ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 04/02/2025 n. 164

Resoconto n. 164 - 11^ legislatura
Resoconto 164 a Seduta pubblica
Martedì, 4 febbraio 2025
SOMMARIO

Il Presidente Ciambetti, alle ore 14.02, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 14.04.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 14.04

PRESIDENTE

Diamo inizio alla 164a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 1465 del 30 gennaio 2025.
PUNTO
1


APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 163a Seduta pubblica di martedì 28 gennaio 2025.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Marco ANDREOLI
Simona BISAGLIA
Andrea CECCHELLERO
Silvia MAINO
Francesca SCATTO
Roberta VIANELLO
I congedi sono concessi.
Risulta assente il consigliere Piccinini.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTI
4 e 5



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

e

INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Partiamo dalla IRI n. 517 della collega Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 517 del 11 dicembre 2024 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "LA GIUNTA SPIEGHI LA RAGIONE PER CUI NON SI FA CARICO DI FINANZIARE I DISTACCAMENTI DEI POMPIERI VOLONTARI DELL' AGORDINO"

Prego, assessore.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Con riferimento al quesito formulato, si rappresenta quanto segue. L'articolo 2 della legge regionale 16 febbraio 2018, n. 10 "Norme per il sostegno e la valorizzazione del personale dei distaccamenti volontari del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco operativi nella Regione Veneto", come modificato dalla legge regionale n. 16 del 2021, stabilisce che la Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, predisponga appositi bandi per il finanziamento dell'acquisizione di mezzi e dotazioni tecniche indispensabili allo svolgimento delle mansioni attribuite ai distaccamenti volontari. Nell'ambito degli strumenti di potenziamento rientrano gli interventi sugli immobili sede dei distaccamenti volontari.
La partecipazione ai bandi è riservata alle associazioni finalizzate al sostegno e alla promozione dei distaccamenti volontari, iscritte nell'elenco di cui al comma 1, e ai Comuni sul cui territorio ricadono le sedi dei distaccamenti. La predisposizione dei bandi e la valutazione delle proposte di finanziamento sono effettuate in accordo con la Direzione Interregionale dei Vigili del fuoco. Al fine di definire i criteri contenuti nel bando per l'annualità 2024, la competente Direzione Protezione civile, Sicurezza e Polizia locale ha, pertanto, indetto un incontro, tenutosi in data 7 agosto 2024, con la Direzione Interregionale dei Vigili del fuoco.
In tale sede, la Direzione Interregionale dei Vigili del fuoco ha evidenziato che i distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari presenti nella zona dell'agordino risultano beneficiari di specifici fondi del Dipartimento dei Vigili del fuoco e dei fondi dei Comuni confinanti concessi per il tramite dell'Unione Montana Agordina, proponendo di escludere dal bando 2024 i distaccamenti dei Vigili del fuoco di Arabba, Colle Santa Lucia, Selva di Cadore, Caprile, Rocca Pietore, Canale d'Agordo e Gosaldo.
Sulla scorta di tale proposta della Direzione Interregionale dei Vigili del fuoco, la Giunta regionale, con DGR n. 145/CR del 3 dicembre 2024, ha approvato una bozza di bando per la successiva definizione specifica da parte della Seconda Commissione consiliare. Tale Commissione consiliare, nella seduta dell'11 dicembre 2024, ha espresso parere favorevole a maggioranza, rivolgendo, tra le altre indicazioni alla Giunta regionale, la previsione di assegnare contributi anche ai distaccamenti dell'agordino precedentemente esclusi. Le indicazioni rese nel parere della Seconda Commissione consiliare sono state interamente recepite e con DGR n. 1485 del 12 dicembre 2024 la Giunta regionale ha approvato il bando 2024 per la concessione di contributi a favore delle associazioni finalizzate al sostegno e alla promozione dei distaccamenti volontari dei Vigili del fuoco e dei Comuni sedi dei distaccamenti per l'acquisizione di mezzi e dotazioni tecniche e per gli interventi sulle sedi dei distaccamenti, includendo anche i distaccamenti dell'agordino.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Baldin, per la replica, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio l'assessore Bottacin per la risposta. Mi pare che si sia risolta favorevolmente questa vicenda. Ricordo che si trattava di una lettera che avevano inviato tutti i Consiglieri regionali e, per fortuna, insomma, si tratta di un problema risolto, grazie anche alla mobilitazione che c'è stata e all'impegno dell'Assessore. Speriamo che nel futuro non ci siano problemi di questo tipo e che i fondi arrivino puntuali a tutti. Grazie.

PRESIDENTE

Continuiamo con la collega Baldin e passiamo alla IRS n. 591.

Interrogazione a risposta scritta n. 591 del 24 ottobre 2024 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "PRODUZIONE SOVERCHIA DI RIFIUTI NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA: COME PIANIFICA LA REGIONE L'ATTIVITÀ DI STOCCAGGIO E RICICLO DEI RIFIUTI PERICOLOSI QUANDO VENGONO CONFERITI TRA I RIFIUTI URBANI?"

La collega Baldin la dà per letta. Risponde ancora l'assessore Bottacin. Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

In relazione ai quesiti formulati nell'interrogazione in esame, si rappresenta che la Regione del Veneto, nella propria pianificazione di settore, ha già considerato l'eventualità che siano presenti imballaggi pericolosi nell'ambito della raccolta dei rifiuti urbani e ha già individuato nell'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale l'ente strumentale della Regione al quale affidarsi per affrontare la tematica in argomento.
A tal proposito, infatti, al paragrafo 3.2.6 "Ridurre la quantità di rifiuti urbani pericolosi", dell'elaborato B "Rifiuti urbani", dell'aggiornamento del Piano regionale gestione dei rifiuti urbani e speciali, approvato con deliberazione di Giunta regionale n. 988 del 9 agosto 2022, si rimarca che negli ultimi anni si è rilevata l'immissione sul mercato di un notevole numero di prodotti alternativi ed ecologici, che avrebbe fatto pensare a una progressiva diminuzione dei rifiuti pericolosi conferiti ai centri di raccolta. Tuttavia, dal 2015 si è rilevato un aumento dei rifiuti pericolosi, benché il Piano stesso avesse posto un obiettivo di riduzione degli stessi rispetto al 2010.
Si ritiene che tale aumento possa derivare in parte anche da una non corretta attribuzione delle caratteristiche di pericolo ai rifiuti, legata ad una poca chiarezza normativa sulle procedure di attribuzione delle caratteristiche di pericolo, con una possibile eccessiva attribuzione di caratteristiche di pericolo da parte dei soggetti responsabili della filiera di raccolta, trasporto e trattamento di tali rifiuti.
I rifiuti conferibili ai centri corrispondono difatti a diversi codici EER e includono anche tipologie di rifiuti pericolosi sulle quali non è data alcuna indicazione nazionale in merito alle caratteristiche di pericolosità. Oltre a ciò, il rifiuto conferito al centro di raccolta comunale non deriva da un processo produttivo e non rappresenta un rifiuto abitualmente prodotto da un'azienda, ma comprende un'infinità di possibili prodotti acquistati da un qualsiasi cittadino e utilizzati per gli scopi più disparati, oltre che anche molto datati.
Prassi diffusa, inoltre, nella classificazione di questa tipologia di rifiuti, risulta quella di attribuire agli imballaggi vuoti pericolosi le caratteristiche di pericolo dei prodotti che precedentemente vi erano contenuti. Di fatto, tale approccio conservativo non è del tutto in linea con l'attuale quadro normativo. Inoltre, ben difficilmente saranno raggiunte le concentrazioni dei limiti previste tranne nell'eventuale caso di imballaggi molto leggeri contaminati da sostanze molto pericolose, cioè con limiti di concentrazione molto bassi.
Le difficoltà di attribuzione delle caratteristiche di pericolo risultano, quindi, esponenzialmente complicate, così come altamente non rappresentativi della produzione complessa saranno l'analisi e il campionamento di un singolo campione di rifiuti.
Date le criticità evidenziate, al fine di individuare una linea di indirizzo standardizzata a supporto di una corretta attribuzione delle caratteristiche di pericolo, ARPAV, nel 2019, ha concluso un lavoro con i principali gestori dei centri di raccolta, il cui esito è stato incluso nelle linee guida per la classificazione dei rifiuti approvati da SNPA con delibera del 18 maggio 2021 e dal Ministero della transizione ecologica con decreto direttoriale n. 47 del 9 agosto 2021, in attuazione dell'articolo 184, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, strumento utile al fine di contenere la classificazione come rifiuti pericolosi delle tipologie di rifiuti che non necessitano di tale qualifica, limitando oneri e adempimenti nella gestione degli stessi.
L'aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali sopra richiamato avvolgerà quindi l'applicazione delle citate linee guida, sostenendo il medesimo approccio verso altre tipologie di rifiuti urbani pericolosi e sperimentando analoghe metodologie, ad esempio nella classificazione dei RAEE, in riferimento al raggruppamento R4 carente di tali indicazioni.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Baldin, per la replica, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente. Grazie, Assessore.
Nonostante la risposta sia articolata e tecnica, mi riserverò di leggerla con maggiore attenzione, però mi pare di rilevare già un aspetto problematico, perché si fa riferimento a un eccesso di zelo – possiamo definirlo così – nella caratterizzazione dei rifiuti pericolosi. Quindi, si parla di una prassi e non di una norma rispettata. Quindi, anche per quanto riguarda l'oggetto dell'interrogazione, ovvero i contenitori che contengono materiale pericoloso, non sarebbero sempre e comunque definibili come materiale pericoloso secondo la legge. Mi attengo a quello che sembra essere scritto nella risposta, molto tecnica, molto articolata, per cui – lo ripeto – la analizzerò con maggiore attenzione.
Si pone, quindi, un problema, Assessore. È il caso forse di fare un po' più di chiarezza su questo ambito, visto che parliamo di un tema molto sentito, molto caro e anche rilevante per la salute pubblica. Quindi, maggiore chiarezza in questo senso – veda lei con quale atto – penso sia necessario darla ai cittadini e alle aziende della nostra regione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo all' interpellanza n. 10 del collega Masolo.

Interpellanza n. 10 del 18 luglio 2024 presentata dal consigliere Masolo relativa a "FRATTA GORZONE: LA GIUNTA REGIONALE STA VALUTANDO UN INTERVENTO STRAORDINARIO PER LA BONIFICA E LA RINATURALIZZAZIONE?"

Collega Masolo, prego.

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti i colleghi e le colleghe e ai membri di Giunta.
Questa interrogazione parte dai dati dell'associazione Legambiente sulla "Operazione Fiumi – Esplorare per custodire 2024". Loro avevano passato in rassegna un po' tutti i fiumi della regione, partendo dal Fratta Gorzone. Oltre alla storica contaminazione da metalli pesanti (cromo, cloruri e solfati), la presenza emergente di inquinanti, quali PFAS e pesticidi, aveva attirato la nostra attenzione.
Nel comunicato stampa si legge che: "Secondo i più recenti dati ARPAV dello stato chimico dei fiumi, il bacino idrografico del sistema Fratta Gorzone risulta continuamente penalizzato dalla presenza diffusa di valori di PFOS superiori ai limiti previsti dalla normativa e presenza di vari residui di erbicidi e fungicidi".
Si chiedeva, inoltre, di valutare l'impatto delle attività di scarico delle imprese del distretto conciario vicentino sul corpo idrico del fiume.
I dati legati ai PFOS e ai PFOA, che tra l'altro sono sostanze, molecole della grandissima famiglia dei PFAS, che però sono dimostrate cancerogene, si sono mantenuti in concentrazioni generalmente superiori nel fiume Togna, a monte dello scarico, rispetto a quanto registrato nello scarico stesso.
Il report evidenzia anche un picco temporaneo nel mese di novembre per il parametro PFBS sia nello scarico che nel fiume, ma tale picco non ha superato i limiti imposti dello scarico.
A fronte di quanto rilevato, Legambiente ritiene necessario varare un Piano straordinario per la bonifica e la rinaturalizzazione del Fratta Gorzone con una cabina di regia pubblica ed un adeguato stanziamento di risorse economiche che permettano tanto l'implementazione delle indagini di ARPAV, quanto l'avvio di programmi di risanamento del bacino idrico, con azioni concrete per migliorare le pratiche di gestione ambientale, ottimizzare i processi di depurazione e realizzare bonifiche degli inquinanti.
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere interpella la Giunta regionale per sapere, anche sulla base di quanto oggetto di rilievo nell'ambito della "Operazione fiumi – esplorare per custodire 2024", quali sono gli intendimenti e le valutazioni della Regione Veneto rispetto alle prospettive di attivazione di un intervento straordinario per la bonifica e la rinaturalizzazione del fiume Fratta Gorzone.
Grazie.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Da anni sono in atto misure volte a ridurre l'inquinamento del bacino del Fratta Gorzone, agendo sulle fonti di pressione a monte dello stesso. Dette misure sono riportate in dettaglio nel Piano di gestione delle acque dell'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali.
Dato l'inquinamento storico di tale corso d'acqua, le stesse mirano essenzialmente ad ottenere, nel lungo periodo, un miglioramento dello stato di qualità dei corpi idrici. In questo contesto, la contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, provenienti dal sito dell'ex stabilimento industriale della Miteni S.p.A., situata in Comune di Trissino, ha aggravato una situazione già di per sé non favorevole.
Detta contaminazione ha interessato le acque superficiali del Bacino del Fratta Gorzone, principalmente tramite le acque dello scarico produttivo in fognatura del succitato stabilimento collettore al depuratore di Trissino, e da qui al collettore gestito dal Consorzio ARICA, per giungere al Fratta.
Inoltre, va evidenziata la contaminazione conseguente allo scambio fra acque sotterranee e superficiali nella zona di ricarica. Relativamente al primo contributo, l'autorizzazione allo scarico di competenza regionale del collettore gestito dal Consorzio ARICA, che raccoglie i reflui anche degli impianti di depurazione di Arzignano, Montebello Vicentino, Montecchio Maggiore e Lonigo (oltre a quello del già citato Trissino) è stata, a partire dal 2016, annualmente aggiornata con progressiva riduzione delle concentrazioni limite consentite per le medesime sostanze.
Questo ha portato, al di là di qualche picco isolato, ad una drastica diminuzione delle concentrazioni medie rilevate dei carichi annuali di dette sostanze immessi nel corpo idrico. Tra le misure infrastrutturali realizzate in questi anni vi sono anche gli interventi di adeguamento e miglioramento prestazionale dei succitati impianti di depurazione, anche grazie alle risorse stanziate nell'ambito del noto accordo di programma sul risanamento del bacino in questione.
Con riferimento al cromo totale allo scarico del succitato collettore, derivante, almeno in buona parte, da refluo prodotto dall'attività conciaria, si rileva, ad esempio, che dalle analisi condotte da ARPAV con cadenza bisettimanale i valori riscontrati risultano di gran lunga inferiori al limite allo scarico autorizzato, pari a 2 milligrammi per litro, previsto dal Piano regionale di tutela delle acque.
Per le annualità 2022 e 2023 le concentrazioni medie sono risultate rispettivamente 0,188 e 0,173 milligrammi per litro, con valori di punta rispettivamente di 0,32 e 0,241 milligrammi per litro. Per quanto riguarda i pesticidi, nei corpi idrici del bacino del Fratta Gorzone si segnala che al momento solo l'Endosulfan ha concorso direttamente al mancato conseguimento dello stato chimico delle acque dei corpi idrici Togna e Fratta Gorzone.
Ciò detto, per l'area specifica che fa riferimento ai corpi idrici rio Acquetta, fiume Togna e fiume Fratta Gorzone, è possibile affermare che il comparto agricolo ha sviluppato un percorso di conversione a metodi di coltivazione a basso impatto ambientale, quali quello biologico e quello della produzione integrata certificata.
Per quanto riguarda il metodo biologico, nei Comuni che rientrano anche parzialmente nel bacino attenzionato, le superfici complessive dichiarate come condotte con il metodo di coltivazione biologico sono state, nel 2023, oltre 6.000 ettari.
Infine, alcuni tra i Comuni ricompresi negli ambiti fluviali di cui trattasi hanno emanato dei regolamenti sull'uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione, ai sensi delle deliberazioni di Giunta regionale n. 1262 del 2016 e n. 1082 del 2019, con le quali la Regione ha approvato, rispettivamente, gli indirizzi per un corretto impiego dei prodotti fitosanitari e la proposta di regolamento comunale sull'uso dei prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree agricole adiacenti.
Tali strumenti perseguono l'obiettivo di prevenire possibili conflitti causati dalla vicinanza delle aree coltivate ad abitazioni e strade, rischi di inquinamento e insorgenza di disagi, malattie per persone, animali e piante, introducendo misure rafforzative di tutela della salute e dell'ambiente acquatico rispetto alla normativa nazionale vigente.
Tutto ciò premesso, si conferma l'impegno della Giunta regionale a continuare le azioni da tempo messe in atto per giungere a un continuo miglioramento della qualità dei corpi idrici del bacino oggetto dell'interpellanza, e che, come emerge da quanto sopra, riguardano vari ambiti di intervento e diversi settori produttivi.
In questo contesto si inserisce anche lo specifico tavolo tecnico per la predisposizione di un piano protocollo per la gestione delle acque del Fratta (attivato con nota protocollo n. 515639 del 22 settembre 2023) dopo ampia condivisione nella conferenza dei servizi del 12 giugno 2023, con tutti i soggetti territorialmente competenti e coordinato dagli uffici della Direzione ambiente e transizione ecologica, che ha quale finalità la definizione di una regolamentazione delle acque nel medesimo fiume attraverso un approccio strutturato e condiviso nel rispetto degli obiettivi di qualità previsti per i corpi idrici del bacino in questione.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Masolo, prego.

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Ringrazio l'Assessore per la risposta, che mi soddisfa parzialmente, nel senso che mi rendo conto che sono state fatte alcune iniziative per gestire in qualche modo questa situazione emergenziale, dettata da una situazione storica, come ha ammesso nelle premesse l'Assessore. L'inquinamento è storico e tra l'altro si è aggravato con un'emergenza che non può essere gestita, purtroppo, nel lungo periodo, ma nel lunghissimo periodo.
Gli inquinanti che sono stati liberati e che adesso entrano in circolo nel Fratta Gorzone sono addirittura eterni. In questo fiume, se così si può chiamare – quando gli inquinanti sono in una quantità tale che il fiume stesso quasi non può essere più chiamato fiume, ma fogna, e non voglio essere offensivo con il fiume – si è arrivati a una situazione del genere, con un cocktail di sostanze inquinanti, come il citato cromo, comunque tenuto un po' sotto controllo, o i pesticidi, che possono essere diminuiti sostenendo e incentivando fortemente l'agricoltura biologica. Questa è veramente una conferma, una prova essenziale che anche un altro tipo di agricoltura può modificare e diminuire i livelli di pesticidi, di diserbanti, anche di concimi inquinanti e può anche tenere il grado di qualità dell'acqua migliore, ma anche migliorare l'ambiente attraverso maggiore vegetazione, biodiversità e tutto il resto.
Non era citato nell'interrogazione, ma ho visto nel report di Legambiente che era citato anche l'Escherichia coli, che rappresentano un segno visibile di inefficienza o di necessità di investire maggiormente nella depurazione delle acque, perché l'Escherichia coli sappiamo da dove viene.
Facciamo un appello: soprattutto in questo momento in cui alcune associazioni hanno denunciato anche la presenza di PFAS in acque che finora erano non sospette potrebbe essere un'occasione in più per investire ulteriori fondi, ulteriori soldi per risolvere questo problema del Fratta Gorzone e anche di altri fiumi della nostra regione, ma non nel lungo periodo, ma nel medio periodo, cioè investendo ulteriori fondi e investendo anche nei cambiamenti di politiche agricole, di sensibilità di comunicazione nella popolazione e anche di informazione per poter tutelare la propria salute.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo alla IRS n. 435 del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta scritta n. 435 del 25 ottobre 2023 presentata dal consigliere Zanoni relativa a "NELLA DISCARICA DI CONSCIO DI CASALE SUL SILE GIACCIONO TUTTORA RIFIUTI PERICOLOSI: PERCHÉ NON SI È MAI PROVVEDUTO ALLA CARATTERIZZAZIONE DELL'INTERA AREA? QUALI ESITI HANNO DATO I SONDAGGI SULLE ACQUE DI FALDA?"

Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Europa Verde)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Questa è una interrogazione depositata il 25 ottobre 2023, quindi è parecchio datata. Meglio tardi che mai!
Il 23 agosto i giornali locali avevano dato notizia dell'avvio dei lavori di rimozione dei rifiuti dell'ex discarica di Casale sul Sile, frazione di Conscio, in via del Carmine. Riportavano: "Casale: al via i lavori di bonifica della discarica di Conscio. Rimosse oltre 9.000 tonnellate di cenere".
Quel giorno, infatti, la Provincia di Treviso e il Comune di Casale sul Sile avevano formalizzato la consegna del sito alla Cosmo Scavi S.r.l. di Noale, ditta vincitrice della gara d'appalto per il lavoro di rimozione dei materiali presenti.
Nell'estate precedente la Provincia di Treviso aveva già provveduto alla consegna dell'appalto, interrotto però a causa di sopravvenute modifiche normative apportate dall'Austria, Paese che avrebbe dovuto ricevere i suddetti rifiuti.
Venuta meno la possibilità di smaltire i rifiuti in Austria, la soluzione adottata è, quindi, stata quella di conferirli prima nella discarica di Noale, in Provincia di Venezia, per poi smaltirli definitivamente in quella dell'Oria in Provincia di Treviso. Da quanto si apprende i lavori di smaltimento dovrebbero terminare entro fine gennaio 2024.
Va considerato che nel capitolato si diceva che la quantità dei rifiuti presenti nell'area è stata stimata in 17.000 tonnellate (circa 10.625 metri cubi) e che il quantitativo presunto dei rifiuti pericolosi e non pericolosi oggetto dell'appalto è di 9.400 tonnellate, 5.700 di rifiuti pericolosi e 3.700 di rifiuti non pericolosi.
Dal 2006 ad oggi sono stati effettuati in loco alcuni carotaggi, che hanno dato risultati tra loro contrastanti. Come riporta infatti "La Tribuna", in prima battuta, nelle ceneri analizzate era stata riscontrata la presenza in alta concentrazione di metalli di ferro, piombo, rame e zinco. Nel 2015 e nel 2018 il materiale fu declassato a rifiuto non pericoloso. Poi, nel 2020, dopo altre analisi della Provincia, due campioni su tre sono stati classificati come rifiuto pericoloso.
Analisi commissionate da privati al laboratorio Lecher di Salzano, svolte su campioni prelevati il 3 settembre 2022, hanno classificato il rifiuto come pericoloso. Altre analisi commissionate dalla stessa Lecher su campioni prelevati il 22 maggio 2022 hanno nuovamente classificato il rifiuto come pericoloso.
Va rilevato che, per quanto concerne la caratterizzazione dell'area, essa non ha coinvolto l'intero sito, bensì soltanto alcune zone. Ciò desta pesanti preoccupazioni nella popolazione locale, perché vi è la concreta possibilità che nei decenni, per dilavamento, si sia creato del percolato, che può avere contaminato non solo i terreni sottostanti, ma anche le falde acquifere.
Tutto ciò premesso, ho chiesto all'Assessore regionale all'ambiente per quale motivo non sia stata mai disposta la caratterizzazione dell'intera area dell'ex impianto di recupero dei rifiuti di Conscio di Casale sul Sile, se la Giunta regionale intenda intervenire per provvedere urgentemente in tal senso e se siano stati compiuti sondaggi piezometrici sulle acque di falda del territorio interessato e quali esiti abbiano dato queste relative eventuali analisi.

PRESIDENTE

Grazie.
Risponde l'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

In merito al contenuto dell'interrogazione, gli uffici regionali hanno chiesto specifici ragguagli alla Provincia di Treviso, unico ente normativamente competente in ordine alla questione in esame, che, in relazione agli interventi svolti e agli esiti riscontrati, ha riferito in tal modo. I rifiuti oggetto dell'intervento sostitutivo da parte della Provincia sono ceneri pesanti e scorie da incenerimento classificate con codice EER 190111 e 190112, d'ora in poi definite "ceneri", le quali, sottoposte alle verifiche analitiche di prassi per una loro corretta classificazione, hanno evidenziato delle concentrazioni di metalli pesanti tali da attribuire alle stesse, in via preliminare, la classificazione di rifiuto pericoloso.
Successivamente, come previsto dalla norma, sono stati condotti dei test di ecotossicità dai quali è emerso che alcuni settori del cumulo dei rifiuti in questione sono risultati non pericolosi, mentre altri sono stati confermati come pericolosi.
Sulla scorta degli esiti degli accertamenti posti in essere con l'ausilio di un laboratorio accreditato, l'Amministrazione provinciale ha predisposto la documentazione per la gara di servizi, successivamente aggiudicata alla società Cosmo Scavi, la quale, a sua volta, ha effettuato le verifiche di rito per l'omologa dei rifiuti, così come richiesto dagli impianti di destino.
Dette verifiche, svolte sempre con la determinazione della composizione chimica e successivamente sulla base di test ecotossicologici, hanno riscontrato le medesime condizioni poste alla base dei documenti di gara, cosicché l'aggiudicataria ha proceduto con l'allontanamento della massa dei rifiuti pericolosi e parte dei non pericolosi.
Ad oggi, l'intervento è in fase conclusiva, mancando solo l'asporto di un quantitativo di rifiuti non pericolosi corrispondente a poco meno di 50.000 euro. Le ceneri, di cui all'interrogazione, sono collocate su una platea in calcestruzzo contornata su tre lati da un muro di circa due metri, sul quale si adagiano. Tale platea viene realizzata sopra la massa dei rifiuti allocati entro una antecedente discarica per rifiuti inerti, autorizzata secondo il previgente DPR n. 915/1982, in una zona della bassa pianura veneta, con falda sub-affiorante.
Da ultimo, si rappresenta che il tema del possibile impatto delle ceneri poste sulla platea dell'area circostante era già stato posto, tant'è che nel 2015 erano state condotte delle verifiche analitiche al contorno della platea, ovverosia dove era ipotizzabile che il dilavamento delle ceneri avrebbe potuto arrecare una qualche contaminazione dei rifiuti della discarica su cui la platea stessa è stata costruita.
Dette verifiche hanno evidenziato il rispetto dei limiti della colonna B, tabella 1, parte IV, titolo V del decreto n. 152/2006, ovvero condizioni compatibili con un'area di tipo produttivo, come vengono considerati i siti adibiti a discarica di rifiuti. Le analisi vennero condotte secondo le metodiche impiegate per i terreni nell'ambito delle procedure di bonifica, perché si era in presenza di rifiuti di aspetto terroso, con frammisti rifiuti da costruzione e demolizione, in qualche modo riconducibili per analogia a riporti, e i relativi esiti non avevano evidenziato alcun impatto nell'intorno della citata platea.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Mi riservo di leggere con calma la risposta, anche se sono evidenti alcuni passaggi che meriterebbero di essere approfonditi.
Ringrazio l'Assessore per la risposta, però voglio sottolineare come questa risposta arrivi dopo un anno e quattro mesi dal deposito. Le cose che appaiono veramente curiose sono queste. Quando l'oggetto dell'interrogazione è quello di chiedere com'è la situazione (è passato un anno e mezzo), quindi quali sono i rifiuti asportati, viene data una risposta di difficile comprensione, Assessore, perché viene detto "ad oggi l'intervento è in fase conclusiva, mancando solo l'asporto di un quantitativo di rifiuti non pericolosi, corrispondente a poco meno di 50.000 euro".
Non so se è abitudine trasformare delle sostanze in euro. Purtroppo, nella società moderna ormai tutto si misura con i soldi, però mi aspettavo una risposta, almeno per quanto riguarda la questione di questi rifiuti non pericolosi, più tecnica, con un quantitativo in metri cubi, non in euro. Quanto costa lo smaltimento di un metro cubo o di una tonnellata? Che calcoli dovrei fare? Non ho il parametro per capire quanti sono i metri cubi.
Volevo evidenziare come in giro per il Veneto ci siano molte di queste situazioni. Questa è una che può causare inquinamento. Poi, che siano inquinamenti compatibili o meno, con certi dettami della normativa, si tratta sempre di sostanze che non dovrebbero essere presenti nel nostro ambiente, che possono avere risvolti negativi, soprattutto per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, come quelli che riguardavano questo sito.
Credo che avere risposte più tempestive conceda sia a noi che interpelliamo gli Assessorati, sia anche ai funzionari degli Assessorati stessi di avere più prontezza nei problemi e a riuscire anche a coglierli in maniera più puntuale, a risolverli, a dare risposte e anche a tranquillizzare i cittadini, dando fiducia ai cittadini che investono un Consigliere regionale nel fare un'interrogazione, perché ci lamentiamo se le persone non vanno più a votare, ma nemmeno i Consiglieri regionali riescono a farsi dare risposte nei termini previsti.
Noi dovremmo dare l'esempio, colleghi. Mi riferisco in generale a tutta la Giunta. Noi legislatori facciamo le leggi perché vengano rispettate, se abbiamo delle regole interne che prevedono la risposta con determinati tempi (venti giorni, un mese, quaranta giorni, a seconda se sono risposte a interrogazioni a risposta immediata o a risposta scritta), cerchiamo di dare il buon esempio.
Può capitare che, nel momento in cui ci sono interlocuzioni, come in questo caso, con la Provincia e con il Comune, passi più tempo, però credo che sarebbe a vantaggio di tutti (chi amministra, maggioranza e minoranza) poter dare delle risposte all'interno delle regole che noi stessi ci siamo dati. Così potremo avere dei cittadini che hanno più fiducia e che quando si tratta di andare a votare disertano le urne dicendo "tanto, anche se eleggo qualcuno, poi alla fin fine questi non contano niente".
Volevo soffermarmi in questi ultimi secondi di questa risposta per dire che il vantaggio di avere le risposte entro i tempi previsti dal Regolamento sarebbe un vantaggio trasversale.

PRESIDENTE

Grazie.
Passiamo alla IRS n. 582, sempre del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta scritta n. 582 del 1° ottobre 2024 presentata dal consigliere Zanoni relativa a "LA SINDACA DI SILEA, ESASPERATA DALL'ENNESIMA ALLUVIONE, HA SCRITTO UNA NOTA AL GENIO CIVILE DI TREVISO E AL CONSORZIO DI BONIFICA PIAVE, DENUNCIANDO I MANCATI RISCONTRI ALLE SUE RIPETUTE RICHIESTE DI INTERVENTO. LA REGIONE INTENDE AGIRE PER LA MESSA IN SICUREZZA IMMEDIATA DEL TERRITORIO COMUNALE E PER FAR LUCE SULLA VICENDA?"

Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Europa Verde)

Grazie.
Anche questa è un'interrogazione datata, anche se più recente, perché è del 1° ottobre 2024. Questa interrogazione riguarda quello che sta accadendo nei nostri territori a causa dello sconvolgimento del clima e degli eventi particolari come questo.
Il 24 settembre la Sindaca del Comune di Silea ha inviato una nota indirizzata al Genio civile di Treviso, al Consorzio di Bonifica Piave e per conoscenza alla Prefettura, avente ad oggetto "Emergenza esondazione fiume Melma. Richiesta di interventi urgenti". Si tratta di un'esondazione che, dopo le bombe d'acqua, ha causato diversi danni ai cittadini di quella zona.
La Sindaca naturalmente interviene e scrive una missiva, ripresa anche dalla stampa locale, "Adesso facciamo causa", che era il titolo, "Alluvione: danni per milioni", e fa riferimento a due note precedenti, cui non è stato dato riscontro alcuno. Abbiamo un Sindaco del territorio che scrive a questi enti, ma non ottiene risposte.
Si sollecitano nuovamente urgenti interventi di pulizia ordinaria e straordinaria nell'alveo del fiume Melma (già il nome fa capire che è un fiume che ha bisogno di interventi), che nella notte tra il 23 e il 24 settembre 2024 è esondato all'altezza del ponte di via Roma, allagando un'intera area tra via Marcello, via Roma e via Posta del Comune di Silea.
Esasperata dal ripetersi di tali situazioni che tanti danni e tanti disagi continuano ad arrecare agli inermi cittadini di Silea, la Sindaca ha chiesto un confronto immediato e in presenza ai citati interlocutori (Genio civile e Consorzio Bonifica Piave), nonché una risposta scritta sulle intenzioni operative per risolvere il grave problema più volte segnalato. Siamo in una recidiva, colleghi.
Con la citata missiva, si chiedono dunque il controllo e il monitoraggio a carico del concessionario, uno, del funzionamento delle paratoie primarie site a valle del fiume Melma, due, della corretta pulizia del vaccino antistante lo sfioro essenziale per evitare un pericoloso accumulo di detriti, tre, della regolazione delle paratie di scolo secondarie del fiume che regolano l'afflusso di acqua nell'alveo originario.
Il Comune di Silea, che non è competente per gli interventi suddetti, ha comunque fatto quanto in proprio potere per la sicurezza della cittadinanza, acquistando e posizionando sonde idrometriche per monitorare i livelli del Sile e del Melma, ma è impotente se lasciato solo dinanzi al verificarsi di ripetuti fenomeni alluvionali. Per i suddetti motivi, con nota del 24 settembre, viene richiesto un immediato tavolo di confronto per mettere in atto soluzioni urgenti.
Infine, la Sindaca ha dichiarato: "Se dobbiamo garantire la sicurezza dei cittadini di Silea, siamo costretti a considerare l'azione legale come un'opzione".
Con questa interrogazione, quindi, ho chiesto all'Assessore regionale all'ambiente se intende intervenire con inderogabile urgenza per mettere definitivamente in sicurezza dalle esondazioni il territorio del Comune di Silea; se intende far luce sui motivi dei ripetuti mancati riscontri alle richieste di urgente intervento più volte inviate dalla Sindaca di Silea al Genio civile di Treviso e al Consorzio di Bonifica Piave e, dunque, sui mancati o gli insufficienti interventi che hanno determinato l'attuale situazione di costante rischio.
Volevo ritornare sulla data di presentazione: 1° ottobre 2024. Quindi, sono fatti relativamente recenti. Perlomeno questa interrogazione è riuscita a far sì che le prime risposte siano poi arrivate alla Sindaca. Pertanto, vista comunque l'inerzia di questi Enti, ho ritenuto importante notiziare di questo problema l'Assessore, chiedendo anche quanto sopra descritto.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Rispondendo ai quesiti di cui alla presente interrogazione, in premessa è d'obbligo evidenziare che le cause delle recenti alluvioni che hanno interessato l'abitato di Silea sono determinate da molteplici fattori concorrenti. Si rappresenta, in primo luogo, che il tratto del fiume Melma di competenza della Regione del Veneto, gestito dall'Unità organizzativa Genio civile di Treviso, è quello afferente alla parte terminale del corso d'acqua ricadente in Comune di Silea, nel tratto che va dal ponte di via Roma alla confluenza con il fiume Sile.
Gli eventi meteorologici avversi che si sono manifestati nell'anno 2024 hanno determinato vari eventi di piena del fiume Melma, causando locali fenomeni di esondazione. A seguito dell'evento di piena del 23 settembre 2024, durante il quale il fiume Melma ha raggiunto livelli idrometrici importanti, la Regione del Veneto, per mezzo dell'Unità organizzativa Genio civile di Treviso, è prontamente intervenuta in condizioni di somma urgenza, provvedendo a garantire le migliori condizioni di deflusso lungo il tratto terminale dello stesso corso d'acqua sino alla confluenza del fiume Sile.
Tale intervento è stato realizzato e concordato con l'Amministrazione comunale di Silea nell'ambito del rapporto di proficua collaborazione. Sono pertanto da respingere, in quanto infondati, sia il presunto mancato dialogo che l'attuazione dei necessari interventi di competenza.
Si rappresenta, infine, che ad oggi, l'Unità organizzativa Genio civile di Treviso, in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Piave, competente per l'intero tratto del fiume Melma, ha autorizzato, a monte dell'attraversamento di via Roma, interventi di protezione delle sponde e regimazione idraulica, e che lo stesso Consorzio ha redatto un progetto di realizzazione di casse di laminazione per la laminazione dei colmi di piena.

PRESIDENTE

Per la replica, collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Europa Verde)

Ringrazio l'Assessore della risposta, che leggerò con attenzione.
Mi pare di capire che per quanto riguarda la parte relativa al funzionamento delle paratoie primarie, non vi siano dei riscontri, almeno da un primo veloce ascolto della risposta. Bene che il Genio civile sia intervenuto in condizioni di somma urgenza. Però, proprio per una questione di proficua collaborazione, come si legge nella risposta, sarebbe bene che ci fosse un'interlocuzione preventiva con i Comuni, in questo caso, il Comune di Silea, anche per tutti quegli interventi utili a prevenire questi fenomeni.
Credo, infatti, che sia più importante prevenire che poi intervenire in condizioni di somma urgenza, perché se quelle manutenzioni che venivano richieste fossero state fatte, e sono state anche sollecitate dal Sindaco nel tempo, probabilmente, magari, non serviva nemmeno l'intervento in somma urgenza, perché probabilmente queste manutenzioni avrebbero comportato la prevenzione per quanto riguarda l'esondazione del fiume.
Prendo atto che ci sono questi interventi in essere, e che c'è un progetto di realizzazione di casse di laminazione per la laminazione dei colmi di piena, su cui chiederò ulteriori informazioni per capire lo stato di avanzamento e i tempi di realizzazione.

PRESIDENTE

Abbiamo terminato il tempo a disposizione per le risposte alle interrogazioni.
Ai sensi dell'articolo 72, il Presidente della Giunta regionale interviene in Aula. Il 21 gennaio è stata presentata una lettera di richiesta da parte delle minoranze e il Presidente Zaia è qui anche su quell'argomento.
Prego, Presidente.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Grazie. Buongiorno a tutti. Grazie, Presidente.
Approfitto di questo passaggio per dare un minimo di aggiornamento. Non nego che di grossi aggiornamenti non ce ne sono rispetto all'ultima volta nella quale sono intervenuto in Consiglio per parlare anche di autonomia. Nella fattispecie, i nuovi fatti che interessano la storia dell'autonomia sono, da un lato, la sentenza di dicembre della Corte costituzionale sulla legge Calderoli, una sentenza che nasce da un ricorso di quattro Regioni, come voi sapete, la Campania, la Puglia, la Toscana e la Sardegna, che hanno ricorso avanti alla Corte costituzionale contro la legge Calderoli.
Si tratta di una sentenza – l'ho letta per intero, per cui penso di conoscerla abbastanza bene – al di là del comunicato stampa, su cui magari tutti noi fin dall'inizio abbiamo fatto le nostre dichiarazioni e le nostre considerazioni, di 107 pagine nella quale la Corte, in maniera molto inflessibile, in maniera molto puntuale, ma anche in maniera molto coerente, definisce gli aspetti positivi e negativi della legge Calderoli. La Corte risponde ai ricorrenti in maniera molto puntuale. In queste 107 pagine tocca 53 punti. Per 25 volte la Corte risponde ai ricorrenti su 25 questioni, che dichiara infondate.
Posso continuare, comunque, sì? Va bene.
Dicevo, le dichiara infondate. Per altre 13 volte le dichiara inammissibili. Poi, per 14 volte, in queste 107 pagine, in queste 53 osservazioni, la Corte entra nel vivo, nei gangli della legge Calderoli. Diciamo che ci entra in maniera importante. Ad esempio, da subito, in una delle prime osservazioni, la Corte dice: non chiamatele materie, è improprio l'utilizzo del termine "materie", ma chiamatele "funzioni". Più precisamente, la Corte dice: definitele "specifiche funzioni". Vi dirò che questa non è una grande novità, visto e considerato che, comunque, è corretto e certo che l'autonomia differenziata, fin dall'impostazione della legge Calderoli, ma anche in tutte le discussioni ai tavoli che abbiamo fatto, si è sempre basata sulla definizione delle funzioni, quindi non di prendere di fatto l'intera materia e, quindi, chiudere interi Ministeri, ma devolvere competenze, che sono le specifiche funzioni. Fra l'altro, la Corte in maniera ricorrente riporta questo termine. Cancella in maniera puntuale la parola "materie" e le definisce "specifiche funzioni".
Perché vi sottolineo questo aspetto? Perché la Corte non dà un parere generale in queste 107 pagine, in questi 53 punti toccati, la Corte entra nei gangli, come vi dicevo, e addirittura dà anche le correzioni da fare alla legge. Questo è fondamentale saperlo. Quindi, è una Corte che si ritiene della partita, è una Corte che in queste 107 pagine, parlando dell'articolo 8 della legge Calderoli, risolve un problema che era oggetto di dibattito, che era quello del finanziamento del processo. La Corte dice che non devono essere emessi nuovi tributi, ma si deve consolidare l'idea della compartecipazione, una compartecipazione – aggiunge la Corte – che deve essere solida e stabile nel tempo. Ciò vuol dire che, nel momento in cui tu trasferisci – lo traduco io – quella specifica funzione, che ha quel costo di gestione trasferendola dallo Stato, che ha un costo definito, alla gestione regionale, nel momento in cui ci fossero delle migliorie rispetto alla gestione, con dei risparmi, non si va comunque a rivedere la compartecipazione definita in origine. Ma è altrettanto vero che, se vi fossero degli elementi peggiorativi e dei costi accessori rispetto al floor, quindi al prestabilito, nel trasferimento della funzione, la Regione porterebbe in pancia quel delta di costo, che sarà un costo negativo; quindi, avrà un maggior costo nella gestione della funzione. Tant'è vero che la Corte, sempre in quelle 107 pagine, parla con attenzione della definizione dei costi delle singole funzioni.
La Corte, sempre in questa sentenza, va anche nello specifico a chiarire fino in fondo il tema dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), e cioè condivide l'idea che alcune materie possano essere subito oggetto di trattativa, stiamo parlando delle famose prime nove materie delle ventitré, e che quattordici possano essere oggetto di trattativa soltanto nel momento in cui verranno definiti i LEP, come previsto, peraltro, in legge definiti entro ventiquattro mesi. Anche sui livelli essenziali delle prestazioni la Corte riconosce che finalmente in questo Paese si parla di livelli essenziali delle prestazioni in virtù del fatto che questi livelli essenziali di prestazioni, introdotti con la modifica del Titolo V nel 2001, diventano obbligatori nella loro definizione nella finanziaria 2023, approvata nel dicembre 2022 da questo Governo.
La Corte sottolinea alcuni aspetti e introduce anche delle modificazioni da fare. Innanzitutto, non è vero che la Corte esprime dubbi sul processo di regionalismo. La Corte introduce concetti, assolutamente condivisibili, di salvaguardia rispetto all'unità nazionale, rispetto alla solidarietà, rispetto alla sussidiarietà, ma valorizza anche l'aspetto del regionalismo. In più parti – se non ricordo male, in due o tre parti – la Corte definisce auspicabile il processo di regionalismo che è in corso, ovviamente fatte salve tutte quelle riserve fondamentali a garantire che il Paese cresca con uniformità e non abbia ulteriori disuguaglianze.
La Corte interviene anche su un altro aspetto, sempre nella sentenza, che è l'aspetto rappresentato dal ruolo del Parlamento. Voi sapete che si è generato un ampio dibattito prima dell'approvazione della legge Calderoli, o meglio ancora, molto prima, visto e considerato che molto spesso i costituzionalisti, anche autorevoli costituzionalisti – non sto parlando solo della nostra Delegazione trattante – hanno dibattuto in più occasioni circa l'opportunità o meno dell'obbligatorietà di una legge quadro sull'attuazione dell'autonomia: Ebbene, da un lato c'è una parte del mondo di costituzionalisti che sostiene tutt'oggi che l'autonomia è definita con la modifica del Titolo V, è definita in Costituzione, una Costituzione che fin dall'origine è autenticamente federalista, quindi fin dal 1° gennaio 1948 , e non ha necessità di una legge attuativa. Dall'altro lato c'è un'altra parte di costituzionalisti, di addetti ai lavori (definiamoli così), che dice che il passaggio in Parlamento debba ritenersi obbligatorio. Penso che sia stato fatto con molta correttezza. Peraltro, io assieme agli altri colleghi abbiamo condiviso questo passaggio. E la legge nulla toglie al percorso, anzi il coinvolgimento del Parlamento è anche un atto di attenzione e di assoluto rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento.
La Corte, verso la fine della sentenza, introduce anche questo concetto e dice: nella legge è previsto che, una volta sottoscritta l'intesa tra la Regione e lo Stato, l'intesa venga approvata dal Parlamento. Ma la Corte chiede una modifica in questa parte della legge e dice: deve essere previsto non solo che venga approvata, ma anche che possa essere modificata dal Parlamento. Prova ne sia che, introducendo anche questa opportunità e, quindi, un'eventuale fase emendativa, la Corte, sempre nella sentenza, dice: nel momento in cui fosse modificata l'intesa, sarà doveroso audire nuovamente la controparte per capire se le due controparti, che saranno, ovviamente, ancora una volta, il Governo e la Regione, che avevano sottoscritto l'intesa condivideranno le modifiche oppure no, oppure si attiverà una nuova negoziazione.
Qualcuno sostiene che è stata smontata la legge Calderoli. Di certo, in alcune parti ci sono stati degli interventi della Corte che hanno chiarito alcuni passaggi. Dopodiché, vorrei ricordare che le sentenze della Corte sono esecutive. Vedo un dibattito in questo Paese dove si dice: "Ma verrà modificata la legge? Ci sarà mai un recepimento della sentenza della Corte?". La sentenza della Corte è esecutiva e la legge va modificata come previsto dalla Corte. Quindi, queste modificazioni – adesso io non sono nelle condizioni di darvi i tempi e le modalità che il Governo deciderà di adottare – verranno assolutamente recepite, perché la sentenza è esecutiva.
Nel complesso, se da un lato in questi quattordici punti la Corte, con la sentenza, entra nel vivo delle modificazioni da fare alla legge, è altrettanto vero che dall'altro lato si legge una Corte che accompagna questa legge, e l'accompagna al punto tale che le modifiche che si debbono introdurre sono modifiche che per molti aspetti vanno a chiarire anche il percorso e lo agevolano, e quello della compartecipazione ai tributi è uno di quei passaggi.
Oggi siamo, da un lato, con questa sentenza, che è chiara, ultra-chiara, come vi ho detto. Peraltro, noi abbiamo avuto dei tavoli tecnici che, nel frattempo, si sono tenuti a livello nazionale sempre relativi ad una prima materia, che è quella della protezione civile. Dall'altro lato, nel frattempo è intercorsa un'ulteriore sentenza, come voi sapete, che è quella relativa alla legittimità costituzionale di un quesito referendario inteso a far andare al referendum i cittadini italiani sul pro o contro la legge Calderoli. Come voi sapete, questo quesito referendario è stato ritenuto a questo punto decaduto, incostituzionale rispetto al fatto che, comunque, si rivolge a una legge che non esiste più, a una legge che radicalmente è in buona parte modificata. Per cui, non abbiamo più neanche il tema della consultazione referendaria.
A questo punto l'aggiornamento che io vi posso dare è che si continua con i tavoli tecnici, si continua con un tavolo, fra l'altro, che si è tenuto il 29 gennaio. Forse l'unica riunione ufficiale da quando ci siamo visti, al di là di quelle riunioni che definirei di riscaldamento a bordocampo, si è tenuta il 29 gennaio, quindi qualche giorno fa. Si sta discutendo su una materia, che è quella della protezione civile, sulla quale voi sapete che la Regione del Veneto è anche capofila rispetto alle altre Regioni, che sono la Lombardia, la Liguria e il Piemonte. L'idea è quella di riuscire a scrivere questa intesa, io spero anche velocemente, per dimostrare la bontà del progetto, e cioè chiedere la possibilità di dar modo al Commissario di Governo, che nella fattispecie potrebbe essere il Presidente della Regione, di poter fare ordinanze in deroga in caso di terremoti o di alluvioni. A parte che questa è una competenza che già hanno alcune Regioni a Statuto speciale. Comunque, è un'occasione per essere molto più proattivi nell'aiuto ai cittadini, piuttosto che coordinare le forze in campo che si dedicano all'aiuto ai cittadini magari alluvionati o terremotati. Sono tutte competenze che vengono richieste per essere molto più operativi ed essere meno complicati nel rapporto con il cittadino.
C'è l'idea di poter ragionare anche su fondi integrativi, che è un altro fronte sul quale possiamo ragionare, e in questa prima fase eventualmente anche di iniziare a parlare di giustizia di pace. Peraltro, neanche a farlo apposta, all'inaugurazione dell'anno giudiziario anche il Presidente della Corte d'Appello di Venezia, dottor Carlo Citterio, proprio nella sua relazione ha parlato dell'opportunità di valutare fino in fondo questa competenza della giustizia di pace da dare alle Regioni, anche al fine di snellire le procedure, nonché molte attività che potrebbero essere delegate alle Regioni.
Di riunioni formali convocate a breve non ce ne sono, però immagino che nelle prossime settimane si continuerà con il lavoro, e nel momento in cui avremo la possibilità di avere qualcosa di predefinito, ben volentieri, come previsto già in quella seduta del 2017, noi siamo qui, io personalmente e comunque la Giunta, a disposizione per informare il Consiglio.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Come abbiamo già fatto in altre occasioni, quando ci sono comunicazioni di questo tipo si prevede un intervento per Gruppo. Non apriamo una discussione generale su una comunicazione, ripeto, in itinere. Abbiamo sempre fatto così. Io pensavo a cinque minuti per Gruppo e un componente per Gruppo.
Chi interviene? Prego, collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Visto che rappresento un Gruppo che non è un mono-Gruppo, nel raccogliere le necessità del Partito Democratico, chiedo che si adotti un altro strumento. Vanno bene i cinque minuti, ma almeno più di un intervento a Gruppo, perché cinque minuti per ogni Gruppo significa inibire nei fatti, sia in termini di quantità che di qualità, la discussione in Aula. Solo noi siamo in cinque. Se il pensiero del principale partito di opposizione deve essere condensato in cinque minuti su un tema così delicato, ce lo dica subito, rinunciamo anche all'intervento.
Abbiamo chiesto noi al Presidente di essere presente oggi in Aula, tra l'altro non viene mai; quindi, non è neanche un'occasione che possiamo riutilizzare in altri momenti, chiedo che venga dato più tempo al Gruppo o, perlomeno, che ci sia data la possibilità, per chi vuole, senza abusarne, di poter discutere di un argomento cruciale per la nostra Regione. Non stiamo parlando di alberi di mele, stiamo parlando del tema dell'autonomia, che è cruciale in questa Regione. A meno che non ci stiate dicendo che è un dibattito che non interessa fare.

PRESIDENTE

È un dibattito che interessa fare, però io riprendo altre situazioni dove, ai sensi dell'articolo 72, si è previsto un solo intervento. Mi pare non si sia fatto niente di diverso in altri tempi e ritengo di mantenere un intervento per Gruppo e cinque minuti per ogni intervento. Mantengo questa posizione, riprendendo cose già fatte.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

È possibile mettere ai voti la mia proposta, Presidente? È una norma di Regolamento.

PRESIDENTE

Mettiamo in votazione la proposta della collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Chiedo un intervento a favore e un intervento contrario. Il tempo lo facciamo perdere lo stesso, se vogliamo.

PRESIDENTE

Mettiamo in votazione...

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Con un intervento a favore e uno contrario, se c'è qualcuno.

PRESIDENTE

Certo. Chiedo se c'è un intervento a favore. Poi vediamo se ce n'è uno contrario. Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, intervengo a sostegno di quanto la capogruppo Camani ha appena detto, non tanto per una questione di tempistiche, quanto per una questione di buonsenso, di logica e anche di principio di democrazia. Presidente Zaia, noi la ringraziamo per essere venuto oggi qui, dopo che lo abbiamo chiesto, a spiegarci legittimamente quali sono le sue posizioni.
Però, Presidente Ciambetti, perché la capogruppo Camani dice una cosa giusta? Intanto perché questo è un intervento mirato a discriminare la posizione del Partito democratico, perché è implicito che non ci sarà più di un intervento tra le file dei partiti di maggioranza, a differenza del Partito Democratico, che è l'unico Gruppo di opposizione strutturato da cinque membri. Quindi, è evidente che questo è un provvedimento che tenta di censurare quelle che sono le linee del Partito Democratico, che su questo tema, Presidente Zaia, ha sempre tentato di intavolare, pur su una diversità di idee e di vedute, un ragionamento con lei in quest'Aula. Inoltre, Presidente Ciambetti, noi crediamo che sia riduttivo e assurdo che su un tema...

PRESIDENTE

Collega Montanariello, se abbassa i decibel sento lo stesso, gliel'assicuro.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi crediamo che sia riduttivo e assurdo che di un tema di cui sta parlando tutta Italia, tutti i giorni su ogni testata giornalistica ci sono pezzi sull'autonomia, come su tutte le televisioni, un tema di cui stanno parlando anche coloro che non sono interessati, noi che siamo il Consiglio regionale Veneto, l'Organo che ha fatto il progetto di legge per chiedere l'autonomia, noi che siamo coloro che hanno deciso di usare le risorse pubbliche per chiedere un referendum o una consultazione popolare (chiamatela come volete), quando arriva perché se ne discuta in Aula siamo meno di tutta l'Italia che ne discute, nonostante siamo noi ad averlo chiesto. Secondo voi, a rigor di logica, è normale che tutta Italia discuta di autonomia, tranne il Consiglio regionale del Veneto, che l'ha chiesta? Secondo voi è normale, a rigor di democrazia, a rigor di buonsenso, a rigor di rispetto istituzionale tra chi compone quest'Aula e rappresenta i veneti? Ci dispiace ricordarvi, infatti, che anche noi, pur se non con le stesse vostre percentuali, rappresentiamo i cittadini del Veneto. Non c'è mica chi rappresenta di più e chi rappresenta di meno, se bisogna esprimere il parere come Sergio e come Consigliere. E voi cosa fate? Accettate che il Consiglio regionale su un tema principe come questo sia svilito, depotenziato e messo da parte, perché ne parla tutto il mondo, tranne il Consiglio regionale.
Mi auguro, Presidente Zaia, che l'autonomia non venga fatta così come state portando avanti il dibattito istituzionale, perché sono queste le sedi in cui si discute di autonomia con il Consiglio regionale.
Grazie.

PRESIDENTE

La collega Venturini parla contro. Prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Intervengo sull'ordine dei lavori: chiedo una sospensione...

PRESIDENTE

No, collega, siamo sulla richiesta di votazione...
Scusatemi. Serve ordine in quest'Aula per far funzionare le cose.
Siamo ai sensi dell'articolo 72, la collega Camani ha chiesto di mettere al voto la sua proposta, siamo in fase di votazione. Il collega Montanariello ha parlato a favore, adesso deve intervenire uno contro la proposta.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Presidente, ho chiesto la parola contro la proposta che viene fatta. Propongo una sospensione dei lavori in modo da consultare la Conferenza dei Capigruppo ed evitare le strumentalizzazioni delle sinistre, visto che sono già intervenuti in due sull'argomento.

PRESIDENTE

Grazie.
Metto in votazione la richiesta della collega Camani.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Prego, collega Camani, sull'ordine dei lavori.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Mi alzo questa volta, Presidente. Grazie.
Siccome stavamo discutendo ai sensi dell'articolo 72, desidero far presente che l'articolo 72 prevede che la discussione conseguente alla comunicazione del Presidente della Giunta o del Presidente del Consiglio avvenga sulla base delle valutazioni assunte dalla Conferenza dei Capigruppo. In particolare, prevede che la durata degli interventi è stabilita dal Presidente del Consiglio, sentita la Conferenza dei Capigruppo. Siccome non mi risulta che la Conferenza dei Capigruppo sia stata sentita, ma lei ci ha avanzato una proposta, che dunque è sindacabile, calcolando che stiamo procedendo in deroga al Regolamento, che prevedrebbe, invece, la convocazione della Conferenza dei Capigruppo, che lei unilateralmente ha scelto di non convocare, vista la bocciatura da parte dell'Aula, che evidentemente non ha molto da dire su questo tema, della mia precedente richiesta, chiedo, per favore, di mettere ai voti la proposta di allungare i tempi di intervento da cinque a dieci minuti per Gruppo. Anche su questo, ovviamente, chiedo un intervento a favore e un intervento contrario e poi la votazione dell'Aula. Presidente, in cinque minuti non si riesce ad articolare nessun pensiero.

PRESIDENTE

Io posso capire che lei utilizzi il Regolamento per tenerci qua più e più volte.
Convoco immediatamente la Conferenza dei Capigruppo in Sala del Leone e poi proseguiamo i lavori in maniera corretta.
La Seduta è sospesa alle ore 15.10
La Seduta riprende alle ore 15.17

PRESIDENTE

Riprendiamo i nostri lavori.
Ci sono interventi? Non vedo richieste di intervento. La collega Camani ha chiesto di intervenire. Colleghi, facciamo silenzio in Aula. Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ovviamente la rilevanza della discussione in Aula, che abbiamo richiesto qualche settimana fa, è una discussione che deve essere riempita della sostanza che abbiamo attraversato in queste settimane, e cioè della portata reale che la sentenza n. 192 ha avuto sulla legge Calderoli, ma non soltanto sulla legge Calderoli. Il tentativo di sminuirne la portata sul piano complessivo della forma dello Stato e delle nostre Istituzioni, che ci dovrebbe imporre ad interpretare in profondità le risultanze di quella stessa sentenza, io credo che sia intellettualmente disonesto, perché la sentenza in realtà apre una riflessione più seria, a cui ci richiama, attorno allo Stato e attorno al tema dell'autonomia differenziata, Presidente Zaia.
Io penso che almeno in quest'Aula dovremmo abbandonare, Presidente, la semplificazione che vuole della legge Calderoli, del processo di devoluzione e di quella stessa sentenza mercificata in nome della propaganda politica e dovremmo, invece, misurarci con serietà rispetto alla delicatezza dell'argomento che stiamo maneggiando, che non è la proposta politica del Presidente Zaia o della Lega, ma sono le Istituzioni democratiche di questo Paese.
Il punto non è, Presidente Zaia, banalmente cosa resta della legge Calderoli o della legge n. 86, o cercare di capire se, togliendo i pezzi che ha cancellato la Corte, resta comunque in piedi qualcosa con cui procedere. Presidente, se avete intenzione di affrontare le prossime sfide con questo atteggiamento, io penso che riveliate un impianto di retroguardia, quasi una mossa della disperazione: capiamo se è rimasto qualcosa di questa legge su cui poterci inventare un qualcosa su cui campare i prossimi anni.
Cerco, allora, di dire dal mio punto di vista cosa ci ha detto questa sentenza e quali sono gli elementi attorno ai quali noi dovremmo provare a discutere, possibilmente in quest'Aula, spesso, non quando la chiamiamo noi, Presidente, ma più spesso possibile, attorno al tema dei temi di questa Regione, e cioè la possibilità di avere delle forme nuove di autonomia differenziata.
Su una cosa sono d'accordo con lei, Presidente: la Corte ha stabilito in maniera chiara che il regionalismo è un pezzo fondante della nostra architettura istituzionale, il regionalismo quale autonomia politica, legislativa, amministrativa, che riguarda le Regioni, ma anche gli Enti locali. Lo dice l'articolo 5 della Costituzione: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali". È chiaro, però, che questo regionalismo non può essere interpretato in un'ottica di contrapposizione, in un'ottica conflittuale, in un'ottica addirittura di contrasto tra i diversi livelli. Questo regionalismo, questa autonomia non può mai essere posta contro la nozione unitaria di Repubblica, di identità e di popolo. Anzi, la sentenza ci dice che la diversità tra Regioni e fra territori trova compimento pieno quando converge verso un nucleo di valori condivisi. Spetta alle Istituzioni, quindi anche a lei, anche a noi, Presidente, comporre la complessità del pluralismo regionale dentro le esigenze unitarie.
Io so che lei richiama spesso l'impugnazione che il Governo Renzi fece dei referendum proposti dalla Regione del Veneto, a proposito di unità della Repubblica, ma quando lo fa dimentica di dire che questa Regione, la sua Regione, quella guidata da lei, propose un referendum in cui si chiedeva se si voleva che il Veneto diventasse una Repubblica autonoma, sovrana e indipendente. In quella richiesta di referendum, giustamente impugnata dal Governo e giustamente respinta dalla Corte, c'è la negazione del regionalismo e dell'autonomia differenziata all'interno di un'ottica unitaria della Repubblica, tanto che il riferimento all'unità della Repubblica scompare, sotto la sua guida, anche dallo Statuto della nostra Regione.
La Corte, in quella sentenza, invece, ci indica un orizzonte, quello del regionalismo dentro l'unità della Repubblica, e ci dice anche come perseguire quell'orizzonte, non dunque, Presidente, semplicemente la sostituzione della parola "materia" con la parola "funzione", ma in virtù del principio di sussidiarietà, che non si può solo enunciare ma bisogna applicare, la Corte esclude l'esplicita attribuzione massiva di materie, perché intesa come contraria ai principi generali di sussidiarietà e di collaborazione.
Come si può tenere insieme, Presidente Zaia, l'indicazione della Corte che, sostituendo la parola "materia" con la parola "funzione", nei fatti nega il principio della devoluzione massiva con la delega che lei ha in tasca di questo Consiglio regionale, che diversi anni fa le diede mandato per chiedere tutte e subito le ventitré materie?
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Enoch SORANZO

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

C'è una contraddizione profonda, anche se adesso vi vergognate di esplicitarla, tra la vostra idea di autonomia indipendentista, isolazionista, di contrapposizione, tutte e subito le ventitré materie, con ciò che prevede la Costituzione. Tant'è che la sentenza della Corte ha proposto un'interpretazione immediatamente applicabile, come diceva lei, che sovverte l'impianto che la sua Giunta e la sua Regione del Veneto hanno offerto in questi anni, perché la richiesta delle ventitré materie non corrisponde alla necessità dei cittadini, risponde ad una logica politica, o meglio, dovrei dire di potere, riassumibile nel famoso "padroni a casa nostra", e non è fondata sui princìpi di equità e di adeguatezza, che sono i due elementi fondamentali che stanno alla base del principio di sussidiarietà. Equità e adeguatezza: sono queste le due parole cancellate dal suo impianto sull'autonomia.
Essersi dimenticati l'equità nella richiesta per l'autonomia significa essersi dimenticati i bisogni delle persone. Infatti, nella vostra richiesta di tutte le ventitré materie subito i bisogni delle persone sono utilizzati soltanto come metro per misurare quante risorse in più in tasca vi vengono. Al centro del vostro interesse in riferimento al processo autonomistico non ci sono i bisogni delle persone, non c'è neppure una migliore azione amministrativa da mettere in campo. I bisogni delle persone vi interessano soltanto come peso dei soldi in più da chiedere a Roma. E questa è la negazione del regionalismo come l'hanno inteso i Padri costituenti.
Anche sulla vicenda dei LEP, e su questo chiudo, il vero pilastro della legge n. 86, smontato dalla Corte, sappiamo che le attribuzioni per le specifiche funzioni delle cosiddette "materie LEP" sono condizionate alla preordinazione e predeterminazione dei livelli dei diritti sociali e civili. Ma la Corte dice di più. Dice che anche nelle materie non LEP, laddove ci sia un'incidenza sui diritti sociali e civili delle persone, serve che il Parlamento fissi l'asticella.
Quindi, e vado a chiudere per il tempo che mi è stato concesso, e ringrazio la Conferenza dei Capigruppo per questo, quello che a noi preoccupa, Presidente Zaia, è che lei ha trasferito le sue liberissime e legittimissime convinzioni personali di esponente politico alla guida della Regione del Veneto, facendo incagliare la nostra Regione e il nostro territorio in una discussione inutile e infinita, che si riproduce in questi quindici anni e che oggi, infatti, siccome la Costituzione la dovete rispettare anche voi, si traduce in una richiesta per le deroghe, in caso di calamità, della protezione civile.

PRESIDENTE

Grazie, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Se ci avete fatto aspettare vent'anni per questo...

PRESIDENTE

Chiuda, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Finisco, Presidente.

PRESIDENTE

Collega, deve chiudere, per piacere, direttamente.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Se pensate che questa sia la forma di autonomia che meritano i veneti, io credo che rischiamo veramente di andare fuori strada.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la collega Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente. Buongiorno, Presidente Zaia.
Una cosa è chiara: che vogliamo o no, indipendentemente da come la pensiamo sull'autonomia, la Consulta ha stravolto, se non smontato e totalmente cancellato la legge Calderoli. Penso che questo noi dovremmo dirlo nero su bianco e penso che lo dovrebbe dire in particolare lei, che ha sicuramente più visibilità anche di chi sta da questa parte, per dire finalmente la verità ai veneti dopo il referendum. Questo è un dato di fatto. Credo che anche alla sua comunicazione odierna non ci siano cose da aggiungere, a questo punto. Penso che questo virgolettato dovrebbe essere sottoscritto da tutti. Non ci sono escamotage che stiano in piedi. La Consulta ha proposto, semmai la si volesse fare, un'autonomia più solidale e più cooperativa. Questo è scritto in maniera fondativa nella sentenza della Corte.
Io partirei da qui. Noi le abbiamo chiesto di essere qui, in Aula, con una lettera firmata da tutti i Capigruppo, perché credo sia importante, anzi essenziale che la politica su una riforma di questo tipo, semmai la politica nazionale dovesse decidere di andare avanti a farla, o non la porta come una bandiera da sventolare per prendere consensi, oppure potrebbe accadere che si fa una riforma con i piedi, quando in realtà, nel momento in cui noi parliamo di una riforma dell'architettura dello Stato, i piedi dovrebbero essere da un'altra parte e dovremmo metterci solo la testa, e la testa vera, non la pancia.
Lei oggi è venuto in Aula, ha illustrato l'informativa, che ho ascoltato attentamente, ma non ha aggiunto molto rispetto a quello che già sapevamo. Secondo me in Aula non si viene a fare la cronaca di quello che sapevamo già. Io – e glielo chiederò – vorrei sapere che tipo di autonomia, alla luce della sentenza della Corte, lei immagina, voi immaginate. Ai tavoli tecnici dove la Lega, Fratelli d'Italia e gli altri partiti che siedono in Parlamento discuteranno tecnicamente e politicamente della necessità di una riforma e dei suoi contenuti, la Lega del Ministro Salvini o la Lega del Presidente Zaia che tipo di autonomia chiederà? Io penso che sia questo quello che le persone dovrebbero oggi sapere e speravo di poter sentire dalle sue parole questo.
Se è vero che la legge andrà riscritta – questa è una certezza – e se la volontà politica – e ci arrivo – sarà quella di andare avanti, servirà, sì, un reale confronto perché, semmai, e forse qui mi differenzio anche dai colleghi che stanno da questa parte, la riforma del Titolo V ha avuto anche serie difficoltà. Quindi, io spero che non si faccia la stessa fine. Allora, le chiedo quello che mi sta a cuore: i Comuni, gli Enti locali che ruolo avranno nel poter avere un potere di parola, se deciderete, se il Governo deciderà di andare avanti sull'autonomia? Perché, sa cosa mi è accaduto l'altro giorno? Che ho ricevuto una telefonata da una persona a me cara che mi ha detto: gli assistenti sociali sono venuti a casa e hanno chiesto di ridurre le ore di assistenza a mia figlia con disabilità, perché i servizi sociali del Comune non possono più passare quattro volte a settimana, ma soltanto due. Ho ricevuto altre telefonate, ma le riceverà anche lei, dove i Comuni mi hanno detto: non abbiamo più un euro per mettere a posto una casa sfitta o per dare i servizi sociali. Anzi, quando il Governo Meloni ha tagliato il Fondo affitti, come lei ben sa, noi abbiamo mandato una lettera ai Comuni che diceva: scusate, la Regione del Veneto non ha un euro, quindi non può mettere soldi. I Comuni così rimangono senza soldi, bocche all'asciutto.
Con l'autonomia, se mai dovessimo andare avanti a farla e voi trovaste la quadra, che potere avranno a quei tavoli tecnici i Comuni, le Autonomie locali, l'ANCI e i Sindaci di diverso colore politico che oggi non riescono più a fare il loro lavoro? Abbiamo letto delle comunicazioni sui giornali, bipartisan, di Sindaci che dicono "siamo trattati come dei bancomat".
Questo è quello che vogliamo sapere. È vero, la Consulta dice che le Regioni sono importanti, ma l'autonomia che voi avete immaginato, e lei ha immaginato, perché era esattamente la legge Calderoli, spostava la burocrazia e il potere in Regione e non dava potere ai Comuni e ai territori, perché è questo che conta, se vogliamo davvero parlare di vera democrazia territoriale, che sta alla base di un processo per dare più autonomia ai territori e ai Comuni, come sancito dalla nostra Costituzione, in forma solidale e cooperativa.
Mi viene in mente che, forse, più che gioire per un referendum che non viene fatto... Io penso che non si debba mai gioire quando un referendum viene bocciato, perché in generale dare potere ai cittadini di decidere qualcosa è sempre la cosa corretta. Su materie così complicate è più difficile, però è una cosa buona e giusta. Quindi, non si gioisce quando un referendum viene bocciato.
Se il Governo continua a tagliare risorse a Province e Comuni, perché pubblicamente io non ho sentito dire da lei o da esponenti della maggioranza e, quindi, della Lega o della lista Zaia in questa Regione, che il Governo Meloni, con la sua visione centralista e nazionalista, sta rendendo, invece, i Comuni, le Autonomie, i territori senza potere? Questa è una cosa che vorrei sentir dire rispetto a una visione eventuale di autonomia, perché la mia grande paura è che l'autonomia fatta così sarà peggio di qualsiasi altro pensiero che noi potremmo avere, legittimo, sul dare più potere ai Comuni, perché se tutto il potere viene accentrato, invece, nelle Regioni che diventano nuovi potentati chiusi, nuovi poteri opachi, dove tutto viene accentrato qui e continuiamo a tagliare dal Governo, agli Enti locali, guardi che chi dà – e lei lo sa bene – i servizi sul territorio, chi prende in carico i problemi delle persone, chi sta sul fronte e chi non riesce più, tra l'altro, e non riusciamo più a trovare persone che si candidano, è perché è l'ultimo terminale dei servizi ai cittadini che non va.
Speravo di poter sentire dalla sua informativa che tipo di autonomia ci fosse in visione. Se quella di Calderoli è totalmente finita, e dobbiamo dire ai veneti la verità, quella autonomia lì non c'è più, i soldi che rimangono qui non ci sono più, le materie non ci sono più, potremo almeno dire che i servizi ai Comuni torneranno e ci saranno finanziamenti per i servizi sul territorio e che i Comuni saranno al centro di queste decisioni, come le autonomie territoriali, oppure sarà tutto centralizzato in contesti regionali e ai territori niente? Questa è la domanda legittima che credo di poterle porre.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il collega Lorenzoni. Prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Presidente Zaia per essere venuto e per aver dato risposta positiva alla nostra richiesta. Anche perché, al di là della nostra richiesta, dà dignità a questo Consiglio. Più volte ho sollecitato, anche i colleghi di maggioranza, a richiedere che la centralità decisionale torni sul Consiglio e non ci sia una delega totale alla Giunta, che, secondo me, al di là delle persone che ci sono, non fa bene al sistema democratico, di rappresentanza di questa Regione.
Grazie del percorso che ci ha illustrato. Prendo atto delle sue parole: "la caduta del referendum è dovuta al fatto che è stata sconvolta, è stata ‒ ha usato questa parola, se non ricordo male ‒ smontata la legge Calderoli". Prendo atto di questo fatto, che la legge Calderoli, che avevate presentato e sostenuto come caposaldo del processo autonomista, in realtà è stata smontata.
Prendo atto anche che, ci è già stato detto, la materia funzioni. Non è una questione gergale. È una questione sostanziale nel disegno della costruzione della nostra Repubblica, della Carta costituzionale. Abbiamo ridotto progressivamente la portata di questo processo da una riforma epocale, una riforma dello Stato profonda, a un piccolo aggiustamento di alcune tematiche. Tra l'altro, sulle ventitré materie, ma poi si è capito che ventitré sono tante, non ha poi così tanta logica pretendere alcune delle ventitré materie. Penso a quelle delle grandi reti, che gestire su scala regionale comporterebbe diseconomie di scala mostruose per i cittadini.
Mi fa piacere che lei veda il bicchiere mezzo pieno. Alla fine, diciamocelo, in questo processo di contrattazione tra lo Stato centrale e le Regioni possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Lei più volte ha dato conferma di essere un inguaribile ottimista. Anche in questa occasione mi sembra che lei stia dimostrando il suo ottimismo, che però sfuoca un po' quelli che sono gli obiettivi reali.
Prendo atto che lei si accontenta, Presidente. Non so se questa sia una qualità, in questo caso, perché sicuramente va a sgonfiare quelle che, a sue parole, sono le aspettative di molti dei cittadini del Veneto.
La sollecito, però, a fare uso corretto degli spazi di autonomia di cui già la Regione dispone, perché questo, secondo me, è importante, al di là di quello che sarà il processo, il punto d'arrivo di questa contrattazione tra le varie forze politiche, e quella contrattazione che c'è anche all'interno della maggioranza. È chiarissimo che il processo autonomista è messo sul tavolo in una contrattazione con ciò che sta a cuore agli altri alleati di destra presenti al Governo: penso al premierato, penso alle richieste che ognuno dei gruppi di maggioranza parlamentare ha fatto; quindi, il punto di caduta sarà un bilanciamento fra tutti questi.
Però, ha degli spazi di autonomia che, secondo me, sono importanti. Oggi noi discutiamo un tema che è rilevantissimo dal punto di vista sostanziale della nostra Regione, che è l'allocazione delle concessioni idroelettriche, uno spazio su cui già dispone di autonomia lo Stato. Perché in questi quindici anni non è stato fatto un passo avanti nell'acquisizione di queste risorse? Io questo glielo rimprovero, Presidente. Glielo rimprovero perché non è stato fatto – le rimprovero anche questo, oltre a tante altre cose, se vuole, ma i minuti a disposizione non me lo consentono – un uso pieno dell'autonomia di cui già si dispone. Per cui, la raccomandazione che io le faccio, al di là di quello che è il processo in corso a livello politico romano, è questa: usi con attenzione, usi pienamente gli spazi di autonomia.
C'è un altro esempio che, secondo me, giustifica il timore che gli spazi di autonomia non sono utilizzati al meglio per i cittadini del Veneto, ed è quello delle strade, l'operazione sulla A4, in cui mischio chi guadagna e chi perde cercando di stare a galla. Non è un'operazione virtuosa, e lei lo sa bene. Però, forse, è l'unico modo per venir fuori da un'operazione che dal 2017 è diventata progressivamente più complicata.
Sono d'accordo nel vedere il bicchiere mezzo pieno, lo faccio anch'io, sempre, ma non di accontentarsi. Questa è la mia raccomandazione.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il collega Masolo. Prego.

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Grazie, signor Presidente del Consiglio. Saluto il Presidente Zaia, che ringrazio per essere venuto a rendicontare, ad aggiornarci sull'iter di questa legge, alla luce della bocciatura del referendum. Nello stesso tempo mi stupisco perché deve essere necessario che tutte le minoranze facciano una richiesta specifica di intervento. L'ho detto più volte, ma tutti i colleghi continuano a ripeterlo: sarebbe bello avere più dialettica. Il confronto è il sale della democrazia, si fa nei luoghi adatti, in quest'Aula, e qui ci sono delle sedie con i nomi e, quando quelle sedie sono vuote, vuol dire che qualcuno manca.
L'ho criticata anche l'altra volta. Questa è la terza volta che la vedo in questo Consiglio, su sei mesi. Non so quanti mesi mancano. Anzi, anche su questo sarebbe interessante da lei avere aggiornamenti, per quello che può dare logicamente, non è lei che decide, ma sicuramente lei è in contatto più stretto con le decisioni, per cui può magari aggiornarci su quanto mancherà a questa legislatura, per capire anche quali sono gli ambiti di azione o le leggi che potremmo discutere e quant'altro. Sarebbe molto importante questo e sarebbe importante vederla per capire anche direttamente da lei e dalla discussione i passaggi importanti che si fanno ultimamente.
Si è discusso del Piano strategico del turismo, prima industria della nostra Regione. Si è discusso l'ultima volta in maniera ‒ esprimo un giudizio anche abbastanza forte ‒ imbarazzante. Si è creata una situazione molto imbarazzante per discutere della diga del Vanoi.
Anche su questo è molto importante non fare brutte figure con il mondo e dare l'idea della nostra Istituzione, della nostra identità di Consiglio regionale come Ente dove si prendono decisioni, ma anche posizioni. L'ultima volta non è stata presa una posizione e questa è stata una cosa molto imbarazzante.
Nei prossimi mesi ci saranno altri appuntamenti, non so quante volte ci vedremo, per cui rinnovo l'appello a lei e anche al resto della Giunta ad esserci e a far capire alla gente che qui si discute, non solo si decide e si vota.
Per quanto riguarda quello che è venuto a dire questa mattina, non voglio ripetermi perché il tempo è breve e non voglio rubare tempo ai numerosi interventi già in programma. Da quindici anni lei parla di autonomia. È partito molto carico, mentre questa mattina l'ho visto in maniera positiva molto pacato, molto ridimensionato rispetto a quello che succederà nei prossimi mesi anche per questa legge. Ne prendo atto.
Dal 22 ottobre 2017 – si è partiti da un percorso, nei primi anni, indipendente, di secessionismo – si è arrivati a un'autonomia forte, spinta, sulle ventitré materie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Adesso vedo che, soprattutto con questa mazzata, perché è stata una mazzata della Corte sulla legge, non si parla di materie, ma si parla di funzioni, si riducono.
Io, però, faccio una considerazione: è da otto anni, da quel referendum, che intanto siamo in una situazione quasi paradossale, surreale, quasi stile "aspettando Godot" o forse, parlando più di uno scrittore veneto, in un'atmosfera di "deserto dei Tartari", deserto veneto dei tartari. Questi otto anni di attesa snervante di proclami, di slogan, di impegni ha fatto male a entrambi, alla maggioranza e anche all'opposizione. Alla maggioranza perché posso capire il disagio, posso capire la delusione. Otto anni per ottenere cosa? Nulla.
È un grande disagio, invece, per le opposizioni. Cosa potevamo fare in questi otto anni, con tutto il tempo, l'energia e tutte le cose dette? Quante altre cose si potevano fare per il nostro Veneto, per la crescita del nostro Veneto, per la sostenibilità del nostro Veneto?
Vi lascio questa considerazione. Mancano pochi mesi, cerchiamo di ottimizzare questi mesi, cerchiamo di lavorare insieme e confrontarci. Poi, speriamo, ma questo lo dico perché ogni cosa ha un inizio e una fine, è un ciclo, le curve gaussiane. È il bello della democrazia, l'alternanza. Mi auguro un'alternanza che sia sempre e comunque a favore e per il futuro della nostra Regione.
Grazie. Ci vediamo alla prossima puntata, che, per quanto mi riguarda, sarà la quarta puntata.

PRESIDENTE

Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente. Grazie anche al Presidente Zaia per essere qui e aver risposto alla nostra richiesta.
Come gli altri colleghi hanno già detto, anch'io devo fare delle considerazioni che saranno, mi perdonerete, simili in parte perché, appunto, sappiamo benissimo che la Corte aveva già smontato la legge Calderoli per come era stata concepita. Da ultimo, la sentenza della stessa Corte dice che si sarebbe, sostanzialmente, dovuto fare un referendum su una norma costituzionale, un articolo della Costituzione italiana. Per cui, questo non era possibile.
Il referendum non si farà e non si farà per un motivo ben preciso. Quello che rimane sul piatto è una legge completamente svuotata di senso e di contenuto. Dall'altra, invece, mi domando, con tutti i tagli che ci sono stati e che probabilmente ci saranno nel prosieguo di questo Governo, tagli ai Comuni e alle Regioni, che hanno provocato la protesta degli amministratori del centrodestra stesso, che hanno detto, sostanzialmente: "Qui non ce la possiamo fare senza un aiuto da parte del livello nazionale; quantomeno non tagliateci quello che già abbiamo e che abbiamo costruito a fatica", non si può fare più nulla sul territorio.
Quindi, i Comuni sono in difficoltà e non sanno come far quadrare i bilanci e le Regioni sono totalmente in difficoltà, come abbiamo visto quest'anno, quando abbiamo dovuto toccare per la prima volta nella nostra storia l'IRAP, con un aumento considerevole delle tasse per le imprese del Veneto. La nostra proposta, invece, riguardava l'IRPEF, quindi una tassa meno distorsiva, che avrebbe colpito la parte più ricca della popolazione, senza toccare il tessuto produttivo, che per noi è estremamente importante.
Siamo in presenza di una congiuntura economica veneta del tutto particolare, che rispecchia un po' l'andamento nazionale, ovvero un calo della produzione industriale, un boom delle casse integrazioni, degli ammortizzatori sociali, stipendi che rimangono tali e quali, ma aumenti di tutti i generi. Parliamo di almeno un 20% in più per quanto riguarda la spesa per gli alimenti, ma non solo. Purtroppo, abbiamo avuto anche un rialzo della benzina e del diesel, ma a questo ormai eravamo abituati in questi anni. Per non parlare della situazione delle case di riposo, che si vedono aumentare le rette di almeno 100 euro al mese in più. Tutto quanto sommato va a costare, per una famiglia con due figli in età scolare e un anziano, magari, in casa di riposo, circa 2.000 euro in più all'anno, quindi più di una tredicesima. Le famiglie del Veneto si ritrovano in questa situazione di totale emergenza.
Credo che la risposta che stiamo dando loro non sia adeguata, non sia assolutamente idonea. Noi dobbiamo spiegare come, con l'autonomia o con quello che rimane della legge Calderoli, ovvero nulla, si riesce a dare una speranza a queste famiglie venete in difficoltà.
Io credo che la risposta sia che non si riesce in alcun modo. Ci sono queste emergenze che vanno a toccare un po' tutti. Sicuramente conosciamo nel nostro piccolo anche famiglie che non ce la fanno perché, come dicevo, gli stipendi rimangono tali, ma il costo della vita è aumentato a dismisura e siamo una Regione – anzi, la Regione – che ha il triste primato di un'inflazione media in aumento, la più alta di tutte le altre Regioni.
Per cui, la situazione è veramente difficile. Bisogna veramente pensare ad una soluzione, non con i tagli fatti dal Governo, chiaramente, e neanche con l'imposta-rapina, come diceva qualcuno della Lega, ormai parecchi anni fa. Credo che con queste discussioni, che ancora rimangono sul tavolo, non si faccia tanta strada.
Bisogna lavorare, credo, tutti insieme per mettere al centro l'agenda del sociale. Il sociale è il settore che chiaramente ai Comuni costa tantissimo, ed è un'emergenza senza fine. Però, se non ci mettiamo come obiettivo il fatto di risolvere alcune situazioni del tutto emergenziali e del tutto problematiche, anche nel nostro territorio del Veneto, credo che non stiamo facendo un buon servizio ai veneti. Queste discussioni, di cui facciamo anche oggi il nostro antipasto principale in Aula, credo non servano veramente a nessuno.
L'appello è quello di discutere su cose che potrebbero veramente risolvere le problematiche principali. Magari, dalla prossima tornata di bilancio iniziamo a mettere sul tavolo una discussione che contemperi l'utilizzo dell'addizionale IRPEF per i redditi sopra un certo quantitativo. La nostra proposta era quella dei 50.000, ma si può ragionare. Alla fine sarebbe una tassa che va a toccare una parte molto piccola della popolazione del Veneto, ma che andrebbe a beneficio di larga parte di questa.
Credo, quindi, sia doveroso da parte di una Regione che si dice "tax free", ma che in realtà non lo è, perché sappiamo benissimo che il cittadino veneto si paga tutto, dalla A alla Z, per non parlare anche della gestione della sanità, sanità d'eccellenza sì, ma solo per chi se lo può permettere, chi tira fuori dal proprio portafoglio i soldi per pagarsi le visite a livello privatistico, perché nell'ospedale trova con difficoltà un appuntamento, o lo trova a lungo andare. Alla fine si è stufi di aspettare, si va in una clinica, o in una clinica convenzionata e si cerca un appuntamento il prima possibile.
Tutto questo per dire che credo sia arrivato il momento di parlare in maniera più seria di quella che è la vera emergenza di questa Regione: un calo della produzione industriale, un taglio forsennato di tutti i servizi che una volta erano fiore all'occhiello della nostra Regione e forse parlare meno di queste questioni che riguardano leggi nazionali di là da venire, perché – ricordiamolo – non è rimasto granché e sono argomenti che interessano molto meno i veneti e su cui oggi potremmo anche soprassedere, parlando d'altro, visto che ci sono altre cose interessanti di cui si può discutere in quest'Aula.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Sarà che sto invecchiando (anche rapidamente), però inizio a perdere la pazienza. Il PD, la sinistra, è reduce da due sconfitte in Corte costituzionale abbastanza pesanti. La prima è quella sulla richiesta dell'incostituzionalità, portata avanti da alcune vostre Regioni. Se magari qualche Presidente di Regione, invece di fare questo ricorso, avesse fatto un rendiconto delle proprie spese elettorali, ci troveremmo in altre situazioni.
Avete fatto la richiesta di un Referendum, che è stata sonoramente bocciata dalla Corte costituzionale, ma la cosa più palese di tutte è che quando voi siete qui a parlare di autonomia, secondo me, non credete neanche voi a quello che state dicendo qui in Aula.
Si vede che state recitando una parte che vi viene imposta dai vostri leader nazionali. Si vede, è chiarissimo. Continuo a dire che voi state tradendo la volontà dei veneti e continuate a tradirla e andate avanti su questa strada. Continuate a far finta che non ci sia stato un referendum qui da noi, con il 98,1% di votanti a favore, 2.300.000 veneti che hanno votato per avere l'autonomia, fate finta di aver lavorato in questi anni per l'autonomia.
Tutti quanti ricordiamo il contributo che ha dato il PD, che ha dato la sinistra, che ha dato il Movimento 5 Stelle, che hanno dato i Verdi all'autonomia, soprattutto negli anni di Governo. Tutti quanti ci ricordiamo quanto avete spinto con tutti voi stessi per arrivare all'autonomia, quante proposte avete fatto di autonomia, quante leggi avete portato in Parlamento sull'autonomia. Ci arriviamo, consigliera Camani. Tranquilla che ci arrivo alla riforma costituzionale.
Non avete mai fatto nulla per l'autonomia, niente, zero assoluto, e venite qui in Aula a farci la lezioncina su cosa bisogna fare per l'autonomia, voi che con i vostri colleghi avete raccolto firme anche in Veneto per andare contro la volontà dei veneti, solo per rispondere a quelli che sono stati gli input arrivati dai vostri leader nazionali. Vi siete piegati. Invece di portare avanti le richieste democratiche dei veneti, vi siete piegati alle richieste che vi arrivavano da Roma. Questa è la verità.
Prima abbiamo sentito che qui noi non dobbiamo gioire perché il referendum è stato bocciato. Ricordo sommessamente che i veneti hanno già votato un referendum. Dovreste prendere atto di questo referendum e non chiederne un altro per invertire, facendo votare tutte le altre Regioni, magari anche quelle a Statuto speciale.
Cerco di rispondere punto su punto a quello che è stato detto. Una delle frasi, secondo me, che colpiscono di più è quella che il Presidente Zaia fa incagliare la Regione sull'autonomia. Il Presidente Zaia con la sua Regione è stato l'unico a difendere in Corte costituzionale la riforma dell'autonomia. L'unico. Nessun altro ha difeso questa riforma, proprio perché questa è la terra della riforma, è la terra dell'autonomia, è da qui che è nata l'idea di autonomia, è da qui che parte e che andrà avanti.
Un'altra frase che a me ha colpito particolarmente è stata detta dalla consigliera Camani, che ha detto che noi usiamo i bisogni della gente solo per chiedere soldi in più. Signori, noi in questi anni, solo negli ultimi anni abbiamo visto i fondi del PNRR andare come un fiume in direzione sud. Abbiamo visto e continuiamo a vedere solidarietà, perché adesso si chiama solidarietà, ovvero miliardi di euro che continuano andare verso sud.
Stiamo qui a dare una mano, a cercare e a fare in modo che il sud si sviluppi, in modo che cresca, ce la mettiamo anche noi tutta perché i nostri imprenditori continuano a pagare, le nostre famiglie continuano a pagare e continuiamo ad avere un residuo fiscale attivo da decenni. Cosa dobbiamo fare di più? Il Veneto ha sempre pagato il proprio contributo e ci sentiamo dire da voi che noi usiamo i bisogni della gente per chiedere l'autonomia. Questo fa semplicemente ridere.
Ci accusate di semplificazione quando parliamo di questa riforma. Scusate, chi ha inventato il termine secessione dei ricchi? Questa non è semplificazione. Chi si è inventato il fatto che chiedere ventitré materie vuol dire spaccare l'unità del Paese?
La consigliera Camani, proprio qualche secondo fa, diceva "noi abbiamo scritto la riforma dell'autonomia". Se voi aprite la Costituzione, nel Titolo V si parla di materie, non si parla di funzioni, signori. Si parla di materie. Chi ha scritto quella parte di Costituzione? L'ho già detto in quest'Aula e lo ripeterò un'altra volta: l'avete fatta voi quella riforma. State disconoscendo qualcosa che avete fatto voi come centrosinistra. E poi venite ad accusare noi, invece, di non fare abbastanza o di spaccare l'unità del Paese.
Guarda caso, quando si seguono tutte le forme democratiche, chiedendo ai veneti di votare, quando si porta e si fa votare una legge in Parlamento, che viene firmata dal Presidente della Repubblica Mattarella, noto esponente della Lega, ovviamente, che ha firmato proprio perché esponente della Lega, tutore dell'unità nazionale, ci venite ad accusare che con questa riforma noi spacchiamo l'Italia. Voi dovreste essere qui a dare una mano, a dare il vostro contributo per cercare di migliorare una riforma che magari può non piacervi, che può essere sicuramente migliorabile, come tutte le riforme, ma noi non vi abbiamo visto una volta arrivare con qualcosa di concreto per chiedere una modifica della legge sull'autonomia.
State solo ed esclusivamente facendo resistenza. Questo è quello che fate. E venite a dire a noi che facciamo una battaglia di retroguardia. Noi stiamo portando avanti la riforma che dopo decenni farà diventare un po' più moderno questo Paese. Voi venite a dire a noi che stiamo facendo una battaglia di retroguardia. Questa penso sia la cosa più comica detta negli ultimi mesi in quest'Aula.
Noi su questa battaglia non molleremo di un centimetro, mai, perché questa è la battaglia dei veneti, non è la battaglia di un partito. Lo hanno chiesto i veneti, lo ripeto, il 98,1%. Questa battaglia la continueremo anche per far sentire la voce degli elettori di centrosinistra, che si sentono traditi da voi per quello che state facendo in questi mesi e in questi anni, perché loro credono nell'autonomia. L'autonomia non è di un partito, ma è di un intero popolo, che è il popolo veneto. Non molleremo mai di un centimetro fino a quando questa riforma arriverà a casa. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri concittadini, tra i quali ci sono anche i vostri elettori.

PRESIDENTE

Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente Ciambetti.
Innanzitutto, ringrazio il Presidente Zaia per la presenza, ma soprattutto per il lavoro svolto finora per l'autonomia. In questo percorso lungo e travagliato, l'ho già illustrato in interventi precedenti, il regionalismo in Italia è particolarmente faticoso. Se ne parla dal 1861. Ci vorrà molto tempo, ci vuole tanto tempo, ma anche tanta determinazione, e si va avanti in questo processo.
Come Forza Italia, quindi, abbiamo dato il nostro contributo a livello regionale, a livello nazionale, perché ci crediamo.
Trovo paradossale l'atteggiamento della sinistra che, come ha ricordato anche il collega Villanova, ha inserito in Costituzione, nel 2001, il concetto dell'autonomia differenziata e poi non perde occasione per tentare di demolirlo.
La sentenza di inammissibilità del referendum con il quale si voleva cancellare la legge Calderoli e si voleva, quindi, interrompere il processo che porta all'autonomia differenziata, si fonda su un concetto, su un argomento. In maniera molto semplice e sostanziale la Corte dice: non si capisce l'oggetto e la motivazione per la quale viene chiesto questo referendum. Che cosa si intuisce, che cosa si capisce da questo? Che la sinistra non fa altro che far perdere tempo e fare demagogia, proponendo, come in questo caso, un referendum che non aveva senso, quindi facendo perdere tempo.
Le modifiche che sono state introdotte da parte della Corte in merito alla legge Calderoli sono modifiche che vengono fatte per indicare un percorso. Non è stato sovvertito nulla, è stato indicato un percorso, che è secondo Costituzione, che vuole portare all'autonomia differenziata, un percorso che, peraltro, noi sosteniamo, un percorso, come dicevo, lungo, soprattutto perché ci vuole pazienza, perché dobbiamo convincere il resto d'Italia che quello che noi stiamo facendo, che quello che noi come veneti vogliamo è qualcosa che fa bene al Paese, che fa bene in termini di efficienza, che fa bene in termini di un Paese che si rende più performante. Però, dobbiamo convincere gli altri, altrimenti il rischio è che non si vada avanti, perché dobbiamo tener conto anche che facciamo parte di una realtà complessa, che vede la presenza di più soggetti, che la pensano anche in maniera diversa da noi. Ma noi, con perseveranza e con pragmatismo, vogliamo continuare a dare il nostro sostegno, perché noi crediamo nell'autonomia differenziata, l'abbiamo dimostrato e continueremo a farlo, e questo per il bene dei cittadini, dei veneti in primis.

PRESIDENTE

Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Voglio innanzitutto ringraziare il Presidente Zaia come movimento, come Lega e personalmente per il lavoro che ha svolto in questi anni.
Sapevamo benissimo, cari colleghi, caro Presidente, che questa era una strada difficile, fin da quel referendum del 22 ottobre 2017, ma anche prima. Del resto, lei è da tanti anni che è militante della Lega, come il sottoscritto. Sono più di trentacinque anni che opero all'interno del nostro movimento. Sapevamo che porre questi temi a Roma sarebbe stata una strada tortuosa, irta di scogli, di chiodi, di vetri rotti e soprattutto di poca volontà da parte di tanti, comunque con caparbietà l'abbiamo portata avanti. Ricordo il giorno del referendum: sotto tutta quella pioggia tutto il popolo veneto, di destra, di sinistra, di centro, è andato a votare per un "sì". È un "sì" che è importante, perché noi siamo stati forse l'unico popolo che ha detto "sì" a un'autonomia, che ci spetta, e ci spetta per la nostra storia millenaria, per tutto quello che i veneti hanno dato e non hanno avuto rispetto ad altri territori. Quindi, è ora che finisca questo incubo. È ora che le Regioni soprattutto di certe latitudini non abbiano più le risorse dello Stato, delle Regioni ricche, per magari spenderle per far feste o per stipendi dei dipendenti, mentre da qualche altra parte si pensava di spenderle per le strutture stradali o per le scuole. Se andiamo a fare un conto – ha detto bene il collega Villanova – di tutto il fiume di denaro che è andato giù, dalla Cassa del Mezzogiorno in poi, in Regioni come la Sicilia, la Calabria e altre, se l'avessero dato a noi, probabilmente oggi avremmo le strade lastricate d'oro. Altro che tutto quello che ci è mancato!
Siamo andati comunque avanti grazie alla nostra caparbietà, ma anche grazie alla nostra solidarietà. Oggi si è parlato anche di solidarietà verso gli altri. Per carità, noi siamo il popolo più solidale della terra. Abbiamo dato soldi a tutti, volontari a tutti. Siamo sempre presenti in tutte le catastrofi, nazionali e internazionali. Quindi, non vengano a insegnare a noi cosa è la solidarietà dei veneti. Ma per questa paura di non aver più queste risorse che le nostre imprese e i nostri cittadini danno a questo Stato non vorrei che tutto questo lavoro che lei ha fatto, insieme al suo team di grandi esperti e professori, che hanno portato avanti questo importante lavoro, si perdesse nei meandri del Parlamento, perché sappiamo bene che il muro di gomma romano a volte è molto flessibile e tende sempre ad annacquare tutto.
Le chiedo veramente, penso di poterlo fare anche a nome dei colleghi, ma anche di tutti coloro che ci ascoltano, di tutti coloro che hanno a cuore la nostra Regione, il nostro territorio, di continuare ad andare avanti, insieme ai nostri Parlamentari e insieme al nostro Governo, perché per la prima volta, storicamente, abbiamo anche degli alleati che ci danno una mano, quando prima, pur essendo al Governo, non li avevamo. Quindi, penso che sia un'occasione più unica che rara che riusciamo a portare a casa, ma non perché noi come Lega dobbiamo mettere i paletti su questa autonomia, perché dobbiamo dare al nostro popolo veneto quello che gli spetta, quello che gli spettava e quello che, naturalmente, deve avere per tutto quello che ha dato a questa nazione.
Diciamo agli amici del meridione, di Roma e di tutte le altre parti che non devono preoccuparsi e che devono darci l'autonomia, diversamente, se non ci danno l'autonomia, la via democratica a un certo punto si deve esaurire, per prendere altre vie, che devono essere vie in grado di riportare in questi territori tutto quello che fino adesso non hanno avuto.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Pavanetto, prego.

Lucas PAVANETTO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
In quest'Aula è stato detto molto in questi ultimi minuti. A volte limitare gli interventi poteva anche essere utile. Io, comunque, non utilizzerò tutto il mio tempo. Ringrazio il Presidente Zaia della sua presenza e della risposta. Ho sentito alcuni termini e uno di quelli che mi ha colpito più di tutti è stato proprio "i poteri opachi". Prima l'ho sentito da una collega. Credo che la gestione della Regione così come è stata intrapresa e il confronto che c'è qui in Aula spesso con gli esponenti della Giunta di opaco non abbia nulla. Soprattutto, anche in caso di autonomia penso che, differenziata o meno, possa essere solo un'utilità, ovvero un'opportunità per la Regione e per le Regioni.
Tranquillizzo anche chi in questo dibattito ha portato elementi importanti, come il doveroso aumento dell'IRAP, piuttosto che le difficoltà che questo Governo nazionale impone alle Regioni. Vorrei anche ricordare che, al di là degli ultimi due anni di questo Governo di centrodestra, ce ne sono stati altri, soprattutto con elementi del Partito Democratico, quanto del Movimento 5 Stelle, dove milioni e miliardi di euro sono stati buttati. Basti pensare al Superbonus 110 o ai banchi a rotelle. Quindi, prima di prendere lezioni sul doveroso aumento di tasse per recuperare, sarebbe da stare attenti alle parole che si usano.
L'autonomia serve proprio a questo, serve proprio a responsabilizzare quelle Regioni che magari gestiscono bene la Cosa pubblica e che magari hanno avuto la fortuna di avere non solo dei politici preparati ma anche dei funzionari preparati, e nello stesso tempo, basta andarsi a leggere la legge e soprattutto quello che il Governo dichiara quotidianamente, pur essendo un Governo romano, le Regioni che rimangono indietro comunque vengono tutelate, e questo grazie a quel processo che cerca di equilibrare la situazione italiana da nord a sud.
Quello che posso dire è la dimostrazione che si è avuta proprio con la legge Calderoli, quando, dopo il 2017, dopo quel referendum importante sull'autonomia, che ha visto una grande partecipazione in Veneto, che ha visto forse la maggior parte dei partiti anche schierati a favore di questo, anche con accese discussioni interne, ma Fratelli d'Italia all'epoca si schierò a favore, andò a firmare in piazza e promosse questo referendum in piena regola, lo ricordo sempre, si sono susseguiti una serie di Governi, per non dire tanti anni, per arrivare a una volontà popolare, nel 2022, che ha eletto un governo di centrodestra, e qualche mese dopo, ottobre 2022-febbraio 2023, la ripresa di questo iter. Quindi, oggi stiamo parlando di autonomia e stiamo parlando di qualcosa di concreto perché un Governo eletto democraticamente, rappresentante di tre forze maggioritarie di questo Paese, forze politiche naturalmente, ha voluto portare avanti quello che era l'inizio di quel referendum sull'autonomia, ma un progetto di legge serio. Come tutti i progetti di legge che stravolgono anche il sistema chiaramente può essere modificato e la Corte costituzionale su questo ha detto la propria. Però, il progetto di legge e la legge continuano ad andare avanti, perché alcune cose, anche quelli che possono essere gli scogli più importanti di questa legge vengano superati. Il Parlamento serve a questo.
Poi, rispetto al fatto di dire che non bisogna festeggiare quando c'è un referendum che viene bocciato, perché così non si va di fronte ai cittadini e così via, posso anche essere d'accordo, per quanto sia su alcuni temi. Però, penso anche che su una materia di questo tipo, dopo che c'è stata un'espressione, dopo che alcune Regioni, anche di centrosinistra, hanno parlato di autonomia in maniera favorevole, dopo che, comunque, ogni giorno i nostri Comuni... Peraltro, prima sono stati citati, perché si citano i Comuni a comodo, ma si vede che chi li cita non ha avuto magari l'opportunità di governare o di essere all'interno delle amministrazioni e delle difficoltà che hanno. Faccio un piccolo esempio delle difficoltà che hanno i Comuni. Non parlo dei Comuni centrali, dei Comuni più importanti, parlo dei Comuni di confine, quelli vicino alle Regioni a Statuto speciale, dove hanno la morìa o i dipendenti scappano, perché dall'altra parte, a qualche chilometro, prendono qualcosa in più. Giusto per farvi capire le necessità. Quindi, sarebbe importante cercare di mettere una regola affinché le Regioni che hanno l'opportunità e che hanno una grande capacità possano autogestirsi dal punto di vista economico e, quindi, incentivare le necessità delle quali quella Regione ha bisogno in quel momento.
Penso, quindi, che non ci sia nulla di più opportuno della discussione, come è stato detto, perché marca ancora una volta la capacità del Governo di centrodestra, qui rappresentato dalla maggioranza dei Consiglieri regionali, e di una Giunta che lavora in linea con il Governo centrale e che sta cercando, insieme al Ministro Calderoli, ma insieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e a tutti gli Enti, di trovare le soluzioni per far venire fuori la migliore legge sotto questo punto di vista. Penso che sia la cosa di cui ogni cittadino veneto ha necessità e che ogni politico domani mattina dovrà applicare nella sua realtà.
Ringrazio naturalmente il Presidente Zaia per questo punto, ringrazio naturalmente la Giunta, ma soprattutto voglio ricordare che questa è una legge che porta avanti un Governo centrale a Roma, un Governo composto da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, senza distinzioni, per avere – lo ripeto – la migliore delle leggi.
Grazie.

PRESIDENTE

Sono intervenuti tutti i Gruppi, per cui passerei la parola al Presidente Zaia per la replica finale. Prego.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Vi ho ascoltato con grande attenzione, tanto che potrei ripetere i vostri interventi. Io resto un inguaribile ottimista. Sembra quasi un contrappasso dantesco, consigliere Lorenzoni, che il partito dei secessionisti, dei rozzi localisti sia adesso il portabandiera di un dettato costituzionale, perché, al di là della modifica del Titolo V del 2001, la Costituzione repubblicana è autenticamente federalista. Ma è una Costituzione che non poteva che non essere federalista. Del resto, questa concezione di stilare una Costituzione federalista nasce dal concetto post-bellico. Siamo nel 1948, ma le fasi sono state nel 1945, 1946 e 1947, per poi presentarla nel 1948, per cui diventa la Costituzione contro ogni forma di dittatura. Il federalismo impedisce e dà la garanzia che a livello locale non arrivi qualcuno da Roma, come accadeva prima, che ti manda magari il podestà, che ti manda qualcuno a comprimere la democrazia nei territori.
Al di là di questo, dicevo, io resto un inguaribile ottimista, perché penso che si possa avere qualsiasi posizione sull'autonomia, però – lasciatemelo dire fino in fondo – ho percepito una forma di dente avvelenato, di sassolino nella scarpa che comunque dà fastidio. Ad esempio, altrettanta coerenza, che vi debbo riconoscere, non l'avete avuta in questo caso nel parlare fino in fondo di quello che è accaduto con la proposta referendaria che è stata clamorosamente bocciata dalla Corte costituzionale. Immagino anche che una compagine così importante, che si è fatta la family-foto davanti alla Corte di cassazione nel presentare quel milione e trecentomila firme, raccolte in gran parte in maniera democratica, ma grazie a questo Governo, con un eccesso di disponibilità, che io ho condiviso per via digitale, quel milione e trecentomila firme sono state consegnate dal gruppo referendario, e mi chiedo per quale motivo una logica legge in alternativa a quella che si va a contestare non sia mai stata presentata. Ad oggi c'è solo un elemento di discussione: una legge che non piace in questo Paese. È altrettanto vero che rappresentate una forza politica che, comunque, dall'11 novembre 2011 a settembre 2022, per ben dieci degli undici anni che ho citato è sempre stata presente con i suoi rappresentanti nei diversi Governi. Allora, mi chiedo: perché non esiste una proposta alternativa? Non è una colpa non condividere questa proposta, è una colpa non presentare mai nulla di alternativo, non approfittare dell'opportunità che la storia vi ha dato, che è quella di poter governare.
È altrettanto vero quello che dico e che ho dimostrato che, alla fine, è dovuto intervenire questo Governo. Guardate, non faccio l'avvocato difensore di questo Governo o dei Governi. Penso al Veneto. Questo Governo, con altrettanta coerenza, cosa ha fatto? Ha reso obbligatori ‒ un po' come Colombo con l'uovo, ha detto "toh, sta in piedi così" ‒ i livelli essenziali delle prestazioni. Quante volte ho sentito dai vostri rappresentanti dire: apriti cielo, non esiste che parliate di autonomia se prima non definite i LEP. Bene, è arrivato questo Governo e li ha resi talmente obbligatori che la Corte costituzionale interloquisce con le sue sentenze parlando finalmente di livelli essenziali delle prestazioni.
Non si può pensare ancora che si possa vendere la suggestione della secessione dei ricchi, dell'Italia a due velocità. Lasciatemelo dire: basta con le bugie. Non le sto attribuendo a voi. La bugia di dire: se danno la sanità alle Regioni, avremo delle Regioni che chiuderanno gli ospedali, ci saranno migrazioni, accadrà il disastro. Addirittura qualcuno si è spinto talmente in là che non si è neanche reso conto di dire che il nord galopperà all'infinito nella qualità dell'erogazione delle cure e qualcun altro faticherà a medicare le ferite. Scusatemi, intanto la sanità è già quasi totalmente regionale, quindi andare a dire queste robe vuol dire anche andare a raccontare bugie ai cittadini. Due, stiamo parlando di rifiniture. Ma la verità è un'altra: ci sono due correnti di pensiero, la nostra che è per l'equa divisione del benessere, quella di qualcun altro che è per l'equa divisione del malessere.
Io penso che, se vogliamo curare bene i cittadini, non dobbiamo abbassare l'asticella perché qualcuno sta producendo male, ma dobbiamo fare in modo di accompagnare chi sta producendo male affinché curi bene i suoi cittadini. Sinceramente, eticamente non trovo condivisibile che si possa dire che noi dobbiamo tirare il freno a mano e rinunciare a curar meglio i nostri cittadini perché qualcuno resta indietro. Ci preoccupiamo, piuttosto, che qualcuno non resti indietro.
Questo è un Paese che molto spesso dà gli alibi, ma noi non possiamo più vivere di alibi. Io ho detto una frase, che chiude anche un mio libro: l'autonomia o la facciamo per scelta o la dovremo fare per necessità. Ma in questo Paese – diciamolo fino in fondo – dietro questo dibattito sull'autonomia si nasconde un problema che è molto più grave, e cioè che è un Paese che non è in grado di affrontare le riforme. L'accordo PNRR, che ci dà 235 miliardi di euro, dei quali 80 a fondo perduto, prevede, tra le altre robe, un piccolo svago che si chiama "riforma del federalismo fiscale". Se sull'autonomia si fa così tanto clamore – per non usare altri termini – mi chiedo cosa accadrà quando parleremo obbligatoriamente di federalismo fiscale. E non è vero che io cito come adagio l'impugnativa del Governo Renzi. Ho ben chiaro che c'erano due progetti di legge, consigliera Camani. Ce l'ho ben chiaro questo. Ho ascoltato con attenzione tutti i vostri interventi. Ma è altrettanto vero che, se uno era quello secessionista, dell'indipendenza del Veneto, l'altro era quello sull'autonomia.

PRESIDENTE

Collega, per favore, non l'ha disturbata nessuno. Lei pretende sempre silenzio quando parla, perché interviene sempre a disturbare gli altri? Non è educazione.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Io penso, questa fase, di conoscerla abbastanza bene.
Dicevo, se un Governo vuole essere così giusto tra i giusti, decide di impugnare i progetti che non vanno bene, ma non impugna un disegno di...

PRESIDENTE

Per favore, non dialogate.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Non impugna anche quella parte di legge che con molta onestà intellettuale prevede di andare a chiedere ai veneti di formulare un quesito che dice alla Regione Veneto: vuoi che siano attribuite alla Regione Veneto nuove forme e condizioni particolari di autonomia? Non è una dichiarazione di guerra. È esattamente una parte del dettato costituzionale. Quindi, impugnare prima questa legge e dolosamente andare a difendere questa parte del quesito davanti alla Corte costituzionale, dicendo "vietate ai veneti di essere auditi su questo", per poi portare a casa oggettivamente una sentenza che clamorosamente ha dato ragione a noi, e per questa sentenza del luglio 2015 siamo riusciti a celebrare il referendum il 22 ottobre 2017, io dico che posso permettermi di affermare che il Governo di allora e i successivi non ci hanno per nulla aiutato. D'altronde, se da un lato è stata fatta l'impugnativa della legge, dall'altro non posso non ricordare che hanno vietato ai veneti di utilizzare la tessera elettorale per andare a votare a quel referendum, che a me non sembra una roba da poco, a me sembra un insulto soprattutto al rispetto dei cittadini, ma perché è un fatto democratico.
Non permettere ai veneti di utilizzare la tessera elettorale vuol dire far credere ai veneti – probabilmente sono degli allocchi, secondo qualcuno – che quel referendum è una gazebata e non una consultazione ufficiale. Sta dicendo di sì, che sono degli allocchi?

PRESIDENTE

Per favore, non dialogate.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Che è una gazebata? No, non è una gazebata. È grave che un esponente di questo Consiglio definisca una consultazione ufficiale una gazebata, perché 2.328.000 veneti sono andati a votare in quella gazebata, come la definisce lei.
Lei no, lo sappiamo che non è andata a votare. L'altra volta mi ha detto di no. Allora, fa parte dello 0,2% che ha votato "no" all'autonomia. Ma questo è un atto di coerenza. Tant'è vero che è coerente il fatto che noi abbiamo voluto audire tutti i veneti e il 57% dei veneti è andato a votare e ha espresso la propria posizione. Piaccia o non piaccia, quella è la posizione.
Oggi sono venuto per un fatto di estremo rispetto, però oggettivamente non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Del resto, se avessi avuto dei fatti nuovi, sarei venuto senza che mi aveste scritto questa richiesta.
Alla luce di tutto questo – rida pure, consigliere Lorenzoni – la prossima volta, se mi fate la richiesta, non ci vengo se non ho cose nuove da dirvi. Grazie.
Consigliere Lorenzoni, le pongo una domanda: se quando fa lezione uno le ride in faccia, che cosa fa?

PRESIDENTE

Proseguiamo con l'ordine del giorno.
PUNTO
6



REVISIONE DELLA RETE VIARIA DI INTERESSE REGIONALE (ARTICOLI 95 E 96 DELLA LEGGE REGIONALE 13 APRILE 2001, n. 11 ). (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 92) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 13/2025)

Relazione della SECONDA Commissione consiliare.
Relatrice: Consigliera Rizzotto
Correlatore: Consigliere Montanariello

PRESIDENTE

Passiamo alla PDA n. 92.
La parola alla relatrice, la collega Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
A seguito del processo di riclassificazione della rete viaria nazionale, di cui al DPCM del 21 novembre 2019, che dispone il trasferimento di alcune strade dalla competenza regionale a quella statale, per un totale di 539,856 chilometri, la Regione del Veneto ha avviato una consultazione nel territorio regionale con le Province e la Città metropolitana di Venezia per verificare come era di fatto la situazione e valutare la gestione delle vie di comunicazione fondamentali, unitamente a quanto garantito dalla rete autostradale e statale, per l'integrazione territoriale e la facilitazione degli spostamenti.
È stata fatta questa verifica con le Province, con il supporto della società concessionaria, che è Veneto Strade Spa. È stata effettuata, quindi, una valutazione approfondita del patrimonio viario sul territorio regionale, avviando interlocuzioni con le varie Province del Veneto, individuando i tratti che, per caratteristiche funzionali, punti di interconnessione o per loro rilevanza strategica in ambito commerciale, industriale e turistico, possono essere assimilati a strade di interesse regionale, garantendo così una gestione più mirata ed efficiente delle infrastrutture.
Dopo questo percorso, le Amministrazioni consultate, quindi le Province e la Città metropolitana di Venezia, hanno espresso il proprio consenso alla riclassificazione come strade di interesse regionale di alcune tratte provinciali situate nei rispettivi territori.
L'Amministrazione regionale e le Province di Padova e Treviso hanno anch'esse concordato che la strada regionale 307 "del Santo" venga riclassificata per l'intera sua lunghezza a strada provinciale, questo perché già vi è la 308, che è la nuova strada "del Santo", che è già regionale. Pertanto, la 307 è di fatto una parallela. Con questa riclassificazione, quindi, la 307 viene restituita alle Province come competenza. Hanno accettato questa modifica.
Queste intese, quindi, con le Province permettono la revisione di circa 469,532 chilometri di strade provinciali, da integrare alla rete regionale, e la riclassifica da regionale a provinciale dei 26,265 chilometri della SR 307 "del Santo".
Sono tutte indicate in questa PDA nei vari allegati.
Riassumendo: 539,856 chilometri di strade attualmente regionali passeranno a strade statali; 469,532 chilometri da provinciali passeranno a regionali; 26,265 chilometri da regionale passerà a provinciale (quella che ho citato, la 307).
Dal punto di vista operativo, la definizione della nuova rete viaria di interesse regionale potrà avvenire subordinatamente all'acquisizione definitiva da parte di ANAS Spa di tutte le tratte della viabilità, attualmente regionali, "di rientro", individuate nella tabella 4.a del DPCM del 21 novembre 2019 per un'estensione complessiva di 539,856 chilometri. Sono tutte indicate nell'Allegato B di questa PDA.
Contestualmente all'acquisizione da parte di ANAS delle strade "di rientro", Veneto Strade Spa perfezionerà nei confronti delle Province di Belluno, Padova, Treviso, Verona e della Città metropolitana di Venezia, la procedura di presa in consegna delle strade provinciali da acquisire nella rete regionale, di cui sempre all'Allegato A di questa deliberazione.
Nel contempo, si procederà con le attività di consegna alle Province di Padova e Treviso, ognuna per la rispettiva competenza, della strada regionale 307 per l'intera sua lunghezza di 26,265 chilometri.
La rete regionale, pertanto, gestita da Veneto Strade, quindi le strade regionali passeranno, dopo questa complessiva riclassificazione, da un'estensione di 1.168,07 chilometri a 1.069,457 chilometri. Quindi, avremo 98,613 chilometri in meno di rete regionale. Penso sia da evidenziare, in ogni caso, l'importanza che la Regione in questa fase si sia presa in carico, quindi abbia riclassificato 469,532 chilometri da provinciali a regionali, alleggerendo in particolare l'impegno che hanno le Province, in particolare la Provincia di Belluno, soprattutto, la Provincia di Verona, ma anche la Provincia di Treviso e poco le altre (non è toccata la Provincia di Rovigo), che non avranno più competenza su queste strade, quindi anche meno risorse da doverci mettere.
La manutenzione delle strade è data da tante cose: una manutenzione ordinaria, ma anche una manutenzione straordinaria. La manutenzione ordinaria riguarda il verde, la segnaletica, lo spazzaneve, quello che serve. La manutenzione straordinaria riguarda l'asfaltatura, il rifacimento del sottofondo.
Faccio un esempio. Solo l'anno scorso, nel 2024, Veneto Strade per rifare l'asfaltatura con anche un po' di sottofondo di 10 chilometri della 308, nuova strada "del Santo", ha speso 8 milioni di euro. Sono spese impegnative, che hanno anche le nostre Province. La Regione in questa fase non solo ha detto che lo Stato si prende queste strade, ma se l'è presa dalle Province, alleggerendole da questo impegno.
Quanto alla prevedibile tempistica della concreta operatività di questi processi di revisione della rete stradale di interesse regionale, attuata ai sensi dell'articolo 95 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11 , questo processo risulta strettamente correlato a quello di consegna delle strade di interesse nazionale riclassificate ai sensi del DPCM 21 novembre 2019.
Pertanto, prima ANAS prende in carico le attuali strade regionali, che diventeranno statali. Contestualmente, in breve tempo, la Regione prenderà in proprio carico, in base a queste intese che ha fatto con le Province e la Città metropolitana di Venezia, questi tratti di strada attualmente provinciali, che diventeranno regionali. Quel tratto di strada, invece, la 307, da regionale tornerà provinciale.
L'elenco complessivo di tutte le strade è indicato negli allegati di questo provvedimento.
Ai sensi di questo provvedimento, in conclusione, si propone di dare una completa definizione dell'aggiornamento della nuova rete viaria di interesse regionale per un'estensione complessiva di circa 1.069,257 chilometri di strade, come indicato nell'Allegato C, che fa parte integrante di questo provvedimento. Lì vi è l'elenco delle strade che dopo questa operazione resteranno regionali.
Si demanda ai competenti uffici della Giunta regionale, d'intesa con ANAS e Veneto Strade, la definizione delle più opportune modalità operative, anche a salvaguardia della continuità delle attività in corso per quanto attiene alla progettazione e all'appalto di opere che la concessionaria regionale avrà in corso sulla rete viaria delle strade "di rientro" alla data di sottoscrizione dei relativi verbali di consegna.
Questo provvedimento è stato approvato a maggioranza in Seconda Commissione e ha acquisito tutti i pareri del CAL. Penso sia un provvedimento importante. Ringrazio la struttura regionale e la Vicepresidente De Berti per il lavoro svolto in questi mesi, per concertare, oltre che con lo Stato, in particolare con le Province quello che potesse essere meglio per il Veneto, in un ridisegno della rete infrastrutturale veneta.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al correlatore, il collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Poiché il provvedimento, come ricordava la Presidente della Commissione, ha visto il voto unanime, credo ci sia poco da aggiungere, se non che la proposta di deliberazione amministrativa in merito alla gestione della rete stradale regionale è frutto di una convenzione sottoscritta dalla Regione Veneto, dalle Province e da ANAS. È una proposta che prova, tenta e alla fine riesce a revisionare la rete stradale di interesse regionale della Regione Veneto.
La proposta in esame prevede, alla fine, un ridisegno complessivo della rete stradale all'interno della nostra regione. Questo processo di revisione è conseguenza di un procedimento di riclassificazione della rete regionale stradale che fa parte di un provvedimento di interesse nazionale, culminato ‒ per quanto riguarda la nostra e anche altre Regioni ‒ in un DPCM di novembre 2019, che ha previsto la riclassificazione di una serie di strade, la maggior parte delle quali facenti parte attualmente del nostro patrimonio di rete regionale.
Di fatto, con la riclassifica delle statali, Veneto Strade attualmente, per come è l'attuale impostazione, avrà 563,345 chilometri in meno. Sono i chilometri attualmente in gestione a Veneto Strade di strade statali che verranno sostanzialmente cedute ad ANAS in virtù del DPCM che citavamo prima, del 2019. Contemporaneamente a questo trasferimento di viabilità dalla Regione ad ANAS, quindi da Veneto Strade ad ANAS, Veneto Strade acquisirà a sua volta 469,532 chilometri da parte delle Province.
Un disegno di rete arrivato dallo Stato che riguardava 700 chilometri circa, di cui 500 sono gli attuali delle regionali. Noi ne prendiamo 500 della Provincia. In questo modo si tenta di ridisegnare la mappa infrastrutturale delle strade della regione Veneto.
Questo è l'impianto del provvedimento. Tutto sommato, lo abbiamo condiviso in Commissione, Assessore, ce lo siamo detti, è un aspetto tecnico. Credo non serva neanche tanto entrare nel dibattito del tecnicismo. Con quel pragmatismo tipico dei veneti, è semplice: 500 tolgo, 500 metto. Però non è solo un aspetto puramente, meramente tecnico, questo qui. Credo, assessore De Berti, che alcune considerazioni dovremmo farle, alcune positive e altre meno positive, nell'ottica di tentare di intavolare quel dibattito franco tra noi, che deve servire da pungolo a voi e da stimolo a noi per condividere con voi i risultati positivi, come questo, che riconosciamo essere un risultato positivo, che in qualche modo ‒ e diremo il perché dopo ‒ tenta di mettere un freno e arginare una vera e propria azione (non entro nel merito se giusta o sbagliata) di depotenziamento di una nostra società, per vari aspetti, che dopo in qualche modo sviscereremo.
Pur non essendo quello l'intento del DPCM, è evidente che se un soggetto che si occupa, Assessore, di tenere delle strade, curare delle strade, di fare delle strade, toglie 500 chilometri, effettivamente sta depotenziando quel soggetto societario. Su questo entreremo nel merito dopo.
Presidente, serve aiuto? Se vuole interrompo e vengo là. La vedo in difficoltà.

PRESIDENTE

Ci cade il palazzo addosso.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, io sono preoccupato: parliamo di infrastrutture e cadono le cose sui banchi.

PRESIDENTE

È lei che con la sua forza...

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Spero che Veneto Strade sia più brava di noi, perché se fa le infrastrutture come noi abbiamo le cose sui banchi... Scherzo, bisogna un po' alleggerire dopo il clima teso, parlando di autonomia, facendo il vostro monologo sull'autonomia, chiedo scusa.
Assessore, vengo al punto di forza. Presidente, mi ero messo il cronometro per parlare otto minuti, però siccome vedo che sono di stimolo, parlo per tutto il tempo.
Punto di forza di questo provvedimento. Credo, Assessore, che il punto di forza sia che mette al sicuro il personale dando all'azienda ancora un impianto con una mole di chilometri da trattare, tale che non vedo un ridimensionamento. Questo è positivo, perché ci saremmo prestati dopo, anche se non chi fa parte di questo Consiglio regionale, ma chi ha una visione esterna, nel dire: come mai chi aveva una rete infrastrutturale oggi ha 500 chilometri in meno, rimangono le stesse persone? Ci saremmo prestati anche a una distorsione di quello che sarebbe stato l'impianto.
Credo, quindi, che in questo modo, avendo recuperato quei chilometri, con il mio spirito da sindacalista dico che mettiamo al sicuro anche il futuro dei dipendenti e della società. È una cosa, credo, positiva, perché non c'è un ridimensionamento del know-how aziendale in termini infrastrutturali.
Credo ci sia anche un altro punto di forza, come è emerso in Commissione, Assessore. Nel caso si dovesse continuare con questo famoso, atavico, lungo tentativo di matrimonio con ANAS in Veneto Strade, non ci troviamo nella posizione di una società ridimensionata, quindi di debolezza, perché è vero che i matrimoni si fanno in due, però è anche vero che quando tu hai una dote non inferiore al tuo o alla tua partner, riesci a sederti a tavola con pari dignità e riesci ad affrontare tutto, anche senza la necessità di dover per forza trovare un accordo con la controparte per far sì che la tua azienda sia rimpinguata in termini di chilometri. Credo che anche questa sia una cosa positiva, che ci mette in un punto di equilibrio. Visto che ormai il tempo ci porta a chiederci se mai avverrà, nel caso di quel famoso, decantato matrimonio societario in Veneto Strade con ANAS, abbiamo una nostra dignità che ci porta alla tavola della contrattazione senza trovarci in una posizione di debolezza. Questi sono due dei motivi che ci spingono a dire che questo è un buon provvedimento, che è stato seguito bene dalla struttura regionale, è stato seguito bene da Veneto Strade, è stato seguito bene dall'ingegner D'Elia o chi per esso e dalle sue strutture. È, quindi, un provvedimento anche chiaro e trasparente sotto questo aspetto.
Assessore, però, ci sono anche dei punti che vanno evidenziati oggi. Ci sono dei punti che credo meritino una riflessione e anche uno stimolo per il futuro. Parto dal primo. Sono cose utili e positive? Sì. Tra l'altro, aiutiamo anche le Province con questo provvedimento, che molto spesso sono in sofferenza finanziaria. Non lo è Venezia, che chiude con 74.000.000 di avanzo e non fa le strade provinciali, però, in genere, aiuta le Province. Ripeto, il caso di Venezia forse è un caso un po' strano, perché il Sindaco metropolitano non eletto dai cittadini della Provincia e neanche dagli amministratori ha 74.000.000 di avanzo, Assessore, però ci sono delle Province che sono in sofferenza sotto il modello infrastrutturale.
Su questo va riconosciuto che in qualche modo noi alleggeriamo anche quella che è la spesa delle Province, anche perché molto spesso le strade provinciali sono quelle più difficili da riuscire a far sistemare, perché c'è una logica dove ogni Comune rivendica il suo segmento, non c'è un interlocutore unico. Però, Assessore, in mezzo a tutte queste cose utili, questi aspetti che credo diano al nostro sistema viario una certezza di partenza dal punto A al punto B della strada, dove tutto diventa di competenza nostra, credo che sia, da quanto abbiamo capito anche in Commissione, conveniente sotto l'aspetto economico, perché la parcellizzazione di un segmento stradale porta a dover fare amministrativamente tavoli di concertazione e accordi di programma piuttosto che anche una diseconomia di interventi e di azione manutentiva. Queste sono tutte le cose positive che riconosco.
Assessore, però ci sono delle cose che io credo che oggi valga la pena ricordare. Queste sono cose positive se, però, adesso a Veneto Strade si trova il modo di dare un po' più di risorse. E non per i 500 chilometri in più, perché, alla fine, si tolgono 500 e si mettono 500, ma perché per molti anni, spesso, fino a una storia fin troppo recente e presente, a Veneto Strade abbiamo dato grandi incarichi di infrastrutture importanti e assi che mancano in questa Regione di progettazione, ma non abbiamo mai dato le risorse vere per la realizzazione.
Mi viene in mente la strada del Santo come tante altre. Assessore, è un'ambizione che ho da cittadino e da Consigliere. Credo che, insieme alla progettazione, per Veneto Strade ci possa essere anche quella economia che permette la realizzazione. È bello progettare le cose. Veneto Strade magari è anche brava, però se le progettiamo e rimangono progetti, è chiaro, Assessore, che abbiamo una contrazione di sogni nel nostro rapporto con Veneto Strade. Quando uno ci viene a dire "abbiamo detto a Veneto Strade che farà il progetto", capisce bene che poi uno non po' fare molto. Assessore, che siano progetti o studi di fattibilità, la verità è una: siccome il cittadino veneto è pragmatico, se hai fatto la strada, l'hai fatta, se non la fai, può esserci lo studio di fattibilità, la pre-progettazione, il pre-studio di fattibilità, ma non l'hai fatta. È molto semplice: se ho la strada, l'hai fatta, se non la ho, non l'hai fatta.
Visto che Veneto Strade continua nella nostra visione regionale ad avere un ruolo centrale nelle infrastrutture, mi auguro che abbia un ruolo centrale anche nella realizzazione di quelle che si devono fare, non solo delle manutenzioni. Altrimenti, releghiamo Veneto Strade al ruolo di manutentore, da una parte, e di ideatore dei grandi progetti del libro dei sogni che non saranno mai realizzati, dall'altra.
Assessore, una volta facevamo i libri dei sogni quando facevamo i bilanci comunali. Arrivava il Piano triennale delle opere pubbliche – assessore Calzavara, lei che ha fatto l'amministratore locale lo saprà meglio di me – ed era il libro dei sogni, perché mettevamo dentro tutto, dall'altalena del parco alla sub-lagunare.
Credo che Veneto Strade debba essere una realtà molto più operativa sotto questo aspetto, e non sia colpa sua se non lo è. Non ci sono le risorse. Assessore, non credo neanche che le risorse non ci siano. Non voglio fare polemica, non è la giornata giusta per farla, però come li abbiamo trovati per la Pedemontana si possono trovare anche per qualche strada regionale. Quindi, non venite a dirci che non ci sono le risorse, perché questa non mi sembra la giornata giusta per fare polemica.
Detto ciò, Assessore, spero che adesso ci sia ‒ so che su questo condividiamo un pezzo di pensiero, se si può dire, insieme ‒ finalmente l'avanzare di un'idea, di un pensiero, non vorrei chiamarla "governance" ancora qualcuno si offende, ma un'idea infrastrutturale viabilistica unica all'interno del Veneto. Non è più possibile una parcellizzazione anche tra quelle che sono le realtà del Consiglio regionale, che non ci può vedere avere una visione unitaria. Io e lei, Assessore, su questo la pensiamo così. L'ha pensata diversamente l'ultima volta il Ministro dei trasporti Salvini, ma io e lei la pensiamo così. Le dico anche il perché, Assessore. Credo che il futuro sia una visione unica delle infrastrutture.
Assessore De Berti, ripeto quello che ho detto in Commissione. Diventa diverso anche il ragionamento della Pedemontana. Perché diventa diverso il ragionamento della Pedemontana? Perché l'operazione Pedemontana, fatta così, per noi è profondamente sbagliata. Io tolgo gli utili di una società come CAV per andare a pagare dei conti sbagliati a Pedemontana, che è un progetto di finanza privato, tolgo a una società che è nostra, della Regione, che ancora deve finire di fare le opere che aveva nel suo progetto, e questa è una cosa sbagliata. Diversa, assessore De Berti, era una visione unica, quindi anche un'idea di mutualità infrastrutturale. Hai un'idea di stare insieme di quelle che sono le varie opere. Oggi può essere che io tolgo a CAV, al Passante, per un'altra strada, domani toglierò alla Pedemontana per l'Arzerone, dopodomani toglierò all'Arzerone, qualora fosse a pagamento, per la Romea. Quindi, si crea un'idea dove c'è anche un disegno complessivo unico che può generare una mutualità infrastrutturale tra i vari territori. Magari oggi potevano servire alla Pedemontana, domani potevano servire alla Treviso-Mare, magari senza andare in progetto di finanza, dopodomani potevano servire per l'arretramento di Roncoduro.
Presidente, sono contento che lei e il collega Boron parliate. Non ho l'ambizione di essere intelligente e furbo, però mi tocca parlare e dovete sentirmi. Bozza, non Boron. Mi sono sbagliato. Compagni di partito.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Enoch SORANZO

PRESIDENTE

Collega, continui. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie. Comunque, era il collega Bozza, non il collega Boron. Mi perdoni, collega Boron.
Presidente, io credo che questo provvedimento oggi ci debba portare ad una visione comune per quello che c'è di positivo, però ci debba portare, assessore De Berti, anche a dire che dobbiamo lanciare il cuore oltre l'ostacolo.
In Veneto ogni volta che si parla di infrastrutture ne succede una: una volta il Ministro non vede bene la governance, una volta con Pedemontana nasce il caos, una volta con il Passante gli amministratori locali si lamentano. Credo sia arrivato il tempo di mettere un po' di ordine sul sistema infrastrutturale. Solo allora questo provvedimento potrà avere un senso.
Se oggi questo provvedimento lo facciamo come una mera addizione e sottrazione: tolgo 500 e metto 500 chilometri, va bene per tutti i motivi che abbiamo detto. Va benissimo. Alleggeriamo le Province, c'è la tenuta dell'azienda, punto di forza per gli scenari futuri, però continueremo, Assessore, ad aver fatto un provvedimento importante, ma che non ci avrà consegnato un'idea di infrastrutture che in questo Consiglio regionale noi abbiamo il dovere di avere.
Mi permetto, Assessore, e chiudo, di ribadirlo perché so che anche lei, come tante persone di buonsenso, credono che la soluzione migliore sia una visione condivisa e generale nel modello infrastrutturale veneto, con le varie formule che, dopo, eventualmente, verranno e saremo chiamati a discutere.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il collega Masolo. Prego, collega.

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Grazie.
Un breve intervento per la discussione di questa PDA n. 92. Non ho nulla da aggiungere rispetto alla presentazione della relatrice che ha spiegato un po' la situazione. C'è anche poco da discutere, nel senso che anche in Commissione non c'è stato molto da discutere. È un dato di fatto, c'è un trasferimento di competenze e di un bel po' di chilometri di strade che gestirà ANAS, un bel po' di chilometri di strade che dalle Province passeranno a Veneto Strade e due Province si gestiranno 26 chilometri di strade.
Su questo non c'è nessun dibattito. Mi rivolgo all'assessora De Berti. Il mio intervento sarà molto breve. Assessore De Berti, scusi. Io sono abituato e in automatico dico "Consigliera" o "Consigliere", "Assessora" o "Assessore". Però, se lei ha piacere, la chiamo "Assessore".
Le strade hanno una valenza, una funzione, un'importanza fondamentale. Questo non lo metto in dubbio. Ci permettono di circolare in tutto il Veneto. Quasi 5 milioni di veneti ogni giorno utilizzano le strade per muoversi, poi ci sono i turisti, quelli che lavorano fuori, ci sono gli studenti. C'è un numero di veicoli che circolano nelle nostre strade regionali, che è un numero forse difficilmente calcolabile, se dovessimo fare uno studio. Sarebbe interessante analizzare gli studi del traffico.
È anche vero che l'utilità delle strade, che è innegabile, si accompagna anche a degli aspetti negativi. Le strade possono avere in sé aspetti molto negativi, perché questa quantità immensa di veicoli crea inquinamento, e lo sappiamo, penso che nessuno metta in dubbio questa cosa. Anche se tutti i mezzi, in futuro, speriamo, fossero completamente elettrici, il problema si porrebbe, perché c'è un problema di sicurezza. I morti che noi abbiamo nelle strade sono morti sia nelle strade gestite da ANAS, sia in quelle gestite da Veneto Strade, che nelle strade provinciali e anche nelle strade comunali.
È vero che nelle strade urbane ci sono più morti, ci sono più incidenti, ma, statisticamente, nelle strade ad alto scorrimento, soprattutto quelle regionali e quelle statali, quelle nazionali, gli incidenti sono meno, ma son più gravi, per cui abbiamo più morti.
Mi inserisco in questo dibattito solo con una sollecitazione, con uno spunto di tipo prettamente politico, nel chiedere qual è la nostra visione del futuro, anche nella gestione delle strade, in termini di numero di mezzi che circolano e incidenti. Tra l'altro, il numero di mezzi che circolano e il tipo di mezzi che circolano determinano anche la manutenzione. Sappiamo che quando una strada viene asfaltata a nuovo, questa strada necessariamente andrà ad essere usurata, perché c'è l'acqua che scorre, il contrasto termico, ci sono tanti fattori che possono usurare le strade, ma il fattore principale, e chiedo conferma agli ingegneri, è dato dai mezzi che ci passano sopra: più i mezzi sono pesanti, meno queste strade dureranno, ci saranno buche e poi andremo incontro a spese di manutenzione.
Abbiamo visto la settimana scorsa quanto spendiamo di manutenzione per le strade gestite da Veneto Strade, 50 milioni all'anno. Di questi, 25 milioni sono di asfaltatura. Qual è la proposta che faccio, l'alternativa? È una visione politica, una pianificazione che vuole spostare il più possibile i cittadini, i veneti in particolare, ma tutti, da un trasporto automobilistico, che utilizza le strade, a un trasporto alternativo, che è più che mai urgente. Questa è la sollecitazione che faccio, investendo e risparmiando anche in manutenzione o costruzione di nuove strade.
Guardo l'Assessore al bilancio, perché lui sa bene che la coperta è corta, per cui quello che si spende per qualcosa sono soldi sottratti per fare qualcos'altro.
Il mio appello è questo. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Sospendo cinque minuti per permettere alla Commissione Seconda di riunirsi. Se potesse svolgere i lavori anche per il punto successivo all'ordine del giorno, ci farebbe piacere. Vedrete se farlo, sennò lo farete dopo.
Sospendo per cinque minuti. Ripartiamo alle ore 17.05. Vedetevi in Sala Leone. Confermiamo: Sala Leone. Se non sarà Sala Leone, sarà Sala Legni.
Grazie, colleghi. La seduta è sospesa.
La Seduta è sospesa alle ore 17.01
La Seduta riprende alle ore 17.13

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo i lavori.
Emendamento n. A0001 presentato dalla Vicepresidente De Berti, dispositivo 5, modificativo, che prevede:
Al numero 5) del dispositivo, dopo le parole: "oltre che ai fini gestori", sono inserite le seguenti: ", e che conseguentemente, ad ogni effetto giuridico, la definizione della nuova reta viaria di interesse regionale avverrà subordinatamente all'acquisizione definitiva da parte di ANAS S.p.A. della viabilità, attualmente regionale, di cui al numero 2) del presente dispositivo".
Se siete d'accordo, lo diamo per letto.
Per la relazione, la Presidente Rizzotto chiede di intervenire. Ne ha facoltà.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Semplicemente per dire che c'è un emendamento concordato con la struttura, presentato dalla Vicepresidente De Berti, che va a esplicitare quanto era già detto chiaramente nella relazione. Quindi, non vi è alcuna modifica. Si tratta solo di esplicitare la procedura da seguire nella riclassificazione delle strade. Tutto qua.

PRESIDENTE

Grazie, collega Rizzotto.
Non vedo altri interventi.
Non ci sono dichiarazioni di voto sull'emendamento.
Metto in votazione l'emendamento n. A0001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Esito della votazione: favorevoli 39, contrari nessuno, astenuti nessuno.
Il Consiglio approva.
Ci sono dichiarazioni di voto sul provvedimento così come emendato? Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il mio intervento di prima non si è voluto apprezzare. Abbiamo provato a dire una cosa. C'è poco da sorridere. Con la stessa onestà intellettuale, vicepresidente De Berti, con cui saremo favorevoli a questo provvedimento (non stiamo facendo opposizione dove non serve, non stiamo facendo contrapposizione politica dove non serve, non stiamo sminuendo il prezioso lavoro fatto dalle nostre strutture regionali e dalle nostre società regionali, abbiamo detto prima che è un provvedimento che vede molti cenni positivi), con la stessa franchezza abbiamo detto che è arrivata l'ora che qualche progetto si concretizzi. Abbiamo detto, con la stessa pragmaticità, che è arrivata anche l'ora che si abbia una visione complessiva delle infrastrutture.
Nel peggiore dei casi, Assessore, ho sbagliato al 50%, perché la visione complessiva la condivide anche lei. In genere sbaglio al 100, questa volta, nel peggiore dei casi, ho sbagliato al 50. Mi dispiace che su questo non si sia aperto un dibattito vero. 500 chilometri di strade non sono 500 chilometri di autostrade ‒ facciamo un esempio ‒ CAV, che viaggiano con un'impostazione anche di qualità come strada. Tante provinciali e tante regionali hanno bisogno di interventi. Pensiamo alla SR11, la Padana Superiore, che parte da Torino, arriva al Ponte della libertà e attraversa un po' tutto il Veneto. Hanno bisogno, è vero, anche le comunali, ma oggi sono Consigliere regionale e penso a quelle regionali. Ieri sera avevo Consiglio comunale e ho parlato di quelle comunali.
Assessore, il nostro non è un guanto di sfida (vediamo chi fa). Non ha senso sulle cose che interessano i nostri cittadini. Quelle strade le percorriamo tutti. Se una strada è più sicura, lo è anche per me.
Mi permetta, Assessore, un cenno, non perché è una SP che conosco bene, ma perché è una SP che rappresenta uno dei segmenti forse tra i più lunghi che abbiamo (vanno 20-35-53). Vorrei parlare dei 20,5 chilometri circa della San Stino di Livenza a Caorle. È una strada emblematica. Ha un cantiere in corso, ci avete già detto, che finirà la Città metropolitana, ha un autovelox, e ci avete già detto che non può averla Veneto Strade e passerà al Comune. Io sono contro le ghigliottine economiche, però almeno i soldi non andranno a chi fa avanzo, come la Città metropolitana, ma magari al Comune che potrà usarli. Vi chiedo di accendere un riflettore su quella strada, perché è una strada mista tra momenti di picco turistico, che conosce bene il direttore, e momenti di vita urbana. È una strada, Assessore, che da trent'anni ha bisogno di essere messa a posto e nessuno lo fa.
Assessore, lei si dimostri politicamente e sotto l'aspetto dell'attenzione del territorio migliore della Città metropolitana, dia uno schiaffo morale a chi ha snobbato quei cittadini e perlomeno mandi qualcuno a fare una ricognizione sullo stato di sicurezza, che non vuol dire mettere i soldi perché è più bella delle altre. I tecnici decidono le priorità, non la politica. Mandi qualcuno a fare una ricognizione sullo stato di sicurezza. Non è una coperta politica da tirare su chi è più bravo a portare i soldi a casa. Quello, ripeto, lo decidono i tecnici. A parte sulla Pedemontana, tutto il resto lo decidono i tecnici. Glielo chiedo al microfono: mandi qualcuno, per cortesia, a fare un sopralluogo sulle condizioni di sicurezza della strada.
Glielo chiedo perché, Assessore, l'ingegner D'Elia la conosce bene, sa che non sto dicendo una sciocchezza. In controtendenza, magari, con quello che voi pensate sia il mio trend, sto segnalando una cosa importante. Ho un grande rammarico su questo provvedimento. Sulla parte di Padova, bene la rotatoria dell'ospedale, però mi permetta una critica: qualche parlamentare che sta più a destra di me ogni tanto vedo su Instagram che si porta soldi nei territori, ma nei propri Comuni. Non è la nostra visione. Io non faccio il parlamentare o il Consigliere regionale, Assessore, per portarmi i soldi... E se lo faccio non lo metto su Instagram o su Facebook. Sarebbe come se svilissi il mio ruolo di correlatore, che rappresenta una minoranza, che rappresenta una Regione intera, dicendo "facciamo un emendamento", "non è giusto", "voto contro perché non c'è l'Arzaron". È chiaro che l'Arzaron mi sta a cuore, ma non è quello il modo di discuterne. Ci sono delle regole di galanteria istituzionale alle quali non intendiamo derogare per interessi territoriali, anche se sono i più vicini a noi.
Detto ciò, Assessore, a questo provvedimento voteremo favorevolmente, perché siamo politici seri, attenti al territorio, non intendiamo fare schermaglie quando c'è qualcosa di positivo, soprattutto per i dipendenti di Veneto Strade. Lo spirito sindacalista in alcuni momenti viene fuori. Però, Assessore, la sfida delle infrastrutture che ci attende non è il provvedimento di oggi, lo sa meglio di me. È tutt'altro.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altre richieste.
Metto in votazione la PDA n. 92, così come emendata.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Esito della votazione: favorevoli 36, contrari nessuno, astenuti 3.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7



PROGETTO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 3 LUGLIO 2020, n. 27 "DISPOSIZIONI IN MATERIA DI CONCESSIONI IDRAULICHE E DI DERIVAZIONI A SCOPO IDROELETTRICO" IN MATERIA DI PICCOLE E GRANDI DERIVAZIONI A SCOPO IDROELETTRICO". (PROGETTI DI LEGGE N. 291, N. 221 E N. 283) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 1/2025)

Relazione della SECONDA Commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Cecchellero
Correlatore: Consigliere Lorenzoni

PRESIDENTE

Passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.
Comunico che è stato cambiato il relatore: la collega Silvia Rizzotto al posto del collega Cecchellero.
Se vuole prendere la parola, collega Rizzotto, ne ha facoltà.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge fa sintesi di tre PDL che erano stati presentati e che abbiamo, pertanto, accorpato in un unico testo aggiornato, prendendo a base un testo proposto dalla Giunta.
L'argomento di cui tratta è "Disposizioni in materia di concessioni idrauliche e di derivazioni a scopo idroelettrico" in materia di piccole e grandi derivazioni. Sappiamo essere una materia che ha diverse normative molto variegate, che interessano trasversalmente competenze diverse, legislative esclusive statali, competenze concorrenti tra Stato e Regioni, quindi ha una complessità anche interpretativa, come materia.
Con questa proposta di legge presentiamo modifiche e integrazioni all'articolo 4 della legge regionale 3 luglio 2020, n. 27 , che riguarda le piccole e grandi derivazioni a uso idroelettrico. La disciplina statale in materia di concessioni di grandi derivazioni idroelettriche è contenuta nell'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, con il quale è stata disciplinata la fornitura gratuita di energia elettrica da parte dei concessionari di grandi derivazioni idroelettriche, e nella legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 , "Disposizioni concernenti le concessioni di grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico, in attuazione dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999", con la quale sono state disciplinate le modalità e le procedure di assegnazione delle concessioni delle sole grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico.
Rileviamo che il comma 1-sexies dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999, novellato con la lettera c) del comma 1 dell'articolo 7 della legge 5 agosto 2022, n. 118, dispone quanto segue: "Per le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2024, ivi incluse quelle già scadute, le Regioni possono consentire la prosecuzione dell'esercizio della derivazione, nonché la conduzione delle opere e dei beni passati in proprietà delle Regioni ai sensi dell'articolo 1, in favore del concessionario uscente, per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di assegnazione e comunque non oltre tre anni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, stabilendo l'ammontare del corrispettivo che i concessionari uscenti debbono versare all'Amministrazione regionale in conseguenza dell'utilizzo dei beni e delle opere affidate in concessione, o che lo erano in caso di concessioni scadute, tenendo conto degli eventuali oneri aggiuntivi da porre a carico del concessionario uscente, nonché del vantaggio competitivo derivante dalla prosecuzione dell'esercizio degli impianti oltre il termine di scadenza".
Il comma 1 dell'articolo 4 della legge n. 27 del 3 luglio 2020 dispone, invece, quanto segue: "Per la prosecuzione dell'esercizio delle grandi e piccole derivazioni a scopo idroelettrico che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 luglio 2024, ivi incluse quelle già scadute, sino alla loro nuova assegnazione e non oltre il 31 luglio 2024, il concessionario è tenuto, ai sensi dell'articolo 26 del Regio decreto n. 1775/1993, Testo unico delle disposizioni di legge su acque e impianti elettrici, e dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999, a realizzare le mitigazioni ambientali impartite dall'autorità concedente e a mantenere la piena efficienza e il normale sviluppo degli impianti".
Ciò posto, considerato che il comma 1 dell'articolo 4 della nostra legge regionale n. 27/2020 prevede un termine per la prosecuzione dell'esercizio delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico (31 luglio 2024) che differisce da quello stabilito dal comma 1-sexies dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999 (27 agosto 2025), con la presente proposta, in ossequio alle disposizioni del citato articolo 12, si introduce all'articolo 4 della nostra legge regionale un nuovo comma 1-bis con il quale si demanda alla Giunta regionale di consentire nuovi termini per la prosecuzione dell'esercizio delle grandi derivazioni idroelettriche, in scadenza e scadute, per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di attribuzione, di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999, al fine di garantire la continuità della produzione elettrica e in considerazione dei tempi necessari per effettuare la ricognizione delle opere, dei beni e degli impianti afferenti alle grandi derivazioni idroelettriche, per espletare le procedure di gara.
La disciplina del rinnovo delle concessioni di piccola derivazione ad uso idroelettrico è un tema di grande attualità regolato da una disciplina speciale assai articolata, di cui agli articoli 28 e 30 del citato Regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775.
La Regione del Veneto è intervenuta con l'articolo 4, comma 1, della legge regionale n. 27/2020 , stabilendo che per la prosecuzione dell'esercizio delle piccole derivazioni a scopo idroelettrico che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 luglio 2024, ivi incluse quelle già scadute, sino alla loro nuova assegnazione e non oltre il 31 luglio 2024, il concessionario è tenuto a realizzare le mitigazioni ambientali impartite dall'autorità concedente e a mantenere la piena efficienza e il normale sviluppo degli impianti.
La presente proposta di legge, con riferimento alle piccole derivazioni idroelettriche, modifica il comma 1 dell'articolo 4 della legge regionale stabilendo che la disciplina del medesimo comma 1 faccia riferimento alle sole piccole derivazioni, a tal fine sopprimendo il riferimento alle grandi derivazioni a scopo idroelettrico, all'articolo 26 del Regio decreto n. 1775/1933, nonché all'articolo 12 del decreto legislativo n. 79/1999. In tal modo, la disciplina rimanente stabilisce disposizioni con riferimento alle sole piccole derivazioni.
Viene, inoltre, sostituita la data "31 luglio 2024" con "31 luglio 2029", disponendo in tal modo una prosecuzione di cinque anni delle concessioni per piccole derivazioni a scopo idroelettrico.
Sul tema della normativa applicabile alle procedure di selezione per il rilascio delle concessioni per piccole derivazioni a scopo idroelettrico, sia con riferimento al diritto comunitario in materia di prestazioni di servizi, di cui all'articolo 12 della direttiva cosiddetta Bolkestein o Direttiva Servizi, sia con il diritto comunitario nazionale in materia di concorrenza, è intervenuta più volte l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, oltre che la Corte costituzionale, che da ultimo, con l'ordinanza n. 161 del 3 luglio, 7 ottobre 2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie speciale Corte costituzionale 9 ottobre 2024, nel giudizio di legittimità costituzionale dell'articolo 3 della legge della Regione Emilia-Romagna 28 dicembre 2023, n. 17, ha sospeso il giudizio in corso e sottoposto alla Corte di giustizia dell'Unione europea tre questioni pregiudiziali sull'applicabilità alle piccole derivazioni idroelettriche del citato articolo 12 della cosiddetta Direttiva Bolkestein.
Questa è la proposta che abbiamo approvato a maggioranza in Commissione dopo un ampio approfondimento. Sappiamo essere un tema complesso, particolare, controverso, anche come interpretazioni, come citato. Non nascondiamo quello che è successo in altre Regioni, come l'Emilia-Romagna, che ha fatto una legge come la nostra che è stata impugnata, quindi ha queste tre questioni di legittimità in Corte costituzionale.
Anche noi ci proviamo. Aspettiamo fiduciosi anche una modifica, un'interpretazione a livello di legislazione nazionale, ma soprattutto europea. Non siamo tutti uguali in Europa, anche con questa materia. È una difficoltà che hanno anche le nostre concessioni, i nostri territori. Proviamo a fare questa proroga, altrimenti è un danno per tutti, auspicando che vi sia un cambiamento normativo che semplifichi, però consapevoli che prima o dopo le gare vanno fatte e non si può sempre aspettare all'infinito.
In questa fase abbiamo compreso che non siamo pronti per procedere, però bisognerà iniziare ad attrezzarsi per farlo, perché trattasi di una proroga, se ci va bene.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, relatrice.
La parola al correlatore Lorenzoni. Ne ha facoltà.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio la collega Rizzotto per aver portato avanti questo tema per prima. Ricordo nel 2023 il suo provvedimento.
È un provvedimento che può sembrare marginale, ma non lo è affatto. Cercherò di farvi comprendere le ragioni per cui è un provvedimento importante, direi di capitale importanza per l'Amministrazione di questa Regione.
Ringrazio l'ufficio legislativo per il lavoro enorme di predisposizione della scheda di inquadramento normativo per la rassegna della giurisprudenza sul tema, che è gigantesco. Come ha ricordato la collega, è un tema veramente articolato. Nonostante ciò, la normativa rimane lacunosa sia a livello nazionale che a livello europeo, con il conflitto latente tra la disciplina della concorrenza e la disciplina della tutela del territorio.
I numerosi pronunciamenti da parte della Corte costituzionale, del Tribunale superiore delle acque pubbliche, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, di ARERA ci riportano alla domanda remota alla base del processo di liberalizzazione europeo del mercato elettrico del 1996: la produzione di energia è un bene o un servizio? Qui la giurisprudenza è ampia e articolata e l'analisi dell'ufficio legislativo è completa, ma non risolutiva. In effetti, la disciplina attende di essere definita su scala nazionale, dove è in atto una rincorsa a disciplinare il rinnovo delle concessioni senza infrangere il principio delle norme sulla concorrenza, ma al tempo stesso senza compromettere l'esercizio degli impianti.
In attesa delle scelte ministeriali, le Regioni si muovono, ma con finalità e visioni differenti: il Friuli avvia l'iter per l'acquisizione delle opere e la Giunta del Veneto si limita a legiferare sul transitorio. Questo è il punto, secondo me, cruciale. Ma procediamo con ordine.
Mi perdoneranno i colleghi se mi permetto di ripercorrere rapidamente la storia delle concessioni idroelettriche protagoniste della storia dell'energia in Italia sin dalle sue origini, ad opera di una molteplicità di soggetti imprenditoriali prevalentemente privati. Gran parte dello sviluppo della nostra regione è dovuto a SADE, fino al 1962, quando la nazionalizzazione ha riportato sotto il cappello dell'ente di Stato la quasi totalità degli impianti (rimase fuori Edison, che alimentava i propri impianti industriali al tempo), con un primo ricorso alle proroghe delle concessioni, che passavano direttamente allo Stato in regime di monopolio. Fu un passaggio doloroso, perché la necessità di cedere la diga non fu estranea alla tragedia del Vajont. Fino al 1967 l'idroelettrico fu la prima fonte per l'energia elettrica in Italia e la rete di condotte e bacini raggiunse un'estensione con pochi eguali al mondo. L'industria elettromeccanica italiana...
Chiedo ai colleghi di fare silenzio, sennò non riesco ad andare avanti.

PRESIDENTE

Colleghi, per favore. Il collega Lorenzoni sta chiedendo un po' di silenzio per riuscire a completare il proprio intervento. Grazie.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Anche perché è una storia che credo interessi tutti. Forse vale la pena seguirla.
L'industria elettromeccanica italiana, a quel tempo, e veneta, possiamo dire, era leader mondiale. Un nome su tutti: la De Pretto a Schio. Con la volontà di privatizzare Enel, alla fine degli anni Novanta si pose il tema di dare valore alla società, ragione per cui nel recepimento della direttiva europea di liberalizzazione del 1996, con il decreto legislativo n. 79/1999 si allungarono tutte le concessioni di Enel scadute e in scadenza fino al marzo del 2029 e fino al 2010 tutte le altre, per non creare un'opposizione politica da parte degli altri operatori. Trent'anni di esercizio di impianti in gran parte già ammortizzati è un bel capitale.
Infatti, Enel ha prodotto utili e tasse importanti negli ultimi venticinque anni, da quando è partito il mercato elettrico. Il termine del 2029 è prossimo. Infatti, questo Consiglio, con la legge regionale 4 novembre del 2022, n. 24 , ha recepito la norma nazionale limitandosi a stabilire i criteri generali per la riassegnazione delle concessioni e a quantificare i canoni da corrispondere per beneficiare delle proroghe all'articolo 13. Sui canoni tornerò a breve.
Per la nostra Regione parliamo di 400 impianti, un settore che sul dato medio di produzione e sui prezzi medi 2024 vale 520 milioni di euro di fatturato, con una marginalità dell'ordine del 50%. Anche lo Stato ha legiferato ripetutamente, pur senza trovare la quadra. Due in particolare i provvedimenti che hanno modificato le regole. Il primo è la legge annuale per il mercato e la concorrenza, la n. 118/2022, che rivede i termini di avvio delle procedure competitive e la prosecuzione temporanea, non oltre i tre anni, cioè il 27 agosto 2025, per le grandi concessioni idroelettriche e introduce il potere sostitutivo del Governo. Non interviene, però, per superare le lacune nella disciplina vigente, la disomogeneità a livello nazionale, l'assenza di reciprocità e minore durata delle concessioni degli altri Paesi europei e non considera i rilievi che erano stati sollevati dal COPASIR né la chiusura della procedura di infrazione da parte della Commissione europea.
Il secondo provvedimento è il decreto legislativo sulla sicurezza energetica, il n. 181/2023, che proponeva per le grandi concessioni l'introduzione di un'ulteriore opzione a disposizione delle Regioni per l'aggiudicazione delle concessioni, con la possibilità di riassegnazione al concessionario scaduto o uscente o a una società mista, con il coinvolgimento del concessionario scaduto o uscente, previa proposta tecnico-economica e finanziaria e un Piano di investimenti pluriennali sugli impianti e sul territorio azionabile in tempi rapidi.
Nella complessità normativa della riassegnazione delle concessioni auspicata dalla disciplina della concorrenza, in Parlamento si torna a discutere delle proroghe nelle concessioni con degli emendamenti presentati in queste ore al Milleproroghe in discussione al Parlamento, con il nobile fine di preservare il patrimonio idroelettrico dalla colonizzazione di concorrenti esteri, che non pensano minimamente a una reciprocità nelle regole di assegnazione delle loro concessioni, ma anche ‒ attenzione ‒ con l'effetto di perpetuare la conservazione delle concessioni nelle mani dei concessionari uscenti.
Mi sono permesso questo breve excursus per richiamare la vostra attenzione sulla necessità di tutelare i princìpi di assegnazione delle risorse di tutti. Se il Regio decreto n. 1775/1933 fissava criteri chiari per la limitazione temporale nell'uso della risorsa idroelettrica, lasciando allo Stato la proprietà delle opere bagnate alla fine del periodo di concessione, quindi la possibilità di riassegnare l'uso degli impianti con costi di subentro contenuti, nei fatti vi è sempre stata una sudditanza dell'Amministrazione nei confronti dei privati concessori. La proroga invocata ora è solo l'ultimo capitolo.
Su questo punto, critico la Giunta, per non agire con la necessaria intraprendenza nella restituzione ai veneti del valore creato dalla risorsa idrica in Regione, nella situazione di attesa generata con le concessioni scadute o in scadenza, i concessionari non stanno facendo gli investimenti per il buon mantenimento delle strutture, così il patrimonio idroelettrico, di fatto, è gestito in maniera latitante. Si pensi agli sghiaiamenti dei bacini, senza entrare in altri dettagli tecnici. Qui c'è la responsabilità della politica regionale. È estremamente significativa la sequenza temporale con cui questo Consiglio è stato interpellato. Il testo che abbiamo in discussione è la sintesi di tre progetti di legge: il n. 221, presentato dalla consigliera Rizzotto, la più tempestiva, il 27 luglio 2023; il progetto di legge regionale n. 283, il 18 luglio 2024; il progetto di legge regionale n. 291, l'8 agosto 2024. Due PDL della Giunta sono stati presentati a venti giorni di distanza. Questo è un segno evidente di un incedere incerto.
Si prende tempo, in attesa che cambino le regole nazionali. Ma sul tema delle concessioni e dei relativi canoni questo Consiglio si è già espresso con la legge regionale 3 luglio 2020, n. 27 , e la legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 . E il protagonista in discussione oggi è l'articolo 4 della legge n. 27/2020, relativo alla proroga delle concessioni di derivazione. Voglio ricordare, però, che la legge n. 27/2020 introduce, nella fedele applicazione della legge nazionale, degli extra-canoni per le grandi derivazioni gestite in proroga, canoni che i concessionari presenti in Regione Veneto non stanno pagando, in attesa che sia imposto loro l'obbligo da parte dei giudici a cui si sono appellati.
L'articolo 5 della legge n. 27, che è la clausola valutativa, recita come segue: "Ogni due anni a decorrere dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale invia al Consiglio regionale una relazione puntuale sullo stato di attuazione della presente legge indicando, in particolare (...): d) eventuali problematiche e criticità insorte durante l'attuazione della presente legge e le modalità con cui vi si è fatto fronte. 2. La Commissione consiliare competente, esaminata la relazione sullo stato di attuazione della legge, può riferire al Consiglio regionale per l'assunzione delle opportune determinazioni".
Io qui sollecito la presidente Rizzotto a rendere conto al Consiglio del braccio di ferro in atto con i concessionari uscenti e dell'enorme credito che si è accumulato da parte del Consiglio verso i soggetti concessionari, perché si cerchi un'interlocuzione anche in vista della scelta sull'opportunità della riassegnazione delle concessioni, ormai prossima. In altri termini, sono i nostri interlocutori nella riassegnazione e ci vogliono mettere alle strette non pagando i canoni. Io qui sollecito proprio l'orgoglio di questo Consiglio di fronte a dei soggetti che non stanno tenendo un atteggiamento collaborativo, ma chiedono la proroga ventennale nella discussione parlamentare.
Tornando alla modifica proposta dall'articolo 4 della legge n. 27, i contenuti sono due di fatto, già richiamati dalla relatrice: la prosecuzione dell'esercizio delle piccole derivazioni a scopo idroelettrico, che prevedono un termine anteriore al 31 luglio 2029, ivi incluse quelle già scadute, sino al 31 luglio 2029; la prosecuzione nell'esercizio delle grandi derivazioni a scopo idroelettrico, che prevedono un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2024, fino al 27 agosto 2025, in attuazione dell'articolo 12 del decreto Bersani, novellato dalla legge 5 agosto 2022, n. 118.
Ritengo essenziale rimarcare questa differenza tra le grandi e le piccole derivazioni. La tipologia e il ruolo delle piccole concessioni di derivazione sono profondamente diversi da quelli dei grandi impianti. Essi sono spesso di proprietà di Enti locali o integrati nei fabbricati, addirittura nelle aziende produttive, e difficilmente sono eradicabili dal contesto in cui si trovano oggi.
È significativa la recente produzione giurisprudenziale relativa alla distinguibilità tra derivazione dell'acqua e impianto. Non mi soffermo su questo, però è un tema importante. Non possiamo distinguere la derivazione dalla proprietà dell'impianto. Per cui, dal mio punto di vista ha assolutamente senso trovare dei criteri di riassegnazione delle piccole concessioni che privilegino la continuità con la gestione presente, spesso l'unica che possa assicurarne una redditività.
Ricordo che molti di questi impianti sono stati realizzati a seguito della legge n. 308 del 1982, il primo spiraglio di apertura sul monopolio della produzione di energia elettrica, che apriva per impianti idroelettrici fino a tre megawatt, mai sviluppati prima, nei vent'anni di monopolio rigido dell'ente di Stato ENEL, troppo piccoli per una società impegnata a sviluppare grandi impianti e divenire in quel campo leader mondiale, non economici per una grande utility, dunque pensati e realizzati dalle comunità o le imprese locali, che invece hanno potuto attivare delle sinergie molto specifiche nel territorio, e ciò è vero ancora oggi.
Riassegnare, tramite gare internazionali, le concessioni sui piccoli impianti difficilmente porterebbe dei benefìci alle comunità e all'efficienza dell'utilizzo, ma con certezza complicherebbe la vita di tutte le amministrazioni coinvolte. Non è casuale, dunque, che delle 375 concessioni di piccola taglia presenti in Regione ben 130 si trovino nel limbo della proroga.
Dal mio punto di vista, per le piccole concessioni dobbiamo trovare una soluzione che privilegi la presenza degli Enti locali e dei soggetti del territorio, e su questo credo vada fatto un lavoro in ambito europeo. Diverso è il caso delle grandi derivazioni, per le quali una forma di concorrenza per la riassegnazione ha una logica e deve essere considerata.
La concorrenza è uno strumento prezioso per l'uso efficiente delle risorse, ma non deve divenire un mantra ideologico, capace di paralizzare le procedure amministrative, se i costi per metterla in atto superano i possibili benefìci. Ed è – attenzione – una fattispecie simile a quella delle reti di distribuzione del gas, i cui rinnovi delle concessioni dovrebbero essere oggetto di procedure competitive in base alla normativa nazionale, ma di fatto hanno visto pochissimi casi in cui l'assegnazione è stata effettuata a seguito di una procedura di gara.
È bene richiamare, allora, che ai fini della concorrenza bisogna assicurare che il massimo valore possibile sia creato e sia riconosciuto soprattutto alla comunità del territorio che tale valore genera. E qui sulla dimensione territoriale possiamo discutere, che sia comunale, provinciale, regionale o statale, perché implica un'autonomia di gestione nell'interlocuzione con i soggetti concessionari che su scala troppo piccola non è conseguibile.
L'acquisizione della rendita può avvenire in due momenti distinti: uno, al momento dell'assegnazione della concessione, con una procedura che preveda un esborso iniziale oggetto del confronto tra i concorrenti; due, in alternativa, con un prelievo sulla produzione nell'arco della vita dell'impianto. È chiaro che, se gli Enti locali partecipano alla proprietà e alla gestione, l'acquisizione del valore è assicurata sulla base del secondo criterio. Ma per gestire gli impianti servono competenze tecniche, che gli Enti locali possono avere per le piccole derivazioni, ma non per le grandi. Ecco, dunque, perché ritengo che sia opportuno differenziare le regole per le piccole e le grandi derivazioni.
Ricordiamo, però, che il momento del rinnovo delle concessioni – per le grandi parliamo del 2029, che è domani – è un momento privilegiato per assicurare il valore da parte dell'ente concedente, per cui va preparato per tempo e con visione lucida dal punto da cui si parte e dal punto di arrivo a cui si vuole giungere. Ed è per me paradigmatico che l'emendamento che riconosce priorità ai soggetti partecipati dagli Enti locali nella premialità dell'assegnazione delle concessioni lo abbia dovuto presentare io sulla legge del 2022. A questa maggioranza manca la visione del punto a cui voler giungere. Si attende, insomma, che lo Stato proceda a normare la questione, conciliando i temi della concorrenza, della tutela della risorsa e degli interessi del territorio. Ma chi meglio di questo Consiglio può tutelare gli interessi dei veneti?
L'assessore Bottacin, che ringrazio di essere presente, si è dichiarato soddisfatto, perché con la legge n. 27 del 2020 si augura di aver creato le condizioni, visto il contenzioso in atto, per trattenere qualche milione di euro in più con gli extra-canoni, ma nulla ha fatto in questa legislatura per creare le condizioni normative, societarie, finanziarie e politiche perché queste proroghe finiscano e vi sia un accesso degli Enti pubblici e delle loro controllate alla parte cospicua del valore creato dagli impianti, che sta nell'utile generato, oggi volatilizzato fuori Regione. Per questo, non ci basta questa legge, non ci bastano le proroghe. Significherebbe rassegnarsi ad una subordinazione ai privati nella gestione della risorsa idroelettrica, e noi non ci stiamo.
È curioso che la Lega, paladina – a parole – dell'autonomia, nei fatti non agisca in modo reale dove ha già gli spazi di autonomia, come nella preparazione di un veicolo societario per l'assegnazione in house delle concessioni. Una partita simile c'è nelle concessioni per la distribuzione di energia elettrica, dove l'ultima legge di bilancio ha previsto una proroga ventennale ai concessionari uscenti. Ma la Lombardia ha preparato tale passaggio con l'acquisizione da parte di A2A di una quota significativa delle reti di distribuzione elettrica a nord di Milano da parte di ENEL e in questo modo la Lombardia è d'accordo sulla proroga, perché ha avuto la sua parte. Noi, invece, che cosa abbiamo avuto? Perché noi Veneto dovremmo assecondare altri vent'anni di concessione sulle reti di distribuzione dell'energia elettrica?
Io ho avuto il privilegio di lavorare al decreto n. 79/1999 e ricordo che allora si voleva suddividere territorialmente la distribuzione dell'energia elettrica, ma vi fu un veto da parte degli operatori, tant'è che si rimandò di trent'anni questa decisione. Adesso i trent'anni sono passati e che cosa succede? Che proroghiamo per altri vent'anni. No, io non ci sto. Non ci sto nell'interesse dei cittadini. Io non ho niente contro gli operatori. Abbiamo una delle gestioni migliori del mondo. Ma dal punto di vista della logica industriale avremmo da guadagnare da una concorrenza per confronto tra gli operatori.
La Lega, in Lombardia...

PRESIDENTE

Prego di chiudere l'audio. Credo sia il CR che si è inserito. Perfetto.
Prego, collega, continui.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie. Sono i servizi che ci stanno seguendo, immagino.

PRESIDENTE

I servizi segreti, certo.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Mi auguro che non ce l'abbiano con me, Presidente, perché non ho detto niente di...

PRESIDENTE

Prego, collega, concluda. Grazie.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Riprendo il tema. La Lega, in Lombardia, si è mossa e può accettare la proroga sulle reti di distribuzione dell'energia elettrica. Chi ci perde siamo noi veneti. La proroga richiede il passaggio in Conferenza Stato-Regioni, nel quale invito i rappresentanti dei partiti al Governo ad agire con determinazione: dobbiamo cercare di evitare questo passaggio senza avere nulla in cambio.
Questa delle proroghe è una vera linea del Piave, non in nome del prossimo candidato alla Presidenza, che rischia di fare le nozze coi fichi secchi, chiunque e di qualunque parte sia. Svegliamoci, veneti, o rimarremo gli unici a non trarre appieno il valore delle risorse del nostro territorio.

PRESIDENTE

Ringrazio il correlatore, il collega Lorenzoni.
Ha chiesto di intervenire il collega Valdegamberi. Prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Il tema che oggi trattiamo è un tema particolarmente complesso, come è già stato ben evidenziato dalla Presidente della Commissione, la collega Rizzotto, e vede, oltre al tema della derivazione e del mercato, un altro problema che si inserisce, che è quello del minimo deflusso vitale, sulla base di una direttiva comunitaria, la cui attuazione viene di volta in volta rinviata in seguito a una serie di problemi che questa applicazione comporterebbe in concreto sia nell'ambito dell'uso agricolo dell'acqua, sia nell'ambito dell'uso finalizzato alla produzione di energia idroelettrica. Mi ricordo che in una convocazione fatta con l'ente gestore ENEL si diceva che l'applicazione di questa direttiva avrebbe comportato una diminuzione di circa il 30% della produzione di energia idroelettrica nella nostra Regione, che, tra l'altro, è una delle Regioni con la maggiore quantità di produzione – non so se è la prima, comunque è certamente tra le prime Regioni in Italia per produzione di energia idroelettrica – che sappiamo essere la fonte energetica pulita più economica e più conveniente di tutte. Quindi, c'è da considerare anche questo aspetto in un tema che è già di per sé complesso.
Ritengo, quindi, che dobbiamo tornare anche al buonsenso. È vero che questa direttiva ha dei buoni propositi, come quello della vitalità del corso d'acqua, ma ci sono anche altri aspetti da tenere in considerazione, soprattutto in queste ultime stagioni, che sono caratterizzate da periodi sempre più siccitosi, dove c'è una domanda di risorsa idrica anche a scopo agricolo e non solo per la produzione di energie rinnovabili, visto che oggi vogliamo avere dei numeri di questa energia rinnovabile che siano sempre più performanti. Dunque, il fatto di andare ad applicare questa direttiva appieno significa azzerare tutti i vantaggi fatti finora sulle rinnovabili. Del resto, se togliessimo un 30% dell'idroelettrico, con quanti pannelli solari dovremmo riempire la pianura, o non so cosa, per riuscire a compensarlo? È veramente difficile. Quindi, verrebbero meno i parametri e gli obiettivi posti dalla stessa Europa e dagli stessi impegni assunti dall'Italia a livello internazionale. Oltre a questo, c'è anche il tema agricolo.
Io credo che in questa fase procrastinare di qualche anno, fino al 2029, le concessioni sia quasi un atto dovuto. Però, è altrettanto vero, come ha detto anche il collega Lorenzoni, che nel frattempo dobbiamo attivarci, dobbiamo sollecitare anche i livelli superiori, perché questa materia va trattata in maniera coordinata anche con il livello statale, dobbiamo agire per trovare delle soluzioni, perché ritorni in parte anche al mercato, o meglio, più che al mercato, che non è il dogma assoluto, che vengano giustamente remunerati in maniera più adeguata i territori rispetto alle concessioni, i cui benefìci fino ad ora sono rimasti in mano a pochi e a certi livelli.
Ritengo opportuno, quindi, nel proporre questa proroga, che in fase di trattativa venga posta sul tavolo anche una serie di azioni, perché la proroga non sia il motivo per non fare investimenti e per non agire da parte dei concessionari, ma venga imposta anche un'azione da parte dei concessionari in questi anni che non sia di semplice attesa, ma preveda una serie di investimenti. Per esempio, abbiamo trattato recentemente anche qui un tema molto dibattuto, quello di realizzare nuovi bacini e nuove dighe. Ebbene, credo che in questa fase sarebbe prioritario provvedere alla pulizia di tutti i bacini esistenti, al fine di aumentare la disponibilità di risorsa idrica al loro interno. Ci sono bacini, soprattutto nel bellunese, che hanno avuto grandi accumuli di materiale, il che toglie la possibilità di accumulare acqua utile soprattutto nella stagione estiva. Quindi, bisognerebbe obbligare a un'azione molto forte in questi anni di pulizia dei bacini esistenti, per garantire maggiore acqua ad uso idroelettrico, ma anche ad uso agricolo nei periodi estivi, nei momenti in cui c'è più bisogno.
Per quanto mi riguarda, oggi sarebbe imprudente non concedere una proroga di queste concessioni, perché non siamo pronti ma anche perché non è ancora ben chiaro il contesto legislativo, visti i contenziosi in corso, su come impostare in maniera adeguata una politica in questo settore per i prossimi anni.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Masolo, prego.

Renzo MASOLO (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Non intendo aggiungere molto sulla proposta, se non rimarcare le utilissime sollecitazioni fatte dal collega Lorenzoni, correlatore del progetto di legge in esame, rispetto ad un'analisi e anche ad un inquadramento storico e tecnico di ciò che stiamo discutendo. Le derivazioni, che siano piccole o grandi, a scopo idroelettrico hanno un'importanza determinante nella nostra Regione. Tra l'altro, la Provincia di Belluno ha dato sia per le piccole che per le grandi e ha dato anche nella storia, se pensiamo anche alle tragedie che si sono verificate proprio per la cattiva gestione e progettazione di queste. Per cui, speriamo anche che si eviti di fare gli stessi errori in futuro, ma di questo sono certo.
Nello stesso tempo dobbiamo essere attenti e presenti, come sollecitava il collega, a fare di tutto perché in questo caso l'energia sia bene e servizio, in quanto è una cosa di nostra proprietà. Quindi, è nostro dovere, soprattutto è dovere della Giunta in questo momento, fare in modo, predisporre e preparare il campo perché quando sarà il momento, e il momento arriverà tra poco, saremo pronti a superare alcune difficoltà. Ad esempio, abbiamo sentito più volte in Commissione delle difficoltà a gestire anche la proprietà o la competenza di gestione della derivazione dall'impianto, oppure delle difficoltà che ci sono anche adesso, considerato che l'Assessore stesso ha già anticipato i soldi che ci vorranno, ad esempio, per fare alcuni interventi importanti di sghiaiamento. Chi li dovrebbe fare questi interventi, il concessionario o la Regione?
Su questo come Gruppo abbiamo preparato, io e il collega Zanoni, poi sottoscritto anche dal collega Lorenzoni, un ordine del giorno, che vi presento adesso anche per ottimizzare i tempi, così sapete di cosa stiamo parlando. Questo ordine del giorno riguarda non le piccole ma le grandi e si sofferma soprattutto su un impegno della Giunta per dei temi fondamentali per il futuro. Indipendentemente da quello che sta facendo la Giunta, noi sollecitiamo perché venga preso e ufficializzato un impegno, proprio in collaborazione, in forte sostegno anche da parte nostra. Il tema del bilancio idrico regionale è un tema fondamentale, che ci fa capire la situazione, ma ci permette anche di pianificare le sfide future. Se non abbiamo bene idea di questi dati, facciamo fatica anche proprio a programmare e a capire quali sono le reali necessità e le reali disponibilità della nostra Regione. Nello stesso tempo, c'è l'urgenza di creare un ente, di vedere la percorribilità della costituzione di una società a capitale regionale, a capitale pubblico, che possa essere un ente in grado di prendersi in carico le concessioni quando scadranno, nel 2029, cioè domani, fra quattro anni. Nello stesso tempo, occorre anche far chiarezza su come devono essere gestite queste derivazioni da parte degli enti che in questo momento le gestiscono.
Ne do lettura veloce, così vi rendete conto e potete anche capire l'importanza di sostenere questo ordine del giorno.
Premesso che l'articolo 10, comma 1, del progetto di legge di cui all'oggetto inserisce il comma 1-bis dopo il comma 1 dell'articolo 4 (Ulteriori disposizioni in materia di concessioni idrauliche) della legge regionale 3 luglio 2020, n. 27 "Disposizioni in materia di concessioni idrauliche e di derivazioni a scopo idroelettrico", prevedendo la possibilità di proseguire le concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico fino al 27 agosto 2025.
Premesso che la Regione del Veneto, con legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 "Disposizioni concernenti le concessioni di grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico in attuazione dell'articolo 12 del decreto legislative 16 marzo 1999, n 79 "Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica", ha disciplinato le modalità di riassegnazione delle concessioni idroelettriche.
Tenuto conto che in Veneto la scadenza al 2029 di gran parte delle concessioni di grandi derivazioni crea l'opportunità per restituire al pieno controllo pubblico il settore idroelettrico. A tal fine, appare indispensabile effettuare una approfondita valutazione in merito alla costituzione di una società regionale a prevalente capitale pubblico per poter ottenere le concessioni idroelettriche nel 2029 senza attivare le procedure di gara, che potrebbero addirittura portare all'assegnazione delle concessioni a soggetti stranieri interamente privati.
Considerato che precondizione indispensabile per valutare approfonditamente questo scenario è che la Regione del Veneto si doti finalmente di un bilancio idrico regionale, per valutare con estrema attenzione i fabbisogni idrici presenti e stimare i fabbisogni futuri per uso potabile e irriguo, per garantire il deflusso ecologico nei bacini idrografici interessati dalle derivazioni e per mantenere un livello degli invasi compatibile con le esigenze turistiche delle comunità rivierasche. Soltanto questo quadro conoscitivo potrà innanzitutto consentire di valutare se sia possibile procedere alla riassegnazione di tutte le concessioni o se alcune di esse dovranno essere escluse dall'assegnazione, per far fronte agli altri usi idrici, in primis quello di acqua potabile. Ciò consentirebbe, tra l'altro, di evitare la realizzazione di nuovi grandi invasi, con funzione di serbatoi d'acqua potabile, come ad esempio il progetto di costruzione di una nuova grande diga sul torrente Vanoi, nelle Province di Trento e Belluno, in zona di massimo rischio idrogeologico, progetto che, per la verità, alla data odierna, a seguito della contrarietà tecnica manifestata dalla Regione del Veneto e confermata recentemente e pubblicamente dal Presidente della Giunta regionale.
A questo punto del dispositivo vorrei che fossero aggiunte le seguenti parole: "sembrerebbe non dover proseguire oltre". Ai sensi dell'articolo 102, comma 7, del Regolamento, chiedo di inserire questa frase, perché per errore non l'ho inserita nel testo presentato. Dunque, dopo le parole "Presidente della Giunta regionale" chiedo di aggiungere le seguenti parole: "sembrerebbe non dover proseguire oltre". Questo, comunque, posso ribadirlo anche successivamente.
Proseguo nella lettura.
Considerato, altresì, che appare necessario verificare se i metri cubi totali di acqua previsti nelle concessioni in essere corrispondano alle effettive disponibilità, ovvero se sia stata concessa una quantità d'acqua superiore rispetto alle disponibilità. A titolo di esempio, risulta che i 150 milioni di metri cubi d'acqua del bacino del Vajont siano tuttora oggetto di concessione, nonostante dal 9 ottobre 1963 quel bacino non esista più.
Ritenuto indispensabile conoscere qual sia, ad oggi, lo stato di manutenzione delle opere e dei bacini, quali siano gli obblighi previsti dalle concessioni in essere in capo ai concessionari, chi stia vigilando sul rispetto di tali obblighi, e se essi siano adeguati a garantire il mantenimento di opere e bacini in perfetto stato di efficienza, tenuto altresì conto che le tali opere sono state realizzate nel ventennio 1940-1960 in assenza di valutazioni di impatto ambientale e di valutazioni ambientali strategiche.
Tenuto conto che l'articolo 7 della legge regionale n. 24/2022 stabilisce, al comma 3, che il concessionario uscente trasmette una relazione di fine concessione contenente la descrizione delle opere costituenti l'impianto, la valutazione dello stato di regolare funzionamento e conservazione e la quantificazione del valore residuo dei beni mobili e immobili di cui all'articolo 25, secondo comma, del regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e che l'articolo 11 (Provvedimenti attuativi della Giunta regionale) della legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 , attribuisce all'organo esecutivo la definizione dei contenuti della relazione di fine concessione.
Tutto quanto sopra premesso si impegna la Giunta regionale in tre punti: 1) ad attivarsi per la formazione di un bilancio idrico regionale aggiornato, chiarendo contestualmente se si intenda destinare invasi esistenti a usi potabili, irrigui, ecosistemici e turistici, prima di avviare le procedure di gara; 2) ad attivarsi, tenuto conto di quanto stabilito dagli articoli 7 e 11, comma 1, della legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 , definendo i contenuti della relazione di fine concessione; 3) ad attivarsi al fine di approfondire l'ipotesi di fattibilità di costituzione di una società a prevalente capitale pubblico, per poter ottenere nel 2029 le concessioni per l'utilizzo degli impianti esistenti, senza attivare le procedure di gara.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola l'Assessore. Prego, assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Grazie, Presidente.
Intanto il cuore del provvedimento riguarda la proroga delle concessioni delle piccole derivazioni. Sono 365, di cui 130 sono già scadute. Piccole derivazioni vuol dire impianti che hanno una potenza inferiore ai tre megawatt. Perché facciamo questa operazione? Perché non esiste una normativa nazionale. Dunque, a scadenza della concessione uno potrebbe pensare: si deve andare a gara. Questo perché così prevede la normativa europea. Peraltro, questo è stato quello che ha risposto anche il Garante della concorrenza all'Ente Provincia di Belluno. Il problema qual è? Adesso cerco di semplificarla in maniera comprensibile. Il problema è che, se io ho una concessione di una piccola derivazione e ci ho fatto una piccola centrale, magari in area privata, nel momento in cui scade la concessione e viene fatta una gara per la derivazione, magari la derivazione la vince qualcun altro, quindi io ho la centrale a casa mia, in area privata, e l'altro ha la concessione e dovrebbe fare un'altra centrale da qualche altra parte, e io che ho la centrale non so cosa farmene perché non ho più la concessione.
Questo è un esempio per dire che questo vulnus – su questo sono d'accordo con il consigliere Lorenzoni – crea una grave problematica nel rinnovo, perché apre uno scenario che si presta a infiniti contenziosi, sia che faccia in un modo sia che faccia in un altro. Ecco perché è stata proposta questa norma di legge.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Diverso è il discorso delle grandi derivazioni. Anche in questo caso condivido quello che ha detto il consigliere Lorenzoni rispetto al fatto che c'è un vulnus sulla normativa, ma condivido anche il fatto che questa è una grande partita, di centinaia di milioni di euro. Non condivido, invece, il fatto che l'assessore Bottacin abbia dormito. Lo dico perché da vent'anni io sto conducendo una battaglia su questo tema. Dunque, è giusto anche ricordare che qui dentro, nel 2008, in occasione dell'approvazione della legge finanziaria, qualcuno c'era, il consigliere Valdegamberi c'era. Ebbene, io e il mio predecessore Maurizio Conte firmammo un emendamento dove raddoppiammo i canoni. Questo per dire che non è che qualcuno stia dalla parte di chi sfrutta l'acqua e qualcun altro invece no. Raddoppiammo i canoni, non li aumentammo del 3%. È l'articolo 39 della legge regionale n. 1 (legge finanziaria regionale del 2008). Potete andare a vederla. I firmatari di quell'articolo fummo io e Maurizio Conte. Da allora abbiamo continuato. Se oggi stiamo parlando di questa partita, che è vera autonomia (perché noi oggi abbiamo lo stesso regime della Provincia autonoma di Trento relativamente alla gestione delle concessioni delle grandi derivazioni), è perché nel 2019 l'allora Sottosegretario Giorgetti emendò la norma di legge nazionale, il decreto legislativo n. 79/1999, l'articolo 12. In sintesi, prima era previsto che alla scadenza delle concessioni gli impianti diventassero di proprietà dello Stato. Lui emendò e disse: "Per le Regioni che lo ritengono" adesso la sto semplificando "se legiferano in tal senso, la proprietà alla scadenza non è più dello Stato, ma è delle Regioni". Questa è autonomia. Su questa partita lavorammo io ‒ lo dico a microfono ‒ e il collega Massimo Sertori, della Lombardia. Abbiamo sempre seguito la vicenda insieme. Grazie all'emendamento dell'allora Sottosegretario Giorgetti fu possibile normare a livello regionale questo passaggio.
Noi, ovviamente, siamo autonomisti convinti, quindi abbiamo chiesto di avere l'autonomia. Abbiamo legiferato con la prima legge, la n. 27. Ricordo che nel 2020 c'è stato il Covid. Noi la scadenza elettorale l'abbiamo avuta nel 2020, quindi abbiamo legiferato nel 2020 e nel 2022. Abbiamo detto, tra l'altro, che i concessionari ci devono dei soldi, parecchi soldi, però hanno fatto dei ricorsi. Sarà colpa dell'assessore Bottacin il fatto che hanno fatto ricorsi e che ai nostri decreti ingiuntivi si sono rifiutati di rispondere? La sentenza della Lombardia è recente, non di otto anni fa. Prevedo che il tribunale competente a breve darà ragione anche a noi su quei canoni. Io sono fiducioso su questo. L'ha fatto per la Lombardia. Il percorso fatto da noi e dalla Lombardia è stato assolutamente analogo. Andiamo in questa direzione.
Quindi, non è una proroga per le grandi derivazioni, che da noi scadono nel 2029. Noi abbiamo legiferato e abbiamo detto che la Regione può fare tre cose, fondamentalmente: gestirsele in house, fare di nuovo una gara oppure fare una società mista tra Regione e un altro soggetto, che viene scelto, ovviamente, con gara, secondo i criteri. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando su questo fronte per definire quale può essere il quadro normativo. Non è che non lo stiamo facendo.
Dopodiché, è anche vero che noi andiamo al rinnovo tra pochi mesi. Io la mia idea ce l'ho ed è quella che è stata detta anche da voi, però è altrettanto vero che io non ci sarò nel 2029. Questa è una certezza, perché gli Assessori possono ricoprire due mandati. Stante la normativa attuale, io ho la certezza di non esserci. Caro collega Montanariello, le centrali diventeranno della Regione, non dello Stato. Questa è autonomia raggiunta. Come ha detto il consigliere Lorenzoni, a volte qualcuno parla di "numeri maggiori". Dipende dal costo energetico, dipende da quanto piove. 4.000 gigawattora di energia idroelettrica (mi tengo un po' basso) siamo sicuri di averli. Le cifre sono di centinaia di milioni di euro.
Questa è la mia posizione. È altrettanto vero che dire che non c'è visione, che non è stato fatto nulla... Io ho fatto un percorso, insieme al collega della Lombardia, che ci ha portato fin qua. Se non avessimo fatto questo percorso oggi staremmo parlando di nulla, perché le centrali diventerebbero nel 2029 dello Stato, non sarebbero delle Regioni. Invece oggi stiamo parlando di questo perché c'è un percorso che è stato fatto. Credetemi, non è stato semplice. C'è stato l'assalto alla diligenza su questo. Più volte è stato chiesto a Roma, e qualcuno ha fatto qualche blitz (non da questa parte, ma da quell'altra parte) per la proroga. Sulla proroga delle concessioni delle reti, che non è una mia delega, ma è una delega del collega Marcato, abbiamo già scritto ‒ il collega Marcato mi ha chiesto di firmare ‒ al Governo e abbiamo già anticipato la posizione contraria della Regione Veneto.
Non è vero che abbiamo dormito e che non abbiamo pensato a nulla. Noi stiamo cercando di portare avanti un disegno chiaro, sennò non sarei arrivato fino a qua, non sarei andato a Roma da Giorgetti, non avremmo ottenuto la norma statale, non avremmo fatto la legge regionale. Ricordo, e c'è stata un'ampia discussione anche su quello, che non è che sia passata facilmente, con il voto di tutti quanti.
Non condivido questo passaggio (è stato detto che l'Assessore dorme). Penso che nel merito qui dentro più o meno abbiamo posizioni analoghe. Questo credo sia il risultato clamoroso ottenuto dal Veneto, di poter mettere le mani ‒ non ancora, ma nel 2029 ‒ su un asset assolutamente strategico, come abbiamo visto soprattutto negli ultimi anni, sia perché il tema dell'energia in generale è un asset strategico sia perché il tema delle fonti rinnovabili è un asset ancora più strategico.
Mi sentivo semplicemente di dire questo. Anche oggi è stato detto dal Presidente: è da quindici anni che abbiamo l'autonomia su questo. In realtà non è così, perché la normativa è del 2019 e del 2020-2022 le nostre leggi. Il decreto legislativo n. 79 è stato modificato nel 2019.

PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all'articolato. Non ci sono emendamenti su questo provvedimento.
Partiamo dall'articolo 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG N. B0001

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Masolo, Zanoni e Lorenzoni relativo a "CONCESSIONI DI GRANDI DERIVAZIONI D'ACQUA A SCOPO IDROELETTRICO: REALIZZARE IL BILANCIO IDRICO REGIONALE E VALUTARE LA PERCORRIBILITÀ DELLA COSTITUZIONE DI UNA SOCIETÀ A CAPITALE INTERAMENTE PUBBLICO PER LE CONCESSIONI CHE SCADRANNO NEL 2029". RESPINTO
(N.d.r. ‒ Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)

Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- l'articolo 1, comma 1, lett. b) del progetto di legge di cui all'oggetto inserisce il comma 1 bis dopo il comma l dell'articolo 4 (Ulteriori disposizioni in materia di concessioni idrauliche) della legge regionale 03 luglio 2020, n. 27 "Disposizioni in materia di concessioni idrauliche e di derivazioni a scopo idroelettrico", prevedendo la possibilità di proseguire le concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico fino al 27 agosto 2025, ai sensi del comma 1-sexies, articolo 12, decreto legislativo n. 79/1999 come modificato dalla legge n.118/2022) e quanto sulla base delle condizioni stabilite dal medesimo comma 1 sexies (concessioni scadute anteriormente al 31 dicembre 2024);
- la Regione del Veneto, con legge regionale 4 novembre 2022, n. 24 "Disposizioni concernenti le concessioni di grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico in attuazione dell'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n 79 "Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica", ha disciplinato le modalità di riassegnazione delle concessioni idroelettriche;
Tenuto conto che:
- in Veneto, la scadenza al 2029 di gran parte delle concessioni di grandi derivazioni crea l'opportunità per restituire al pieno controllo pubblico il settore idroelettrico. A tal fine appare indispensabile effettuare una approfondita valutazione in merito alla costituzione di una società regionale a prevalente capitale pubblico per poter ottenere le concessioni idroelettriche nel 2029 senza attivare le procedure di gara, che potrebbero addirittura portare all'assegnazione delle concessioni a soggetti stranieri interamente privati;
Considerato che:
- precondizione indispensabile per valutare approfonditamente questo scenario è che la Regione del Veneto si doti finalmente di un bilancio idrico regionale, per valutare con estrema attenzione i fabbisogni idrici presenti e stimare i fabbisogni futuri per uso potabile e irriguo, per garantire il deflusso ecologico nei bacini idrografici interessati dalle derivazioni, per mantenere un livello degli invasi compatibile con le esigenze turistiche delle comunità rivierasche; soltanto questo quadro conoscitivo potrà innanzitutto consentire di valutare se sia possibile procedere alla riassegnazione di tutte le concessioni, o se alcune di esse dovranno essere escluse dall'assegnazione, per far fronte agli altri usi idrici, in primis quello di acqua potabile. Ciò consentirebbe, tra l'altro, di evitare la realizzazione di nuovi grandi invasi, con funzione di serbatoi d'acqua potabile, come ad es. il progetto di costruzione di una nuova grande diga sul torrente Vanoi, nelle Province di Trento e Belluno, in zona di massimo rischio idrogeologico, progetto che, per la verità, alla data odierna, a seguito della contrarietà tecnica manifestata dalla Regione del Veneto e confermata recentemente e pubblicamente dal Presidente della Giunta regionale;
Considerato, altresì
- che appare necessario verificare se i metri cubi totali di acqua previsti nelle concessioni in essere corrispondano alle effettive disponibilità, ovvero se sia stata concessa una quantità d'acqua superiore rispetto alle disponibilità. A titolo di esempio, risulta che i 150 milioni di me d'acqua del bacino del Vajont siano tuttora oggetto di concessione, nonostante dal 9 ottobre 1963 quel bacino non esista più.
Ritenuto:
- indispensabile conoscere qual sia, ad oggi, lo stato di manutenzione delle opere e dei bacini, quali siano gli obblighi previsti dalle concessioni in essere in capo ai concessionari, chi stia vigilando sul rispetto di tali obblighi, e se essi siano adeguati a garantire il mantenimento di opere e bacini in perfetto stato di efficienza, tenuto altresì conto che le tali opere sono state realizzate nel ventennio '40-'60 in assenza di valutazioni di impatto ambientale e di valutazioni ambientali strategiche;
Tenuto conto che:
- l'articolo 7 della legge regionale n. 24/2022 stabilisce, al comma 3, che il concessionario uscente trasmette una relazione di fine concessione contenente la descrizione delle opere costituenti rimpianto, la valutazione dello stato di regolare funzionamento e conservazione e la quantificazione del valore residuo dei beni mobili ed immobili di cui all'articolo 25, secondo comma, del regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 e che l'articolo 11 (Provvedimenti attuativi della Giunta regionale) della Legge regionale 04 novembre 2022, n. 24 attribuisce all'organo esecutivo la definizione dei contenuti della relazione di fine concessione.
Tutto quanto sopra premesso
impegna la Giunta regionale
1) Ad attivarsi per la formazione di un Bilancio idrico regionale aggiornato, chiarendo contestualmente se si intenda destinare invasi esistenti a usi potabili, irrigui, ecosistemici e turistici, prima di avviare le procedure di gara;
2) Ad attivarsi, tenuto conto di quanto stabilito dagli articoli 7 e 11, comma 1, Legge regionale 04 novembre 2022, n. 24 , definendo i contenuti della relazione di fine concessione;
3) ad attivarsi al fine di approfondire l'ipotesi di fattibilità di costituzione di una società a prevalente capitale pubblico, per poter ottenere nel 2029 le concessioni per l'utilizzo degli impianti esistenti, senza attivare le procedure di gara.
Il collega Masolo lo ha già illustrato, però aveva preannunciato un emendamento orale al testo (articolo 102). Ce lo ridice, per favore?

Renzo MASOLO (Europa Verde)

A pagina 2, secondo periodo, dopo le parole "Presidente della Giunta regionale" aggiungere le parole "sembrerebbe non dover proseguire oltre".

PRESIDENTE

Questo è un emendamento ammissibile ai sensi dell'articolo 102.
Metto in votazione l' ODG n. B0001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo alla votazione finale del PDL n. 291.
Ci sono dichiarazioni di voto? Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Solo per annunciare il voto di astensione. Non è un voto che non vuole riconoscere l'importanza della proroga sulle piccole concessioni. La riconosciamo assolutamente.
Non voglio accusare nessuno, però un'inerzia da parte della Giunta... Non ho accusato nessuno di dormire, però sicuramente la Giunta su questo fronte poteva essere più presente. L'interlocuzione è difficile. Ho cercato di far capire che nella storia, dal 1900, dall'inizio dell'industria fino ad oggi, c'è una difficoltà di interloquire con i soggetti privati, che sono molto forti e presenti sul territorio. In questo l'Amministrazione deve essere veramente presente con forza, con determinazione e deve cercare di anticipare i passaggi, sennò si rimane in qualche maniera legati a dover ratificare le scelte del privato.
Credo ci sia un interesse comune, delle imprese private che oggi sono concessionarie e dell'Amministrazione, però questo va costruito con il tempo, con fatica e con tutto il peso politico che si può mettere sul tavolo. In questo senso, non può essere la battaglia di uno di noi, ma deve essere la battaglia di un'Amministrazione intera, che deve avere una progettualità e portarla avanti. È chiaro, questo riguarda soprattutto le grandi concessioni.
Sulle piccole mi auguro che si riesca a trovare una via d'uscita dal punto di vista normativo. Come ha evidenziato bene l'Assessore, spesso si tratta di realizzazioni o che sono delle Amministrazioni locali, che traggono l'ossigeno indispensabile per vivere, per dare servizi, oppure sono di privati, che comunque sono società molto presenti, molto integrate nel territorio, che hanno ormai una coincidenza tra l'attività idroelettrica e le rimanenti attività industriali.
Credo che una modalità per poter dare continuità all'attività di queste centrali sotto i 3 megawatt di potenza nominale di concessione sia assolutamente auspicabile e possibile. Il voto è di astensione, ma per dare uno stimolo a cercare soluzioni costruttive per questo problema.

PRESIDENTE

Per la dichiarazione di voto della Lista Zaia, la parola alla collega Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Anticipando il voto favorevole a questo progetto di legge, devo anche ringraziare il correlatore Lorenzoni per il contributo fattivo che ha dimostrato in Commissione e, come abbiamo sentito, anche nell'intervento qui in Aula. Mi trovo quasi completamente d'accordo con il suo intervento, con quanto ha detto.
Ovviamente, tutti noi auspichiamo che vi sia una soluzione, in particolare normativa, per quanto riguarda le piccole concessioni idroelettriche, questo sì, perché sono una risorsa del nostro territorio importante e sarebbe un danno per tutti.
Sulle grandi derivazioni convergo in parte con quanto lei ha detto. Dovremo fare qualcosa di più, ha ragione. È stato fatto. Non viene negato che sia stato fatto. C'è stato un impegno. Potremo fare qualcosa di più, ed è importante farlo, sempre per il nostro territorio.
Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato. Auspichiamo, chiaramente, che questo provvedimento vada in porto e che ci sia una soluzione, perché si tratta di una risorsa importante per tutto il Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il PDL n. 291 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Sospendiamo qui la seduta.
La Capigruppo è convocata per giovedì alle ore 12, in forma ibrida.
Ricordo che martedì 11, alle ore 11, ci sarà un momento di approfondimento sulla Giornata del Ricordo; quindi, vi invito ad essere in Aula. Grazie.
Buona serata a tutti.
La Seduta termina alle ore 18.24
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI



Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 164 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 164
MARTEDì 4 FEBBRAIO 2025


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE ENOCH SORANZO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UNITà ASSEMBLEA

INDICE
Processo verbale della 164ª seduta pubblica – martedì 4 febbraio 2025
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie ed in conformità alla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 31 del 30 maggio 2024.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 1465 del 30 gennaio 2025.

Il Presidente CIAMBETTI, alle ore 14.02, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 14.04.

Il PRESIDENTE dichiara aperta la seduta alle ore 14.04.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]

Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 163a seduta pubblica di martedì 28 gennaio 2025.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo i consiglieri Andreoli, Bisaglia, Cecchellero, Maino, Scatto e Vianello e l'assenza giustificata del consigliere Piccinini; inoltre, la partecipazione da remoto è autorizzata ai sensi della deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 31 del 30 maggio 2024.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punti nn.4 e 5) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze

e

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]


INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 517 del 11.12.2024
presentata dalla consigliera Baldin
"La Giunta spieghi la ragione per cui non si fa carico di finanziare i distaccamenti dei pompieri volontari dell'agordino"

La consigliera Baldin dà per letta l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

n. 591 del 24.10.2024
presentata dalla consigliera Baldin
Produzione soverchia di rifiuti nella città metropolitana di Venezia: come pianifica la Regione l'attività di stoccaggio e riciclo dei rifiuti pericolosi quando vengono conferiti tra i rifiuti urbani?"

La consigliera Baldin dà per letta l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

INTERPELLANZA

n. 10 del 18.07.2024
presentata dal consigliere Masolo
"Fratta Gorzone: la Giunta regionale sta valutando un intervento straordinario per la bonifica e la rinaturalizzazione?"

Interviene il consigliere Masolo (Europa Verde) che illustra l'Interpellanza in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Masolo (Europa Verde) in sede di replica.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA

n. 435 del 25.10.2023
presentata dal consigliere Zanoni
"Nella discarica di Conscio di Casale sul Sile giacciono tuttora rifiuti pericolosi: perché non si è mai provveduto alla caratterizzazione dell'intera area? Quali esiti hanno dato i sondaggi sulle acque di falda?"

Interviene il consigliere Zanoni (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Europa Verde) in sede di replica.

n. 582 del 01.10.2024
presentata dal consigliere Zanoni
"La Sindaca di Silea, esasperata dall'ennesima alluvione, ha scritto una nota al Genio Civile di Treviso e al Consorzio di Bonifica Piave, denunciando i mancati riscontri alle sue ripetute richieste di intervento. la regione intende agire per la messa in sicurezza immediata del territorio comunale e per far luce sulla vicenda?"

Interviene il consigliere Zanoni (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Europa Verde) in sede di replica.

Il PRESIDENTE comunica che, su richiesta presentata il 21 gennaio 2025 da parte della minoranza, ai sensi dell'articolo 72 del Regolamento, interviene il Presidente della Giunta regionale.

Interviene Il Presidente della Giunta regionale Zaia (Liga Veneta per Salvini Premier) per un aggiornamento sull'argomento relativo all'autonomia.

Il PRESIDENTE informa l'Aula riguardo alle modalità e tempistiche degli interventi, assegnando cinque minuti a ciascun componente di ogni Gruppo.

La consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) interviene sull'ordine dei lavori e chiede che venga consentito più di un intervento per ogni Gruppo, proponendo quindi una votazione sulla sua proposta.

Il PRESIDENTE dà facoltà di intervenire a favore e contro la richiesta della consigliera Camani, ai sensi dell'articolo 99 del Regolamento.

Intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), che si dichiara a favore della richiesta formulata dalla consigliera Camani, e Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), che si dichiara contraria e chiede una sospensione della seduta per convocare una Capigruppo.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico in modalità telematica, la proposta della consigliera Camani.

Il Consiglio non approva

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori e, ai sensi dell'articolo 72 del Regolamento, chiede la convocazione della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari.

Il PRESIDENTE sospende la seduta e, su richiesta della consigliera Camani, convoca una riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari.

La seduta è sospesa alle ore 15.10.

La seduta riprende alle ore 15.17.

Il PRESIDENTE espone quanto deciso a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari ed assegna dieci minuti per l'effettuazione di un unico intervento da parte di ciascun Gruppo e dà inizio al dibattito.

Intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Lorenzoni (Gruppo Misto), Masolo (Europa Verde, Baldin (Movimento 5 Stelle), Villanova (Zaia Presidente), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), e Pavanetto (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza Il Vicepresidente Enoch Soranzo e successivamente durante l'intervento del consigliere Masolo assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Interviene il Presidente della Giunta regionale Zaia (Liga Veneta per Salvini Premier) in sede di replica.

Punto 6) all'ordine del giorno

Revisione della rete viaria di interesse regionale (Articoli 95 e 96 della legge regionale 13 aprile 2001, n. 11 ). (Proposta di deliberazione amministrativa n. 92) APPROVATA (Deliberazione n. 13/2025)  [RESOCONTO]

Intervengono i consiglieri Rizzotto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare, e Montanariello (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Montanariello assume la presidenza Il Vicepresidente Enoch Soranzo.

In discussione generale interviene il consigliere Masolo (Europa Verde).

Il PRESIDENTE, dichiarata chiusa la discussione generale, sospende la seduta per consentire all'Ufficio di presidenza della Seconda Commissione consiliare di riunirsi per lo svolgimento dei lavori.

La seduta è sospesa alle ore 17.01.

La seduta riprende alle ore 17.13

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Si passa all'esame dell'emendamento.

Sull'emendamento n. A1 interviene la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) che dà conto del fatto che si tratta di un emendamento concordato, senza alcuna modifica.

L'emendamento n. A1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

In dichiarazione di voto finale interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico in modalità telematica, la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto, come emendata.

Il Consiglio approva

Punto 7) all'ordine del giorno

Progetto di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 3 luglio 2020, n. 27 "Disposizioni in materia di concessioni idrauliche e di derivazioni a scopo idroelettrico" in materia di piccole e grandi derivazioni a scopo idroelettrico". (Progetti di legge n. 291, n. 221 e n. 283) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 1/2025)  [RESOCONTO]

Intervengono i consiglieri Rizzotto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare, e Lorenzoni (Gruppo Misto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Valdegamberi (Gruppo Misto) e Masolo (Europa Verde) che illustra altresì l'ordine del giorno n. B1 ed una proposta di modifica verbale ai sensi dell'articolo 102 comma 7 del Regolamento.

Interviene l'assessore Bottacin in sede di replica .

Durante l'intervento dell'assessore Bottacin assume la presidenza Il Presidente Roberto Ciambetti.

Si passa all'esame dell'articolato.

Gli articoli 1, 2 e 3, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Si passa all'esame dell'ordine del giorno collegato al progetto di legge in oggetto.

ODG n. B1

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Masolo, Zanoni e Lorenzoni relativo a "Concessioni di grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico: realizzare il bilancio idrico regionale e valutare la percorribilità della costituzione di una società a capitale interamente pubblico per le concessioni che scadranno nel 2029". RESPINTO  [RESOCONTO]


Su invito del Presidente, interviene il consigliere Masolo (Europa Verde) che illustra nuovamente l'emendamento verbale al testo, ai sensi dell'articolo 102 comma 7 del Regolamento.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico in modalità telematica, l'ordine del giorno in oggetto, con la modifica verbale fatta dal consigliere Masolo.

Il Consiglio non approva

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Lorenzoni (Gruppo Misto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico in modalità telematica, il testo unificato dei progetti di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 18.24.

Votazioni ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto.


Votazione aperta per il punto:
PROPOSTA CAMANI
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 38
Votanti: 38
Favorevoli: 9
Contrari: 29
Astenuti: 0
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: RESPINTA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Sponda Alessandra, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Ostanel Elena, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Sponda Alessandra, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Boron Fabrizio, Casali Stefano, Cecchellero Andrea, Favero Marzio, Maino Silvia, Piccinini Tomas, Razzolini Tommaso, Scatto Francesca, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Ostanel Elena, Zanoni Andrea

Contrari:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Sponda Alessandra, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Astenuti:
NESSUN ASTENUTO

Votazione aperta per il punto:
PDA n. 92 - EMA01
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 39
Contrari: 0
Astenuti: 0
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Ciambetti Roberto, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
NESSUN ASTENUTO

Votazione aperta per il punto:
PDA n. 92 - VOTAZIONE FINALE
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 36
Contrari: 0
Astenuti: 3
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Ciambetti Roberto, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Formaggio Joe, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
Baldin Erika, Masolo Renzo, Zanoni Andrea

Votazione aperta per il punto:
PDL nn. 291-221-283 - ART. 1
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 31
Contrari: 0
Astenuti: 8
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Formaggio Joe, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Zanoni Andrea

Votazione aperta per il punto:
PDL nn. 291-221-283 - ART. 2
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 31
Contrari: 0
Astenuti: 8
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Formaggio Joe, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Zanoni Andrea

Votazione aperta per il punto:
PDL nn. 291-221-283 - ART. 3
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 31
Contrari: 0
Astenuti: 8
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Formaggio Joe, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Zanoni Andrea

Votazione aperta per il punto:
PDL nn. 291-221-283 - ODGB01
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 8
Contrari: 31
Astenuti: 0
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: RESPINTA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Formaggio Joe, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Zanoni Andrea

Contrari:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Astenuti:
NESSUN ASTENUTO

Votazione aperta per il punto:
PDL nn. 291-221-283 - VOTAZIONE FINALE
Effettuata la votazione si hanno i seguenti risultati:
Consiglieri presenti: 39
Votanti: 39
Favorevoli: 31
Contrari: 0
Astenuti: 8
Non Votanti: 0
Quorum: Semplice 1/2 + 1
Esito: APPROVATA
Presenti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Votanti:
Baldin Erika, Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Bigon Annamaria, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Camani Vanessa, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Michieletto Gabriele, Montanariello Jonatan, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zanoni Andrea, Zecchinato Marco

Assenti:
Andreoli Marco, Bisaglia Simona, Cecchellero Andrea, Formaggio Joe, Maino Silvia, Ostanel Elena, Piccinini Tomas, Scatto Francesca, Sponda Alessandra, Vianello Roberta, Zaia Luca, Zottis Francesca

Non Votanti:
NESSUN NON VOTANTE

Favorevoli:
Barbisan Fabiano, Bet Roberto, Boron Fabrizio, Bozza Alberto, Brescacin Sonia, Casali Stefano, Cavinato Elisa, Cecchetto Milena, Centenaro Giulio, Cestari Laura, Cestaro Silvia, Ciambetti Roberto, Corsi Enrico, Dolfin Marco, Favero Marzio, Gerolimetto Nazzareno, Giacomin Stefano, Michieletto Gabriele, Pan Giuseppe, Pavanetto Lucas, Possamai Gianpiero, Puppato Giovanni, Razzolini Tommaso, Rigo Filippo, Rizzotto Silvia, Sandonà Luciano, Soranzo Enoch, Valdegamberi Stefano, Venturini Elisa, Villanova Alberto, Zecchinato Marco

Contrari:
NESSUN CONTRARIO

Astenuti:
Baldin Erika, Bigon Annamaria, Camani Vanessa, Lorenzoni Arturo, Luisetto Chiara, Masolo Renzo, Montanariello Jonatan, Zanoni Andrea

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica, in congedo o assenti:
ANDREOLI Marco
C
MAINO Silvia
C
BALDIN Erika
P
MASOLO Renzo
P
BARBISAN Fabiano
P
MICHIELETTO Gabriele
P
BET Roberto
P
MONTANARIELLO Jonatan
P
BIGON Anna Maria
P
OSTANEL Elena
P
BISAGLIA Simona
C
PAN Giuseppe
P
BORON Fabrizio
P
PAVANETTO Lucas
P
BOZZA Alberto
P
PICCININI Tomas
A
BRESCACIN Sonia
P
POSSAMAI Gianpiero
P
CAMANI Vanessa
P
PUPPATO Giovanni
P
CASALI Stefano
P
RAZZOLINI Tommaso
P
CAVINATO Elisa
P
RIGO Filippo
P
CECCHELLERO Andrea
C
RIZZOTTO Silvia
P
CECCHETTO Milena
P
SANDONÀ Luciano
P
CENTENARO Giulio
P
SCATTO Francesca
C
CESTARI Laura
P
SORANZO Enoch
P
CESTARO Silvia
P
SPONDA Alessandra
P
CIAMBETTI Roberto
P
VALDEGAMBERI Stefano
P
CORSI Enrico
P
VENTURINI Elisa
P
DOLFIN Marco
P
VIANELLO Roberta
C
FAVERO Marzio
P
VILLANOVA Alberto
P
FORMAGGIO Joe
P
ZAIA Luca
P
GEROLIMETTO Nazzareno
P
ZANONI Andrea
P
GIACOMIN Stefano
P
ZECCHINATO Marco
P
LORENZONI Arturo
P
ZOTTIS Francesca
A
LUISETTO Chiara
P



IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
Erika BALDIN

IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI
P = presente; C = in congedo; A = assente.
N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian