni il concetto di sussidiarietà alla veneta, che non è "caro terzo settore, aiuta il pubblico a fare meglio le cose che il pubblico deve fare", ma è "caro terzo settore, fai tu, perché io non ho i soldi per farlo".
Ora arriviamo ad un punto, e la discussione sul bilancio lo renderà evidente, che anche la cooperazione sociale, che si occupa esattamente di questa funzione, è arrivata alla fine della corsa. Come aumentano i costi delle materie prime per la Strada Pedemontana, aumentano anche per la cura delle persone. Come dovrebbero aumentare gli stipendi di tutti i lavoratori, sarebbe utile che iniziassero ad aumentare anche gli stipendi delle operatrici e degli operatori del mondo cooperativo, che non sono, in questa Regione, lavoratori a tutti gli effetti, ma sono lavoratori sfruttati, perché in questa Regione, purtroppo, e non solo in questa Regione, chi lavora nella cura delle persone è pagato pochissimo, meno degli altri. Se ci pensate, è un paradosso. Noi affidiamo i nostri figli, i nostri genitori, le persone con delle difficoltà a operatori che sono pagati meno di un metalmeccanico che aggiusta bulloni. Vi sembra un contesto normale nel quale proviamo a fare programmazione?
Passo all'ultimo tema nell'ambito sociale che mi è venuto in mente. Spero che poi anche a voi ne vengano in mente altri. Abbiamo un problema enorme, che si chiama denatalità, in questa Regione, anche in questa Regione. Perché di denatalità non si occupa mai la politica? La politica non si occupa di curva demografica, perché solitamente, per poter mettere in campo politiche che invertano o rallentino questa curva, questa decrescita, bisognerebbe avere la capacità di fare politiche di lungo periodo, perché faccio una politica oggi, ma ora che convinco le persone o metto nelle condizioni le persone di cambiare il loro progetto di vita, passano decenni. La politica, quindi, non si occupa mai di denatalità e ci ritroviamo in un contesto, come quello in cui siamo oggi, dove non è che ci mancano i bambini e chiudiamo le scuole. Quindi, non è un problema di qualche anno, ma ci mancano i lavoratori adulti e non possiamo far funzionare le fabbriche, tant'è che ormai anche Confindustria dice "Importiamo braccia per lavorare".
Sul tema della denatalità, a parte che ci sono esperienze che hanno funzionato, quindi piccole realtà territoriali che hanno messo in campo politiche sociali per la famiglia, che hanno ottenuto dei risultati, penso che noi, anche in questo ambito, o siamo in grado di costruire delle proposte integrate in grado di mettere le persone nelle condizioni di valutare in maniera positiva la possibilità di avere dei figli, oppure, anche in questo caso, stiamo subendo, senza fare nulla, il trend che ci vedrà travolti.
Ieri una collega, intervenendo, ha richiamato a quella possibilità che avevamo valutato l'anno scorso di mettere in campo delle politiche, ad esempio, che incentivassero la riduzione delle rette degli asili nido. Era stata la correlatrice Luisetto. L'anno scorso avevamo immaginato, ad esempio, di utilizzare dei fondi FSE Plus. Io non so se sia possibile o se la Giunta abbia esperito questo tentativo, ma se non è quello, dovrebbe essere un altro. Se noi diciamo – è un esempio, una delle tante cose – che è necessario intervenire sul costo delle rette degli asili nido per poter incidere sulle politiche per la famiglia, e poi non lo facciamo, vuol dire che ci arrendiamo, che non ci interessa, che, dal nostro punto di vista, non è un problema che dobbiamo e vogliamo affrontare.
Chiudo sull'altro argomento che dovrebbe essere al centro non soltanto del nostro confronto, ma anche delle competenze che riguardano le Regioni: il comparto sanità.
Non so se condividete questa lettura, ma io rimango sconcertata ogni volta che il Presidente Zaia prova a dare la sua interpretazione del perché non abbiamo abbastanza personale: "noi facciamo i concorsi, ma nessuno si presenta"; "è colpa dello Stato perché ha sbagliato la programmazione nelle borse di studio".
Anche su questo, provando a fare una distinzione tra ciò che uno dice quando fa propaganda e ciò che uno dice quando è dentro quest'Aula, cercando di provare a ragionare insieme sui problemi e trovare delle soluzioni, se io faccio i concorsi regionali per i lavoratori del comparto sanità e i concorsi vanno deserti, mi porrò il problema di come convincere le persone a venire a fare il medico in Veneto? Provo a pagarli di più? Provo a metterli nelle condizioni di poter esercitare la loro professione senza sottoporli a stress? Ci sono tanti argomenti che si possono usare. Il peggior argomento che un politico può usare è dire che non è mai colpa sua per niente.
Quando noi, due anni fa, abbiamo denunciato la carenza di medici di medicina generale, situazione che sta peggiorando continuamente, perché noi denunciavamo quella situazione avendo la lunga visione del livello di pensionamenti da qua al 2035, perché la Regione del Veneto – è la Regione che decide quante borse di specializzazione regionali assegnare nel corso di medicina generale – tre anni fa non ha aumentato il numero di borse di studio per la medicina generale? Perché tre anni fa non abbiamo aumentato l'importo di quella borsa, magari per convincere qualche giovane in più, anziché andare a fare il manager a Maranello, a venire a fare il medico di base in questa Regione?
Se io do 800 euro al mese a un medico specializzando in medicina generale, secondo voi, sto rendendo quella professione attrattiva oppure no? Per andare poi, se tutto va bene, a fare una professione, il medico di famiglia, con duemila assistiti da seguire, magari in un territorio disagiato senza alcun benefit. Ha ragione chi non partecipa a quel concorso o ha ragione un Presidente di Regione che non guarda dentro questi problemi? Non l'ho mai sentito una volta dire "aspetta che forse posso fare qualcosa". È sempre colpa di qualcun altro.
Non c'è una parola sulle aggressioni del personale medico, a proposito di attrattività. "Solidarietà ai medici aggrediti", "solidarietà agli infermieri", ma la Regione del Veneto, rispetto a questo tema dell'aggressione – il Governo abbiamo visto che ha fatto una legge vuota, con qualche inasprimento di sanzioni, sempre con questa interpretazione sanzionatoria e penalista dei fenomeni sociali – quante risorse ha stanziato? La Regione Veneto quante risorse ha stanziato per la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto sanità, piuttosto che del comparto del trasporto pubblico locale? Quante risorse abbiamo dedicato alla formazione di questi operatori perché sappiano riconoscere il pericolo? Quanti contratti abbiamo stipulato per aumentare la vigilanza o la videosorveglianza in quei reparti? Faccio degli esempi di cose che si potrebbero fare se ci fosse un Presidente di Regione che vuole risolvere qualche problema. Non dico tutti, me ne basterebbe uno ogni tanto.
Nel Documento di economia e finanza vi faccio notare, colleghe e colleghi, che nella Missione sanità non c'è una riga sulla salute mentale. Non dico che non ci sono contenuti soddisfacenti, non c'è scritta una parola. Voi lo sapete quanti studenti universitari, in Veneto, si sono tolti la vita nell'ultimo anno? Si sono buttati giù dai palazzi della nostra Regione. Voi non pensate sia necessario scrivere una riga per politiche regionali che contrastino il disagio psicologico dei giovani della nostra Regione? Perché poi ci lamentiamo che non hanno voglia di fare niente e li disegniamo sdraiati sul divano a non fare niente.
Abbiamo un progetto di legge, a prima firma della collega Bigon, sullo psicologo di base di questa Regione e non riusciamo a discuterlo. È un tema o non è un tema? Per me è un tema. Per il collega Favero no e neanche per l'assessore Marcato, ce ne siamo accorti. Se ne sono accorte le famiglie del Veneto, se ne sono accorte le ragazze e i ragazzi che chiedono aiuto e trovano la sua porta, assessore Marcato, chiusa, perché per lei non è un problema.
Purtroppo, assessore Marcato, io, che notoriamente non sono una particolarmente simpatica e spiritosa in generale, non ho voglia né di ridere né di scherzare.
Posso parlare, Presidente Soranzo?
PRESIDENTE
Prego, collega, continui. Prego.
Assessore, la prego.
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Io non le ho detto che deve ridere quanto voglio io. Posso parlare? Lei può prendere la parola in ogni momento.
PRESIDENTE
Assessore, la prego. Dopo, se vuole, può intervenire.
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Io non le ho detto quando deve o non deve ridere. Le sto dicendo che a me, personalmente, quando parlo del disagio psicologico dei ragazzi, non viene da ridere. Se a lei sì, ne prendo atto.
Abbiamo capito perfettamente come la pensa. Poi, se vuole esplicitare, lo può fare.
PRESIDENTE
Collega, continui, per piacere. Grazie.
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Presidente, non sono io che devo continuare, dovrebbe chiedere all'Assessore di lasciarmi parlare.
PRESIDENTE
Ho già pregato l'Assessore.
Continui, grazie.
Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Provo a continuare.
Per questo ho sostenuto l'impressione di questa distanza significativa tra la realtà che tutti noi sperimentiamo più o meno ridendo tutti i giorni, e gli impegni programmatici che sono dentro questo Documento di economia e finanza.
Io non riesco a riconoscere, a ritrovare una consequenzialità tra questo contesto e le politiche pubbliche che voi ci proponete. E perché questo avviene? Una prima ragione è perché ogni anno il vostro Documento di economia e finanza si traduce in uno scopiazzamento delle proposte dell'anno precedente, molto spesso anche male, come se da un anno all'altro non fosse successo niente, come se dal 2020 al 2025 non fosse successo nulla.
Non so se ve ne siete accorti, ma è cambiato il mondo. Abbiamo iniziato questa legislatura attraversando una pandemia che ha riscritto completamente le dinamiche sociali, i bisogni delle persone, le necessità di cura, il mondo del lavoro, la produzione. Eppure, per voi è solo un copia e incolla dal 2020 al 2025.
Non c'è consequenzialità, perché in parte questo documento è soltanto l'esercizio retorico di un insieme di affermazioni generiche, una sequela di generici impegni, che però non si traducono poi in politiche concrete, e lo vedremo fra due settimane, quando vi chiederemo conto di come le cose che scrivete qua non stanno dentro il bilancio che ci avete proposto. Io penso che un po', questa assenza di consequenzialità stia anche nel fatto che qualcuno in questa Amministrazione regionale vive fuori dal mondo, vive su Marte, dove effettivamente, tra un libro, una presentazione di un libro, un applauso, un palcoscenico e una comparsata in tv, non ha più il contatto con la realtà di questa Regione, che non è l'inaugurazione della sagra, che non è il taglio del nastro all'impianto tecnologico nell'ospedale di Bassano. La realtà di questa Regione è fatta di famiglie che non trovano la casa, di studenti che non riescono ad andare con l'autobus a scuola e che devono temere per la loro vita sulle strade, di lavoratori che sono sottopagati, di imprenditori in difficoltà, che non arrivano a fine mese e non accedono al credito, di famiglie che vedono la casa allagata.
Non è solo l'eccellenza. Sono capaci tutti di governare l'eccellenza, sono capaci tutti di dire: "Che bravo che sono", ma è quando bisogna mettere le braccia, le mani e i piedi nel fango che c'è la differenza tra chi ha a cuore i problemi della propria Regione e chi vuole solo fare un po' di marketing pubblicitario e di propaganda politica. Sono capaci tutti di governare una Ferrari che corre a 100 all'ora. Anch'io che non sono un autista provetto faccio una bella figura se sto sulla Ferrari con il pieno, ma se devo occuparmi anche di una 500 con il cambio rotto, chi è capace di guidare la 500 con il cambio rotto? Quando si governa una Regione non si può scegliere selettivamente di occuparsi solo delle eccellenze, perché le difficoltà non le vogliamo guardare.
In questo Documento di economia e finanza, che dovrebbe rappresentare i programmi della Regione del Veneto del 2025, vi siete dimenticati di scrivere che aumentate le tasse. Com'è questa cosa? Com'è che nelle quattro pagine in cui parlate di autonomia, di fiscalità, di tributi locali, non c'è neanche una mezza riga, dove dite che in queste condizioni avete valutato che potrebbe essere opportuno aumentare le tasse e fare una manovra fiscale.
Quanto è attendibile questo documento, se non c'è neppure una riga sulla grande novità dei quindici anni di Zaia? Dopo quindici anni, cosa che non avevate mai fatto e che avevate deciso di non fare testardamente, cambia completamente la politica fiscale della Regione, anche solo sul piano politico, perché il dato politico è oggettivo, e nel Documento di programmazione economica e finanziaria vi dimenticate di scrivere che da quest'anno mettete l'IRAP? Vi dimenticate di scrivere, nel Documento di economia e finanza, per esempio, faccio degli esempi, che la Regione del Veneto intende partecipare alle Olimpiadi invernali giovanili del 2028. È strano, perché avete presentato un emendamento in cui mettete quasi 8 milioni su questa cosa, e non lo trovo nel Documento di economia e finanza.
Voi decidete di utilizzare 8 milioni per partecipare a un evento sportivo e non lo scrivete nel Documento di economia e finanza? Parlate delle Olimpiadi Milano-Cortina, ma non scrivete questo. Però, ci mettete 8 milioni. Qual è la connessione tra quello che scrivete qua e le politiche di allocazione delle risorse economico-finanziarie di cui parleremo tra due settimane? Perché la programmazione regionale, per la quale ogni volta ci dite che siete bravissimi, prevedrebbe una certa coerenza tra tutti i documenti che ci sottoponete.
Invece, se io provo ad analizzare quello che c'è scritto qua e quello che abbiamo già cominciato a vedere dentro gli atti formali e tecnici della programmazione economico-finanziaria, non c'è connessione, non c'è collegamento. Il libro dei sogni, o degli incubi, dipende dagli occhi che lo leggono, è un'altra roba. È un'altra roba, che non c'entra niente con quello che c'è scritto qua.
In questo libro voi scrivete che alla Regione del Veneto arrivano dal PNRR 11 miliardi. Ora, 11 miliardi sono arrivati e arriveranno dal PNRR, sia come soggetto attuatore Regione che come Comuni che come altri territori o soggetti. Vi faccio una domanda, la faccio a lei, assessore Calzavara. Se lei avesse così, schioccando le dita, in mano 11 miliardi, la cambierebbe, la rovescerebbe come un calzino questa Regione? Così dall'oggi al domani, in tre anni, 11 miliardi.
Se fossi il Governatore del Veneto e mi dicessero "ti do 11 miliardi, come li spendi?", un po' ve lo immaginate, ma di certo sarebbe una Regione diversa con 11 miliardi. Ma dove sono? Perché io in questi tre anni gli 11 miliardi che hanno cambiato il Veneto non li ho mica visti. Io non li ho visti.
Il punto non è scrivere nel documento che arriveranno in Veneto 11 miliardi. Il punto è, siccome per noi i soldi, che siano pubblici statali o regionali, sono importanti, quella volta che arriva un'iniezione straordinaria di risorse, ci piacciano o non ci piacciano, vanno capitalizzati, focalizzati sulle necessità che cambiano il Veneto e lo riportano all'apice delle Regioni performanti.
Guardate che le altre Regioni hanno fatto così, molte altre Regioni hanno fatto così. Hanno finalizzato questa enorme quantità di risorse non a pioggia per contentare tutti, ma almeno una parte, su due o tre elementi caratterizzanti, in prospettiva.
Del resto, assessore Calzavara, abbiamo discusso per due sedute di questo Consiglio regionale sul PNRR all'inizio della legislatura, con il Piano regionale. Quanti erano all'inizio? 100. Voi ci avete detto che avreste speso una quota rilevante dei fondi PNRR per l'Hydrogen Valley. Dov'è? Dov'è finito? Faccio un esempio che mi è venuto in mente. Avevate indicato undici priorità. Ci avete fatto una delibera di Giunta, ci abbiamo fatto una seduta di Consiglio regionale, ma arriverà un punto in cui dite: "Avevamo detto queste undici robe, vi diciamo a che punto siamo". Non arriva mai, perché vi accontentate di dire "11 miliardi".
Vado a chiudere. Dentro questo quadro, la cosa più imbarazzante, uso proprio la parola "imbarazzante", di questo Documento di economia e finanza regionale – portate pazienza, vi rubo ancora qualche minuto, perché, secondo me, è interessante se lo facciamo insieme questo esercizio – è leggere la premessa del Presidente che, direttamente da Marte, scrive la sua premessa del suo quindicesimo anno di legislatura.
Cosa vede da Marte il Presidente Zaia? Da Marte Zaia vede la solidità del nostro sistema economico, anche grazie alle politiche regionali adottate negli ultimi anni. Sulla solidità del sistema economico ho già detto prima: PIL in calo, manifattura in crisi, comparti come moda e calzaturiero alla canna del gas, e vorrei sapere quanti sono i tavoli di crisi in questi comparti, crisi generale, da due anni a questa parte si riduce il numero delle imprese attive, le imprese artigiane sono falcidiate e non vengono finanziate dalla Regione del Veneto da quattro anni.
Quest'anno per il 2025 ci sarà un taglio sui finanziamenti dello sviluppo economico lineare. Avete messo in campo Veneto Innovazione e Veneto Sviluppo. Non so se vi siete accorti che è un anno che non riescono a girare, quelle società, impegnate nel passaggio, quello che volete. Ma nell'anno più cruciale per le nostre imprese, i nostri strumenti non funzionano. Da Marte, però, il Presidente vede un sistema economico solido. Questo è il primo argomento.
Passo al secondo argomento. Nell'anno in cui mettiamo l'IRAP, nell'anno in cui inizia il buco della Pedemontana – vado a titoli, ne abbiamo già discusso ieri –, nell'anno in cui non abbiamo i soldi per fare niente, tra cui pagare le borse di studio, qual è il secondo argomento, dopo la solidità del sistema economico? L'autonomia.
Certo, perché siamo alla canna del gas, mettiamo l'IRAP, abbiamo delle necessità incredibili, ma la nostra priorità qual è? Occuparci del Veneto? No, la nostra priorità è far vedere che il Presidente Zaia è il Presidente dell'autonomia. Sono quindici anni che ci parla di autonomia. È ovvio che il secondo argomento sia l'autonomia. Poi dice: "Proseguiremo con l'intenso lavoro nei tre settori chiave dell'economia veneta, a partire dai trasporti". Quante risorse aggiunge la Regione del Veneto al Fondo nazionale del trasporto pubblico locale? Zero. Però, da Marte, il Presidente Zaia ha visto che ci sono.
Poi c'è l'energia. Sul piano del progetto delle energie rinnovabili, quanti soldi ci mettiamo? Le comunità energetiche come sono messe? Come è messa banalmente l'energia? Se c'è una competenza che non è regionale, è l'energia, però da Marte, il Presidente Zaia ha detto "l'energia". L'energia per il Presidente Zaia è il settore chiave.
Poi, raggiunge l'apice, perché su Marte non arrivano i giornali; quindi, il Presidente Zaia delle cose le perde. Quindi dice, al quarto punto, che il nostro territorio è attrattivo per gli investitori nazionali ed esteri. Ma gliel'avete mandato il razzetto su Marte per dirgli che Intel e Silicon Valley hanno fatto "ciao" alla Regione del Veneto, e stiamo ancora aspettando il piano B del Presidente Zaia?
Ci aveva detto: "Questo era il pieno A, adesso arriva il piano B, poi serve il piano C". Ma come si fa a pensare davvero che le persone non sappiano che l'attrattività internazionale del Veneto non esiste e ce l'hanno dimostrato le multinazionali, che hanno preferito andare in un paesino in Piemonte piuttosto che venire qui. Stiamo ancora aspettando il dossier di Zaia. Ho fatto richiesta di accesso agli atti e non mi è stato dato. Voglio vedere il dossier Veneto su Intel e Silicon Box. Lo sto ancora aspettando.
Alla fine, dopo, ovviamente l'energia, Silicon Box e l'autonomia, l'altra grande priorità sono le attività fieristiche. Qua mi ha spiazzato. Non so perché le abbia inserite. Ovviamente poi finisce con la sequenza di soldi: "ci arrivano 2 miliardi dall'Unione Europea con i fondi, ci arrivano 11 miliardi dal PNRR".
Quando si fa un tema alle scuole elementari si dice: premessa, sviluppo e conclusione. Premessa: ci arrivano i soldi. Sviluppo: cosa ci faccio con quei soldi? Non c'è una riga in cui ci dice qual è l'idea di Veneto che ha, per la quale investire i 2 miliardi di FSE Plus e di fondi FESR, quegli 11 miliardi di PNRR. Poi ci sono, collega Ostanel, così è contenta anche lei, tre righe sui giovani, perché in Veneto abbiamo visto il caso di Matteo, quel Matteo che ho citato prima.
Stiamo parlando di questo. Credo – e vado a chiudere – che sia evidente a tutti la distanza tra ciò che noi quotidianamente viviamo nella nostra esperienza personale, ciò che è scritto dentro questo documento e ciò che vedremo scritto nei prossimi documenti di bilancio.
Mi permetto solo un suggerimento: se il Presidente Zaia ogni tanto da Marte atterrasse sul pianeta Terra, venisse in questo Consiglio regionale – non che pretenda che ascolti i miei consigli o i miei interventi – e mettesse i piedi nel fango anche a lui, forse, assessore Calzavara, non farebbe male alla Regione del Veneto.
PRESIDENTE
Grazie, collega.
Ci fermiamo qua, gentili colleghi. La ripresa dei lavori è fissata per le ore 14.45.
Comunicazione: la Commissione Quinta si riunisce in Sala Legni, la Commissione Prima si riunisce qui in Aula al termine della Commissione Quinta. Quindi, i colleghi della Commissione Quinta si rechino ora in Sala Legni. Al termine, inizierà la Commissione Prima qui in Aula consiliare.
Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 13.22
La Seduta riprende alle ore 15.25
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PRESIDENTE
Colleghi, se ci accomodiamo, riprendiamo i lavori.
Il relatore c'è e la correlatrice anche.
Siamo in discussione generale sulla PDA n. 78.
Ha chiesto di intervenire il collega Montanariello. Prego.
Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente Ciambetti.
Finora i miei colleghi hanno detto tanto e hanno dato l'idea di una cornice politica, di quello che in questo documento in qualche modo si vuole inquadrare. Questo è uno dei documenti più importanti che ogni anno arriva in Aula. È uno dei documenti che molto spesso, non essendoci cifre dirette, non essendoci numeri diretti, non essendoci importi diretti di quello che c'è o viene finanziato, si pensa non abbia un impatto diretto sulla vita dei nostri cittadini in Veneto.
Invece, Presidente, questo è un documento importantissimo, è un documento che traccia le linee di quello che in questa Regione si fa e che si vuole fare in questa Regione, che traccia le linee di quale programmazione si vuole dare a questa Regione, su che linee di pensiero, su che idee, qual è l'identità che si vuole mettere a terra da qui ai prossimi anni, che di conseguenza viene declinata nei bilanci, nei vari atti e quant'altro.
Sicché, Presidente, condividendo tutto ciò che in qualche modo è stato detto prima dai miei colleghi, entro un po' più nel merito di alcune missioni di questo documento. E lo faccio sia per non essere ripetitivo nel condividere la cornice che è stata data dai miei colleghi e sia perché credo che, a volte, è anche giusto allontanarci un po' da quel ragionamento politichese dove si viaggia sempre su proclami di intenti alti, su asset di visione futura che in qualche modo si tenta di dare, e provare a vedere un po' di più cosa scriviamo, cosa in realtà accade e cosa in realtà impatta nella vita quotidiana dei nostri cittadini, che dopo si trovano a dover subire, vivere, recepire le dirette conseguenze delle azioni amministrative di questa Regione.
Ad esempio, Presidente, alla Missione 3 si parla di ordine pubblico e sicurezza. Leggo belle parole, parole importanti. Si parla di cultura della legalità, di lotta alla criminalità, di sistemi integrati di sicurezza urbana.
In realtà, Presidente, in questi ultimi mesi soprattutto sto vedendo che nella nostra Regione la microcriminalità sta prendendo un passo talmente forte e importante, non legato ai fenomeni di immigrazione, come ci volete far credere. Vi posso portare l'esempio del sesto Comune del Veneto, dove io e il collega viviamo, dove ci sono due o tre spaccate di vetrine in media al giorno, e sono tutte ad opera di chioggiotti. Quindi, non c'è il problema dell'immigrato qui, c'è il problema di un disagio che molto spesso alcuni cittadini vivono, figli di dipendenze, figli di altro, succede e avviene nelle nostre comunità, tant'è che con il collega siamo andati anche dal Prefetto, abbiamo provato a capire cosa si può fare, abbiamo provato a capire come si può contrastare questo fenomeno.
Non è un fenomeno, quando si parla della microcriminalità, legato a sé stesso, è un fenomeno che fa chiudere tante attività commerciali, è un fenomeno dove non tutte le attività commerciali hanno una solidità di impresa che permette loro di reggere anche a questi atti di delinquenza e di violenza che esistono.
Ci sono attività commerciali che a malapena riescono a portare a casa a fine mese i soldi che servono, come un dipendente qualsiasi, senza sbarcare il lunario come si dice. La prima volta ti fanno magari un paio di migliaia di euro di danni, poi lo rifanno la seconda, la terza e alla quarta incominci a chiederti chi te lo faccia fare.
Quando incominciano a chiudere delle attività commerciali vuol dire che manca un presidio nel nostro territorio, manca una luce accesa, manca un pezzo di quel tessuto sociale ed economico così come noi siamo abituati a vederlo, a vivere le nostre città, a vivere le nostre società. Ve lo immaginate un centro città senza negozi? Ve lo immaginate un centro città senza botteghe?
Però, Presidente, nonostante alcuni Sindaci hanno fatto degli appelli, nonostante personalmente sono andato dal Prefetto, nonostante ci sono tutti questi problemi nella nostra città, io, in Consiglio regionale, non ho mai sentito parlare di nessuna idea di lotta alla microcriminalità nei nostri Comuni. Però, noi lo scriviamo nel Documento di economia e finanza. Magari, se dopo qualcosa avviene, possiamo lanciare l'urlo politico che c'è sempre qualcuno che distrugge l'idea di quello che noi vogliamo far funzionare.
Ieri, ad esempio, abbiamo scoperto che la Pedemontana è un problema creato dal PD, tra un po' scopriremo che la microcriminalità nei nostri Comuni sarà un problema creato dal PD per sabotare un mondo perfetto che avete costruito come pianificazione regionale. Ci manca solo che domani scopriremo che i PFAS sono colpa del PD. Perché no. Non sapevamo di avere tutto questo potere di riuscire a incidere così tanto sugli equilibri, le leve, i meccanismi di potere di governo di questa Regione.
Nella Missione 3, come dicevo, leggo "sistema integrato di Polizia urbana, finanziamento dotazioni di sistemi tecnologicamente avanzati di telesorveglianza e servizi informatici per la sicurezza". Nell'ultima spaccata di vetrina, che è avvenuta a 100 metri da casa mia, abbiamo scoperto che le telecamere non funzionavano, quelle di sicurezza. Dopo quindici giorni, ce n'è stata un'altra e la telecamera ancora non funzionava. Scusate, ma voi queste cose, quando avete finito di scriverle, le dite agli amministratori locali? C'è un sistema all'interno della Regione che controlla se quando magari c'è un progetto, un finanziamento, poi la telecamera viene messa? Oppure basta dire che abbiamo messo le telecamere e le città sono più sicure?
Quello che sta accadendo, Assessore, e lo sa anche lei, perché il commercio lei lo vive molto più di me, è che ci sono molte attività – si tratta di denunce che arrivano dalle associazioni di categoria – commerciali che incominciano, anche su questi temi, a fare un passo indietro. Ripeto: non è che tutti i commercianti sono miliardari, che se subiscono 2.000 euro di danno neanche se ne accorgono. Magari l'assicurazione glieli darà, ma intanto li devono tirar fuori loro. Magari il primo mese li hanno, il secondo no.
Io vengo da un territorio che credo, colleghi, non possa essere considerato inesistente, perché è il sesto o settimo Comune del Veneto. Proprio ieri c'è stata l'ultima spaccata di vetrina di una fioreria. Però, io vedo in questo documento che si parla di sistemi integrati, dotazioni, Polizia locale, miglioramento delle condizioni di vita dei quartieri a rischio e prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità diffusa predatoria. Abbiamo fatto una roba di tutto ciò che è scritto in questo capitolo o no? Personalmente, Assessore, in quattro anni che sono qua, sicuramente sono io distratto, ma in questo Consiglio non ho mai sentito parlare di lotta alla microcriminalità, che attanaglia sempre più spesso i nostri quartieri. Però, quando esco di qui, basta aprire un qualsiasi giornale locale per rendersi conto della situazione. Lasciamo perdere le grandi città. Anche nelle piccole comunità.
Presidente, credo che questo sia il classico esempio di come tante volte l'idea, la voglia di narrare una linea su qualcosa in modo perfetto, in modo oculato, dal punto di vista della promozione di un'idea o della propria immagine politica, è così lontana e si discosta così tanto dalla realtà che abbiamo un intero capitolo sulla sicurezza, ma in questo Consiglio non ne abbiamo mai parlato.
Andando avanti, c'è il capitolo sull'istruzione e diritto allo studio, ma su questo credo che i colleghi che mi hanno preceduto abbiano detto già tanto.
Missione 5. Quando si parla di valorizzazione del patrimonio UNESCO, mi permetto di ricordare che alle sue spalle, Presidente Ciambetti, c'è forse uno dei patrimoni UNESCO più importanti che ci possano essere all'interno della nostra Regione. Qualche anno fa, però, nessuno ha capito quali sono stati i passaggi fatti in Regione per i quali, alla fine, ci troviamo un deposito costiero di Gpl in pieno sito UNESCO.
Per fortuna il ministro De Micheli ha cambiato la legge e, nonostante fosse già realizzato, con i soldi dei cittadini, lo abbiamo indennizzato e non è più partito. Questo è un altro esempio di come Comune, Provincia, enti a vario titolo, Regione non hanno capito chi abbia dato questi permessi. Però, quel deposito è stato costruito ed è stato anche finito, tant'è che abbiamo indennizzato 55 milioni per fermarlo a chi lo aveva realizzato.
Continuiamo a ragionare e a parlare di patrimonio UNESCO. Abbiamo i vaporetti che girano in questa laguna dove la gran parte della flotta è del 1981, l'anno in cui sono nato io. Continuiamo a parlare e a ragionare sul patrimonio UNESCO, ma non si capisce ancora sulla grandiosa ed eccezionale partita di opportunità, dico io, che ci possono fornire oggi di spazi dell'ex Porto Marghera: cosa si vorrà fare, chi vorrà bonificarli, qual è la strategia industriale, chi metterà i soldi per le bonifiche.
Non è che siccome bonifichiamo il Moranzani tutto ciò che c'è intorno non esiste. Ci sono altre centinaia di ettari che sono proprio attaccati a un patrimonio UNESCO, dove ogni anno, nei documenti che noi portiamo di economia e finanza, c'è scritto "bonifiche, riconversione, riattivazione del sistema produttivo". Gli altri anni ci sforzavamo anche di fare degli emendamenti. Alcuni anni sono passati anche su Porto Marghera degli emendamenti molto importanti.
Quest'anno personalmente gran parte di questi emendamenti ho smesso di farli perché ho visto che anche quando sono stati accolti gli emendamenti, anche dove il Documento di economia e finanza è stato arricchito e migliorato con un'idea comune, alla fine, non è cambiato niente ed è tutto come prima.
Abbiamo avuto un Documento di economia e finanza sicuramente più condiviso, che però su tanti temi dice che è tutto come prima.
Si parla di politiche giovanili, sport e tempo libero. Credo che il tema Milano-Cortina 2026 abbia un po' drenato di attenzione da tutto il resto del ragionamento che si deve fare su sport, tempo libero anche sulle politiche giovanili, perché, ormai, con la scusa che ci sono le Olimpiadi, si parla solo di quello.
Sembra che in Veneto altre idee di infrastrutture sociali che passano attraverso lo sport o attraverso altri elementi qualificanti per le politiche giovanili, lo sport e il tempo libero, quasi quasi pare che non ci siano più. Tant'è che gran parte dei nostri palazzetti dello sport non hanno i certificati antincendio.
Se leggiamo qui, quando si parla di programma giovani, sport e tempo libero, uno dice: peccato non essere giovane e non cogliere tutte queste opportunità. Invece, la verità è che oggi ci sono, nella nostra Regione eccellente, delle palestre che devono fare semplicemente lo stage, devono percorrere la Romea, visto che non hanno la Pedemontana, e devono recarsi da un paese all'altro semplicemente per trovare una palestra idonea, con i certificati antincendio, per poter fare uno stage. Quindi, questo è il disegno che noi abbiamo nella nostra Regione. Abbiamo un disegno dove se tu hai i soldi fai sport, se tu hai i soldi puoi sviluppare anche le tue attitudini sotto l'aspetto agonistico sportivo. Invece, se tu non hai soldi e non appartieni a una famiglia che ti può permettere di fare attività sportiva e finanziarti anche questo talento in alcuni casi, noi ci troviamo in una Regione dove si parla di Milano-Cortina ma non si parla di tutte quelle famiglie che devono dire ai propri figli che non ci sono i soldi per andare a calcio, per andare a basket, per andare a nuoto, per andare a fare qualsiasi altro tipo di sport, che io credo non sia un lusso. Oggi lo sport aiuta a togliere i nostri giovani dalle strade, lo sport aiuta ad avere disciplina, lo sport aiuta a formare le generazioni di domani, lo sport è un modello di vita sano. Renzo, se tu hai soldi puoi andare in bici? Sì. Se non hai soldi non può andare in bici. Questo vale per tutti gli sport del mondo.
Guardate che anche su questo il Veneto è una Regione eccellente, ma è una Regione eccellente per chi ha gli schei. Però, ragazzi, in tutto il mondo se tu hai gli schei vivi bene e sei una Regione eccellente. La collega Luisetto mi ricorda che si dice: chi ha gli schei ha vinto. Quindi, capite che la nostra è una Regione eccellente, ma una Regione eccellente soprattutto per quelle realtà che oggi non si devono confrontare con le difficoltà economiche.
Missione Turismo. Anche nella Missione Turismo ovviamente torna Milano-Cortina. Ragazzi, un Milano-Cortina puoi metterlo su tutte le pagine del Documento di programmazione. Non togliere la Milano-Cortina. Spero che gliela facciano inaugurare al Presidente Zaia, così dopo tanta fatica che ha fatto almeno potrà tagliare il nastro, visto che ci tiene talmente tanto che in ogni pagina del programma la troviamo. Però, vedo che, quando si parla di turismo, si parla di investimenti mirati, nuove formule d'offerta e incremento delle professionalità del settore. In uno dei primi Documenti di economia e finanza che abbiamo fatto all'inizio della legislatura erano arrivate delle osservazioni dalle associazioni di categoria e datoriali che dicevano: guardate che molto spesso l'offerta così come voi la fate all'interno della formazione professionale non funziona, perché è inutile che in un territorio dove ho la cantieristica navale voi mi formate il pizzaiolo, come è inutile che dove io ho bisogno di avere un indotto più ricettivo-turistico voi mi formate il saldatore. Quindi, ci hanno spiegato che, se vogliamo davvero investire in professionalità del settore, servono formule di approccio condivise, servono percorsi pensati, studiati e affrontati insieme non solo alle associazioni di categoria ma anche a tutti gli stakeholder del settore. Così tutto il tema del turismo.
Io non ho ancora capito qual è il Piano strategico del turismo in Veneto. Al netto che ci dovrebbe essere, e non credo neanche che ci sia, ma qual è il Piano strategico che ha chi ci amministra sotto l'aspetto turistico in Veneto? Abbiamo una città che deve fare il ticket di ingresso per tentare di limitare l'accesso dei turisti. Abbiamo nell'entroterra Comuni che sono soggetti non dico a spopolamento, ma quasi, perché diventa difficile anche far partire delle attività in quanto diventano difficili da raggiungere. Abbiamo località turistiche del Veneto sovraffollate di turismo, dalla spiaggia alla montagna, e non si è pensato come fare le infrastrutture per far arrivare la gente. Voi dite che la Pedemontana è utile, però io penso che sarebbe utile anche una strada che pensi a come portare quelle 200.000 persone che magari si recano nell'area sud della Provincia, a Rosolina, a Chioggia, nella spiaggia che ha promosso il Presidente Zaia sulla sua pagina Facebook, in provincia di Padova, la Boschettona. Quindi, bisogna pensare a come portare tutte queste persone anche lì. Scusate, la pianificazione del turismo qual è? Là c'è il mare: corri, vai? Lì c'è la montagna: carica gli sci in macchina, corri, vai? Non c'è un disegno. Tant'è che la mancanza di questo disegno sta portando le nostre comunità ad avere una qualità della vita sempre peggiore. Tant'è che da Venezia la gente scappa. Tant'è che chi vive a Venezia se ne scappa. Di fronte a una programmazione che dovrebbe fare la Regione e che molto spesso non facciamo e deleghiamo ai Comuni, o molto spesso i Comuni, per paura di dover scegliere, non la fanno neanche, ci troviamo realtà, come quella a tre metri da noi, dove, nonostante sia una delle città più belle del mondo, la gente scappa. Ogni anno c'è un'associazione che celebra il funerale della città di Venezia in senso metaforico, perché è andata addirittura sotto i 48.000-49.000 residenti.
Ma secondo voi in un mondo dove il turismo viene pianificato serve il sindaco Brugnaro che fa il ticket di ingresso per capire quanta gente arriva? In un mondo dove c'è un'idea di turismo, la gente scappa da una città così importante o la accoglie come opportunità, come indotto e come volano economico anche per fare impresa e migliorare la propria vita in quella città stessa? Noi sbagliamo se pensiamo che il turismo non va accompagnato alla pianificazione, non va accompagnato a un'offerta di servizi, che deve aumentare, se pensiamo che, anche se tu hai 200.000 turisti, i bidoni della spazzatura devono rimanere sempre gli stessi e dopo ci lamentiamo che ci sono le scoasse per terra, i vaporetti devono rimanere sempre gli stessi e dopo ci lamentiamo che i cittadini arrabbiati gli dicono parole a quello che guida il vaporetto o la corriera, se pensiamo che con 200.000 persone i bagni devono essere sempre quelli di quando ci sono i 48.000 residenti e dopo ci lamentiamo che qualcuno fa la pipì dietro le colonne del palazzo storico.
Guardate che anche il turismo non è un limone da spremere, semmai è un indotto da sfruttare in modo ottimale per creare tutte quelle condizioni qualificanti per una comunità. Noi dobbiamo vivere in Veneto di turismo, non dobbiamo appaltare le nostre città e il benessere della vita quotidiana dei nostri cittadini al turismo. Ma avete mai parlato con qualcuno che vive a Venezia, a Jesolo, nel centro storico di Chioggia, nei periodi quando arriva il turismo? Scappano via. Scappano via. Scappano via perché non si può più stare. Il mercato delle case viene drogato. Non si riesce più neanche a vivere in quei posti. Questo perché arriva un punto dove c'è il valore e l'idea del turismo dove nella casa è meglio se viva qualcuno che viene per tre giorni con un affitto breve e va via, e non se venga a vivere uno che magari ti devi preoccupare che questo vive lì tutti i giorni e hai il famoso groppo di avere un affittuario. Capite come l'idea di una mancanza di programmazione del turismo stia drogando anche quella che è la quotidianità delle nostre comunità.
Prima avevamo il codice CIN, dopo lo abbiamo cambiato. Ma non cambia niente. Anziché avere il codice sulla porta che si chiama CIN, c'è il codice sulla porta che si chiama CIP, CIC, CIG. Ma alla fine ci siamo trovati a Venezia gli alloggi dell'ATER affittati a B&B. Scusate, chi deve controllare? L'ATER è regionale, il Piano del turismo dobbiamo farlo noi, l'allocazione turistica gliela diamo noi. Scusate, ma chi deve controllare se succedono queste cose? Dobbiamo aspettare che arrivi Report a fare un'inchiesta? Oppure, dobbiamo cominciare a prospettare tutti quanti un'idea di turismo dove iniziamo a vedere cosa avviene fuori dai riflettori?
Così come tutte le politiche abitative che ci sono nella nostra Regione. Ne discuteremo in occasione dell'esame del bilancio. Apprezzo quello che è stato fatto dall'assessore Corazzari su tutto il tema di lasciare il 4 per mille agli ATER per evitare che, in base all'articolo 37 della legge n. 39, il 4 per mille entrasse all'interno del bilancio della Regione. È un segnale importante. È una cosa che noi in Commissione chiedevamo da anni. È una battaglia che abbiamo fatto. Probabilmente l'Assessore la condivideva da prima, ma non c'erano le condizioni per farlo. Probabilmente ora ci siamo arrivati. Però, guardate, ci siamo arrivati avendo un gap che ci porta oggi ad avere un arretrato che non è facilmente risolvibile. Se noi pensiamo che abbiamo una media di 23-25 case vuote, case sfitte, case non messe a reddito, case non date a chi ha bisogno dei patrimoni di edilizia residenziale pubblica, Assessore, conviene con me che è un bel problema capire come si mette a posto tutta quella roba, neanche facile da risolvere.
È vero che non è facile oggi, ma in tutti questi anni probabilmente c'è stata l'idea che forse chi aveva bisogno di un alloggio di edilizia convenzionata, un alloggio ERP era forse un'idea di bisogno della persona che non ci toccava talmente da vicino da dire che, insieme alle strade, insieme agli asfalti, insieme ai Giochi olimpici, insieme agli ospedali in progetto di finanza, chi più ne ha più ne metta, c'era da trovare anche lì una formula per far sì che il nostro patrimonio edilizio abitativo non arrivasse a un punto quasi di non ritorno. Sfido io chi può mettere a posto il 23-25% ormai di un patrimonio come quello. Se noi pensiamo solo all'ATER di Venezia, Assessore, quasi 11.000 appartamenti, il 25% è da mettere a posto, siamo a circa 3.000 alloggi, in alcuni contesti, come possono essere le grandi città, storici, dove mettere le mani ai beni storici, e chi più ne ha più ne metta.
Assessore, la soluzione non può essere neanche vendere una parte per aggiustare l'altra. Vendere una parte può avere senso in alcuni casi, dove una persona è dentro da tanti anni e magari con il proprio TFR l'ha aggiustata. Per esempio, noi abbiamo avuto dei casi dove c'erano questi alloggi che erano stati dati dall'ATER che erano ancora dei fortini tedeschi. In settant'anni la gente ha fatto i bagni, perché non c'erano i bagni. Allora, là capisco che uno può dire: quello è il sacrificio in modo indiretto di una famiglia, lo si lascia alla famiglia e si trova il modo di alienarlo. Ma se l'idea è che noi ogni volta vendiamo e alieniamo un pezzo per aggiustare un altro pezzo, sarebbe come dire, Assessore, che ci vendiamo il garage per aggiustare la camera da letto, fra venti anni ci vendiamo la camera da letto per aggiustare la cucina, alla fine forse dovremmo andare noi in affitto. Sulle politiche abitative ci sono grandi responsabilità, molto spesso anche degli Enti locali. Sono capitati casi in cui le ATER consegnano le case, ma poi non vengono fatti i bandi, non si fanno scorrere le graduatorie ERP. Mi segnalavano che in alcuni Comuni – le sto preparando un dossier, Assessore – non fanno più neanche i bandi per evitare di dover assegnare le case. Però, magari lei dà mandato alle ATER di doverle sistemare e renderle ottimali. Dove non lo facciamo è giusto rimproverarci che non lo facciamo, ma dove lo facciamo magari mettiamole a frutto. Non può essere sempre colpa di qualcuno e non degli altri che non mettono a frutto questa idea.
Così come su tutto il tema dello sviluppo e dell'ambiente del territorio. Noi continuiamo ad essere una Regione che sul consumo del suolo si distingue, continuiamo a essere una Regione – è vera la narrazione – che produce e lavora, però non è che produrre e lavorare è uguale a consumare suolo. Per esempio, l'Emilia-Romagna, visto che come esempio siamo orgogliosi di prenderlo, ha un consumo del suolo inferiore al nostro, ma anche loro producono. La Toscana, nel 2012, ha fatto una legge dove ha tentato di limitare il modello delle deroghe. Non è facile, perché andare a dire a chi produce che cambiano le regole d'ingaggio non è facile. Però, è altrettanto vero che, se tu continui a derogare e a dire che è più facile trovare la soluzione per fare la legge che ti permette di dire che non consumi suolo, poi dall'altra parte, invece, trovi il modo di dire "è tutto a posto, stai tranquillo, tanto c'è il modo di dare la deroga", è evidente che non arriverai mai ad affrontare un problema di questo tipo e che lo rinvierai sempre, finché probabilmente sarà troppo tardi.
Mi avvio alla conclusione, anche se avrei ancora tanto altro da dire, penso a tutto il tema dei litorali costieri, penso a tutto il tema di tutti i progetti che ogni anno ci ricordano che ci sono. Molto spesso amo ricordare all'assessore Bottacin che è vero che ci sono tanti progetti, però i progetti se non gli metti i soldi e non li fai sono progetti che rimangono lì, Assessore. Lo stesso dicasi su tutto il tema del ripristino dei litorali costieri. Non è giusto, Assessore, che questa cosa debba essere fatta solo dove c'è il problema ambientale, perché comunque dove tu hai un'erosione costiera stai creando un danno a un'impresa che magari ha fatto una proiezione di investimento per avere un tot di spazio. In alcune parti di Isola Verde i lidi prima avevano dieci file di ombrelloni, adesso ne hanno cinque. Magari questi si sono fatti la proiezione, da buoni imprenditori veneti, di dover sviluppare la propria azienda su determinati spazi.
Mi avvio alla chiusura, perché sono rimasti solo trentasei minuti e voglio lasciare spazio ai colleghi. Chiudo con una missione a me molto cara, che è quella del trasporto. Abbiamo parlato molto nella giornata di ieri di infrastrutture e di mobilità, ma anche sul tema del trasporto il fatto che siamo la penultima Regione d'Italia, con una legge dove noi abbiamo già l'autonomia, Assessore, ci dovrebbe portare a riflettere. Attraverso il sistema intermodale e infrastrutturale di trasporto e di integrazione tra i vari sistemi di trasporto passa la vita delle nostre comunità.
Dove c'è un sistema di trasporto efficace ed efficiente, che ti prende e che ti riporta, si sviluppano le comunità, si ferma lo spopolamento, cresce la densità della popolazione, si sviluppa tutto intorno un'economia dove le persone trovano un motivo per andarci a vivere. Sanno che possono lasciare la macchina e non ci vogliono più due macchine per andare a lavorare. C'è un abbattimento dei costi, c'è un aumento della qualità della vita anche sotto l'aspetto della qualità dell'aria, c'è l'idea di potersi muovere.
Assessore, Venezia è una Provincia che ha la forma di una lunga banana (mettiamola così). A me fa piacere che qualcuno rida. È una lunga banana. Se noi leggiamo come descrivono la Provincia di Venezia sotto l'aspetto infrastrutturale, dicono che è una lunga banana, con un territorio diffuso, perché ha i centri estremamente lontani tra loro. Per arrivare da San Michele al Tagliamento a Cavanella d'Adige ci vogliono più di due ore, in un sistema infrastrutturale inesistente.
È evidente, Assessore, che noi possiamo chiamarci Città metropolitana quanto vuole, ma diventa un problema se non si trova il modo di creare quei sistemi di trasporto che mettono in rete i territori tra loro, che mettono in rete i Comuni tra loro, che fanno sentire al cittadino della periferia che non è un cittadino lontano dal centro della Provincia, dove avviene tutto, una Provincia dove i posti di lavoro, togliendo il turismo, sono concentrati tutti dalla stessa parte, dove c'è un altissimo tasso di pendolarismo. Solo l'asta della Romea trasporta 5.000 persone al giorno su gomma, nel trasporto pubblico.
Capite bene che su una Provincia come quella di Venezia, che è una delle Province più complicate e più difficili, perché c'è anche tutto il tema dell'acqua, del ferro, della gomma, non avere una visione di trasporto vuol dire avere i territori sempre più lontani tra loro, vuol dire far crescere la cultura di territorio di serie A e territorio di serie B, vuol dire far crescere la cultura che esiste un centro dove si decide e si sviluppano i servizi e un centro periferico dove si tenta di scappare via, perché si è sempre più lontani e abbandonati dai centri decisionali.
Nel corso del bilancio ci sarà tanto da dire anche su questi temi, per cui mi fermo qui. Però, la pianificazione che noi continuiamo a fare non dà risposta a tutti questi problemi che abbiamo detto e dove tenta di dare risposte alla fine non si declina in fatti concreti in grado di affrontare i problemi della gente. Tant'è che io sono al mio quarto o quinto DEFR e NADEFR e tutto ciò che vi è stato scritto in tutti questi anni, Assessore, lo dico con massimo rispetto, i tanti buoni intenti, che a volte abbiamo anche aiutato insieme a migliorare con gli emendamenti, non sono mai stati realizzati. Forse l'unico è la bretella ferroviaria che si sta facendo per l'aeroporto "Marco Polo", ma per il resto non ce n'è neanche uno.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Baldin, prego.
Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Mi unisco anch'io alle interlocuzioni che stanno avvenendo da questa mattina sul Documento di economia e finanza regionale, un Documento importante per la programmazione, che si inserisce per quanto riguarda il sistema del bilancio regionale, probabilmente l'ultimo DEFR che andremo ad approvare in questa legislatura, e quest'anno abbiamo una importante novità, come viene sottolineata ed evidenziata da tutti gli articoli di stampa odierni e anche dei giorni scorsi e delle settimane passate, ovvero il fatto che il Presidente Zaia non può più dire di essere una Regione tax free.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Enoch SORANZO
Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Questa è una cosa che noi abbiamo sempre contestato, perché si tratta di un'affermazione del tutto retorica, dato che le minori tasse non pagate, in teoria, dalla cittadinanza veneta si sono pagate dal ceto più basso, da chi non ha potuto fruire del servizio nel pubblico, ma ha dovuto pagarlo di tasca propria.
Uno su tutti, il problema delle liste d'attesa lunghissime nella sanità pubblica, che costringe, purtroppo, tantissimi cittadini a ricorrere al privato, con costi molto importanti per le famiglie, che in questo momento di difficoltà non ce la fanno e avrebbero bisogno, invece, di supporto. E abbiamo sempre individuato la via maestra, ovvero quella di andare a pescare le risorse da chi più ne ha. Questa, a detta dei giornali stessi che citavo, è forse l'idea anche dello stesso Assessore al bilancio, ma questa possibilità è sempre stata negata.
Oggi ci ritroviamo a certificare questo bilancio non più tax free, con un'IRAP al rialzo. Vedremo di quanto si tratta. Ci sono delle trattative in corso nella stessa maggioranza. Probabilmente qualcuno si staccherà da questa maggioranza dopo questo bilancio. Vedremo come andrà a finire. Certamente un aumento dell'IRAP non andrà a incidere soltanto, come sappiamo benissimo, sui redditi di impresa. Qui ci sarebbe da aprire una parentesi: non tutte le imprese, ma solo alcune. E qui mi domando quale sia la vera ratio. Magari avrebbe un senso andare a incidere sulle imprese che producono esternalità negative.
PRESIDENTE
Sospendiamo un attimo la seduta, finché troviamo il dispositivo che riproduce questa sveglia.
La Seduta è sospesa alle ore 16.00
La Seduta riprende alle ore 16.01
PRESIDENTE
Prego.
Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie per la sospensione. Speravo finisse da sola.
Dicevo che questo aumento, secondo le intenzioni, come abbiamo letto, andrà ad incidere su alcune imprese, imprese che producono esternalità negative, lo sappiamo, ma non solo. Quindi, anche qui sarebbe da interrogarsi sul motivo per cui alcune di queste imprese vengono beneficiate dal non aumento di questa tassa sulle attività produttive. In più, sappiamo benissimo che, quando si aumenta il costo delle attività produttive e dei prodotti, si verifica di conseguenza, evidentemente, un aumento per i consumatori di questi prodotti; quindi, comunque si andrà ad incidere sull'utente finale, sui consumatori.
L'altra novità, forse ancora più importante, è che, da quanto sappiamo, dal lato romano con il bilancio 2024 ci saranno tagli indiscriminati, parliamo di cifre veramente importanti, 4 miliardi di euro, che andranno ad incidere, perlopiù, su istruzione e sport, ma anche sulla mancanza del turnover e sulla sanità. Sappiamo che, per quanto riguarda la sanità, siamo tra gli ultimi in Europa per finanziamento in rapporto al PIL del Paese, una classifica che certamente non ci rende orgogliosi. Eppure, andremo ancora a tagliare sulla sanità pubblica.
Sono previsti tagli anche sugli Enti locali in generale, tant'è che gli stessi Sindaci – lo abbiamo detto anche ieri, lo abbiamo ricordato più volte – dello stesso vostro schieramento politico, del centrodestra, hanno sottolineato la fortissima preoccupazione di non poter più garantire servizi essenziali per i propri cittadini. Alla faccia del federalismo e della autonomia tanto decantata e sbandierata, solo a parole, perché nei fatti vediamo tagli indiscriminati, nel segno del peggior centralismo romano.
In tutto questo la Regione del Veneto, in particolare la Lega, che ha fatto dell'autonomia e del federalismo una bandiera da sempre, sta zitta e non ha alzato nemmeno un indice per dire: così non va bene. Io mi sarei aspettata una Regione e un Presidente di Regione a sostegno dei suoi Sindaci, quantomeno di quei Sindaci che hanno manifestato grandissima preoccupazione per questi tagli che arriveranno a pioggia su tutti i Comuni e sulle Regioni. Sarebbe stato più opportuno, invece, tagliare sugli stessi Ministeri, ad esempio. Io mi sarei aspettata da parte del Governo Meloni, se proprio andava fatto un taglio, che iniziasse proprio dai Ministeri. C'è un assoluto silenzio sotto questo aspetto, ma anche un'assoluta incapacità da parte del Presidente di tutelare il proprio territorio, la propria Regione, di tutelare la sua stessa maggioranza, la sua stessa parte politica, in sostanza. Non si riesce nemmeno a garantire quello che è sempre stato il mantra da quando è nata questa Regione, ovvero: no ai tagli del Governo centrale. Questa è una delle ulteriori promesse non mantenute. Abbiamo visto come sta andando la situazione.
Sentiamo parlare in questo DEFR di tante infrastrutture, di grandi infrastrutture, ma sappiamo bene che nei piani concreti del Governo regionale nulla di questo troverà spazio, nulla di questo verrà finanziato, perché i conti sono esangui, non ci sono risorse, proprio perché abbiamo una concezione che non ci permette di guardare al di là, non ci permette di costruire una visione del futuro. Siamo una realtà ormai subordinata alle decisioni del Governo centrale.
Faccio un esempio: la Legge Speciale per Venezia, norma tesa alla salvaguardia di Venezia e della sua Laguna; quindi, una legge che riguarda non solo Venezia, ma tutto il bacino scolante della Laguna, che ha messo a disposizione risorse che, negli anni, sono servite al disinquinamento della Laguna, alla tutela idraulica e alla sicurezza dell'intero territorio abbracciato dalla Laguna di Venezia. Da anni questa legge non viene finanziata. Sappiamo che l'Assessore, a più riprese, ha parlato dell'importanza di questa legge e del fatto che è una legge che vede il favore di tutte le forze politiche, proprio per la sua centralità, per l'impatto sulla città di Venezia, ma non un soldo è arrivato da questo Governo per finanziare una legge dello Stato.
Manca anche la capacità di prendersi le responsabilità, perché o si certificano dei fallimenti, come in questo caso, non siamo riusciti, in tutti questi anni, ad attrarre più fondi per Venezia e la sua Laguna, oppure si decide di fare la voce grossa e, tornando al punto di prima, si decide di andare contro lo stesso Governo, anche se della stessa parte politica.
Dal 2010 in poi sappiamo che questa maggioranza ha portato avanti il concetto di non mettere le mani in tasca ai cittadini. Noi abbiamo sempre detto, in realtà, ad una parte dei cittadini, perché questo miliardo all'anno chiaramente andava a beneficio di quei cittadini che, avendo redditi alti, non pagavano l'addizionale IRPEF maggiorata (diciamo così) lasciando la patata bollente in mano a quei cittadini che si sono pagati da sé tutti i servizi, anche quelli più essenziali.
È il momento oggi, quindi, di discutere qual è la nostra visione di futuro, quale investimento facciamo sul futuro della nostra Regione, e credo che questo si debba farlo con un'ottica molto chiara e con l'obiettivo di non lasciare nessuno indietro. Noi parliamo di salute, salute pubblica in particolare, di diritto allo studio, di abbattimento delle barriere e delle discriminazioni di genere, ma anche di lavoro, di ambiente e di sicurezza. Proprio a proposito della sicurezza: che fine ha fatto la promessa del Presidente Zaia, che ancora nel suo programma elettorale nel 2020 prometteva di aumentare, a parole, il numero degli operatori SPISAL per il controllo dei cantieri? Misura necessaria per aumentare la sicurezza sui posti di lavoro, tema a noi carissimo, che assegna alla Regione Veneto la maglia nera per numero di morti e infortuni gravissimi sui luoghi di lavoro. Sappiamo che solo nel 2024 – sono dati ancora incompleti – sono stati 63 i morti nei luoghi di lavoro, 98 se si conteggiano anche quelli in itinere. Quindi, dati veramente allarmanti, una scia di sangue continua che grida vendetta.
Questo tema delle risorse ci porta inevitabilmente alla concezione di questa classe politica, ovvero a una concezione che preferisce investire su armi e difesa del Paese, piuttosto che sui veri servizi necessari ai cittadini. Si parla anche di Ponte sullo Stretto di Messina, quando in realtà si dimenticano le strade e i ponti nel nostro territorio. Si parla di autonomia differenziata, ma si riducono le risorse per gli Enti locali. Questo comporta notti insonni per i Sindaci, alle prese con bilanci sempre più difficili, e un Presidente più interessato a contrastare il Governo sul suo quarto mandato, piuttosto che sui mancati investimenti, sui mancati finanziamenti alla sua Regione.
La situazione è chiara, quindi. Senza tagli o aumenti della tassazione il bilancio sarà sempre più vuoto. Ma qual è l'obiettivo, allora, di questo bilancio? Di certo, sappiamo che questo bilancio, sempre più scarno, in realtà serve a coprire i buchi della Pedemontana. Lo abbiamo sentito a più riprese in queste giornate. La votazione di ieri sicuramente non va a vantaggio della Pedemontana in toto, ma certamente una parte di quelle risorse andrà proprio a coprire i buchi della Pedemontana. Concedetemi almeno una parte. Qui i dati parlano chiaro. Non ci siamo inventati nulla.
Pensiamo che non sia giusto sacrificare tutto per favorire una strada, che useranno in pochi. Non possiamo dire che la useranno tutti, la Pedemontana, una parte della popolazione veneta la userà. Crediamo che non si possa sacrificare tutto il resto per una strada e per pochi, una strada che, in realtà, sembra vada più a vantaggio dell'azienda esecutrice dei lavori. Almeno chiediamolo ai cittadini a chi serve veramente questa strada e, soprattutto, se vogliono decidere di sacrificare tutto il resto per vedere coperti i costi della Pedemontana.
Non c'è alcun investimento in questo bilancio, lo abbiamo detto un po' tutti, a più riprese, in una condizione di congiuntura economica che si preannuncia disastrosa, perché arriviamo da un terzo trimestre di contrazione economica. Abbiamo detto anche prima, grazie alla collega Camani, che ci sono aziende che continuano a chiudere, anche in questi giorni, ci sono tavoli di crisi aperti, la manifattura è in contrazione. Insomma, è una situazione che non ci fa dormire sonni tranquilli.
Cosa dire, invece, dei giovani? Anche questo è un tema che abbiamo toccato, ma che non vediamo ripreso come vorremmo nel nostro Documento di economia e finanza regionale. Parliamo dei dati che ci preoccupano. Ci sono giovani che devono emigrare per forza, visto quello che si ritrovano. Sappiamo che i dati parlano di 34.896 giovani che hanno deciso di lasciare la nostra Regione tra il 2011 e il 2023, l'80% dei quali si è trasferito in altri Paesi dell'Unione Europea. Quindi, serve cambiare la rotta. Bisogna assolutamente guardare al futuro e creare delle prospettive per questi giovani. Una di queste prospettive potrebbe essere il concetto del trasporto pubblico locale gratuito per i giovani al di sotto dei ventisei anni. Questo lo si fa già in altre Regioni del nostro Paese, non capisco perché non lo si possa fare anche qui in Veneto, dato che siamo una Regione efficiente e all'avanguardia, quantomeno a parole.
Dovremmo anche parlare, magari, di evasione fiscale. Siamo tra i Paesi con la maggiore evasione fiscale, dove però si incentiva il pagamento in contanti, a scapito del pagamento elettronico. Viene bandito, viene demonizzato il pagamento elettronico. Una volta, quando Giorgia Meloni era in opposizione e si parlava delle commissioni, sembrava che il problema dei pagamenti elettronici fossero le commissioni. Oggi che è al Governo potrebbe benissimo tentare, quantomeno, di ridurre le commissioni o addirittura eliminarle, così elimineremmo anche il problema del contante e del relativo pagamento in nero.
Tornando al discorso dei giovani, non posso non menzionare la questione delle borse di studio. È inaccettabile, lo dicevamo ieri, grazie anche agli emendamenti presentati dalla collega Ostanel, che abbiamo sottoscritto tutti come opposizione, che ci siano più di 3.000 ragazzi giovani, studenti e studentesse, che oggi non possono studiare e non possono proseguire gli studi perché mancano i fondi. Mancano i fondi per garantire il diritto allo studio a 3.000 studenti. A detta dell'assessore Calzavara, pensiamo davvero che la Regione del Veneto non abbia una decina di milioni di euro per garantire dei servizi? Queste erano le sue parole di ieri, Assessore. Non ricordo la cifra esatta, però ricordo questo concetto. Allora, se non è un problema di soldi, perché non destinarli finalmente a questi giovani che ne hanno diritto? Lo riconosce la Costituzione. Parliamo di ragazzi capaci, meritevoli, anche se privi di mezzi, che ne hanno diritto. La Repubblica deve rendere effettivo questo diritto, dice la nostra Costituzione, e la Regione non si sta attenendo a questo.
La gratuità degli asili nido. Ricordo benissimo che l'anno scorso ci fu una battaglia su questo proprio da parte del collega Finco, con la sua stessa maggioranza (bisogna dire la verità), per rendere gratuiti gli asili nido. Posso capire le difficoltà operative in questo senso, parlo soprattutto per l'assessore Lanzarin, che, a denti stretti, ci dice che questo non è possibile, ma se non era possibile farlo perché lo abbiamo inserito nel DEFR? Perché dobbiamo continuare a dire cose non vere ai cittadini o a non mantenere le promesse? Credo che su questo dovremmo essere un po' più onesti intellettualmente e dire le cose come stanno. Altrimenti, decidiamo di proseguire su questa strada, venire incontro alle famiglie, venire incontro alle promesse fatte, mantenere la parola.
La prevenzione. Sulla questione ambientale è stato detto tanto dal collega Zanoni. Quando parliamo di prevenzione, credo che non sia solo un interesse individuale, ma anche un interesse e un bene collettivo. Del resto, se si investe sulla prevenzione, si riducono i costi per la collettività. Abbiamo una questione ambientale aperta, un problema di inquinamento enorme e anche un problema di consumo di suolo. Con il consumo di suolo sappiamo che aumenta, di conseguenza, tutta una serie di catastrofi naturali, come abbiamo, purtroppo, registrato nell'ultimo periodo specialmente, disastri che provocano, oltre che enormi voragini di costi pubblici, anche morti. A Valencia sono 223 le persone morte e 78 i dispersi, e purtroppo sappiamo come spesso va a finire con i dispersi. In Emilia sono 17 i morti, in dodici mesi, e un quantitativo di danni pari a 8,5 miliardi di euro.
Il campanello d'allarme che ci arriva direttamente dalla scienza, che penso nessuno di noi possa smentire, è il fatto che, se continuiamo con questo sistema, con questi livelli di inquinamento, ci stiamo letteralmente uccidendo. Uccidiamo il territorio e uccidiamo anche noi stessi. Prima qualcuno diceva che è solo questione di tempo, prima o poi arriverà qualcosa anche da noi. Con questi livelli di inquinamento, sicuramente qualcosa prima o poi arriverà. Non sappiamo dove, perché non è prevedibile il punto in cui succederà qualche catastrofe, ma purtroppo ci arriveremo anche noi.
La nostra rotta deve essere minore utilizzo di consumo di suolo, minori emissioni inquinanti, puntare sulle energie rinnovabili, sull'energia pulita. Quando sento il Presidente Zaia, plaudo al Presidente, perché si è detto contrario all'ipotesi di una centrale nucleare a Porto Marghera, che è una follia. È una follia anche solo pensare di poter costruire una centrale nucleare nella Laguna di Venezia, nella città più bella al mondo. Ho apprezzato il coraggio del Presidente, quantomeno in questo senso, di contrastare le idee di qualche Ministro che era uscito con questa idea balzana.
Sul trasporto pubblico locale, come è stato detto più volte, dobbiamo assolutamente incentivare il mezzo pubblico, anche per ridurre l'impatto sociale di ognuno di noi, ma per farlo servono incentivi. Servono incentivi all'utilizzo del mezzo pubblico e, come dicevo prima, serve un sistema per cui i giovani possano viaggiare gratis in base all'età e in base all'ISEE. Bisogna andare a vedere effettivamente chi ha delle difficoltà e andare ad incentivare le fasce più bisognose per quanto riguarda l'utilizzo del trasporto pubblico locale.
In questi anni abbiamo raccontato una Regione che in realtà non esiste, una Regione in cui ci sono grandi disuguaglianze. Lo abbiamo visto parlando delle borse di studio e degli idonei non beneficiari. Abbiamo aree terribilmente inquinate, aree che lo sono meno, fortunatamente, però in generale non possiamo dirci una Regione così fortunata. Ci sono disuguaglianze, ci sono situazioni che vanno affrontate. C'è disagio, c'è disagio anche giovanile. E tutti stanno zitti. Oggi, però, c'è questa novità, si vanno ad aumentare le tasse, e anche qui il Presidente Zaia sta zitto. È la prima volta che succede. Però, non ci stupisce perché, anche se a parole eravamo una Regione che non metteva mano all'IRPEF, in realtà, non facendo pagare di più chi ha di più, di conseguenza chi ha di meno ha dovuto mettere la mano nel proprio portafoglio per garantirsi i servizi essenziali.
Come dicevo ieri, io mi aspettavo e continuo ancora ad aspettarmi che il Presidente faccia la voce grossa con Roma, con i suoi alleati, con il suo partito, con la sua stessa maggioranza, perché tagli di questa portata agli Enti locali e alla sua Regione non devono esistere. Non possiamo dirci autonomisti e federalisti a parole e poi, quando si va a Roma, si fa il contrario, non si mantengono le promesse, si dimentica il proprio territorio, con la compiacenza di un Presidente che non ascolta il proprio territorio e i propri Sindaci, anche quelli della sua stessa maggioranza. Questo è grave. Devo dire che hanno avuto più coraggio alcuni Sindaci della Lega che il Presidente Zaia stesso. Questo è inaccettabile e continueremo a certificarlo sulla stampa, con i nostri emendamenti, augurandoci che questo possa essere un bilancio in cui tutte le problematiche che sono emerse in queste due giornate possano trovare, quantomeno, un piccolo accoglimento. Non voglio essere troppo fiduciosa, ma la speranza è sempre l'ultima a morire.
PRESIDENTE
Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire la collega Bigon. Ne ha facoltà, prego.
Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Noi crediamo che il bilancio debba essere, e lo è, l'atto politico più importante di una Amministrazione che governa, soprattutto una Regione, ma lo è anche per un Ente piccolo. Il bilancio è un atto politico. Noi vediamo da anni sempre gli stessi numeri, vediamo da anni sempre le stesse voci. E non tanto perché magari è una copiatura o meno, è rifatto, non è questo il discorso, è che di fatto da una parte non vi siete resi conto delle problematiche che ci sono all'interno di questa Regione, dall'altra non date nemmeno le soluzioni per risolvere i problemi che ci sono. È vero che siamo una Regione ricca, è vero che l'imprenditore, la famiglia, siamo tutte persone che lavorano, che cercano, quantomeno, di risolversi i problemi, ma una Regione, un Ente locale, un'Amministrazione di un Governo così importante deve assolutamente dare soluzioni, deve accudire il proprio cittadino e il proprio paese sotto l'aspetto ambientale, sociale, etico e sanitario.
Io mi concentrerò sugli aspetti sociosanitari, portando quello che è lo stato attuale del Veneto, dandovi alcuni dati, che io sono convinta che conoscete, in parte. Tutti ci rendiamo conto delle difficoltà che abbiamo anche in Veneto e soprattutto tutti ci rendiamo conto di quello che sta cambiando anche in Veneto e del fatto che non vediamo investimenti che possano dare una soluzione. Non vediamo non solo investimenti, ma neanche una riorganizzazione del sistema nazionale e regionale che possa permettere di spendere questi investimenti, qualora ci fossero, nel modo giusto.
Di sanità pubblica tanto parliamo e tanto sentiamo parlare sia gli amministratori che soprattutto il Presidente Zaia, di sanità pubblica, della difesa della sanità pubblica, ma solo a parole. Lo abbiamo detto più volte: rimane uno slogan e rimane tanto più in questo bilancio, perché non vediamo aumenti, ma solo detrazioni.
Un tema dei nostri giorni è l'invecchiamento della popolazione. Secondo l'ultima relazione sociosanitaria della Regione del Veneto, basata sui dati del 2022, sono 46.913 le persone che in Veneto hanno avuto accesso, almeno un giorno, e assistenza presso il servizio residenziale o semiresidenziale per persone anziane. Secondo le previsioni ISTAT, nella Regione del Veneto il processo di invecchiamento al 2050 potrebbe essere così intenso da ridurre i giovani tra i 15 e i 34 anni al 15,1% della popolazione, a fronte di una presenza di anziani over 75, in salita, del 21,8%, in diminuzione anche i minori, il 14% sempre al 2050, e quelli di età compresa tra i 35 e i 54 anni, il 24,8%. Di fronte a tali dati, credo che il bilancio avrebbe dovuto essere impostato in un modo completamente diverso, perché il 2050 non è domani, ma è sicuramente dopodomani per un amministratore che governa. Di fronte a tali dati, è evidente che, senza un investimento significativo in termini di personale, strutture e strumenti, il sistema di sanità pubblica rischia di scomparire sotto il peso dei costi e delle crescenti necessità di pazienti sempre più anziani. Sparirà il sistema della sanità pubblica, se non investiamo.
Un tema di stretta attualità, al riguardo, è la responsabilità, ad esempio, del pagamento delle rette. Come possiamo pretendere che una famiglia paghi?
Magari qualcuno conosce questi dati ma, ripeto, non credo che ci sia consapevolezza, altrimenti il bilancio sarebbe stato completamente diverso.
Questa popolazione che invecchia. 46.913 persone che hanno comunque avuto un accesso presso le case di riposo. 10.000 sono in lista d'attesa. Ne abbiamo 1.700 solo nella Provincia di Verona, ma la media è questa un po' in tutte le ASL, perché 10.000 sono a livello veneto. La retta media è di 3.000 euro al mese. Mancano, comunque, all'appello ancora delle impegnative, per cui tanti devono integrare e, quindi, andare presso il privato e pagarsi l'intero costo. Nel 2050, vista la popolazione che cambia, le famiglie non avranno più due o tre figli, o uno, non ne avranno neanche uno. Adesso l'investimento sarebbe stato necessario non solo per aumentare i posti, ma per iniziare a supportare quelle famiglie, sempre più da sole, anche come numero di componenti, che devono sostenere – ed è impossibile – una retta del genere.
Per non parlare della riforma delle IPAB, di cui tanto parliamo, ma ad oggi deve ancora arrivare in Aula. Quando faremo la riforma delle IPAB? Ogni primo Consiglio di queste Amministrazioni viene depositato dal Presidente un progetto di legge, ma poi non viene mai discusso. Questo accade perché qua siamo tutti abituati a sentire lo slogan, ma i fatti non avvengono, tanto che, ancora oggi, siamo qua ad attendere questa riforma, che non è tanto una delibera di aggiornamento, è la modifica del sistema, perché in questo momento noi abbiamo una diversità tra i carichi, anche fiscali, delle IPAB rispetto alle case di riposo gestite privatamente. E non possiamo mettere in ginocchio sempre alcune case di riposo rispetto ad altre. Le difficoltà sono di tutte, le conosciamo perfettamente. Però, sappiamo anche che, nel momento in cui non interveniamo, noi mettiamo in ginocchio più le IPAB rispetto alle altre, perché queste hanno un carico maggiore, anche solo fiscale.
Per non parlare della prevenzione. Sappiamo che dobbiamo puntare sulla medicina territoriale, che deve avere comunque una serie di medici, infermieri, OSS, anche educatori, per determinati servizi, messi a disposizione del territorio per cercare di prendere in carico a breve la persona e riportarla, dopo la cura, evidentemente, cercando di prevenire le patologie più gravi, nell'ambito della propria società e anche del contesto lavorativo.
Tuttavia, nonostante l'aumento dei massimali previsti dalla Regione di assistiti con la delibera n. 8/2022, sono decine, oggi, le zone carenti in ogni provincia del Veneto, circa 700 nell'intera regione. Sappiamo perfettamente che, nonostante i numeri, tra pensionamenti, dimissioni, cambi di lavoro e di opportunità, ci sono sempre zone carenti. Sappiamo anche che ci sono delle scarse coperture. Di fatto, iniziano ora a rimanere vuoti anche dei posti della formazione. Anche qua le soluzioni non le abbiamo. Le abbiamo proposte quando abbiamo chiesto di discutere quel progetto di legge statale, quantomeno di avviare una discussione, per la riforma della specialità universitaria per la medicina territoriale, con tutte le conseguenze che noi tutti sappiamo, quindi la maggiore attrattività. Abbiamo chiesto anche di dare un vero supporto amministrativo a tutti quei medici che lavorano nel proprio territorio, che sappiamo perfettamente che non riescono a portare avanti l'aspetto burocratico. Non possono, quindi, da una parte, aumentare il numero dei pazienti e, dall'altra, dare una risposta adeguata alla medicina territoriale. Sapete perché "adeguata"? Perché non visitano più come una volta. Questo credo che lo sappiamo tutti. Basta chiamare e vedere gli appuntamenti quando vengono fissati. Molto spesso, se non si ha un riferimento di una medicina di gruppo integrata, ma si ha un medico singolo, si dovrà aspettare per avere quantomeno una visita o un appuntamento, perché l'aspetto burocratico impegna tanto.
Siccome di infermieri ne mancano tantissimi nella regione Veneto, abbiamo chiesto, come soluzione, di dare quantomeno un supporto amministrativo, che non sia solo un'integrazione retributiva o quantomeno contributiva, ma che sia veramente un supporto fattivo.
La carenza dei medici ha come effetto principale il ricorso al pronto soccorso, altro problema enorme che abbiamo in regione Veneto e che dobbiamo assolutamente risolvere. Come sapete, chi non ha un medico di riferimento accede al pronto soccorso per avere quantomeno una risposta. Il 55% del totale di accessi in Veneto sono codici bianchi, che potevano sicuramente essere risolti nel territorio. Abbiamo 1,417 milioni di accessi registrati. Tale dato, se confrontato con la situazione in Lombardia, dove solo il 9,55% degli accessi è stato classificato come "codice bianco", su un totale di 3,5 milioni di accessi, evidenzia una criticità enorme. Noi non abbiamo il 9,5% o il 10%. Noi abbiamo il 55% del totale.
Non solo. A fronte di un aumento del bisogno di cure, correlato all'aumento di aspettativa di vita, abbiamo anche avuto un taglio dei posti letto. Infatti, a livello nazionale, in Italia, da 268.000 posti letto ospedalieri nel 2020 siamo a 190.000. In Veneto, rispetto alla media di 3,5 per 1.000 abitanti di posti letto, abbiamo il 3,3 per 1.000, la Francia ne ha 6, l'Austria 7,2.
È solo grazie ai fondi del PNRR che noi vedremo la costruzione di 99 case di comunità in regione Veneto, con un comprensorio per ognuna di circa 50.000 abitanti. Grazie a questi 135 milioni e ai 70 milioni per quanto riguarda gli ospedali di comunità, probabilmente, se organizzeremo bene la rete territoriale, potremo avere o dare una risposta ai nostri cittadini, ma la daremo se investiamo immediatamente, se non lasciamo andare i nostri medici, se riusciamo a trattenere il nostro personale pubblico e ad aumentarlo.
Ci chiediamo come mai, a fronte di 4.000 medici mancanti nella regione Veneto (3.500 l'anno scorso), noi abbiamo fatto concorsi per 1.000 medici. Ci chiediamo come mai alcune specialità abbiano dei medici in graduatoria e questi non vengano inseriti nel mondo lavorativo. Ci chiediamo anche come mai, ma poi abbiamo dato anche delle risposte e delle soluzioni, molti concorsi rimangono deserti.
Io ho dato delle indicazioni, anche di importo. Non è possibile che un medico che lavora da trent'anni, quindi un primario, prenda 3.800 euro al mese e un gettonista, all'interno dello stesso ospedale, magari per lo stesso servizio, 1.000 euro a turno. Questa è una discrasia, sia a livello nazionale che a livello regionale, importante, che dobbiamo assolutamente combattere. La normativa va cambiata là dove queste cose non possono più andare avanti. 80 milioni di euro spesi per i gettonisti all'interno dei pronti soccorsi, dove gli altri medici prendono molto meno, creano una conflittualità, conflittualità che non possiamo più portare avanti. Durante l'emergenza del Covid tutti abbiamo capito la necessità di integrare i nostri pronti soccorsi, di integrare le nostre sale di rianimazione. Abbiamo capito tutto. Ora, però, non è più il tempo di portare avanti questa differenza. Anche perché sappiamo che tanti si dimettono per andare a lavorare a condizioni completamente diverse, quindi con partita IVA o attraverso altri servizi che non sono più del pubblico dipendente.
La Regione deve assolutamente farsi forza e combattere all'interno della Conferenza Stato-Regioni per risolvere questi problemi. Dove è competenza nazionale, il Governo deve cambiare. Dove è competenza regionale, occorre intervenire.
Le case di comunità andranno comunque riorganizzate con il personale. Da padrone la faranno il medico di medicina generale, l'infermiere, gli OSS, gli specialisti, ma dobbiamo anche tener presente che altri medici dovranno essere nel territorio, perché non possiamo più permetterci nemmeno, visto l'invecchiamento della popolazione (ho fornito i dati all'inizio del mio intervento), che una persona impieghi 30-40-50 minuti per raggiungere questo centro. Non sarà più possibile perché avremo sempre meno strumenti in futuro e soprattutto sempre meno personale. La rete dovrà essere di prossimità, non solo con le case di comunità.
Faccio un accenno alle liste d'attesa, tema di stretta attualità, anche a livello nazionale, non solo regionale, che può fare la differenza tra la prevenzione efficace o meno. Anche in Veneto è frequente attendere diversi mesi per una visita o trovare le liste chiuse, manca una diffusa pubblicizzazione della possibilità di fare istanze, quindi di avere la visita nei tempi previsti dal medico. Da notare che in questo tema vi è anche l'attivazione dei cittadini, che stanno costituendo dei comitati, perché cercano, da una parte, di non fare protesta e, dall'altra, di aiutare. Abbiamo sempre più personale anziano che non riesce ad avvicinarsi ai CUP e neanche ad applicare e a difendere i propri diritti.
Vorrei anche soffermarmi sulle cure domiciliari, per fornirvi qualche dato. Cure domiciliari per quanto riguarda il malato terminale e cure domiciliari per quanto riguarda la persona che, magari per altre patologie, comunque ne ha bisogno. In Veneto nel 2022 ‒ dati regionali ‒ sono stati assistiti alle cure palliative domiciliari 11.642 persone, pazienti oncologici, con un totale di 330.297 accessi.
Noi siamo i primi, a livello nazionale, per quanto riguarda il numero di accessi e pazienti seguiti. Però, se fate un conto, perché non c'è un limite di accesso di numero, se fate un conteggio, una semplice divisione, 330.000 accessi diviso i pazienti, praticamente ci sono 28 accessi in un anno per un malato terminale, significa due o tre accessi ogni mese, di cui uno ogni due mesi con il medico palliativista.
Per quanto riguarda l'altro numero di assistiti a livello domiciliare abbiamo poco di più: abbiamo tre accessi, non al mese, ma all'anno. È vero che noi raggiungiamo il 9,5% della popolazione over 65, e quello che è previsto nel PNRR è di raggiungere il 10%, quindi siamo vicini, ma non abbiamo un limite minimo di numero di accessi. Noi possiamo raggiungere il 10% delle persone, ma se abbiamo 28 accessi per un malato oncologico terminale all'anno, quindi tre accessi al mese, vuol dire che non raggiungiamo l'obiettivo di prendersi carico della persona e non raggiungiamo l'effetto di dare una mano alle famiglie, tantomeno a queste persone.
Per quanto riguarda la salute mentale, negli ultimi anni il numero di pazienti pediatrici e adolescenti che arrivano al pronto soccorso per urgenze psichiatriche è in costante aumento. Di pari passo cresce anche la necessità di ricoveri per motivi psichiatrici, accompagnati anche da una maggiore varietà e complessità di quadri clinici. Serve una formazione, anche del personale. All'interno dei pronti soccorsi noi dobbiamo avere personale formato, che sia in grado di accogliere questi pazienti. Soprattutto dobbiamo lavorare a livello territoriale. Dobbiamo fare in modo che anche con l'istituzione dello psicologo di base ci sia quantomeno una presa in carico immediata, ai primi esordi, e anche prima, al momento del verificarsi del disagio. Dobbiamo assolutamente prenderli in carico immediatamente. Siccome tante Regioni hanno applicato e investono in questo sistema, noi dobbiamo fare in modo che anche in Veneto diventi questa l'eccellenza, la presa in carico della persona.
Da un'indagine fatta, uno su due ragazzi dai 18 ai 29 anni hanno problemi di disagio e salute mentale.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, collega Bigon.
Ha chiesto di intervenire la collega Zottis. Prego.
Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Prima il consigliere Montanariello diceva che in questo documento non c'è un disegno. Secondo me, invece, un disegno in qualche modo c'è, un disegno che cerca di creare il più possibile l'effetto "paese delle meraviglie", che è un modo per narrare in modo positivo tutto quello che si fa. Il problema è che questa narrazione, dopo, dovrebbe calarsi non nell'effetto "paese delle meraviglie", ma nel come riusciamo a creare il paese delle meraviglie o comunque un paese, una regione in cui poter vivere in modo equo. L'equità è quel principio che ci dà come indicatore l'effetto di dire se veramente stiamo bene o c'è qualche malattia, qualche cancro da curare, per riuscire a ristabilire la libertà di movimento dei nostri cittadini, la libertà, quel principio che ci fa vivere tutti nello stesso modo, che ci mette tutti allo stesso punto di partenza. La vita è fatta di molti processi: c'è chi è più veloce e chi è più lento, ma perlomeno le condizioni di partenza sono uguali per tutti.
Mi soffermerò solo su due punti, anche perché molto è stato già detto. Il primo è come noi riusciamo ad anticipare ‒ l'ho già detto varie volte ‒ quelli che sono dei cambiamenti anche nei modi di vivere.
Prima qualcuno parlava – mi pare fosse la capogruppo Camani ‒ del bisogno di aumentare i servizi per le famiglie in termini di assistenza post-scolastica. Credo che prima di tutto bisognerebbe riconcepire proprio il modo in cui andiamo a definire i processi di crescita dei nostri paesi e delle nostre città dal punto di vista urbanistico. C'è chi parla di ricreare le comunità urbane, quindi non solo la città o il paese, ma una vera comunità che guardi a una città di scopo, quindi provare a integrare sempre di più l'aspetto residenziale con l'aspetto di servizio.
Ci sono esempi in città più grandi, penso a Milano, ma anche in Paesi esteri, penso all'Olanda, dove già esistono delle comunità e degli alloggi al cui interno ci sono anche i servizi per le famiglie, dove le stesse famiglie gestiscono insieme, in modo comunitario, il servizio stesso. Questo è un modo, da una parte, per risparmiare risorse; dall'altra, per riconcepire un modello urbano; dall'altra ancora, per creare servizi in modo alternativo rispetto a quello che abbiamo previsto fino ad oggi. È evidente che i modelli assistenzialistici puri non esistono più, ma non possono neanche più esistere perché non sono più sostenibili. Un modello di cooperazione, un modello di revisione di welfare esiste già. Basta copiare. Per fortuna di geni nel mondo ce ne sono pochi e alle volte basta copiare, e copiare bene, provando a cercare di copiare prima che esploda la bomba sociale, che purtroppo abbiamo in mano.
L'altro aspetto su cui vorrei soffermarmi è quello dei lavoratori. Hanno già parlato molto dei giovani, che dovremmo riuscire a trattenere, a non far andare all'estero. L'hanno già detto molte volte e in più modi le colleghe. Io mi soffermo su quelli che, purtroppo, sono i lavoratori over 45 e over 50, sui lavoratori a basso profilo. È una tragedia, perché sono coloro che in questo momento hanno più bisogno di sostegno perché hanno più difficoltà a essere ricollocati, perché sono padri di famiglia o madri di famiglia; quindi, sono coloro che hanno bisogno delle risorse per portare a casa il pane a fine mese. Su questo credo si concentri poco il Documento di economia e finanza. Qualcosa fa la Nota di aggiornamento, e ci ritornerò, sull'aspetto del turismo, ma mi piacerebbe vederlo su tutte le unità di programmazione. Sarebbe bello che ci fosse una concentrazione ancora più forte di tutte le misure di finanziamento europeo su questo tipo di indirizzo, perché è una nota troppo dolente. Vediamo quello che sta succedendo al Fondaco. Riuscire a ricollocare le risorse che resteranno a piedi sarà un problema, perché troppe sono le risorse a profilo molto basso. Sono risorse, persone che rischiano di uscire dal mercato del lavoro.
L'appello che rivolgo, in previsione anche di quelle che saranno le discussioni future, è di riuscire a non partire solo dalle singole individualità, dal singolo problema, ma da un modo di rivedere come stiamo insieme, partendo da chi ha più bisogno, perché rischiamo che quel "chi ha più bisogno" sia sempre più numeroso e che non si riesca più a tenere, come ho detto anche ieri, la base sociale di quel Veneto solidale di cui tanto ci pregiamo.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, collega Zottis.
Ha chiesto di intervenire il collega Masolo. Prego
Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie, Presidente. Buonasera ai colleghi e alle colleghe.
Vi assicuro che non parlerò un'ora e quattordici minuti. Ringrazio i colleghi e le colleghe presenti per l'attenzione e ringrazio i colleghi e le colleghe di minoranza per gli interventi, perché hanno arricchito la discussione del Documento di economia e finanza regionale, con la sua Nota di aggiornamento.
Ringrazio i due Assessori. Ho visto la Vicepresidente De Berti. Spero che rientri, perché molti punti del mio intervento la riguardano.
Mi trovo nella mia prima e forse anche ultima discussione sulla manovra di bilancio. Per me è un'esperienza completamente nuova, molto affascinante, stimolante e anche complessa. Me l'aspettavo strutturata in maniera più lineare, a step; invece, abbiamo discusso tutto il giorno e, nello stesso tempo, c'erano due Commissioni in pausa. In una Commissione erano stati presentati degli emendamenti, usciti ieri sul collegato, presentati dalla Giunta, addirittura riguardanti interventi sulle Olimpiadi giovanili, manovre economiche del 2028. Alcune cose non mi quadravano ieri sulla variazione di bilancio che abbiamo licenziato in Aula, su procedimenti sui quali, magari, ritorneremo.
Adesso stiamo parlando di questo documento, che, rispetto alle indicazioni governative (il Documento di economia e finanze del Governo), la Giunta prende un po' come rotta, come direzione da seguire attraverso le missioni e i programmi che ha. È una sorta di Bibbia che ci può orientare per creare la legge di stabilità, il suo collegato e il bilancio di previsione. È vero, però, e su questo già comincio a fare un'analisi in questa discussione, che tutto questo malloppo è sostenuto, ma in maniera molto debole. Per quella che per me e per il mio gruppo politico è la priorità assoluta, cioè diminuire, contrastare e adattarsi ai cambiamenti climatici, ai grandi cambiamenti che già ci sono, ma che ci attendono in maniera sempre più intensa e sempre più drammatica nei prossimi anni, questa guida, questo documento, questo indirizzo regionale non è sufficiente. Non abbiamo ancora capito che l'ambiente non è un tema, ma è la premessa essenziale per permettere che qualunque attività (politica, amministrativa, sociale, economica, turistica, didattica, sanitaria, energetica) possa continuare ad esistere.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
Renzo MASOLO (Europa Verde)
La sensazione che ho, leggendo la premessa e il supporto inconsistente che può garantire la realizzazione di tutte queste missioni, di tutti questi programmi, è che non ci siamo resi conto che senza l'ambiente ‒ guardo gli Assessori presenti ‒ non ci può essere più lavoro, che senza l'ambiente ci saranno emergenze sanitarie così importanti che non saranno più gestibili, che senza l'ambiente non ci può essere la produzione agricola, che senza l'ambiente non sarà possibile garantire la scuola, non sarà possibile garantire i trasporti. Abbiamo visto l'esempio, è già stato detto.
Abbiamo visto tutti le macchine a Valencia che fine hanno fatto. Abbiamo visto tutti quello che può succedere anche in Veneto. Macchine elettriche e non elettriche, tutte hanno fatto questa fine. Abbiamo visto tutti che, se non cerchiamo di capire la priorità (contrastare i cambiamenti climatici o, comunque, cercare di limitarli e, nello stesso tempo, imparare ad adattarsi a questi cambiamenti climatici), tutto questo impalcato cede, cade, perché si passa da una pianificazione di adattamento ai cambiamenti climatici a una gestione dell'emergenza, come stiamo facendo. La gestione dell'emergenza per adesso possiamo anche capirla, ma andando avanti sarà così coinvolgente, così grossa da gestire, che tutto questo precipiterà.
Dal mio punto di vista, dal punto di vista del mio Gruppo politico faremo il possibile, anche sulla manovra emendativa, per poter discutere nelle prossime settimane e dare alcuni spunti, alcuni orientamenti, alcune modifiche, alcuni provvedimenti in grado di portare il documento verso un'ottica di maggiore sensibilità rispetto a questo tema fondamentale.
Faccio un passo indietro. Nel 2015, alla fine del primo mandato del Presidente Zaia, è stata fatta la COP di Parigi per il clima. In quell'importante evento è stato deciso –Trump probabilmente vorrà uscire anche da quell'accordo ‒ che tutti gli Stati dovevano lavorare, cooperare, collaborare per evitare lo sforamento, cioè evitare di alzare la temperatura del pianeta media di un grado e mezzo rispetto all'era preindustriale. A gennaio 2024 il grado e mezzo è stato superato e così per gli altri mesi. Se andiamo avanti così ‒ e questo non lo dice il consigliere Masolo, ma lo dicono le evidenze scientifiche, in particolare i report regolari dell'IPCC ‒ nel 2027 il grado e mezzo lo supereremo in maniera continuativa e non si potrà più tornare indietro.
Faccio un altro passo indietro. Abbiate pazienza, ma è necessario farlo per orientare la discussione anche delle prossime settimane. In questo momento siamo arrivati a un livello di concentrazione di CO2 nell'aria, nell'atmosfera, di 420 parti per milione. Abbiamo superato le 420 parti. 422, per l'esattezza. Prima dell'era industriale erano 280 parti. In due secoli siamo riusciti ad alzare la temperatura del pianeta di un grado e mezzo. Non so se vi rendete conto: siamo riusciti ad alzare la temperatura di un pianeta ‒ non stiamo parlando di un appartamento, ma di un pianeta ‒ di un grado e mezzo. Che qualità della vita avremo? Alzare di un grado e mezzo o, peggio, se andiamo avanti, di due gradi, vuol dire avere conseguenze ingestibili. Non abbiamo neanche idea di quello che può succedere.
Mi avvio a concludere questa prima parte di introduzione. Un grado e mezzo vuol dire che, di conseguenza, si alza la temperatura dei mari, degli oceani. Il Mar Mediterraneo ‒ il Veneto ha una bella parte di litoranea che dà sul mare ‒ ha le caratteristiche per diventare sempre più un mare tropicale. Sul mare con caratteristiche tropicali arrivano tornadi, cicloni, tempeste. Anche questi eventi condizioneranno la nostra vita, se vivremo di più, ma non solo la nostra vita: le nostre attività produttive e tutto il resto.
Venendo a noi, faccio un piccolo excursus. È già stato fatto dai colleghi, ma tocco solo punti orientativi, utili per la Giunta e per la maggioranza, perché arricchiscono la nostra discussione.
Ci troviamo oggi, cari colleghi e colleghe, a discutere questo Documento di economia e finanza regionale e la relativa Nota di aggiornamento, una discussione che avviene all'interno di un quadro complessivo per la nostra Regione a tinte fosche, anzi che rasenta il buio pesto. Da un po', alcuni quotidiani riportano la radiografia di un sistema in grosso affanno, e questo lo abbiamo detto più volte in questi due giorni, anche ieri. Non sono un catastrofista, sono realista. Le cose che ho detto prima avverranno al 100%. Non sono una Cassandra. Sto cercando di dire che dobbiamo cercare di correre subito ai ripari, perché è già troppo tardi. In questo caso, siamo già in ritardo di quindici anni. Poi vi spiegherò il perché.
Non sono un catastrofista, non mi appassiona il tradizionale gioco di "botta e risposta" tra maggioranza e opposizione. Tuttavia, non possiamo delineare e approvare la programmazione finanziaria regionale semplicemente in previsione di una campagna elettorale alle porte, perché la gravità della situazione richiede una lettura oggettiva dello stato delle cose.
Partiamo dai dati emersi in questi giorni. L'attività manifatturiera veneta sfoggia il quarto trimestre consecutivo di contrazione della produzione. Inesorabilmente in rosso, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è la produzione industriale (-1,9%), il fatturato (-1%), gli ordini interni (-1%) e quelli all'estero (3,4%). Tra i comparti meno performanti c'è la filiera della moda, come è stato più volte detto, da sempre traino pregiato della nostra economia.
Nel rapporto 2024 sull'economia veneta, stilato da Bankitalia, si attesta il peggioramento dell'andamento degli investimenti nel 2024 rispetto al previsto e a quelli programmati per il 2025. Tra gennaio e settembre di quest'anno il dato della cassa integrazione sale del 50%, ed è il dato che più ci preoccupa, con tanti tavoli aperti delle nostre province. Il mondo del lavoro è in affanno, molte famiglie venete trascorreranno un Natale magro, oltre a un inizio dell'anno con attese molto meno ottimistiche rispetto al futuro.
Certamente pesano a livello economico, e non solo, i grandi conflitti in corso alle nostre porte. Le guerre in atto coinvolgono non solo le nostre tasche, ma soprattutto la visione del futuro e il cuore dei nostri concittadini. Anche l'affanno dimostrato da alcuni partner europei, un'Europa sempre più debole e che va sempre un po' più a destra, purtroppo, e l'esito elettorale degli Stati Uniti aggravano una situazione non facile, ma le cause della crisi che siamo chiamati ad affrontare non sono imputabili esclusivamente al quadro internazionale.
I dati che emergono dall'Osservatorio economia e territorio del CNA indicano le previsioni di crescita di Lombardia ed Emilia-Romagna, non esenti dai contraccolpi del quadro economico internazionale, migliori rispetto a quelle venete. Anche il raffronto con la previsione del trend dei Länder tedeschi del 2025 è poco incoraggiante per il Veneto. In forte calo anche gli investimenti privati. Parliamo soprattutto della disponibilità alla spesa delle famiglie venete, a fronte di un'inflazione, a livello regionale, ancora più in crescita.
Se la gente è preoccupata, se la gente ha paura del futuro, non investe, non spende, non fa lavori, e si ferma tutto. Il concetto di "piccolo è bello", che tanto ha premiato in passato la nostra economia, non regge più.
Il nostro sistema industriale risulta sempre più ininfluente all'interno di un mondo che è cambiato e il cui cambiamento si mantiene inesorabilmente. Nel frattempo, cala anche la manodopera e l'attrattività lavorativa. Il Veneto risulta poco competitivo rispetto ad altre Regioni confinanti, complici alcune scelte politiche che hanno reso la nostra regione poco attraente per chi potrebbe o dovrebbe trasferirsi per lavorare qui, ma che, analizzando lo standard del livello dei servizi, preferisce far ricadere altrove la scelta finale.
Fa pensare il fatto che sempre più spesso, in sede di colloquio, siano i candidati a dire alle aziende "vi farò sapere". Certamente pesa il livello di competitività dei salari, ma a gravare sono le prospettive di vita di un territorio che deve riuscire a offrire qualcosa di più che un impiego: deve offrire ai lavoratori la possibilità di crescere umanamente e lavorativamente, deve offrire a chi si sposta qui la possibilità di muoversi agilmente, anche e soprattutto senza auto. Mi spiace manchi la Vicepresidente.
A tal proposito, non smetterò mai di dire che l'abbandono del progetto regionale della metropolitana di superficie è stato un autogol.
Anche in bici, per me. Adesso vi spiego. Le battute vanno bene, e le accolgo, però mi faccia parlare.
Si parla di mobilità, ma è una mobilità a senso unico, una mobilità a quattro ruote, una mobilità farlocca, perché ‒ come dicevo prima ‒ non segue le indicazioni di Papa Francesco, che sempre nel 2015 ha fatto un'Enciclica che parla chiaramente del concetto di ecologia integrale. Cosa vuol dire "ecologia integrale"? Vuol dire che ogni tema, ogni problema, ogni progetto, ogni obiettivo che devi raggiungere devi studiarlo con il metro dell'ecologia, perché l'ecologia è il presupposto.
Passo al tema della bici. La bici non è un obiettivo, per me. Io vado in bici perché ho la possibilità di farlo, ma chi non ha la possibilità di farlo deve essere messo nelle condizioni di poter utilizzare la macchina, i mezzi pubblici, il monopattino (che il vostro ministro Salvini odia in tutti i modi) o altri mezzi. È qua che si trasforma il paradigma, il concetto di mobilità. Se noi vogliamo lavorare per il clima e, come ha detto l'assessora De Berti ieri, giustificare la Superstrada Pedemontana, una superstrada di 94 chilometri, per il 70% interrata, una superstrada che, di fatto, si è trasformata nella più lunga cava d'Europa a cielo aperto di ghiaia, che blocca le falde e tutto il resto (sulla scusa che la volevano i Sindaci non c'è il tempo di ribattere, perché non è presente, ma mi piacerebbe dire qualcosa quando ne avrò occasione), non può essere, come ha detto l'Assessora, un'opera ambientalmente neutra, a impatto ambientale zero.
Quei soldi, invece, si sarebbero potuti investire per una mobilità più alternativa, per il trasporto pubblico, per l'intermodalità, per la mobilità ciclistica. Abbiamo visto passare in Commissione il Piano regionale della mobilità ciclistica, che è il piano dei sogni: 2.000 chilometri in sede propria, che hanno un costo che rasenta il miliardo di euro. Questa è una presa in giro. Dobbiamo pagare una strada per 39 anni e, nello stesso tempo, prevediamo ulteriori strade, ulteriori autostrade. Capite che c'è qualcosa che non quadra. Vuol dire che la bussola è sballata, che non va verso ‒ come vi dicevo prima ‒ l'obiettivo primario, controllare i livelli di CO2, ma quello di continuare a investire su un sistema di sviluppo fallimentare.
Vorrei fare un cenno sui consulenti. L'Assessora ieri ha citato quattro o cinque volte i consulenti, rivolgendosi al collega Lorenzoni. I consulenti sono tutti bravi, logicamente se hanno i titoli per farlo. I consulenti seguono le nostre indicazioni politiche, seguono i nostri obiettivi, quello che noi vogliamo perseguire. Il lavoro dei consulenti dipende da dove vogliamo andare. Se noi vogliamo andare su Marte, i consulenti lavoreranno per farci arrivare su Marte nel migliore dei modi, con le migliori tecnologie. Se noi vogliamo creare un trasporto democratico, pubblico, condiviso, i consulenti, se capiscono il nostro obiettivo, la nostra visione politica, lavoreranno per quello. Forse non sono stato chiaro. Anzi, sono sicuro di non essere stato chiaro, ma intanto le cose le ho dette e resteranno a verbale.
Ero arrivato alla metropolitana di superficie e alle occasioni che abbiamo perso.
Ci sarebbe costata meno della Pedemontana, apportando maggiori benefici ai cittadini. Il Veneto deve offrire a chi viene qui la possibilità di fare qualcosa nel tempo libero, di sentirsi comunità, di vivere i territori e non di spopolarli, specialmente le aree marginali o le terre alte, di trovare ampia scelta nelle offerte culturali, anche al di fuori dei grossi centri abitati. Soprattutto chi lavora vorrebbe avere la certezza di vivere in un ambiente sano, dove non ci si ammali semplicemente respirando l'aria, dove il verde non è mai una macchia colorata tra il cemento, come purtroppo si registra in alcune aree del Veneto. Pensiamo alla vivibilità della nostra regione, che ha l'aria più inquinata d'Europa e l'acqua più inquinata d'Europa, con i PFAS e con la terra che li assorbe e li trattiene lì. Pensiamo anche a questo.
I mezzi di comunicazione vicini a Confindustria parlano di periodo di crisi profonda, ma se ci limitassimo a considerare il quadro economico rischieremmo di avere una visione non più di insieme, magari nella pia illusione che tutto dipenda da una congiuntura economica internazionale, capace di risollevarsi a breve.
Ecco che il tema della tassazione viene fuori. È già stato affrontato da tutti, per cui non mi ripeto, ma siamo in ritardo di quindici anni. Pensiamo a cosa avremmo potuto fare con quelle centinaia di milioni di euro che non abbiamo sfruttato e che potevamo sfruttare, proprio in un senso di comunità regionale, da cittadini che avevano più risorse e potevano metterle a disposizione dei propri concittadini più fragili, delle famiglie più fragili, o aziende che avevano un fatturato più alto o che avevano politiche aziendali più inquinanti. Tra l'altro, adesso ci stiamo allineando a questo. Dopo quindici anni. Pensate al tempo che abbiamo perso in questi quindici anni.
Scarsi servizi e poche infrastrutture strategiche puniscono la nostra regione anche dal punto di vista demografico. La fotografia scattata dall'ISTAT rivela un Veneto fragilissimo, sempre più soggetto allo spopolamento. Questo ci può far pensare. Il dato più eclatante è quello della provincia di Treviso. Tra le 25 province italiane che si spopolano di più, guarda caso, la provincia più servita dalla Pedemontana, con più investimenti sulla produzione del Prosecco, sulla Treviso-Mare. Guarda un po': si fanno le infrastrutture e la provincia si spopola. Ci sarà un motivo che fa ragionare?
Tra le grandi opere italiane, il Veneto annovera il maggior numero di leggi per regolare e contenere il consumo di suolo. Tuttavia, siamo la seconda Regione per consumo di suolo in Italia, se non calcoliamo il numero di abitanti legati alla superficie. Allora lì rischiamo di arrivare sempre primi, con una percentuale che sfiora il 12% di consumo di suolo della superficie disponibile, mentre la media nazionale è poco sopra il 7% (le montagne non ci sono solo in Veneto) e quella europea si attesta intorno al 4% circa. È dimostrato quanto fragili siano i nostri territori. Il Veneto è una regione che rischia di essere massacrata dagli effetti di un clima impazzito a causa delle nostre scelte, dei nostri stili di vita e dello scarso coraggio nell'invertire la rotta, come sarebbe necessario fare.
Qui è il caso di pensare che ognuno può modificare i propri stili di vita. Magari noi potremo essere i primi a dare l'esempio, ma questo non basta. Non può essere solo un'iniziativa personale andare in bici. In Veneto si parla di migliaia e migliaia di persone che da un giorno all'altro possono lasciare la loro auto in garage e usare la bici, perché migliaia e migliaia di persone hanno la possibilità di fare due, tre, quattro chilometri per andare al lavoro. Quelle che, invece, ne hanno di più oppure che hanno i bimbi piccoli oppure hanno varie esigenze, hanno il diritto di utilizzare l'auto, di utilizzare i parcheggi, soprattutto di utilizzare strade libere, parcheggi liberi che le persone che potrebbero usare la bici dovrebbero lasciare loro.
Avete capito il discorso? Per questo voglio far andare tutti in bici. Io chiedo a chi può andare in bici di farlo, in modo da garantire il diritto, per chi ne ha bisogno, di utilizzare l'auto, di usufruire dei parcheggi e di percorrere strade libere. In questo caso, da un giorno all'altro, non sarebbe più necessario costruire nuove strade. Ma cosa stiamo dicendo? Vi rendete conto di cosa stiamo parlando?
PRESIDENTE
La standing ovation tenetela per dopo. Grazie.
Renzo MASOLO (Europa Verde)
Tutti in bicicletta quelli che possono. Lo ripeto.
Se mi continua a prendere in giro, io continuo a ripetere le stesse cose, e continuo a ripeterle urlando per farmi sentire. Non sono un esaltato. Sono una persona che si basa su dati scientifici. Chi mi prende in giro per il "musso" o perché vado solo in bici vada a farsi un giro a Parigi, a Copenaghen, a Oslo, a Bruxelles, a Friburgo. Oppure vada a farsi un giro a Bologna e si guardi i risultati che abbiamo raggiunto a Bologna nei primi mesi: meno morti e meno feriti.
La Città 30, quella che il vostro ministro Salvini...
PRESIDENTE
Colleghi, la seduta è sospesa.
La Seduta è sospesa alle ore 17.16
La Seduta riprende alle ore 17.17
PRESIDENTE
Riprendiamo la seduta.
Prego, collega Masolo.
Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Riprendo anche le cose dette durante l'interruzione. Dico a tutti coloro che ci stanno seguendo, ai presenti, che a me non interessa prendere un voto in più. A me interessa prima di tutto seguire le evidenze della scienza, seguire le buone pratiche e seguire la verità. La verità è che se non cambiamo il modo di approcciarci ai cambiamenti climatici, ai trasporti, questa è carta straccia.
Adesso vado avanti.
Il vostro caro amico ministro Salvini ha provato in tutti i modi ‒ parlo, a cascata, di politiche regionali, perché lui sta condizionando tutto il nostro Governo ‒ a fare una battaglia ideologica e di ignoranza (perché non si basa su evidenze scientifiche, per cui di ignoranza) sul contrasto, sulla lotta, sulla guerra contro Bologna e la Città 30. L'ha persa. L'ha persa perché il Consiglio di Stato non gli ha dato ragione. Ha provato in tutti i modi a interrompere quella sperimentazione, che si sta rivelando vincente. Spero che o il prossimo anno o con il prossimo mandato arrivi anche in Veneto, partendo dai capoluoghi di provincia, per salvare vite umane e risparmiare soldi.
Ha fatto questa modifica del Codice della strada che tutte le associazioni di familiari delle vittime della strada o associazioni legate o sensibili alla mobilità sostenibile hanno ribattezzato "Codice della strage". Oltre a contrastare le Città 30, ha voluto in tutti i modi fare la lotta ai monopattini, ma anche togliere le corsie ciclabili (o bike lane, per usare il termine tecnico). Tra l'altro, comportando grosse difficoltà. Quelle che ci sono già, cosa facciamo, le cancelliamo? Quelle che, invece, sono già state appaltate non le fanno più? Faremo qualcos'altro? Le utilizzeremo per fare dei murales con su scritto "Viva Salvini"? Sta interrompendo un processo di mobilità sostenibile, di transizione alla mobilità, che è in atto in tutta Europa. Noi, invece, cosa facciamo? Tiriamo il freno a mano.
Proseguo nella mia analisi dei dati.
Nel recente rapporto sulla congiuntura agroalimentare veneta, realizzato, come ogni anno, dall'Osservatorio economico agroalimentare di Veneto Agricoltura, il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta registra un calo del -2,3% rispetto all'anno precedente, con un'ulteriore riduzione del numero di imprese agricole attive. Al posto di pensare di cambiare un modello agricolo che ormai non è più compatibile con i cambiamenti climatici, cosa decidiamo di fare? Una diga, un serbatoio su una valle, che non può garantire sicurezza, per accumulare acqua. Questo facciamo. Spendendo 300 milioni di euro, perché di soldi si parla. Anche se non sono nel bilancio regionale, sono nel nostro bilancio, perché se li paga lo Stato sono sempre là.
Anche in questo caso, le cose cambieranno. Eccome se cambieranno. È un avvertimento.
Questi sono i dati che pesano su questo tavolo. Questa è la situazione che ci troviamo ad affrontare. Questo è lo stato delle cose. Questi partiti di maggioranza, sia in Regione che a Roma, hanno deciso tagli che stanno penalizzando i Comuni e le Regioni. Anche questo è già stato detto da più colleghi e colleghe. Alla faccia dell'autonomia.
Alla fine di un anno ricco di sfide, ci troviamo qui a scommettere sul Veneto, sulla nostra amata Regione, che non chiede altro che la possibilità di rialzarsi. Per rialzarsi deve cambiare completamente approccio, come ho detto all'inizio, deve convertirsi a un'ecologia integrale. Per poterlo fare, necessita di un cambio di passo, di una nuova visione, fatta di investimenti nell'innovazione, nella sostenibilità, nella vivibilità economica, ambientale, culturale e sociale. Avremo sempre meno occasioni per stare con il calice di Prosecco in mano a brindare. Ultimamente queste occasioni sono state date solamente alle aperture di qualche tratto autostradale. Questo la dice lunga sulle prospettive fin qui offerte.
Quando devo dire qualcosa sui trasporti, la Vicepresidente va fuori.
Il problema è questo. È importante ‒ e anche questo è stato detto ‒ fare i tagli del nastro, ci mancherebbe. Qualunque amministratore è fiero di tagliare il nastro e di dire "questo lo abbiamo fatto". È anche vero, però, che se si taglia il nastro su cose ovvie, a un certo punto ‒ e lo vedrete ‒ la gente si stanca, si stufa. Il nastro si taglia per cose straordinarie, non per cose ordinarie. Quando io vedo ‒ questo l'ho già detto alla Vicepresidente ‒ tagliare il nastro su piste ciclabili, su tratti che fanno ridere, ma non rientrano in un disegno generale, sono solo briciole rispetto a un bilancio regionale, rispetto a quello che stiamo spendendo per fare nuove strade e autostrade sono briciole, ma possono cambiare le abitudini dei cittadini, a un certo punto, ci rimango male. Il mio è il malessere di un gruppo di persone, di una comunità del Veneto che spera in un modello diverso di mobilità. Io ho avuto la fortuna e la possibilità di entrare in quest'Aula per dirlo a voce alta e, se necessario, per urlarlo, per portare la voce di tutte quelle persone che la pensano così, ma non hanno modo di parlare, perché c'è una maggioranza che non è più rappresentativa della realtà del Paese, della realtà dell'Europa, delle buone pratiche, delle buone pratiche europee.
PRESIDENTE
Collega, questa maggioranza è assolutamente rappresentativa, così come questo Consiglio, di tutti i veneti. Quindi, non dia giudizi.
Renzo MASOLO (Europa Verde)
Rispetto a quello che ho detto, ai contenuti, ai temi che ho portato non è rappresentativa, non rispetto a quello che state facendo.
PRESIDENTE
Non delegittimi questa Assemblea, nessun membro. Grazie.
Renzo MASOLO (Europa Verde)
Devo essere chiaro, Presidente: rispetto ai temi che ho elencato, rispetto a temi che sono miei e di un gruppo sempre più numeroso di persone che vogliono cominciare a cambiare il modo di vedere il nostro mondo.
Noi Verdi siamo disponibili a contribuire con tutte le nostre forze per offrire un futuro migliore al Veneto e ai veneti, ma spetta a questa maggioranza ‒ spetta a voi, per adesso, per il prossimo anno ‒ compiere il primo passo, riconoscendo gli errori commessi e l'impossibilità di proseguire su questa strada.
I nostri emendamenti vanno in questa direzione. Vedremo nelle prossime settimane quale sarà il senso di responsabilità che saprete dimostrare.
Attenzione. Concludo con due concetti fondamentali. Il primo riguarda i giovani. La situazione è drammatica. La prospettiva, il sentimento dei giovani verso il futuro è drammatico, perché si sta creando un cocktail legato all'ansia della situazione attuale, che non offre grosse prospettive ai giovani di tipo lavorativo, di tipo sociale, una eco-ansia legata ai cambiamenti climatici, che è drammatica per i giovani. Non so se ve ne rendete conto, ma è drammatica. Lo stanno dimostrando tutti i dati. Stanno già usando ettolitri di EN, ma non basta. Inoltre, le conseguenze del Covid stanno creando un cocktail. Non ci stiamo rendendo conto che prima o poi scoppierà qualcosa di veramente grave. Per cui, il primo pensiero va ai giovani. Dobbiamo dedicare loro più attenzione e dare loro più prospettive per il futuro. La prima prospettiva è un nostro impegno proprio sul tema dei cambiamenti climatici, delle sfide climatiche che ci attendono.
Un'altra cosa fondamentale è il discorso delle famiglie. Anche questo è stato detto, ma questa è una grande sfida per il futuro. Noi dobbiamo mettere nelle condizioni le famiglie di poter sperare per il futuro, di avere supporti, di poter trovare un'occupazione, soprattutto, ed entrare in una comunità che sia accogliente e che possa dar loro fiducia per fare anche figli e creare una famiglia che possa crescere in Veneto, in contrasto a questa denatalità e a questa crisi demografica.
Concludo con una parola chiave, che da un po' di anni non si sente: business as usual. Tenere questo modello di sviluppo uguale, non modificare nulla, come se niente fosse. È da più di 50 anni, dal 1971, che lo sappiamo. Il Club di Roma, che sicuramente conoscete tutti, un pool di scienziati, nel 1971, pensate un po', 53 anni fa (la mia età), ha avuto l'azzardo di dire che non ci può essere una crescita infinita in un mondo che ha risorse finite, limitate. Questo lo hanno detto 53 anni fa. La Vicepresidente della Regione ieri parlava di consulenti. I primi consulenti a cui ispirarsi sono quelli del Club di Roma del 1971, che ‒ ripeto ‒ hanno detto che non ci può essere crescita infinita in un mondo con risorse limitate.
Concludo con un augurio che riguarda il mio territorio, riguarda la nostra Vicepresidente, sperando che non possa più verificarsi nei prossimi anni quello che è successo nella Ciclovia del Brenta quest'anno, cioè nel 2024. Una ciclovia è stata chiusa da gennaio a dicembre, cioè tutto l'anno. La più bella ciclovia d'Europa. Tre massi hanno chiuso la ciclovia nella regione del Veneto per un anno intero. Questo lo dico, come prima, portando la voce di migliaia di persone che si sono lamentate di questa cosa. Non è possibile che la Regione del Veneto abbia permesso che una ciclovia europea, di rinomata bellezza, apprezzata dai cicloturisti stranieri, sia stata chiusa per un anno, per una spesa di messa in sicurezza di 200.000 euro. Tra l'altro, 100.000 in capo alla Regione e 100.000 in capo al povero Comune di Enego, che per i prossimi anni vedrà il suo bilancio comunale compromesso.
Concludo con l'ultima pagina. Spero che questo grigio per il prossimo anno, anzi per i prossimi anni si possa colorare di verde. È una speranza per tutti.
Grazie.
PRESIDENTE
Collega Lorenzoni, prego.
Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Intervenire dopo il collega Masolo è un onore. Mi viene voglia di entrare nei Verdi, sinceramente, perché i punti che ha sostenuto sono punti reali. Tuttavia, voglio riportare la discussione su alcuni temi più generali, più legati al Documento di economia e finanza. Sarò molto sintetico. So che dispiace ad alcuni colleghi, ma sono sufficienti pochi minuti per far vedere le incongruenze di questo documento.
Quello da cui parto sono elementi che sono già stati messi in luce da alcuni colleghi, ma credo che richiamarli valga la pena. È un documento che va in continuità che, sostanzialmente, è stato fatto in assonanza con quelli degli anni scorsi. È incredibile questo, perché noi abbiamo iniziato questa legislatura nel 2020 e da allora è veramente cambiato il mondo. Sono successe delle cose incredibili. Abbiamo avuto lo shock di prezzi più elevato dagli anni Settanta, dal 1973, guerra del Kippur. Il più profondo shock di prezzi nel mercato delle materie prime l'abbiamo replicato, e forse anche in maniera peggiore, alla fine del 2021/2022 buttando all'aria tutti i mercati delle materie prime. Il collega Formaggio che opera in questo settore l'ha visto bene e ne è testimone diretto.
Abbiamo avuto alla fine del 2020 la più profonda recessione del secolo, di questo secolo, peggio addirittura del 2008/2009. Abbiamo, di conseguenza, avuto una crisi industriale tra le più profonde del dopoguerra, che mette in discussione l'organizzazione stessa del nostro sistema produttivo e lo stiamo vedendo in questi giorni.
I dati della Banca d'Italia che ha richiamato la collega Camani questa mattina sono molto eloquenti. Eppure il nostro documento non ha elementi di discontinuità, non ha messo in luce una strategia per reagire a questi fattori che ci sfidano profondamente, ma io non vedo assolutamente come si intenda reagire a questi fattori, per non citare tutti gli elementi climatici che ha messo in luce bene il collega Masolo. Abbiamo avuto la Marmolada. Vaia era stato nella legislatura precedente, ma sono in continuità i due fenomeni.
Il fenomeno della Marmolada è un fenomeno macroscopico e può replicarsi purtroppo a breve. Il 1° novembre avevamo lo zero termico a 4.500 metri. La temperatura sulle Alpi si è alzata di tre gradi. È una cosa incredibile, non era mai successo nella storia. Non era mai successo nella storia collega, le posso assicurare. Vada a vedere i report dei climatologi di queste ultime due settimane. Questo ci impone di agire, non possiamo andare con le misure che abbiamo nel DEFR, che ha tra gli obiettivi attesi tutelare la biodiversità.
Signori della Giunta, tutelare la biodiversità è una cosa sacrosanta, ma può essere un risultato di questa Amministrazione? È come voler bene alla mamma. A scuola, ai bambini, si dice "dovete voler bene alla mamma". Certo che dobbiamo voler bene alla mamma. Certo che dobbiamo tutelare la biodiversità, ma cosa significa questo nelle azioni concrete? Cosa significa nella spinta che diamo alle amministrazioni locali, nel supporto che diamo alle amministrazioni locali? Quali sono le azioni che si vogliono mettere in campo? Io non le ho viste nel documento, se non quelle che l'Europa ci impone di inserire nella nostra programmazione. Per fortuna che c'è l'Europa. Altro che matrigna, come dice qualcuno in quest'Aula. L'Europa ci para i colpi più grossi e dobbiamo essere, credo, grati di questo fatto.
È veramente significativo. Ho fatto la ricerca per parole. La parola "olimpici" nella NADEFR, nella Nota di aggiornamento, ricorre 92 volte. La parola "Olimpiadi" soltanto 19. Questo per dire come è incredibile che si sia indirizzata la politica di una Regione importante come il Veneto, che ‒ ricordo ‒ fa quasi il 10% del PIL italiano, su una manifestazione, bella, di cui siamo tutti orgogliosi, ma che non può rappresentare la nostra prospettiva industriale, la nostra prospettiva produttiva, sennò non dovremmo mettere uno più uno, più uno, più 7,15 milioni che mettiamo nell'aggiornamento di bilancio che è stato votato ieri.
L'ho già detto, ma lo continuo a dire, manca il timone. Abbiamo un motore che ci invidia tutto il mondo, ma il volante dove va? Non si vede dove va. Colleghi della maggioranza, non accontentatevi. Siate da sprone a questa Giunta. Dovete farlo voi che siete in quaranta. Noi dieci ce la mettiamo tutta, ma se, anziché dieci, fossimo di più insisteremmo su cose su cui non credo che non vi riconosciate. Sono certo che vi potete riconoscere in alcuni degli aspetti che stiamo cercando di mettere in luce.
All'assessore Calzavara, che ringrazio perché è paziente ascoltatore dei nostri interventi, dico che dovremmo mettere in atto più azioni anche per acquisire risorse. Capisco che far quadrare il bilancio è difficilissimo. È come chi fa gli orari all'università: è un lavoro che nessuno vuole fare. Dal punto di vista matematico, è simile. Gli effetti economici sono diversi, certamente, ma io lo guardo dal punto di vista algoritmico. Sono algoritmi estremamente raffinati. Lo dicevo perché non invidio chi fa questo mestiere. Delle azioni per cercare di acquisire più risorse le possiamo fare.
Le faccio solo due esempi che mi sono familiari. Nel 2029 scadono le concessioni idroelettriche nella nostra Regione. È una partita grossissima, lo sa benissimo l'assessore Marcato. Cosa abbiamo fatto? Cosa c'è nel DEFR e nella NADEFR per iniziare a costruire il veicolo con cui tenere quella parte di rendita nella nostra Amministrazione regionale?
Io le faccio una stima, stima che posso fare qui nella carta da formaggio che ho utilizzato per i miei appunti. Sono 200 milioni l'anno puliti che possono rimanere nelle casse di questa Regione, ma dobbiamo attrezzarci adesso. Si è mosso qualcuno in Regione, e mi ha fatto piacere, ma non nell'Amministrazione regionale, da fuori. Però, colleghi della Giunta, su questo fronte dovete muovervi. Si possono portare a casa dico 200, ma potrebbero essere 300 milioni l'anno, puliti. In alternativa, se gestite bene le gare, possiamo portare a casa qualche miliardo, lasciando poi la rendita a chi vincerà la gara.
Sono due opzioni, ma entrambe, dal punto di vista del bilancio di questa Regione, vogliono dire un respiro grande. L'altro esempio riguarda le concessioni per la distribuzione di energia elettrica, un'altra partita grossa che deve essere definita entro il 2025. Se nel nostro DEFR non ci sono queste partite, quella partita l'abbiamo persa e non torna. Era passata una volta nel 1999 ed era stata gestita dal decreto Bersani. Ripassa nel 2025. E noi? Guardiamo passare il treno? No, non ci sto. Non ci sto, anche perché le altre Regioni importanti, a iniziare dalla Lombardia, per andare alle Province autonome, alla Regione Valle d'Aosta, la partita l'hanno già giocata. Noi la possiamo giocare adesso, ma non la stiamo giocando. Io non posso non rimproverarvi per questa mancanza. È una lacuna grande, gigantesca. Mi fermo qui, ma ne potremmo tirare fuori altre di lacune.
Passo, invece, sul lato entrate. Voi ci accusate di essere quelli a cui piacciono le tasse. A noi non piacciono le tasse, neanche un po'. A me piacerebbe un mondo senza tasse. Regione Valle d'Aosta regala a tutti i servizi perché hanno gli impianti idroelettrici. Non pagano la bolletta dell'energia elettrica. Non so se l'abbiano introdotta, non pagano l'abbonamento al trasporto pubblico locale, non pagano un sacco di cose, perché hanno gli impianti idroelettrici. Beati loro. Noi non arriviamo a quel punto, però alcune risorse le abbiamo.
Mi riferisco al dato che ha fornito questa stamattina il collega Valdegamberi. Se si mettesse l'addizionale IRPEF, entrerebbero 400 milioni. Benissimo, prendiamo questo valore, 400 milioni. Questo per dire e per smontare quella narrazione odiosa, dal mio punto di vista, che qui non si mettono le mani in tasca ai cittadini.
Vi dimostro alcuni numeri che, secondo me, sono veramente incredibili e che i nostri cittadini devono conoscere: 400 milioni di euro su 5 milioni di abitanti sono 80 euro pro capite, cioè ciascuno di noi, in qualche maniera, salva 80 euro. Ci sarà chi è ricco e ne salva 800, chi non ha grande disponibilità e non salva nulla perché non ha reddito, però media della media fa 80 euro ciascuno.
Vi porto alcuni dati per capire dove mette le mani in tasca questa Amministrazione del Presidente Zaia. Il Veneto è la terza Regione italiana per ticket sanitari pagati ed ha un valore di 50 euro a persona, contro una media nazionale di 39 euro. Noi paghiamo 11 euro a persona per i ticket sanitari, più della media nazionale, non più del più bravo, più della media; 50 euro a persona contro 39, paghiamo 11 euro in più. Considerate che 11 euro in più per cittadino del Veneto sono 55 milioni di euro che paghiamo rispetto alla media nazionale. Non è un prelievo questo? Io penso che sia un prelievo.
Ma vi faccio un altro esempio, che riguarda i nostri asili nido. Noi abbiamo circa 30.000 bambini negli asili nido, tra l'altro con una disponibilità di posti che è inferiore a quella auspicata dal protocollo, mi pare di Barcellona, non ricordo quale città della penisola iberica, che prevede che ci sia almeno un terzo dei bambini che abbia disponibilità. Noi siamo sotto, siamo tra il 28, il 29 per cento, quindi non raggiungiamo neanche la disponibilità. I nostri asili nido costano un botto. Ho preso come esempio le tariffe del Comune di Padova. Le tariffe del Comune di Padova sono, ovviamente, differenziate per reddito, e questo è giusto, quindi, con un ISEE tra 8.000 e 11.000 euro, che è un ISEE piuttosto basso, si pagano 193 euro al mese ad un asilo nido. Con un ISEE superiore ai 40.000, quindi a tariffa piena, si pagano 484 euro al mese. Calcolo che la differenza sia l'extra prezzo che paga una famiglia rispetto al costo minimo da far pagare. Questa differenza è di 280 euro al mese.
Quindi, un cittadino veneto che abbia un bimbo all'asilo nido paga 200 euro al mese più di quello che pagherebbe se ci fosse un supporto più esteso alle famiglie negli asili nido. Io questo lo stimo, grosso modo – non so quanti siano i bambini in una fascia piuttosto che in un'altra di reddito – in 3.000 euro l'anno che una famiglia si deve accollare se ha un bambino al nido. Poi, ci chiediamo perché i ragazzi non fanno figli, perché si va a lavorare in Francia, dove c'è il quoziente familiare, perché si va in Danimarca. Dei miei studenti una quota altissima va in Danimarca, perché sicuramente il nido è gratis e sicuramente i servizi sono di un altro livello.
Vi porto un altro dato per far capire come le mani in tasca vengono messe regolarmente. È questo. Sono dati della UIL. Abbonamento annuo al trasporto pubblico locale (forse questo interessa all'assessore De Berti). La media nazionale è di 10 euro l'anno. Abbonamento annuale al trasporto pubblico locale. Tutte le Province venete sono al di sopra: 380 Vicenza, 320 Verona (che è quella che ha l'abbonamento meno costoso), 350 Treviso, 380 Padova, e così via. Mediamente sono 50 euro all'anno in più rispetto alla media nazionale. Noi abbiamo 540.000 studenti nelle scuole medie superiori. Ipotizzando che un terzo di questi abbia l'abbonamento per raggiungere la scuola, questi sono, grossomodo, 50 euro in più all'anno per 200.000 studenti che hanno l'abbonamento, solo gli studenti, 10 milioni di euro che le famiglie venete devono pagare rispetto alla media nazionale.
Solo con questi tre esempi vi ho fatto vedere come quei 400 milioni non sono lasciati nella tasca dei veneti. Quei 400 milioni sono presi da altri canali. Capisco che, dal punto di vista del consenso, questo sia premiante. È come tenere alti i prezzi del gas. Il Ministero non vuole ridurre troppo i prezzi del gas, perché come azionista dei campioni nazionali con le tasse li recupera; quindi, è meglio tenere il prezzo del gas alto e tassare di meno, piuttosto che introdurre delle tasse e tenere il prezzo del gas basso. Anche se questa, dal mio punto di vista, è una strategia miope. Dal punto di vista della competitività del sistema Paese possiamo discuterne, però state facendo la stessa cosa. Questo, secondo me, significa prendersi gioco di coloro che sono chiamati a sostenere questi costi.
La mia critica è proprio a trecentosessanta gradi sul Documento di economia e finanza, perché non ha visione, perché non si è messo in moto nell'acquisire risorse che possiamo acquisire, e di cui abbiamo bisogno. Checché ne dica qualcuno, si apriranno delle voragini nei conti, se non si cerca di agire in maniera nuova rispetto al passato.
Il mio giudizio, quindi, è profondamente negativo. Il quadro, peraltro, la cornice, l'abbiamo già detto, è bellissima, perché l'analisi tecnica che fanno gli uffici è perfetta. Se io guardo le premesse del documento, con tutta l'analisi, sono d'accordissimo. Però, alla luce di quell'analisi, mi aspetto poi delle azioni che siano conseguenti e che siano mirate sugli obiettivi che sono individuati. Invece, non è così, rimaniamo sul vago: tutelare la biodiversità. È paradigmatico questo.
Risultati attesi? Tutelare la biodiversità. Ci mancherebbe altro! Come? Spingendo le automobili diesel? Togliendo le piste ciclabili? Creando deroghe al consumo di suolo e facendo passare una normativa che è lacunosa da tutti i punti di vista, senza dare un aiuto alle Amministrazioni locali perché investano sul proprio patrimonio immobiliare, riducano i costi operativi, riducano i costi ambientali?
Questo documento, secondo me, è veramente figlio di una mancanza di manico. Dispiace. Dispiace perché i cittadini del Veneto non lo meritano, meriterebbero qualcosa di più, meriterebbero magari poche azioni mirate, ma efficaci, e queste mancano completamente nel documento che ci avete presentato.
PRESIDENTE
Grazie.
Abbiamo terminato la discussione generale.
L'assessore Calzavara intende fare una replica generale alla giornata.
Prego, Assessore.
Ass.re Francesco CALZAVARA
Grazie, Presidente.
Innanzitutto vorrei ringraziare chi è intervenuto, perché credo che abbia dimostrato di aver letto la NADEFR e di averla affrontato in maniera seria, cercando naturalmente, con le proprie sensibilità, con le proprie visioni, di trovare, forse, spero, qualcosa di positivo, perché è il frutto anche della costruzione di precedenti NADEFR che si sono nel corso di questi anni arricchite del contributo anche di quello che emergeva durante la discussione del Consiglio regionale, che poi ha la necessità, anno dopo anno, di cercare di trovare anche nuovi stimoli e di comprendere anche il periodo, il contingente che stiamo vivendo.
È talmente vasta la NADEFR che, non a caso, dal punto di vista organizzativo, in particolar modo il gruppo del Partito Democratico, se la divide per competenze, in maniera che, al di là di una visione e di una valutazione di carattere complessivo, ci sia poi la profondità da parte di ognuno, con le proprie competenze, di andare a dire cosa va migliorato all'interno di questo documento.
Questo documento ha come genesi il 30 giugno. Al 30 giugno c'era un'Italia che non è quella che poi vedremo nella Nota di aggiornamento al DEFR, se non altro proprio successiva anche alla presentazione della legge di bilancio che ha, inevitabilmente, portato anche a delle scelte che hanno coinvolto la Regione del Veneto. Per questo all'interno del DEFR non c'è l'IRAP, perché noi al 30 giugno non avevamo nessuna intenzione di aumentare l'IRAP, perché pensavamo non ci fosse bisogno. Poi il susseguirsi di una serie di manovre, il susseguirsi di una serie di bisogni ci hanno fatto comprendere come, per la prima volta, era necessario mutare la tassazione. Vorrei che fosse chiaro che il Veneto per le persone fisiche rimane tax free. Bisogna dirle bene le cose: il Veneto, per le persone fisiche, rimane tax free.
Il Veneto ha sempre tassato le aziende. L'IRAP c'è sempre stato e si va a modificare e ad aumentare in maniera significativa. Questa è la fotografia di quello che sta succedendo. Poi, sulle scelte ognuno è libero di essere d'accordo o meno, se sarà necessario fare una cosa piuttosto che l'altra, ma quello che andremo ad approvare con il bilancio, con la legge di stabilità è questo: un Veneto che ancora una volta alle persone fisiche non mette le mani in tasca, al netto poi delle valutazioni che faceva adesso lo speaker Lorenzoni che ognuno di noi può, chiaramente, vedere in maniera diversa. C'è chi pensa che la Regione ha un compito anche redistributivo del reddito, oltre che di proiezione, di crescita, altre visioni che magari dicono che queste risorse lasciate in mano o in tasca ai veneti hanno una produzione di ricchezza, una capacità moltiplicatrice di ricchezza e di sviluppo superiore rispetto a quei soldi che potrebbero essere messi a disposizione all'interno di una macchina regionale che non sempre in giro per l'Italia si dimostra efficiente nella spesa o nella traiettoria di spesa per far crescere un territorio.
Sono due visioni diverse. Forse si potrebbe trovare una via di mezzo, ma questo è lasciato al futuro. Quello che ci sembra di capire, anche dal tavolo di partenariato, al quale hanno partecipato gli Assessori coinvolti, che sono giustamente preoccupati di questa situazione che stiamo vivendo, è che in particolar modo tutto il mondo dell'impresa è preoccupato di due cose. La prima è il costo dell'energia elettrica, che ci mette fuori mercato rispetto ai nostri concorrenti. Questo è quello che dicono nelle assemblee.
Il nostro compito è quello di rapportarci con chi fa sintesi di un comune sentire delle categorie. Uno dei due problemi è quello dell'energia elettrica, che vede l'Italia non competitiva rispetto alla Spagna, alla Francia, alla Germania. L'altro è quello dell'occupazione, quindi la preoccupazione che non ci sia in futuro la capacità di avere anche un'immigrazione che abbia la capacità di programmare dei flussi che possano sostituire o integrare una preoccupazione di tutti, che è l'inverno demografico, che si prospetta per i prossimi anni.
Queste sono le preoccupazioni maggiori, che permetterebbero, da questo punto di vista, a tutte le aziende in Italia, ma in particolar modo al Veneto, che ‒ come più volte avete ribadito ‒ è una delle locomotive d'Italia, di reagire ancora più velocemente.
Il dato che abbiamo visto anche nell'ultima proiezione, e abbiamo preparato quell'emendamento che tiene conto della modifica rispetto all'ultimo dato che avevamo a disposizione, lo inseriremo nel documento, ci fotografa un Veneto che forse, per la prima volta, non è al di sopra del trend nazionale. È sempre stato qualcosina sopra, in particolar modo durante la pandemia ha avuto questa capacità di rimbalzo superiore al resto d'Italia. Dopodiché, non è che il Veneto fa miracoli. Non siamo su Marte, come qualcuno direbbe. Siamo in Italia, viviamo all'interno di un contesto, come quello italiano dove l'impresa ha le sue difficoltà a essere competitiva; quindi, non si può fare qualcosa di diverso rispetto ad altri territori nella nostra nazione.
Le possibilità. Su questo credo ci siano stati spunti interessanti anche per cercare di aggredire nuove risorse che ormai sono proiettate per la prossima legislatura. Penso che riusciremo ad arricchire ulteriormente questo documento con l'accettazione di qualche emendamento. Mi sono posto il problema. Il documento è di 415 pagine. Avete fatto 501 emendamenti. Potevate riscriverlo integralmente. Ci consegnavate direttamente il nuovo DEFR e potevamo fare un voto unico, accettarlo. È chiaro che è una battuta. Però, credo che sia l'attestazione di uno sforzo, di una profondità e di un'analisi.
Quest'anno, a differenza dell'anno scorso, abbiamo voluto ritagliarci il tempo adeguato per valutarli, per valutarli politicamente e tecnicamente, e cercare di capire come questi emendamenti possano creare le migliori condizioni affinché questo documento possa essere ulteriormente vicino a una pluralità di soggetti.
Lo abbiamo visto nel corso degli ultimi anni. Non è che l'accettazione di qualche emendamento farà rivedere la vostra posizione, che sarà quella contraria al DEFR, quindi non è una volontà di venirvi incontro. Qualche collega della minoranza, che era qui anche la scorsa legislatura, sa che negli anni passati era un documento che facevamo in mezza giornata. Il collega Zanoni e la vicepresidente Zottis credo ricorderanno il DEFR in mezza giornata, con un po' di discussione. In quella legislatura c'era questo tipo di sensibilità.
Abbiamo appreso che in questa legislatura è considerato, come deve essere, un vero documento di programmazione e quindi è necessario dedicare il tempo adeguato per vedere gli emendamenti, per misurarli, per capire l'impatto che hanno, ma per vedere progressivamente crescere questo documento che, secondo me, anno dopo anno, diventa sempre più vicino ai bisogni del Veneto. Per poterlo fare, e lo abbiamo sempre detto, è una questione di risorse. Molte delle cose che abbiamo sentito hanno inevitabilmente delle ricadute di carattere economico; quindi, hanno bisogno di risorse che io sono convinto, insomma, la prossima legislatura o per bisogno o per necessità o per volontà, avrà inevitabilmente la necessità di prendere decisioni diverse.
Quest'anno già lo affrontiamo con fatica, perché credo che tutti i gruppi di maggioranza che andranno a votare l'aumento dell'IRAP non lo faranno a cuor leggero, perché nessuno vuole mai aumentare le tasse e non è mai il momento di aumentare le tasse. Alcuni dicono "lo potevi fare due anni fa". Ma due anni fa non mi hai detto che era il momento di aumentare le tasse. "Lo potevi fare all'inizio della legislatura, quello era il momento". Sono come quelli del lunedì che ti dicono quando era il momento di fare i cambi in panchina.
È chiaro che arriviamo in un momento particolare come questo, di fine legislatura, che ci permette di continuare a far sì che molte delle cose che sono inserite all'interno del Documento di economia e finanza e della Nota di aggiornamento possano continuare quel percorso che, vi ricordo, mette assieme il programma di governo del Presidente Zaia, mette insieme il Piano nazionale di ripresa e di resilienza, mette assieme l'Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030, cercando di intersecare questi tre documenti e cercando di dare una coerenza anche di carattere finanziario alle cose che si possono fare con le risorse che abbiamo a disposizione.
Sentivo il riferimento al PNRR. Ricordo che degli 11 miliardi solo 2 vengono alla Regione. Gli altri fanno parte di una strategia nazionale che hanno deciso di investire in ferrovie, in infrastrutture, che non competono a noi, ma che saranno, una volta realizzate, sicuramente un patrimonio che resterà a disposizione dei veneti, che credo avranno la capacità di renderle ancora più performanti nella Regione.
Adesso rischio di parlare di cose maggiormente coinvolte, ma in nessuno degli interventi ho sentito parlare trenta secondi di turismo, che è un trend...Ah scusa!
In un anno dove il settore ha avuto qualche difficoltà, il Veneto sovraperforma ancora di più, creando nuove nicchie di mercato. Penso a tutto il mondo della Pedemontana, che sicuramente farà dei numeri piccoli, ma dimostra la vitalità di un settore come questo.
Insomma, ci sono momenti di chiaroscuro. In alcuni momenti va una cosa, in altri momenti vanno altre, però la consapevolezza di tutti è quella di cercare di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a disposizione, cercando di non essere particolarmente vessatori dal punto di vista della tassazione, ma creando un documento che sia il più vicino alla realtà.
Non ho visto il Presidente Zaia imbarcarsi a Boca Chica sullo starship di Elon Musk. Il Presidente Luca Zaia vive in Veneto, incontra giornalmente i veneti che gli raccontano la loro realtà, non soltanto quella dei radical chic, ma anche quella degli operai, quella che vive costantemente i problemi di tutti i giorni. Come tutti i Presidenti, deve cercare di tenere assieme 5 milioni di veneti, che hanno esigenze dal punto di vista imprenditoriale, di crescita, di essere competitivi e di essere sostenuti, come credo abbia garantito nel corso di questi ultimi quindici anni.
PRESIDENTE
Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla PDA n. 78.
Collega Luisetto, prego.
Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore, che ho ascoltato con attenzione, come faccio sempre.
La fatica di cui ha parlato si respira anche nelle scelte di questi giorni e in quello che andremo a discutere tra qualche settimana. È una fatica che abbiamo provato a evidenziare negli interventi di questi due giorni, cercando di spiegare perché, secondo noi, il documento che andiamo a votare oggi e la relativa nota (abbiamo ragionato a trecentosessanta gradi su questo) è un documento che marca una forte distanza rispetto alle politiche che sono state messe a terra, nella differenza con gli obiettivi, i concetti, ma anche i valori e i princìpi di ampio respiro che troviamo all'interno del documento.
È una distanza che, purtroppo, lo rende totalmente insufficiente, a nostro avviso, a rispondere ai bisogni che abbiamo, credo, ben descritto, dalle fragilità del territorio alle necessità di sostenibilità, che sono state declinate dai colleghi, al tema sociosanitario dei bisogni che si moltiplicano, alle fragilità, alla questione del turismo, di cui hanno parlato i colleghi, che ha i suoi punti di forza, ma, in ambito di sostenibilità e altri aspetti, anche dei punti su cui lavorare ancora.
Abbiamo parlato molto per quanto riguarda la preoccupazione relativa alle aziende, a quella manifattura, a quella piccola, media, piccolissima impresa che sta veramente facendo fatica in questo periodo. Soprattutto perché vediamo crescere disuguaglianze, una povertà che inizia a rialzare la testa in maniera non indifferente.
Lei dice che abbiamo due visioni diverse sul Veneto tax free. Io sono profondamente convinta che sia così. Di questo Veneto tax free negli anni si è fatto non solo uno slogan, una bandiera, il modo attraverso cui non perdere mai consensi. Immaginarsi un Presidente di Regione che continua a dire che non si mettono le mani in tasca, quantomeno da un punto di vista comunicativo, funziona.
Il problema è che noi pensiamo, e ne siamo profondamente convinti, che il non aver chiesto a pochi, che forse avrebbero in qualche modo contribuito non in maniera costruttiva ai bisogni di tutti, ha significato togliere a molti. Se noi chiediamo ai veneti questo Veneto tax free che cosa significa nella loro quotidianità, ho paura che ci rispondano che la diretta conseguenza è non avere servizi a sufficienza.
Quelle cose che abbiamo elencato in questi giorni non le ripeto tutte. Diciamo che una retta di casa di riposo è troppo per la pensione di un anziano, e spesso è troppo anche per lo stipendio dei figli che gli danno una mano, figli che finora ci sono, ma nei prossimi vent'anni ci saranno sempre meno. Le reti familiari si assottigliano e c'è la necessità di sostituirle con reti sociali e reti istituzionali che se ne assumano la responsabilità, si assumano la responsabilità di una vita dignitosa, che non misura un'eccellenza sul numero delle prestazioni, ma che va alle prese in carico, al decidere che mi importa di te nel medio e lungo periodo, che non è il primo accesso alla visita su cui monitoro le liste d'attesa, come succede oggi, ma è su quanto ti sto seguendo nel bisogno.
Quella prospettiva che noi siamo già in ritardo ad assumere è una prospettiva che siamo costretti a vedere, perché entro venti anni una persona su tre avrà più di 65 anni in questa Regione. Entro venti anni saranno di più le famiglie con una persona sola che quelle con figli. È così. La demografia è una di quelle poche robe da cui non si scappa. È per questo che a questo documento chiedevamo di più. Chiedevamo di ridurre la distanza tra obiettivi e politiche messe a terra. Lo possiamo dire adesso, dopo quindici anni di Governo, perché di solito si dice che i primi anni la gente la si lascia governare e si aspetta di capire dove sono, si lasciano sperimentare.
Però, dopo quindici anni ci sarà permesso di dire che c'è qualcosa che non funziona e che non possiamo continuare a sentire che la colpa è sempre di qualcun altro o di qualcos'altro, di un'autonomia, terra promessa, che non è ancora arrivata e quindi è quella la colpa del fatto che si sono fatte scelte che hanno ingessato.
Abbiamo provato a parlare di Pedemontana, mi pare in maniera ragguardevolmente consistente in questi due giorni. Abbiamo parlato di Olimpiadi, abbiamo parlato di cose che non si sconfessano nella loro utilità, ma che inevitabilmente hanno un peso.
Non ho mai detto, Assessore – ieri l'ho ascoltata con attenzione – che è inutile. Ho detto e abbiamo cercato di spiegare che c'è un problema di base, che è una scelta, una scelta che ci costerà cara. Possiamo dire che non è così? Per carità, noi siamo convinti sia così. I conti che abbiamo fatto, ed è per quello che ieri le ho detto "desumo", desumo perché traggo, perché arguisco, perché trovo la conseguenza di dati, tra l'altro, prudenziali. Per quello ho parlato di 112 milioni di euro. Sennò il rischio era di dover parlare di più milioni di euro con cui dovremo fare i conti.
Mi preoccupa anche che le crepe si moltiplichino rispetto alla galleria e ai ragionamenti che abbiamo fatto ieri, ma la ascolteremo gentilmente anche in Quarta Commissione su questo.
Abbiamo provato a raccontarvi perché c'è questa distanza e perché, secondo noi, si doveva e si poteva fare di più. Ieri ho detto tre cose: quando c'è un'economia di una famiglia da fare andare avanti e, magari, le risorse non sono molte, si pensa al pane, ai libri e alle medicine per la nonna, tendenzialmente per la nonna. Il pane che dovremo affrontare in questa sessione di bilancio che ci aspetta è quello delle risposte ai bisogni sociali, che sono il pane ormai per le persone. I libri non sono soltanto quelli – e sono quelli – delle borse di studio, del diritto allo studio, ma bisogna assumersi la responsabilità di un'infrastruttura educativa che salvi l'occupazione di una manifattura in difficoltà, perché raccontare un Paese basato sulla manifattura, ma non avere i giovani che ci credono o vederli andare altrove è un problema.
L'Ufficio statistico della Regione ci ha detto che entro il 2050 perderemo un milione di veneti, di cui la maggior parte giovani. Qualche domanda sul: "Va sempre tutto bene" forse ce la dovremmo porre.
Le medicine rappresentano il diritto alla cura, la presa in carico di chi troppo spesso finisce con l'essere l'ultimo tra gli ultimi.
La chiudo qua. Ovviamente, il nostro voto, che abbiamo sostanziato con dovizia di particolari e di argomentazioni, è un voto contrario a questo documento ed è un voto che, alla fine di questo lungo ciclo di governo, si sarebbe aspettato una rinnovata spinta delle basi solide per affrontare le difficoltà e le sfide a cui dovremo fare fronte nei prossimi anni. E questo vale per chiunque sarà seduto in queste fila.
L'ho detto ieri e lo ripeto oggi, non ci dobbiamo assumere il compito di portare avanti, in una visione di coesione sociale, tutte e tutti i veneti per una logica assistenzialistica o caritatevole, ma perché è precisa responsabilità istituzionale decidere che una vita dignitosa spetta a tutte e a tutti in questa Regione.
Se abbiamo il 24% di minori in situazione di povertà e abbiamo quasi il 15% di famiglie in questa stessa condizione, qualche domanda sulla tenuta delle reti sociali e della fatica di essere società eccellente, che non lascia indietro nessuno, ce la dovremmo porre. Questo documento non se la pone abbastanza.
PRESIDENTE
Grazie.
La parola al consigliere Lucas Pavanetto, per dichiarazione di voto.
Lucas PAVANETTO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente.
Non mi pare di avere in mano un libro dei sogni. Perché dico questo? Il Documento di economia e finanza regionale che abbiamo in mano tutti noi da diversi giorni e che, naturalmente, andremo a discutere anche insieme alla Nota di aggiornamento tra una decina di giorni o più, non mi pare racconti un Veneto tutto rose e fiori o rosa, per così dire, o meraviglioso.
Di fronte a una narrazione che vede, invece, quasi tutto nero, alcune cose possono essere sottolineate. È un documento che va in continuità con un percorso fatto. Sicuramente grandi salti non se ne potevano fare, viste le risorse e la congiuntura economica di cui anche lo speaker Lorenzoni prima parlava, rispetto al 2020, a quello che è successo dal 2020 al 2024.
È un documento abbastanza realista. Riprendo alcuni passi. "Le Regioni da sempre non intendono sottrarsi alle proprie responsabilità". Qui si fa riferimento alle politiche europee e alle esigenze che oggi arrivano dall'Europa e dal Parlamento, ma anche dalla congiuntura internazionale, piuttosto che "Pertanto è probabile che, rispetto alla situazione del bilancio approvato ad agosto, come è accaduto l'anno scorso, si dovranno cercare ulteriori risorse".
È un documento che cerca di essere realista, ma nello stesso momento mette gli obiettivi da raggiungere e anche quelli che, magari, a fatica, si sono raggiunti rispetto agli anni precedenti.
Certo, amministrare è difficile, lo sappiamo. Molti di noi arrivano da Governi locali, quindi sanno cosa vuol dire quando la coperta è corta, ma si cerca di dare risposte al territorio.
In particolar modo ho ascoltato con molta attenzione alcuni passaggi, alcuni, per esempio quelli sul turismo non li ho sentiti, perché forse non ero in Aula, ci mancherebbe altro.
Si è parlato di mobilità. Certo, piacerebbe a tutti riuscire a collegare qualunque pista ciclabile o qualunque strada, ma vediamo che già riuscire a completare un tratto importante è molto difficile. Mi viene da pensare che, rispetto a quelle che sono le responsabilità della Regione, anche chi poi amministra sul territorio a volte ha priorità diverse o gestisce le risorse in maniera diversa.
Come diceva prima il collega Masolo, per esempio, sulla questione delle piste ciclabili, abbiamo delle ciclovie che collegano addirittura Venezia a Monaco di Baviera, ma poi mancano dei tratti nei quali i Comuni per anni, e non parlo di Amministrazioni di centrodestra o di centrosinistra, indipendentemente dal colore politico, non hanno messo neanche un euro per completare i tratti che magari erano di loro competenza, mentre magari la Regione, penso alla Tri-Li-Ve, la Trieste-Lignano-Venezia piuttosto che ad altre realtà, ha fatto le autostrade della bicicletta. Mi pare che adesso si definiscano così queste opere.
Penso che ci sia molta attenzione. Non credo, però, che le infrastrutture che sono state fatte in questo momento, come prima è stata fatta una battuta, siano per svuotare le città. Magari sono per dare più respiro e togliere quelle punte di inquinamento così attenzionate anche dalla maggioranza, ma soprattutto dalle strutture regionali, visti i dati che sono stati forniti prima, cercando di dare respiro a un territorio che deve dare risposte economiche, spesso e volentieri con una ricchezza che è molto concentrata su determinate realtà, riesce a dare anche ricchezza e risposte ad un territorio dell'entroterra spesso in difficoltà, soprattutto in questi ultimi anni.
Penso che, come dicevo, questo non sia il libro dei sogni, ma sia un documento molto realista e molto in continuità. Naturalmente, poi, nelle prossime settimane vedremo gli aggiustamenti con la serie di emendamenti piuttosto che quello che è stato presentato e quello che si può aggiustare, e penso che la disponibilità da parte della Giunta regionale ci sia sempre stata.
Da parte di Fratelli d'Italia il voto sarà favorevole. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Pan, per dichiarazione di voto, prego.
Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente. Grazie, colleghi, per questa sessione che ci ha visto impegnati nell'analisi di questo documento di economia e di programmazione anche del prossimo anno Io penso che sia stata una discussione molto importante, anche su temi importanti che vanno a indirizzare la politica amministrativa di questa Regione per il bene del nostro Veneto.
A me piace, al di là di tutte le disgrazie che abbiamo sentito arrivare dai banchi dell'opposizione, anche a parlare di un altro Veneto, che tutte le mattine si sveglia e va al lavoro, che porta i bambini a scuola, che apre i servizi alla persona, i servizi sanitari, con gli ospedali che funzionano. C'è un Veneto che produce, che lavora e che, naturalmente, dà continuità economica alle nostre famiglie.
È un Veneto fatto sempre da persone laboriose che, grazie a Dio, alla sera, quando tornano a casa, trovano una famiglia, trovano una casa e hanno un'attività magari aperta. Ci sono tanti imprenditori, 600.000 imprese, mi ricorda l'assessore Marcato, con un PIL e anche un export che ancora, fortunatamente, in molti settori della nostra economia, può attestarsi tra i primi posti in questa Nazione, ma anche tra i primi posti a livello non solo europeo, ma anche mondiale.
Partiamo da questo per affrontare anche le sfide future su tante cose, alle quali anche voi avete accennato. Non è tutto rose e fiori, lo sappiamo, perché chi ha un'esperienza amministrativa sa benissimo che, malgrado l'impegno, malgrado tutto quello che mettiamo in campo ogni volta per risolvere i problemi della nostra gente, a volte le cose vanno bene, altre volte vanno un po' meno bene.
Abbiamo sentito parlare della crisi della nostra industria manifatturiera, che è legata all'automotive. Per carità, è vero, però chiediamoci anche perché. Non è colpa certamente dei nostri imprenditori o delle nostre maestranze, dei nostri operai che si spaccano la schiena. Qualcuno diceva che era meglio fare qualcos'altro che andare ad aggiustare bulloni. Io che arrivo anche dal mondo un po' della meccanica, l'ho masticata a casa, penso che i nostri operai che sono sotto un tornio dieci ore al giorno abbiano la stessa dignità dei professori universitari che stanno dentro una stanza al caldo e fanno altri tipi di mestieri. Questo è un mestiere, invece, importante.
L'automotive è in crisi per le scelte scellerate della Comunità Europea e del Green Deal della sinistra di Ursula von der Leyen che ci ha imposto i motori elettrici rispetto alle macchine endotermiche, distruggendo un intero settore. Solo noi al mondo riusciamo a farci male da soli.
La Germania è in crisi. La Volskwagen chiude, la Mercedes, l'Audi. Gli stessi tedeschi stanno pensando per quale motivo succeda tutto questo. Migliaia di posti di lavoro in fumo solo perché l'Europa deve dare questo segnale nel mondo, di un neo-ecologismo progressista, caro collega Masolo, che porta solo disoccupazione, chiusura di fabbriche e che porta, invece, queste produzioni, guarda caso, in tutto il resto del mondo. Guardiamo l'America, il Sudamerica, il Messico, la Cina stessa.
Ci stiamo facendo karakiri da soli, distruggendo comparti, come quello meccanico, che sono alla base della nostra economia. Questo grazie a queste scelte, che poi ricadono, guarda caso, purtroppo, anche sulla nostra industria.
Fortunatamente abbiamo un'agricoltura efficiente, un'agroindustria efficiente, che esporta, abbiamo un turismo che è la prima nostra industria. Qualcuno ricordava il lusso del Fondaco dei Tedeschi. Visto che è stato richiamato, cara collega Zottis, dobbiamo ringraziare l'embargo che è stato fatto per la guerra in Russia, perché i russi erano quelli che spendevano lì dentro, insieme agli ucraini, quando tutto andava bene. La depressione di quel Fondaco è dovuta a questo problema.
Andiamo a vedere il disagio sociale. Per carità, abbiamo disagi sociali dappertutto, abbiamo una sanità che non funziona, abbiamo una Pedemontana che ‒ grazie a Dio ‒ c'è; quindi, riusciamo a collegare velocemente le nostre industrie. Io non vedo un Veneto così in crisi. Siamo in una fase di revisione per guardare il futuro in maniera più importante. Lo dico convintamente, conoscendo lo spirito che alberga dentro di noi.
Prima si parlava di disabilità, di crisi abitativa, di disagio psicologico. La fortuna di questa Regione, oltre agli interventi che facciamo continuamente in questi settori, con le risorse che abbiamo, è quella di avere un settore legato al volontariato, che è nello spirito dei veneti, che assiste e aiuta tutte queste persone. Anche a me piacerebbe, cari colleghi, che non ci fossero più questi problemi, ma purtroppo li stiamo vivendo. Cercheremo di correggerli il più possibile e cercheremo naturalmente poi di trovare delle soluzioni anche finanziarie grazie agli interventi che sicuramente la Giunta farà.
Visto che si è parlato dei consulenti, magari come primo consulente prenderei Elon Musk, perché nelle ultime ore abbiamo solo parlato di Valencia e di Marte. In questo itinerario Valencia-Marte magari troviamo come consulente Elon Musk che diventerà Ministro, guarda caso, di Trump tra poco. Potremo anche invitarlo qui.
Qualcuno ci ricorda che bisogna fare solo piste ciclabili. Io vedo belle piste ciclabili, ma vedo anche tante piste ciclabili inutili, che non vengono mai adoperate. Non lo so per quale motivo, ma sono state fatte in posti dove magari non dovevano essere fatte. Lo dico perché la realtà è questa. Anche qui magari riuscire a rispondere in maniera più consona sarebbe molto meglio.
Concludo velocemente rivolgendomi all'amico Masolo, che ha citato il mio segretario Matteo Salvini, spesso e volentieri, anche sul Ponte sullo Stretto di Messina. Perché andiamo a spendere 13,5 miliardi sul ponte di Messina?
C'è stata proprio una statistica di un importante istituto economico di questo Paese che ha detto che facendo questa opera, che tra l'altro farebbe lavorare molto anche le nostre fabbriche, si avrebbe una ricaduta di 23 miliardi sul tessuto sociale del nostro Paese e 36.700 posti di lavoro, annui, certificati. Andate a vedere per quale motivo non dobbiamo avere paura di fare queste infrastrutture, anche se sono lontane da noi, perché magari serviranno a tirar su il morale e il PIL di questo nostro Stato.
Sul dissesto idrogeologico, caro collega Masolo, l'assessore Bottacin, i Consorzi di bonifica, i Geni civili, il Presidente Zaia negli ultimi anni hanno investito più di qualche miliardo per mettere in sicurezza la nostra regione dalle alluvioni. Le abbiamo subite anche noi, in maniera particolare nel 2010. Il 2010 non si ripeterà più. Non vedremo certo le scene – non voglio fare speculazione politica – dell'Emilia-Romagna, sott'acqua quattro volte nello stesso posto, visto che magari lei e i suoi amici ecologisti non hanno lasciato quella Regione a far le manutenzioni ai canali che, invece, vengono fatte qui. Prima di guardare le disgrazie in casa nostra, guardi le disgrazie dove voi governate e dove voi operate con la vostra mentalità iper-ecologista.
Ringrazio – e concludo – l'assessore Calzavara, la Giunta e il Presidente Zaia per il lavoro svolto in questa fase. È chiaro che l'IRAP e le tasse non sono mai facili da mettere, però è chiaro che se vogliamo avere uno sviluppo e vogliamo avere una continuità delle opere e delle attività economiche in questa Regione tutti devono fare dei sacrifici. In questo caso il sacrificio è piccolo. Qualcuno prima ha detto – ringrazio il collega Valdegamberi – che in questi anni abbiamo lasciato quasi 5 miliardi nelle tasche dei veneti. Ne preleviamo 180. Mi sembra un sacrificio che può essere fatto dopo cinque anni senza creare grandi problemi alle nostre infrastrutture e alla nostra economia.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione la
PDA n. 78.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7.1 |
|
|
|
NOMINA DI UN COMPONENTE DEL CONSIGLIO DI INDIRIZZO DELLA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA. APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 99/2024)
PRESIDENTE
Avete ricevuto un'integrazione all'ordine del giorno.
È arrivato un sollecito da parte della Fondazione Teatro La Fenice rispetto alla necessità di integrare il Consiglio di indirizzo con il nome di spettanza della Regione. È un'urgenza che mi è arrivata ieri dalla Giunta regionale.
Passiamo alla votazione del nominativo del componente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro La Fenice.
Ci sono indicazioni di voto?
Collega Villanova, prego.
Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
L'indicazione di voto è Jacobi Maurizio.
PRESIDENTE
La votazione avverrà attraverso il sistema elettronico. Troverete i nomi di chi ha avuto il vaglio della Prima Commissione. Cliccate su chi volete.
Ricordo che il collega Villanova ha proposto Jacobi Maurizio.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
36 voti favorevoli, 11 schede bianche.
Risulta eletto Maurizio Jacobi.
Sospendiamo qui la seduta.
Chiedo ai Capigruppo di fermarsi per la programmazione dei lavori per il prossimo periodo.
La Seduta termina alle ore 18.32
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN
|
|
Il Presidente
Roberto CIAMBETTI
|
Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85
Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 155
SEDUTA PUBBLICA N. 155
MERCOLEDì 27 NOVEMBRE 2024
PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE ENOCH SORANZO
PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UNITà ASSEMBLEA
INDICE
Processo verbale della 155ª seduta pubblica – mercoledì 27 novembre 2024
Processo verbale della 155ª seduta pubblica – mercoledì 27 novembre 2024
- Comunicazioni della Presidenza del Consiglio
- Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2025-2027. Articolo 36 e paragrafi 4.1 e 6 dell'allegato 4/1 del decreto legislativo n. 118/2011; articolo 7 e sezione III della legge regionale n. 35/2001 . (Proposta di deliberazione amministrativa n. 78) APPROVATO (Deliberazione n. 98/2024)
- Nomina di un componente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro la Fenice di Venezia. APPROVATO (Deliberazione n. 99/2024)
- Votazioni ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto.
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie ed in conformità alla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 31 del 30 maggio 2024.
I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 16022 del 20 novembre 2024 con integrazione del punto 7.1 come stabilito in occasione della seduta della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 26 novembre 2024.
Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.58.
Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.
Punto n. 2) all'ordine del giorno
I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 16022 del 20 novembre 2024 con integrazione del punto 7.1 come stabilito in occasione della seduta della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari del 26 novembre 2024.
Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.58.
Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.
Punto n. 2) all'ordine del giorno
Comunicazioni della Presidenza del Consiglio [RESOCONTO]
Il PRESIDENTE comunica che è in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia; inoltre, la partecipazione da remoto è autorizzata ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 31 del 30 maggio 2024.
Punto n. 7) all'ordine del giorno
Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2025-2027. Articolo 36 e paragrafi 4.1 e 6 dell'allegato 4/1 del decreto legislativo n. 118/2011; articolo 7 e sezione III della legge regionale n. 35/2001 . (Proposta di deliberazione amministrativa n. 78) APPROVATO (Deliberazione n. 98/2024) [RESOCONTO]
Prosecuzione della trattazione del punto in oggetto iniziato nella 154a seduta di martedì 26 novembre.
In discussione generale intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Valdegamberi (Gruppo Misto), Camani (Partito Democratico Veneto).
Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza il Vicepresidente Enoch Soranzo.
La seduta è sospesa alle ore 13.22.
La seduta riprende alle ore 15.25.
Assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.
In discussione generale intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), Baldin (Movimento 5 Stelle).
Durante l'intervento della consigliera Baldin assume la presidenza il Vicepresidente Enoch Soranzo.
La seduta è sospesa alle ore 16.00.
La seduta riprende alle ore 16.01.
In discussione generale intervengono i consiglieri Baldin (Movimento 5 Stelle), Bigon (Partito Democratico Veneto), Zottis (Partito Democratico Veneto), Masolo (Europa Verde).
Durante l'intervento del consigliere Masolo assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.
Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.
La seduta è sospesa alle ore 17.16.
La seduta riprende alle ore 17.17.
In discussione generale intervengono i consiglieri Masolo (Europa Verde), che riprende il suo intervento, e Lorenzoni (Gruppo Misto).
Terminata la discussione generale, interviene l'assessore Calzavara in sede di replica.
In dichiarazione di voto sul punto in oggetto intervengono i consiglieri Luisetto (Partito Democratico Veneto), Pavanetto (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e Pan (Liga Veneta per Salvini Premier).
Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto .
Il Consiglio approva
Punto 7.1) all'ordine del giorno
Nomina di un componente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro la Fenice di Venezia. APPROVATO (Deliberazione n. 99/2024) [RESOCONTO]
Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) che, a nome della maggioranza, propone la candidatura del signor Jacobi Maurizio.
Il PRESIDENTE ricorda le modalità di votazione con il sistema elettronico.
Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico e a scrutinio segreto, la nomina in oggetto.
Il PRESIDENTE proclama l'esito della votazione:
Assegnati n. 51
Presenti n. 47
Non votanti n. 0
Schede bianche n. 11
Ha ottenuto voti:
Maurizio Jacobi n. 36
Risulta nominato:
Maurizio Jacobi in qualità di componente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Teatro la Fenice di Venezia.
Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.
Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.
La seduta termina alle ore 18.32.
Votazioni ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto.
Votazione aperta per il punto:
PDA n. 78 (DEFR) 2025-2027
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 47
Votanti: 47
Favorevoli: 38
Contrari: 9
Astenuti: 0
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Andreoli Marco, Baldin Erika, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Maino Silvia, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco, Zottis Francesca
Votanti:
Andreoli Marco, Baldin Erika, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Maino Silvia, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco, Zottis Francesca
Assenti:
Barbisan Fabiano, Montanariello Jonatan, Sponda Alessandra, Zaia Luca
Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE
Favorevoli:
Andreoli Marco, Bet Roberto, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Maino Silvia, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zecchinato Marco
Contrari:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Ostanel Elena, Zanoni Andrea, Zottis Francesca
Astenuti:
NESSUN ASTENUTO
Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
Andreoli Marco, Baldin Erika, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Maino Silvia, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco, Zottis Francesca
Votanti:
Andreoli Marco, Baldin Erika, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Maino Silvia, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco, Zottis Francesca
Assenti:
Barbisan Fabiano, Montanariello Jonatan, Sponda Alessandra, Zaia Luca
Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE
Favorevoli:
Andreoli Marco, Bet Roberto, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchellero Andrea, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Maino Silvia, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Piccinini Tomas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Scatto Francesca, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Vianello Roberta, Villanova Alberto, Zecchinato Marco
Contrari:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Ostanel Elena, Zanoni Andrea, Zottis Francesca
Astenuti:
NESSUN ASTENUTO
Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
|
LUISETTO Chiara
|
BALDIN Erika
|
MAINO Silvia
|
BARBISAN Fabiano
|
MASOLO Renzo
|
BET Roberto
|
MICHIELETTO Gabriele
|
BIGON Anna Maria
|
MONTANARIELLO Jonatan
|
BISAGLIA Simona
|
OSTANEL Elena
|
BORON Fabrizio
|
PAN Giuseppe
|
BOZZA Alberto
|
PAVANETTO Lucas
|
BRESCACIN Sonia
|
PICCININI Tomas
|
CAMANI Vanessa
|
POSSAMAI Gianpiero
|
CASALI Stefano
|
PUPPATO Giovanni
|
CAVINATO Elisa
|
RAZZOLINI Tommaso
|
CECCHELLERO Andrea
|
RIGO Filippo
|
CECCHETTO Milena
|
RIZZOTTO Silvia
|
CENTENARO Giulio
|
SANDONÀ Luciano
|
CESTARI Laura
|
SCATTO Francesca
|
CESTARO Silvia
|
SORANZO Enoch
|
CIAMBETTI Roberto
|
SPONDA Alessandra
|
CORSI Enrico
|
VALDEGAMBERI Stefano
|
DOLFIN Marco
|
VENTURINI Elisa
|
FAVERO Marzio
|
VIANELLO Roberta
|
FORMAGGIO Joe
|
VILLANOVA Alberto
|
GEROLIMETTO Nazzareno
|
ZANONI Andrea
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GIACOMIN Stefano
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ZECCHINATO Marco
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LORENZONI Arturo
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ZOTTIS Francesca
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IL CONSIGLIERE SEGRETARIO f.to Erika BALDIN |
IL PRESIDENTE f.to Roberto CIAMBETTI |
N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.
PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.
PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian